![]() |
I cambiamenti li avvertii anche io.....e non seppi spiegarmi perche' non riuscivo ad avere alcuna reazione..............seguivo Mion e Morrigan.....come un'automa.......mi avevano difesa...avevano fatto in modo di trovare un rifugio...mi avevano protetta.............e io non avevo fatto nulla.......Mi ero accorta ch malgrado tutto e tutti anche se io mi ero mentalmente assentata...il mondo andava avanti.......ed era giusto cosi'.....mi sedetti accanto a Morrigan, mi strinsi nel mantello, faceva freddo e accendere un fuoco non era salutare, avevo visto gli sguardi tra Mion e la mia protetta vevo sentito i pensieri che fluivano nelle vene di Morrigan, e la cosa aveva fatto scioglier qualcosa dentro di me al nome di Polgara......ero andata indietro nel tempo, avevo conosciuto un Cavaliere......fu il caso che fece incrociare le nostre strade.........furono due mesi di serrato corteggiamento......nottate di parole al chiaror di luna....ma ero una strega e lui un cavaliere, non poteva amarmi e io lo sapevo..ma lui fu testardo e cosi' il nostro amore diede il suo frutto....e lui alla notizia del futuro lieto evento.......si e' reso conto...che non mi aveva mai amata.............adesso riuscivo a ridere di tutto questo.....e dalla mia esperienza ero riuscita ad odiare gli uomini e starci lontana.......ma ora guardavo quella ragazza, forse per lei le cose sarebbero andate diversamente e io pregavo madre terra....di proteggerla....." Mion..vi ho ascoltato e ho visto la vostra prodezza.......siete abile con la spada, e fedele al vostro signore........ma alle volte le cose non stanno come ci vengono presentate....anche se servite su piatti d'argento.......Io non conosco lady Talia......e non conosco Guisgard, ho visto i loro volti, percepisco i loro pensieri...ascolto il battito dei loro cuori........So che Guisgard.....non ha alcuna colpa se non quella di avere un nemico come Cosimus..........nemico che conosco molto bene, avevo accettato di aiutarlo....e la mia promessa e' stata fatta a una Famiglia a me molto cara......ma non posso aiutare nessuno .....a condannare un innocente.
Questa e' la storia Mion......le armi, gli amori.....l'odio.....si intrecciano alla magia.......per me siete libero di andare e di proseguire nel vostro intento......se Morrigan vorra seguirvi e' libera di farlo.....io devo raggiungere Cosimus.....se trovo lui...posso aiutare Guisgard e lady Talia, anche se alle volte mi chiedo..se forze oscure stiano intralciando il mio cammino..........."........misi cosi' la mia mano su quella di Morrigan......mi era stata caccnto ..nonostante tutto |
Nell'abbazia, intanto, padre Alwig era preoccupato per Talia.
Ritenne però opportuno lasciarla riposare, dopo gli ultimi accadimenti. "Quando vorrà conforto o anche solo liberarsi da ciò che la tormenta, so che sarà lei a venire da me." Pensò il chierico. |
Nel frattempo, a Capomagnus, Maladesh e gli altri passeggiavano per le strade, gettando sempre un occhio a quei cavalieri giunti dalla torre.
"Ce ne sono troppi in giro..." disse Maladesh agli altri "... meglio allontanarci dal centro abitato... dirigiamoci verso la campagna... lì saremo più al sicuro ed avremo più possibilità di incrociare Guisgard..." E si diressero tutti fuori dal borgo. |
Nello stesso momento, nella foresta, Elisabeth, Morrigan e Mion discutevano fra loro.
"E sta bene, milady..." disse Mion ad Elisabeth "... percorreremo la stessa strada... voi state cercando quell'uomo, Cosimus, mentre io cerco lady Talia e Guisgard... non vi è motivo, dunque, di dividere le nostre forze, visto che le accomuna lo stesso intendo!" |
La foresta, fitta, rigogliosa, verdeggiante, capace, nel punto più fitto e profondo del suo cuore, di ostruire anche la luce del Sole.
Ma la grande massa verde non poteva proteggere il cuore di quel cavaliere dai suoi tormenti. Lei gli appariva ad ogni passo pecorso, ad ogni radura attraversata. Il suo sguardo, l'eco del suo sorriso ed il suono della sua voce erano vivissimi nel suo cuore. Le sue carezze, la malinconia che talvolta la prendeva, ma anche la luminosità che le accendeva gli occhi quando lo guardava, erano ricordi che davano vita a sensazioni fortissime. E poi quello schiaffo, ancora vivissimo sulla sua pelle. Le sue parole di sdegno, di rabbia, di odio. Se Guisgard avesse fermato il cavallo, abbandonandosi alla disperazione di quei pensieri sarebbe impazzito. "E val davvero la pena vivere?" Pensò. "Per cosa? Per chi?" Che beffarda la vita, si ripeteva. Anni vissuti tra avventure, duelli, donne, sogni di fama e gloria. Anni senza badare troppo