![]() |
Elisabeth, Morrigan e Mion affrettarono il passo.
Capomagnus non era più un miraggio, un'illusione della foresta. E poco prima del centro abitato, i tre notarono un carro attorno al quale vi erano un gruppo di persone. "Chi saranno?" Chiese Mion con sospetto. "Sembrano armati... meglio essere prudenti." Nello stesso momento, attorno a quel carro, Cavaliere25 era steso a riposarsi per le frustate subite. "Vi ho trovato con facilità... sentivo odore di guai!" Disse ridendo forte Guisgard al giovane apprendista. Poi, facendosi serio, aggiunse: "Lady Talia è al sicuro..." "Ed ora?" Chiese Maladesh. "Voglio affrontare Cosimus e poi vi seguirò ovunque vogliate..." "Se ti accoppa, come è facile prevedere, addio la nostra taglia!" Disse Maladesh. Guisgard sorrise. Ma un velo di nostalgia attraversava i suoi occhi. |
Morrigan annuì all'affermazione di Mion, anche se in realtà il suo cuore era calmo. Avevano affrontato con relativa facilità l'agguato nella foresta. Quel carro, che si sposava perfettamente con la calma agreste del piccolo borgo, le sembrava quindi di gran lunga più rassicurante.
Si volse allora verso Elisabeth, intuendo una mutazione nel suo pensiero. "Lui è lì?", chiese, "Guisgard è lì?" |
Ma Elisabeth, come tutti loro, non aveva mai visto in volto Guisgard.
"Lo sapremo solo giungendo a quel carro!" Disse Mion con tono fermo. E si diresse verso il carro. E appena giuntovi, si trovò davanti Maladesh e i suoi due assistenti. "Chi siete?" Chiese il cacciatore di taglie ai nuovi arrivati. "Cosa cercate attorno al nostro carro?" |
Morrigan fissò quegli uomini con fare sospetto. Non era prudente esporsi troppo. Troppi eventi si erano susseguiti in quei giorni, e troppa gente, sebbene per diversi motivi, poteva essere ancora alla loro ricerca.
Accennò un cortese cenno di saluto. Doveva trovare il modo di ingraziarseli, nella speranza di ottenere qualche informazione. "Non vorremmo arrecarvi alcun disturbo, signore. Cerchiamo un luogo in cui rinfrescarci prima di riprendere il nostro viaggio. C'è tra voi qualcuno del luogo che possa indirizzarci?" |
"Beh..." disse Maladesh "... verso il centro abitato troverete una locanda... qui invece non vi è nulla che possa solo far pensare a qualcosa di comodo per un viaggiatore!"
Intanto, nel carro, Guisgard, Cavaliere25 e Tisson ascoltavano tutto. "Pensi siano spie di Cosimus?" Chiese Tisson a Guisgard. "Non lo so..." rispose lui guardando fuori da una piccola fessura "... sono in tre... due donne ed uomo... e sono armati... lui sembra uno spadaccino... mentre la donna che parla con Maladesh non mi sembra certo essere una pellegrina..." |
Nel frattempo, all'abbazia, Alwig provò una gran pena asoltando le parole di Talia.
"Esistono uomini risoluti, milady..." disse "... che amano come pochi... uomini capaci di gesta incredibili per il loro amore... io non conosco quel cavaliere... me se sopravviverà a questa storia, credo passerà la vita a cercarvi... o a dimenticarvi... ma se avete proprio deciso, allora temo che quel cavaliere non riuscirà in nessuna di queste due imprese..." Smise di parlare per un momento e fissò con attenzione Talia. "Una volta un saggio scrisse che l'amore, quello vero, non è un diritto, ma un dono... e non spetta a tutti... chi lo trova, dunque, deve conservarlo come il più prezioso dei tesori..." Ma il vecchio chierico ben si accorse che la ragazza non voleva continuare oltre quella penosa discussione. "E sia... farò come volete... scriverò quella lettera a vostro padre oggi stesso..." |
C'era qualcosa di strano in quell'uomo. Si era inavvertitamente parato davanti al carro, come per impedire loro di avvicinarsi troppo. Inoltre, sembrava stranamente nervoso, come se avesse fretta di vederli andar via.
I suoi sensi si erano acuiti in un istante. Era rischioso ed avventato, ma Morrigan voleva spingersi oltre, cercare di comprendere cosa nascondesse quell'uomo... è sicuramente rischioso e avventato, data la nostra precaria situazione... ma Morrigan era avventata, che le piacesse ammetterlo o meno! "Grazie signore, siete cortese, ma avrei ancora una preghiera da farvi", disse, con voce che voleva essere gentile e pacata "Il viaggio è stato lungo e pieno di imprevisti... la nostra nobile signora non è avvezza a simili difficoltà. Potreste permetterle di riposarsi per qualche minuto nel vostro carro? Per qualche minuto appena prima di riprendere il cammino, e vi ricompenseremo per il vostro gesto" |
Maladesh fissò Morrigan.
"Veramente..." disse con fare scostante "... nel carro abbiamo un nostro compagno malato... ha contratto uno strano morbo... forse la peste... ed è meglio che nessuno si avvicini troppo al carro..." All'interno del carro, nel frattempo, Guisgard osservava quella scena. A quelle parole di Maladesh Mion lanciò un rapido sguardo a Morrigan. "Una volta" cominciò a dire voltandosi e dando le spalle a tutti loro "Krishna si accorse di un grande carro che recava tutte le stelle del Cielo... il suo conducente, Phuao Vishnata, giurava di non voler attaccare il mondo, eppure gli uccelli che lo tiravano erano rivolti proprio verso la Terra..." Estrasse con incredibile velocità la sua spada e la puntò al volto di Maladesh. "Krishna capì che Phuao Vishnata mentiva!" Aggiunse. "Il vostro carro reca ancora a terra le tracce del suo passaggio... voi giungete dal borgo... e con un appestato nessuno vi avrebbe fatto passare!" |
Morrigan sorrise tra sè. Mion era riuscito ancora una volta a sorprenderla.
