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Mamyon annuì a quelle parole di Clio.
Allora i tre si avviarono verso quel mulino a vento. Le sue pale giravano al vento, scricchiolando e tremando nel loro moto che appariva perpetuo a quei viaggiatori. Ad un tratto udirono delle voci. Poi della musica e dei canti. “Ehi...” disse Densesu “... ma da dove arrivano queste voci e questa musica?” “Da dietro questo mulino...” indicò Mamyon. I tre allora avanzarono adagio oltre quella struttura, fino a scorgere un campetto poco distante. Era come una piccola radura, dove diverse persone apparivano occupate a mangiare, a cantare, a ballare e a festeggiare. Odore di pane bianco e di verdure e carne alla brace riempiva l'aria. “Sembra che tutti qui si divertano molto...” guardandoli Densesu “... chissà cosa festeggeranno...” “Beh, non ci resta che chiederlo.” Mormorò Mamyon. E fece loro segno di seguirlo. “Dove vuoi andare?” Meravigliato Densesu. “A chiedere ospitalità per la notte.” Rispose Mamyon. “Ma nel bel mezzo della loro festa?” “Meglio, no?” Sorridendo il cavaliere. “Così saranno di certo di buon umore.” Raggiunse allora la radura e si presentò nel bel mezzo di quella festa. “Salute a voi, amici miei.” Cominciando a parlare. “Siamo lieti di vedervi così diverti da questi festeggiamenti. E sono state proprio le vostre voci e questa musica ad attirarci qui.” E fra i presenti, dopo quelle parole di Mamyon, calò subito un inatteso silenzio. E cominciarono tutti a fissare i tre nuovi arrivati. |
“Per giungere a Magdalonia” disse la vecchia a Parsifal “dovete seguire la strada maestra. Essa poi si dividerà in più direzione, ma voi non lasciate mai il sentiero sterrato che converge verso Sud... badate che molti tenteranno di sedurvi con vie apparentemente più semplici, comode e brevi, ma voi ignoratele... le forze del male tenteranno di attrarvi in altre direzioni, per farvi perdere e smarrire il cammino, ma voi resiste... altrimenti non giungerete mai dove siete attesi...”
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Ascoltai Velvò in silenzio...la voce alterata e piena di odio..lo guardai e mi avvicinai a lui scrutando pure l'orizzonte.."Oh vi sbagliate, io so che significa perdere una delle cose più importanti della propria vita...mia sorella Eleonor..e tutto colpa di un uomo...un cavaliere che io conobbi, le promise amore, di essergli fedele per l'eternità. Sapete, apparve un giorno a Camelot, da dove provengo, da un giorno all'altro e lei se ne innamorò follemente, e lui..non so. Alla fine si scoprì..che aveva già moglie e prole altrove. Fu un duro colpo per mia sorella, proprio un amore impossibile e per la disperazione....si uccise buttandosi da un pozzo. Sapete quanto lo ho odiato? Ma ho capito che l'odio non mi avrebbe portato a nulla..e soprattutto non mi riavrebbe ridato mia sorella".
Lo guardai in volto, asciugandomi una lacrima..."Io non so oltre i vostri beni, chi o cosa di tanto importante avete perso, ma vi capisco e vi chiedo scusa per aver urtato la vostra persona...ma ricordatevi che con la vendetta non si andrà altrove, ora se permettete vado nelle mie stanze, sono molto stanca". Entrai nella stanza semplice, sospirai guardando il soffitto..iniziai a riflettere sul mio cammino. Nulla mi portava ancora a raggiungere il Fiore e questo Frate Nicola, ero preoccupata per l'ultimo sforzo che avrei dovuto fare, a Capomazda vi saranno stati certo conventi e luoghi di culto e quindi forse lo avrei trovato, ma era come trovare un ago nel pagliaio...se solo lady Anastasiya mi avesse dato un cenno, anche nel sonno...ma non volevo più visioni, dopo aver visto Lui vicino a quella dama sconosciuta. Mi sdraiai nel letto e mi addormentai lentamente. |
Le parole di Urez mi colpirono nel profondo, mi resi conto di averlo giudicato male, avevo creduto che fosse soltanto un giovane cavaliere pieno di sogni di gloria che si dava delle arie, ma dopo ciò che aveva detto cambiai decisamente opinione.
Lo ringrazia con gli occhi. "Hai ragione non posso, non possiamo arrenderci!" dissi alzandomi. "Signora Rosmunda noi siamo pronti, toglieremo la maledizione da questo castello e dalla vostra gente, ve lo prometto!" |
Il nuovo giorno era giunto.
Il Sole penetrava da una delle finestra della camera e si posava dolcemente sul volto di Altea. Lei allora si svegliò. Dal cortile sottostante saliva un invitante odore di focacce appena sfornate e si sentivano le voci di varie persone. Il borgo si era risvegliato. Poi, ad un tratto, Altea udì risate ed applausi. Dalla finestra infatti si poteva vedere un curioso spettacolo. In un angolo del cortile qualcuno stava dando magistrale prova di sé. Ad un albero stava appeso un disco di legno, sul quale era disegnato un bersaglio. “Ora guardate bene...” disse Velvò a quelli che assistevano alla scena “... lo colpirò guardandolo riflesso dai vetri di questa porta...” “Ma è impossibile!” Esclamò qualcuno. Ma Velvò, incurante, cominciò a prepararsi per quel difficile tiro. Guardò nei vetri della porta e poi puntò la balestra verso quel bersaglio, senza voltarsi verso di esso. Un attimo dopo il colpo partì e raggiunse il centro. Tutti restarono colpiti da tanta maestria e applaudirono forte. Velvò fissò tutti loro sorridente e poi alzò lo sguardo verso la finestra della camera di Altea. E nel vederla, le mostrò un vistoso inchino. |
Mi destai da quel sogno ristoratore, un raggio di sole sembrava volermi solletticare una guancia per svegliarmi ma non ce ne fu bisogno, un dolce profumo di dolci e schiamazzi dalla piazza mi fecero subito alzare dal letto, mi affacciai e aprii gli occhi sconcertata...come era possibile tutto ciò? Quella balestra...era Costanza A?
Vidi centrare quel bersaglio con maestria, la sua aria trionfante aveva eliminato la sua rabbia del giorno prima finchè notò la mia presenza. Mi lavai di fretta e scesi le scale velocemente, mi trovai tra quella folla e mi avvicinai a Velvò..."Milord, sto sbagliando ma quella è la balestra che vi fu sottratta? Come fate a riaverla tra le vostre mani?". |
Rosmunda, a quelle parole di Cheyenne, sorrise commossa.
