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Altea uscì dalla sua stanza per scoprire cosa stesse accadendo.
Non vide nessuno, ma continuò a sentire quei rumori. Poi, all'improvviso, delle voci. Accompagnavano quei rumori. “Il passaggio segreto” disse una voce maschile “lo copriremo spostando i mobili... non deve vederlo...” “Non lo vedrà...” fece Irene “... è sopra a leggere... non pensavo tornasse così presto... ma per fortuna si è chiusa nella sua stanza...” Ma Altea aveva riconosciuto la voce dell'uomo. Era quella di Kos. |
O Santa Pace...Signore Eterno....avevo mille api che mi ronzavano in capo.......mi sentivo con la testa appesantita.....ma forse era la tensione accumulata...forse era il terrore per la divisa......appena vidi il soldato...urlai....mettendomi a sedere nel letto.......presi il bicchierino dalle mani del Sacerdote e bevvi l'amaro.....mio Dio com'era amaro.....eravamo all' interno della Chiesa e io ero stanca per il pellegrinaggio.....facendomi il segno della croce.....presi la mano del Sacerdote...." Non so come ringraziarvi Padre....forse ho chiesto troppo a me stessa Fra Bartolomeo me lo aveva detto che era troppo faticoso per me questo viaggio.....ma come potevo non dar retta al richiamo di nostro Signore ".....così scivolai in ginocchio e a mani giunte chiusi gli occhi e ringraziai Dio di aver trovato quella casa di accoglienza per permettermi di proseguire il viaggio...." Sono sicura che il Signore nostro Dio stia ringraziando anche voi buona Guardia......e i vostri figli e la donna che li ha portati in grembo......come la Madonna abbiamo trovato rifugio......solo una notte e andremo via Padre....il tempo di riprendermi...".....Guardai con occhi strazianti Il prete.....insomma la carità cristiana doveva pur esserci da qualche parte......
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Talia, così, lasciò la sala del ballo e piano raggiunse il terrazzo e da qui le ampie scale che davano verso il giardino di Borgolo.
L'aria era fresca, quasi fredda. La sera era però incantata, chiara di stelle scintillanti. Una sera magica, degna di quel firmamento. Tale che ogni stella pareva brillare di una luce differente da tutte le altre. Milioni di luci, dai riflessi vivi e variegati, scintillavano dunque nella volta celeste che sovrastava Borgolo. E uscendo nel giardino, Talia si lasciò avvolgere e poi sprofondare nell'incanto di quella sera. Una sera fatta di suoni e colori leggeri, soffusi e di magia e di mistero. Il contrasto tra il silenzio quasi assoluto del giardino con i rumori della sala del ballo sembrava distinguere quei due luoghi, conferendo al Borgolo i tratti e le fattezze di uno scenario fiabesco. Talia fece pochi passi e subito fu parte di quel mondo quasi ancestrale. Fino a quando, come uno spettro, le apparve qualcosa. Un'ombra, una figura immobile accanto ad un basso muretto. Fissava la statua di Giove che fiancheggiava lo stretto corso di un vialetto perso tra la lussureggiante vegetazione. |
Risi a mia volta, alle parole di Duon.
"Una donna eh.. interessate.. ma non mi convince, in realtà.." sorrisi "..mi piace il vostro quadro.. anche se, devo dire che non riesco a immaginarlo con gli occhi scuri.. vi assicuro che anche gli occhi chiari possono essere impenetrabili, se lo si vuole..". Oppure possono essere impenetrabili per qualcuno e rivelare tutti i propri segreti ad altri. Sentii l'occhiata di Roberto su di me, per un momento, alzai lo sguardo e quando incrociai il suo, gli sorrisi. No, io sapevo che Mirabole non era una donna. Così come avrei giurato che avesse gli occhi azzurri. Non puoi camuffare il colore degli occhi, non puoi. Forse avevano ragione Simone e il capitano a pensare che dietro Mirabole si celasse una banda, ma mi convincevo sempre più che quel priore Adamo fosse lui. Certo, non avevo nessuna prova, ma il modo in cui aveva parlato a Missani non poteva essere uno tra i tanti. Missani... In quel momento mi ricordai delle sue parole, di quanto fossero incomprensibili per me. Stavo per chiedere delucidazioni a Duon, ma mi accorsi che una dama si era unita a noi. La salutai con un educato cenno del capo. "Trovate, milady?" le dissi, sorridendo "..credo però che sia sterile, potremmo non vederlo mai.. insomma, o è abile come dice e scapperà via col suo quadro.. oppure.. non credo sopravviverà alla caccia..." dissi, con noncuranza. Ma era quello che pensavo, se Francesco de' Binardi era dietro le sbarre per essere entrato in casa di Roberto, chissà cosa poteva capitare a Mirabole se fosse finito nelle grinfie di Missari. Ma a me non importava, dovevo solo capire chi fosse, indicarlo a Missani e forse avrei rivisto mio fratello. Forse, non ero così ingenua da fidarmi di un uomo tanto meschino. |
Mi abbassai raso terra scivolando per appurarmi fosse davvero lui...si lo vidi in faccia..era Kos.
Mi diressi verso la camera e la richiusi piano, mi alzai, ero sudata mi appoggiai alla porta, il cuore batteva forte...Azable...ma perchè era alleato con Irene? E Altafonte sapeva qualcosa di questo? Presi il vestito del ballo, i gioielli e il fermaglio, aprii la finestra...era di nuovo arrivato il momento di mettere in atto la mia abilità nel salire e scendere dalle finestre. E cosi fu, fuggii con la veste e gli oggetti in mano guardando se qualcuno mi stesse seguendo finchè arrivai all'entrata del Palazzo di Altafonte e mi rivolsi alle guardie..."Sono in pericolo...nella mia dimora vi sta l'uomo di cui il vostro padrone vi chiese di proteggermi..per favore fatemi entrare in modo ritorni al ballo e ne parli col vostro padrone e se non avete una carrozza datemi un cavallo...e scortatemi". |
“No, non è possibile...” disse il soldato a quelle parole di Elisabeth “... nessuno può stare in questa chiesa eccetto Padre Roberio...”
