Allontanatami dalla folla, vidi alcuni uomini della sicurezza intenti ad assicurarsi che nessuno oltrepassasse le transenne.
A passo spedito, mi avvicinai ad uno di loro.
"Buongiorno." salutai con voce rispettosa "Sono Queenie Williams, figlia dell'archeologo Richard Williams. Dovrei parlare della scomparsa di Guisgard con Milo, le sarebbe possibile lasciarmi entrare per qualche minuto?"

Roan sorrise ed annuì a Destresya.
I 2 si salutarono e lei lasciò lo studio del rettore.
Alle 13.00 in punto l'auto di Roan arrivò davanti all'appartamento della bella professoressa, aspettando che lei scendesse.

Elv non rispose a Gwen, continuando a scrutare il cielo, sempre impugnando il suo pugnale.
Non si vedeva nulla nel cielo, oltre il Sole inclemente, mentre le pinne di alcuni pescecani seguivano il canotto, in attesa del loro pasto.

Uno di quegli addetti alla sicurezza guardò Queennie e rise.
"Si, come no." Dise divertito. "Ed io sono il cognato del sindaco e vorrei vedere il mio calciatore preferito." Ironico. "Qui non si può stare, devi allontanarti, ragazza."

Osservai l'uomo con un vago sorriso, il suo volto divertito da quelle mie parole.
"Aspetti un secondo." dissi per poi aprire il mio zaino e prendere la mia carta di identità "Se questa non dovesse bastare, forse potrei conoscere altri modi per incentivarla a lasciarmi entrare." le mie parole furono velate di una leggera malizia.

Elv non rispose, ma tenne fissi sul cielo gli occhi neri, che si erano fatti lucidi e scintillanti come ossidiana.
Ad un tratto, come se non bastasse, notai delle pinne di squalo nei dintorni del canotto.
Allungai una mano per scuoterlo appena ed attirare la sua attenzione.
"Elv..." lo chiamai piano.

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Tornai a casa e preparai le mie cose per il viaggio.
Portavo più o meno sempre le stesse cose quindi non ci misi molto.
Ero sempre pronta a partire in ogni momento.
Era come se in me ci fossero due persone: l'accademica e l'avventuriera.
Quando raggiunsi il rettore, infatti, ero molto diversa da quella mattina.
Ma ero pronta per andare a caccia di quell'antica civiltà.
"Puntualissimo" gli sorrisi "Vogliamo andare?".

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"Questo è un set cinematografico, ragazza ed io non sono autorizzato a..." disse l'uomo della sicurezza a Queennie.
"Ok, me ne occupo io." Arrivando un altro individuo. "Mi dica pure, signorina." Rivolto poi a Queennie. "Io sono Louis, il capo della sicurezza. Dica pure a me."

Sul punto di allungare un centone al tizio della sicurezza, la nostra chiacchierata venne interrotta da un certo Louis, capo di quella piccola combriccola.
Rimisi lo zaino sulla spalla, per poi sorridere gentilmente.
"Salve, sono Queenie Williams e dovrei discutere con Milo della tragedia toccata a suo padre. Mi bastano pochi minuti."

Gwen cercò di scuotere Elv, farlo desistere, prima che perdesse davvero il senno.
Ma in quel momento un capogiro le fece quasi perdere i sensi.

A quelle parole di Queennie, Louis la guardò con fare indagatore.
"Ma lei..." disse fissandola "... chi è? Come fa a dire queste cose?" Perplesso. "Venga con me..." e la condusse oltre le transenne, fino ad uno dei capanni montati in quel punto.
"Avanti, mi dica tutto... è forse una giornalista in incognito? In cerca di scoop?"

Roan, in auto, vide uscire Destresya e raggiungerlo.
"Wow..." disse quando lei fu in macchina con lui "... è in formissima, professoressa. Mi fa venire voglia di tornare a fare lo studente." Divertito, mettendo in moto. "Ma non aveo professoresse così avvenenti." Facendole l'occhiolino.

Cercavo di attirare la sua attenzione,ma sentivo le forze mancarmi, tanto che rischiai di perdere i sensi a seguito di un capogiro.
"Elv... Gli squali..." dissi, sentendomi confusa e non più tanto in me.
Dovevo avvisarlo, non potevamo morire qui, non sarebbe stato affatto giusto.

