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“Non siate sciocca.” Disse freddamente Jean a Dacey. “Il barone Ferico è molto potente. Potente e ricco. Non ci lascerà mai andare via. E andare poi dove? Io voglio sia riconosciuta la mia posizione qui. Tra la mia gente. E anche voi dovreste dimenticare la terra che vi ha dato i Natali.” Si avvicinò e le sfiorò il viso. “Posso darvi tutto... tutto... soddisfare ogni vostro capriccio... ma dovete essermi devota. Fidarvi di me e seguire docilmente tutto ciò che vi dirò. Insomma, come una degna moglie. Dimenticate dunque la vostra terra, per ora.” La fissò. “Quanto prima chiederò al barone di potermi unire con voi in matrimonio. Così che possiate venire a stare nei miei alloggi e non più qui da sola...”
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Vidi la figura parlare con frate Roberto, finsi indifferenza...ma poi lo vidi scivolare via e nascondersi dietro a un pilastro, quel gesto mi turbò...e poi mi accorsi dei soldati che entrarono accusando il frate di tradimento.
Il cuore batteva forte...pure io ero una traditrice a mio modo..avevo appena aiutato un ipotetico brigante braccato da loro..ma frate Roberto non aveva mai mostrato di essere dalla loro parte..solo essere un chierico. Poi pensai alla figura dietro al pilastro..si era nascosta all' arrivo dei soldati. Mi tolsi il cappuccio sciogliendo i capelli per non destare sospetti alle guardie e mi voltai verso la figura..allontanandomi leggermente e mettendo a posto l' altare e fingendomi la perpetua e cercando di capire chi fosse o aiutarlo. Era meglio non parlare..conoscevo frate Roberto..sapeva cavarsela e non voleva rischiassi...già ero nei guai con i soldati. |
Deglutii per respingere il dolore e la rabbia mentre i miei occhi non riuscivano a nascondere ciò che provavo dentro.
La mia prigionia non avrebbe mai avuto fine. Stavo solo passando da una condizione all'altra, che si prometteva migliore. Tutto qui. Sciocca, ero stata una sciocca ad illudermi. A credere che lui voleva davvero aiutarmi. Lui mi voleva per se. Come un oggetto da sfoggiare. Ma almeno non sarei stata usata, sfruttata, resa schiava. Sorrisi, come facevo sempre. Mostrando una maschera. Questo avevo imparato. << Vi chiedo scusa se ho osato sognare... Non è facile per me adeguarmi ai vostri usi, capire come funziona. É tutto così diverso dalla mia casa, una casa che non dimenticherò mai. Non posso farlo. Sarebbe come rinnegare me stessa. Mi dispiace ma non posso farlo.>> Ne ero fermamente convinta e lui doveva farsene una ragione. << Sarò una buona moglie. Ve l'ho già assicurato ma... Essere docile... Non sono un animaletto. Sono una persona, sono una donna, e sono stata cresciuta con un'educazione tale da permettermi di parlare e esprimere la mia opinione. >> Feci una pausa, non sapevo come avrebbe reagito ma non volevo cedere su questi punti. << Io sarò una degna compagna per voi, fedele e devota ma voglio avere un ruolo e non essere solo la vostra ombra. >> Avevo detto ciò che pensavo. Se dovevo sposarlo era bene essere sincera fin da subito. << Bene. Non ho mai amato la solitudine>> |
Gwen si ritrovò così in quella stanza.
Era piccola ma ospitale e ben curata. Vi era un mobile a muro su cui splendevano piatti di peltro, brocche e bicchieri d'argento. E poi boccali di ottone e bottiglie di cristallo, insieme a posate di stagno che torreggiava su mensole poste l'una sopra l'altra, formando i ripiani di una grossa credenza di quercia. Vi erano alcune candele e pochi libri abbastanza vecchi. Ma ad un tratto Gwen udì dei passi giungere dal corridoio. |
“Oh, figlioli...” disse Frate Roberto “... io non guardo il censo, l'aspetto e neanche l'indole di coloro che soccorro. Sono un frate, non giudico.”
“Si, come no...” seccato il soldato, poi chiamato da uno dei suoi compagni che gli indicava le due donne presenti. E nel vedere Clio ed Altea i militari si scambiarono veloci sguardi d'intesa. “Sapete” uno dei soldati alle due donne “che è pericoloso frequentare simili luoghi isolati di questo bosco? Ci sono briganti ovunque, belle signore...” ridendo. |
Gaynor fece ritorno al suo palazzo.
