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Ammone annuì a Clio.
“Si, dobbiamo trovarlo prima di loro...” disse “... ma dove cercarlo?” “Il cane” fece Afel “sembra incapace di fiutare le sue tracce...” Infatti il segugio pareva come spaventato. Come se percepisse qualcosa attorno a loro. Qualcosa in grado di intimorirlo. “Forse dovremmo dividerci...” ancora Ammone “... magari avremo più possibilità così... anche se è buio e ogni ricerca può essere impossibile... cosa ne dici?” Guardando Clio. |
Già, dove può essere andato?
Annuii ad Ammone "D'accordo, dividiamoci... Magari avremo più possibilità..." Sospirando. Mi voltai poi verso Afel "Se dovessi incontrarli, ricorda.. Tu non sai niente di questa storia, non hai idea di chi sia io.. Solo una ragazza che cercava le marmellate..." Con un sorriso rassicurante "Sarai al sicuro... Almeno, spero.." Osservai il cane "Tienilo tu.." Al garzone "E grazie, per il tuo aiuto...". Così iniziammo a cercare Icarius nella brughiera, col pensiero fisso di quegli uomini che lo cercavano insieme a noi. Forse però avevamo un vantaggio: loro non sapevano che era scappato nella brughiera, lo immaginavano a casa, data l'ora, e dai loro discorsi compresi che non sapessero trovare la strada per la casa del pastore. Avanti, Icarius.. Dove sei? |
De Gur si spostò, lasciandosi cadere poi sulla schiena, restando così con la testa a fissare il soffitto.
“Quando questa storia sarà finita” disse, col bagliore delle fiamme che giocava sui suoi lineamenti “e lord Gvineth sarà diventato duca, io e te ce ne andremo da qui... egli mi darà un feudo... e vivremo là, lontano da tutti quelli che abitano in questo ducato...” si voltò e guardò Elisabeth “... e tu potrai dedicarti alle tue erbe ed ai tuoi poveri... ma fino ad allora dovrai fare come ti dico... essere prudente e leale... altrimenti davvero non potrò più fidarmi di te... capisci, Elisabeth?” Ma ad un tratto qualcuno bussò. Era la servetta Lia, quella fidata di De Gur. “Cosa vuoi?” Fissandola lui. “Padrone, siete stato chiamato al palazzo.” Disse con il capo chino, per evitare di vedere l'intimità dei due sposi. “Un messo di lord Gvineth è giunto per portarvi là.” “Si, digli che arrivo subito.” Annuì De Gur. E prima di uscire la servetta lanciò uno sguardo enigmatico verso Elisabeth. |
Clio, Ammone ed Afel si divisero e ciascuno cominciò a cercare nella brughiera.
Era però notte fonda e quel luogo pareva un enorme, selvaggio e primordiale labirinto colmo di trappole ed abitato da animali feroci. Almeno a giudicare dagli infiniti versi che echeggiavano in quelle lande ancestrali. La ragazza si muoveva tra gli alberi secolari ed incantati, la foschia indifferente e gli sterpi aggrovigliati. Ovunque le ombre parevano sul punto di animarsi e dietro ogni angolo sembrava celarsi una fiera ostile. Fino a quando, all'improvviso, alla piratessa parve di udire qualcosa. Erano delle note. Una melodia. Quella dell'ocarina. |
Altea riprese a camminare nella brughiera, per rifare la strada percorsa in precedenza.
Ma quelle lande, come ben sa chi le frequenta, sono ricche di sentieri e stradine dimenticate che serpeggiano fino a perdersi e a raggiungere angoli remoti o ignoti ai più. Così, nel muoversi tra l'oscurità di quei luoghi, la dama de Bastian giunse poco distante da un lieve chiarore visibile davanti a lei. E nell'avvicinarsi Altea si accorse che era un'abitazione. Una casupola, poco più grande di una capanna isolata, che sorgeva tra alcuni dossi e tumoli. Ed il bagliore proveniva da una finestra illuminata. |
La notte, la brughiera con i suoi fantasmi, i suoi pericoli, i suoi inganni pronti ad ingannarmi, a distrarmi, a perdermi.