Così, mentre tutti tenevano gli occhi fissi su di lui, coperta dalla sua figura, aveva a sua volta estratto la spada, e con un balzo la sventolò sotto gli occhi dei due assistenti. "Dunque, mio buon signore", disse con un sorriso, rivolgendosi a Maladesh "fateci vedere il vostro povero ammalato... chi sa che in questa lama egli non possa trovare un potente farmaco per il suo male!" |
In quello stesso istante il carro si aprì all'improvviso e saltarono fuori Guisgard, Cavaliere25 e Tisson con le armi in pugno.
"E sia, ricominciamo da capo!" Disse Guisgard. "Però stavolta le domande le facciamo noi!" "E perchè mai, messere?" Chiese Mion. "Voi siete armati come lo siamo noi!" "Noi siamo in sei, voi in solo in tre!" Intervenne Tisson. "Un cavaliere vale ben tre manigoldi come voi!" Disse Mion. "Per un attimo ho creduto voi foste quel Guisgard di cui molti parlano..." aggiunse poi rivolgendosi a Guisgard "... ma mi sbagliavo..." "E perchè mai?" Domandò Guisgard con un sorriso. "La fierezza dello sguardo, la sicurezza dei modi, quel fare guascone mi stavono per ingannare... ma Guisgard dicono essere un cavaliere... e non si nasconderebbe mai in un carro come un topo in una fogna!" "Se qui vi fosse Guisgard sareste già morto!" Disse Guisgard. "Non vedo l'ora di incontrarlo..." rispose Mion con lo sguardo di ghiaccio. |
"Ma sta bene, miei signori!" li interruppe di colpo Morrigan.
Aveva incrociato il suo ferro in mezzo agli altri due, impedendo momentaneamente ai sue uomini di attaccarsi. Lanciò uno sguardo fulmineo a Mion, come per rassicurarlo su ciò che stava per fare, quindi di volse a squadrare il cavaliere che gli stava di fronte. Era di bell'aspetto, fiero e superbo, eppure il suo volto sembrava stranamente segnato da un'ombra impercettibile. Morrigan sfidò quell'ombra oscura con un sorriso sicuro. "Pare che qui tutti siano in cerca di una qualche risposta, e non vorrei sembrare scortese a questo cavaliere... sicchè, signore, vi concedo di chiedermi ciò che desiderate... purchè siate in grado di guadagnarvelo... una stoccata, una risposta data... e badate di essere sincero, perchè ho qui con me una persona in grado di dirmi immediatamente se mi state mentendo!" |
Guisgard fissò Morrigan.
L'aveva notata subito. Oltre ad essere bella aveva un portamento non comune. Fiera ma aggraziata e sembrava stranamente a suo agio con la spada in pugno. "Chi vi manda?" Chiese Guisgard. "Siete una delle tante amanti di Cosimus? Se così fosse badate che non mi fermerò davanti al fatto che siete una donna!" Mion scattò come morso da un serpente. "Attento a come parlate, cane! Lei non è l'amante di nessuno e se oserete anche solo attaccarla allora il vostro sangue bagnerà la lama della mia spada!" "Chi siete dunque?" Domandò Guisgard. "E cosa volete da noi?" |
Morrigan si morse il labbro inferiore, con rabbia. Cominciava ad averne abbastanza! Fece leva sull'elsa della sua spada, e con quel movimento sollevò le armi dei due cavalieri, allontanandole per un istante.
"Mion...", disse, rivolta al suo compagno, e misteriosamente quel nome si sciolse sulle sue labbra assumento una sfumatura di dolce richiesta "vi prego..." Quindi la sua spada si rivolse verso il cavaliere, più veloce di un volo d'uccello. Con una leggera cavazione, ne accarezzò il filo per metà della sua lunghezza. "Se voi sapeste quanto siete in errore, signore, non osereste rivolgervi a me in questo modo! Non so bene che genere di donne abbiate conosciuto fin'ora, ma due cose di me vi siano ben chiare fin da principio! Primo...", e la punta scivolò a sfiorare la guardia dell'altra arma, "non è mio costume dare l'amore agli uomini... Secondo... " e rispose alla resistenza che incontrò nell'arma dell'altro, "ho una sola parola... una stoccata, una risposta... altrimenti perite nella vostra ignoranza!" |
"E sia!" Disse Guisgard, lanciandosi verso di lei. "Vediamo se la vostra spada è lesta come la vostra lingua!"
E cominciò a duellare. Ma in quel momento si frappose fra i due Mion. "Con me dovete battervi, cavaliere!" Gridò con tono di sfida. "Avanti... anche per l'onore di lady Talia!" "Talia?" Ripetè di colpo Guisgard. "Cosa c'entra ora lei?" Li fissò per un momento. "Chi siete?" Domandò con rabbia. "E come fate a conoscere Talia?" |
E Morrigan, a quel punto, rise trionfante. Abbassò la spada e guardò Mion con uno sguardo allusivo.