Qui i sevi aveva sistemato i danni portati alla nobile dimora dai misteriosi saccheggiatori, ridando all'edificio il suo aspetto originario. Nel ritornare a casa, Gaynor trovò ad attenderla la fedele Ensa. “Milady...” disse questa andando incontro alla padrona “... ero in pensiero... siete stata via tutta la notte... cosa è accaduto?” |
“Sarete mia moglie, non la mia ombra.” Disse Jean a Dacey. “Siete bellissima e vi amo. Non ho intenzione di trattarvi come una schiava, ma come la mia consorte. Ma presto io sarò un grande di queste terre. Voglio guadagnarmi potere e ricchezza. Dunque mi occorre una degna moglie al mio fianco. Che mi sia devota e sappia obbedire. Parliamoci chiaro... venite da terre in cui le donne sono poco più che serve. Qui starete infinitamente meglio.”
Qualcuno bussò. “Avanti.” Jean. Ed entrò Betta. “Sua signoria” disse la ragazza “chiede di voi e di lady Dacey. Sono giunti ospiti che milady gradirà di certo incontrare.” |
Vidi la donna guardare nella direzione in cui era sparita la figura, e poi avvicinarvisi.
Probabilmente era curiosa, ma così facendo avrebbe attirato l'attenzione dei soldati proprio dove invece non dovevano guardare. Non poteva saperlo, dopotutto, non erano situazioni a cui una persona normale era abituata. Ma io non mi mossi, osservavo il tutto con la coda dell'occhio, finché i soldati non si rivolsero a me, e all'altra donna. Mi voltai verso i soldati, perché sapevo che se non l'avesse ti fatto si sarebbero avvicinati loro. Sorrisi appena. "State tranquilli, una donna non corre pericoli nella casa del Signore.." Guardandoli, sempre con lo sguardo basso e la voce gentile "E poi ci siete voi a proteggerci, no?" Senza ombra di sarcasmo. |
<< Vi sto affidando la mia vita Jean. Spero davvero che sia la cosa giusta >> lo guardai ancora una volta cercando di sorridere, questa volta un verso sorriso, un sorriso spontaneo.
<< E io sarò al vostro fianco e vi aiuterò a divenire un grande di queste terre. Come dite voi >> sapevo che nel dirlo sarebbe stato felice. Aggiunsi una carezza sul suo viso, leggera, appena un accenno che terminò bruscamente al bussare alla porta. Mi ricomposi scostandomi leggermente dall'uomo. << Va bene grazie. Arriviamo subito, potete riferire questo >> dissi facendole cenno di uscire. << Voi restare, >> dissi a Jean, << devo solo raccogliere i capelli>> e con maestria le mie dita si impegnarono a intrecciare le ciocche brune che chiusi con un fiocco. Tornai da Jean, prendendo il suo braccio. << Vogliamo andare?>> |
La stanza non era molto grande, ma era ben curata.
C'era un mobile a muro, una sorta di credenza, nei cui ripiani si trovavano stoviglie dei materiali più vari, bottiglie di cristallo, candele e dei vecchi libri. Sentii poi dei passi in fondo al corridoio. Non avrei aperto a nessuno, come da istruzioni, ma mi avvicinai comunque in silenzio e in punta di piedi alla porta. |
"Si lo so..ma io sono la perpetua...e comunque, ieri notte alcuni soldati del Maresciallo mi hanno minacciato se non pagavo un dazio mi avrebbero violentata, ed ero solo a chiedere a una famiglia nel bosco di prendere delle sedie...come vedete anche certi vostri soldati usano questi modi..voi siete uomini perbene, mi auguro di essere al sicuro la prossima volta" sorridendo a loro...per loro bastava un sorriso seducente..."Devo lavorare scusatemi".
Dopo questa innocente affermazione pulii l' altare presi però una piuma e presi il panno per il calice, e scrissi solo.." Uscite porta laterale,fuori cavallo nero con stella bianca, avanti nel bosco e rocca con lucchetto croce..entrate..ser Alvaro. Altea"..e presi il calice, poggiai il fazzoletto e misi una chiave sopra la paterna e passai davanti alla colonna. Non guardai la figura, feci cadere il calice, mi chinai e poggiai la paterna davanti alla figura. E proseguii mettendo a posto il calice con le ostie. Andai vicino le candele e le sistemai.."Comunque..." dissi alle guardie "Devo pagare quei soldi?..la famiglia aveva pure pagato il dazio..temo quei soldati abusino di me..potete intercedere voi, so che voi siete uomini giusti" sorridendo sensualmente per attrarre la loro attenzione |
"Mia cara" risposi ad Ensa "Mi sono attardata a Monsperon e, dato che stava calando la sera, ho preferito alloggiare in una locanda, per evitare di attraversare il bosco con il buio..."