al domani, agli altri, forse neanche a se stesso. Quante promesse e quanti giuramenti a tante donne. Quante parole recitate sull'effimero alito di un'illussione. Ed ora invece, ora che tutto sembrava avere un valore, una promessa di felicità, tutto appariva destinato ad un inevitabile oblio. Ora che la vita, forse per la prima volta, sembrava avere un senso, lui sentiva che gli stava scivolava via. E non poteva far nulla per evitarlo. E più di una volta, lungo la strada, qualcosa gli disse di tornare indietro, a quell'abbazia. E poi? Cosimus li avrebbe inseguiti per sempre, costringendo lui e Talia ad avere come assidua e devota compagna madonna Morte. E più quel pensiero lo raggiungeva, più lui di contro spronava il suo cavallo. "Corri, amico mio! Corri!" Sussurrava al suo destriero. "Corri, cosi da poter raggiungere il nostro destino al più presto..." Ma quando da lontano intravide la sagoma di Capomagnus, arrestò finalmente la sua corsa. Si voltò indietro per un'ultima volta. Ed in quel momento, quello che i compagni ritenevano essere un ineguagliabile cavaliere ed i nemici un temibile spadaccino, fissò con occhi inumiditi e vermigli il sentiero appena percorso, come un novello Orfeo dopo aver peduto nell'Ade la sua Euridice... http://lirio.freeblog.hu/Files/holly...lys%C3%A1g.jpg Ma chi legge non creda che l'eroe sia solo in questo momento. A pochi passi da lui volteggiava nell'aria, come il più indulgente degli angeli custodi, la piccola Empi, fata dei boschi e sua protettrice, proprio come la divina Atena lo fu di Ulisse. |
<continuava a volare la fata, sottoponendo le fragili ali ad uno sforzo immane. Attraversava la foresta, mentre nella mente analizzava ogni verso delle antiche profezie, chiedendosi se davvero fosse giunto il momento tanto atteso dal Piccolo Popolo o se fosse tutto solo un terribile sbaglio e quel cavaliere, che tanto faticava a seguire, non fosse che un umano come tanti. La foresta salutava il suo passaggio in quella notte oscura ma non v’era la solita armonia tra quelle foglie. Qualcosa di oscuro e impalpabile minacciava quei luoghi, qualcosa che la fata percepiva ma non poteva definire> Madre Terra proteggi la tua figlia ed opera affinchè si compia il suo destino <si sorprese a sussurrare in un attimo di scoramento. Vide l’abbazia ed il cavallo di Guiscard e Talia che si fermava. Arrestò il suo volo e si avvicinò a quelle mura> Gli umani costruiscono templi di pietre al loro dio <mormorò tra sé e sé> ignorando l’unico tempio vivente all’unica vera Dea: la foresta <posò i piedini sul bordo di una finestra ed osservò silente la scena tra Guiscard, Talia e l’anziano. Ascoltò le parole del Cavaliere e percepì tutto il suo dolore ed infine il colpo di Talia sul suo viso sollevò tutto il suo stupore> Che strano modo di amare hanno gli umani <pensò> Più le loro energie sono vicine e più s’impegnano ad allontanare i loro corpi <vide infine Guiscard allontanarsi e osservò Talia. Per un attimo ebbe l’impulso di fermarsi con lei, di consolarla, di rivelarle ciò che la sua condizione le permetteva di comprendere, ciò che il cuore di Guiscard custodiva, ma non era quello il suo destino> Terra mi chiama ad un altro compito <si disse per convincersi a lasciare quella donna e il suo dolore. L’energia della fata s’espanse ed una lieve aura d’un verde pallido circondò il suo corpo minuto. Sollevò le braccia verso il cielo> Vento, impalpabile carezza del cielo, ascolta la mia voce io ti invoco <esclamò con una voce antica, primordiale, la voce della Terra> Mostra le tue lacrime, che tutto si bagni del dolore del Cervo e della sua Foresta. Così è il volere della Madre Terra e così si compia. <tacque infine e abbasso le braccia mentre in cielo alcune nubi s’addensavano pronte ad una lieve pioggia. La fata allargò le ali, voltò il suo viso verso Guiscard e riprese a seguirlo. Volteggiava nell’aria a pochi passi da lui, la sua aura sfiorava quella dell’umano. Sentì la malinconia dell’assenza, la disperazione, il dolore, il desiderio di abbandonare il suo destino.> Non ora Cavaliere, non cedere ora <pensò e poi cantò. Una dolce nenia sussurrata appena, non udibile ad orecchie esterne ma che Guiscard poteva percepire con l’orecchio del cuore nella forma di una lenta pace che s’insinua nei pensieri e dona all’umano per cui la fata canta tutta la forza della Terra>
|
Una fitta e sottile pioggia iniziò a cadere dal cielo poco dopo la partenza di Guisgard, una pioggia leggera che purificava l’aria e che, per qualche strana ragione, mi sembrava avesse il potere di farmi vedere le cose più chiaramente.