"Vedete, mio buon amico, come si realizza ciò che vi avevo detto? Trovate l'uomo e troverete anche la dama..." Quindi fissò su Guisgard uno sguardo divertito. "Quindi siete davvero voi quel Guisgard di cui si favoleggia... il Guisgard che tutti cercano!" Gli fece un lieve inchino col capo, senza tuttavia cessare di sorridere sorniona. "Orsù, inutile continuare a negarlo adesso! Siete un bel grattacapo, milord, e del tutto all'altezza della vostra fama...chissà che adesso io non riesca a capire..." |
Guisgard restò sorpreso e vagamente stupito.
"Chi siete dunque?" Chiese rialzando la spada e puntandola verso di loro. "O per meglio dire chi vi manda? Il signore di Carcassonne o di Provenza? O forse siete altri cacciatori di taglie?" "Ti ho sempre detto che le donne sarebbero state la tua rovina..." intervenne Maladesh scuotendo la testa. "Non siamo cacciatori di taglie..." rispose Mion "... io vengo a nome del duca di Borgogna..." "Il duca di Borgogna?" Ripeté Guisgard. "Allora siete qui per... maledetto, in guardia!" E si lanciò su Mion. I due così cominciarono a duellare. "Al diavolo!" Gridò Maladesh. "Non è il momento questo!" Ma i due continuavano a battersi furiosamente. |
Morrigan restò per un istante basita, quasi incapace di cogliere la fulminea rapidità dell'azione in cui era evoluto quel dialogo. Non era certo questo ciò che voleva ottenere, non lo era affatto!
Ma quel Guisgard sembrava posseduto dei demoni del fuoco, per il modo in cui si era lanciato addosso a Mion, senza dargli quasi il tempo di fiatare. Qual'era il motivo di tanta rabbia? Quale minaccia era il nome di Borgogna, da alterare a tal punto il volto di Guisgard? Ripensò a ciò che Mion le aveva confidato sulla sua missione, e alla reazione di Guisgard nell'udire il nome di Talia... era questo il volto dell'amore? Morrigan pensò in cuor suo che sapeva troppo di rabbia e sangue, ed era troppo simile al dolore, perchè due uomini così validi scegliessero di perire in nome di un simile sentimento! "Mion, vi scongiuro, riponete la spada!", urlò infine, "Sono io che ve lo chiedo!" |
Mion si arrestò all'istante.
"Perchè vi fermate?" Domandò rabbioso Guisgard. "Volete restare inerme mentre vi scanno come il maiale che siete?" Mion arretrò di alcuni passi. In quel momento Maladesh e gli altri fermarono Guisgard. "Calmati e riponi la spada!" Gli disse il cacciatore di taglie. "Lasciatemi, vi dico!" Gridava il cavaliere. "Mi basta un minuto per ucciderlo! Lasciatemi o sarà peggio per voi!" E cominciò a scalciare con una fuiria cieca. E allora, costretto da quell'attacco d'ira, Maladesh lo colpì con un bastone dietro la nuca, facendogli pedere i sensi. "Accidenti, credevo non di non riuscire a farlo smettere..." disse ansimando Maladesh. "Perchè mi avete fermato?" Chiese Mion a Morrigan. "Non ho mai interrotto un duello... neanche per ordine del duca mio signore!" E la fissò diritto negli occhi. E lui stesso, in realtà, si domandava del perchè si fosse fermato a quella richiesta di Morrigan. |
"Punitemi pure con il vostro odio, se lo volete!"
Morrigan rispose piano, avvicinandosi a Mion e senza quasi osare levare lo sguardo su di lui. "Ho fatto solo ciò che mi ha consigliato il cuore. Mio signore, questo duello sarebbe stato tanto mortale per entrambi quanto infondato! Ma non vedete? Guisgard è nel torto perchè vi ha attaccato senza nemmeno ascoltare da voi le vostre ragioni... e voi, voi siete in torto perchè non vedete che egli lotta per difendere il suo bene più grande! Volete forse biasimarlo per questo? O volete biasimare me, per aver desiderato di avere salva la vosta vita?" |
"Il suo bene più grande? Lady Talia non gli appartiene e non gli apparterrà mai! Ella sposerà il mio signore! E tutto già deciso in Borgogna!"
"La borgogna è lontana, messere..." Intervenne Maladesh. Ma Mion non si curò delle parole di quell'uomo. "E perchè a voi dovrebbe stare a cuore la mia vita?" Chiese a Morrigan. "Dopotutto sono un estraneo per voi... non sono niente... cosa vi importa se vivo o muoia?" Ripose la spada e si sedette all'ombra di un albero, restando immerso nei suoi pensieri. |
Morrigan si pentì immediatamente di ciò che aveva detto. Con la cosa dell'occhio lo seguì mentre si discostava da loro e sedeva in disparte.
Inghiottì l'amaro di quel pensiero, inaspettato perchè a lei così sconosciuto... non sono niente, aveva detto lui! Già, così era... aveva ragione quel cavaliere, e l'unica volta nella sua vita in cui aveva deciso di abbandonare la roccaforte della sua freddezza, non aveva ottenuto altro che far la figura della sciocca! Sospirò appena, quindi, pensando che non ci fosse più molto altro da fare, si rivolse a Maladesh con aria desolata. "Sollevatelo e mettetelo sul carro", disse indicando Guisgard con un gesto della mano, "Speriamo almeno che al suo risveglio sia meglio disposto al dialogo!" |
"Meglio disposto al dialogo? Chi, questo testone? Ma voi chiedete l'impossibile, milady!" Disse Maladesh, mentre insieme a Tisson sistemavano Guisgard sul carro.