Eppure io continuavo a camminare, guardandomi attorno in quel buio tetro e ostile. Andiamo, Icarius.. Ti prego... Dove sei? Dove sei? Quella domanda mi rimbombava nella mente, ancora e ancora, come un mantra o una maledizione. E poi la sentii, e mi fermai per un secondo con gli occhi chiusi ad ascoltarla: l'ocarina. Quante volte mi aveva condotto da lui a partire da quel lontano pomeriggio d'estate. Allora gli chiesi di piantarla, ma poi mi innamorai di quel suono melodioso, malinconico, romantico ed inquieto. Perché sapevo che mi avrebbe condotto da lui, sempre. Così, ancora una volta, seguii quel suono con una piccola speranza nel cuore, ma anche tanta paura. Paura per lui, che gli succedesse qualcosa. Paura per me, che non mi volesse accanto. Mi aveva mandato via dopotutto. Comunque fosse, non potevo lasciarlo. |
“La fede” disse Don Nicola a Galgan “è un privilegio. Come la saggezza, la nobiltà d'animo e la forza. Anzi, la Fede è tutte queste cose insieme.” Annuì, per poi alzarsi.
I tre tornarono dall'uomo e il religioso benedì la sua abitazione, il sale e l'olio che adoperavano in cucina, l'acqua che bevevano, le persone che vi abitavano e persino gli animali che avevano con loro. Fatto ciò, l'anacoreta, il cavaliere ed il suo scudiero lasciarono quel luogo per far ritorno alla cappella. E mentre vi giungevano incontrarono sul loro cammino due contadini che parlavano fra loro. “Ma ne sei certo?” Chiese uno dei due all'altro. “A me sembra strano...” “Ti dico che è così.” Annuì il secondo. “Il Cimitero è stato chiuso poiché non vi sono più i becchini." |
Il suono dell'ocarina.
Dolce e malinconico. Come il suo animo, come i suoi occhi quand'era inquieto, come il suo volto quando dal ponte della Santa Caterina fissava l'orizzonte lontano, immaginando e sognando mondi lontani. Clio sentì quel suono più vicino. E ad un tratto vide una sagoma nel chiaroscuro. Qualcuno che seduto sotto un albero suonava l'ocarina. Ma all'improvviso un fruscio tra i cespugli. Poi un ringhiare. Ed infine due occhi luminosi ed ostili. Un lupo allora balzò, tra quella figura che suonava e la ragazza, mostrandole le sue zanne feroci. “No...” una voce sorta dal nulla “... stai indietro, Clio!” Gridò la figura con l'ocarina. “Via!” Urlò poi al lupo. L'animale allora si lanciò verso di lui, saltandogli addosso e buttandolo pesantemente a terra. |
Dapprima sorrisi nel vederlo, ma poi mi accorsi del lupo che si avvicinava, e istintivamente portai la mano alla spada.
Non potevo sparare o mi avrebbero sentito. Ma prima che potessi fare qualunque cosa, lui mi intimò di andarmene, e cercò di scacciare il lupo, che prontamente si avventò su di lui. Mi si strinse il cuore, adoravo i lupi, ma lui era mille volte più importante. Così, estrassi la spada e mi avventai sull'animale mente era voltato verso Icarius, colpendolo pesantemente in profondità. |
Clio, con la sua spada precisa e silenziosa, uccise quel lupo in un attimo tanto veloce, quanto fatale.
Vide allora il volto di Icarius che a fatica si alzava da terra. Il lupo non era arrivato ad azzannarlo, ma spingendolo sul terreno aveva fatto entrare un ramo secco nella spalla del pastore. Lui allora si fece forza e con un gesto deciso lo estrasse dalla ferita. Il braccio però sanguinava parecchio. “Stai...” disse fissando la ragazza e tenendo la mano premuta sulla ferita “... stai bene?” I suoi occhi erano in quelli di lei. “Allora è proprio vero...” guardando per un istante il lupo ucciso sul terreno “... sei una piratessa...” Poco distante da loro, Clio si accorse vi era una casa diroccata e disabitata. |
Uccisi rapidamente quel lupo, ma sbiancai nel vedere Icarius ferito al braccio, anche se naturalmente era sempre meglio quel rametto delle zanne del lupo.
Perdeva sangue, rinfoderai la spada e mi chinai su di lui. Gli sorrisi "Te l'ho detto che non mentivo.." porgendogli il mio braccio "Aggrappati a me, dobbiamo fermare il sangue, ma non puoi restare qui fuori... è troppo pericoloso..." indicai la casa diroccata e disabitata "Lì forse saremo al sicuro, dobbiamo sistemare quel braccio..." con un sorriso rassicurante. Speravo davvero che saremmo stati al sicuro, che avremmo avuto un attimo di pace. Anche se non riuscivo a non pensare a quegli uomini là fuori, il mio primo pensiero era curare quella ferita. Potevo usare un lembo della mia sottoveste di seta come benda, l'avevo fatto per me molte volte, e forse nella fiaschetta avevo ancora un po' di vino, o almeno lo sperai. In un modo o nell'altro avremmo risolto. |
Icarius si aggrappò a Clio e i due raggiunsero la capanna diroccata.