“Figliolo...” intervenne il sacerdote “... questa è solo una suora... davvero temete che possa tentare di rubare il quadro? E sarà solo per stanotte... domattina ripartiranno... vero?” Guardando poi Velv. “Si, certo...” annuì questi “... si tratterrà solo di una notte... all'alba saremo già di nuovo in cammino...” “E il vostro capitano” mormorò il sacerdote “quando arriverà domattina non li vedrà neanche... infatti saranno già ripartiti da un bel po'...” “E sia...” sbuffando il soldato “... ma a condizione che resti solo la suora.” “Ma ha bisogno che qualcuno le stia vicino...” fissandolo Velv. “Ci sarà Padre Roberio.” Replicò il soldato, indicando il sacerdote. “Prendere o lasciare.” “E sia...” fece Padre Roberio “...mi prenderò io cura di lei... state tranquillo...” rivolgendosi poi a Velv. Questi guardò Elisabeth. “Posso restare solo un minuto con lei?” Chiese Velv. “Le avevo promesso di confessarla...” “Lo farà Padre Roberio.” Fece il soldato. “Io sono il suo padre spirituale...” disse Velv “... ed anche il suo confessore... non temete, non ci vorrà molto... suor Agnese è una pia donna...” “Su, non negate una confessione a questa nostra sorella.” Rivolgendosi Padre Roberio al soldato. “Aspetteremo fuori. Venite.” Ed uscì col soldato. Elisabeth restò così sola con Velv. |
Le guardie, a quelle parole di Altea, si scambiarono diverse occhiate fra loro.
“Signora...” disse poi uno di quei guerrieri “... noi prendiamo ordini solo dal nostro padrone. Se volete chiameremo Ermiano ed egli vi ascolterà.” Così uno di loro andò a chiamare il fedele servitore di Altafonte. Dopo qualche minuto finalmente l'uomo scese presso l'ingresso del palazzo. “Lady Altea...” fissandola stupito “... che sorpresa... non eravate al ballo con Sua Signoria? Come mai siete qui da sola? E' accaduto qualcosa?” |
Silvia sorrise a quelle parole di Clio.
“Mah, non saprei...” disse “... ma so che mi incuriosisce non poco cercare di delinearne l'aspetto... non so perchè, ma io lo immagino bello... di solito gli eroi dei romanzi d'avventura lo sono tutti...” “Io invece” fece Roberto, lanciando un'occhiata a Clio “penso che sia brutto. Si, decisamente.” “Oh...” stupita Silvia “... e perchè mai, milord?” “Non so...” scuotendo il capo Fiosari “... visto che non mostra mai il suo volto...” “Beh, mi sembra normale.” Sorridendo Silvia. “Dopotutto è un ladro.” “In verità” intervenne Duon “a Capomazda lo chiamano l'uomo senza volto... perchè è un maestro dei travestimenti... Mirabole, si dice, è tutti e non è nessuno.” Rise. “Prima, mentre ballavamo, sono riuscita a farmi recitare la nuova poesiola, alquanto irriverente, scritta dal Cavaliere di Altafonte... proprio sul misterioso Mirabole...” entusiasta Silvia “... e l'ho imparata a memoria... vediamo se la ricordo... si, ecco...” E cominciò a recitarla: “Chissà che faccia avrà... Chi lo sa chi egli mai sarà... So solo che Mirabole è il suo nome... Egli verrà stanotte, anche se non so come... Forse cercherà tesori, forse gioielli, ma verrà... E io che nulla ho, il mio cuore ogni suo battito gli darà...” “Davvero simpatica!” Ridendo Duon. “Si, lo penso anche io.” Annuendo Silvia. |
Sbarrai gli occhi per un momento fugace, lanciando uno guardo d'intesa a Roberto.
Allora non era un caso, quelle erano le medesime parole pronunciate dalla ragazza alla cappellina di San Michele. Avevo dimenticato la mia curiosità verso quell'individuo, con tutte le cose inaspettate di quella sera: il biglietto, il ballo, il bacio. Il bacio... Il bacio.. Battei le palpebre per allontanare quel pensiero. Dovevo concentrarmi, pensare a Mirabole. La stretta delle sue braccia, il suo respiro, il suo sguardo.. Il bacio.. Strinsi impercettibilmente la mascella, cercando di fermare il mare di sensazioni che continuava ad inondarmi, senza controllo. Sorrisi alla dama "Ma che simpatica, davvero... Anche questo Cavaliere d'Altaforte ho sentito dire che è un personaggio singolare e affascinante.. Anche se non ho ancora avuto modo di incontrarlo.. Temo che questa faccenda di Mirabole ci distragga troppo.." Risi "Voi avete addirittura ballato con lui, ditemi.. È davvero enigmatico come dicono?". |
Velv era gelido.....i suoi occhi lanciavano fulmini....ma la sua voce era ferma e il Sacerdote....comprese perfettamente quello che Fra Bartolomeo voleva fare......Il Soldato ovviamente era esecutore d'ordini e non si spiantava neanche di un centimetro....chi poteva essere il suo comandante....doveva essere un uomo che aveva il rispetto...anzi il timore della sua truppa.......Quando rimasi sola con Velv......gli indicai di sedersi su una sedia ...ed io in ginocchio incominciai a parlare......" Velv.....se qualcuno ci osservasse da qualunque fessura....non vedrebbe nulla di strano......in questa posizione ....io pulisco la mia anima.......ora Velv.....io rimarrò all'interno della Chiesa......quando il Prete si addormenta......io sarò libera di girare.....sperando di trovare il quadro ...... a quel punto.....se rubiamo noi il quadro il ladro rimarra' con tanto di naso....ma noi diventeremo i ricercati......non solo dalle guardie ma anche da Azable.....se e' lui che lo vuole lui verrà a cercarci............e se fosse tutta una finta ?....e se il quadro non fosse qui ?...........ho questo timore...ma nel caso in cui così non fosse.....ho notato che le finestre di questa stanza sono basse e senza protezione......"....avevo le mani in preghiera ed erano sudate....avevo l'adrenalina che correva come impazzita.....
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Il giardino era silenzioso, tranquillo...
la pace di quel luogo contrastava con le luci e la musica della sala da ballo... gettai appena una rapida occhiata indietro, verso il terrazzo, per poi inoltrarmi, lentamente, per i viali delimitati da alte siepi e da filari di rose rampicanti. Camminavo, assaporando quel silenzio, guardando quel cielo illuminato da migliaia di stelle... D’un tratto, poi, giungendo verso la fine di un ampio viale, proprio dove esso deviava in un sentiero più stretto, vidi una figura ferma a fissare la statua di Giove Pluvio... Mi soffermai, allora, un momento. Esitai. Poi, lentamente, in silenzio, mi avvicinai. |
Rimasi stupita nel vedere il comportamento delle guardie..solitamente non erano restii a farmi entrare.
