La presa era salda e mi trattenne dall'impattare al suolo.
Era Elv e ringraziai che fosse lui, intanto perchè l'avevo trovato e poi perchè volevo evitare di essere ripresa da Ludwig per essermene andata in giro in quel modo.
Notai che la sua vicinanza mi faceva uno strano effetto, che prima non avrei mai avvertito.
Sbattei le palpebre un paio di volte e mi allontanai.
Poi, aggrottai la fronte.
"Dove corro? Dove corro?! Hai idea per quanto tempo ti ho cercato e chiamato, con la tempesta in arrivo?!" esclamai.
"Muoviamoci piuttosto! Voglio essere al coperto quando inizierà!" dissi sbrigativa, trascinandolo via da lì.

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Gwen ed Elv così tornarono al capanno, mentre il vento era sempre più forte e le palme, con i canneti iniziavano a danzare ed a scuotersi in balia della buffera imminente.
Una volta al capanno Elv bloccò la porta con una sedia, in modo che il vento non potesse aprirla e poi coprì col telo di un'amaca la finestra senza vetro.
"Così dovrebbe almeno ripararci un pò dalla pioggia imminente..." disse alla nipote, guardandola.

Tornammo al capanno appena in tempo e lui schermò la struttura come potè, per ripararci.
Annuii distrattamente, finendo poi per sedermi sulla branda.
Era stato tutto troppo improvviso, non avevo avuto il tempo per pensare a come comportarmi e come gestire la situazione.
Potevo solo improvvisare o sperare di tornare alla normalità, come se nulla fosse accaduto.

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"Dimmi..." disse Elv lasciandosi cadere sulla sua brandina "... hai intenzione di restare in silenzio a lungo? Perchè prima scappavi? Eri spaventata... perchè?"

Lo guardai mentre si stendeva sulla brandina.
"Avevo visto qualcosa di strano..." dissi solo.
Sul restare un silenzio a lungo, era un'idea, finché non avessi trovato qualcosa di meglio da dire o da dare.

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"E dimmi..." disse Elv fissando Gwen "... cosa hai visto? Uno degli strani abitanti di questo posto assurdo?"

"Era un cane... Terrificante... La pelle gli cadeva a pezzi..." mormorai "Mi ringhiava contro..." Aggiunsi poi, ricordando con orrore quegli istanti.
Mi chiedevo cos'altro nascondesse di terribile quest'isola, era un terrore continuo ad ogni angolo e continuavo a maledire quel bastardo che ci aveva buttati di nuovo a mare senza motivo.

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"Forse era malato..." disse Elv a Gwen "... fortuna che non ti ha morsa... non devi girare su quest'isola da sola... ormai è chiaro che è un posto maledetto... capitare qui è stato peggio del naufragio..." sbuffando.

Stavo per controbattere e specificare ancora che ero uscita apposta per cercare lui, che faceva lo sconsiderato fuori da qui con quel tempo inclemente, ma ci rinunciai e non obiettai, stendendomi sulla branda come al solito.
Ormai le giornate qui passavano tutte uguali, non aveva nemmeno senso rifletterci troppo.

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La barca era in realtà ferma in mezzo al mare, quindi era l'Ipazia che si avvicinava ad essa.
"Avrà avuto un guasto..." disse Roan indicando l'uomo sulla barca a Destresya.
Quando infatti l'Ipazia fu prossima a quella barca, uno dei marinai lanciò una cima e l'uomo sull'imbarcazione la prese, per poi legarla alla prua.
Così fu trainata ed avvicinata allo scafo dell'Ipazia.
Intanto, sull'isola misteriosa, la tempesta era ormai prossima.
Le palme sembravano quasi spezzarsi sotto la furia del vento ed i canneti venivano praticamente sdradicati, se non si spaccavano prima.
Onde sempre più alte presero ad infrangersi sulla spiaggia e i nuvoloni neri scendevano veloci sulle alture dell'isola.
Il capanno di Gwen ed Elv scricchiolava e cigolava sotto la furia della burrasca tropicale.
"Speriamo regga... mormorò lui "... se penso che potremmo restare qui per mesi, beh, mi sembra di impazzire..." sbuffò "... mi porterai il broncio ancora a lungo?" A sua nipote.

"Non possiamo fare altro..." commentai.
Ed era vero, anche se poco d'aiuto.
Poi lo guardai, alla sua domanda.
"Non lo sto facendo" dissi solo.
Beh, dopo il casino che lui aveva combinato, aveva una gran faccia tosta a dire una cosa simile di me.

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Più che avvicinarci noi a loro, erano loro ad avvicinarsi a noi.
Poi... loro, era solo un uomo che si sbracciava.
Probabilmente era rimasto con un guasto in mezzo al mare.
Una bella fortuna.
Restai a guardare mentre attraccavano la barca per trainarla verso l'Ipazia e trarre in salvo il povero marinaio.
Anche se, con l'incubo così vivo ancora addosso, non mi aspettavo nulla di buono.