Mi dispiaceva mentirle, ma non ebbi il coraggio di raccontarle la verità. Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
Capitolo III: La giostra di Monsperon
“Gli araldi smettono di cavalcare in su e in giù, e ora squillano alte le trombe e le chiarine. Altro non c'è da dire, ma a ovest ed est vanno le lance tristemente in resta, affonda nel fianco l'aguzzo sperone.” (Geoffrey Gaucer, I racconti di Canterbury, Il racconto del cavaliere) Jean prese sottobraccio Dacey e insieme raggiunsero la sala grande, dove Ferico solitamente prestava udienza ai suoi vassalli. La principessa ed il suo futuro marito trovarono il barone in compagnia del Maresciallo Fagas. “Venite pure avanti, dilette e future tortorelle.” Disse sarcastico Ferico a Dacey e a Jean. “Sapete, messere, che presto qui si celebrerà un matrimonio?” Sorridendo a Fagas. “Il nostro valente messer Jean e la bella berbera. Per Diana e tutte le Vergini di Sygma! Ammesso ve ne siano ancora! Chi poteva prevedere che un giovane battezzato si invaghisse di un'infedele?” Ridendo. “Le donne” fece il Maresciallo “vanno unicamente giudicate per la loro bellezza. Cultura e Fede sono aspetti del tutto inutili per una femmina.” “Avete udito?” Divertito Ferico a Dacey e a Jean. “Interessante politica quella seguita dal coraggioso Maresciallo! Ah, per tutte le Sabine rapite da Romolo e dai suoi compagni!” Esclamò. “Chissà che non abbiate ragione voi, messere! Di certo molto meglio fidarsi di un buon sauro lanciato al galoppo, che di una donna che giura fedeltà eterna!” “Milord...” entrando un servo “... sono giunti coloro che chiedevano udienza presso di voi.” “Fateli entrare.” Con un cenno Ferico. “Venite pure avanti, milady...” a Dacey “... sicuramente troverete parecchio interessante questo incontro con codesti ospiti.” Fissando la bella principessa egea. http://images5.fanpop.com/image/poll...47791_full.jpg |
Gwen si avvicinò alla porta, mentre quei passi erano sempre più vicini.
Ad un tratto cessarono. Eppure erano là, dall'altra parte della porta, come se qualcuno si fosse fermato proprio là davanti. Trascorsero alcuni lunghi istanti di silenzio, poi quei passi ripresero e si allontanarono. |
I passi cessarono.
Sentii il cuore in gola, pensando che qualcuno, magari il padrone, sarebbe potuto entrare. Attimi di tensione e paura si susseguirono. I passi poi ripresero e si allontanarono. Sospirai di sollievo, silenziosamente e rimasi immobile appoggiata al muro, in attesa di qualcosa. |
I soldati, a quelle parole di Clio e poi di Altea, si scambiarono rapide occhiate divertite.
“Già, la Casa del Signore...” disse uno di quelli a Clio “... eppure, nella Terra del Signore, nessuno dall'Alto dei Cieli si è degnato di scendere a salvare i Cristiani contro gli infedeli...” ridendo “... per cui, biondina, come vedi le sorti degli uomini risultano alquanto indifferenti agli Angeli del Paradiso.” “Vi prego, figlioli, non bestemmiate nella Casa di Dio.” Frate Roberto. “Taci, prete!” Con rabbia uno di quei soldati. “Avete udito questa?” Un altro di quelli avvicinandosi ad Altea. “Dice che volevano violentarla! Voi che dite?” “Che secondo me” rispose un altro di quei militari “è stata lei a provocarli. Simili sgualdrine lo fanno sovente. Prima si divertono a turbarti, poi si tirano indietro.” E risero. “Figlioli, vi supplico...” fece il chierico, ma per tutta risposta uno dei soldati sguainò la spada e la puntò contro la sua gola. “Un'altra parola e la tua predica di Domenica la reciterai davanti a San Pietro, prete.” Minacciò il soldato. |
Ensa annuì a Gaynor, ma poi si accorse di qualcosa.