Aspettai Ermiano e sbarrai gli occhi alle sue numerose domande mentre il cuore forte palpitava dalla paura che Kos potesse seguirmi..."Si.." risposi balbettando.."io..sono ritornata a casa...per favore non fatemi altre domande. Io devo tornare a quel ballo...fatemi entrare e vestire, e fornitemi gentilmente una carrozza o un cavallo. Io ho necessità di parlare col vostro padrone, Ermiano...e stavolta non è uno scherzo.Non è frutto della mia invenzione come il fatto successo stamattina..io sono veramente in pericolo". |
Talia vide quella figura, incerta e quasi confusa con l'incanto della sera, davanti alla statua del Giove Pluvio e lentamente cominciò ad avvicinarsi.
“Ciò che conservo di queste terre” disse all'improvviso la misteriosa ombra “è il ricordo di questo infinito manto di stelle... non so perchè, ma ognuna di esse splende di una luce diversa... da dove provengo io questo meraviglioso spettacolo spesso è celato... le calde sere d'Estate o la foschia coprono a volte il cielo... in certe sere d'Inverno, invece, il freddo ed asciutto vento libera il firmamento agli occhi degli uomini... soprattutto degli esuli, degli emarginati, dei sognatori e degli innamorati... per questo forse amo l'Inverno... è la stagione del freddo ed il freddo libera... libera l'aria dall'umidità... e libera le anime sulla Terra... lo sapevate?” Sorrise appena. “Per questo si narra che le apparizioni dei fantasmi vengono precedute da un senso di freddo... perchè siete scesa qui stasera? Questo giardino ora è la dimora delle ombre e degli spettri... io stesso faccio parte di essi... i vivi sono su, in quella sala a ballare... qui vi è solo solitudine... come il fiore che portate nei capelli...” e si voltò a fissarla. Ma il buio della sera teneva celato il suo viso. Solo i suoi occhi chiari erano appena visibili. Occhi chiari ed enigmatici che fissavano Talia. |
“E quale uomo” disse Silvia a Clio “non lo è? Io credo che nei propri occhi ogni uomo nasconda tutti i suoi segreti. E ho idea che il nostro cavaliere ne abbia molti.” Sorrise.
“Davvero?” Fissandola Roberto. “E da cosa lo immaginate, milady?” “Dagli occhi appunto.” Rispose Silvia. “E vi sono uomini che fanno del proprio sguardo uno scrigno inviolabile in cui nascondere tutto di loro. Voi, ad esempio, milord... voi siete di quegli uomini schietti, solari... quasi del tutto incapaci di celare le proprie emozioni... il cavaliere invece è inquieto... lo si vede benissimo... il suo viso, il suo sorriso, persino i suoi gesti dicono una cosa, ma i suoi occhi in realtà trasmettono tutt'altro... io ho la passione per la pittura... amo dipingere ritratti di ogni tipo e posso dire di conoscere bene gli sguardi e le espressioni dei vari individui.” “Io invece” mormorò Roberto “penso che stiate sopravvalutando il nostro cavaliere... quella poesiola, ad esempio, non credo sia farina del suo sacco... l'altro giorno, infatti, durante una passeggiata a cavallo, io e mia cugina la udimmo recitare da una ragazza presso le colline... lo ricordo perfettamente... vero, Clio?” Guardando la ragazza. |
Mi avvicinavo lentamente e nel più assoluto silenzio...
mi sorprese quando iniziò a parlare. Era buio e non potevo vederlo bene, ma la voce la riconobbi subito. Era bassa e lieve... ma la riconobbi. E solo quando quella voce si spense, la figura si voltò a fissarmi. Esitai a quello sguardo, abbassai gli occhi... “Forse...” mormorai “Forse, allora, se sono scesa quaggiù, è perché sono in cerca di uno di quegli spettri... un fantasma del passato, che di recente è improvvisamente tornato nella mia vita...” Esitai... “Sono confusa, da allora. Ci sono tante cose in cui credevo e che ora non sono più sicura di comprendere. Ma... ma deve essere davvero uno spettro... giacché ho trovato la sua tomba, solo pochi giorni fa! Una tomba di cui ignoravo l’esistenza...” Sollevai lo sguardo e lo puntai in quei due occhi chiari di fronte a me... “Questo fiore...” sussurrai “E’ possibile che sia stato quello spettro a donarmi questo fiore che porto tra i capelli?” |
“L'erica...” disse la figura a Talia “... nel linguaggio dei fiori simboleggia la solitudine... si, forse è stato uno spettro a donarvelo... gli spettri soffrono di solitudine... nel romanzo Cime Tempestose lei torna come ombra per portarsi via lui... ma loro si amavano... forse l'amore evoca gli spettri... ma probabilmente ad evocarmi è stato l'odio... del resto chi mi ama qui? Chi mi ha rimpianto? Si, avete trovato la mia tomba... e da lì che provengo ora e all'alba vi farò ritorno... vorrei portarvi con me... ma la legge delle ombre lo permette solo vi è amore...” i suoi occhi chiari erano su di lei, fissi, senza mostrare la minima emozione “... tu non mi amavi allora e non mi ami ora... perchè sei scesa qui? Non hai paura di me? Potrei portarti via come Ade fece con Euridice... e dentro di te sai che lui non sarà mai come Orfeo... non potrà venirti a prendere... lo sai, vero? Perchè lui non ti ama come ti amo io... io sono Orfeo ed sono qui perchè ho vinto la morte...”
Allora uscì finalmente dalla penombra che lo proteggeva e si mostrò alla ragazza. http://www.tyrone-power.com/marie_screen_00025.jpg |
“Ascoltatemi...” disse Velv ad Elisabeth “... tra poco io lascerò questa chiesa con il soldato... voi invece resterete col sacerdote... appena vi crederà addormentata anche lui andrà a dormire... allora voi uscirete da qui e raggiungerete la navata per cercare il luogo dove è custodito il quadro... non fate nulla di avventato, ci sono le guardie all'interno della chiesa... cercate solo il quadro... poi ritornerete qui e attenderete l'alba, quando io potrò ritornare a prendervi...”
Rientrarono il sacerdote e il soldato. Velv allora lasciò la chiesa con quest'ultimo. “Riposate, sorella...” rivolgendosi Padre Roberio ad Elisabeth “... anche io andrò a letto... domani starete meglio... buonanotte...” ed uscì, lasciando da sola la donna. |
Ermiano apparve turbato e preoccupato a quelle parole di Altea.