“Grazie...” disse in lacrime “... grazie di cuore...” “Però dobbiamo sapere ogni cosa per poter riuscire in questa impresa.” Fece Urez. “Solo questo dovete sapere...” fissandoli Rosmunda “... ogni notte giunge dall'Oltretomba quello spettro. E' la ragazza che cerca il suo prezioso fiore per poterlo interrogare sfogliandolo. Ma ella non lo trova e allora le sue apparizioni si ripetono ogni notte... per sempre, lasciando su questo luogo e su tutti noi solo tristezza e disperazione...” “Ma siete sicura dell'esistenza di quello spettro?” Chiese Urez. “Si.” “E come?” Fissandola Urez. “L'avete forse visto?” “No, ma di notte si sente il suo lamento.” “Come fate a dire che sia il lamento di uno spettro?” Domandò Urez. “E non di un essere umano?” “Perchè chi sente quel lamento” rispose Rosmunda “avverte subito un senso di sconforto e di disperazione. Le guardie ogni notte sentono quel lamento. Ed una delle sentinelle, proprio dopo averlo udito, si è gettata da una delle torri... si è tolta la vita per la disperazione.” “Allora io direi di interrogare le guardie.” Disse Urez. “E di capire cosa davvero hanno sentito. Voi cosa ne pensate, Cheyenne?” Chiese poi alla ragazza. |
“Buongiorno a voi.” Disse Velvò ad Altea. “Vedete? Siete una donna e come tale del tutto profana all'arte delle armi.” Sorrise. “Questa non è la mia Costanza... no, è solo una delle balestre usate durante la gara... se avessi usato Costanza, sarei riuscito a perforarlo quel bersaglio e non solo a colpirlo...” la guardò “... vi trovo riposata e anche in forma... venite a fare colazione con me? Prometto che non parleremo di armi, così non farete figuracce!” E rise di gusto.
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Un senso di antipatia mi salii profondamente nell'animo eppure quell'uomo mi ispirava pure simpatia, in fondo..non era una cattiva persona ed era molto arguto.
Sorrisi lievemente.."D'accordo..ma solo perchè mi avete invitato voi" con un leggero inchino.."conte?duca?come devo chiamarvi?Prego fate voi strada e vorrei chiedervi alcune cose mentre gustiamo una deliziosa colazione". Rientrammo nella locanda e mentre aspettavamo chiesi a Velvò sospirando.."Voi da dove provenite? Avete mai sentito parlare di un Fiore che cresce non si sa dove, ma capace di essere miracoloso, legato a un frate? E poi...volete scortarmi fino a Capomazda?". |
Così Altea e Velvò andarono nella locanda e fecero colazione insieme.
“Un tempo” disse Velvò “ero un conte... ma ora sono solo Velvò e così voglio essere chiamato.” Sorrise in maniera enigmatica. “Da come sospirate quel Fiore di cui dite deve valere davvero molto... per cosa vi occorre? Forse per qualche filtro d'amore?” Rise. “Si, vi vedo come una che insegue un amore tormentato... magari un grande amore!” La fissò. “E si trova a Capomazda questo Fiore delle meraviglie?” |
Sorrisi appena.."Vi correggo Velvò, siete un conte..guardate me, non ho un seguito più di vestiti, non mi trovo nel mio castello..ho solo un cavallo nero, una sacca con vari oggetti e solo la spilla del mio casato a dimostranza di chi sono...ma rimango ciò che sono, per questo permettetemi di dirvi che vi tratterò come nobile signore".
Afferrai una foccaccina dolce e rimasi senza parola alla domanda che mi pose sulla ricerca del Fiore, la posai sul tavolo e il mio volto si fece serio..."Un amore impossibile dite? E da cosa lo avete capito?" il mio pensiero volò a Sebastian e sospirai leggermente.."Non ho mai confessato nulla a nessuno, nemmeno a mia sorella Eleonor, a Vivian..la mia migliore amica ma mi avete narrato di Voi e ora vi parlerò di me e anche perchè, magari, potete darmi un consiglio, mi fido di Voi e badate che è un dono prezioso." Sorrisi leggermente.."Provengo da Camelot e io e la mia amica Vivian ci recammo a Santa Agata di Gothia come ospiti dell' Arconte Meccanico, la mia amica sognava di vedere lo spettacolo di un cavaliere attore molto famoso..comunque, tralasciando il tutto, questo Arconte mi chiese in cambio della sua ospitalità di trovare questo Fiore e cosi anche un mio desiderio sarebbe stato esaudito...già, e in questo desiderio vi è proprio un Cavaliere, vedete la collana con pendente a rubino che porto al collo?" la presi in mano mostrandogliela meglio "fu un suo pegno d'Amore e il giorno dopo egli..svani. E io questo chiedo di trovarlo, di sapere perchè mi ha lasciato e magari poter rimanere con lui per sempre, lo so sarebbe più facile dimenticarlo e trovare un altro uomo ma il mio Amore è profondo...e forse era pure vicino a me settimane fa e non ebbi il coraggio di farmi avanti" mi soffermai un attimo pensando a quanto fossi stata inetta e poco coraggiosa a non affrontare l'argomento con quel Cavaliere, ma se mi avesse riconosciuta pure lui mi avrebbe riconosciuto...eppure le visioni avute grazie a lady Anastasiya portavano a lui. Mi destai dai quei pensieri continuando..."Ma il fatto più grave fu che la mia amica Vivian è stata rapita da un uomo a me sconosciuto, mi ha minacciato, se non gli porto quel Fiore...ucciderà la mia cara amica, io non so se quel Fiore a questo punto è un beneficio o una dannazione, forse dipende da ciò che si desidera e dall'uso che se ne faccia...e non so se si trova a Capomazda, solo un certo Frate Nicola sa dove è sbocciato, qui non ci sono più clerici ma a Capomazda si, forse si è ritirato laggiù..che ne pensate voi? E poi voglio vedere il luogo della Gioia dei Taddei". Ad un tratto, però, ebbi un sussulto, la bussola...non trovava le persone ma gli oggetti..."La bussola, Velvò, è se proviamo a vedere se ci indica Capomazda o altrove?" la estrassi dalla sacca e mi avvicinai all' uomo per mostrargliela..."Ci indicherà dove si trova l'alloggio di Frate Nicola?" attesi con ansia che il magnete finisse di girare. |
Il carrozzone assunse con mio stupore un' identita' totalmente differente.........all'interno Sawas ci aveva messo a disposizione ogni cosa....ci potesse servire per poterci vestire asseconda del personaggio che saremmo andati a presentare....non avevo molte idee, vedevo Enusia....e Orez esasperati...non era una cosa molto semplice, io non avevo mai recitato e comunque comke mi sarei vestita ?....mi avvicinai al baule...e cominciai ad uscire fuori ogni sorta di tessuto o vestito gia' confezionato.......sino a quando non trovai un pantalone stretto alle caviglie....sembrava un tessuto morbido quasi impalpabile.....il reggiseno era dello stesso colore e cosi' il velo da mette sul viso......." Sawas come fate ad avere un vesto da odalisca ?.....siete una fonte inesauribile di cose ed oggetti provenienti da ogni parte del mondo.......".....c'era della stoffa azzurra ...nei tagliai con cura alcune strisce...che con l'aiuto di ago e filo diventarono dei rudimentali petali di fiori......." Enusia......potete aitarmi ad indossare questa roba..?...."......i due Signori scesero dal turbocarrozzone e mi vestii da odalisca.....alla cinta del pantalone...infilai tutti i petali che avevo preparato e una volta finito....girai velocemente su me stessa ed essi si aprirono....." Enusia...saro' Il fiore azzurro......ed Elisabeth....sara' la mia storia.....che ne dite ?....."....