“Una foglia di erica nei capelli...” disse la donna togliendo la foglia intrecciata nei chiari capelli della sua padrona “... non doveva essere una locanda di buon livello...” fissandola. |
Quei passi si allontanarono e nella stanza piombò un silenzio quasi irreale, rotto solo dal cuore di Gwen che batteva all'impazzata per la tensione.
Trascorsero lunghi attimi in cui il battito della giovane, poco a poco, tornò normale. Era ormai pomeriggio e dalla finestra della camera la luce del Sole filtrava tenera e riposante, sebbene qualcosa di sinistro dominava quel maniero. Ad un tratto, facendo sobbalzare Gwen, qualcuno bussò alla porta. |
I soliti prepotenti sospirai.."Potrebbe essere...d' altronde si sa, noi donne a volte siamo civettuole, mentre voi uomini siete solo galanti".
Quella spada sulla gola del frate, non potevo reagire...già stavo rischiando troppo.."Volete dei soldi?" dissi a loro guardando il frate.."Magari possiamo darvi le elemosine e in cambio lascerete questa Pieve..cosi regolerò pure i conti dovuti ai vostri uomini..d' altronde noi siamo fedeli al barone" cercai di sistemare la situazione alla meno peggio..ma questi maledetti in verità non avevano coraggio...si nascondevano dietro il Maresciallo per tiraneggiare. |
“Soldi...” disse il soldato che puntava la spada alla gola di Frate Roberto “... quelli ce li prenderemo lo stesso... vogliamo ben altro per lasciare in vita questo prete...” fissando Altea.
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A quelle parole rimasi per un attimo silenziosa...cosa mai volevano..calma..ci voleva calma.
"Bene..non vi sono problemi..potete prenderli..ma se non esponete ciò che desiderate o volete...cosa mai potremmo fare noi per voi?Se possiamo essere di aiuto ovvio.." e guardai gli uomini duramente e furtivamente il frate. Speravo la donna trovasse pure una soluzione. http://i63.tinypic.com/noaotk.png |
A poco a poco il battito frenetico del mio cuore tornò normale.
Fuori, il giorno moriva lasciando il posto al meriggio, che faceva entrare una luce fioca e soffusa, ma che comunque non riusciva a scacciare quell'aura sinistra che avvolgeva il maniero. Poi, udii bussare. Cosa fare? Aprire? E se non fosse stata la nana? Mi aveva detto di non aprire fino al suo ritorno, ma non potevo essere certa che fosse lei, così attesi per sicurezza. |
Come sempre adottai la mia tattica. Il silenzio. Lasciai che il barone parlasse restando accanto a Jean.
Evidentemente la faccenda del matrimonio lo indispettiva non poco. Il Maresciallo fu abbastanza saggio nel parlare e lo apprezzai. Anche se il solo metro della bellezza, per giudicare una donna, lo consideravo piuttosto limitato. Certo che l'arrivo del servo e l'invito del barone mi incuriosirono tanto da prendere parola. << Ne sono certa>> mormorai guardando prima il barone e poi Jean e infine udii dei passi, quindi e allungai lo sguardo verso la porta per capire chi stesse arrivando |
“Beh...” disse uno dei militari ad Altea “... magari voi due” indicando lei e Clio “avete argomenti seri da mettere sul piatto della bilancia...” guardandole in modo lascivo.
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Di nuovo qualcuno bussò alla porta di Gwen.
E poi di nuovo. “Sono io...” disse la nana “... apritemi...” |
Non sarebbe stata una foglia a tradirmi. "Non essere sciocca, Ensa, non posso averla presa addosso alla locanda... sarà successo atraversando il bosco..." Era una risposta plausibile, dopo tutto.
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Bussarono più e più volte.
Sentii poi la voce della nana e scossi la testa, aprendo. "Dovevate dirlo subito che eravate voi. Mi avevate detto di non aprire a nessuno..." dissi, sottovoce. |
"Quindi..pure voi, come gli altri uomini del soldato...volete...insomma che noi fossimo più carine con voi" ... e meno male dovevamo stare attenti ai briganti.
Cosa mai potevo fare...l' altra donna non reagiva..ma non potevo permettere uccidessero frate Roberto o lo portassero in prigione...e poi vi era quella figura misteriosa..chissà se era riuscita a scappare. Guardai il frate...non avrei mai voluto cedere.."E se mi rifiuto che farete...non trovate altre donne disponibili? Un bacio vi può bastare?" avvicinandomi al soldato e guardandolo negli occhi. |
Alzai gli occhi al cielo, la situazione stava degenerando.