“Prego, entrate in casa, milady...” disse il servitore per poi condurla dentro “... ora calmatevi, qui siete al sicuro... ora sedetevi e raccontatemi ogni cosa... e non preoccupatevi, le guardie vi difenderanno da ogni pericolo... cosa vi è successo? Cosa vi spaventa tanto?” Infatti il volto di Altea era contratto per lo spavento. E ordinò ai domestici di portare una tisana calda per calmarla. |
Repressi un risolino divertito quando la dama fece la descrizione di Roberto.
Certo, i suoi occhi erano sempre sinceri, e aveva uno sguardo schietto e solare, ma anche lui sapeva nascondere bene agli altri quello che provava. Altrimenti tutti si sarebbero accorti di come mi guardava, o di come io guardavo lui. Ma io riuscivo a leggere in quello sguardo, esattamente come lui sapeva interpretare il mio, Gli lanciai un'occhiata fugace. "Interessante.. Dissi alla dama... Gli occhi.. Ora sono curiosa di osservare da vicino gli occhi di quel cavaliere... Di che colore sono?" Sorrisi "Beh, se sono tanto belli non possono essere che azzurri.." Risi. In quel gioco ero notoriamente di parte. Mi voltai verso di Roberto, quando nominò la ragazza. "Ma certo che la rammento.." Dissi "..non l'ho nominata perché Milady era così entusiasta... E poi.." Sussurrai maliziosamente "..può sempre averla imparata dal nostro cavaliere... Chissà magari era proprio lui il suo misterioso innamorato.." Sorrisi "..anche se credo che sia abituato a dame molto più altolocate..". |
Bevvi quella tisana e mi sentii meglio..."Ermiano..è una cosa che solo il vostro padrone sa...se ve la raccontassi non capireste il senso...ed è il motivo per cui ho conosciuto il Cavaliere di Altafonte...fatemi vestire vi prego e fatemi scortare al ballo da qualche guardia..in modo che lui sappia" gli presi le mani guardandolo..."Vi scongiuro non trattenetemi di più".
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Abbassai gli occhi per un momento, e quando tornai ad alzarli su di lui erano lucidi...
“Come fai a dire questo?” mormorai “Che cosa ne sai, tu? Tu non c’eri... non c’eri quando ti accusavano di aver ucciso quell’uomo e di essere l’amante di sua moglie... quando ti hanno dichiarato morto! Non c’eri quando sono venuta a cercarti al fiume dove dicevano che eri annegato! Tu dici che nessuno qui ti amava e che tutti ti hanno dimenticato, ma sei tu che hai dimenticato tutti! Sei tu che hai abbandonato tutti! Sei stato via per sette anni... sette anni, in cui hai lasciato credere di essere morto!” Inspirai profondamente... stavo male, la voce mi tremava... “Dici che io ti odiavo, ma non era vero! Avevo paura! Paura della tua sicurezza, della tua scostanza, del modo in cui ti ponevi con me... ero attratta da te e non volevo ammetterlo. Non volevo che mi ferissi! Ora... ora vorrei odiarti! Sì, ora vorrei odiarti. Odiarti per essere tornato così... per essere tornato tardi! E invece non ci riesco... non riesco ad odiarti... e sono qui...” |
Velv andò via..lasciandomi un profondo senso di smarrimento....Il Sacerdote fu tenerissimo e come previsto mi consigliò di andare a dormire , così fece lui.......
Non passò molto.....e se mi fossi addormentata....mi sarei svegliata di botto....il suo russare sembrava far tremare le mura della Chiesa.........meglio avrebbe coperto involontari rumori......mi tolsi dalla cintola il rosario.......faceva un rumore pauroso ad ogni mio passo.......lentamente usci' dalla stanza del Sacerdote e guidata dalla luce di alcune candele......proseguii per la Chiesa.......spuntai proprio dietro l'altare.........questo non era buono.......in quel momento non c'erano guardie..e visto che ero a piedi nudi non facendo rumore scesi dal presbiterio ..... nel buio non riuscivo a vedere...i quadri erano scuri....comunque dovevo fare mente locale e ricordare come era fatto il quadro....strisciavo contro al muro...il vestito da suora mi aiutava era scuro.....e mi sporgevo solo appena pensavo fossi arrivata ad un quadro......Santi....Santi......Santi Numi....ero arrivata al quadro.........era posto tra seconda e terza stazione ..............era bello...ma non capivo perchè quella situazione per un quadro del genere ero arrivata al quadro....lo dicevo a Padre Anselmo se Velv fosse stato li'..........mi voltai per andare verso la mia stanza.........passo dopo passo....intorno al muro....arrivata al presbiterio me la feci e a quattro piedi arrivando alla stanza......operazione finita.....ma qualcuno mi aveva seguita..o mi era parso di vedere un ombra......o era forse solo il momento di tornare a dormire ? |
Talia non terminò neanche di parlare, che lui, improvvisamente, la prese fra le braccia.
“Stanotte no...” disse in un sussurro, ma con gli occhi carichi di passione “... stanotte non sarai sua... stanotte no... stanotte sarai mia...” e la baciò con trasporto. Stringeva il corpo di lei contro il suo, con ardore, con passione. Lei sentiva le mani di lui scivolare e stringere ogni parte del suo corpo. Poi quelle mani cominciarono a spogliarla. Prima con vigore, poi più piano. Lei avvertiva il raso e la seta che si sfilavano lungo il suo corpo. Un corpo che subito restò quasi nudo. Vestito solo dalle carezze di lui, dai suoi baci. Dalle sue mani e dalle sue labbra. Allora lui, in preda al desiderio, la prese in braccio. Il buio li avvolse, come a volerli proteggere. La portò così fra delle folte siepi e poi in mezzo ad alti ed irregolari alberi. E stendendosi su un basso muretto ricoperto da edera e rampicanti, restarono così, da soli. Sotto l'eterno e silenzioso scintillio delle stelle. http://www.3bmeteo.com/images/newart...o_stellato.jpg |
Aprii gli occhi e guardai il cielo.