Ero nella stanzetta che mi era stata offerta, immobile vicino alla finestra, e osservavo fuori la foresta bagnata con un intollerabile peso sul cuore… Gli avevo detto che lo odiavo, pensai… ma quanto lontana dal vero era quell’affermazione! Mi sorpresi a pensare che, se davvero non l’avessi più visto, se davvero non avesse più voluto o potuto tornare, quella bugia sarebbe rimasta l’ultima cosa che gli avevo detto! Sospirai, osservando l’orizzonte umido e per un folle momento pensai di uscire e seguirlo… per un folle attimo pensai di andare a sellare un cavallo e correre a Capomagnus… Un folle attimo e un folle proposito, che scacciai all’istante! Dopotutto era stato chiaro: non mi voleva… e io l’avrei rispettato! Eppure… eppure c’erano molti modi per prendersi cura di qualcuno e io, io da quel convento, potevo forse trovarne un altro? Chiusi gli occhi, riflettendo… Era una mattina luminosa, il cielo sopra Carcassonne era terso e l’aria era fresca. Avrò avuto circa sei anni all’epoca ed ero una bambina vivace… avevo passato le ultime ore raccogliendo fiori sul crinale che saliva verso la collina: era un’occupazione cui avevo dedicato la massima cura poiché quei fiori, piccole viole e margherite candide, erano per la tomba di mia madre, che ci aveva lasciati l’anno precedente. Trovai mio padre ad attendermi sul piccolo ponte che portava verso la tomba, ero estatica per quel mio personalissimo dono primaverile e gli corsi incontro tendendogli il mazzolino che, con cura, avevo assemblato e adornato… ma mio padre non mi dette il tempo di parlare. “Hai mancato la tua lezione!” disse, invece, non appena gli giunsi di fronte, strappandomi i fiori dalle mani. “Sono stata a cogliere questi…” tentai di spiegare “Sono per la mamma!” Lui mi lanciò un’occhiata carica di sdegno: “E cosa credi che possa farsene tua madre di questi fiori là dove si trova? E’ per queste frivolezze che vieni meno ai tuoi doveri?” Gli occhi mi si riempirono di lacrime: “La mamma li amava tanto…” tentai di spiegare “Ho solo pensato che le sarebbero piaciuti!” Lui non rispose ma mi lanciò uno sguardo duro, uno di quegli sguardi che non lasciavano adito ad ulteriori commenti. L’arrivo di Raphael mi sorprese. “Restituitele i fiori, padre, vi imploro!” disse, con quel tono sicuro che aveva assunto già da qualche anno, da quando era iniziato il suo addestramento. “Resta al tuo posto, Raphael!” lo zittì l’uomo. Il ragazzino, dieci o undici anni al massimo, si fermò tra me e lui: “Vi offro la mia spada, padre!” disse sicuro di sé “La mia spada in cambio dei fiori di Talia!” Io lo guardai sorpresa… quella spada, poco più che un gioco in realtà, era l’orgoglio di mio fratello… il segno che il suo addestramento procedeva e che un giorno sarebbe stato un cavaliere! “Sai cosa stai facendo?” gli domandò il visconte, serio “Non riavrai questa spada fintanto che io non deciderò che la meriti, mentre i fiori di tua sorella domani saranno morti! Sei sicuro di voler fare questo patto con me?” “Sono sicuro!” Mi furono restituiti i fiori che con tanta cura avevo raccolto, così io e Raphael andammo a posarli sulla tomba della mamma. “Perché lo hai fatto?” ricordavo di avergli chiesto poco dopo, mentre tornavamo verso il castello. “Perché sono un cavaliere!” “Già!” dissi “E quella era la tua spada! La tua bella spada… Non può esserci un cavaliere senza la sua spada!” “Non può esserci neanche una dama senza i suoi fiori!” mi rispose con un sorriso. Restammo in silenzio per un attimo, poi lui soggiunse: “Mi è stato insegnato che talvolta è necessario compiere un sacrificio! Tu sei la mia dama e io ti voglio bene… Ho offerto qualcosa di mio in cambio della tua felicità: un piccolo sacrificio in cambio della tua gioia… questo è ciò che significa amare!” Riaprii gli occhi di scatto. ‘Ho offerto qualcosa di mio in cambio della tua felicità… questo è ciò che significa amare!’ Un brivido mi percorse la schiena, un brivido di panico e di sollievo insieme: adesso sapevo quello che dovevo fare! Sentii le campane della chiesa suonare, stava iniziando la funzione. In fretta, mi coprii la testa con un velo e uscii dalla stanza: avrei atteso padre Alwigh al termine della messa e gli avrei esposto la mia idea… ne sarebbe stato triste, forse, ma mi avrebbe aiutata. Ne ero certa! |
Si nella campagna saremo piu sicuri dissi guardando Maladesh chiamai buck e dissi andiamo amico mio dove andiamo adesso puoi correre finche vuoi e riposarti senza problemi mentre seguivo gli altri pensavo a Guisgard chissà se lo rivedrò sia lui che mylady Talia dissi dentro di me.
|
Morrigan aveva ascoltato Elisabeth in silenzio... come sempre le capitava da quando era in compagnia di quella donna, aveva ascoltato le parole dette e le sensazioni non dette... aveva avuto un brivido nel momento in cui Mion aveva pronunciato il nome di Polgara, poi la donna aveva passato un lungo, misterioso sguardo su di lei, quindi su Mion... cosa voleva dirle, quello sguardo? E chi era Polgara? Conosceva anche lei, grazie alle sue visioni?
Non erano sole e quindi non osò chiedere nulla. Sobbalzò soltanto quando Elisabeth aveva suggerito che avrebbero potuto dividersi, e che lei avrebbe anche potuto seguire Mion, se l'avesse voluto... se Elisabeth l'ha suggerito, ciò significa che secondo lei la cosa potrebbe anche essere presa in considerazione... ma no! Perchè dovrei lasciare lei, per seguire quest'uomo che conosco appena? Perchè lui? Ma subito le parole di Mion, stranamente la rassicurarono... "Percorreremo la stessa strada... voi state cercando quell'uomo, Cosimus, mentre io cerco lady Talia e Guisgard... non vi è motivo, dunque, di dividere le nostre forze"... Tuttavia, non fu che la consolazione di un attimo, perchè in quel momento Morrigan provò una profonda, lacerante tristezza... Elisabeth cercava Cosimus, Mion cercava Talia... e lei? Cosa cercava, lei? Come sempre le era accaduto nella vita, si era messa al servizio della ricerca di altri, senza avere, essa stessa, un suo obiettivo... era un pensiero davvero doloroso, il comprendere di non avere mai avuto qualcosa da inseguire per se stessa... Chinò piano le ciglia, per nascondere i suoi pensieri. "Quindi è deciso", mormorò "Quando sarete pronti ci dirigeremo verso il villaggio" |
Appena giunsero in campagna, a poca distanza dalla porta di Capomagnus, Maladesh e gli altri udirono dei passi.
