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Morrigan tremò appena nel momento in cui Mion le andò vicino, un tremito che si perse nel vento. Per nascondere questo, e per nascondere soprattutto il turbamento che la vista delle pietre le avevano provocato, schivò il suo sguardo e ascoltò le sue parole in perfetto silenzio, senza mostrare alcuna emozione... come il ghiaccio, si ripetè, come una lastra di ghiaccio...
"Voi non siete lontano dal vero" rispose infine, piano "La magia è ovunque, perchè quella che volgarmente chiamiamo magia è in realtà l'anima del mondo... quindi, Mion, non siete affatto lontano dal vero, perchè se riuscite a cogliere la meraviglia della terra, voi avete già benedetto il suo spirito..." Esitò un istante, poi finalmente lo guardò. "Ma se questo è vero, e voi non mi mentite... allora mi domando perchè inseguite così ostinatamente la morte? Parlate di suoni, di colori... parlate di bellezza... ma se la vedete davvero, questa bellezza, altrettanto fortemente voi dovreste desiderare di non lasciarla mai! Invece, appena un attimo dopo, parlate di duello, di morte, di sangue... e diventate spergiuro dei vostri stessi voti!" |
Mion la fissò turbato.
Morrigan aveva uno sguardo di ghiaccio. Ed in quello sguardo il cavaliere non riusciva a cogliere nulla. Anzi, per un momento gli parve di percepire addirittura freddezza. "Perchè dite che inseguo la morte..." chiese voltandosi di nuovo verso l'orizzonte infinito "... ho detto che cerco un duello, non la morte... o forse ritenete quel cavaliere capace di battermi... ditemi, lo pensate davvero?" |
Dalla finestra della mia stanza vidi quel gruppo di cavalieri giungere all'abbazia... un cieco terrore mi invase per un attimo, al pensiero che, dunque, il momento era già arrivato!
Infatti poco dopo vennero a chiamarmi. Entrai nella stanza lentamente, mi inchinai con grazia al cavaliere e in silenzio ascoltai le sue parole. "Sir Gerard..." risposi poi, con voce dolce e armonica... ma inflessibile "Temo che il visconte, mio signore e padre, vi abbia mandato a prendermi con un poco di anticipo. Vedete... egli deve farmi avere un foglio, un foglio di Grazia per un uomo giusto, protetto dal nostro buon padre Alwigh... e noi non partiremo finché quel foglio non giungerà all'abbazia! Intanto..." soggiunsi, sorridendo dolcemente "Vi consiglio di godervi lo splendore di questo santo luogo! L'anima di tutti noi non potrà che trarre giovamento dal restare qui ancora per qualche tempo!" Mi inchinai appena e mi voltai per uscire dalla stanza. "Padre..." mormorai poi verso il chierico "Vado in chiesa, vorrei confessarmi non appena vi sarà possibile!" Infine, lentamente com'ero entrata, poggiai la mano sulla maniglia della porta e la spinsi per uscire. |
Gerard restò sorpreso da quelle parole di Talia.
Fissò padre Alwig come a cercare spiegazioni. Ma non ne trovò. "Milady..." disse rivolgendosi a Talia prima che questa uscisse dalla stanza "... vostro padre ha già chiesto ufficialmente la grazia per quell'uomo... probabilmente in questo momento chi di dovere starà già decidendo... ma permettetemi un consiglio..." continuò "... fossi in voi non esaspererei troppo questa situazione... sappiate che il duca di Borgogna non ha gradito la vostra fuga e questo vostro attaccamente, consentitemi, a quel ricercato potrebbe turbarlo e non poco..." Poco dopo padre Alwig giunse in chiesa. Si avvicinò a Talia, intenta a pregare, e cominciò a dire: "Venite, il confessionale è lì..." |
"Non è ciò che ho detto, Mion, e non è ciò che credo... io non sto paragonando il vostro valore al suo! Ho avuto prova della vostra abilità e del vostro coraggio, e non ne dubiterei per un solo istante... però voi vi ostinate a non vedere ciò che è importante! Voi combattete per il vostro signore... combattere per l'onore, la devozione, e per vendicare i vostri amici, ma quell'uomo, Guisgard... egli combatte per qualcosa che è più vicina al suo cuore di qualsiasi altra cosa... qualcosa che egli vorrebbe tenere stretta a sè più della sua stessa vita, e che, nello stesso tempo, rappresenta il suo motivo più forte per restare in vita... e poi Mion... Guisgard non ha ucciso i vostri amici, non ha colpa di quel massacro... se voi doveste perire in questo duello con lui, ditemi... a cosa sarà valso il vostro sacrificio, quando gli assassini dei vostri amici saranno liberi di banchettare ancora?"
Tacque un istante, prese fiato dopo quelle parole che gli aveva rovesciato addosso come un fiume in piena. "Ma io sono solo una donna" mormorò "E, come avete appena detto, sono per voi un'estranea come voi lo siete per me, quindi non posso pretendere in alcun modo che voi diate peso alle mie parole!" |
"Già, estranei..." mormorò Mion senza smettere di fissare la vasta campagna davanti a loro.