Era un luogo fatiscente, col tetto sfondato in più parti, il camino ostruito dai crolli, le finestre fracassate o bloccate da due assi inchiodate a Croce di San'Andrea e sedie e mobili ormai ridotti a legna buona solo per essere arsa. In un angolo però era ammassata paglia secca e lì si lasciò cadere il pastore, mentre la sua ferita perdeva ancora sangue. “Ti devo la vita...” disse, fissando Clio “... se non fosse stato per te...” esitò “... ma perchè lo fai? Perchè somiglio a lui, vero?” |
Camminavo e mi sembro' di essermi persa..strano conoscevo tutti quei posti a memoria visto ero nata a Capomazda.
Mi avvicinai e bussai.."Scusate ho perso la strada potreste aiutarmi? " dissi perplessa..dovevo andare al cimitero e vedere se l' artista stava bene e poi sarei partita per Las Baias. |
A quel punto Ozzillon chiese alla figura che opera desiderasse. Quella rispose che bastava dare al pubblico cio` che voleva. Ma perche` doveva usare tutti questi giri di parole? Ad un certo punto, dopo aver squadrato tutti i componenti della compagnia, indico` me ed io sentii un violento calore salirmi su fino alle guance, adesso vergognosamente rosse.
Disse che avrei potuto fare la protagonista di un'opera in cui un giovane, innamorato di me, compiva grandi imprese. In pratica, una storia d'Amore e d'avventura, come anche la figura la defini`. Poi, pero`, aggiunse un particolare: disse che Ozzillon avrebbe dovuto inserire il Fiore Azzurro. Uno dei tanti deja-vu che avevo avuto ogni volta sentendo quel nome torno`, prepotentemente nella mia mente. |
Mi inginocchiai accanto a lui, sorridendo appena.
"Se non fosse stato per me.." mormorai, osservando la ferita "Non saresti scappato nella brughiera a quest'ora, staresti dormendo pacifico nel tuo letto.." con un lieve sorriso. La ferita continuava a sanguinare, e la manica era intrisa di sangue, non sarei riuscita ad alzarla, ma forse a sfilarla sì. "Simile a lui.." ripetei, con un sorriso, mentre gli slacciavo il mantello in modo che ricadesse sulla paglia per fare da coperta "Non somigli a lui.." incrociando per un breve momento il suo sguardo "Sei identico a lui, e non solo nell'aspetto.. nel modo di parlare, di comportarti.. di suonare l'ocarina... persino nel nome..." sorrisi appena. "Continua a tenere premuto, dobbiamo fermare il sangue e disinfettare la ferita..." così, gli tolsi la maglia con gli occhi bassi, per poi posarla su una specie di sedia, in modo che la manica insanguinata non sporcasse l'intero capo. Poi l'avrei tagliata, in modo che potesse rimetterla. Lo coprii col mio mantello, lasciando libero solo il braccio ferito. Strappai un lembo della mia sottoveste di seta, accorciandola di parecchio, per poi lavare la ferita con il vino e bendarla stretta. "Lo so che è stato indelicato da parte mia mostrarti quel ritratto.. ma avevi il diritto di sapere da dove vengono tutti i tuoi guai.." mormorai, senza alzare gli occhi dalla ferita che stavo cercando di medicare. Era il massimo che potessi fare. "Capisco, credimi, che tutto questo è folle.." con un debole sorriso "Se a me dicessero che posso essere qualcun altro li prenderei per pazzi.. insomma, so chi sono: i miei ricordi me li sono inventati? Immagino che qualcuno a cui è stata tolta la memoria abbia un vuoto, no? Un vuoto tale da instillare il dubbio.. Invece immagino che tu ricordi perfettamente la tua infanzia, l'adolescenza, i tuoi genitori, gli amici, le donne che hai amato.." sussurrai. Dimmi che non è così... La medicazione era finita, in qualche modo, mi pulii le mani sulla mia sottoveste, che ormai era da buttare, e ne strappai un altro lembo per pulire le sue. "Comunque no.." lavando dolcemente il sangue dalle sue mani "Non lo sto facendo per questo..." alzando gli occhi su di lui "Se tu fossi davvero Guisgard, non avresti nulla da temere.. quegli uomini non si permetterebbero mai di toccarti, o di trattarti come hanno fatto... senza contare che sapresti difenderti.." sospirai. Mi avvicinai a lui, sfiorandogli dolcemente la guancia. "Io sono qui per proteggere Icarius.." con gli occhi nei suoi "Icarius..." ripetei "Il pastore gentile che mi ha offerto una ciotola di latte in cui erano racchiuse tutte le emozioni della brughiera.." con un sorriso "È lui che ho messo in pericolo con la mia folle idea che Guisgard non sia morto ma gli abbiano cancellato la memoria, anche se non so chi né perché... è lui che quegli uomini vogliono rapire, drogare e obbligare a fingersi Guisgard... è lui che ha bisogno della mia protezione..." sospirai "È vero che io credo che tu possa essere lui, per quanto folle possa sembrare... e finché non avrò una prova che mi dimostri che mi sbaglio, o che h ragione, mi porterò questo dubbio..." mormorai "Ma, come ho detto a Giovanni, anche se mi sbagliassi... questo non cambierebbe le cose.. Ti ho messo io in pericolo, spetta a me proteggerti... non mi perdonerei mai se ti accadesse qualcosa a causa mia... mai.." con gli occhi nei suoi. |