La perpetua ribatteva, giustamente ma non avrebbe ottenuto granchè. Così mi avvicinai a quello che sembrava essere il capo e lo spinsi leggermente lontano dagli altri. Presi un sacchettino con alcuni soldi e glielo diedi, ma nel farlo, con l'altra mano gli presi il polso e lo girai, avvicinandomi al suo orecchio. "Sono Clio, il capitano dei Montanari, hai presente? I mercenari al servizio del barone?" A voce bassissima. "Non rovinerete la mia missione, sto seguendo un brigante e sono in incognito.. sai che faremo? Mi dai un bello spintone, cado a terra, dici una delle vostre oscenità e tu e i tuoi scagnozzi ve ne andate.. In cambio, non riferirò a Fagas cosa avete detto chiedendo le vostre teste.. Tutto chiaro?" Sempre a voce bassissima. "Vi prego.." Con voce spezzata, in modo che gli altri sentissero "È tutto quello che ho, non fatemi del male..". Ma il mio sguardo, che solo il soldato poteva vedere, diceva ben altro. |
Le porte della sala si aprirono ed entrarono alcuni individui, abbigliati alla maniera dei Normanni del Sud.
Davanti al gruppo vi era una donna anziana ed un giovane uomo. Il loro ingresso fu preceduto da poche cerimonie ed avanzavano con rispetto ed una velata esitazione. “Salute a voi, nobile signore.” Disse la donna al barone. “Ed a tutti voi, miei signori.” Rivolta poi a Dacey, a Jean e a Fagas. “Giungiamo da Fidelis, patria in cui vivono pacificamente Cristiani, Ebrei e Musulmani. Io sono Dauna e questi è mio figlio Svevos. Siamo pellegrini giunti per pregare nei luoghi della devozione di Santa Caterina e di San Bernardino, custodi e patroni di queste nobili terre.” “Siete dunque pellegrini.” Fece Ferico. “Si, milord.” Annuì Svevos. “Però voi siete abbigliato come un cavaliere.” Ferico all'uomo. “Perchè lo sono, milord.” Annuì l'altro. “Chi è più pellegrino di un cavaliere? Non è forse un cavaliere il Primo Angelo del Signore?” “Sappiamo” la donna “che la legge ci impone di chiedere a voi il permesso per raggiungere i luoghi della nostra devozione, milord.” “Si.” Annuì Ferico. “Solo dietro il pagamento di un tributo vi sarà permesso di raggiungere i luoghi di cui dite.” Sorrise e guardò per un attimo Dacey. “Sapete” rivolto di nuovo ai due pellegrini “che questa bella dama è in realtà una berbera infedele? E dunque voi conoscete tale razza, dato che nei luoghi in cui dimorate molti ne soggiornano.” “Si, milord.” Rispose la donna. “Ma definirli infedeli non è corretto. Essi adorano il nostro stesso Dio, sebbene attraverso le parole di un profeta non riconosciuto dalla Chiesa.” “Ah, questa poi!” Esclamò il barone. “La Chiesa riconosce solo il tintinnio dei denari che richiede per concedere poi le sue fasulle indulgenze!” A quelle parole, Dauna e suo figlio Svevos si scambiarono una lunga occhiata. “Comunque...” continuò Ferico “... è nostro desiderio che voi facciate compagnia alla nostra odalisca” indicando Dacey “in modo che vinca la sua assurda malinconia verso i barbari e peccaminosi paesi che le diedero i Natali. Per questo vi sarà offerto di alloggiare qui fino a domani. Poi, dopo aver regolarmente pagato il tributo richiesto, sarete libri di andare a pregare dove più vi garba.” “Si, milord.” Sorridendo Dauna. |
"Allora" disse Ensa sorridendo a Gaynor "vuol dire che avete bisogno di rinfrescarvi e di riposare. Vi preparerò un bel bagno caldo e dopo gusterete una delle cene per cui sono così famosa." Ridendo.
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Non capivo come questi nuovi arrivati potessero interessarmi. Sembrava simili a Ferico e alle gente di queste terre.