"Mi è sempre stato insegnato che i legami più forti sono quelli che nascono sul campo di battaglia..." continuò "... lottare fianco a fianco, difendere la vita dei propri compagni perchè da esse dipende anche la tua... e così, tra innumerevoli duelli, scontri e battaglie, la giovinezza trascorre così... ma in fondo non saprei fare altro..." Si abbandonò ad un lungo sospiro. "Questa sera è tanto bella, quanto malinconica..." aggiunse "... non mi andava di restare con gli altri al carro... forse stanotte mi reclamava madonna Solitudine..." |
Mi voltai di scatto e fronteggiai il cavaliere a testa alta: "Questo mio... attaccamento?" mormorai truce, ma poi mi ripresi: osservai un breve silenzio, al termine del quale soggiunsi, in tono più leggero "Bene! Se stanno già decidendo, allora avrete poco da aspettare!"
Mi inchinai leggermente, mi voltai e uscii. Giunsi alla chiesa con i nervi a fior di pelle... 'Turbarlo? Turbare il duca? E io? Io, allora?' mi ripetevo. L'aria all'interno della chiesa era fresca e un senso di serenità permeava ogni cosa, anche il mio cuore ne fu un poco tranquillizzato. Padre Alwigh mi trovò inginocchiata di fronte alla statua della Vergine... le stavo chiedendo una grazia, una grazia speciale! "Padre..." lo richiamai mentre lui già si stava dirigendo verso il confessionale "Una volta mi confessavate così, ricordate?" dissi, sedendomi su di una panca "Vi prego, anche quest'oggi... Confessatemi qui! Come quando ero piccola!" |
Padre Alwig sorrise.
Si sedette allora sopra la panca, accomodandosi il lungo vestito. Da una delle tasche si intravedeva un rosario antico e finemente lavorato, con un bellissimo crocifisso ottonato. "Vi ascolto, figlia mia..." disse, fissando Talia con infinita dolcezza. Tutto questo, sotto gli occhi pietosi della statua della Vergine. |
"Almeno questo abbiamo in comune, Mion... neanche io credo di saper fare altro... una donna vissuta in mezzo alle battaglie e alla distruzione... senza altro orizzonte che fosse la vibrante certezza di essere ancora viva..."
Lo guardò a lungo perchè sapeva che lui, volto verso la campagna, non poteva vederla. Abbozzò un sorriso triste. "Allora è meglio che vi lasci... madonna Solitudine è ben fortunata di avervi tutto per lei in una notte così bella!" |
Mion si voltò, fissandola mentre stava andando via.
"Quella ragazza soffriva." Disse fra sé. "C'è qualcosa, come un velo di tristezza che le attraversa lo sguardo ed il cuore..." Mion lo pecepiva in pieno. Non sapeva perchè, ma avvertiva in maniera forte quella sensazione. "Perchè?" Si domandò. "Perchè una ragazza così non è felice? Ha tutto per esserlo... qualsiasi uomo vorrebbe innamorarsi di lei... eppure..." Chinò il capo per un istante, poi vinto da un inaspettato slancio, la chiamò: "Morrigan... non voglio restare solo... non stasera... vi va di restare ancora un pò?" http://www.elvish.org/gwaith/movieb/manpedich.jpg |
Lei lo fissò sorpresa, poi il suo viso si distese in un sorriso, il suo solito sorriso che voleva essere giocoso per sfidare chiunque la guardasse.
"Se credete di sopportare la compagnia di una donna testarda che non fa altro che contraddirvi... immagino che potrei restare" Si fermò un istante e rise, quasi per vincere un lieve imbarazzo per quel consenso che aveva accordato senza quasi pensare. "La vostra signora Solitudine non sarà troppo gelosa?" |
Mion sorrise.
