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Più il sole calava, più la mia paura cresceva.
Raggiunsi il bosco al tramonto. Nessuno. Non c'era nessuno. Nè Emon, nè quell'uomo. "Dannazione!" urlai, con tutto il fiato che avevo in corpo e le lacrime iniziarono a scorrere copiose. Lo avevo perso... Poi, un'illuminazione. Se avevo ragione, avevo la possibilità di ritrovarlo. Pensai dunque di andare al castello dove avevo passato quella notte, quasi certa che fosse lui il misterioso e terribile padrone. |
Il barone restò quasi interdetto a quella richiesta di Jean.
Guardò il suo cortigiano, poi Dacey e di nuovo Jean. In pochi istanti gli occhi di Ferico corsero tra il fedele servitore e la bella principessa più volte. “E'...” disse infine “... è una grossa richiesta... forse eccessiva...” “Milord, perchè del medesimo valore è il servigio che vi offro.” Con un inchino Jean. “Si, ma una simile donna...” Ferico indicando Dacey “... una bellezza esotica come non ve ne sono a Sygma...” Jean lo fissava in devoto silenzio. “La si potrebbe vendere per un feudo...” continuò Ferico “... insomma... è una principessa...” scosse il capo “... al diavolo...” sbuffò “... davvero ci assicurate la testa di Guisgard?” “Si, milord.” Rispose Jean. “Siete certo?” “Assolutamente, mio signore.” Jean. “Volete perdere tale possibilità per una berbera? Voi che potete avere le più belle e nobili dame Cristiane di tutta Sygma?” “Avete ragione...” cedendo al suo adulatore Ferico “... è solo una berbera... un'infedele... e sia!” Esclamò. “Vi concediamo in moglie questa donna, in cambio della testa di Guisgard!” |
Non riuscivo a capire. Ero scioccata. Ammutolita.
Ferico aveva accettato. Ero libera, libera dal suo dominio. Dovetti cercare il sostegno di una colonna, appoggiandomi per non rischiare di avere un mancamento. Avevo tante domande in testa, un turbinio di emozioni che mi aveva invasa. Non sapevo che dire e se dovevo dire qualcosa. Ovviamente al barone non interessava la mia opinione. Ora volevo solo restare da sola con Jean e parlare con lui, capire che avesse in mente e che voleva fare di me |
Clio lasciò la sartoria e poco distante, sul ciglio della strada, vide alcuni soldati impegnati a fissare un manifesto su un basso muretto di cinta posto ai piedi di un cipresso, non distante dalla piazza centrale.
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Gwen, disperata, tentò una mossa a sorpresa.
Così si diresse verso il grande maniero in cui aveva trascorso la notte. Il carretto correva cigolante sullo stretto sentiero fiancheggiato da alti cipressi, fino a quando la ragazza intravide la sagoma del maestoso ed austero castello che si innalzava sulla vegetazione. http://www.appartement-venise.com/it...es/BROLIO1.jpg |
Chi cerca trova, dopotutto, pensai.
E quel manifesto con soldati annessi faceva al caso mio, così decisi di avvicinarmi, stando però attenta a non farmi vedere. Mi era tornata in mente l'idea di Anty sulle chiese, probabilmente andavano controllare anche quelle ma dovevo inventarmi una scusa. |
“Vi ringrazio, milord.” Disse con un lieve inchino del capo Jean.
“Bene.” Annuì sprezzante il barone. “Vi raccomandiamo di non deluderci ora, messere.” E spronò il suo cavallo, lanciandolo in un vigoroso galoppo per la campagna, lasciando così Dacey e Jean da soli. |
Percorrevo il sentiero, disperata.
Arrivai finalmente e vidi il maestoso maniero stagliarsi sulla vegetazione. Rimisi in marcia il carretto e mi avviai, sperando di aver fatto la mossa giusta. |
<< Voi>> dissi a fatica una volta che il barone fu lontano, << non so se dovrei ringraziarvi o... Il vostro piano ... Non mi aspettavo che chiedeste di sposarmi, tanto meno che il barone accettasse... Non so cosa dire>> ammisi frastornata guardando Jean
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Clio si avvicinò ai soldati, proprio mentre quelli avevano terminato di inchiodare il manifesto sul muretto.