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Le mie parole incuriosirono Louis che, perplesso, mi guidò fino ad uno dei capanni, permettendomi quindi di superare le transenne.
Non era andato molto lontano dalla realtà, il capo della sicurezza. Nei miei anni di università, avevo anche studiato giornalismo che, pur piacendomi, non era mai riuscito a superare la passione che nutrivo nei confronti dell'archeologia.
"Non sono in cerca di scoop, piuttosto sto voglio capire di più sulle cause della morte di Guisgard." risposi rapida, senza abbandonarmi a troppe confessioni "Immagino, comunque, che essendo un argomento delicato, sarebbe il caso di parlarne con il diretto interessato..."

"Facciamo un gioco..." disse Louis a Queennie "... mi dica un motivo per il quale a lei dovrebbe così tanto interessare di un fatto di cronaca, del quale i giornali hanno già abbondantemente scritto, legato a Guisgard. Ed un altro motivo poi del perchè io dovrei credere che lei non sia una mitomane."

Gwen restò in uno stato di veglia, a lungo.
Pensò di essere morta, non captando più il senso di ciò che la circondava e non sentendo più la presenza di Elv accanto a lei.
L'azzurro del cielo sembrava essere precipitato su di lei, schiaccandola.
Sentì un fischio, poi intravide il bianco scafo di una barca.
Sentì forti braccia che la rascinavano verso l'alto e sguardi che la circondavano.
Poi perse compltamente conoscenza.

Sprofondai in uno stato di semi incoscienza e tutto attorno a me divenne vago, soffuso, privo di contorni.
Volevo sapere come stava Elv, ma non avevo nemmeno la forza per aprire gli occhi, per pensare.
Sentii dei rumori confusi intorno a me, più qualcuno che mi sollevava ed infine il buio, quello accogliente che avevo agognato per così tanto tempo, sotto quel Sole crudele e impietoso.

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Per assurdo, quasi speravo che Louis mi offrisse una sfida. Sarebbe stato fin troppo noioso se, il capo della sicurezza, avesse fatto quanto chiedevo senza battere ciglio.
“Mi permetta di dirle che se crede solo a ciò che dicono i giornali, le informazioni che lei avrà saranno sempre incomplete.” puntualizzai con sarcasmo “Come ha detto lei, qui parliamo di cronaca, ecco perché sono interessata a parlare con Milo. Potrei avere informazioni che a lui farebbero comodo.” risposi guardando Louis negli occhi “Vuole sapere perché non dovrebbe pensare che io sia una mitomane? Semplicemente perché, al momento, non le ho dato alcun motivo di crederlo.” aggiunsi sorridendo “Capisco la sua posizione, mi creda, ma preferirei trattare quest’argomento con la persona interessata.”

Uno dei ragazzini fuggì mentre l'altro rimase e pronunciò le profetiche parole.
Iniziai a ridere "Io la Regina dei Mari? Invece non sai chi ti trovi di fronte ..sono la futura Granduchessa di Capomazda si spera, per ora la duchessa Altea de Bastian e quando mi parli si usa il Voi! Non ti hanno insegnato i tuoi genitori a dare del Voi a una nobildonna". Questa situazione era snervante, già mi trovavo sola e non sapevo cosa fosse successo più sentirmi dire assomigliavo a questa Regina.."Hai per caso visto arrivare una nave volante qui?" .

Gwen cadde in un sonno tanto profondo, quanto accogliente, come il buio che ora l'avvolgeva.
Sogno l'imbarcazione, Elv e la tempesta.
Poi il canotte, le onde, il Sole ed il sale del mare.
Gli spasmi della follia ed i morsi della fame, la gola arsa dalla sete ed il pugnale scintillante che stringeva in mano suo zio.
Il cielo senza gabbiani e l'orizzonte infinito.
In mezzo a queste infinite immagini rivide lo scafo della nave, i volti sconosciuti degli uomini che la trascinavano su e poi un viso, uno sguardo.
Bianco, dagli occhi grando, i lineamenti vaghi e stilizzati.
Poi il nulla.
Fino a quando riaprì gli occhi e sentì quel contatto umano.
Qualcuno teneva la mano sul suo polso.