"Sono abituato ai silenzi di madonna Solitudine..." disse "... forse anche troppo..." Accarezzò la corteccia di un albero e si avvicinò per sentirne l'odore. "In Cina l'Autunno non è visto come un periodo triste... la natura per quello straordinario popolo non muore in questa stagione, ma si rinnova... è grazie a ciò che la natura concepisce ora che sarà poi possibile ammirare la sua rinascita in Primavera... e noi siamo proprio come gli alberi..." aggiunse voltandosi verso Morrigan "... attendiamo di rinascere quando giungerà la giusta stagione..." Si abbandonò ancora in un lungo sospiro. "Quando tutta questa storia sarà finita" disse "voglio ritornare almeno per un pò nelle mie terre di Borgogna... solo lì riesco a ritrovare la vera serenità... e sono sicuro che quel posto piacerebbe anche a voi, Milady." Aggiunse. |
Sospirai profondamente, poi iniziai a parlare…
“Ho peccato, padre!” dissi “Ho peccato di superbia! Ho fatto un piano, ho escogitato una soluzione, ho preso delle decisioni che riguardano anche altre persone… e adesso ho paura! Tutta questa messa in opera ha un unico fine e voi ben sapete quale sia, non ho mai pensato però che allontanarmi da questo luogo, che allontanarmi da lui, sarebbe stato tanto penoso!” Lentamente presi la sottilissima collana che portavo al collo e me la tolsi, sfilandomela della testa: era l’unico gioiello della mia vita precedente di cui non avevo avuto il coraggio di disfarmi dopo la mia fuga. “Questa…” mormorai, mostrando il sottile filo d’oro che terminava con un piccolo pendente “Questa fu un dono di mia madre. Mi disse che era un oggetto speciale, un oggetto che le era stato donato da sua nonna e che io, a mia volta, ricevevo perché un giorno potessi farne dono ad una persona altrettanto speciale. L’ho sempre tenuto con me da allora, in ogni momento…” Lentamente lo porsi al chierico, poi proseguii: “Vorrei che trovaste Guisgard e che glielo consegnaste, perché sappia che non dimenticherò ciò che ha fatto per me, non dimenticherò mai neanche un momento di questa avventura! Perché capisca che, se ho accettato di tornare a Carcassonne alla fine, non è perché ho ceduto ma perché non voglio che lo faccia lui! Perché voglio che lui sia felice, che sia libero! E perché sappia quanto io… quanto io…” lasciai scivolare la collana nella mano del chierico e chiusi gli occhi: “Perché sappia!” conclusi. |
Padre Alwig prese nella mano quella collana.
"E' un bellissimo dono..." disse il chierico "... credo che lui la conserverà come la cosa più cara... e sarà, oltre al ricordo più bello, forse anche il simbolo del suo tormento più grande..." Fissò Talia per un momento senza dirle nulla, fino a quando, prendendo le mani di lei fra le sue, chiese: "E voi... nei momenti che il Cielo vi ha concesso di trascorrere insieme... gli avete mai detto ciò che lui rappresenta per voi? Che l'amate fino a questo punto, in modo che sia questa verità a restargli e non le parole cariche di rabbia che gridaste il giorno della sua partenza?" |
Elisabeth con maestria pulì e disinfettò le ferite di Cavaliere25.
Guisgard era fermo lì ad osservarla, cercando di comprendere quella misteriosa ed affascinante donna. Da come aveva parlato, Elisabeth sembrava conoscere bene ciò che lui aveva nel cuore. "Chi siete?" Le chiese improvvisamente. "Non vi ho mai incontrata prima d'ora, eppure parlate come se mi conosceste bene..." |
Intanto, a poca distanza dal carro, due esseri fatati, appartenenti al Piccolo Popolo, discutevano sugli eventi.
"Mmm... in effetti il tuo cavaliere sembra animato da sinceri propositi..." disse Puck Fellow ad Empi dopo aver ascoltato Guisgard "... del resto Amore è sempre stato capace di compiere i miracoli più belli sui suoi devoti, indipendentemente se si tratti di umani o di esseri fatati come noi!" Si voltò ed osservò con attenzione Guisgard. "Beh, certo..." continuò "... la sua situazione non è delle migliori... e stessa cosa dicasi per la sua storia d'amore..." Si grattò la riccia barba rossa ed aggiunse: "Insomma, a questo punto spero sia veramente lui il prescelto di cui tu parli, Empi... perchè occorrono davvero un animo indomito ed un cuore puro per risolvere tutta questa intricata questione! Ah, benedetti umana!" Esclamò poi. "Quando imparerete che vivere ed essere felici sono le cose più semplici e naturali del mondo!" Poi, all'improvviso, come destato da un eco lontano, Puck Fellow si alzò in piedi e cominciò a fissare l'infinito paesaggio circostante. "Eccoli..." disse con aria seria e preoccupata "...stanno arrivando... sento nell'aria l'odore del sangue e della morte..." |
"La Borgogna..." mormorò Morrigan "Non vi sono mai stata... ma sono tanti i luoghi che non ho ancora visto, e il viaggio, credo sia in qualche modo legato al mio destino..."
Fece qualche passo distrattamente, allontanandosi di poco da Mion, da quella presenza che stava diventando così forte che Morrigan avrebbe giurato di essere capace di sentire ogni sussulto di lui. La notte era fresca e chiara, così diversa da quella appena trascorsa, che era stata piena di paurosi rumori e d'ansia, a dispetto della sua smagliante bellezza. Era una notte in cui tutto sembrava possedere una propria calma e un proprio equilibrio, ed ogni cosa sembrava pronta a svelare questi segreti persino agli occhi delgi uomini. "La Borgogna..." ripetè. e di colpo si girò a guardarlo "...oppure l'Oriente! Me ne avete parlato così tanto! Magari potreste tornarci un giorno... ed io, io verrò con voi, se mi vorrete!" |
Ringraziai la dama e dissi grazie signora per avermi curato sono in debito con voi e sarò sempre pronto a sdebitarmi poi guardando Guisgard dissi ora che sono stato medicato sono pronto a darti una mano con quel malefico Cosimus quando lo andiamo a sistemare una volta per tutte? domandai guardandolo negli occhi.