Non mi aiuto' ad alzarmi...mi rimase accanto....aveva ancora qualcosa di importante da dirmi.......Il mio silenzio sarebbe stata la nostra ricompensa futura...sarebbe stata la nostra vita insieme.......Se Lord Gvineth avesse vinto...e se cio' non fosse successo ?.......stavo per chiedergli se ci fosse un piano di fuga se le cose fossero andate diversamente.....ma qualcuno busso' alla porta......accidenti eravamo ....nudi e nulla con cui coprirci...presi al volo il mio vestito e lo gettai su me e De Gur...coprendo a stento.....le nostre intimità.......Sorpresa.......la piccola Lia..era venuta ad avvertire mio marito che era atteso a Palazzo......in genere era Tilde che ci veniva a cercare...era un suo compito....Lia faceva piccoli lavori domestici in cucina o aiutava in lavanderia.....Infatti nel chiudere la porta la ragazza piazzo su di me due enormi occhi ....particolarmente eloquenti......." Volevo cenare con te stasera...e invece I Grandi di Capomazda richiedono la tua presenza.......un'altra giornata ad oziare.......si vede che e' questo il destino delle Gran Dame......"...Lo baciai....e aiutata da lui mi rimisi in piedi...mi rivestii..e quando fummo presentabili...uscimmo dal salone....." Saro' qui ad attenderti al tuo ritorno.....stai attento De Gur ...non e' sempre oro cio' che luccica...lo diceva un mio amico Alchimista.......scherzo......l'ho letto in uno di quei famosi libri che ho letto......"......lo vidi andar via....Neanche lui era al sicuro, se stava tifando per uno dei due Lord voleva dire che anche lui non aveva la coscienza totalmente pulita........ma avevo fatto una promessa.....e l'avrei mantenuta.....ma all'interno del castello potevo fare cio' che volevo infondo era casa mia........andai cosi' in cucina ed andai a trovare Gertrude.....era lei che si occupava della gestione della cucina e dei domestici......vediamo cosa sapeva di Lia........" Ciao Gertrude......so che hai preparato della zuppa di verdure frasca per stasera....il profumo si sente in tutte le scale..........si vede che e' il tuo regno...non si muove foglia che Gertrude non voglia.....".....rubai una carota e le diedi un bacio sulle gote rubiconde......" Senti Gertrude.....come si comporta la nuova addetta alla cucina...si...come si chiama......Lia...credo.......non sono ancora riuscita a parlarle.....a Tilde non piace...ma sai come' fatta lei.....guai chi mi ronza in torno...."...in quel momento la ragazza entro' in cucina...sistemandosi la cuffietta.....
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Altea bussò alla porta di quella casa isolata e ad aprirle venne una vecchia donna dagli occhi chiari.
“Eh, capita di notte...” disse alla dama di Bastian “... la brughiera è ingannevole e tentatrice... vi conviene entrare ed attendere la luce del giorno...” con tono cortese “... abbiamo acceso il braciere ed appena scaldato un po' d'acqua per una camomilla...” sorridendo “... se volete ne offriremo un po' anche a voi, bella dama.” Dall'uscio Altea poteva vedere un po' dell'interno di quella casa e così si accorse che sulle pareti vi erano molte icone di Santi. |
“Tornerò fra qualche giorno per vedere a che punto sarà il vostro lavoro.” Disse la figura mascherata ad Ozzillon, per poi andare via.
“Questa poi...” perplesso il capo della compagnia. Si avvicinò allora a Gwen e agli altri membri della compagnia e riversò sul tavolo il contenuto del sacchetto. Erano Taddei d'oro. “Quanto denaro...” mormorò incredulo Berio. “Voi cosa ne pensate di questa cosa?” Ozzillon a tutti loro. |
Furono gesti delicati quelli di Clio e Icarius restò ad osservarla in silenzio, quasi ammaliato dalla dolcezza che era capace di sprigionare quella ragazza che solo pochi istanti prima aveva ucciso un feroce lupo senza battere ciglio.