Ma fu quello che dissero a farmi capire. Venivano da un luogo in cui le genti convivevano pacificamente a dispetto della loro fede religiosa. Un posto del genere mi sarebbe piaciuto da vedere. Erano dei pellegrini e chiedevano il permesso di passare sui possedimenti di Ferico. Il Barone sembrava ben disposto, nonostante le sue solite battute e offrì loro persino ospitalità per la notte. Inoltre contava che questo, che questi ospiti, mi rendessero felice. Tanto valeva provare. Decisi quindi di presentarmi alla donna e a suo figlio. << É un piacere fare la vostra conoscenza, sono la principessa Dacey di Mirza>> mi presentai facendo un leggero cenno di capo quindi indicai Jean. Nella mia casa ero io quella che doveva accogliere gli ospiti per presentarli poi a mio padre e mi venne spontaneo fare lo stesso. << Questi é Messer Jean, consigliere del Barone Ferico e suo uomo di fiducia, nonché il mio futuro marito>> |
"Certo che sono io." Disse la nana a Gwen. "Nessuno altro qui sa che siete qui. O forse no..." perplessa "... il padrone mi ha fatto strane domande e credo sospetti qualcosa... dobbiamo inventarci qualcosa, altrimenti sarete costretta ad andare via..."
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Altea cercò di giungere ad un compromesso con quelle guardie, ma il tutto sembrava complicato.
Poi intervenne Clio. E l'idea della bionda mercenaria sembrò funzionare. Il soldato infatti prese il sacchetto col denaro e spintono' la ragazza. "Andiamo via, per adesso." Disse ai suoi compagni. E andarono via. "Sia ringraziato il Cielo..." disse Frate Roberto. |
"È un onore, principessa." Disse Dauna a Dacey. "Nelle nostre terre molti mercanti e marinai salpano per i ricchi ed esotici porti d'Oriente, portandoci racconti di quei luoghi lontani. Molti poi ci narrano di Mirza, felice isola egea."
"È se volete" Svevos alla principessa "vi parleremo della vostra isola attraverso i racconti di quei mercanti e di quei marinai." |
La donna sistemò il tutto...per fortuna..ma il tutto mi sembrò strano e mi avvicinai a Frate Roberto parlando sottovoce.."Se ne sono andati..ma non vi sembra strano? Quella donna li ha allontanati, perchè non rimanere qui a parlare..noi abbiamo offerto le elemosine ma non bastava..a lei è bastato un sacchetto di monete per ammansirli...non vorrei vi sia una trappola dietro..state attento frate Roberto".
Mi allontanai indifferentemente, finalmente se ne erano andati ma non dissi nulla alla donna e misi a posto le candele e stavolta gettai l' occhio verso il pilastro..se era li, era davvero in gamba quella persona. |
"I soldati del Maresciallo" disse Frate Roberto ad Altea "si ammansiscono subito davanti a qualche moneta... l'importante è che siano andati via."
Altea poi si voltò verso la colonna di pietra, ma della figura incappucciata non vi erano più tracce. |
Annuii subito, con un grande sorriso.
<< Mi piacerebbe. Mi piacerebbe molto>> abbassai appena il mio sguardo, << Mi manca molto Mirza, per me è il posto più bello del mondo>> Sospirai cercando però di riprendermi subito dopo. << Messer Jean, spero che vi uniate anche voi, così conoscerete meglio da dove vengo>> |
Mollai la presa per un secondo, e mi ritrovai a terra.
Ottimo, pensai. Quando i soldati se ne andarono restai a terra e iniziai a piangere in silenzio. Serviva una scusa convincente. Ma era molto semplice in realtà, dovevano essere molti soldi, molti soldi. Restai immobile e continuai a piangere. Fortunatamente il frate non si fece domande, e feci per alzarmi. |
Frate Roberto era sempre così...effettivamente non gli davo torto..lui difendeva tutti ma chi difendeva lui..e quindi doveva cercare di stare cauto..ero affezionata a lui.
Quando lo sguardo andò verso il pilastro..la figura non vi era. Sorrisi...bene Altea, le tue ciance hanno contribuito a distrarre i soldati per far si non si accorgessero di quella persona e si presume se ne sia andato, a meno che..non sia nascosto da qualche parte della chiesa..potrebbe essere. "Frate Roberto...è sera ed è meglio vada a casa...ma domani dobbiamo..finire quel lavoro...sarò qui presto..all' Alba mi auguro" e gli feci un cenno di intesa. Anche perchè nell' ipotesi quella figura avesse preso Cruz come scritto, dovevo andare a piedi ma avrei preso la via della cittadina e poi sarei entrata nella foresta di Clantes. Salutai la donna e dissi.."Per fortuna...è andato tutto bene" e mi diressi fuori la Pieve...eh si, sistemare le cose ma pure lavorare..mica potevo rubare pure io e non volevo prendere i soldi ai poveri. |
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