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<sorrise lievemente alle parole di Puck Fellow> Gli umani hanno peccato di superbia, hanno creduto d’esser la razza eletta ed ora scontano questo peccato <mormorò a voce bassa> ma alcuni di loro possiedono un dono e riconoscono che vi è molto di più nel loro mondo di quanto i loro limitati occhi riescano a vedere <sollevò lo sguardo verso il paesaggio circostante> Sapevo che avresti scorto qualcosa anche tu in quel Cavaliere <volse lo sguardo verso Puck, gli occhi si soffermarono sul volto, poi lentamente esclamò> Sangue e morte <annuì> io farò ciò che devo amico mio <aggiunse. Alzò gli occhi verso il cielo e sollevò le braccia. Con i palmi delle mani rivolti verso l’alto cominciò la sua invocazione> Luce, Signora che indori la Terra di alito di vita, ascolta la mia voce io ti invoco <l’energia della fata si intensificò> Sorgi e strappa al Buio ogni mistero. Così è il volere della Madre Terra e così si compia <tacque la fata ed abbassò le braccia lentamente. Il buio fu squarciato da un bagliore, dapprima pallido, poi sempre più intenso. Empi guardò l’orizzonte, il sole nascente creava bagliori lontani riflettendosi sulle armature dei cavalieri che s’apprestavano> Guardate umani, osservate l’orizzonte e tenetevi pronti <disse infine, attendendo fiduciosa gli eventi>
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Finii di pulire la ferita e lo bendai per bene....non era nulla di grave ma in quell'epoca anche un graffio diventava mortale......." mi chiamo Elisabeth, e il fatto che io vi abbia curato...non deve essere per voi motivo di debito nei miei confronti........evitate di dormire supino...almeno per qualche giorno.....".....Guisgard..il suo tono di voce sembrava quello di una persona abituata al comando...decisa e che non ammetteva repliche......ma infondo celava un lieve timore......" Conoscervi..mio Signore ?........io parlo con il cuore degli uomini.....non osservo il loro aspetto....guardo oltre, leggo i segni delle loro cicatrici...l'anima porta dei segni indelebili e la vostra ne alcuni il cui solco e' molto profondo.........non abbiate timore..".......feci in modo che mi seguisse fuori dal carro..." Guardate Guisgard.....il sole sta sorgendo in questo momento, la notte femminile ed umida lascia il posto al sole maschile e secco, fuoco e acqua....Conoscete il mondo delle fate ?......piccole creature....sono loro che aiutano noi maghe ad oltrepassare il tempo........bisogna ascoltare le loro risate e il suono del battito d'ali.......Intorno a voi girano le forze del bene......ma sappiate che le forze del male sono forti.........e allora dovrete credere anche quando tutto vi sembrera' perduto........"........allungai la mia mano sul suo braccio.......era saldo e in esso scorreva buon sangue...So perche' sei qui fatina........la profezia del cervo........le stelle che sono le mie sorelle....me ne parlarono dopo aver letto la lettera proveniente dalla provenza e Morrigan era colei che madre terra aveva messo al mio fianco.......la curiosa Morrigan.....Amore e pietre.....la curiosita' delle rune e il fascino di Mion.............Guardai quella palla infuocata che si ergeva all'orizzonte e mi rivolsi a Guisgard......" Dobbiamo andare mio signore......a Voi Cosims a me Caitley..............non abbiamo piu' molto tempo........"
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Abbassai tristemente gli occhi ma poi, con un sorriso amaro, li rialzai lentamente su di lui: “Padre, voi mi conoscete! Io ho un carattere… difficile, talvolta! E dire a qualcuno che per me è importante è…” esitai un momento, poi decisi di scaricare anche quel peso “Sapete chi fu l’ultima persona a cui dissi che volevo bene? Raphael… il giorno prima che morisse! E prima ancora l’avevo detto a mia madre! Non so… forse, inconsciamente, temevo che se avessi detto a Guisgard che l’amavo…” scossi la testa “Che stupida! Adesso lo sto davvero perdendo e senza neanche che… ma avrei dovuto dirlo! E avrei voluto… tante di quelle volte… ma sembrava sempre un’idea tanto sciocca in quel momento! E ormai è tardi…”
Rimasi per un attimo in silenzio, poi sorrisi vagamente divertita… “E’ stano come il tempo e gli eventi mutino il modo di vedere le cose, non trovate? Quando lasciai Carcassonne giurai che non vi avrei mai più messo piede, che niente e nessuno mi avrebbe convinta a tornare: avevo una vita ed un destino lì, ma desideravo fuggire… e adesso, invece... adesso che ho visto luoghi e conosciuto persone, che avrei la possibilità forse di avere una vita da qualche altra parte, sono di nuovo in partenza per Carcassonne… e per mia stessa volontà! Non trovate che vi sia dell’ironia in questo?” |
La notte.