Poi quando lei si strappò il lembo della sottoveste, mostrando appena la gamba fino al ginocchio, il pastore fu tentato di voltare lo sguardo, ma non lo fece. Per un istante restò a guardare la bianca pelle della piratessa. Sentì così qualcosa che rese vivo lo scorrere del suo sangue nelle vene ed il cuore accelerare di colpo. Ed ogni volta che le mani di lei sfioravano il suo braccio nudo, lui avvertiva sensazioni forti che accendevano un impulso nuovo per lui, mai sentito prima. “Un duca...” mormorò mentre Clio lo medicava “... saprebbe difendersi... saprebbe lottare e proteggere la sua donna... io invece no...” la guardò in quei suoi occhi chiari “... se fossi il duca avrei avuto molte donne immagino... o comunque avrei avuto te...” esitò. Voleva continuare. Chiederle tante cose. Ma tacque, lasciando che la ragazza di Miral continuasse a medicare la sua ferita. http://www.wagneropera.net/Images/DV...nFilm545-1.jpg |
Entrai dentro a quella casa.."Si gentilissimi" non avrei mai negato la ospitalità di quella gente.."Però ho fretta di tornare a Capomazda, dove ci troviamo?" e mi sedetti
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Proprio in quel momento Lia arrivò in cucina.
Si mise le cuffiette e si avvicinò ad alcune scodelle, cominciando a romperci dentro delle uova, per poi batterle mischiate a del formaggio. “Ho finito qui...” disse a Gertrude, senza però degnare Elisabeth di uno sguardo “... avete altri ordini per me, signora?” “Si, prendi del lardo in dispensa.” Annuì Gertrude, per poi fissare Elisabeth. Ovviamente adesso non poteva parlare, visto Lia era presente. |
Era come se io non fossi presente...........rimasi allibita......frustava quelle uova con un energia quasi maldestra.......volevo aprir bocca ma Gertrude la mando' altrove.....non mi diede il tempo neanche di dire buongiorno o buonasera.....quando Lia fu andata via....mi misi a sbattere le uova che poco prima sbatteva Lia con maggior vigore ...come se volessi dire all'intera servitu' che l'ultima parola era la mia......poi lasciai andare la ciotola e mia avvicinai alla donna....." Perdonami....sono una sciocca, ma quella ragazza mi ha fatto saltare i nervi...Tilde ha ragione non mi piace.......e' come se...si sentisse pronta a prendere il mio posto....hai visto ?...non esistevo..e' assurdo ?.....cosa diavolo sta succedendo...."...la guardai..con occhi di supplica...da qualche parte dovevo pur cominciare......
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Altea entrò in quella casa e oltre alla donna che l'aveva fatta accomodare trovò un'altra anziana, anch'ella dagli occhi chiari ed una terza persona, in piedi davanti al braciere.
E la riconobbe subito. Era infatti lady Sissi, incontrata a corte giorni prima. “Ma io vi conosco...” disse ad Altea “... ma certo, voi eravate a corte l'ultima volta che vi fui anche io...” sorridendo “... che piacevole coincidenza.” Guardò le altre due donne. “Vi presento le mie due sorelle...” indicandole “... Atenia e Melinna.” Tutte e tre avevano occhi chiari. |
Si, è indisponente...” disse Gertrude ad Elisabeth.
Proprio in quel momento ritornò Lia. “Hai salutato milady?” Gertrude alla servetta. “E' scesa nelle cucine per controllare a che punto eravamo.” “Buonasera a voi, padrona.” Con un leggero inchino Lia. “Spero abbiate trascorso bei momenti oggi.” Con tono ostentatamente cortese. |
Vidi le tre donne...quegli occhi...erano riconoscibili..occhi guardati mille volte, e la conferma e sorpresa fu proprio vedere lady Sissi...lady Sissi dè Taddei.
Feci un inchino.."Sono onorata..si sono proprio io lady Sissi..queste sono vostre sorelle..quindi pure loro cugine del duca Taddeo l' Austero, io sono la duchessa Altea de Bastian". Ero sgomenta..come non ricordare quella sera della cena e la nostra conversazione.."Come mai vi trovate in questo posto? Non sembra un luogo per il vostro nome e rango" e sorrisi alle tre donne. |
“Le mie sorelle” disse Sissi ad Altea “amano vivere qui, in questa casa ed io spesso vengo a trovarle. Qui vi è una tale quiete che purtroppo non ritrovo più a Capomazda.” Sorrise tristemente. “Ma se non ricordo male voi mi mostraste qualcosa a corte... cos'era? Un monile, un ciondolo, giusto? Qualcosa di cui ignoravate il significato, mi pare...”