Era bellissimo... di un blu intenso, quasi nero. Era bellissimo, e così bene si accostava a quella mia intensa felicità. Poi lentamente i miei occhi si spostarono sul volto dell’uomo accanto a me... su quegli occhi chiari, sulla sua bocca che ora sorrideva appena... un sorriso che conoscevo bene, ma che non vedevo da così tanto tempo... gli sfiorai appena i capelli con le dita, delicatamente... poi anche io gli sorrisi. “Sei pazzo...” sussurrai dolcemente “Sei pazzo, lo sai? Ed io lo sono quanto te... due folli... e non sono mai stata così felice... non sono mai stata così desiderosa di essere completamente folle, Guisgard...” Il mio sorriso si allargò appena... “Ma...” mormorai poi “Ma ho paura... pensa... pensa se ci dovessero scoprire... se ti dovessero scoprire qui con me... tu...” La mia mano gli accarezzò ancora delicatamente i capelli, poi si spostò sul suo viso, sulla guancia... “Tu...” in fondo era già successo, pensai all’improvviso. Fu un pensiero non voluto, fulmineo, imprevisto... un pensiero che mi fece male. Mi incupii leggermente... tentai di scacciare quella sensazione... tentai di cacciare quei pensieri... ma non ci riuscii. Di colpo allora mi alzai, seduta, e mi strinsi le ginocchia tra le braccia, voltandogli la schiena. Per lunghi minuti rimasi in silenzio... respiravo quasi con fatica... ripensavo a quella vecchia storia, al male che mi aveva fatto... “Sarebbe uno strano scherzo del destino...” dissi allora, con la voce ora ruvida e carica di dolore malcelato “Uno strano scherzo, se per la seconda volta tu venissi messo al bando per colpa di una donna!” Tacqui ed inspirai... mi sentivo improvvisamente male... sentivo improvvisamente freddo... “Vattene, Guisgard! Vattene, non voglio essere la causa del tuo bando come... come lo fu quella!” |
Elisabeth era riuscita a ritornare nella sua cameretta.
Ma qualcosa attirò a sua attenzione. Delle ombre. Si muovevano nella navata. Erano soldati. Tuttavia non l'avevano vista. E dai loro discorsi e da dove si trovavano quei militari, Elisabeth comprese che il quadro non era quello che lei aveva visto. Vi era una cappellina dall'altra parte della navata, opposta all'abside. E in quella cappellina, coperto da un lungo telo, vi era l'ambito e prezioso quadro. Sorvegliato da alcuni soldati armati. |
“Milady, io posso pure farvi andare a quel ballo” disse Ermiano ad Altea “ma se davvero siete in pericolo allora vi consiglio caldamente di restare qui. Sarete infatti al sicuro in questo palazzo e potrete attendere senza rischio il ritorno di Sua Signoria. Andare al ballo ora potrebbe essere un pericolo per voi se davvero qualcuno vuole farvi del male. Aspetteremo qui Sua Signoria. Cosa ne dite? La decisione spetta a voi...”
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“Oh...” disse Silvia ad udire Clio “... non pensavo fosse già nota quella poesiola... ma conoscendo un po' il cavaliere anche io immagino sia stato lui a recitarla a quella ragazza... dopotutto non fa mistero di essere in cerca di una moglie...”
“Secondo me” intervenne Roberto “può attrarre le donne solo per il suo denaro. A me sembra un vanesio, un damerino. Noioso e banale.” In quel momento arrivò Selenia. “Oh, Roberto...” prendendo il braccio di suo marito “... questo ballo è nostro...” Lui guardò per un istante Clio e poi annuì a sua moglie. E andarono a ballare. “Non vale la pena...” all'improvviso qualcuno alle spalle di Clio “... è un giovanotto gradevole e non dubito che possa attirare l'attenzione di dame frivole o giovanissime... ma nulla di più...” era Simone e parlava piano alla ragazza “... ho visto come lo guardate... ma voi potete ambire a molto di più, milady...” sorrise “... novità sul nostro uomo?” |
Guisgard si alzò, avvicinandosi a Talia.
La strinse a sé, cingendola con le sua braccia. La sua schiena era contro il petto di lui. “Forse vorrei essere scoperto ora...” disse piano, baciandole i capelli “... si... magari vederlo arrivare... adesso...” la strinse ancor più “... per chi fra noi faresti il tifo?” Sorrise appena e le baciò di nuovo il capo. “Per chi ti struggerai? Per lui o per me?” Rise lievemente. “Quando Ginevra fu rapita da Meleagant, partirono due cavalieri per liberarla... uno era Galvano ma fallì... l'altro era un cavaliere misterioso... superò indicibili prove e alla fine trovò il paese in cui la regina era prigioniera... sfidò allora Meleagant in singolar tenzone... e gli bastò guardare Ginevra dalla torre per tenere testa e poi vincere il malvagio Meleagant... e fu lei che svelò il suo nome... quel cavaliere misterioso era naturalmente Lancillotto...” la guardò negli occhi “... tu farai lo stesso? Chiamerai il mio nome davanti a tutti? Svelerai così che Altafonte altri non è che Guisgard... e come Ginevra con Lancillotto anche tu mi ricompenserai con il tuo eterno amore, Talia?” I suoi occhi erano in quelli di lei. “Quanto a quella donna e a tutte le altre donne di questo mondo... ecco cosa penso...” e la baciò. Fu un bacio lungo, appassionato, lento e travolgente. Dolce ed intenso. Le sue labbra cercavano e trovavano quelle di lei ogni volta. E ogni volta il profumo ed il sapore di lei impreziosivano la bocca di lui. E restarono così, a baciarsi, per un tempo indefinito, tra l'incanto della sera e la magia di quel giardino. |
Mi sedetti su una poltrona...annuii leggermente.