In essa vivono gli incanti e i sospiri di desideri lontani: i sogni. Alcuni ciliegi in fiore, animati da quel leggero e fresco alito di vento, come colonne di un antico altare, racchiudevano quell'angolo di campagna. Mion si avvicinò e cominciò ad accarezzare alcuni di quei fiori sbocciati su di un ramo. "C'è un'antica canzone giapponese che parla di questi alberi..." disse "... un grande guerriero, Tempura Hamanogashi, un giorno ebbe l'ordine di seguire in guerra il suo shogun... all'alba di quella partenza, proprio sotto un ciliegio in fiore, salutò la sua amata Midori, promettendole che sarebbe ritornato da lei prima dello sfiorire di quell'albero... ma durante una battaglia, Tempura cadde ucciso... tuttavia Midori lo attese sempre con viva fiducia... uno spirito dei boschi, sottoforma di tasso, presente durante il loro saluto, impietosito rese quel ciliegio eternamente fiorito, lasciando Midori in fiduciosa attesa del suo amato... ed un giorno, proprio come aveva promesso, Tempura tornò da lei per condurla in un luogo lontano, dove si sarebbero amati per sempre..." Si voltò di scatto verso Morrigan. "L'oriente..." sussurrò "... ditemi... verreste davvero con me laggiù?" |
Morrigan era rimasta ad ascoltarlo, senza osare interromperlo. Non aveva più fiato per le parole, perchè una nuova, strana tensione le aveva quasi mozzato il respiro.
Da quella breve distanza, che tuttavia le sembrava infinita, incolmabile, era rimasta a guardarlo, seguendo ogni suo movimento, accarezzando con lo sguardo la sua mano che accarezzava il fiore. Aveva ascoltato con orecchio stupito la storia che lui le stava narrando... una storia che parlava di una bellezza e di una poesia che ella non aveva mai conosciuto prima di quel momento... parlava la lingua delle anime e dei fiori, mentre lei aveva conosciuto solo la lingua della violenza e della febbre... Lo ascoltò in silenzio, per perdere nemmeno una parola, sorprendendosi, istante dopo istante, di quella nuova emozione di cui si stava scoprendo capace. E quando Mion ebbe finito, Morrigan abbassò le ciglia e una lacrima silenziosa le solcò la guancia, rapida e quasi vergognosa di essere apparsa. "Il punto, mio signore, è che io... io non sono lei... non sono quella dolce fanciulla, e voi... voi sareste ingannato" |
Intanto, al carro, Guisgard restò turbato dopo aver ascoltato Elisabeth.
Il cavaliere scrutò allora l'orizzonte. "Cosa volete dire?" Chiese. "Che stanno arrivando qui? Ne siete certa? Io non credo che..." Si interruppe, tornando a fissare lo sterminato paesaggio davanti a loro. Aveva compreso che Elisabeth non era una donna comune, ma dotata di una sensibilità sconosciuta ai suoi simili. Anzi, ella era una donna che oscillava tra il mondo reale ed un qualcosa di più misterioso e complesso. "Accanto a Cosimus vi è dunque una misteriosa presenza..." riprese a dire "... che lo protegge... e sta bene, allora toccherà a voi vederverla con lei... vi chiedo solo di darmi il tempo e la possibilità di sfidare quel maledetto in un duello le cui sorti dipendano solo dalla prontezza delle nostre spade..." Si voltò verso di lei, fissandola con lo sguardo animato da viva determinazione e chiese: "Potete farlo, milady?" |
Mion si avvicinò a lei.
"Io..." sospirò "... non cerco quella dolce fanciulla... forse non ho mai cercato veramente nessuna donna... la mia vita era troppo piena di battaglie, di duelli, di quella folle disciplina che tende ad una perfezione assoluta... ma stanotte... stanotte mi sto accorgendo che nella mia vita c'è un vuoto grande come un abisso..." E, dopo una leggera esitazione, quasi tremante, avvicinò la sua mano al volto di lei e bagnò il suo dito con quella lacrima. "Perchè... piangete, Morrigan?" Chiese. |
Lasciò che Mion raccogliesse quella lacrima, e per tutto il tempo di quel gesto, che le parve infinito, quasi trattenne il fiato, perchè lui non la vedesse tremare.