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Ero completamente, interamente stata rapita da quella storia... dalle sue immagini, dai suoi colori e poi dai suoi personaggi... in particolar modo quel cavaliere... il mistero che lo circondava...
le mie mani, quasi senza che me ne accorgessi, giocherellavano ansiosamente con la stoffa liscia sul bracciolo di quella poltrona... io mi ero protesa in avanti, in ascolto... attenta... affascinata... Citazione:
Mi voltai verso il cavaliere e lo fissai... "Vi prego, non ancora... vorrei ancora ascoltare quella storia... ancora adesso... vi prego, Guisgard..." La mia voce era sottile, vagamente tremante... e la mia mano, d'istinto, sfiorò il suo braccio... |
Velvò prese la bussola dalle mani di Altea e cominciò ad osservarla con attenzione.
“Vi sono incise delle parole dietro...” disse. E cominciò a leggerle: “Prima di chiedermi di quell'oggetto perduto, fissalo nella tua mente e soprattutto nel tuo cuore. Pensa ad esso intensamente e a nient'altro. E quando sarà per te ciò che più desideri, chiederai a me di quell'oggetto e leggerai così dove ti indicherò di cercare.” “Mi sembra chiaro.” Fece Velvò. “Dovete pensare intensamente a ciò che cercate. Anche se dubito che questa bussola possegga tale potere. Quanto a Capomazda, non credo occorra chiederlo alla bussola. Tutte le strade qui conducono laggiù. Ma dubito sia una buona idea andarci adesso, visto che c'è questa guerra. Sul vostro cavaliere invece non saprei cosa dire. Vedete, io non mi interesso di sentimenti che vadano oltre una notte di passione. Dunque vi siete imbattuta nel peggiore dei consiglieri per il vostro problema di cuore.” E rise di gusto. |
Enusia sorrise ed annuì.
“Siete meravigliosa.” Disse poi ad Elisabeth. “Sarete un perfetto Fiore Azzurro. E magari questo vostro travestimento sarà anche di buon auspicio per questa nostra avventura.” Allora anche lei scelse un costume. “Sarò...” mostrandosi poi ad Elisabeth “... sarò Consiglia! E' un'eroina di una ballata Capomazdese! Moglie del birbante Tucan, innamoratissima di lui!” Le due scesero dal carrozzone e trovarono ad attenderle Sawas e Orez. Anche i due si erano preparati, scegliendo ciascuno un costume. “Io sono Kehoron!” Esclamò Sawas. “E' lo spirito dei boschi e può assumere qualsiasi sembianza. Ora è simile ad una rana.” “Io invece” fece Orez “sono Bobolar, una figura della Commedia dell'Arte Capomazdese! Esperto e saggio cosmopolita!” “E voi due chi siete?” Chiese il dottore alle due donne. “Io sono la dolce Consiglia.” Con un inchino Enusia. |
Risi a quelle ultime parole.."Oh Velvò, non ditemi che siete un donnaiolo allora, e invece dubito che non vi siete mai innamorato veramente".
Gustai un sorso di the e guardai attentamente la bussola, non avevo mai notato quella scritta: “Prima di chiedermi di quell'oggetto perduto, fissalo nella tua mente e soprattutto nel tuo cuore. Pensa ad esso intensamente e a nient'altro. E quando sarà per te ciò che più desideri, chiederai a me di quell'oggetto e leggerai così dove ti indicherò di cercare.” Per un attimo mi persi in confusi pensieri, ricordai quella notte di maggio in cui egli mi allacciò la collana al collo e mi strinse a se, mi sentivo sicura tra le sue braccia...e ora volevo sentire di nuovo quella sicurezza, persa in una ricerca senza senso, senza nessuna scappatoia. Pensai al sorriso di Vivian, le nostre corse per i prati con Eleonor e le sgridate quando tornavamo a casa poichè non era atteggiamento di ragazze del nostro rango, strinsi forte la bussola e serrai la mano a pugno di quanto avrei voluto tutto questo tornasse..la tranquillità e la felicità, e tutto stava in un Fiore e..in un Frate..già Lui era la chiave di tutto? Dove potevo trovarlo? Mi sentivo emotivamente fragile in quel momento..riaprii la mano e vidi il magnete della bussola, stavolta girava in modo diverso, con un solo giro il magnete non si spostava, fermandosi in una direzione ed era diversa da quella di prima. Non dovevo avere dubbi, un posto valeva l'altro e tentare non poteva nuocere visto non sapevo che direzioni prendere, guardai Velvò.."Avete visto la direzione che indica? Dove porterà quella direzione? Ci sono due soluzioni da ciò che avete detto, ovvero Capomazda visto che tutto è circondato da territorio Capomazdese e la via da dove sono arrivata, egli potrebbe pure celarsi in vesti diverse da chierico. Io devo seguire questa direzione, Voi...ovviamente potete seguire la vostra, a voi la decisione..e devo partire oggi stesso" dissi fermamente. |
Enusia era bella....ed ero sicura che il suo personaggio sarebbe stato portato in scena in maniera perfetta.....scendemmo e trovammo i nostri uomini ad attenderci.." Dottor..Orez, Sawas....mi piacete e comunque vada saremo perfetti, ne sono sicura.....perdonatemi non mi sono presentata....sono l'odalisca del vortice dei deserti.....e chi rappresento ?...il Fiore azzurro ovviamente.....giusto per anticiparvi una chicca....il Re sara' entusiasta di veder andar via ogni petalo.....e poi vedremo se non ci raccontera' qualcosa anche lui....".....feci l'occhiolino a Orez...." che dite ...cominciamo ad andare ?...."....