Louis guardò Queennie per un lunghissimo istante.
Si accese allora una sigaretta.
"Lo sa vero..." disse fumando "... che se alla fine lei si rivelerà essere una giornalista invadente o anche solo un'ammiratrice che si crede più furba delle altre, io poi la consegnerò alla polizia, vero? Lo sa?"

Il ragazzo guardò Altea perplesso, dato che non riusciva a comprendere fino in fondo ciò che lei gli stava dicendo.
"Ah, ho capito..." disse infine sorridendo "... si, ora ho capito!" Esclamò. "Lei è una delle attrici! Si, fa parte del cast che sta girando quel film qui vicino!"

In quel sonno strano, vidi tante immagini.
Rivissi quelle terribili sensazioni, la fame, l'arsura devastante, la sete, la disperazione, la paura.
Avevo visto un viso strano, dai lineamenti vaghi, indefiniti, poi non ricordavo altro.
Mi svegliai, sentendo una pressione sul mio polso.
Voltai il viso e cercai di aprire gli occhi, per capire dove fossi e cosa stesse succedendo.

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Il fumo della sigaretta mi giunse fino alle narici, tanto che, dal fastidio, lo cercai di dissipare tramite movimenti rapidi della mano.
"Potrà fare tutto quello che vuole, così come potrebbe essere licenziato per avermi impedito di dare le mie informazioni all'attore." lo guardai con aria di sfida "Stia bene attento a chi minaccia, Louis."

Gwen era in una cabina bianca, metallica, senza nessun tipo di particolare riconoscibile.
Dopo qualche istante realizzò di trovarsi stesa su una brandina e solo un attimo dopo vide un uomo seduto accanto a lei che le sentiva il polso.
Era magro, dal viso lungo ed i capelli folti e neri.
Un momento dopo spostò i suoi occhi scruri verso di lei.
"Ben svegliata." Disse con un tono gentile, sebbene con un leggero accento formale. "E' rimasta senza sensi per circa 16 ore. Come si sente?"

Ero in una cabina bianca, anonima, il letto era morbido e accogliente.
Accanto a me, un uomo che mi controllava il polso, Bruno e dal viso sfilato, probabilmente un medico, che mi chiese come stessi.
Sedici ore...
Era davvero tanto...
"Non lo so..." ammisi, non sapendo cosa rispondere.
Non sapevo come mi sentissi, ero salva, ma non stavo ancora bene.

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Louis guardò amcora Queennie e tirò un altro paio di boccate dalla sua sigaretta.
"Venga con me." Disse infine.
La portò così oltre i capanni, dove c'era uno spazio dentro il quale si estendeva un ampio tendone.
Arrivando all'entrata cominciarono a sentire delle urla.
All'interno diversi uomini con calzamaglie nere stavano lottando contro un tipo al centro della scena, mentre tutte le telecamere intorno li riprendevano.
Fra salti, capriole, colpi di karate, urla e schivate, la scena si consumò fino al ciak del regista.
"Buona la prima!" Urlò e la ripresa terminò.

"Beh, il peggio credo sia passato." Disse l'uomo lasciando il polso di Gwen. "Prenda un sorso di questo, le farà bene." Passandole un bicchiere pieno di una strana bibita, dal colore arancione e freddissima. "Sorseggi ad agio." Fissando la ragazza nella vaga penombra della cabina.
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Le mie parole, a quanto sembrava, furono sufficienti a convincere l'uomo a lasciarmi passare.
Mi accompagnò lungo il set, dove urla di recitazione erano accompagnate a finti combattimenti. Le telecamere erano attorno a loro, riprendendo ogni più piccolo movimento compiuto.
Quando il regista fece terminare la ripresa, mi avvicinai a lui con passo rapido.
"Buongiorno, perdoni il disturbo ma avrei urgente necessità di parlare con Milo. Sarebbe così cortese a dirmi dov'è?"

Il regista guardò Queennie con uno strano sorriso, mentre tutto il suo sguardo scendeva sulla figura di lei.
"Eccone un'altra..." disse fissando la ragazza "... è nel suo camerino, ma bada che fra mezz'ora le riprese cominceranno di nuovo, quindi non farlo stancare troppo, ok?" Con un sorriso che avrebbe nauseato una ragazza per bene.

