"Beh, a me sembra una fantastica meta per una vacanza da sogno." Disse Milo ad Altea, facendole l'occhiolino. "Le isole tropicali sono angoli incantati di questo mondo." Sorridendole. "Però mi sembri tesa... cosa c'è?" Fissandola, mentre il panfilo si avvicinava all'isola sconosciuta, circondata da alti e dense nuvole mnacciose.
Proprio su quell'isola, nello stesso istante, Gwen era rimasta sola nel capanno, ancora scossa da quel bacio improvviso di suo zio.
Intanto le grandi nuvole da ponente si avvicinavano sempre più all'isola.

"Tribunale?" domandai incerta mentre il canotto si avvicinava all'isola "Perché ho la sensazione che tu ci abbia mentito?"
Ci avvicinammo rapidamente, i colpi vigorosi dell'uomo aiutarono l'imbarcazione a sostenere le onde.
Solo su una cosa non avevo riflettuto: come avremmo fatto a tornare indietro?
Le parole di Gobbo mi distrassero, facendomi arricciare il labbro con fare dubbioso.
"Non è con le lusinghe che riusciremo a cavarcela in quell'isola!"

Rimasi lì a letto a riflettere su tutto quello che era accaduto.
E più ci pensavo, più mi sembrava assurdo.
Dalla finestra, vedevo le nuvole addensarsi sempre di più sulla baia.
Nonostante tutto, speravo che Elv non si trovasse fuori se fosse iniziata una tempesta.

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"Non ti ho mentito, tesoro..." disse Gobbo a Queennie, continuando a remare, mentre lontane nuvole minacciavano burrasca "... dopo un ammutinamento c'è sempre un processo..." fissandola, per poi ridere di gusto "... beh, dovrai abituarti alle lusinghe, come le chiami tu... quando vedo una bella ragazza sento l'insopportabile bisogno di dirglielo." Facendole l'occhiolino.
Dopo un pò raggiunsero la baia dell'isola, formata da 2 giganttesche scogliere che piombavano improvvise nel mare schiumoso, racchiudendo una spiaggia dalla sabbia bianca circondata da alti e fitti palmeti.
Le docili correnti della baia spinsero così il canotto verso la spiaggia, con Gobbo e Queennie che poterono così, infine, scendere a terra.
"Ehilà..." Gobbo guardando la ragazza, ora che non erano più sulla scialuppa "... complimenti, quella tenuta ti sta benissimo." Facendole l'occhiolino, senza smettere di fissarla.
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Gwen era ancora nel capanno quando iniziò a sentire boati vaghi e lontani, segno della tempesta ormai vicina, mentre un vento umido cominciò ad alzarsi deciso dalla spiaggia.
Elv era ancora fuori.
Poi, dopo qualche istante, la ragazza sentì dei passi.
Infine qualcuno bussò alla porta.

Dei boati arrivavano dall'orizzonte distante e via via si facevano sempre più vicini, mentre Elv era ancora fuori.
Sobbalzai sentendo bussare.
Qualcosa mi disse che si trattava di Ludwig, poichè Elv non ne avrebbe avuto bisogno, o almeno immaginavo.
Sospirai e mi alzai, controvoglia, andando ad aprire.

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Gwen aprì e trovò Ludwing sulla porta.
"Scusi se la disturbo..." disse, dopo averla salutata con un cenno gentile del capo "... volevo solo dirle che è in arrivo una tempesta ed è prudente restare qui nel capanno, al sicuro."

Sospirai, vedendo che era Ludwig.
Odiavo qualsiasi contatto umano, al momento.
"Infatti è dove sono" con un vago sorriso di circostanza.

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"Si, certo..." disse Ludwing annuendo e sforzando un sorriso di circostanza "... mi scusi, volevo solo accertarmene... meglio così. Ora sarà meglio che vada... buonaserata, Gwen." Si voltò ed andò via, sparendo fra i giganteschi canneti che separavano i capanni.

"Buona serata" sorridendo altrettanto di circostanza, prima che lui andasse via.
Lanciai un'occhiata nei paraggi, per intravedere Elv.
Poi rientrai dentro.
Se era così incosciente da restare fuori pure con una minaccia di tempesta, non era colpa mia, né ciò che aveva fatto poco fa e avrebbe dovuto pensarci bene.