"Cosa è stato?" Chiese uno dei due assistenti. "Silenzio!" Intimò Maladesh ai suoi. Cercò allora di avvicinarsi al carro per prendere le armi, ma fu tardi. In quello stesso momento cinque cavalieri ben armati li circondarono. "Fermi tutti, in nome del signore di Provenza!" "E sia... ma ricordate che siamo disarmati..." disse Maladesh. "Non sarebbe cambiato nulla!" Rispose il capo di quei cavalieri. "Ehi, tu..." disse poi rivolgendosi a Cavaliere25 "... avvicinati che voglio vederti bene in viso!" |
Mi avvicinai lentamente al capo delle guardie e dissi ditemi signore cosa c'è che non va ? domandai mi senti bloccare la voce per paura che mi avessero scoperto non potevo scappare ero circondato rimasi fermo e immobile davanti a quel uomo aspettando che mi guardasse bene sperando che mi avrebbe lasciato andare.
|
Intanto, nell'abbazia, le campane annunciavano la fine della santa messa.
Poco dopo, padre Alwig uscì dalla cappella e trovò Talia ad attenderlo. "Come vi sentite, milady?" Domandò il chierico. "E come mai vi trovo qui ad attendermi?" |
Al carro di Maladesh, il cavaliere cominciò ad osservare Cavaliere25.
"Mmm... mi sembra una faccia comune, come molti dei bifolchi che abitano queste terre..." disse il cavaliere. "Ehi, Malvon..." chiamò poi uno dei suoi "... tu eri di guardia alla prigione di lady Talia e vedesti quel falso frate... dì, lo riconosci questo?" Malvon osservò con attenzione Cavaliere25 ed all'improvviso esclamò: "Per la barba del diavolo! E' proprio lui! Lo riconosco! Questo cane portò alla ragazza la pozione!" "Prendetelo e legatelo al carro!" Ordinò il capo dei cavalieri. "E voi altri tenete sotto tiro i suoi compagni! Il primo che muove un dito infilzatelo!" Poi, guardando Cavaliere25, disse: "Ora ti farò a brendelli le carni, maledetto!" Ed estrasse dalla sella una pesante frusta di cuoi e piombo. "Maledetti, lasciatelo stare!" Urlò Maladesh. "Io sono il suo capo! Il piano era mio!" "Tranquillo!" Rispose il capo dei cavalieri. "Finito con lui, toccherà a voi tutti!" |
Mi scagliai contro i cavalieri e cercai di scappare mi misi a correre piu veloce possibile cercando di non farmi acciuffare cercai con lo sguardo un posto dove nascondermi mentre correvo mi gurdai indietro e dentro di me dissi mi dispiace amici miei ma devo nascondermi e quando sarò al sicuro vi verrò a salvare anche a voi.
|
Ma la fuga di Cavaliere25 durò poco.
Erano in troppi e lo presero subito. Lo legarono al carro, sotto gli occhi dei suoi impotenti amici e gli venne strappata la tunica. "Ora assaggerai la mia frusta!" Ringhiò il capo dei cavalieri. |
Nooooooooooo gridai e iniziai a scalciare a chi mi si avvicinasse lasciatemi andare cosa vi ho fatto di male? ve la farò pagare cara maledetto bifolco e lo guardai con uno sguardo di rabbia e cattiveria.
|
Nel frattempo, nella foresta, Elisabeth, Morrigan e Mion camminavano guardinghi.
Mion però non riusciva a non fissare Morrigan. La ragazza gli appariva pensierosa ed inquieta. E per tutto il cammino non disse nulla, celando dentro di se i suoi pensieri su di lei. Giunsero ad un certo punto davanti ad un bivio. "Di là" prese a dire Mion "si torna a Capomagnus... mentre di l' si va verso la radura maledetta dove sorge la torre..." Fissò la strada per alcuni istanti ed aggiunse: "Lady Talia sarà ancora in quella prigione... ma senza un piano sarebbe un suicidio tornare lì... voi cosa proponete, mie signore?" Chiese poi rivolgendosi ad Elisabeth e Morrigan. |
“E’ stata una funzione molto bella!” dissi con un sorriso al chierico che stava venendo verso di me… poi, quando mi fu di fronte, soggiunsi: “Vorrei parlarvi, volete fare una passeggiata con me?”
Mi voltai e presi a camminare per l’ampio cortile antistante la chiesa… mi sentivo come quando, da bambina, portandomi a passeggiare per la campagna, padre Alwigh era capace di farmi vuotare il sacco su qualsiasi argomento… Sorrisi tra me al pensiero. “E’ molto bello, qui!” dissi dopo un attimo, osservando il cielo che iniziava a rasserenarsi un poco dopo la pioggia “Non mi stupisce che siate partito da Carcassonne per venire in un luogo di questo genere! Questa pace… chiunque potrebbe essere felice qui! Chiunque potrebbe mettere a tacere il proprio cuore in un posto come questo, potrebbe buttarsi alle spalle il passato e vivere soltanto giorno per giorno…” sospirai “Ricordate ciò che diceva Raphael, padre… che soltanto i desideri ci mostrano che siamo vivi? Beh, a me invece non dispiacerebbe metterli un po’ a tacere… Credete che sia possibile, padre? Credete che sia possibile smettere di ascoltare il cuore?” |
Nel frattempo, alla torre, Cosimus interrogava la vecchia carceriera.
"Possibile che tu non ti sia accorta di nulla?" Chiese con rabbia il malvagio cavaliere. "Non hai compreso subito il trucco del falso frate? Rispondimi, cagna!" Ma la vecchia restava in silenzio. Cosimus allora fece cenno al boia, il quale cominciò a torturate la vecchia donna. Ad indicibili supplizi fu sottoposta la vecchia carceriera ed ogni volta che il boia, sotto ordine del suo padrone, allentava le torture Cosimus rivolgeva altre domande alla povera carceriera, senza però che questa rivelasse nulla. Allora i tormenti le furono inflitti con ancora più vigore e malvagità. Le carni, sotto i ferri roventi, cominciarono pian piano prima a cuocersi e poi ad aprirsi. Terrificanti ed inumani strumenti di dolore violarono e martoriarono quel vecchio e stanco corpo con una ferocia senza limiti. Ma la vecchia continuava a restare in silenzio. Fino a quando, straziata, finalmente spirò. "Maledetta!" Disse Cosimus. "Ora sarà il demonio ad interrogarla!" "Ora cosa faremo, mio signore?" Chiese Caitley. "Attenderemo il ritorno dei nostri uomini..." rispose Cosimus "... sperando che portino buone notizie!" In un posto lontano, in quello stesso momento... Una giovane donna raggiunse un vecchio molo... Scrutava il mare con gli occhi colmi di speranza... Quando ad un tratto vide una barca ed una sagoma a lei familiare e cara... L'amato la prese con se e la portò via... Finalmente ora potevano vivere il loro amore per sempre... |
Padre Alwig e Talia passeggiavano per quell'ampio cortile.