Era smarrita, confusa da quella situazione. Aveva sempre creduto che non ci fosse ormai nulla che non avesse già visto o sentito, ma si accorgeva solo in quel momento di quanto fosse stata stolta ed arrogante. Paradossalmente, pensava, aveva trascorso la maggior parte della sua vita a stretto contatto con gli uomini... i suoi comandanti, i capitani degli eserciti per cui aveva lottato, i suoi compagni in battaglia... per anni li aveva avuti così da presso, che quasi non li vedeva... passava tra loro indifferente, unicamente concentrata sul suo obiettivo, concentrata sul proprio odio... Invece, quell'uomo, che le stava di fronte, in quella notte, non assomigliava a nulla che fosse nei suoi ricordi... non assomigliava a nulla, e la sua anima, in quel silenzio, le sembrò così bella che Morrigan avrebbe voluto tendere la sua mano e toccarla. Ma in quell'istante ebbe paura, e si ritrasse. "Piango perchè nessuno mi ha mai parlato come voi avete fatto adesso... e piango perchè se voi sapeste cosa sono veramente, non lo avreste mai fatto" |
Morrigan parlava e Mion percepiva la sua paura.
"Ma paura di cosa?" Si domandava il formidabile spadaccino, abituato com'era a scrutare lo sguardo del suo nemico, fino a penetrare nei meandri più nascosti del suo animo. "Cosa siete veramente, milady?" Chiese Mion. "Io... vedo una bellissima donna... una donna che si mostra forte, determinata... ma che in realtà mi appare fragile, delicata, malinconica... come... come un sogno al momento di svegliarsi..." Si lasciò sfuggire un sospiro che quasi lo svuotò. "Cosa siete veramente? Vi... fidate di me a tal punto da dirmelo?" Esitò per un momento poi concluse: "Ma... di qualsiasi cosa si tratti... non cambierebbe nulla per me..." |
Morrigan lo fissò un istante, come se lo volesse studiare, esitante sul sottile confine che separava il suo desiderio di celarsi da quello di fidarsi.
Si lasciò sfuggire un gemito di sottile dolore, mentre dentro di lei quei sentimenti finivano di scontrarsi in un duello mortale, quindi si stacco da lui, camminò piano verso l'albero che Mion aveva carezzato, e si sedette sull'erba morbida. "Quelle come me, tra la mia gente, al Nord, le chiamano streghe..." cominciò allora con tono amaro "E quelle come me, nessuno le può amare, nemmeno coloro che ti hanno messo al mondo! Strega... da bambina io non sapevo nemmeno cosa significasse... sapevo soltanto che, se lo volevo, potevo distruggere un oggetto con uno sguardo... era solo un gioco... ma un gioco crudele, e io non ho mai smesso di giocarlo! Ero il corvo nero di tutte le battaglie, ogni capo mi voleva con sé sul campo... portavo la morte dentro gli occhi, e non avevo sguardi di pietà per nessuno! Poi, qualche mese fa, durante l'ultimo scontro combattuto dall'esercito in cui militavo, il nemico ci sbaragliò con una violenza inattesa... non ci hanno dato scampo! Nel bruciare della battaglia ho visto uomini perire nel modo più atroce, e coloro che avevo chiamato compagni, morire invocando benedizioni che non sono mai arrivate... gli dei avevano smesso di ascoltarci. Io riuscii a sfuggire, ma non sapevo dove andare... maledissi la mia sorte ed il mio dono, che non era valso a salvare nessuno...arrivai al limite della disperazione! Lungo il mio cammino senza meta trovai un convento. Là mi accolsero, mi aiutarono, mi permisero di vivere tra loro senza chiedermi nulla, fingendo di non vedere cosa fossi veramente. Là incontrai Lady Elisabeth, che mi prese con sè... il resto lo sapete da voi" Tacque un istante, poi rivolse il viso all'uomo che l'aveva ascoltata con paziente silenzio fino a quel punto. "Vedete, dunque, cosa sono? Voi, così nobile e fiero, così leale nel combattimento e nella vita, di certo inorridirete di fronte a questi occhi che hanno portato tanta rovina... voi avanzate nella luce, Mion, e io sono nell'ombra... voi sentite la vita nelle cose che vi circondano, ed io gioco con la morte... come potrei, io, restarvi accanto?" |
Mion si avvicinò al ciliegio e si sedette accanto a lei.
Appoggiò i gomiti sulle ginocchia piegate e la fissò con tenerezza. "Eppure i vostri occhi a me trasmettono solo belle sensazioni..." disse sorridendo "... vi sembrerà sciocco... ma io vi fisso di continuo... e fisso il vostro bellissimo sguardo... e non vi è niente di oscuro o di malefico nei vostri occhi... anzi..." In quel momento un petalo si staccò dal ciliegio e si posò sui capelli di Morrigan. Mion allora con la mano cercò di prenderlo, ma senza accorgersene si ritrovò ad accarezzare i lunghi capelli della ragazza. |
Morrigan sussultò, sentendosi sfiorare, ma poi, lentamente, si abbandonò alla piacevolezza di quel gesto delicato.