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Di Elv neppure l'ombra.
Gwen allora si chiuse nel capanno, visto che la tempesta era sempre più vicina.
Dopo alcuni minuti però la ragazza sentì dei passi intorno ai canneti.
Passi lenti, che si trascinavano, come chi faceva fatica a muoversi con normalità.
Passi che in pochi istanti si fecero vicinissimi al capanno.

Mi chiusi nel capanno.
Poco dopo, sentii dei passi trascinati fuori dalla porta.
Rimasi alcuni istanti ad ascoltare, poi mi avvicinai alla finestra per vedere chi fosse.
Dal passo, sembrava uno degli indigeni, magari era Nova e speravo onestamente che fosse lei e non uno degli altri.

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Gwen sentiva quei passi tutt'intorno al capanno, sempre più vicini.
Era chiaro che qualcuno se ne stava davanti alla porta.
Poi la ragazza sentì ancora quei passi striscianti, fino a quando davanti alla finestra apparve un volto.
Era bianchissimo, dagli occhi impenetrabili.
Lunghissimi capelli bianchi avvolgevano il suo volto.
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Guardai Roan con aria divertita.
"Oh ma davvero... e ricordami un po' chi ha scritto quelle cose sui Geniti?" fingendomi davvero pensierosa.
"Vediamo un po'.... Io!" ridacchiai.
Ecco, che mi si citasse la mia stessa ricerca in quel modo non era mai successo.
"Quindi potrebbe essere partito tutto da qui..." sussurrai, accarezzando la lapide con aria sognante.
"Beh ora bisogna andare a fondo in questa storia, non crede, signor rettore?".

Roan rise.
"Si, ma siamo scienziati, dottoressa..." disse divertito a Destresya "... quindi ci occorrono tracce certe, non miti." Fissandola.
In quel momento arrvò il capitano Polos.
"Professori, stasera a cena il signor Della Mirandola gradirebbe la vostra presenza." Ai 2 professori.

Continuò ad avanzare, finché il suo volto apparve davanti alla finestra.
Sobbalzai ed urlai per la sorpresa, indietreggiando istintivamente.
Poi, mi avvicinai pian piano.
"Cosa vuoi?" dissi, senza aprire la porta.

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Quegli scuri, impenetrabili, l'espressione inesistente, il volto inquietante.
Quella creatura era immobile a guardare Gwen.
"La legge..." disse ad un tratto, con un tono piatto, senza accento, quasi fosse una voce artificiale "... lui dice... la legge..."

Non mi sarei abituata ai complimenti, troppo focalizzata sul lavoro com'ero, però avrei potuto accettarli, tollerarli nella loro insensatezza. Insensatezza poiché in quella circostanza, dove ero vicinissima ad una scoperta, flirtare era l'ultima cosa che mi riusciva.
Con Milo fu divertente, ma probabilmente non l'avrei mai più rivisto.
Le onde ci condussero fino alla spiaggia, dove finalmente potemmo scendere e toccare quella morbida sabbia.
"Ti ringrazio, ho pensato che un look più comodo e pratico mi avrebbe aiutata nei movimenti." dissi per poi estrarre la pistola dallo zaino ed inserirla nella fodera sulla gamba.
"Comunque, sono Queenie Williams, archeologa in erba alla scoperta della maledizione dei Taddei." mi presentai "Perdona il precedente inganno... mi occorreva un passaggio."
Ora dovevo solo capire come muovermi.

Scossi la testa avvilita, sentendo di nuovo quelle parole che non volevano dire nulla.
"Vattene" gli dissi, con tono deciso, sperando andasse via.
Non sopportavo questa cosa, davvero, stava diventando insostenibile.

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Gobbo guardò Queennie mentre sistemava la pistola nella fondina, ammirando compiaciuto le forme della ragazza, ben messe in risalto da quella tenuta d'avventura.
"Beh, per quanto mi riguarda puoi chiamarti come vuoi, bellezza." Disse sorridendo lui. "Comunque mi intriga questa tua ricerca. E dimmi... ciò che cerchi pensi si trova su quest'isola sperduta e dimenticata?"