Mion intanto fissava il vuoto. Era accigliato e silenzioso, mentre stringeva nervosamente l'elsa della sua spada. Di tanto i tanto poi cercava lo sguardo di Morrigan. Ma la donna sembrava ora fredda e distante. "Siete tutti con lui?" Chiese all'improvviso a Maladesh, come a voler scacciare i pensieri di poco fa. "No, siamo contro di lui, in verità." Mion lo fissò incuriosito. "Siamo cacciatori di taglie." Aggiunse Maladesh. |
La foresta era velata da delicata foschia che vagava tra i cespugli ed i tronchi secolari, attraversata dai raggi della Luna che filtravano tra il folto fogliame...
Guisgard camminava sul tenero mando di ghiaia e foglie... Da piccolo aveva sempre amato Settembre... Ricordava casa sua, quando le grandi finestre venivano aperte in quei pomeriggi ancora luminosi e non più densi della calura estiva... E da quelle finestre una gran luce inondava la casa... Quanti giochi, quanti sogni... La sera era mite e gradevole e lo scorrere di un piccolo ruscello si udiva nell'aria... Guisgard lo raggiunse e vide una ragazza seduta presso la sponda... La riconobbe, era Talia... Aveva le spalle semiscoperte e si lavava i lunghi capelli nelle acque di quel ruscello... Era bellissima, con la veste adagiata sull'erba bagnata, che lasciava intravedere i piedi nudi... Guisgard cercò di raggiungerla ma non vi riusciva... Ad un tratto sentì dei passi: e riconobbe una ragazza. "Voi... voi siete la ragazza che mi aiutò nella foresta..." "Si, sono io..." rispose Empi. "Perchè non posso raggiungere Talia?" Chiese Guisgard. "Perchè lei non è qui..." "Ma io la vedo!" Disse guisgard. "E' a pochi passi da noi!" "Era lì fino a poco tempo fa... ora non c'è più..." "Dov'è?" Domandò stupito il cavaliere. Empi sorrise con infinita tenerezza. "Che posto è questo?" Chiese ancora Guisgard, guardandosi intorno. "Un sogno..." rispose Empi. "I sogni sono lieti, belli..." disse Guisgard "... io invece sento tanta tristezza..." "Sta per giungere l'alba... i sogni presto svaniranno e sentirete freddo, messere..." Guisgard si voltò verso la riva del ruscello e vide Talia illuminata dalla Luna... Un attimo dopo svanì, come l'ultimo sogno prima dell'aurora... Guisgard pian piano cominciò a riaprire gli occhi e subito avvertì un forte mal di testa. "Dove... dove mi trovo?" Chiese confuso. "Nel regno dei vivi!" Rispose Maladesh. "Che male alla testa..." si lamentò Guisgard. "E ci credo..." rispose Maladesh "... fai sempre colpi di testa!" E rise di gusto. |
Protetta da Mion e aiutata da Morrigan salii sul carro.....tolsi il cappuccio dalla testa..." Avete la testa e la pelle dura....Guisgard, i vostri sogni sono pieni di sentimento....hanno i colori dell'uva matura......hanno il dolce sapore dell'idromele......eppure siete un uomo braccato....avete il diavolo alle calcagna.....Un cuore puro il vostro...impavido...I signori di Provenza mi hanno chiesto di cercare un assassino......e invece trovo voi......Cosimus....e' pronto a fare della vostra testa il trofeo per il suo rientro a casa...e credetemi la portera' in alto...come il piu' importante dei suoi trofei.....sarete il suo stendardo......Voi dite di conoscerlo.....credetemi la spada non e' l'unica arma con cui Cosimus si difende............So che siete innocente........ma se non uniamo le nostre forze..il male avra' ancora la meglio..........Vi chiedo l'impossibile ..lo so....ma dovrete fidarvi di me, vi ho dato la forza quando ancora non conoscevate il mio volto, saro' per voi l' energia di una spada di un mondo a voi oscuro........."..detto questo presi le dodici rune che portavo alla cintola e le gettai ai piedi di Guisgard..il suo destino.....si era fermato li' con noi..." Sappiate mio Signore che nulla e' ancora compiuto.....la vostra scelta sara' il compimento del vostro destino..........sappiate che essa sara'....il mutamento degli eventi per ognuno di voi......come cristalli sospesi......ogni vostro pensiero.....sara' melodia per gli eventi.....la scacchiera della vita...e' vostra la mossa Guisgard...la Torre attende."....mi abbassai ai suoi piedi e raccolsi le rune......un lieve vortice avvolse la mia mente facendomi oscillare.......afferrai il braccio di Morrigan....con una tale forza che sentii vibrare le sue ossa......Caitley....sentivo il fetore del suo richiamo........mi accorsi in quel momento del volto di uomo...era il volto segnato dai colpi di una frusta......." Vi prego Guisgard...almeno datemi la possibilita' di curare le ferite del vostro uomo...prima che si infettino....."......Rimasi cosi' a fissare quell'uomo che era stato una presenza costante nelle mie visioni.........La presenza di Morrigan..era in quel momento per me un'ancora alla disperazione.....poteva la mente di un uomo.......credere alla potenza della Spada e della Rosa....
|
Guardai quella donna sembrava una fata però senti che in lei cera del buono e non del malvagio allora feci per alzarmi ma il dolore alla schiena iniziava a farsi sentire allora dissi rivolgendomi a Guisgard chi è questa donna? cosa vuole da me? non mi faccio toccare da nessuno.
|
Tornai nella mia stanza con la promessa da parte di padre Alwigh che sarebbe andato immediatamente a scrivere al signore di Carcassonne… una strana sensazione mi attanagliava il cuore, una sensazione che mi faceva sentire contemporaneamente l’essere più felice e il più dannato del mondo.