Prima di Mion, l'unica persona che l'aveva sfiorata con affetto era stata Elisabeth, il giorno in cui l'aveva chiamata figlia. Prima di Mion e del suo tocco, non aveva altra memoria di una carezza. Abbandonò il capo sulle braccia, che tenevano strette le sue ginocchia contro il petto. Socchiuse gli occhi e sorrise appena. "Voi non avete paura di me, Mion?", chiese piano, mentre si perdeva nella piacevole confusione di quel momento. |
Quegli occhi, quel lieve sorriso, quell'espressione serena e delicata.
Mion non l'aveva mai vista così. Non sembrava più sfuggente, sospettosa, enigmatica. Quel velo, che spesso appariva più come una corazza, sembra affievolirsi, svanire. Era lì, davanti a lui. Non si era allontanata, non si era chiusa dietro quell'apparente alone di ghiaccio come spesso faceva. Ora era lì, con una naturalezza che scaldava il cuore di Mion. Lui continuava ad accarezzare quei lunghi capelli neri come la notte, ma caldi e morbidi come un sospiro d'amore. "No..." sussurrò lui "... non ho paura... e come potrei? Siete la creatura più bella e pura che io abbia mai incontrato..." |
Nell'attimo in cui udì le parole di Mion, pronunciate con tono così caldo e sincero, a Morrigan parve che un peso volasse via dal suo cuore... un peso che era lì da così tanto tempo che lei aveva smesso di averne coscienza, ma che ugualmente aveva sempre impedito al suo spirito di levarsi in volo.
E in quel momento, ella sperimentò una sensazione che si irradiava come un'onda, leggere e fragrante come vento di primavera... la gioia... la gioia di vedere un nuovo giorno, la gioia di un fiore che si apre e raccoglie la rugiada notturna. Rimase immobile, cullata dal tocco di lui, lasciandosi affogare nella beatitudine di quella situazione così unica e preziosa ai suoi occhi. "Quando questa missione avrà fine," iniziò allora a dire, con voce dolce come se fosse sul punto di intonare un magico canto, "quando avremo completato il nostro compito qui, voi lascerete queste terre e il lutto che in esse avrete trovato... partirete e andrete ad Est, verso quel mitico regno di luce che si stende oltre le montagne... verso quel regno di saggezza e pace che è la promessa per ogni uomo degno che sia alla ricerca della propria perfezione... quel regno che brilla come un tesoro sotto lo scrigno del cielo..." Sollevò il capo e cercò i suoi occhi. "E io... io verrò con te fino alla fine di quel viaggio, e oltre!" |
Quella mano che accarezzava i suoi capelli, perdendosi in essi, cominciò a scivolare fino a sfiorare il suo collo.
Prese allora l'altra mano di lei e la strinse forte, portandola contro il suo petto. Morrigan sentì il cuore di Mion battere forte, come se volesse espolodere. "Ti porterò con me..." sussurrò "... lascia che tu sia solo mia... e non soffrirai più... te lo giuro... mai più..." E si avvicinò, sfiorandole il volto col suo respiro... http://images2.fanpop.com/images/pho...20-634-313.jpg |
Come era potuto accadere? Cosa aveva guidato i loro passi fino a quel punto?
Fino a qualche giorno prima, lei era solo una strega guerriera che cercava di dimenticare il proprio passato senza avere ancora una speranza nel futuro... e lui, era solo un cavaliere, sfuggito alla morte e ferito in una foresta dove forse gli sarebbe toccato di vedere finire la sua vita... era due astri distanti, due mondi senza alcuna speranza di incontrarsi... e in quel momento, invece, il viso di Mion era vicinissimo, ad un passo da lei, dalle sue labbra... ... e Morrigan rivide in un istante mille frammenti di quei giorni come se fossero stati i pezzi sparsi di una intera, lunghissima vita spesa insieme... lo sguardo di Mion quando le aveva scorte nel bosco, la sua diffidenza... lo scherzo che lei gli aveva rivolto, che era presto diventato un dolce raggiro... poi la spada di lui che guizzava nell'ombra, al suo fianco, giungendo rapida in suo soccorso... le sue parole, la loro muta intesa, la rabbia contro Guisgard che l'aveva offesa... questo e tanto altro insieme le riempirono gli occhi ed i pensieri, ma sopratutto l'idea che, fin dal primo istante, egli l'aveva accettata per la donna che era... scontrosa, difficile alle volte, schietta fin quasi a ferire, ma con ancora in sè la voglia di lottare e di trovare nuove strade... ... e in quel pensiero così dolce, Morrigan gli sfiorò le labbra con un bacio acerbo, esitante. |
Nel frattempo, al carro, mentre Guisgard discuteva con Elisabeth, Maladesh richiamò l'attenzione di tutti loro.