"Ma davvero?" guardandolo "Siamo alla fiera dell'ovvio stasera!" divertita.
"E perché mai io avrei tartassato ogni rettore che c'è stato prima di lei perché mi finanziasse una spedizione alla ricerca di queste prove?" gli chiesi.
Poi fummo interrotti da Polos.
No ma prego, entra nella mia cabina come se fosse tua, metti che non ero in ordine?
"Ma certo, sarà un piacere!" risposi, anche se non era proprio proprio così.

Quella creatura, quasi in soggezione, si allontanò.
Ma dopo alcuni istanti altri passi furono uditi da Gwen, stavolta più leggeri, come se qualcuno di più piccolo si fosse avvicinato al capanno.

Dovevo averlo messo in soggezione, perchè fortunatamente andò via.
Probabilmente non aveva capito quello che avevo detto, ma contava il tono.
Sentii poi dei passi più leggeri e mi incuriosii, infatti aprii di poco la porta per sbirciare e vedere chi fosse.

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"Beh, posso chiamarmi come voglio, sì." risposi osservando in panorama davanti a noi "Ma questo significa che nemmeno tu riceverai alcun pagamento. Non esiste alcuna casa d'aste gestita da Annalise Keating." aggiunsi per poi passare a rispondere alla sua domanda "Sto cercando un uomo, un vecchio collega di mio padre che dovrebbe vivere su quest'isola. Lui dovrebbe possedere qualcosa che potrebbe aiutarmi a capire qualcosa su questa maledizione."
Intuendo che mi stesse guardando, scoccai un'occhiata a Gobbo.
"Mi puoi dire come ti chiami? Dubito che 'Gobbo' sia il tuo nome."

Polos annuì ed andò via.
"Bene, abbiamo anche l'invito per stasera." Disse divertito Roan a Destresya.
Poi, ad un tratto, dal ponte si udì giungere il fischio dell'ipazia.
Stava succedendo qualcosa.



Gobbo rise piano.
"Vorrà dire che mi godrò questa vacanza gratis." Disse a Queennie. "Io però non armi con me. Quindi non posso nè difendere te, nè me." Guardandola. "In un posto selvaggio e sconosciuto come questo ti farebbe comodo un alleato, no?" Facendole l'occhiolino.



Gwen aprì la porta appena appena, senza vedere nulla.
Ma poi, all'improvviso, apparve qualcuno.
Era un atro di quegli strani ed inquitanti individui.
Questo era forse più bizzarro degli altri.
Aveva persino le orecchie, ma deformi e grottesche.
Puntò i suoi occhi su Gwen come se la stesse studiando.
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Subito non vidi nessuno, ma poi apparve un altro indigeno, facendomi prendere un colpo come l'altro.
Era strano, notai che aveva perfino le orecchie ma il suo volto era più grottesco.
Lasciai le porta semi aperta, pronta però a richiuderla in ogni momento, mentre lui mi osservava come se mi studiasse.
Non capivo cosa avessero oggi tutti quanti, vista la continua processione in questo capanno, ma mi auspicavo che sarebbe finita presto.

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"Sì, chissà che cosa vorrà il nostro misterioso amico..." mi ritrovai a dire, pensierosa.
Poi si sentirono dei rumori.
Stava succedendo qualcosa.
"Andiamo a vedere che succede!" dissi a Roan, alzandomi.

Destresya e Roan salirono sul ponte, trovando Polos e i suoi che scritavano un punto fisso del mare.
Quando anche i 2 professori guardarono in quella direzione si accorsero che una barca navigava davanti a loro.
Intanto, sull'isola misteriosa, Gwen aveva lasciato la porta del capanno socchiusa e quello strano individuo si avvicinò, restando però sulla soglia.
La guardava incuriosito, con quel suo aspetto quasi ripugnante.
Poi si udì un tuono lontano e quello corse via, sparendo nella vegetazione.

Il tipo mi osservò, si avvicinò un po' ma restando a debita distanza.
Alla fine, scappò via impaurito da un tuono.
Oh beh...
Sospirai e mossi un passo fuori; lì, chiamai Elv più volte, perchè ora il tempo si metteva male e mi aveva davvero scocciata il suo comportamento.