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Nel vedere lo stupore dei presenti alle parole di Mamyon, mi feci avanti posando la mano sul suo braccio.
"...Suvvia, caro.. Li hai spaventati.. Sei un cavaliere, dopo tutto..." Dissi sorridendo. "...Perdonate l'intrusione, non volevamo turbare la vostra festa..." Dissi dolcemente con un sorriso "...ma la vostra allegria é contagiosa e la sera fa rimpiangere un caldo camino acceso..." Senza smettere di sorridere "...siamo viaggiatori, e ci chiedevamo se qualcuno di voi avesse del posto riparato dove poter riposare questa notte.... Beninteso non intendiamo approfittare del vostro buon cuore... Possiamo pagare il disturbo..." Feci un passo indietro, senza togliere la mano dal braccio del cavaliere. "...Tuttavia, siamo in primavera... Se nessuno di voi ha posto, non vi disturberemo oltre, e continueremo per la nostra strada... Queste strade brulicheranno anche di ladri e briganti ma nessuno può tener testa ad un cavaliere della corona... Dico bene, mio caro?" Sorridendo alla volta di Mamyon. Mi sentivo così sicura accanto a lui, come se nulla potesse accadermi. |
Quella richiesta di Talia e poi la sua mano che sfiorò Guisgard.
Bastò solo questo per far cambiare idea al cavaliere. “Qualcuno scrisse” disse alla principessa “che i re e le regine non chiedono mai nulla... e per questo i loro desideri, a differenza dei loro ordini e dei loro capricci, sono la cosa più preziosa e rara...” le sorrise “... eh, amico mio...” rivolgendosi poi ad Abecedarius “... hai sentito? Questo vuol dire che dovrai riprendere la tua storia...” Il libro allora si aprì e cominciò a far sfogliare le sue pagine, fino a fermarsi di nuovo su quella storia. E riprese a raccontare... Ardena e Melicha partirono poco dopo l'alba. Il Sole nascente screziava la terra rossa delle colline circostanti, generando mutevoli riverberi, simili a trucioli intrecciati, che imperlavano le cime degli alti cipressi e delle nobili torri merlate sui colli, che si stagliavano nel vivo ed inteso rosato diffuso nel cielo. Raggiunsero così, attraverso un incerto sentiero, una zona appartata, ma baciata come nessun'altra da quel primo Sole. Vi era solo una cappellina in mezzo a quella campagna deserta. Una cappellina simile al grande duomo della capitale. E dentro vi era un'immagine dell'Arcangelo Michele. “Che posto è questo?” Chiese Ardena. “Anni fa” raccontò Melicha “qui sorgeva una grande città. Tanto vasta e potente da far tremare la capitale del regno. Allora decisero di distruggerla, per punire così la sua ambizione. La città fu rasata al suolo e su queste terre fu imposto il veto di costruire ancora. Solo la cappella dell'Arcangelo domina questo luogo di silenzio, come monito per l'accaduto.” Ardena si guardò intorno, come in cerca dell'eco dell'antica città che ancora correva su quelle terre. “Una leggenda vuole” continuò Melicha “che prima della distruzione della città, i cittadini siano riusciti a raccogliere l'intero loro tesoro e a portarlo fuori dalle mura. Per seppellirlo in questo luogo.” Lo fissò. “Forse per questo motivo qualcuno crede che Sygma interessi tanto a Capomazda... per quel tesoro...” “I tesori” guardandola lui “possono avere molte forme... quella di un baule carico di preziosi, di un filtro magico, o di un antico libro da sempre perduto... un tesoro può essere tante cose... come un Fiore... un Fiore dal raro profumo e dai preziosi colori... un Fiore i cui petali sono capaci di scandire ogni momento della vita, rendendolo eterno... e un Fiore non è forse simile ad un volto? Un volto che cela nei suoi occhi qualcosa di pregiato, inestimabile... gli antichi dicevano che gli occhi nascondono i battiti del cuore...” Lei allora arrossì e chinò il capo. “Ora anche voi cercherete quel tesoro?” Chiese poi al cavaliere. “Non conoscevo la leggenda di quel tesoro prima di adesso.” “Neanche Ardeliano...” mormorò lei “... neanche lui lo conosceva... la tradizione vuole che vi giunse qui con la principessa Gyaia... e fu lei a narrare al nobile Arciduca di questo tesoro... lui giurò di volerlo cercare, ma poi dopo un triste Marzo non ritornò più a Sygma...” lo guardò negli occhi “... e voi... voi siete qui per cercarlo?” “Io?” “Si...” annuì lei “... conosco quell'accento... molti mercanti Capomazdesi arrivano in queste terre e li sento parlare... e poi la vostra spada... reca la Croce, la Civetta e il Giglio Verdeaureo... i simboli della nobiltà Capomazdese...” “Perchè tutti qui vedono i Capomazdesi come invasori o razziatori?” “E per quale motivo allora arrivano qui, se non per prendere qualcosa?” “Non prendere...” mormorò lui “... ma cercare qualcosa... qualcosa che a noi manca e che sappiamo invece esserci qui...” La sua voce si fece bassa e calda. Allora, con un gesto naturale e delicato, si avvicinò a lei con le labbra. Lei socchiuse appena gli occhi. “Melicha!” Gridò qualcuno da lontano. “Melicha, presto!” Era Marcus e correva verso di loro. http://mw2.google.com/mw-panoramio/p...m/60159527.jpg Abecedarius si fermò ancora. Infatti aveva iniziato a suonare la campana della cappella. “Oh...” sussurrò il libro “... il padrone ha smesso di pregare...” |
Allora uno di quelli che festeggiavano si avvicinò a Clio e agli altri due che erano con lei.