"Si Ermiano, aspetterò anche perchè non voglio disturbare il Cavaliere che sicuramente si starà divertendo e io non sono nessuno per poter permettermi di entrare cosi burroscasamente nella sua vita. E quindi..io ho preso una decisione..ma vi chiedo una cortesia...fatemi riposare qui stanotte, non disturbatevi a darmi camere sontuose, mi basta anche un divano e una stanzetta e lasciate il Cavaliere riposare tranquillamente..qui dentro sono al sicuro" mi fermai un attimo esitando, mi appoggiai alla poltrona e guardai il maggiordomo sempre gentile e sorrisi..."Vi racconterò la mia storia...io vengo da Camelot e sono la baronessa Altea Victoria Mac Parker..sono fuggita da casa perchè i miei genitori volevano darmi in sposa a un anziano vedovo e io ovviamente non lo amavo...sono fuggita sperando di migliorare la mia vita e renderla felice...conoscendo il vero amore..ma mi sono resa conto che non esiste, pensai di averlo trovato sapete?...ma mi sbagliai...e allora mi rendo conto ora che mia madre aveva ragione e la mia balia aveva torto. La mia balia mi diceva sempre che lo avrei riconosciuto a prima vista e il cuore avrebbe trovato la gioia della anima..per un momento pensai di averlo trovato invece ho preso un abbaglio". Sospirai trattenendo le lacrime..."Mia madre, invece, insinuava che l' amore vero non esistesse..e dovevo sposare quell'uomo..e ora mi rendo conto che aveva ragione e seguirò il suo consiglio...domani dopo aver raccontato al vostro padrone ciò che ho visto partirò per Camelot, è l'unico posto sicuro e poi sposerò quel conte..pensate un pò..avrò figliocci più anziani di me" e sorrisi ironicamente. "Sono arrivata con un carro vestita da un misero abito preso da una serva per non farmi riconoscere e non ho problemi a tornare con lo stesso mezzo...arrivata qui però mi fidai di uomini poco raccomandabili che scoprii poi essere ladri e volevano sconfiggere pure il famoso Mirabole. Ho pure dovuto rubare per loro...diventare una delinquente, stanca di tutto questo chiesi aiuto al vostro padrone e cosi mi portò a Castelflorenzio..eppure laggiù avvenivano fatti strani..riguardanti proprio me stessa. E stasera caso volle tornassi prima dal ballo e ho scoperto tutto...Madama Irene è alleata di questo Azable, il capo della banda di ladri, ho visto io stessa il suo braccio destro e hanno un passaggio misterioso per entrare...dietro a dei mobili..se torno laggiù ora potrei rischiare la vita..ecco perchè vi chiedo di tenermi qui stanotte..domani partirò per Camelot..perchè non ho altro posto sicuro dove stare, la vita questo aveva predestinato per me" presi un fazzoletto e mi asciugai le lacrime pensando all'abito da sposa già pronto e a quell'uomo orribile e anziano che avrei dovuto sposare...Avanti Altea...cosa pensavi di poter conquistare il suo cuore, tua madre aveva ragione...il Vero Amore non esiste...almeno farai la bella vita fingendo di amare. Mi alzai e feci un bel sospiro..."Bene portatemi ora a riposare, sono molto stanca ma per favore fate in modo che qualche guardia stia vicino a me mentre dormo, temo entrino in camera". |
Ermiano ascoltò con attenzione le parole di Altea.
“Sapete, milady...” disse “... io mi intendo poco di queste cose... gli affari di cuore per me sono troppo complicati... ero cuoco a bordo di una nave che batteva bandiera maltese... facemmo sosta in un porto delle Cicladi e qui fummo assaliti dai pirati, che poi decisero di venderci ad uno degli eunuchi del Sultano Turco... io fui l'unico a scampare alla morte... sono bravo a cucinare e proprio il Sultano mi volle nelle sue cucine... e una mattina di Maggio conobbi il mio padrone... il Cavaliere di Altafonte... aveva fatto una scommessa col Sultano, circa la cottura del latte di dattero per una pietanza dolce... il Sultano nutriva dubbi e promise qualsiasi ricompensa in cambio di quel piatto... ma se esso fosse riuscito male, gli avrebbe mozzato il capo... il cavaliere accettò e chiese a me di cucinarlo dietro le sue indicazioni, promettendomi la libertà... il piatto risultò squisito e il Sultano concesse la ricompensa al cavaliere... egli allora chiese la mia libertà e quella di una delle ancelle dell'harem... il Sultano, vincolato alla promessa fatta, a malincuore acconsentì... il giorno dopo il cavaliere, io e l'ancella lasciammo Costantinopoli... tre giorni dopo sbarcammo a Rodi e il cavaliere lasciò libera l'ancella... lì la stava attendendo il suo amato... compresi solo allora il gesto del cavaliere... l'aveva fatto perchè l'ancella ritrovasse l'uomo che amava...” sorrise “... ecco, questo credo sia il Vero Amore...” annuì “... venite, vi mostrerò la vostra stanza...” La condusse così in una lussuosa camera da letto, arredata con gusto e classe. “Se vi occorre qualcosa” aggiunse Ermiano “suonate pure quel campanellino di porcellana... vi auguro una serena notte, milady...” ed uscì, lasciando la dama da sola. http://media.screened.com/uploads/0/...sier_large.jpg |
Restai immobile, o almeno così credetti.
Ma una fitta, intensa e profonda mi attraversò l'anima, quando Selenia portò via Roberto. Abbassai velocemente lo sguardo quando il suo si posò su di me. Lo rialzai quando furono lontani, immersi nel vortice di luci e colori. Ero stata una sciocca, pensai, baciava Selenia come aveva baciato me? La guardava in quel modo? Mi bloccai, c'erano cose a cui non volevo pensare. Era lei sua moglie, certo non era obbligato ad amarla, ma bella com'era sicuramente non le sarebbe stato indifferente. Era con lei che doveva stare, non con me. Io ero solo un'ombra della fanciullezza, una promessa mai espressa, un sogno svanito ancor prima di nascere. Quel bacio era stato un dono, un dono di felicità a chi sapeva che non avrebbe mai passato la vita con la persona che amava. Non ero una contadinella, dalle mie nozze dipendeva la stirpe dei Sartell, nn potevo assecondare i miei desideri. Citazione:
Era come se quella voce fosse uscita dalla mia testa. Invece era quella fastidiosa e insolente di Missani. Si vedeva così tanto? Dovevo stare più attenta. Mi voltai e lo guardai negli occhi, vagamente divertita. "Non siate ridicolo.." Sorrisi, lanciando un'occhiata alla pista da ballo "...voglio molto bene a Roberto, siamo cresciuti insieme.. Ma voi sapete chi sono davvero.. Sangue reale si mischia solo con sangue reale.. Anche se temo che i principi scarseggino in questa Europa liberale... Forse avrei più fortuna facendomi arrestare, pare che le prigioni, e non le corti, ne siano piene.." Guardai Missani negli occhi "Rammentate, milord? Io non credo affatto che tutti gli uomini siano uguali, io credo che ognuno abbia un ruolo e delle responsabilità ben precise.." Alzai una mano, in segno di resa "..lo so, lo so, anacronistico..". Non sapevo se avevo risposto a Simone o a me stessa. Nella mia situazione avrei dovuto cercare in tutti i modi un marito. Come facevo , con Diomede in cella? Eppure, se lui non fosse mai uscito, cosa provabile, sarebbe toccato a me mandare avanti la casata. Non potevo certo permettermi di essere ricordata come colei che distrusse i Sartell. Sarei stata il disonore della famiglia, e non lo avrei mai permesso. Promisi a me stessa che, finita quella storia, avrei davvero cercato un marito. Era inutile che pensassi a Lui, non solo era sposato, ma non ci saremmo mai potuti unire. Anche se.. In una situazione così estrema.. Ma, anche se fossi stata disposta a sposare un conte perché lo amavo, restava il fatto che lui era sposato. Nulla poteva cambiare questa situazione. Non ero così meschina da augurare qualcosa di male a Selenia, che colpa ne aveva lei? "Nessuna novità, per ora.." Cambiando volentieri discorso ".. ho solo una filastrocca del cavaliere di Altaforte sul nostro Mirabole.." Risi. Lanciai un'occhiata fuori dalla finestra, la mezzanotte non doveva essere lontana. Un idea bizzarra mi accarezzò, per un momento mi sembrò troppo crudele e orribile. Ma avevo visto come Roberto aveva parlato del cavaliere di Altaforte, uno sconosciuto, così come di Mirabole. Forse era la superbia a parlare ma, era come se volesse screditarli ai miei occhi. E c'era forse un solo modo per farmi smettere di guardare Roberto e Selenia, l'uno tra le braccia dell'altra. Per quanto mi ripugnasse. "Se non sbaglio vi devo un ballo, milord.." Sorrisi "..il nostro ladro potrebbe farsi vivo da un momento all'altro, ora o mai più..". |
Simone sorrise a Clio e la fece ballare.