"Smettere di seguire il cuore?" Ripeté il chierico. "E' singolare chiederlo in un posto come questo... qui, tutti coloro che vi vivono hanno seguito il proprio cuore... trascorrere la vita lontani dal mondo, fra queste mura, volgendo il proprio animo ad un qualcosa che per molti è incomprensibile... forse, figlia mia, io sono il meno adatto a rispondere a questa vostra domanda... sono qui perchè non ho potuto fare a meno di seguire il mio cuore... se non l'avessi fatto, non sarei felice..." |
Gli sorrisi: "Avete ragione... eppure voi siete la persona più adatta a rispondermi, perché voi mi conoscete bene e da tanto tempo, fin da quando sono nata... conoscevate Raphael, conscevate mia madre... E allora, ditemi, padre, voi crdete che io sia forte? Credete forse, come Raphael diceva, che il mio spirito testardo potrebbe permettermi di fare qualunque cosa? Ditemelo, padre, perché quello che voglio fare... per cui richiederò il vostro aiuto... necessiterà di tutta quella volontà!"
|
Alwig la fissò per un momento.
"Si, siete una ragazza molto forte..." disse "... celato sotto la vostra grazia e la vostra delicatezza si trova un'animo indomito..." Restò un attimo in silenzio per poi aggiungere: "In molte cose mi ricordate vostra madre... una volta mi rivelò di non essere veramente felice... io ne restai turbato... ma ella, con candore aggiunse che tutta la sua devozione era per i propri figli... lei ha lottato tutta la vita per la felicità vostra e di Raphael... questo le dava la forza di andare avanti..." |
Cavaliere25 fu legato con forza al carro.
Mentre gli altri, immobilizzati, furono costretti a guardare. "Ora ci divertiremo, canaglia..." disse con un sadico sorriso il capo dei cavalieri, mentre volteggiava la sua frusta. Un attimo dopo tre rapide e dolorose frustate cominciarono a segnare la schiena del giovane apprendista di Maladesh. "Ragazzo mio..." mormorò con rabbia mista a disperazione il cacciatore di taglie, nel vedere in quelle condizioni il suo giovane compagno. Intanto, quei malvagi cavalieri ridevano ed insultavano il giovane apprendista. "Grossi idioti!" Disse una voce alle loro spalle. "Ma chi diavolo..." farfugliò il capo dei cavalieri. "Con simili uomini come può pretendere Cosimus di catturarmi?" Aggiunse il nuovo arrivato. "Chi sei tu?" Chiese uno dei soldati. "State setacciando la foresta ed il borgo da ore ed alla fine sono io a dover venire da voi! Che idioti!" "Ma allora tu sei..." prese a dire il capo dei cavalieri "... uccidetelo, uomini! Chi ci riuscirà sarà egli stesso a portare la sua testa a lord Cosimus!" Guisgard estrasse rapido la spada e subito ferì a morte il primo di loro che gli si lanciò addosso. Approfittando del caos, Maladesh estrasse dal carro alcune armi e le lanciò agli altri. Scoppiò allora un duro e sanguinoso scontro. Poco dopo i cavalieri di Cosimus erano tutti morti. Corsero allora tutti attorno a Cavaliere25. "Tranquillo, ragazzo..." disse Guisgard controllando le sue ferite "... ti hanno solo dato pochi colpi..." Lo sciolsero e lo fecero riposare sul carro. http://1.bp.blogspot.com/_g8BQFSPckx...tain_Blood.jpg |
Morrigan scrutò con intensità l'una e l'altra parte che Mion aveva indicato, come se dovesse cogliere nel vento la risposta a quell'interrogativo.