“Abbiamo” disse “un solo letto disponibile. E' nella casa della vecchia Perrel, perchè suo nipote si è arruolato due giorni fa nell'esercito ducale. Per il cavaliere ed il suo scudiero” indicando Mamyon e Densesu “c'è solo il mio fienile. Ma è comodo e tranquillo.” “La vostra ospitalità” fece Mamyon “è straordinaria. Grazie per aver offerto un comodo giaciglio a milady.” Indicando Clio. “Per noi due il fienile andrà benissimo.” “Ma venite!” Disse un altro di quelli. “La sera è ancora lontana e qui c'è da festeggiare! Unitevi a noi!” Così, Clio, Mamyon e Densesu, si unirono a quella festa. “Cosa si festeggia?” Chiese Densesu. “Le nozze di mia figlia!” Esclamò colui che li aveva invitati. “Ha sposato il giovane Facchin.” E indicò un giovane seduto accanto a lui. “E' il padrone di questo mulino ed è un ottimo partito.” E tutti risero. “Ma è anche un eccellente pittore!” Fece qualcun altro. “L'arte non da guadagni!” Replicò il padre della sposa. “Il mulino si!” E di nuovo si alzò una risata dai presenti. All'improvviso tutti si alzarono in piedi. Da una casupola uscì una ragazza accompagnata da due anziane. “Viva la sposa!” E tutti applaudirono. Lei arrossì e poi cercò lo sguardo del suo amato. Ma proprio in quel momento qualcuno indicò il sentiero che proveniva dal bosco. |
Approvai la proposta di Urez e insieme, dopo esserci congedati da Rosmunda, ci dirigemmo verso una delle torri della fortezza.
"Certo che tutti qui da segno di desolazione, anche i bambini non traggono gioia dai loro giochi" dissi guardandomi intorno. Salimmo quindi le scale di legno all'interno della torre di vedetta fino ad arrivare nella guardiola. Lo spazio era angusto e Urez, che era molto alto, dovette abbassare la testa per passare attraverso la porticina. Un tavolo scarno fatto sostanzialmente da un asse e una sedia erano il grosso dell'arredamento dello stanzino. L'uomo di guardia alzò il capo verso di noi con aria diffidente poi svogliatamente si alzò, feci qualche passo e si parò dinanzi a Urez al quale intimò di presentarci. |
A quelle parole del cavaliere, il libro si riaprì e riprese a raccontare...
io mi voltai appena verso Guisgard e gli regalai un sorriso felice. Ascoltai, poi, con attenzione ciò che Abecedarius ci narrò dei due personaggi, delle loro visita a quel luogo carico di magia e significato... ascoltai delle cappellina e del tesoro... ascoltai le loro parole e l’allusione alla conquista di Sygma da parte di Ardeliano... tremavo, nell’ascoltare quel racconto... sussultavo... mi protendevo in avanti, senza accorgermene... Poi, all’improvviso, Abecedarius si interruppe di nuovo... “Cosa?” mormorai “Perché? Perché Marcus grida? Cosa è accaduto?” Citazione:
i miei occhi corsero verso la finestra a quelle parole, incerti... “Capisco...” mormorai. E di nuovo tornai a guardare Guisgard... ero combattuta... una parte di me desiderava ascoltare ancora quella storia, e l’altra parte sapeva che forse avremmo dovuto presentarci al nostro ospite... e, fissando il cavaliere, esitai... |
Sorrisi alle parole di quell'uomo.
"...vi sono grata, messere, dell'ospitalità... Vi ringrazio davvero..". Ascoltai poi il motivo della festa. I matrimoni mi lasciavano sempre perplessa. Cosa significava "è un buon partito"? È davvero quello che la sposa desidera?Avevo sentito troppe volte quella frase e non riuscivo ad essere gioiosa a prescindere durante una festa di nozze. Ma quando vidi il viso raggiante della fanciulla, sorrisi a mia volta, augurandole amore e felicità. Mi voltai verso Mamyon, e nascosi un sorriso. Un tempo, sicuramente, l'avrei invidiata. Ma ora, forse, anche io potevo sognare. Avevo smesso di farlo troppo tempo prima. E Lucius mi rimproverava sempre. Sorrisi, pensando a cosa mi avrebbe detto se fosse stato lì. D'un tratto, però, tutti si voltarono verso la selva, come pietrificati. D'istinto mi avvicinai a Mamyon guardando lontano. "..cosa sarà?" Sussurrai sapendo che nemmeno il cavaliere conosceva la risposta. |
A quel rintocco di campana, Guisgard si avvicinò alla finestra che dava sulla Cappella di San Nicola.
“Allora è qui...” disse come se parlasse a se stesso. “Si, è rinchiuso da giorni nella cappella per pregare.” Annuì Tanis. “E' tornato qui dopo aver svolto un esorcismo in un villaggio vicino. Era molto provato... e si è poi chiuso nella cappella per pregare.” “Andremo da lui...” mormorò il cavaliere “... Tanis, affido a te la mia spada... me la restituirai quando usciremo dalla cappella...” e diede la spada alla marionetta. “La proteggerò a costo della vita, milord.” “Sarà lei a proteggere te.” Fissando la marionetta Guisgard. “Andiamo a salutare il nostro ospite, milady?” Rivolgendosi poi a Talia. “Vedrete, vi piacerà. Con voi sarà simpatico.” E rise sarcastico. I due, così, raggiunsero la Cappella Palatina. Era una struttura di gusto romanico, anche se edificata al tempo dei longobardi. Le modifiche successive a questa invasione furono volute da alcuni vassalli del re che strapparono queste terre agli ultimi Gastaldi longobardi. Guisgard e Talia allora entrarono. La penombra dominava nella cappella e solo verso l'abside le candele squarciavano il buio. Davanti all'altare vi era una figura di spalle. “Il figliuol prodigo torna a casa...” senza voltarsi. “Senza però” replicò Guisgard “che nessuno uccida il vitello grasso per lui...” “Sei davanti all'altare...” mormorò la figura “... inginocchiati...” Il cavaliere si inginocchiò e si segnò di nuovo. “La dama che ti accompagna” sempre restando di spalle la figura “vedo non è avvezza ad entrare in una chiesa...” “E'...” fissando quella figura Guisgard “... è una mia amica...” “Per te le donne non sono mai state amiche.” Voltandosi finalmente la figura. Era un vecchio monaco. http://1.bp.blogspot.com/-AMs5cqQwjt...bi-in-star.jpg |
Osservai Guisgard alzarsi ed avvicinarsi alla finestra...
