"Allora c'è poco da fare..." disse il padrone della stazione di servizio "... devo chiudere e lasciare questo posto? Di cosa vivrò?"
"Se non lo farete non vivrete affatto." Uno dei militari, che poi intimò a Gwen ed a Rufus di prendere il loro carrozzone ed andare via.
Quel posto non era più difendibile.

Mi dispiaceva molto per il proprietario, cosa avrebbero fatto lui e sua moglie ora?
Anche io e Rufus dovevamo andare via.
"Come faremo a viaggiare di notte?" sospirando a lui.
Poteva succedere di tutto, poteva essere molto pericoloso!
Oltretutto non si vedeva un accidente e chi ci avrebbe aiutati se avessimo avuto un problema, dato che ognuno era chiuso in casa propria?

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Il suo sguardo, il suo sorriso, quell'istante incantato.
Restai lì a fissarlo, incapace di parlare, persino di respirare.
Era bellisimo, era tutto così magico, come se fossi preda di un incantesimo.
Ma poi accadde qualosa, e vennero a chiamarlo.
Gli sorrisi, dolcemente.
"Sì, naturalmente.." guardandolo negli occhi ancora, e godendomi quella carezza sulle mie labbra "Ti aspetterò...".
Una tempesta, per un momento pensai soltanto che la tempesta mi aveva portato via Cristiano, perchè giustamente doveva governare la nave.
Poi, rimasta sola, un altro pesiero si fece strada nella mia mente.
Certo, una tempesta vuol dire altro ritardo, e la Convention? Vuoi fare la figura di quella che non è puntuale?
La magia di quel ballo e di quel bacio era già finita, la realtà mi colpì in pieno con il suo tatto di elefante.
Sospirai, scuotendo la testa.
In quel momento mi ricordai anche che c'era quel rompiscatole appiccicoso del mio nipotino che mi aspettava.
Così, tornai immediatamente al tavolo dove l'avevo lasciato.

Altea chiese al barman, ma quello era troppo preso a sistemare visto l'illuminazione della sala era incerta.
Una cameriera però disse di aver visto l'uomo indicato da lei.
“Oh, si...” disse “... lo ricordo bene... era un bell'uomo... con due occhi molto chiari, di un celeste quasi acqua... è andato via con due signore... mi sembra fossero diretti al casinò...”

Il carrozzone era stato rifornito di carburante, così Gwen e Rufus ripartirono, lasciando la stazione di servizio al suo Destino.
“Imboccheremo una strada più lunga...” disse Rufus “... ci farà perdere più tempo, ma almeno troveremo un villaggio, o comunque un'altra stazione di controllo... questa dannata guerra...” scuotendo il capo.

Destresya tornò al suo tavolo, con le luci in sala sempre più ballerine.
Molti infatti andavano via per questo.
Icarius era seduto e guardando tornare la zia le rivolse un'occhiata cruda, seccata, quasi di rabbia.

Il barman era occupato ma la ragazza mi diede un barlume di speranza "Grazie mille davvero gentile".
Corsi verso il Casino' pensando che pure si stava giocando i soldi presi magari ed entrai con aria sera guardandomi attorno.

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Le luci della sala erano sempre più intermittenti, la cosa non mi piaceva per niente.
Accelerai il passo, non era il caso di restare lì in quel momento, proprio per niente.
Icarius era ancora seduto al tavolo, lo guardai sorridendo, ma lui mi rivolse un'occhiataccia furibonda.
Probabilmente ce l'aveva su perchè l'avevo lasciato solo.
Oh mamma mia, mica ero la sua babysitter!
Si era imbucato sulla mia nave?
Ora non poteva pretendere che io me lo portassi dappertutto.
"Ehi piccolo.." sorridendogli "Qua sta succedendo un casino, andiamo in cabina?" facendogli una carezza sul viso dolcemente.

Altea raggiunse il casinò, sebbene muoversi sulla nave era diventato più difficoltoso visto il mare grosso.
Nel casinò però molti andavano via, poichè le varie macchinette erano fuoriuso, come molte altre cose a bordo.
"Ho detto io che non dovevamo spingerci in queste acque..." disse ad un tratto un vecchio inserviente che raccoglieva da tera carte da gioco e pedine.

Icarius non rispose nulla a Destresya, limitandosi a guardarla col broncio.
Poi si alzò e la seguì, senza rivolgerle mai la parola.
Intanto la nave sussultava per le onde forti.