Fuori cominciava ad infurire la tempesta.
Enormi banchi di vapore venivano alzati dal monsone di levante, riempiendo l'aria di umidità.
Le raffiche di vento cominciarono a soffiare con vigore, scuotendo i giganteschi alberi che vegetavano sull'isola e sferzando con rabbia la primordiale folta vegetazione.
In lontananza il fragore delle folgori ed i boati dei tuoni annunciavano l'eccezionalità della tempesta, che sebbene usuale a quelle latitudini, è tuttavia ignota a noi del continente.
"Speriamo questo capanno regga..." disse Elv guardando il soffitto scricchiolante "... ho idea che resteremo qui per mesi... qundi che vuoi fare? Tenermi il broncio per tutto il tempo? Perchè non mi dici cosa pensi, Gwen?"

Gli uomini di Polos trainarono verso l'Ipazia quella barca, facendo poi salire a bordo l'uomo che vi ra sopra.Si trattava di un tipo di bell'aspetto e abbigliato con pantaloni larghi e camicia da marinaio.
"Grazie del soccorso, capitano..." disse questi a Polos "... avevo ancora scorte a bordo, ma non passano molte navi in questo tratto."
"Chi è lei?" Chiese il capitano.
"Mi chiamo Best..." il tipo salito a bordo "... sto facendo delle esplorazioni per conto dell'Istituto Geografico di Afragolignone."
Anche Destresya e Roan fissavano il nuovo arrivato.
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L'aria era pesante, quasi insostenibile, pur essendo all'interno e, complessivamente, al riparo.
Sbuffai, sentendo che lo ripeteva di nuovo.
"Si può sapere qual è il problema? Cos'hai da rimproverarmi stavolta?" dissi spazientita, fissandolo.
Cosa voleva che facessi, dopo ciò che era successo?

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"Ti ho solo chiesto cosa pensi..." disse Elv a Gwen.

Sospirai scuotendo la testa.
"Penso che siamo bloccati dentro questo capanno, per chissà quanto tempo, come se essere bloccati su questa isola per mesi non fosse già abbastanza" dissi, con un certo astio, nonché fastidio.
Il rombo dei tuoni era progressivamente più vicino e mi chiedevo quanto sarebbe durata.

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Osservammo il superstite arrivare sulla nostra barca.
Sembrava inoffensivo, tutto sommato.
Un esploratore per conto dell'Istituto Geografico, beh che strano incontro.
Restai accanto a Roan a osservare la conversazione tra quel tipo e Polos.
E ora che avrebbero fatto, lo avrebbero tenuto così sulla nave?
Allora Polos non era poi arcigno come sembrava.
Probabilmente era solo una mia impressione.
"Benvenuto!" mi limitai a dire, giusto per cortesia.

"Già..." disse Elv "... beh, sarà meglio dormire, il tempo passerà prima..." a Gwen, per poi voltarsi su un fianco, chiudendo gli occhi.
La tempesta continuava a scatenare la sua furia sull'isola.
Il fantastico ciclone tropicale rivoltava il mare come un guanto, facendo infrangere onde gigantesche contro la spiaggia e sulle alte scogliere della baia.
Tuoni e fulmini illuminavano e squarciavano il muro di nuvole che si muoveva a velocità assurda sopra le ampie cime dell'isola, un tempo indomiti vulcani dalla cui lava nacque questo luogo oggi dimenticato.
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Mi diede le spalle e provò a dormire, senza aggiungere altro.
Meglio così, in fondo.
Io feci lo stesso, girandomi su un fianco e provando a non fare caso alla tempesta che stava stravolgendo l'isola da cima a fondo.
Probabilmente, Elv sperava che tutto tornasse come prima, senza che nulla fosse mai accaduto, ma era un'illusione.

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"Grazie." Disse Best ringraziando tutti del benvenuto. "Dov'è diretta questa nave?" Chiese a Destresya, poichè Polos era andato a prua, dove uno dei suoi lo aveva chiamato visto la presenza di dense nuvole all'orizzonte.
Intanto, sull'isola senza nome, la tempesta infuriava col vigore che solo la natura sapeva dare ai suoi fenomeni.
"Ti è piaciuto?" Chiese all'improvviso Elv senza voltarsi. "Sincera." A Gwen.

Per un attimo, in mezzo a tutti quei boati ed il vento che minacciava di scoperchiare il capanno, credetti di aver immaginato la voce di Elv.
O forse, lo speravo.
Ma non era così.
L'avevo sentita davvero e non potevo far finta del contrario.
"Che differenza farebbe?" dissi io, con tono piatto.