mi stupii un po’ per quelle sue parole, sussurrate, vaghe... quasi dolorose, mi erano sembrate... poi lasciò la sua spada a Tanis... ed anche questo mi sorprese molto... infine mi chiese di andare a salutare il nostro ospite. Lo fissai ancora per qualche momento, in silenzio... lo studiai... studiai la sua voce ed il suo sguardo, adesso tornato improvvisamente enigmatico ed impenetrabile... poi, lentamente e senza smettere di fissarlo, gli porsi la mano perché la prendesse e mi alzai in piedi. “Andiamo...” mormorai. Attraversammo in silenzio il palazzo, diretti verso la cappella... i miei occhi, di tanto in tanto, ruotavano nascostamente su Guisgard... e tuttavia, non sapevo perché, non ebbi il coraggio di dirgli niente. Solo quando giungemmo di fronte alla cappella, non potendo più aspettare, mi decisi... “Non avevo capito...” mormorai, trattenendolo per il braccio “Non avevo capito che voi... che voi conosceste già il nostro ospite! Non avevo capito che aveste degli... amici, qui!” Feci qualche passo e mi avvicinai a lui... “E poi avete lasciato la vostra spada a Tanis...” sussurrai ancora, quando gli fui vicina “La vostra spada... proprio voi che mi avreste messo a soqquadro l’intera Sant’Agata pur di riaverla... proprio voi, ora, l’avete lasciata a Tanis...” Lo scrutai ancora per qualche momento, in silenzio... poi, con un piccolo cenno, lo invitai a precedermi... Citazione:
quella figura ci dava le spalle, eppure parlò come se avesse potuto vederci entrare. Guisgard si inginocchiò di fronte all’altare... io no. Il cavaliere si segnò ripetutamente... io no. Io rimasi immobile... rigida... con la schiena diritta e gli occhi fissi sulla figura... all’improvviso, poi, si voltò e ci fronteggiò entrambi... era un anziano monaco, dall’aspetto semplice ma dagli occhi incredibilmente penetranti... occhi che puntò su di noi, su di me... ed io sostenni quello sguardo... lo sostenni in silenzio, immobile, impassibilmente fredda e distante. |
“E chi vi dice” disse Velvò ad Altea “che quella direzione indichi ciò che state cercando voi? Avete forse pensato intensamente all'Oggetto che vi occorre? Potrebbe voler indicare anche la mia balestra, visto che io ne sono ossessionato...” la fissò “... magari questa bussola non ha alcun potere, ma in caso contrario il mio ragionamento potrebbe avere un senso e voi vi ritrovereste ad inseguire Costanza...” sorrise “... forse vi conviene ripensare a ciò che cercate e poi a domandarlo ancora alla bussola... sempre che quell'Oggetto vi stia tanto a cuore...”
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Sorrisi appena..."Avete ragione" e rimisi la bussola nella sacca..."la mia è una impresa già persa..ora scusatemi ma devo partire per Capomazda, devo raggiungere il Monte Arcangelo..prima della notte si spera, so che vi è la guerra...però so che questa mia ricerca non ha più un senso" dissi sconfortata "purtroppo trovare quel Fiore...per salvare Vivian e trovare il mio Cavaliere non ha senso...io ho fatto il possibile e non sono la salvatrice del mondo, andrò cosi errando, ma mi fido più del Duca di Capomazda che dell' Arconte Meccanico, e magari mi aiuterà a ritornare a Camelot...sola..e magari mio padre e il marchese, padre di Vivian,cercheranno di fare qualcosa".
Presi la sacca e uscii dalla locanda, presi il mio cavallo, lo abbeverai e salita in groppa presi la strada che il fabbro mi aveva indicato verso il Monte Arcangelo. |
Cheyenne e Urez, così, si recarono verso la torre, dove si trovavano i soldati del castello.
Qui il cavaliere chiese di parlare col comandante della guarnigione. Al militare poi Urez spiegò ogni cosa e quello ordinò allora di chiamare tre soldati che avevano montato la guardia proprio la notte prima. “Conduceteli qui.” Disse al suo luogotenente. Poco dopo arrivarono i tre soldati. “Tutti voi avete svolto regolare turno di guardia?” Chiese Urez ai tre. “Si.” Risposero loro. “E vi siete accorti di qualcosa di strano?” “Nulla di pericoloso, milord.” Fece uno dei tre. “Nessun nemico, dunque?” “No, signore.” “Nessun fatto sospetto o strano?” “Nulla che attentasse al castello.” “Niente altro di significativo?” Fissandoli Urez. “Anche se non strettamente legato ad un pericolo incombente?” “In verità...” mormorò uno dei tre. “In verità?” Ripeté il cavaliere. “E' successo ancora...” “Cosa?” I tre si scambiarono sguardi titubanti. “Allora?” Li esortò Urez. “Il fantasma, milord...” uno dei tre “... si è manifestato ancora...” |
Così, la falsa compagnia teatrale raggiunse il palazzo del re.
Erano così truccati e mascherati che le guardie non li riconobbero. E dopo alcuni controlli di circostanza, Elisabeth e gli altri suoi compagni furono fatti entrare. Alcuni servitori li fecero alloggiare in un palazzetto laterale alla corte principale. “Il vostro spettacolo” disse un servitore “andrà in scena a corte. Ma prima incontrerete sua maestà.” “Quando accadrà?” Chiese Swas. “Presto sarete convocati.” Ed i servi uscirono. “Il re vorrà sapere dello spettacolo...” fece Orez appena i quattro rimasero soli “... se si tratta di una commedia o di una tragedia... dobbiamo mettere su una trama suppongo...” “Parlerà di noi...” mormorò Sawas “... della nostra ricerca del Fiore... sperando che abbia un lieto fine e dunque sia una commedia...” si voltò verso Elisabeth “... voi sarete il Fiore Azzurro... e lo animerete per come lo vedete... lo rappresenterete secondo l'immagine che avete di quel Fiore...” |
Tutti guardarono verso la foresta.
