Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 05-02-2018 17.00.37

La notte trascorsa lenta, silenziosa.
Vi era nebbia ovunque.
Sorse il Sole, si alzò un vento salato e spazzò via la foschia, gonfiando però il mare.
La scialuppa cominciò a beccheggiare ed i cavalloni erano sempre più alti e minacciosi.
Per tutta la mattinata la barca fu spinta a destra e a manca, imbarcando acqua e sussultando forte.
Tre delle donne a bordo finirono in acqua ed annegarono.
O forse furono preda per le fauci di qualche pescecane.
Verso Mezzogiorno il vento si calmò e la scialuppa smise di sussultare.
Erano rimasti in cinque.
Un uomo, Gwen, Altea, Clio ed Idora.
Erano in alto mare, forse a migliaia di miglia dalla costa più vicina, senza cibo e soprattutto senza acqua.
Trascorse un intero giorno e giunse ancora la notte.
Poi di nuovo l'alba ed ancora Mezzogiorno, col Sole alto che batteva sul mare sinistramente piatto.
“Mi chiedo...” disse Idora “... contro cosa abbiamo urtato per affondare... forse un iceberg...”
“Sono acque miti...” l'uomo “... non ci sono iceberg...”
“Neppure scogli, essendo in alto mare...” Idora a lui.
“Forse contro qualche calamaro gigante...” mormorò l'uomo “... o qualche altro mostro marino...” per poi scoppiando a ridere.
La fame, la sete e forse la pazzia erano i nemici più pericolosi per loro.

Altea 05-02-2018 17.06.18

Quella situazione era davvero drammatica ,ero coscente quella scialuppa mi stesse portando verso il mio Destino, ora era lei l' artefice del mio Destino.
Due delle donne erano morte, e combattevo contro la fame, la sete e il sonno..guardai il Cielo..."Che strana calma" verso l' uomo "Trovo strano nessun elicottero ci stia cercando, sicuramente i radar hanno intercettato la nave affondata ma stranamente non ho visti soccorsi" perplessa.

Lady Gwen 05-02-2018 17.07.57

Notte.
Giorno.
Notte.
Giorno.
Mare grosso, donne in mare, fame, sete, pazzia.
Tutto questo nella scialuppa.
Saremmo morti qui, soli, in mezzo al mare, piatto è avvolto nella nebbia.
Nessuno avrebbe saputo nulla di noi.
Pensavo a mamma, a Franya, alle mie amiche dell'accademia, i miei sogni, tutto distrutto per un maledetto ostacolo sott'acqua.
Io rimanevo stretta a Idora cercando in lei conforto e sostegno.
Ci rimaneva solo da aspettare che finisse.

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Guisgard 05-02-2018 17.15.44

I giorni scivolavano via.
Erano già quattro ormai, con la scialuppa in balia delle onde e delle correnti.
In mare aperto, chissà a quali sconosciute latitudini, nessun elicottero sarebbe giunto a cercarli.
Ormai la fame e soprattutto la sete li tormentavano.
La forza per parlare non c'era più ed ognuno se ne stava rannicchiato nel suo angolo di scialuppa ad immaginare le cose più assurde.
Ormai le loro voci erano diventate roche, sorde, basse al punto che per sentirsi dovevano chinarsi nel parlare.
I pensieri più terribili oramai si facevano largo nelle loro menti.
“Io...” disse tossendo Idora “... io... credo che la cosa più saggia da fare... è... è ucciderci tutti... morire insieme... o tra breve diventeremo come bestie...” fissando Gwen, Clio, Altea e l'uomo.

Altea 05-02-2018 17.22.51

Speravo, confidavo nel Buon Dio....forse avremmo avvistato la terraferma ma era incredibile come attorno a noi ci fosse solo...mare e mare...acqua salata..che posto era mai questo.
Poi le parole della donna e guardai la ragazza dai capelli rossi, presumevo fossero amiche, la donna stava soffrendo troppo per quella situazione...e come era possibile resistere, temevo potesse fare un gesto improvviso e uccidersi.."Si deve avere coraggio...avere speranza..se dobbiamo morire...accadrà ugualmente, non pensa signora?" con un flebile sorriso.
Le labbra erano asciutte...mai come ora avevo desiderato una minuscola gocca di acqua dolce a stillare leggermente le mie labbra coralline.
Pensai a quel sogno...il sogno era realtà...come mai ebbi quel sogno premonitore.

Lady Gwen 05-02-2018 17.22.52

Non ci riconoscevamo più.
Erano passati quattro giorni dal naufragio, continuavano ad avere sempre più sete, fame, freddo la notte e caldo di giorno.
Non riuscivamo a parlare, neanche più a vivere quasi.
Era una situazione drammatica e triste a guardarsi, un quadro orribile.
Guardai Idora alle sue parole e di slancio la abbracciai.
E piansi.
Quel pianto fu come una manna dal cielo, come se in quei quattro giorni fissi stata morta e ora ero improvvisamente tornata alla vita, come il pianto di un neonato.
E fu quasi bello piangere.
"No..." riuscii a pronunciare.