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Guardai il tipo con un sorrisetto divertito, poi scambiai un'occhiata con Roan.
"Oh questa nave è alla ricerca di una civiltà perduta migliaia di anni fa!" ridacchiando.
"Ma non si preoccupi, non dovrebbe essere pericoloso!" divertita.
"E lei, cosa stava cercando?".

"Affascinante." Disse Best a Destresya. "Decisamente." Sorridendo. "Io invece cercavo, per conto dell'Istituto Geografico di Afragolignone i resti di un impatto avvenuto 28.000 anni fa in questo punto. un asteroide caduto sulla Terra che stravolse questi mari."
Intanto all'orizzonte le nuvole si facevao minacciose.
Nel frattempo, sull'isola, la tempesta non dava tregua.
"Tu dimmelo, Gwen..." con tono basso Elv.

Ringraziai che ci fosse la tempesta a riempire quei vuoti, quei silenzi, quelle incertezze.
Senza, non sapevo come avrei fatto.
Il tono basso di Elv era perfettamente udibile, mentre ci davamo ancora le spalle.
Respirai a fondo un paio di volte, richiamando a me tutte le sensazioni provate in quel breve momento.
Difficilmente avrei potuto dimenticare la sensazione delle sue labbra calde e morbide sulle mie, anche sforzandomi.
"Sì..." mormorai, ammettendo qualcosa che non avrei mai voluto dire, perchè sapevo che era sbagliato, ma non potevo mentirgli.

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Trascorse un lungo silenzio, rotto solo dal boato di un fulminie che cadde vcinissimo al capanno.
Elv non disse nulla, rstando girato sul fianco.
Gwen sentiva lo sroscio selvaggio della pioggia battente e le goccioline che penetravano dal tetto irregolare del capanno.
La tempesta durò circa 2 ore, poi si calmò ed un sole fammeggiate squarciò le nuvole lontane.
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Elv non rispose, non disse nulla, lasciando che fossi io l'unica ad espormi.
La tempesta durò due ore abbondanti.
Alla fine, tutto cessò e divenne limpido, sgombro, come se 1uel tempo orribile non ci fosse mai stato.
Uscì perfino il Sole, che al tramonto incendiò il cielo di fiamme scarlatte, tanto che mi alzai e mi avvicinai per vedere quello spettacolo mozzafiato.

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Gwen si avvicinò alla finestra, godendosi quel bellissimo spettacolo.
Il Sole fiammeggiante illuminava col suo velo purpureo l'orizzonte sterminato, fltrando dai banchi nuvolosi ormai scarichi del loro vigore.
Il profilo frastagliato della costa scendeva ora dolce, ora più selvaggio, fra le forme dei palmeti e dei bambù giganti, tra selve labirintiche di rampicanti che crescevano senza regole e limiti lungo le pendici delle alture.
Il mare ora appariva più calmo, schiumoso e denso, di un colore indefinito, figlio del giorno ormai morente l'imminente notte.
Ad un tratto Gwen sentì il corpo caldo e saldo di suo zio raggiungerla.
I suoi lunghi capelli rossi ora si aggrappavano alla camicia crespa e stropicciata di Elv, avvertendo il respiro vigoroso alle sue spalle.
"Meraviglioso..." disse soltanto suo zio, guardando il tramonto tropicale.

Anche la visuale era più chiara, il profilo della costa era di nuovo visibile, apparendo come una sagoma nera e sbeccata davanti al tramonto e l'acqua scivolava come l'olio fino alla riva, acceso come il cielo.
Sentii che lui si avvicinava a me, sentii il suo corpo caldo e stabile a contatto con la mia schiena e quelle sensazioni mi mandarono in fibrillazione.
Non capivo come avesse fatto quel rapido bacio a sconvolgermi all'improvviso, ma era davvero notevole, non c'era alcun dubbio.
"È ancora più bello, dopo la tempesta..." commentai.

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"Si..." disse Elv pianissimo, restando col petto contro la schiema e la testa di Gwen, mentre entrambi ammiravano quel meraviglioso tramonto nei cieli australi "... per quanto qust'isola sia persa nel nulla, ha delle meraviglie incredibili..." iniziando lentamente ad intrecciare un dito fra le ciocche di sua nipote.
Ciocche che il riflesso fiammeggiante del Sole rendeva di un rosso vivo, assoluto, profondo.
Come la magia di quel tramonto ai tropici.

Accennai un sorriso al suo sussurro, mentre rimanevo appoggiata al suo petto dietro di me, come fosse un porto sicuro.
Intrecciò poi un dito fra i miei capelli e continuò.
"Non mi hai detto se a te è piaciuto" mormorai, senza voltarmi.