Mamyon per un istante guardò Clio, per poi tornare a fissare quel sentiero che emergeva dalla vegetazione. Allora dalla boscaglia emersero dei cavalieri a cavallo. Sulla gente che festeggiava calò un cupo silenzio. “Presto...” disse il padre della sposa ad alcune donne “... nascondetela...” E quelle nascosero la sposa. “Cosa accade?” Chiese lo sposo. “Sta zitto, per l'amor del Cielo!” Intimò il suocero a Facchin. “Sta zitto!” Intanto i cavalieri arrivarono. “Che bella festa...” fece colui che sembrava essere il loro signore “... perchè non sono stato invitato?” Nessuno rispose. “Dov'è la sposa?” Domandò il signorotto. Ancora silenzio. “Voglio augurarle il meglio!” E i suoi uomini cominciarono a ridere. “Allora, la sposa?” “Milord...” avvicinandosi a lui il padre della sposa “... mi permetto di rammentarvi che un editto ducale, imposto dal vescovo, ha soppresso il diritto della prima notte...” “Zitto, cane!” Colpendolo col frustino il signorotto. “Portatemi la sposa! Subito!” L'uomo portò una mano sul taglio che quel frustino aveva lasciato sul suo volto. Si voltò allora verso le donne che avevano condotto nel mulino la giovane, facendo loro cenno di chiamarla. Poco dopo la sposa apparve fra loro. “Facchin, vedo che hai gusto in fatto di donne!” Esclamò il signorotto, che nel frattempo si era seduto ad uno dei tavoli per mangiare. “Vieni avanti, non aver paura!” Rivolgendosi poi alla ragazza. Intanto i suoi cavalieri, che avevano imitato il loro padrone prendendo posto ai vari tavoli, cominciarono a far battute oscene fra loro. “Cosa sta succedendo?” Chiese Densesu sottovoce a Mamyon. “Una vigliaccata...” rispose questi sempre a bassa voce. Intanto la giovane sposa aveva raggiunto il signorotto. “Si, davvero un bel bocconcino...” guardandola con lussuria il signorotto “... Facchin...” parlando poi allo sposo “... sei un uomo fortunato, sai? Perchè ora il tuo signore darà il suo assenso e la sua benedizione alle tue nozze...” fissò la giovane ed un ghigno apparve sul suo volto. La prese allora per un braccio e la trascinò con sé verso il mulino. Facchin, davanti a quella scena, tentò di correre da sua moglie, ma i cavalieri del signorotto lo bloccarono. “Il primo che causerà noie” rivolgendosi uno dei cavalieri ai presenti “si ritroverà senza un braccio! Intesi, villani?” |
Così, senza aggiungere altro, Altea lasciò quel luogo e col suo cavallo si mise in marcia verso il Monte dell'Arcangelo.
Attraversò così quella vallata verdeggiante, fatta di profumi e colori aspri, impenetrabili, frutto di quelle terre in parte ancore selvagge. Ma piano piano la luce primaverile cominciò ad invadere quel mondo figlio di un lungo e gotico Inverno, schiarendone così, con i suoi riflessi ed i suoi bagliori, i tratti e le fattezze. Dopo un'ora di cammino, giunse presso un bivio. A dividere in due la strada vi erano alcuni alberi. E sul più alto di quelli erano appesi degli scudi. Ad un tratto apparve un uomo. Era tozzo, vestito di pelli, dall'aspetto selvaggio e sgraziato. Fissò Altea e spuntò poi in terra. All'improvviso si udì un latrato. Un molosso allora, uscendo dalla vegetazione, raggiunse il villano. Fissava Altea e ringhiava. |
“Non ho amici qui...” disse Guisgard a Talia “... non ho amici... quanto alla spada, purtroppo me ne sono solo separato per un po'... magari andasse perduta...” il suo tono era freddo “... e comunque qui, nonostante tutto, non ci sono nemici...”
Poi entrarono nella cappella e videro il frate. “Allora?” Fissando Guisgard. “Perchè sei venuto qui? E perchè hai costretto questa ragazza ad entrare in un luogo che probabilmente metterà a repentaglio ogni sua effimera certezza?” “E' un'amica...” “Sciocchezze!” Lo zittì il chierico. “Tu non concepisci l'amicizia fra uomo e donna!” “Lei è diversa.” “E perchè?” Fissandolo il frate. “Perchè è bella? Perchè è Bionda?” “Siamo qui perchè lei è in pericolo...” “Da chi fuggite?” Duro il frate. “Dal marito?” “Vi ho spiegato che lei non è come le altre...” replicò il cavaliere “... anzi... neanche mi guarda...” “Allora ne hai trovata uno con giudizio stavolta!” Guisgard lo fissò. “In effetti è una ragazza particolare...” guardando Talia il frate “... molto... forse per questo ti piace... perchè non ha l'ombra...” |
Strinsi il braccio di Mamyon così forte da temere di fargli male, pur con le mie mani così delicate.
Rimasi pietrificata da quella scena, incapace di proferire parola. Non potevo stare ferma lì, attonita, ma che potevo fare, dopotutto? Non ero un guerriero, né un cavaliere, mi sentivo impotente. Detestavo sentirmi impotente e fragile. "...non è per questo..." Sussurrai pianissimo "...non è per comportarci in modo tanto esecrabile che ci è stata donata la nobiltà.." Lo sguardo fermo e la mascella serrata dalla rabbia. Mi voltai verso Mamyon "...non c'è nulla che tu possa fare?" Con occhi colmi di rabbia e speranza "...è un abominio per l'amor del cielo... E se il padre ha ragione anche fuorilegge.... Sei il miglior cavaliere del mondo, non puoi salvarla?" Guardandolo con occhi imploranti. In cuor mio speravo di vederlo estrarre la spada e mettere fuori gioco in poche abili mosse quei bifolchi, ma nemmeno lui sarebbe stato in grado di tale impresa da solo. Senza contare che poi ci saremmo trovati ad aver contro il resto delle truppe di quel disgraziato. Anche perché c'era una frase del padre che continuava a rombombarmi in testa, sebbene lo stupore per tutto ciò che stava accadendo avesse monopolizzato la mia attenzione. Editto ducale, vescovo, eravamo forse entrati in territorio capomazdese? "...non sopporto di essere così inerme davanti a tutto questo...". Avevo parlato piano, quasi un sussurro, in modo che solo il cavaliere mi sentisse. Appoggiai il viso contro la sua spalla e sospirai, colma di frustrazione. |
La luce filtrava tiepida tra le fronde degli alberi e quel paesaggio quasi esotico, spronavo il cavallo per riprendere il tempo perso e mi sembrava di essere a buona strada.
Ad un tratto il cavallo, che avevo chiamato Denvel, frenò la corsa e arretrò leggermente, ci trovammo di fronte a un bivio. Vi erano degli alberi e sopra a quello più alto notai quegli scudi appesi, cercavo di capire se erano di Sygma o Capomazda, il sole era accecante. Il mio sguardo si ripose a terra e all'improvviso apparve quello strano uomo, vestito di poveri stracci e pellame ed era accompagnato da un enorme cane che latrava..non parlava, solo mi fissava. "Vengo in pace messere" esclamai tranquillamente "vengo da un posto chiamato Camelot, quindi sono neutrale..sono solo alla ricerca di un Fiore, non ho motivo di combattere la vostra guerra". Il cavallo era nervoso alla vista del molosso e agitava nervosamente il capo, lo accarezzai cercando di calmarlo..certamente non era un soldato quell'uomo. |
Mamyon fissò Clio.