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Guisgard 05-02-2018 17.28.02

“Allora...” con voce rauca l'uomo “... dobbiamo mangiare... o moriremo comunque... abbiamo una sola possibilità... qualcuno qui deve morire e sacrificarsi per gli altri... affidiamoci alla Sorte...” fissando Altea, Gwen, Clio ed Idora “... a chi toccherà morire...” ed estrasse una moneta.

Altea 05-02-2018 17.31.16

"Ma state scherzando?Ma è impazzito" guardando le tre donne.."Si parla di cannibalismo qui". Poi mi voltai verso l' uomo.."Perchè non si getta in mare lei e la fa finita piuttosto? Almeno saremo uno in meno...appunto...e la scialuppa si muoverà più velocemente" .. se avessi avuto coraggio lo avrei davvero gettato in mare, ma non ero arrivata ancora all' omicidio.

Lady Gwen 05-02-2018 17.31.37

"Ma sta scherzando?" mormorai "Nessuno si sacrificherà. E poi, questa è una scialuppa, per giunta di una nave da crociera, non dovrebbe esserci una scorta di acqua e viveri da qualche parte?" guardandomi intorno.
Era assurdo che non ci fosse nulla.
Dovevamo farcela.

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Clio 05-02-2018 17.38.00

L'unica cosa da fare in una situazione del genere è restare calmi, non impartire e razionare ogni cosa, persino l'aria che si respira.
Restavo in silenzio, nel mio angolo di scialuppa, vidi le due donne annegare senza battere ciglio, ascoltai i battibecchi dell'uomo e della donna saltata su all'ultimo senza fiatare.
Guardavo l'orizzonte, il mare e il mare, nient'altro.
Più i giorni passavano più cominciavo a prepararmi all'inevitabile.
Dopo un po' l'istinto di sopravvivenza si fece strada tra i miei pensieri, facendomi pensare a come riuscire ad uscirne viva.
Non dipendeva più da me, ormai.
Potevo procurarmi del cibo, uccidendo uno dei passeggeri, magari chi parlava di più così da avere come piacevole effetto collaterale il silenzio, oppure potevo usare i miei coltelli per pescare, anche se ero più brava a uccidere un uomo piuttosto che un pesce.
Il problema vero era l'acqua, senz'acqua non c'è vita.
Ricordai quando mia nonna me lo ripeteva continuamente da bambina e da ragazza, quando iniziavo a preferire un buon vino a una bottiglietta di minerale.
Quel ricordo lontano mi strappò un sorriso, e per un momento mi ricordai di com'ero, per poi rendermi conto di non essere poi così diversa da allora.
Dopotutto uno non inciampa per caso in questa vita.
No, questa vita fatta di morte si sceglie.
E io, già allora sapevo che di luce nella mia vita ne era rimasta ben poca.
Una bambina cresciuta prima del tempo, una bambina che forse tale non lo è mai stata.
Ora ero solo un'ombra, un fantasma.
Non esistevo nemmeno e dunque nessuno avrebbe pianto la mia morte.
Nessuno, nemmeno io.
Ma in fondo in fondo nella mia anima c'era una piccola me laboriosa e ribelle che si stava ingegnando per continuare a vivere.
Povera cara, forse lei sola avrebbe sofferto.
Ma era così piccola e indifesa, anche se tenace, che ci avrebbe messo un battito d'ali a morire.
Ascoltai i discorsi degli altri, e solo allora presi la parola.
Nulla accade per caso, e forse la mia presenza lì non era causale.
"Morire di fame e sete è un conto, è lungo e doloroso.." dissi, calma "Ma si può morire in un attimo, senza nemmeno accorgersene...".
L'uomo poi propose di uccidersi tutti, poi di sacrificare qualcuno.
A quel punto, con molta calma, tirai fuori uno dei miei coltelli.
Annuii a quelle parole.
"Uccidere non è cosa da tutti, macchia l'anima anche in una situazione del genere.." con la voce sempre calma, stanca "Io l'ho fatto così tante volte che ho perso il conto..." dissi, guardando lontano. Ormai a chi importava il mio segreto?
"Decidiamo a sorte, a chiunque uscirà garantisco che non se ne accorgerà nemmeno..." rigirando il coltello tra le mani "Me compresa..:" annuendo all'uomo.
Sospirai "Non sono così sicura che chi muoia ora sia il perdente, a dirla tutta...".
Dopdichè alzai la testa e guardai gli altri passeggeri.
In quel momento mi accorsi che la tizia stava dando in escandescenze, e provai il fortissimo desiderio di uccidere lei, seduta stante.
L'egoismo dell'uomo, ecco fin dove arriva, la guardai con disprezzo, e scossi la testa.
Se decidevo di ucciderla, non c'era niente che potesse fare per impedirmelo.


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