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Indisponente......Gertrude era troppo buona nel dare dei giudizi.......ascoltai l'anziana donna......e poi il gesto sfrontato di Lia nei miei confronti........" Mi hai chiamata Padrona ?.......ecco questo mi fa comprendere ancora di piu' che mi conosci molto poco....in quanto sono la padrona degli animali che stanno all'interno del Castello....se tu ti definisci tale...sono la tua Padrona Lia...per gli altri sono Lady Elisabeth.........e giusto perchè ti sia chiaro.........non sei gradita nelle stanze private......e per il mio divertimento....si...con mio marito mi sono divertita moltissimo..........."........non era nel mio modo di essere...ma dovevo riprendere il controllo ...cio' che ero durante i rituali sull'isola........." Gertrude....in quanto animale...e' così che si e' definita...stasera...dormira' con i maiali......ti auguro una felice notte Lia...e questo, sino a quando non avrà imparato l'educazione...".....mi voltai....e andai nel mio studio.....urlando il nome di Tilde nel corridoio......dove diavolo era finita.....
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Lia non rispose nulla ad Elisabeth, limitandosi ad ascoltarla e ad osservarla con un'enigmatica espressione.
Poi Tilde subito raggiunse la moglie di De Gur. “Milady...” disse con un inchino ad Elisabeth “... eccomi... è accaduto qualcosa? Perchè urlate così?” |
Strano posto per viverci pensai ma non commentai..."Oh si ricordate bene, ma sapeste che storia vi è stata dietro".
Mentre sorseggiavo la camomilla raccontai del Priore Tommaso.."E se ne svanì, ma lui pensava come voi la civetta avesse a che vedere con i Taddei e poi il carciofo con Suession, ma poi era più preso a scoprire come era morto l' amato Arciduca che il ciondolo..e prima l'ho visto scortato a corte dalle guardie e ne ignoro il motivo". E poi narrai tutto di Cassaluia.."E questa donna se lo è tenuto..ma io non ci credo..dice lo ha fatto lei, ma se è antico come è possibile tutto questo? Vi è un graffio sulla civetta...mah..una mappa per un elisir per diventare invisibili..ora quella donna sta andando sola per scoprire un fatto sul Fiore Azzurro scoperto da me...non so che pensare lady Sissi...eppure sapete non mi sono mai rassegnata, chiamatemi pazza..ma per me vi sta un mistero sulla morte di Guisgard" e guardai le donne negli occhi che vagamente ricordavano i suoi. |
Gli sorrisi.
"Oh, ma io lo conobbi molto prima che diventasse duca..." Con un sorriso nostalgico "Siamo cresciuti insieme, da ragazzini... Quando era soltanto.." Esitai, abbassando lo sguardo "Icarus, che disturbava i miei allenamenti con la sua ocarina.." Risi piano "Un giorno andai a dirgliene quattro, e paradossalmente diventammo amici... Passavano interi pomeriggi insieme..." Sospirai "Poi io uccisi il figlio del signorotto che aveva allungato le mani, e fui costretta a scappare, mi imbarcai su una nave pirata, e ci rimasi fino a diventare capitano... Lo rividi molti anni dopo, quando salvò me, la mia nave e il mio equipaggio... Poi decisi di seguirlo e aiutarlo nella sua ricerca del Fiore Azzurro.. Solo in seguito diventò duca, perché ci fu una congiura di nobili contro Dominus, suo zio se non sbaglio... E a quel punto io restai sempre nascosta, in una casetta poco lontano da qui... Ma poi lui morì e io tornai a Miral e mi unii ad una banda di mercenari... Sono tornata solo perché ho saputo che vogliono trafugare la sua spada: Mia Amata.." Alzai gli occhi su di lui "Ecco, ora consoci tutta la mia storia..." Dolcemente. |
Lo sguardo di quella ragazza...sembrava non avessi sconfitto neanche la parte piu' remota della sua anima.........Ero sospettosa....quello non era un comportamento normale......no che non lo era....e non si nascondeva...." Io urlo...io sto urlando ?.......Perchè non sei venuta tu ad informare mio marito che era desiderato a Capomazda ?..........Indovina chi lo ha fatto per te....Lia...e' venuta lei dalle cucine, come' successo...impossibile.....poi sono scesa....Figurati non mi ha degnata di uno sguardo....e quando Gertrude gli ha chiesto di porre rimedio alla mancanza nei miei confronti.....lei che fa ?...mi sbeffeggia....Assurdo vero...?...davanti a tutti....stanotte andrà a dormire con i maiali...e lei che fa?....mi guarda con alterigia .........Chi e' questa tizia...Tilde......se vuoi sapere come la penso....tra un po' saro' io che andro' a lavare i piatti.........ma la cosa che mi ha messa in allarme e' ha voluto sapere come avevo trascorso il tempo con mio marito.......ci ha trovato in intimità...e lo ha spiattellato davanti a tutti.....tu dici che e' normale...?...".....