Ed il manifesto così diceva: “Il Maresciallo di Monsperon promette una taglia di trenta Fiorini d'argento a chiunque saprà catturare il vile traditore conosciuto come Guisgard di Altafonte, reo di aver derubato ed ucciso diversi fedeli sudditi di lord Ferico di Monsperon. Inoltre si avverte la popolazione che chiunque presterà aiuto e riparo al traditore, o nasconderà informazioni utili per la sua cattura, sarà arrestato ed impiccato nella pubblica piazza come monito per ogni ribelle e sovversivo.” http://homepage.ntlworld.com/lordtho...Kirklees_3.jpg |
Gwen riprese il cammino e raggiunse il grande castello col suo carretto.
Il portone era chiuso e tutt'intorno dominava un angosciante silenzio. Gli alti cipressi che circondavano il maniero sembravano come incantati e l'imbrunire rendeva il tutto ancora più inquietante. La ragazza percepì che qualcosa di oscuro, di sinistro, regnava in quel luogo. |
“Certo che dovreste ringraziarmi, milady.” Disse candidamente Jean a Dacey. “Vi ho liberata nell'unico modo possibile dalle pretese del barone. A breve vi avrebbe imposto di entrare nel suo letto. Così facendo invece vi ho messa al sicuro dalle sue molestie.” La fissò negli occhi. “Vi sto offrendo la libertà, la possibilità di non essere una vile schiava, una sgualdrina al servizio della bramosia di un tiranno, ma la sposa di un uomo che presto sarà ricco e potente.”
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Lessi attentamente quel manifesto, e portai una mano alle labbra per nascondere una risata.
Per quanto la situazione fosse delle più serie, non riuscivo a non trovarla divertente. Il cavaliere senza macchia e senza paura che aveva animato i miei sogni di ragazzina ora era un fuorilegge, con tanto di taglia sulla sua testa. Non solo: spettava a me dargli la caccia. Più o meno in realtà, noi dovevamo occuparci dei briganti e non dovevo farmi distrarre da tutto questo. Avevo seppellito quei ricordi per un motivo, dopotutto, facevano troppo male, mi indebolivano. Ora non dovevo permettere a niente e nessuno di ferirmi in quel modo. Lo avevo promesso a me stessa. Guisgard era e doveva restare un fantasma per me. Un monito a quanto il cuore potesse sopportare, di quanto l'amore potesse distruggere. Vattene, Clio! Quell'imperativo venne dalla parte più nascosta del mio essere. Una parte che se ne stava seduta, in un angolo, ad osservare oltre una finestra. Ti prego.. La voce spezzata di Lila che risuonava nella mia anima mi destò, e sospirai pesantemente. Aveva ragione, dovevo andarmene e pensare alla missione. Sorrisi all'immagine di Lila nella mia mente. Ero diventata più forte, non avevo niente da temere, mi ripetevo. Così, dopo aver lanciato un'ultima occhiata al manifesto ripresi i miei passi. Osai incamminarmi per una strada che lasciava alle spalle il centro abitato. |
Arrivai al castello che era ormai l'imbrunire.
Scesi dal carretto e mi avvicinai al portone. C'era uno strano silenzio e le sensazioni che percepivo erano orribili, oscure. Tuttavia, mi feci forza e bussai. |
Mi resi conto di essere arrossita ascoltandolo.
A ben guardare era un bell'uomo e gentile, sarebbe potuto andarmi molto molto peggio. Io ero stata cresciuta con la prospettiva di sposare uno sconosciuto. Ora almeno avrei sposato qualcuno che conoscevo, anche se da poco, anche se non era della mia gente. O Jean o il barone. E non c'era dubbio sulla mia scelta. << Va bene, sarò vostra moglie. Ho una sola condizione. Dovrete riportarmi alla mia isola, anche solo per un'ultima volta, così potrò spiegare tutto alla mia famiglia e dire loro addio. Non chiedo altro. Sarò una moglie fedele e devota, come mi é stato insegnato e non vi pentirete di aver chiesto me invece che il compenso pecuniario. |
Clio si lasciò alle spalle il manifesto con la taglia e si incamminò in una viuzza laterale, oltre la quale, girato l'angolo, un mare di colline color pastello si aprì davanti a lei.
Monsperon era immerso in una distesa di poggi e valli, che ora un appena accennato crepuscolo rendeva come incantata. E appena fuori la cittadina, Clio vide qualcosa. Una vecchia Pieve isolata. |
Gwen bussò e dopo qualche istante udì dei rumori provenire dall'altra parte del portone.