Mi aggirai per un po’ per la stanza, non riuscendo a trovare pace in nessuna occupazione, così mi sedetti vicino alla finestra, con la testa appoggiata al vetro freddo, e chiusi gli occhi. Ero nella foresta, candidi raggi di luna bagnavano l’aria di una luce insolita, una leggera foschia aleggiava tra i tronchi e i cespugli, rendendo alla mia vista impossibile spingersi lontano. Un ruscello scorreva allegro ai miei piedi, mi inginocchiai sulla sponda e feci scivolare una mano nell’acqua fredda, osservandone le increspature e i giochi della corrente mentre muovevo le dita. Mi sentivo strana… come se fossi in attesa di qualcosa, come se avessi un appuntamento cui non potevo mancare… l’ansia e l’emozione in me crescevano, ma non me ne sapevo spiegare il motivo. Ad un tratto mi tornarono alla mente le parole che soleva dirmi la mia buona nutrice quando ancora vivevo a Carcassone… lei sosteneva che, quando ero triste o agitata, non vi era cosa migliore che prendermi cura di me stessa per sentirmi meglio. Lo feci: lentamente mi inginocchiai sulla sponda e iniziai a lavarmi i capelli nel fiume. Improvvisamente una nuova sensazione: non ero più sola, vi era qualcun altro lì e non avevo dubbi su chi fosse, avvertivo la sua presenza ed improvvisamente ero felice, incondizionatamente felice… Feci per alzarmi, per voltarmi, al colmo della gioia… Poi tutto svanì. Aprii gli occhi e, per un istante, mi stupii di non avvertire più quella presenza. Mi alzai di scatto e voltai le spalle alla finestra: “Guisgard!” chiamai… ma invano: la stanza, a parte me, era deserta. Mi guardai intorno ancora per un istante, incerta… perché quella sensazione, quel presentimento era ancora tanto vivo in me da crearmi disagio. Infine, rassegnata, mi sedetti di nuovo e appoggiai le mani contro il vetro: “Ma dove sei?” mormorai tra me. |
Ancora metallo e ancora sangue <mormorò la fata seguendo nascosta i movimenti del gruppo. Sbuffò lievemente mentre si sistemava meglio sul ramo dell’albero ben nascosta dalle foglie. Un ragno catturò la sua attenzione e il suo spirito innocente prese il sopravvento. Cominciò a giocare con il ragno> Tanto gli umani non fanno altro che litigare <pensò. La sua attenzione poi fu rapita dall’arrivo di tre figure. Osservò il nuovo gruppo e gli occhi scivolarono liquidi su Elisabeth e poi su Morrigan. L’aura della fata si espanse in una pallida luce verde. Fu allora che vide il corpo di Guiscard portato sul carro> Nessuno toccherà il Cervo, egli appartiene alla Foresta <esclamò alzandosi in volo e raggiungendo il carro. Lo vide adagiato all’interno e scivolò lenta ad un passo dal suo orecchio nascondendosi sotto i suoi capelli. Chiuse gli occhi e sussurrò>
Sta per giungere l'alba... i sogni presto svaniranno e sentirete freddo, messere... <ed ancora aggiunse un attimo prima che Guiscard aprisse gli occhi> Avete dentro di voi il Fuoco per sconfiggere il Gelo, dovete cercare la Luce per sconfiggere il Buio <allargò le ali per allontanarsi dal carro e in quel mentre vide la Luce che serviva al Cervo, vide giungere Elisabeth. E mentre Guiscard si risvegliava e Elisabeth catturava l' attenzione del cavaliere, furtiva la fata volò via dal carro> |
Mai e poi mai ..potevo non udire il lieve battito d'ali.......ero una creatura del bosco.......Perche' volate via.....gnomi e fate sono stati la mia famiglia.......se siete qui e' perche' quest'uomo ha la grazia della dea madre ..... portero' la luce dopo che avro' oltrepassato le tenebre......vi prego buona fata..proteggete il nostro operato....
|
Guisgard restò colpito da quella donna.
Elisabeth non era una donna comune. Aveva qualcosa di particolare, di enigmatico e Guisgard percepiva in pieno questa cosa. La sua voce, ferma ma pacata, sicura ma cortese, riusciva a trasmettere una strana sensazione di pace e tranquillità. "Fate pure, milady..." disse Guisgard indicando Cavaliere25 "... e tu, ragazzo, sta tranquillo ed abbi fiducia in lei." E dopo qualche istante passato a scrutare Elisabeth, aggiunse: "Milady... l'unica cosa che voglio è giungere a quella torre... devo incontrare Cosimus e chiudere con lui un vecchio conto!" Respirò profondamente. "Quanto ai miei sogni... dite che sono pieni di sentimento? Forse una volta... ora non ne ho più... l'alba li ha portati via con se ancora una volta..." |
Intanto, all'abbazia, padre Alwig aveva scritto quella lettera.