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A quella parole di Altea, le tre donne si fissarono.
“Quella donna...” disse Atenia “... quella Cassaluia... è una fortuna sia andata via...” “Anche io lo credo...” annuendo Melinna “... è una strega... ed anche molto potente credo...” “Ma perchè è giunta a Capomazda?” Chiese Sissi. “Questo è un mistero...” fece Atenia. “Forse cerca qualcosa...” mormorò Melinna. |
Icarius ascoltò Clio e poi si lasciò cadere all'indietro, sulla paglia.
“Io...” disse fissando il vuoto della stanza fatiscente “... io non sono lui... non lo sarò mai... e se vuoi saperlo, sono contento sia morto... lo detesto...” con un moto misto di rabbia e malinconia. |
“Fossi in voi” disse Tilde ad Elisabeth “ne parlerei con vostro marito, chiedendo che quella serva sia allontanata dal castello, milady.” Con tono deciso.
In quel momento arrivò un servitore. “Milady, qualcuno chiede di voi...è un frate mendicante che domanda carità per i poveri.” |
A quelle parole trasalii, quasi mi stava andando di traverso la camomilla..."Ho sempre pensato quella donna è strana..no..non è fuggita..ora è nella brughiera e seguendo i miei indizi sta andando in un posto per sapere...del Fiore Azzurro..e se scoprisse qualcosa?" le guardai sgomenta..."E poi aveva un villa qui..la villa delle Cinque Vie, e mi ha detto sapeva tutto di me, mi riteneva una sorella..voleva ingannarmi ma io sospettavo...mi leggeva nell' animo, e ha offeso i Taddei dicendo sono odiati fuori dal Regno..e, a mio parere, odiava pure me..ma allora è stata lei a darmi quel ciondolo? E perchè, che voleva da me...io penso forse è meglio parlare con l'uomo dove si è recata, magari gli ha fatto del male..ma ditemi cosa ha fatto".
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Guardai Tilde e sinceramente ebbi un moto di tenerezza...se solo sapesse in che situazione ero...io non sapevo piu' cosa dire o non dire a De Gur...e se quella ragazza era li' proprio incaricata da lui ?....." Si certo Tilde...e'meglio che io ne parli con lui.....piu' che venirmi il mal di testa non potrà succedermi...il punto e' che non so quando rientrera' De Gur...ormai l'unico mistero sembra il suo orario...."......fummo interrotte perche' al castello era arrivato un frate mendicante...." Grazie...fatelo entrare nell'atrio sarò da lui a breve...".......infondo dovevo comportarmi come sempre.....ormai erano anni che al Castello si ricevevano persone di ogni età e provenienza perchè si desse loro cibo e qualcosa di cui vestirsi....E De Gur mi aveva chiesto onestà ed un comportamento normale..." A quanto pare Tilde...e' arrivato del lavoro da svolgere.....andro' a dare assistenza a questo povero ero uomo...mi raccomando non svanire....."....usci' dallo studio e scesi nell'androne dove trovai un uomo seduto col capo chino ed cappuccio calato sulla testa...." Pace e Bene Fratello.....di cosa avete bisogno....."....
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La figura sparì, lasciandoci lì, perplessi. Sarebbe tornato per informarsi su come procedeva il nostro lavoro. Che arroganza. Ozzillon si avvicinò a noi, vuotò il sacchettino e da quello fuoriuscirono molti Taddei d'oro.
Erano davvero molti, in effetti, come anche Berio notò. Quando Ozzillon ci chiese cosa ne pensassimo, noi ci guardammo ripetutamente l'un l'altro, senza sapere cosa dire. In effetti, la situazione era alquanto strana. |
Stranamente, quella parole non mi adirarono, ma produssero in me uno slancio di tenerezza verso quel ragazzo.