Una porticina allora si aprì ed apparve la nana che la giovane ben conosceva. “Ma...” disse stupita quella “... voi? Cosa ci fate voi di nuovo qui?” |
Il panorama era davvero incantevole, mi ritrovai a pensare.
Mi era mancata l'atmosfera di Sygma, le sue colline, i suoi boschi, i suoi tramonti. Mentre osservavo la distesa intorno a me, colma di colori di ogni tipo, notai qualcosa. Sorrisi. Una Pieve! Perfetto! Mi avvicinai a passi svelto, guardandomi attorno. Non mi era venuta un'idea intelligente così pensai di spacciarmi semplicemente per una pellegrina. Una forestiera che voleva dire una preghiera, non sarebbe stato tanto strano, alla fin fine. Chi avrebbe sospettato di me? Così, entrai, in punta di piedi cercando di rispettare col silenzio la sacralità di quel luogo. |
Jean sorrise a Dacey.
“Non potrei mai pentirmi.” Disse. “Siete bellissima e nobile, valete dunque più di qualunque cifra. Però...” mormorò “... per ora non potrò esaudire la vostra richiesta... tuttavia per adesso scriverete una missiva ai vostri cari, raccontando loro la verità... ossia che avete conosciuto un uomo, ve ne siete innamorata ed egli vi ha liberata dalla schiavitù del barone. Mi sembra un buon patto.” |
Sentii dei rumori provenire dall'interno e poco dopo apparve la nana.
Alla sua domanda, le raccontai tutto. "Dunque è lui il vostro padrone?" Le chiesi, sperando che dicesse sì e mi permettesse di trovare Emon. |
Clio entrò nella Pieve, tra le sue navatelle semibuie e le alte colonne di pietra nuda.
Ad un tratto udì dei passi e vide un chierico intento a sistemare dei ceri davanti all'Immagine di Gesù. Ma un attimo dopo una figura incappucciata apparve sulla soglia della Pieve. Raggiunse l'immagine del Redentore, si segnò e si inginocchiò. |
“Oh, ragazza mia...” disse la nana “... e voi siete venuta fin qui solo seguendo un sospetto? Il vostro amico non è qui. Io non l'ho visto arrivare. Forse avete ingigantito la cosa, magari sarà scappato o andato chissà dove. Tra poco sarà buio e vi consiglio di fare ritorno a casa vostra.”
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L'uomo ferito scosse il capo, come a volersi destare dall'essere intontito, per poi tenersi forte il braccio.
“Sono ferito, ora rammento...” disse ad Altea. “Bevete un sorso di quel vinello.” Fece Alvaro e l'uomo annuì, per poi bere. “Sono stato assalito dai soldati...” mormorò il ferito “... erano una mezza dozzina... mi hanno inseguito e poi ferito di striscio con una freccia... sono vivo per miracolo...” “Perchè ce l'avevano con voi?” Chiese Alvaro. “Forse dovrei andare ora...” l'uomo ferito. |
"Voi non capite!" esclamai "Io devo trovarlo!" Mentre alcune lacrime ricominciavano a scorrere e le ginocchia cedevano al suolo, stremate anch'esse da quel pianto accorato e disperato.
Non potevo desistere, dovevo trovarlo, ad ogni costo. "Vi prego... Aiutatemi... Voi conoscete questi luoghi, chi poteva essere quell'uomo? Dove può averlo portato?" |
Avevo messo in conto che tornare a casa non sarebbe stato qualcosa di immediato ma l'idea della lettera mi pareva una buona cosa, per intanto.