"La decisione non è facile", si pronunciò infine, "ma d'altra parte, occorre essere pratici: noi siamo già state dentro quella torre, e tuttavia ne siamo state allontanate, quasi non fosse questa la giusta strada... i vostri compagni sono stati trucidati sotto quelle mura, e come voi dite, affrontare nuovamente quegli uomini potrebbe essere rischioso... inoltre, ho visto quelle fortificazioni, e so cosa significa doverle espugnare con la forza... in ultimo, noi cerchiamo Guisgard, e Guisgard non è lì, come voi stesso ci avete detto. Io, quindi, proporrei di andare al villaggio e cercare lì le tracce di quell'uomo, così che Lady Elisabeth possa compiere la sua missione. Quanto a voi e al vostro mandato, trovate Guisgard e troverete anche la donna che cercate... lui saprà di certo condurvi fino alla dama!" |
Levai tristemente gli occhi al cielo…
“Io la ricordo così poco mia madre…” mormorai “Ricordo il suo sorriso e il colore dei suoi occhi, ricordo il profumo dei suoi capelli e il modo i cui mi consolava quando ero triste o arrabbiata… ma Raphael mi parlava di lei qualche volta e quei racconti li ricordo così bene…” Sospirai, poi tornai a guardarlo: “Ma se ciò che mi dite è vero, allora significa proprio che la felicità non possa essere della nostra famiglia…” Rimasi per un attimo in silenzio, poi con voce ferma e decisa proseguii: “Vorrei che scriveste a mio padre per me! Scrivetegli, ditegli che sono qui e che sono pronta a tornare a Carcassonne… ma ad una condizione!” Feci una breve pausa, ma non vi era incertezza nel mio cuore: “Gli direte che durante questa mia…visita presso il vostro santo monastero, fui avvicinata da un uomo di nome Cosimus che si pregia di essere al servizio del signore di Provenza. Quest’uomo mi ha minacciata e messa in pericolo, ma per fortuna un cavaliere di nome Guisgard mi ha liberata. Direte a mio padre che desidero che lui e il duca di Borgogna intercedano presso il Vescovo per ottenere la Grazia per questo valente cavaliere, il quale è ingiustamente accusato di orribili crimini e, inoltre, che si adoperino perché Cosimus venga rimosso dai suoi incarichi. Se lo faranno, io partirò per Carcassonne immantinente e arriverò in tempo per la data stabilita… nessuno dovrà sapere altro se non che feci un viaggio per mondare la mia anima, dopo di che e sarò a disposizione completa del duca di Borgogna, senza più proteste o colpi di testa. Se invece non lo faranno, affronteranno l’onta di un matrimonio deserto, perché non mi rivedranno mai più!” Lo osservai ancora per un istante, poi soggiunsi: “Vi consiglierei, mio buon padre, di andare a scrivere immediatamente quella lettera… come vedete è cosa piuttosto urgente! Quanto a me, con il vostro permesso, mi ritirerò!” Feci un piccolo inchino e mi voltai per andarmene… avevo fatto pochi passi quando mi bloccai. “Oh! E…” soggiunsi “E’ evidente che non partirò da qui fintanto che non avrò quella lettera di Grazia tra le mani, per cui sarà necessario che si affrettino, dato che hanno delle date da rispettare! E quando avrò quella lettera, padre, la consegnerò a voi, poiché ho fiducia che ne farete il giusto uso!” |
"E sia!" Disse Mion. "E' giusto ciò che dite! Seguiremo la strada che ci riporterà a Capomagnus. Lì potremo preparare un piano... e magari, chissà, avere qualche buona notizia!"
I tre così si diressero verso Capomagnus, percorrendo quella strada all'ombra di grossi alberi, tra le cui foglie il vento sembrava descrivere una delicata melodia. Mion restò ancora chiuso in quel suo strano silenzio. Fissava solo, di tanto in tanto, l'elsa della sua spada, come se cercase da quella fedele ed inseparabile compagna risposte che, forse, nessuno poteva dargli. |
Nell'abbazia, intanto, Alwig restò sorpreso dalle parole e dalla determinazione di Talia.
"Ma... siete certa di ciò che dite?" Chiese profondamente turbato. "E' la vostra vita che mettete in questa triste condizione! E nessuno potrà poi ridarvela!" Si avvicinò e cercò di comprendere lo stato d'animo della ragazza. "Perchè accettate una simile situazione?" Domandò ancora. "Allora la vostra fuga? Gli stenti, i pericoli? E quel cavaliere? Dicevate il vero quindi quando gli urlaste di non volerlo mai più vedere?" |
Chusi gli occhi un momento, cercando di scacciare quel peso terribile che mi era sceso sul cuore...
"Molte cose sono cambiate dal giorno in cui fuggii..." mormorai "Quanto a lui... non si tratta soltanto di Cosimus, vi è anche quella condanna che non lascia scampo... se pure batterà Cosimus, non potrà sfuggire a quella terribile sorte e io..." la voce mi tromò, ma non ci badai "Io preferisco non vederlo più e saperlo vivo e felice da qualche parte, piuttosto che vederlo appeso ad una forca! Non posso, padre, non posso permettere che muoia!" |
"E lui, secondo voi..." disse padre Alwig a Talia "... accetterà tutto questo? Potrà davvero vivere felice altrove? Ne siete certa?"
La fissò, come se volesse scrutarne ogni piaga dell'anima, ed aggiunse: "Sapete vero... sapete che state decidendo per entrambi, milady? Come voi forse state barattando la vostra felicità per la sua vita... lui potrebbe voler far altrettanto per voi..." |
Quando aveva visto Capomagnus dalla sommità della vallata, non le era sembrata molto distante. Cosicchè, nonostante al loro cammino si fosse aggiunto il tratto di foresta che avevano percorso nel senso opposto durante la notte, Morrigan stimò che la strada non dovesse essere lunga.
Uno strano silenzio regnava tra loro, un silenzio riempito solamente dal fremere delle foglie scosse dal vento. Mion restava in silenzio... buffo, pensò Morrigan, da parte di un uomo tanto loquace persino in preda al delirio e al dolore! Che stesse nascondendo qualcosa? La sua natura la portava spontaneamente a diffidare del suo prossimo, eppure ogni volta che quel dubbio la sfiorava, nella sua mente rivedeva il lampo della spada di Mion che guizzava al suo fianco e colpiva veloce quei balordi nel bosco... era accorso in sua difesa, e le sarebbe sembrato davvero poco generoso se non gli avesse concesso nemmeno un briciolo di fiducia! Così si fece coraggio e pe un istante gli si fece appena più da presso. Chinando il capo verso quell'uomo, gli rivolse la parola. "Alle volte il sopravvivere ai nostri compagni ci appare più una maledizione che una benedizione", gli sussurrò svelta, come se non volesse dare troppo peso alle proprie parole, "ma alla fine scopriamo che questo è un pensiero arrogante, mio signore, perchè nessuno di noi in verità può permettersi di giudicare l'operato degli dei..." Mentre diceva questo, si avvide che Mion lanciava una rapida occhiata all'elsa della sua spada. Questo dettaglio la incuriosì, e la spinse a proseguire: "Tuttavia, se mai qualcose vi turbasse l'animo, forse parlarne ad un orecchio amico potrebbe darvi sollievo, anche se momentaneo" |
"E che cosa dovrei fare?" chiesi stizzita "Cosa? Aspettare? Come ho fatto con Raphael? Aspettare che muoia per poi pentirmi di non aver fatto niente? Mi dispiace ma non andrà così! E poi..." inspirai profondamente "E poi che cosa vi dice che non sarà perfettamente in grado di vivere felice da un'altra parte? Avete sentito anche voi ciò che ha detto prima di andarsene e lasciarmi qui, non è vero? Volete che ve lo ripeta? No, non è più interessato a me... Quindi, dal momento che non tornerà comunque, tanto vale che io mi occupi della sua dannata testa come meglio credo!"