"Venite, presto!" Disse visibilmente agitato. Tutti allora, seguendo le sue parole scrutarono un punto lontano dell'orizzonte. "Ecco, lì..." indicò Maladesh "... quella nuvola di polvere laggiù!" Guisgard fissò quel punto con attenzione. "Dalla polvere che muovono si direbbero in buon numero..." disse "... ad occhio e croce saranno qui prima di un'ora..." "Forse attenderanno il buio per attaccarci." Intervenne Tisson. "Forse si..." rispose Guisgard con gli occhi fissi su quel polverone "... o forse no... non possiamo rischiare..." "Che facciamo?" Chiese Maladesh. Guisgard restò un momento in silenzio. "Dove sono gli altri?" Chiese. "Dov'è la vostra discepola?" Chiese ad Elisabeth. "Manca anche Mion..." disse Tisson "... meglio cercarlo, uno come lui ci occorre come il pane in questa situazione!" |
Mion la baciò con passione e la strinse forte a sé.
In quel momento i loro cuori avevano un unico battito ed i loro corpi un unico respiro. "Io..." sussurrò "... io non ti lascerò più andar via..." All'improvviso udirono un mormorio confuso ed agitato. Mion si voltò in direzione del carro e restò in silenzio, cercando di comprendere cosa stesse accadendo. |
Anche Morrigan aveva teso l'orecchio in quella direzione, risvegliata bruscamente da quell'istante che aveva creduto infinito, mentre poggiava il capo sul petto di Mion, che la stringeva a sè.
Si scionse da lui, si guardò intorno. "Forse è meglio tornare..." suggerì, con una punta di rimpianto, e fece per alzarsi. Ma subito un altro pensiero le attraversò la mente. Guardò in direzione del carro, dev'erano i loro compagni, poi guardò Mion. La sua mano, che poggiava ancora sul suo braccio, lo strinse come per trattenerlo. "C'è solo una preghiera che vorrei farti... ti prego, Mion, non sfidare Guisgard a duello! Io non conosco milady Talia nè il suo stato, ma ti chiedo solo ti valutare secondo la tua coscienza... pensa a noi, a questa notte... se lei fosse stata me, avresti desiderato che ella potesse scegliere da sé se amarti o no? E lei, per quanto ne sappiamo, non è del tuo signore più di quanto non lo sia di Guisgard! Quanto a lui... Lady Elisabeth mi ha rivelato parte delle sue visioni, e ciò che ho visto è che egli non ha commesso delitto alcuno... Mion, io ti prego allora di non sporcare la tua lama con il sangue di un innocente!" Poi lo fissò di nuovo, con dolcezza, come se si fosse accorta di essere stata una volta ancora troppo irruente, e volesse chiedergli perdono. Gli carezzò il viso con la mano. "Ricorda questa mia preghiera, mio caro... e adesso andiamo a vedere cosa accade... la necessità viene prima del desiderio!", recitò con un sorriso. |
Guardai quel polverone e dissi chi saranno e cosa vorranno da noi? domandai preoccupato ora che facciamo? come ci organizziamo chiesi rivolgendomi al gruppo si dobbiamo trovare gli altri e anche in fretta se vogliamo essere pronti alla battaglia.
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Un duello con Cosimus.....un suicidio....." Guisgard, voi pensate che Cosimus possa concedervi un duello in piena regola cavalleresca?..........siete ingenuo........Cosimus e' protetto da Caitley.....e protetto significa che lui e Caitley sono un unica cosa.......in questa storia c'e' molto poco di umano....Io e voi mio Signore dovremo essere un unica persona......i corpi che gli altri vedranno saranno solo due...in realta' saremo in quattro.......vi daro' un anello che metterete al dito....state attento a non perderlo.......tramite quell'oggetto la mia anima si unira' alla vostra..........Morrigan mi proteggera' dall'esterno.......se quell'anello andasse in mani nemiche io morirei......e questo Caitley lo sa.........ma anche per me e' arrivata la resa dei conti....sentirete la mia voce come se fosse la vostra coscienza a parlare......qualsiasi cosa mi necessitera'....lo direte a Morrigan e lei vi ascoltera' ".........Il rumore di cavalli al galoppo ..mi fece sobbalzare......Cosimus.....fuori dalla Torre, il mio cuore comincio' a battere talmente forte che poteva essere udito......" So dove si trova Morrigan non temete......e so anche che ci raggiungera' al piu' presto..intanto datemi la vostra mano......".......Cosi' infilai il mio anello all'anulare sinistro..........solo una parola e mi sarei unito a lui...intanto avevo la necessita' di parlare a Morrigan........Santa ragazza...ci mancava l'amore.......
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"Eccomi, sono qui!"
Morrigan apparve di corsa al fianco di Elisabeth, un po' trafelata e con un lieve rossore che le copriva le gote... fortuna che non indossava gli abiti che erano solite portare le damigelle, pensò... almeno i suoi calzoni attillati e i suoi stivali di cuoio rinforzato non avevano bisogno di essere messi in ordine dopo essere stata seduta sull'erba umida della foresta! Incontrò lo sguardo di Elisabeth. "Perdonatemi, Elisabeth, io non intendevo..." si interruppe, poi sembrò recuperare la sua solita sicurezza "Ditemi, cosa vi occorre?" |
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