In effetti, competere con Guisgard non doveva essere facile. Anche se lui, ai miei occhi, se n'era dimostrato più che degno. Così, mi stesi al suo fianco sulla paglia, ridendo piano. "Non è carino detestare un morto.." lo rimproverai dolcemente "Non volevo parlarti di lui, in realtà, volevo parlarti di me, narrarti la mia storia..." mormorai, con un sorriso. E sperare che magari avresti riconosciuto qualcosa.. Ma non aveva battuto ciglio quando avevo nominato la Santa Caterina, né adesso con il Fiore Azzurro e Mia Amata. Forse era meglio cambiare completamente strategia, pensai. "Facciamo un patto, ti va?" cercando i suoi occhi azzurri inconfondibili "Io prometto.." con voce solenne "Che non ti tratterò mai come se fossi lui... mai.. per me sarai soltanto Icarius, il ragazzo in cui mi sono imbattuta nella brughiera... e ricominceremo da zero.." con un largo sorriso, vagamente divertito "Beh, proprio da zero no... tra quella ciotola di latte e il modo in cui hai cercato di difendermi da quegli uomini...." lasciai la frase in sospeso, limitandomi a sorridere, con gli occhi nei suoi. "Insomma, smetterò di giocare sporco come ho fatto finora, come per la storia delle marmellate..." arrossendo appena "E tu la smetterai di credere che sono qui solo perché somigli a lui... ti ho detto che ti avrei protetto e così farò.." alzai le spalle "Tutto il resto dipenderà da te.. e da me.." dolcemente. Avvicinai per un momento il mio viso al suo, pericolosamente, mentre il cuore accelerava sempre più "Così, se mai accadrà qualcosa tra di noi..." con voce calda e suadente "Sarà tra noi soltanto.." senza staccare gli occhi dai suoi "Me e Icarius...". Quella vicinanza era inebriante, eppure dolorosa perché sapevo che la breve distanza che ci separava non poteva essere colmata. Abbassai lo sguardo, chiedendomi se lui potesse leggere l'ardore nei miei occhi, accorgersi del fuoco che mi consumava. Clio! Non potevo stargli così vicino. Mi spostai subito, oppure le belle parole che avevo pronunciato sarebbero state inutili. Perché ancora un istante così vicina a lui e l'avrei baciato, con tutto l'Amore e la passione rimasti nascosti e feriti in quel lungo anno senza di lui. Ma sapevo che non era giusto, che l'Amore era per Guisgard, non per Icarius. Confondere l'uno con l'altro non era giusto verso nessuno dei due, anche se erano la stessa persona. Finché non avesse riacquistato la memoria, dovevo giocare corretto. E chissà: magari a stargli vicino avrei trovato le prove che cercavo per confermare o confutare la mia folle ipotesi. Anche se forse era proprio l'Amore la chiave per arrivare a Guisgard, cosa c'è di più forte, dopotutto? Non aveva dimenticato come si suonava l'ocarina, né aveva mutato il gusto per le marmellate. Il mio maestro diceva sempre che il corpo ha una memoria tutta sua, per questo va allenato bene, perché poi reagisca prima che tu possa pensare. Chissà, magari baciandolo avrei risolto la questione, non ci sono le favole dove il bacio del vero amore salva tutto? Sorrisi tra me a quel pensiero, ma sapevo di non poterlo fare. Avrei mancato di rispetto a Icarius se l'avessi baciato pensando a Guisgard, e a Guisgard se mi fossi sbagliata. La cosa si iniziava a fare contorta. "Allora.." sorrisi "Io ti ho raccontato della mia vita turbolenta... perché non mi racconti qualcosa tu?". http://blog-imgs-18.fc2.com/a/m/b/am...and_isolde.jpg |
In quel momento, mi tornò in mente un mio viaggio in una folta foresta, alla ricerca di un eretico che aveva trascinato nella sua follia un'intera nazione.....Molti prodigi avevo visto, allora, molti strani personaggi avevo incontrato.....Allora, mi parve di vivere in una strana dimensione, in cui il reale e l'irreale si erano fusi in un solo essere, e a me era parso di camminare su quella linea di confine così labile....
Mentre camminavo in compagnia di Lucas e Don Nicola, mi parve di essere tornato, ancora una volta, a viaggiare in quella sorta di stasi, in quel lasso di tempo senza tempo, in cui tutto era reale, eppure nulla. -Brava gente- esordii, rivolto ai passanti, quasi mio malgrado; -Che storia è mai questa, come si può chiudere un cimitero per mancanza di becchini?- |
Le mie labbra si posarono su quelle di Pirros e un brivido mi percorse la schiena.
Mi aspettavo di provare disgusto, ma invece, del tutto inaspettatamente, provai piacere da quel contatto. Avrebbe potuto approfittarsi di me, agendo in modo rozzo e selvaggio. Invece si ammorbidì sotto le mie labbra, rispondendo con delicatezza a quel contatto tanto intimo. Fu allora che compresi che Pirros non era esattamente quello che voleva far credere. |
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