I suoi occhi erano colmi di rabbia e la ragazza sentì i pugni del cavaliere serrarsi per quell'impotenza. Il signorotto trascinava via la giovane sposa, mentre questa, in silenzio, fissava smarrita il suo sposo che incapace era bloccato tra due cavalieri armati. “Una donna” disse il signorotto mentre a forza spingeva nel mulino la giovane “non dovrebbe mai conoscere un solo uomo... altrimenti diverrà infedele!” E rise. Gettò la giovane a terra accanto alla macina e fece per richiudere la porta alle loro spalle. Ma qualcosa bloccò l'uscio. “Cosa vuoi tu?” Fece il signorotto fissando Mamyon che bloccava la porta con un piede. “Questa donna non vi appartiene.” Con tono deciso il cavaliere. “Lasciatela andare.” “Non sono affari tuoi, straniero.” Minaccioso il signorotto. “Riprendi la tua strada o quando avrò finito con lei passerò alla tua donna.” Guardò per un momento Clio. “E non credo sia affatto una cattiva idea.” A quelle parole, Mamyon perse la poca calma che gli era rimasta. Colpì al volto il nobile, facendolo cadere a terra. “Attento!” Urlò all'improvviso Densesu. Un attimo dopo i cavalieri del signorotto erano contro di lui. Mamyon estrasse rapido la spada e cominciò ad affrontarli. Ad uno mozzò una mano, mentre un altro, colpendolo con un calcio al torace, lo fece ruzzolare all'indietro, fino a fargli fracassare la testa contro la pesante macina del mulino. Ma era ormai braccato da quattro cavalieri armati. Eppure teneva loro testa con abilità. Ma uno di quelli, con una balestra, gli trafisse una gamba, facendolo cadere a terra. Cominciarono allora a pestarlo con calci violenti. “Massacratelo questo cane!” Gridò il signorotto. Densesu corse in suo aiuto, ma fu atterrato da due di quei cavalieri e poi bloccato a terra. E costretto a guardare impotente mentre picchiavano a sangue il suo padrone. E nessuno dei presenti osò intervenire. |
Ad un tratto un nitrito e poi Denvel cadde pesantemente a terra, disarcionando Altea.
Il cavallo era stato abbattuto da un vigoroso colpo di scure. Era stato un uomo rozzo e dall'aspetto villano, simile in tutto a quello che Altea aveva visto accanto agli scudi. Il secondo villano allora prese la donna di peso e la trascinò verso l'altro villano, mentre il molosso di quest'ultimo ringhiava ancora con più veemenza verso Altea. La legarono poi ad un albero con una spessa e nodosa corda. “Siamo stati fortunati oggi...” disse uno dei due all'altro “... abbiamo trovato una bella dama...” “E credo sia pure nobile!” Esclamò l'altro. “Basta guardare il suo aspetto ed i suoi vestiti!” “Allora il padrone ne sarà lieto!” Fece l'altro. “Però... non è detto che dobbiamo consegnarla subito a lui... possiamo prima divertirci un po' noi prima...” e risero entrambi. |
Fu un attimo mi trovai a terra, mi alzai leggermente frastornata e vidi Denvel tra una pozza di sangue, innoridii a quella vista...e un altro di quegli uomini vicino a lui.
Ero talmente frastornata da quello spettacolo che non ebbi nemmeno il tempo di afferrare la spada presa dal fabbro, con la forza i due uomini mi presero e mi legarono a un albero. Avevano notato che ero nobile, segnale che forse non accettavano l'aristocrazia, quindi erano di Sygma? Parlavano di un loro signore, ma in che posto ero mai capitata? Sembrava più una di quelle tribù indigene che avevo letto nei libri, ma se solo mi avessero toccata li avrei conficcato una lama in quella disgustosa pancia. |
Iniziai a correre, guardare mi avrebbe paralizzata.
Un'energia che non credevo di avere si impossessò di me. Arrivai velocemente al carro e inizai a frugare, eppure doveva esserci, mi ricordavo di averla vista. Poco dopo la trovai, un bella balestra di legno pregiato. La presi senza pensare insieme alle frecce. Non ero un guerriero ma di certo avevo un'ottima mira. "...si Lucius, non come te.." Sussurrai tra me e me. Approfittando della confusione generale entrai nel mulino e mi nascosi dietro una finestra, dopo aver sprangato la porta della stanza. Non guardai Mamyon riempito di botte, presi un profondo respiro, mirai e lanciai una freccia e poi un'altra e un altra ancora. Non mi sembrava nemmeno di essere me stessa. Come se un estraneo si fosse impossessato del mio corpo per colpire quei bifolchi. Giurai a me stessa che mai più mi sarei trovata inerme in quel modo. Non potevo sopportarlo. Finché poi, con gli occhi infuocati non mirai al signorotto e scoccai una volta ancora. "...per Mamyon.." Sussurrai. |
Vestita in quel modo mi sentivo fuori luogo, ma tutto in quel momento era fuori da ogni cosa .....appena fummo lasciati soli ....Sawas, fu ben preciso....la trama, non era semplice mettere su la trama di uno spettacolo......pero' il fatto che avrei dovuto impersonare me stessa mi diede forza....si...avrei dovuto impersonare cio' che pensavo del fiore...." Certo non che la cosa sara' semplice, il fatto di comparire davanti al Re...in versione attrice non mi piace proprio ....ma faro del mio meglio.....da questo posto..usciremo tutti ..e porteremo il nostro fiore, il mio abito rappresenta la danzatrice del ventre, la danza della donna unita alla Dea Madre....la donna come fertilita'......dare la vita....questa danza muove ogni parte del corpo....e il Fiore.....e' vita come Amore......non so quanta sensibilita' alberga nell'animo di questo Re.....ma credo in Allah e lui illuminera' il nostro cammino......"...
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I due villani fissarono con lussuriosa bramosia il volto ed il corpo di Altea.
Decisero allora di guadagnarsi il diritto di cominciare con lei, giocandosi ciascuno la propria possibilità con la sorta. Ma mentre decidevano su questo, dalle foglie si udì un sibilo. “Ehi...” voltandosi uno dei due villani “... chi è la?” Ma nessuno rispose. Tornò a fissare il suo compare ma ebbe una sorpresa. L'altro villano infatti giaceva a terra con una freccia conficcata nella tempia sinistra. “No!” Urlò con rabbia, per poi tornare a guardare verso la vegetazione. E fu allora che vide qualcuno. Era un uomo vestito di nero, con lo sguardo freddo ed una balestra nelle mani. Il villano tentò di aggredirlo, ma quello mirò e poi sparò un'altra freccia, che penetrò nel petto dello zotico, uccidendolo sul colpo. Si avvicinò poi ad Altea e la slegò. “Per questo vostro assurdo colpo di testa” fece Velvò “ci avete rimesso un cavallo e per poco non perdevate anche le vostre grazie...” |
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