Si mischiarono così alle coppie che volteggiavano su quelle dolci e sognanti note. Simone la guardava. I suoi occhi però trasmettevano sensazioni sgradevoli a Clio. “Dobbiamo” disse “immaginare qualcuno simile a quel priore che interrogai, vero? Per Mirabole intendo... sto osservando tutti gli invitati sin dal loro arrivo... cerco un segno, un particolare distintivo...” scosse il capo lievemente “... ma non sarà così pazzo da mostrarsi in maniera tanto riconoscibile...” Intanto il ballo procedeva. Simone, che non era un gran ballerino, provava a destreggiarsi, mentre gli occhi di molti erano per Clio. La sua bellezza era sfolgorante. Poi, ad un tratto, tra le coppie, apparvero Roberto e Selenia. Lui subito restò a fissare Clio e Simone. E il suo sguardo appariva cupo, inquieto. Poi quel ballo terminò e tornarono tutti ai loro posti. “Pensavo fossi qui per trovare quel ladro e salvare tuo fratello...” mormorò Roberto passando accanto a Clio. Ma proprio in quel momento arrivò il capitano Jacopo. “Ho dato ordine ai miei uomini di sorvegliare tutte le uscite del palazzo.” Disse. “Nessuno potrà uscire senza essere visto. Mirabole ormai sarà anch'egli qui dentro... forse nelle cucine, nelle scuderie, nel giardino... o magari in questa stessa sala... ma di sicuro ci resterà... come un topo in trappola...” “Eccellente, capitano.” Fissandolo Simone. |
Mi pentii subito di averlo fatto.
Non solo Missani era un pessimo ballerino, ma il modo in cui mi guardava mi ripugnava, così come la sua mano sulla mia schiena. Ma quando lo sguardo inquieto di Roberto incontrò il mio, sorrisi tra me e me. Era geloso? Di quell'essere ripugnante? Infondo, non ne aveva alcun diritto, così come io non ne avevo verso di lui. Ma la mancanza di indifferenza in quegli occhi mi fece sospirare di gioia. Quando finalmente la musica finì, tornammo ai nostri posti. Io e Simone, Roberto e Selenia. Non risposi alle parole di Roberto, mi limitai a guardarlo sorridendo divertita, con l'aria di chi ha fatto una marachella, e a lanciai una fugace occhiata, intensa ed appassionata. Quel gioco doveva finire, riusciva ad essere divertente e doloroso allo stesso tempo. Prima o poi avremmo dovuto trovare il coraggio di parlarci chiaramente, per quanto difficile. Le parole del capitano mi arrivarono lontane, e mi riscossero da quei pensieri. "Tutte le uscite? Ottimo.. E, se posso permettermi, avete controllato i passaggi segreti? Un Palazzo Reale non può non averne.." Restai pensierosa "...certo, voi non potete conoscerli tutti, alcuni saranno noti soltanto al re, naturalmente, e non vi rivelerà mai la loro ubicazione.. Alcuni possono essere lunghissimi, e finire in aperta campagna..". O al porto.. Sorrisi per un breve momento, un sorriso dolce e malinconico. Quante volte avevo usato quel passaggio, sgattaiolare via nei limpidi pomeriggi autunnali, quando non avevo il permesso di uscire perché avrei dovuto fare qualcosa di più importante a palazzo. Roberto mi aspettava in un luogo preciso, con due cavalli, e per lunghe ore nulla esisteva, se non il cielo di Crysa, i suoi boschi, le sue valli, la spuma di mare dalle scogliere. Il pensiero della mia terra mi strinse il cuore, come ricordare l'ultima volta che avevo attraversato quel passaggio, con le lacrime agli occhi, la spada di mio padre al fianco, mentre tutto ciò che amavo svaniva dietro di me. Mi sforzai di sorridere. "Ma immagino che Sua Maestà abbia già provveduto personalmente..." Dissi, con noncuranza. Lanciai un'altra rapida occhiata fuori dalla finestra, era una splendida sera stellata, e sicuramente la mezzanotte non era lontana. Dovevo solo aspettare e poi salutare tutti con una scusa e raggiungere la saletta degli arazzi. Mi sarei fatta indicare la strada da un servitore. |
Entrai nella bella camera e ovviamente immaginavo non vi fossero camice da notte..non osai nemmeno aprire i cassetti e armadio.
Mi slacciai leggermente lo stretto corpetto e mi stesi sul letto...ormai era deciso dopo avere parlato col cavaliere cosi che potesse sapere chi vi era nella sua dimora di Castelflorenzio sarei partita subito per Camelot e avrei sposato il vecchio conte. Fu cosi che il sonno arrivò subito. |
“In verità” disse Jacopo a quelle parole di Clio “non credo che Sua Maestà conosca eventuali passaggi segreti. Ammesso che ve ne siano. Probabilmente essi erano noti solo al vecchio re, visto che il nostro odierno sovrano ha preso possesso di questo palazzo solo da poco tempo.”