La verità. La verità che proponeva Jean non sarebbe piaciuta alla mia famiglia, per loro era inconcepibile che io potessi innamorarmi di qualcuno visto che ero stata promessa sposa fin da bambina. Nella lettera avrei cercato i termini giusti per spiegare ogni cosa, ciò che mi premeva era che a casa fossero rassicurati dal fatto che io stessi bene e che non vi era più alcun riscatto. Guardai Jean, il mio futuro marito. Si, mi sarebbe potuta andare anche molto peggio e magari con il tempo avrei anche potuto finire per innamorarmi di un uomo così. << Vorrei scrivere subito la lettera>> allungai la mano poggiandola al braccio di Jean, << volete accompagnarmi alle mie stanze?>> Gli sorrisi dolcemente, in realtà c'erano anche altre questioni. << Io...ho un'altra richiesta. Per tutti qui non sono che una infedele... Acconsentirò a sposarvi secondo il vostro credo ma, nel privato, potrò continuare a pregare come mi é stato tramandato? Non vi darò fastidio, sarò discreta e nelle occasioni ufficiali sarò al vostro fianco nelle vostre chiese.>> Per me questo era molto importante e speravo tanto che Jean acconsentisse. Ripresi a parlare mentre qualche servo ci passava accanto, << nella lettera chiederò il mio corredo nuziale e la dote, avrò il mio abito da sposa e vorrei usare quello anche se tanto diverso dai vostri. La dote sarà affidata a voi naturalmente.>> Visto che il matrimonio mi me era stato sempre insegnato che fosse una sorta di contratto, accordo tra persone, un mero accordo, una compravendita, parlavo lucida di tutti quegli aspetti. << Certo la mia dote non vale quanto il mio riscatto ma...>> mi fermai, eravamo arrivati davanti alla mia stanza ed entrammo. Ora non c'erano più eventuali orecchie indiscrete. << Come pensate di fermare Guisgard e gli altri?>> in effetti la mia liberazione era dipesa da quello e volevo capire se il piano di cattura era efficace, << a me potete dirlo. Una moglie e un marito non dovrebbero avere segreti>> dissi in tono confidenziale mentre scioglievo i capelli. Mio marito. Quell'uomo sarebbe diventato mio marito. Mi concessi qualche istante per guardarlo. Era bello. Tanto diverso dagli uomini che conoscevo. Loro tutti scuri, capelli e occhi e barbe e baffi incolte. Jean invece era biondo, con due magnetici occhi azzurri. Si, decisamente mi sarebbe potuta andare peggio. Forse la mia fortuna iniziava a girare. |
Ascoltai sia l' uomo che Alvaro...l' uomo non si era presentato, però iniziai a pensare fosse davvero uno dei briganti. Il loro nome..non lo dissi a ser Alvaro, sapevo da mio fratello iniziava con "Freccia" poichè sapevano e usavano solitamente arco e freccia. Arma che sapevo usare grazie a Lord Carlon..mi ricordo gli allenamenti per centrare quella mela, lui ci teneva..e come si affannava perchè quel gomito stesse in giusta posizione..per me bimba cosi minuta. A dire il vero mi sorpresi come il nobile cavaliere sapesse del vestiario dei briganti e prima era stato dalla parte del barone per ravvedersi subito..era un discorso dovevo portare davanti a Frate Roberto..ma soli io e lui.
Guardai il ferito.."Si, è una fortuna siete vivo...tutti quei soldati contro di voi.." risi "Dovete averla fatta grossa, beh vedete la mia rocca..giorni fa è stata distrutta proprio dai soldati per arrestare mio fratello Tomas solo per aver cacciato due fagiani di quel nobiluccio da strapazzo chiamato Ferico, infatti io qui vivo in una sorta di eremitaggio..ma dite..siete forse..uno dei Signori del Bosco..manterrò il segreto..non avrei rischiato di portarvi qua...ovvio vi lasciamo andare, ma siete debole..se volete vi portiamo vicino al vostro covo nel bosco..non oserei essere invadente contro chi deve, assolutamente, sconfiggere il Barone" guardai la ferita..non si era infettata..e la fasciai nuovamente e mi rivolsi ad Alvaro.."Accidenti..noi dovremmo pure andare da frate Roberto..come faccio ad avere i soldi per pagare quei dannati soldati" e mi voltai verso il misterioso uomo "Ieri notte abbiamo fatto un servizio per frate Roberto della Pieve di Monsperon e abbiamo aiutato una povera famiglia..il figlio malato e non avevano soldi per le medicine, ho dato loro tutti i pochi soldi mi rimanevano purchè non vendessero la mucca..però uscirono dalla vegetazione gli uomini del Maresciallo e pretesero da loro un dazio che avevano già pagato e pure da parte mia..io non l'ho mai pagato, non darei mai i soldi al barone...però per salvare quella povera gente ho dato loro appuntamento stasera nella locanda dove lavoro, se non pago hanno detto abuseranno di me. Io ci lavoro in locanda, non posso perdere il lavoro..e appunto stavamo andando dal chierico e vi abbiamo visto...quindi devo risolvere