Annuii piano, mentre mi lasciava il polso.
Beh, questo era poco ma sicuro.
Non pensavo minimamente che ce l'avremmo fatta e infatti sarebbe stato così se chiunque ci fosse su questa nave non fosse passato di lì.
Come altro potevamo pensare di farcela, sennò?
Mi diede qualcosa di freddo e arancione da bere e la sorseggiai, mentre lui rimaneva accanto a me.
Poi, un pensiero mi attraversò la mente.
"Dov'è la persona che era con me?"

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Sapevo cosa stesse osservando il regista ma, per evitare perdite di tempo, decisi di non dire nulla.
Annuii quando mi disse dove trovare Milo e, senza degnarlo di una risposta, andai alla ricerca del camerino dell'attore.
Una volta trovato, bussai con vigore.

Quella bibita fredda ebbe la capacità di rianimare il corpo di Gwen.
"E' nell'altra cabina." Disse l'uomo. "Ho divuto somministrargli una flebo. Credo abbia bevuto l'acqua del mare. Come siete finiti alla deriva? Un naufragio?" Fissandola.

Mi sentii meglio in pochissimo tempo, dovevo ammetterlo.
"Ma, sta bene, vero?" chiesi allora, vagamente allarmata.
"Eravamo in barca, abbiamo incrociato una tempesta... Siamo stati in mare tutta la notte e tutta la mattina..."

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"Avanti." Disse una voce dall'interno del camerino ed un attimo dopo Queennie fu dentro.
Milo era in piedi, a torso nudo mentre si spalmava addosso una crema per dare alla pelle l'effetto sudato.
"Sei molto carina, davvero..." lui voltandosi e guardandola tutta "... ma adesso non posso, tesoro. Devo tornare sul set fra mezz'ora e devo ripetere l copione. Vieni magari stasera,dopo le 21.00 e ci divertiremo, ok?" Facendole l'occhiolino.

Entrai assicurandomi di chiudere la porta alle mie spalle. Le parole dell'attore mi lasciarono di stucco e, mentre delirava su chissà quale divertimento avrebbe potuto coinvolgerci, incrociai le braccia al petto.
"Cavolo, voi attori pensate tutti di essere l'oggetto del desiderio altrui o sono fortunata?" domandai sarcastica "Mi spiace mandarti in bianco, ma sono qui per parlarti della scomparsa di tuo padre... ho la tua attenzione o pensi che sia più proficuo continuare a spalmarti quella roba?" domandai indicandogli il petto.

"Si, delira ancora, ma credo sia abbastanza normale." Disse lui a Gwen. "L'acqua saluta causa pazzia nel peggiore dei casi." Annuì. "Ma si riprenderà. Io comunque sono il dottor Ludwing Yori." Con un accenno di sorriso. "Ha fame? Ho fatto preparare dello stufato dal cuoco di bordo. Ha bisogno di proteine."

Milo guardò sorpreso Quennie, piando i suoi occhi azzurri in quelli di lei per un lunghissimo istante.
"Ho capito..." disse posando il tubetto di crema "... sei una giornalista, giusto? Magari alle prime armi ed in cerca di uno scopp per fare carriera, vero? Beh, io sono un gentiluomo ed eviterò di farti sbattere fuori dalla sicurezza, a patto però che infili quella porta e sparisci, ok?"

Sospirai e scossi appena la testa.
Benedetto Elv, ma cosa gli era saltato in mente di fare?
"Io sono Gwen" con un vago sorriso, quando lui si presentò come Ludwig Yori.
"Un po', in effetti" dissi, perchè ora da sveglia la fame iniziava a farsi sentire.

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"Bene." Disse Ludwing alzandosi. "Appena pronto quello stufato glielo porterò." Guardandola. "A più tardi, Gwen." Ed uscì dalla cabina.
Dall'esterno proveniva ohni genere di suono e rumore.
Voci, grida, risate ed insulti si sentivano attraverso le pareti, accompagnate dal clangore metallico degli attrezzi di bordo e dal rombo continuovo dei motori della nave.
Dopo poco meno di mezz'ora Ludwing bussò e poi entrò nella cabina, con un piatto ancora fumante di stufato, accompagnato da del pane bianco e da una bottiglia riempita a metà di vino rosso.