“Voi” fece Simone “parlate spesso di Sua Maestà usando il termine attuale... non sapete che attuale, momentaneo, temporaneo, sono termini che Platone bandiva nel riferirsi ad un monarca.” Rise. “Ma forse voi, capitano, ritenete che ogni re sia passeggero.” “Non mi interesso di politica” replicò Jacopo “e neanche di filosofia... sono un militare e sono votato all'obbedienza. Indifferentemente da chi mi governa. Credo che questo sia un gran valore per un suddito.” “Certamente.” Annuì Simone. Roberto intanto lanciava occhiate verso Clio, in preda a diverse sensazioni che lo rendevano visibilmente inquieto. “Ma mi chiedo...” mormorò poi “... mi chiedo... e se questo Mirabole si stesse solamente prendendo gioco di noi? Manca ormai mezz'ora per la Mezzanotte e di lui neanche l'ombra... e poi... siamo certi che possa davvero rubare il quadro? Perchè allora non ci è ancora riuscito?” Sorrise per coprire il suo nervosismo. “Scrive biglietti come fosse un gioco di società... di quelli in cui si caccia il tesoro... e intanto il quadro è sempre là...” “Parlate così” intervenne Duon che era rimasto un po' in disparte “solo perchè non conoscete bene Mirabole.” “Voi invece si, messere?” Fissandolo Roberto. “Ho letto tutto ciò che è stato scritto sulle sue imprese.” “I suoi furti volete dire.” Precisò Simone. “E' lo stesso.” Disse Duon. “Ebbene, egli ha un codice di comportamento tutto suo... e posso dirvi che non ruberà quel quadro fino a quando esso resterà in quella chiesa.” “Perchè mai?” Domandò incuriosito Simone. “Vi ho detto...” mormorò Duon “... ha un suo codice di comportamento... probabilmente incomprensibile per noi...” “Sembrate conoscerlo davvero bene.” Stizzito Roberto. “Siete forse voi Mirabole, messere?” Tutti risero al sarcasmo di Fiosari. “Vedete, milord...” sorseggiando del vino Duon “... non potrei mai essere Mirabole... egli non ruba per arricchirsi... a lui la ricchezza sembra non interessare... io invece non riesco a riconoscere nessun altro valore al mondo, se non quello del denaro... salute, amici miei...” e continuò a bere il suo vino. |
Altea, una volta a letto, cadde subito addormentata.
Il suo sonno però fu molto inquieto. Sognò immagini e figure. Ombre e paure. Vide in sogno luoghi sconosciuti, su tutti una grande casa, vuota e sconfinata. Veli neri coprivano i mobili e i quadri alle pareti. Era sola in quei sogni. Sola in quella grande e desolata casa. Eppure avvertiva qualcosa. Delle presenze. Come se ci fosse qualcuno intorno a lei, che la seguiva, che la spiava. Sognò poi delle voci. Voci che conosceva bene. Quella di sua madre e quella della delle sua balia. Poi altre voci. Anch'esse conosciute dalla donna. Erano quelle di Azable e dei suoi scagnozzi. E quelle voci la fecero svegliare di colpo. Era sudata ed ansimava per la paura. Era buia la stanza. Buia e vuota. Ed era da sola. Proprio come in quei sogni inquieti e confusi che aveva appena fatto. |
Mi alzai di scatto dopo quel incubo..da quanto tempo non dormivo bene..per quanto tempo avrei dormito male...presi un asciugamano e mi asciugai i sudori.
Mi stesi di nuovo nel letto..era solo suggestione. Ero sola..come lo ero nel sogno e nella vita. E a fronte di quella ragione mi riaddormentai. |
Sentivo il suo sguardo su di me, ne avvertivo l'inquietudine.
Di tanto in tanto i nostri occhi si incrociavano, e un fremito nascosto mi percorreva, obbligandomi a distogliere lo sguardo rapidamente. Dovevamo smetterla, stavamo giocando col fuoco. Quel bacio aveva esasperato una situazione che era stata in un equilibrio precario per molti anni. E negli ultimi tre era rimasta come congelato, ma sapevo che gli sarà capitato di pensare a me, così come lui aveva fatto visita ai miei pensieri molte volte. Ma adesso era davvero troppo. Quanto ci avrebbe messo Selenia ad accorgersi di quegli sguardi. Possibile che mi accorgessi solo io del tono con cui parlava? Ascoltai le parole del capitano, ed evitai di intromettermi nei discorsi politici. Però, come sempre, ascoltai volentieri i discorsi di Duon. E risi con lui, levando il mio calice in quel lussuoso brindisi. "Interessante, messere.." Dissi poi, pensierosa "..e se fosse tutta una tattica? Mi spiego meglio.. Lui non parla di rubare il quadro, nei suoi biglietti ma di recuperarlo.. Considerando che il Verziere è ora proprietà di Sua Maestà e che presto verrà rimosso dalla chiesa, forse é proprio questo il momento che attede.. Oppure spera che, conoscendo la minaccia del furto, lo lascerete nella chiesa.. Ho sentito una storia su Mirabole, qualche giorno fa, che sia vera o no poco importa, ma una ragazza sosteneva di aver visto Mirabole riportare un quadro con la Vergine all'interno di una chiesa.." Mi voltai faticosamente verso Roberto, sforzandomi di apparire normale "Te ne rammenti, cugino? Dunque, magari, si sente un paladino della cristianità, anche se dubito che i veri ecclesiastici ne sappiano qualcosa..". Cercavo di apparire calma, ma cominciavo a formulare delle scuse per allontanarmi, la mezzanotte si avvicinava, e la mia curiosità cresceva sempre più. |
Quel bacio, dolce...
il silenzio... la notte... il lieve fruscio del vento... Quando li riaprii, i miei occhi erano pieni di lacrime. Gli sfiorai il viso con le mani... piano... ero spaventata, ma gli sorrisi. Era tornato ed era con me... e tutto era perfetto in quel momento... tutto. Ma domani... quello temevo: il domani... cosa sarebbe successo domani? Tremavo. “Non metterti contro di lui...” mormorai infine, gli occhi fissi nei suoi, vicinissimi, la voce bassa come una supplica “Ti prego, non metterti contro di lui. Lui... lui è potente, ora. Può farti arrestare... può farti mettere al bando... e lo farà. So che lo farà! Ti prego! Ti prego, Guisgard... sei stato via sette anni... non andartene di nuovo via da me! Non di nuovo... ti prego! Morirei...” |
Altea, nonostante quei sogni inquieti, in breve si riaddormentò.
Ma poco dopo si svegliò di nuovo. Stavolta non a causa di altri sogni agitati. Aveva udito delle voci. Voci che provenivano dal piano sottostante. Erano più dei mormorii, confusi e sovrapposti. In certi momenti però, anche se per brevi istanti, sembravano farsi più nitidi, tanto che Altea giungeva quasi a riconoscere qualche parola. E una di queste fu “signor cavaliere”. |
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