La fissò per alcuni lunghi istanti, rigirandosela fra le mani. Alla fine non potette fare altrimenti. "Fratello Athalshade!" Chiamò all'improvviso. "Eccomi, eccellenza!" Si presentò il chierico. "Ecco la lettera... quando partirà Fountalan?" Chiese padre Alwig. "Attendeva solo la vostra consegna." "Bene, eccola." E consegnò la lettera al chierico. "Dì che la consegni direttamente al palazzo di Carcassonne. E che faccia presto!" Frate Athalshade consegnò allora la preziosa lettera al mecante Fountalan. "Non temete..." rassicurò questi "... il prima possibile questa lettera giungerà a destinazione!" E partì dall'abbazia, diretto a Carcassonne. Alwin, nello stesso momento, fissava dalla finestra il carro di Fountalan che partiva. "Che Iddio abbia pietà delle nostre miserie..." mormorò con tono dimesso. |
Nel frattempo, Empi volava nella folta e verdeggiante foresta, quando udì una strana risatina.
"Come al solito ti sei cacciata in una situazione più grande di te!" Disse una vocina proveniente da un cespuglio. Un attimo dopo qualcuno sbucò da quel cespuglio. "Ormai ne sono pienamente convinto!" Esclamò PucK Fellow, adagiandosi su un tronco cavo. "Fra tutte le razze presenti in questo mondo quella degli umani è senza dubbio la più sciocca!" Fissò Empi e scuotendo la testa continuò a dire: "Incaricato dal gran consiglio del Piccolo Popolo, ho svolto una ricerca... il personaggio che il tuo prode cavaliere vuol andare a sfidare fin dentro la sua torre è non solo un abilissimo e temibile spadaccino, ma pare sia anche protetto da forze oscure e molto potenti. Quindi, nove su dieci, il tuo valoroso protetto farà un gran brutta fine, con buona pace di tutti coloro che vogliono consegnarlo al boia, per intascare la tagli che pende sulla sua testa!" Fissò Empi con aria da rimprovero e chiese: "Allora, piccola fata, come farai a tirare fuori dai guai quel cavaliere che sembra, re Oberon solo sa perchè, esserti tanto simpatico?" |
Mion, intanto, si era allontanato dal carro di alcuni passi.
Scrutava il cielo e sembrava in balia di tormentati pensieri. Il vento che aveva cominciato a soffiare sulla campagna sibilava strani suoni mentre accarezzava i rami degli alberi. Ed a Mion, quei suoni, sembravano essere echi di voci giunte da lontano. Sentiva i suoi compagni che lo chiamavano. Gli parve di udire chiaramente la voce di Stefan. "Una vecchia leggenda giapponese" cominciò a ricordare "parlava di come le stelle ed il vento siano capaci di condurre i messaggi dall'Aldilà... forse i miei compagni reclamano la mia anima..." pensò "... forse sarei dovuto morire con loro e non sopravvivere... ma se dovrò morire lo farò con la spada in pugno... e farò di tutto per liberare lady Talia..." E si voltò verso il carro, cercando con il suo guardo inquieto il volto di Guisgard. |
Nel frattempo, alla torre, Cosimus era inquieto.
"Che siano dannati tutti gli esseri di questo mondo!" Inveì mentre camminava nervosamente per la stanza. "Noi siamo qui con le mani in mano e magari quel gaglioffo è già ripartito!" "Non tormentatevi oltre, mio signore!" Cercò di calmarlo Caitley. "Non può avventurarsi in un'altra lunga fuga... con lui vi è quella ragazza e non vorrà sottoporla ad altre simili fatiche!" "Non voglio rischiare!" Tuonò Cosimus. "Voglio andarlo a sfidare io stesso!" "Ma, mio signore!" Gridò Caitley. "Se abbandoniamo questa torre perderemo la sua magica protezione! Sarebbe da sciocchi!" "Taci, donna! Io non ho bisogno della magia per sgozzare quel verme di Guisgard! La mia spada è più che sufficiente!" "Desistete da tale assurdo proposito, mio signore!" "Basta, è deciso!" Chiamò allora i suoi fedelissimi e diede ordine di prepararsi a partire. "Sistemerò io stesso questa faccenda, una volta per tutte!" http://www.basilrathbone.net/films/sirguy.JPG |
Nello stesso momento, presso il carro, anche Guisgard, come Mion, si era appartato.