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Non sapevo quanto potesse essere considerata una vacanza, quella che avremmo vissuto, specie poiché Gobbo, che aveva completamente ignorato la mia domanda sul suo nome, non era armato.
"Questo potrebbe essere un bel problema." dissi osservandolo "Sì, mi farebbe comodo un alleato che sappia come difendersi, altrimenti divento la sua babysitter!" risposi ironica "Ok, cerca di starmi vicino e non fare stupidaggini." con quelle parole, mi incamminai verso la foresta, dove si trovava l'uomo che stavo cercando.

"Ho una strana sensazione Milo" stringendo con la mano il suo braccio "Guarda che strane nuvole sull'Isola e poi sia sbucata dal nulla..no qualcosa mi dice quell'Isola non è sicura".

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Il mio intento era non essere presa sul serio, e invece questo mi aveva preso sul serio?
O fingeva? Beh, non mi importava sinceramente.
"Accidenti, cerca qualcosa di ancora più antico di noi, incredibile!" divertita.
"Sembra molto interessante come cosa..." incuriosita, mio malgrado.
Più si andava indietro nella storia, e più mi si drizzavano le antenne.

"Si..." disse con tono basso e caldo Elv, senza smettere di giocare fra i capelli di Gwen "...molto..." spostando con una carezza alcune ciocche dal collo della nipote, iniziando a sfiorarlo pianissimo con le dita.
Tutto ciò mentre il purpureo e primordiale tramonto di quelle latitudini esotiche e misteriose tingeva tutto col suo vigore.



Gobbo rise piano.
"Beh, per prima cosa cerchiamo di capire in che posto siamo e quali pericoli potrebbe celare." Disse a Queennie. "Per esperienza so che in una jungla tutto è vivo, tutto è commestibile... compreso noi." Guardandosi intorno.
Il terreno era fangoso e molle, per via della tempesta appena terminata.
"Non ho mai visto una vegetazione simile..." mormorò Gobbo.
Infatti piante, alberi, persino fiori e frutti, perlopiù sconosciuti al mondo civilizzato, erano di dimensioni notevoli.



"E' soltanto un'isola..." disse Milo ad Altea, con aria e tono rassicuranti "... ce ne sono tantissime, non temere." Facendole l'occhiolino.
Intanto alte e minacciose nuvole si addensavano velocemente su quel tratto di nave.
Dall'isola infatti si stavano spostando nella direzione del panfilo.
Il capitano aumentò l'andatura,affinchè non si ritrovassero nell'occhio di quella burrasca.

"Purtroppo non credo che sia rimasto molto di quel meteorite." Disse divertito Best a Destresya. "Ma le tracce che cerco sono nella stratigrafia dei fondali di questi mari... capire così l'imputo evolutivo risalente al periodo dell'impatto e poi a quello subito successivo ha subito mutamenti. Ad oggi sono certo o quasi che l'impatto abbia portato all'estinzione di almeno 600 specie di alghe e molluschi."

Il suo tono basso mi provocò dei brividi istantanei, improvvisi, come il suo tocco sul mio collo, altri brividi.
Era incredibile come nel giro di poche ore una situazione si fosse totalmente capovolta.
Non capivo come fosse stato possibile, era davvero impossibile da credere.
Accennai un sorriso anche se dovevo trattenere tutte quelle sensazioni che mi provocava.
"Beh è andata bene a entrambi, allora..." Dissi piano, cercando qualcosa da dire per non rimanere in silenzio.

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Se non avessi saputo che fosse impossibile, avrei detto di trovarmi nel Paese delle Meraviglie, con tutta quella vegetazione dalle curiose dimensioni.
Sarebbe stato interessante capire cosa l’avesse effettivamente fatta crescere così tanto.
“Sì, hai ragione. Dubito anche che una pistola possa esserci di grande aiuto.” dissi continuando ad osservare la giungla, per poi compiere qualche passo avanti alla ricerca di un qualche percorso o segno che mi permettesse di capire come muovermi.

"Shhhhhh..." disse pianissimo Elv a Gwen, senza smettere di accarezzarle il collo.
Poi chinò il capo e vi posò sopra le labbra, iniziando a baciare la pelle nuda della nipote, schiudendole e succhiando lento.
Lei sentiva la bocca di suo zio che scivolava pianissimo sul suo collo.



Gobbo e Queennie avanzavano in quella vegetazione selvaggia e primordiale, trovando a stento punti in cui appoggiare i piedi, visto che il terreno fangoso in alcuni punti sembrava volerli inghiottire.
"Attenzione, potrebbero esserci sabbie mobili..." disse lui "... dammi la mano, così in caso di bisogno ci aiuteremo a vicenda..." porgendole la mano.

Mi zittii all'istante e mi sentii morire quando avvertii le sue labbra sul mio collo.
Chiusi gli occhi e dovetti quasi trattenere i gemiti.
Era qualcosa di leggero, ma ardente e non volevo che finisse, proprio mai.
Non mi sentivo a posto con la coscienza, ma non ce la facevo a sottrarmi.

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