questa situazione, ho paura si rivalgano su quella famiglia e sarebbe un guaio pure per me..quindi collaborate per favore..se siete uno dei briganti vi riporteremo noi e poi risolverò questa situazione..se non lo siete presentatevi e io non vi negherò accoglienza, ormai sto dando riparo a molti a quanto pare" e risi per quella situazione in cui non immaginavo mai di trovarmi.Riflettei un attimo.."Ser Alvaro, occupatevi di questo uomo..io non so che fare...nel frattempo io vado alla Pieve..il messere ha chiesto di andarsene, magari poi mi raggiungerete". Feci un cenno all' uomo.."Sapete dove trovarmi". Uscii e montai a cavallo di Cruz..avere due storie sospese era difficile ma non volevo mettermi in pericolo coi soldati e spronai Cruz verso la Pieve. Scesi e suonai il campanellino..avrei chiesto solo i soldi per la famiglia, i miei li avrei guadagnati lavorando..Non volevo togliere il pane alle famiglie, e così avrei pure parlato col frate su quei dubbi su Alvaro. http://i63.tinypic.com/2u6kawx.jpg |
Attraversai tutto il bosco con il cuore in tumulto. Avevo provato sensazioni a me sconosciute, donando il mio corpo e il mio cuore ad un estraneo quasi... mi ero lasciata andare completamente e avevo creduto che Adespos avesse provato le mie stesse emozioni, ma il suo comportamento dopo la notte di passione appena trascorsa mi aveva destabilizzata. Capivo il suo ruolo fra i compagni e sapevo il tipo di vita che conduceva, ma un po' di dolcezza sarebbe stata d'obbligo nel commiato. Fu così che arrivai a palazzo, con la confusione nella mente e, nel medesimo tempo, la speranza nel cuore. Entrai in casa, trovando Ensa ad aspettarmi.
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La pieve immersa nel silenzio mi trasmettè immediatamente un senso di pace e tranquillità.
Quella penombra e il profumo delle candele dava al semplice edificio un senso mistico, decisamente appropriato. Vidi un chierico intento ad accendere delle candele, e ciò mi sembrò quanto mai normale in un luogo come quello. Fu tuttavia la seconda figura ad attirare maggiormente la mia attenzione. Un uomo incappucciato che si inginocchiò a pregare. Perché giungere incappucciati in chiesa? Magari era un brigante, avrebbe avuto senso dopotutto, considerando l'avversione di Ferico per la chiesa. Così, mi avvicinai a lui, silenziosamente, con passi leggeri, non troppo però o avrei rischiato di sembrare invadente. Mi inginocchiai a mia volta in una panca poco distante, con le mani intrecciate e lo sguardo basso, come mi aveva insegnato mia madre. Ma continuavo comunque a tenere sotto controllo quella misteriosa figura. |
La nana guardò Gwen e fu presa da compassione nel vedere la giovane in lacrime.
"Eh, benedetta ragazza..." disse scuotendo il capo "... finirete nei pasticci... e farete finire anche me nei guai... su, entrate... e cercate di non fare rumore..." invitandola ad entrare nel castello. |
Mi alzai con le gambe tremanti, asciugando le lacrime ed entrando dentro.
Mi dispiaceva se fosse finita nei guai per colpa mia, non era certo questo il mio intento, ma dovevo ritrovare Emon e mi sarei sentita eternamente in colpa se avessi fallito per la seconda volta. |
"Non voglio recare disturbo" disse l'uomo ferito ad Altea "e neanche mettervi in pericolo. Vi sono debitore perché mi avete raccolto ferito e curato. E non lo dimenticherò. Perdonate dunque se non vi rivelo il mio nome ma è nel vostro interesse."
Poi Altea lasciò la rocca e tornò verso la Pieve. |
Aspettai, forse il frate era in chiesa...ma nella mia mente rimase il mistero dell' uomo misterioso ferito...non voleva dirmi il suo nome..perchè mai...in pericolo..io sguazzavo nei pericoli.
Entrai nella chiesa e vidi il frate che stava mettendo a posto le candele, ma vi era gente, una donna e qualcuno incappucciato....misi il cappuccio sul capo, d' altronde una donna entrando in chiesa indossava il velo o qualcosa in testa per rispetto e non avrei destato sospetti, mi avvicinai alle candele e guardai il frate..se mi vedeva incappucciata immaginava fossi in incognito. |
Clio si inginocchiò, come a voler pregare, per tenere meglio sottocontrollo la situazione nella Pieve.
Frate Roberto vide la misteriosa figura incappucciata avvicinarsi a lui. I due parlarono per alcuni istanti a bassa voce, come se il chierico stesse confessando un penitente. "Sono qui" disse la figura al religioso "perché non ho un posto dove andare, nè possiedo più beni..." Il frate guardò il volto sotto quel cappuccio ed annuì. Un attimo dopo si udirono dei cavalli all'esterno della Pieve. E la figura si voltò di scatto verso la porta. "Mi cercano..." mormorò. |
La misteriosa figura si alzò e raggiunse il chierico.