Raggiunse una grande quercia, dietro la quale si poteva ammirare un paesaggio di un incanto pastorale. Il cielo appariva attraversato da mille e più riflessi, di luminosi e splendenti colori, mentre la campagna si estendeva come un verde manto, sul quale fiorivano tonalità e profumi che inneggiavano alla gioia ed alla vita. La lieve brezza accarezzava le cime degli alberi, che sembravano vibrare come corde di arpe a quel passaggio, diffondendo nell'aria come una lenta e sognante melodia. Guisgard fissava questo scenario preda di mille e più pensieri. Prese allora la sua spada e cominciò a fissarla. "La spada è la tua più fedele compagna in battaglia..." ripeteva spesso il suo maestro "... parla con lei, ascoltala... niente lega più che avere lo stesso destino... ed il tuo fato è legato a quello della tua spada..." Ricordò poi la sera in cui la prese in quella casa e di come Talia pagò con alcune monete per non sentire di averla rubata. E nel rammentare, Guisgard sorrise. Appoggiò allora la fronte sull'elsa e rivide il momento del duello e di come fu proprio Talia a raccoglierla da terra. "Eravamo in tre, amica mia..." sissurrò alla spada "... ora siamo rimasti in due... tu appartieni a lei... e quando tutto questo sarà finito, ti prometto, troverò il modo di restituirti alla tua padrona..." "Cosa fai?" Chiese il maestro. "Sei triste?" "Un pò, maestro..." "Perchè mai?" Chiese. "Hai nostalgia della tua casa forse?" "Credo... credo di si..." "Cosa vuoi diventare da grande?" Chiese il maestro. "Io? Io voglio essere un cavaliere, maestro!" "Cosa hai detto?" "Un cavaliere." "Non ti sento..." "Un cavaliere!" "Sono vecchio io oppure sei senza voce tu?" "Un cavaliere! Voglio diventare un cavaliere!" "Ecco, bravo!" Esclamò il maestro. "Allora quando sei triste esercitati con la spada!" Guisgard cominciò allora a fendere l'aria, con rapidi colpi che sibilavano sul bagliore della lama della sua spada. "Il sogno... combatti per esso..." cominciò a ricordare una vecchia canzona di trovatori "... il nemico... solo sconfiggendolo sarai libero... segui il tuo cuore, esso non ti mentirà... la tua stella veglierà su di te... e se non la vedrai quando il Sole sorgerà, allora non sentirti perso, poichè essa è ancora lì, invisibile a tutti, ma tu potrai vederla... e allunga la tua mano... anche se gli altri rideranno, tu sai che potrai raggiungerla... e quando l'avrai afferrata, tienila stretta, cavaliere... e sii fiero... poichè nessun altro sogno potrà più sfuggirti..." E nel frattempo continuava a tirare di spada. "La Luna splende anche se non la vedi... e così è il tuo amore... se lei è lontana non per questo svanirà dal tuo cuore... anzi, sarà ancor più forte perchè pulserà per due... il tuo cuore è grande, cavaliere e può battere per tutti e due... il tuo cuore è la tua forza... trai da esso ciò che ti occorre..." Smise, all'improvviso, col fiato rotto e con il volto rigato dal sudore. Aveva tirato forte, con rabbia e passione. Conficcò allora a terra la fedele spada e si accorse di un bellissimo fiore che volgeva i bianchi petali verso il Sole. "Una margherita..." sussurrò sorridendo. "Cos'hai da rivelarmi, amica mia?" "Ehi, Guis!" Lo chiamò all'improvviso Tisson da lontano. "Cosa fai qui da solo?" Guisgard lo fissò senza dire nulla. Tisson comprese e restò in silenzio con lui, a fissare l'infinito orizzonte che circondava quel bucolico scenario. http://farm3.static.flickr.com/2015/...2f2d62c997.jpg |
Rigiravo tra le mie mani......una boccetta di unguento.....e il mio pensiero ando' a Guisgard..........I vostri sogni cambiano...ma non svaniscano....il sogno e' il contatto che avete con il mondo a voi sconosciuto.......la vostra spada mio signore.....e' il contatto con il reale, voi umani avete bisogno del rito per credere....e la spada e' il mezzo con cui la vostra forza diventa tangibile e mortale..........Vi sentite invincibile e cosi' deve essere.........Siete protetto.......ma la battaglia sara' lunga e il vostro cuore dovra' rimanere saldo...............
" Morrigan.......ti affido le mie rune....rispettale......in esse c'e' vita e parlano di vita "......cosi' misi il sacchetto nelle mani della mia protetta e guardai con affetto il viso di Cavalier25...cosi' mi era stato presentato....." Andiamo.....non credo che un pizzicorio vi possa spaventare...." |
No dissi non ho nessuna paura mylady fate pure sono nelle vostre mani come vi chiamate? domandai guardandola dolcemente il mio nome è cavaliere25 devo rimettermi in forze per che devo aiutare Guisgard dissi visto che mi a salvato la vita mi devo sdebitare con lui aiutandolo a sistemare la sua faccenda con Cosimus e aspettai che mi curasse senza dire nulla.
|
<la fata udì la voce di Elisabeth mentre si allontanava dal carro, le sue parole a lei rivolte. Quella donna l’aveva vista, aveva parlato a lei, sorrise raggiante invasa da una nuova sicurezza e una determinazione ancora più forte> Avevo ragione <esclamò la fata mentre si addentrava nella foresta, perché solo lì poteva sentirsi al sicuro> quel cavaliere è davvero il Cervo delle profezie < e mentre annuendo esprimeva a voce alta il suo pensiero, un cespuglio parlò. Empi si voltò a guardare nella direzione da cui era giunto il suono e scorse il suo amico Puck Fellow> Mi state seguendo?? <esclamò contrariata avvicinandosi al tronco e posando i piedi nudi su alcune radici che spuntavano dalla terra. Ascoltò in silenzio le parole di Puck, gli occhi bassi . Quando Puck terminò il suo dire sollevò gli occhi, il volto illuminato da un fiducioso sorriso> Ciò che con le vostre ricerche non avete scoperto, mio buon amico, è che il Cervo non è solo in questa impresa <si avvicinò a Puck e serrò le ali, parlava in modo concitato, gesticolando di tanto in tanto> Ho visto una Signora, ella ha in sé la conoscenza, ella mi ha scorta in questa forma e mi ha parlato <indicò il suo minuto corpo, tacque per un attimo e poi continuò> quella Signora è lì per aiutare l’umano, ricordate le profezie? <alzò gli occhi verso il cielo e recitò a memoria> quando il Cervo sarà pronto, la Terra e i suoi Elementi e tutto l’universo agiranno perché si compia il volere della Madre <osservò Puck e sorrise> Mai come in questo momento sono certa di aver trovato l’umano giusto, dovete credermi, amico mio, dovete fidarvi di me <poi abbassò gli occhi tornando ad assumere un atteggiamento riverente verso il membro del Consiglio del Piccolo Popolo> Non sarò la sola ad aiutarlo <tacque infine. In quel momento percepì la presenza di Guiscard a pochi passi da loro e sperò con tutto il suo essere che Puck ascoltasse le sue parole>
|
Morrigan spiò Mion da lontano.