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Gwen si decise a chiamare Elv, mentre il vento si faceva più forte.
Nel sibilo del vento si sentivano le grandi masse di vapore caldo che si spostavano, l'odore di salsedine, il fruscio più deciso delle onde ed un'infinità di versi e suoni sconosciuti.
Tra essi alla ragazza parve di sentire la voce di Elv.

Il vento era forte, scuoteva la vegetazione ed il canneto, producendo svariati suoni, insieme alle onde.
In mezzo a quel frastuono, mi sembrò di sentire la voce di Elv.
"Elv! Torna qui, il tempo si mette male!" urlai, sperando mi sentisse ed arrivasse subito.

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Gwen chiamò ancora, ma a rispondere ci fu solo l'ululato del vento.
Poi, dopo altre chiamate di lei, le parve di sentire davvero la voce di Elv.
Proveniva da oltre i canneti.
"Gwen..." diceva confuso nel vento "... Gwen..."

Sospirai e scossi la testa.
Sentivo solo il vento e lui non tornava.
Sentii poi che mi chiamava ancora.
Non volevo allontanarmi, ma non avevo scelta.
Così, mi inoltrai nel canneto, sperando di tornare subito e riuscire a scampare alla tempesta.

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Arrivammo in superficie, e l'aria salmastra ci avvolse tutt'intorno.
Ci guardammo intorno e poi nella stessa direzione di Polos.
Vedemmo così una nave che si avvicinava.
"Aspettiamo visite, capitano?" gli chiesi.

Gwen allora lasciò il capanno e si avviò verso i canneti, mentre il vento soffiava più forte e le nubi avvolgevano tutto, rendendo scura ed impenetrabile la foresta.
A guidarla c'era la voce di Elv, che però ad un tratto parve mutare.
Sembrò essere un guaito, poi un latrato.
Infine dalla vegetazione sbattuta dal vento topicale apparve un animale.
Un cane scorticato in più parti del corpo, con la pelle che pendeva come se fose stoffa e ringhiava bavoso verso di lei.
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La cosa non mi faceva sentire affatto a mio agio, per nulla.
Era tutto reso così greve dal maltempo, buio, cupo, era inquietante, specie la foresta.
Per un po', sentii la voce di Elv, ma all'improvviso quella mutò in un guaito.
Un attimo dopo, vidi ciò che rimaneva di un cane terrificante e rivoltante ringhiare.
Urlai sconvolta e corsi, tornando indietro e ripercorrendo i miei passi, per allontanarmi più possibile da quella creatura immonda.

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"No, affatto." Disse Polos a Destresya. "Anzi, in queste acque non dovrebbe esserci nessuno." Guardando la barca col suo binocolo. "Mi chiedo cosa ci faccia qui..."
Poi un uomo apparve sul ponte della barca, che cominciò ad agitare le braccia in segno di saluto.
Nel frattempo, sul'isola misteriosa, Gwen aveva visto quel terribile cane che sembrava cadere letteralmente a pezzi davanti a lei.
La ragazza corse allora via, nella foresta, spaventata da quella visione.
Corse veloce, fra la vegetazione, fino a quando inciampò su una grossa radice.
Finì però fra le braccia di qualcuno, sentendo che veniva presa e stretta, così da non cadere sul terreno reso fangoso dall'umidità.

Corsi e corsi, continuai così, finché non inciampai in una radice, com'era successo prima.
Ci avrei lasciato la pelle, in questa foresta, continuando così...
Invece di cadere, però, mi sentii afferrare e riuscii a mantenere l'equilibrio, aggrappandomi a chiunque fosse.

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"Che strano!" osservando la barca che si avvicinava.
Poi un uomo si mise a salutare.
"Beh se non altro non sono quei pirati moderni per derubarci, almeno, dubito che si mettano a salutare, no?" divertita "Non so, c'è qualche pesca strana da queste parti?" chiesi al capitano, pensierosa, guardando sempre la barca che si avvicinava.
Dopo il sogno mi aspettavo di tutto.

Era una presa salda, forte.
Come i muscoli del petto che Gwen sentì sulla faccia.
"Ehi..." disse Elv "... dove corri con questo tempo?"