Ero arrabbiata, furibonda... ma mi pentii di essermela presa con il buon chierico. Mi appoggiai al muretto basso che delimitava il chiostro e sospirai, poi mormorai: "Mi dispiace, padre! Mi dispiace di esser stata tanto sgarbata... voi avete ragione, ma questo è tutto ciò che posso fare per lui, e lo farò!" |
Mion sentì una strana sensazione nel vedere Morrigan avvicinarsi e poi cominciare a parlare.
"Si, sopravvivere a chi si ama credo sia un tormento atroce..." disse "... poichè anche una parte di te stesso va via con loro... ecco perchè ho dedicato la mia vita solo all'arte della spada! Ho viaggiato in lungo ed in largo per affinare questa mia abilità... perchè sono certo di una cosa... quando si spezzerà la lama della mia spada... anche la mia vita farà la medesima fine!" Lanciò allora una rapida occhiata a Morrigan. Il suo cammino, fino a quel momento, era stato un susseguirsi di sguardi rapiti, solo accennati verso quella misteriosa, per lui, ragazza. "E voi..." chiese tenendo lo sguardo fisso davanti a sè "... voi avete mai perso qualche persona cara?" |
"Siete davvero certa che non sia interessato a voi?" Chiese padre Alwig. "Forse ora starà pensando a voi..."
Alzò allora lo sguardo verso il cielo e continuò: "L'ho visto prima che partisse... sapete, milady, ho visto molti uomini e molte donne soffrire in vita mia... per la fame, per le malattie, per l'ingiustizia dei propri simili... ma solo negli occhi di quel cavaliere ho veduto un male diverso... un male dell'anima, un tormento senza fine..." "Ricordo che..." aggiunse poi "... vostra madre mi ha sempre chiesto una grazia... che fossi io ad unirvi in matrimonio con un uomo... ma temo che questo non accadrà... in Borgogna vi sono molti buoni sacerdoti..." Ed un secco vento cominciò a soffiare sul cortile. |
"Una persona cara... immagino dipenda dal valore che date a questo appellativo... cos'è caro, per voi? Chi divide con voi lo stesso sangue o lo stesso letto? Se è questo, allora no, signore... ma se caro è per voi il compagno che ha diviso con voi il suo pane, o che vi ha difeso con il suo corpo o con la sua ultima freccia, ebbene, in questo caso, ho molti nomi da annoverare"
Chinò il capo un istante, per sfuggire il suo sguardo improvviso. La vista le cadde nuovamente sulla sua arma che risplendeva a tratti colpita dalla luce. Era una bella lama spagnola, dalla guardia ben lavorata. Morrigan sorrise lievemente... la spada... sapeva bene a cosa Mion facesse riferimento... la spada è un prolungamento stesso del tuo corpo... "Non temete, messere, voi non perderete la vostra lama, poichè essa vi è tanto cara... ", disse misteriosamente. |
"Quindi nella vostra vita non vi è nussuno..."
Ma Mion si rese presto conto di quelle sue parole ed un senso di imbarazzo lo colse. "La mia spada?" Ripeté poi. "Una volta un saggio indù mi insegnò che al mondo vi è sempre qualcuno più abile di noi... io non credo in questo... so che la perfezione si può raggiungere... voi avete detto che non perderò la mia lama... perchè ne siete così certa, ditemi?" |
Mi feci condurre per le strade del destino, sapevo che nella torre avrei trovato Cosimus.......ma Morrigan e Mion avevano fatto la loro scelta........A casa la mia famiglia aveva il terrore di starmi accanto, prevedevo ogni cosa...il cambiamento del tempo, il pensiero della gente.....la notte mi svegliavo con visioni atroci che nell'arco di qualche giorno si rivelavano vere......Mia nonna era l'unica che mi comprendeva, sapeva cosa mi stava accadendo......mio padre era un uomo in vista nel nostro villaggio , molto religioso e io per lui ero stata una maledizione.......diceva che dovevo punire il mio corpo per purificare la mia anima.....interi giorni senza mangiare lasciata al freddo delle notti delle Highland.......iniziai cosi' ad amare la natura...a sentirla casa mia.....Un giorno vidi mettere qualcosa alla zampa di un falco.......e dopo qualche giorno fui condotta da uomini fidati al porto di Oban...dove una nave mi porto' in Francia ...e da li' raggiunsi i signori di provenza.....mi trattarono come una figlia, un giorno fui condotta da una donna, era la madre di Cosimus.....fu lei ad iniziarmi......fu lei a farmi sentire per la prima volta una persona normale, ricordo ancora le sue parole ....per raggiungere la saggezza avrei dovuto conoscere anche le forze oscure........le forze del bene e del male dovevano essere in me un unica forza....come la notte col giorno....il bianco e il nero...........Una lieve pioggia investi' i nostri volti........Il mondo delle fate....Madre Terra era in piena attivita', e tutte le sue creature all' opera.......erano le mie uniche compagne......chi viveva nel bosco come me......non aveva altra famiglia......." Spero non me ne vogliate se interrompo il corso delle vostre confidenze.....forse e' meglio proseguire, non sono arrivata a Cosimus.....ma conoscero' colui la cui anima non si e' macchiata del sangue di nessun innocente.........e non e' distante da qui........Morrigan, io ti conobbi il giorno in cui muovesti i tuoi primi passi..........tu sei nata perche' io potessi un giorno lasciarti tutta la mia conoscenza.........ti ho sempre amata come una figlia...sino a quando i tempi non sono diventati maturi....ed hai potuto conoscermi.........ed ora affrettiamo il passo...un uomo deve essere curato.....e Guisgard......mi deve un favore...".........cosi' certa di essere seguita......proseguii verso un carro.....fermo nei pressi di Campomagnus
|
Morrigan stava per rispondere, quando la voce di Elisabeth si levò alle sue spalle facendola sobbalzare. Si accorse solo in quel momento di quanto la donna fosse stata silenziosa per tutto quel tempo, e di come li avesse seguiti senza fare alcuna opposizione, lasciando che lei decidesse per l'intera spedizione. Questo la piombò in un profondo imbarazzo. La conversazione con Mion l'aveva dunque così distratta dai suoi compiti, facendole perfino dimenticare di chiedere sempre il parere della sua guida?