Dopo l'acceso scambio di battute che aveva seguito lo scontro con Guisgard le sembrava che qualcosa si stesse rompendo... non era un pensiero preciso... era un'emozione, era un rumore... lo stesso rumore impercettibile e infido di una lastra di ghiaccio che si frantuma sotto il primo pallido sole di primavera... perfettamente integra alla vista, ma irrimediabilmente intaccata all'interno. Mion scrutava il cielo e sembrava in balia di tormentati pensieri, e il vento sembrava portargli echi di ricordi lontani. Morrigan abbassò gli occhi un istante... la sua anima è malata... questo pensiero la riempì di tristezza... la sua anima è malata, e l'ombra della morte gli pesa sul cuore... non dovrebbe dare ascolto a questa voce, o ne morrà... ed io non potrò fare più niente per lui! Ma proprio mentre si abbandonava a questo pensiero, udì la voce di Elisabeth, che la riportò alla realtà. "Morrigan.......ti affido le mie rune....rispettale......in esse c'e' vita e parlano di vita" Morrigan sobbalzò e quasi sentì un fremito non appena Elisabeth le strinse la mano intorno al suo sacchetto. Il cuore le balzò nel petto... le rune, le rune magiche di Elisabeth? Cosa ho mai fatto per meritare tanto onore? Scrutò Elisabeth per cercare una risposta nel suo sguardo, ma incontrò solo un sorriso... la risposta doveva trovarla da sè, dentro di sè... era questo che Elisabeth voleva dirle. Si allontanò dagli altri, per meditare su quel dono. Conosceva quell'arte, pur non avendola mai praticata. Guardava con rispetto a quell'antica sapienza, pur senza comprenderla completamente. D'un tratto si guardò intorno, furtiva. Quelle pietre la stavano chiamando... Morrigan non voleva commettere un gesto irrispettoso, ma sentiva chiaramente, mentre si riparava dagli sguardi degli altri, che la stavano chiamando. Infilò in fretta una mano nel sacchetto, come se stesse compiendo un gesto proibito. Afferrò una pietra e la strinse nel pugno. Fissò per un istante le sue dita serrate, quasi avesse paura di ciò che avrebbe visto aprendole... poi dischiuse piano la mano... la runa del viaggio... era dunque quello il suo destino... il viaggio, sì, ma questa runa significa anche un compagno, significa riunificazione e fede ritrovata... Allora il suo sguardo cercò ancora una volta la figura di Mion, ed lei non seppe vincere la propria curiosità. Stavolta con fare deciso, e senza mai staccare gli occhi dal cavaliere, estrasse una seconda runa... nyd... Morrigan fissò quel simbolo con sgomento... nyd... la necessità viene prima del desiderio... Morrigan ripose la pietra dentro il sacchetto e si pentì di aver osato chiedere. |
Mion continuava ad essere preda dei suoi tormentati pensieri, quando all'improvviso si voltò e vide Morrigan.
Quel gesto di estrarre e stringere quei misteriosi oggetti lo incuriosì. Ma il cavaliere fu molto più colpito invece dall'aver incrociato lo sguardo di Morrigan. La ragazza lo stava fissando con un'intensa espressione. Si adagiò allora dietro la nuca i lunghi capelli che il vento aveva mosso. Ora il suo volto era libero e pulito. I lunghi capelli non celavano più i suoi occhi e la sua espressione. Avvertì allora il desiderio di avvicinarsi a lei. "Cosa fate?" Chiese. "Cercate risposte in quel sacchetto? Io non so nulla di magia..." continuò fissando l'orizzonte sconfinato "... per me magia è molte cose... anche l'incanto di questa terra, con i suoi colori ed i suoi suoni, è magia... non trovate?" Si voltò poi di nuovo verso di lei ed aggiunse: "Avrei dovuto battermi ed ucciderlo! Quel Guisgard è il vero responsabile di tutto! Se non si fosse trascinato dietro lady Talia lei non sarebbe arrivate fin quaggiù ed i miei compagni non sarebbero stati massacrati dagli uomini di Cosimus! Prima che finirà questa storia io lo sfiderò... si, sfiderò Guisgard in un duello all'ultimo sangue!" |
La notte giunse presto.
Trascorse lenta, mentre su Capomagnus il cielo fu attraversato da alte ed inquiete nuvole. Ma alla tranquillità del borgo faceva verso l'austerità dell'abbazia. Era giunta notizia che il visconte di Carcassonne aveva accettato le condizioni di sua figlia. Il padre di Talia si impegnava così a chiedere la grazia per quell'uomo che nemmeno conosceva. Alcuni cavalieri, poco dopo, giunsero all'abbazia per riportare Talia a casa. "Sono Gerard de Mayous, vassallo del visconte" si presentò il capo di quei cavalieri "e per ordine del nostro signore siamo giunti per riportare a Carcassonne lady Talia." Il cavaliere fu condotto da padre Alwig. "Ho fatto chiamare lady Talia" disse il chierico "ed ora ci raggiungerà. Così questa brutta storia finalmente giungerà al termine..." |
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 20.16.40. |
Powered by vBulletin versione 3.8.11
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Copyright © 1998 - 2015 Massimiliano Tenerelli