Nel frattempo si era aperta la porta, ma avevo fatto a malapena in tempo a scorgere una figura femminile entrare. Osservai invece i due che parlavano sottovoce, ma la cosa non mi stupì, potevano essere in confessione. Cercai lo stesso però di ascoltare le loro parole, favorita dal silenzio di quel luogo. Poi si voltarono verso la porta, e io con loro. Cavalli. Forse proprio i soldati, o magari i briganti. Lo avrei scoperto presto. Se quello era un brigante e la gente aveva ragione, allora potevo usare il mio travestimento e chiedergli aiuto. Una fanciulla indifesa, dopotutto, che altro poteva fare? Sì, poteva essere un'idea, fossero invece stati briganti.. beh, avrei trovato una soluzione. In ogni caso, l'uomo non sembrava aspettarsi una visita di cortesia. |
Jean condusse Dacey nella sua stanza.
“Non dovete temere per questo.” Disse il cortigiano alla principessa. “La Fede è un Qualcosa di individuale ed io non vi imporrò mai nulla. E' giusto che il vostro aspetto religioso riguardi voi soltanto. In pubblico naturalmente bisognerà vedervi al mio fianco nelle varie Funzioni, ma in privato non sarà affar mio il nome della Divinità che pregherete.” Annuì. “Potrete naturalmente scrivere la vostra lettera anche subito.” Si avvicinò alla finestra. “Ho un piano per far cadere Guisgard in trappola... conosco gli uomini come lui... sono dotati di sciocchi ed inutili valori, legati ad una visione cavalleresca e romantica della vita... simili individui sono estremamente prevedibili...” la guardò sciogliersi i lunghi capelli bruni “... siete bellissima...” |
La nana condusse Gwen all'interno dell'austero ed inquietante maniero.
“Venite e cercate di non fare rumore...” disse sottovoce alla giovane, guidandola in uno stretto corridoio “... ecco...” giunte davanti ad una porta “...questa è la mia camera... entrate e non aprite a nessuno fino al mio ritorno... chiaro?” |
Ero rincuorata, non mi avrebbe imposto nulla e questo mi diede altra forza per accettare quell'unione pianificata.
Mi accorsi di come mi guardava e decisi di cogliere l'occasione. Dovevo sfruttare la poca influenza che avevo su di lui. Scostai delicatamente i capelli che ricadderò su una spalla. <<Jean>> forse era la prima volta che lo chiamavo per nome, << noi potremmo avere di più di questo... Di più che sottostare al barone>> lo guardai cercando la sua mano,<< mio padre vi accoglierà a corte, sapendo tutto ciò che avete fatto per me. Avrete una posizione, e un titolo con tanta terra annessa da rendere il dominio di Lord Ferico, irrisorio. E poi sarete libero di decidere, senza nessuno sopra di voi. Sarete padrone di voi stesso. Basta solo partire. Andarcene da qui. Insieme >> |
Nella Pieve arrivò pure Altea, anch'ella con un cappuccio in testa.
Un attimo dopo nella navatella apparvero alcune figure armate. Erano soldati. La misteriosa figura incappucciata aveva però fatto in tempo a nascondersi dietro una colonna di pietra prima che i militari notassero la sua presenza. Infatti i soldati videro solo Frate Roberto, Clio ed Altea. “Salute, figlioli.” Disse il chierico ai militari. “Prete...” uno dei soldati “... ci sono giunte spiacevoli voci... voci che nel vostro interesse sarà bene risultino infondate...” “Che voci?” Fissandoli il religioso. “Che siete in combutta con i traditori.” Rispose il soldato. |
La nana mi condusse all'interno del maestoso e austero maniero.
Annuii alla donna, prima di aprire ed entrare nella sua stanza, richiudendo la porta dietro di me e facendo tutto in totale silenzio. |
I miei sospetti dunque erano fondati.
Soldati alla porta, e il misterioso individuo che si nascondeva. Quella si che era un'ottima pista da seguire. Se i soldati mi avessero importunata avrebbero addirittura consolidato il mio travestimento. Ed erano abbastanza tonti da farlo, cominciavo a pensare. Restai immobile, come pietrificata mentre si rivolgevano al chierico. Non dovevo smettere di recitare. |
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