Si fermò, prese tra le sue le mani di Elisabeth, con un gesto affettuoso con il quale intendeva scusarsi silenziosamente per la sua condotta. "Morrigan, io ti conobbi il giorno in cui muovesti i tuoi primi passi..........tu sei nata perche' io potessi un giorno lasciarti tutta la mia conoscenza.........ti ho sempre amata come una figlia...sino a quando i tempi non sono diventati maturi....ed hai potuto conoscermi..." Queste parole le entrarono dritte nel cuore... se questo fosse vero, se davvero potesse essere vero, allora tante cose potrebbero cominciare ad avere un senso... la mia stessa vita potrebbe cominciare ad avere un nuovo significato! "...ed ora affrettiamo il passo...un uomo deve essere curato.....e Guisgard......mi deve un favore..." Morrigan annuì, quindi con un gesto deferente che mai aveva compiuto prima di quel giorno, si inchinò e baciò le mani di quella donna che era e sarebbe sempre stata la sua maestra. Quindi si levò e la scrutò con uno sguardo serio, deciso. "Voi avete già veduto tutto questo, non è così?", disse infine, "Io vi ho guidato fuori dalla foresta, ma adesso lasciate che sia la vostra saggezza a guidarci verso la nostra meta" |
Quel forte vento improvviso fece quasi volare via il velo che copriva i miei capelli, lo riafferrai appena in tempo e lo tenni stretto intorno a me…
“Non crediate, padre, che ciò mi rallegri!” mormorai “Se mia madre vi chiese questa grazia, significa che ella mi conosceva… mi conosceva bene ancor prima che io stessa imparassi a conoscermi…” Sospirai. “Ma da ciò che mi è stato raccontato di lei, sono certa che comprenderebbe questa mia scelta… pure non approvandola, magari. E sono certa che anche voi possiate comprenderla… Voi, che per devozione verso mia madre, restaste a Carcassonne dopo la sua morte per curarvi di me e Raphael! Ma volevate veramente bene a Raphael, vero? E anche lui ve ne voleva… teneva sempre in gran conto la vostra opinione! Tutto questo…” soggiunsi abbassando gli occhi “Tutto questo non sarebbe mai accaduto se Raphael fosse stato ancora vivo… Lui non avrebbe permesso si arrivasse a tanto!” Anche io alzai gli occhi al cielo, poi proseguii: “Ma è stato lui a suggerirmi ciò che dovevo fare… Fu lui, infatti, a dirmi un giorno che talvolta è necessario compiere un piccolo sacrificio per la felicità della persona che si ama! Ora, io offro l’unica cosa che possiedo, la mia persona, in cambio… se non della sua felicità, almeno della sua vita! Io non so cosa vi disse prima di partire, o cosa abbiate visto in lui… ma so quello che provo! Quello che provo... per lui! Ve l’ho detto, padre, se Guisgard dovesse morire, anche io morirei… ma se vive… beh, finché si è vivi c’è ancora speranza, non è così?” Lo osservai un momento con sguardo fermo, non avevo intenzione di discutere ancora e lui lo sapeva. “Ora, vi prego, scrivete quella lettera! Dite a mio padre che condiscenderò a qualsiasi suo ordine… purché salvi la vita di sir Guisgard! E’ tutto ciò che chiedo, la sua salvezza!” |
Vedendo Guisgard dissi sia lodato dio e lo guardai felice non ho sentito dolore non vi preoccupate sto bene dissi guardando il gruppo poi rivolgendomi ancora a Guisgard dissi come avete fatto a trovarci e dove è lady Talia? è viva? domandai preoccupato poi cercai di rimettermi in forze e di alzarmi in piedi.
|
Quell'atto di rispetto che Morrigan aveva avuto nei miei confronti.....mi lascio' senza fiato......tolsi le mani dalle sue.....e le poggiai sul suo capo...accarezzandolo...." Morrigan.....tutto nella vita ha un senso......e in cio' che ti ho detto..non c'e' mensogna alcuna, sei una persona umile e questo apre il tuo cuore.....ai segreti dell' universo.....alle regole della vita........e ora andiamo, portiamo a compimento questa storia......"...bacia la sua fronte......e appoggiandomi al mio bastone..incominciai ad avviarmi lungo la strada..........quel carro ora sembrava piu' vicino....tanto vicino.....che ora Guisgard......non era piu' una visione............
|
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 18.36.32. |
Powered by vBulletin versione 3.8.11
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Copyright © 1998 - 2015 Massimiliano Tenerelli