![]() |
Assottigliai gli occhi, sempre più infastidita dalle parole del Gastaldo.
Avrei tanto voluto assestare un bel pugno sulla sua faccia sogghignante. Lo guardai adottando la tattica del silenzio, anche perché temevo a dare una risposta tra le due opzione che lui aveva supposto |
Sapere che la bestia era innocua mi sorprese. Aveva aggredito il Capitano con violenza e sembrava stesse per fare la stessa cosa con me dopo che l'avevo respinta.
"Ma che strana creatura è mai quella?" chiesi all'uomo che si era presentato come Sbroz. Man mano che ci avvicinavamo alla villa, l'aria puzzava sempre più di antisettico, lo stesso odore che io e il mio compagno avevamo avvertito poche ore prima. In breve arrivammo davanti alla villa, uno sfarzoso edificio di uno stile che non avevo mai visto prima di allora, circondato da un magnifico giardino ornato da piante esotiche e alte fontane. "Quanta magnificenza!" esclamai colpita da ciò che vedevo "A chi appartiene tutto ciò? Non ho mai visto nulla di simile prima d'ora..." Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
La voce cessò e Gwen vide il libro sfogliarsi ancora, senza che nessuno, neanche il vento, lo sfiorasse.
Allora la pagina che uscì, quasi fosse un mazzo di carte, recava questa scritta: “Pozione per avvelenamento. Una mandragora raccolta all'alba, resina di acero, petalo di crisantemo e muschio selvatico. Bollire e cuocere il tutto in acqua putrida con poche gocce di sangue di pipistrello ancora caldo.” http://www.silviadue.net/bestiari/mandragora1.jpg |
“Non temete...” disse Sbroz a Gaynor “... per quanto grottesca possa apparire quella creatura, vi assicuro che è del tutto innocua. Probabilmente si sarà spaventata e ha reagito così.” Annuì.
Arrivarono all'ingresso del magnifico giardino. “Tutto questo palazzo e l'intera isola” svelò poi Sborz “appartengono al mio padrone. Prego, entriamo.” Ed entrarono. Attraverso il guardino raggiunsero alcuni padiglioni esterni, simili a vaste ed esotiche serre, dentro i quali vi erano piante e fiori sconosciuti, ma visti prima. Neanche nei libri di fiabe e nei romanzi. |
La voce cessò ed il libro prese a sfogliarsi.
Lo presi e scossi la testa. Sembrava una di quelle "ricette" stupide e fantasiose delle storie per bambini. Guardai Zoren, accarezzandogli il viso. Dovevo trovare quella roba e salvarlo, ci avrei messo meno tempo possibile. Coprii allora Zoren con una coperta. "Farò prima possibile e ti salverò, ti giuro, amore mio..." con un leggero bacio sulle sue labbra. Poi lasciai la locanda, alla ricerca degki ingredienti. |
Sbroz fu vago circa la bestia, limitandosi a ripetere che era inoffensiva. Mi disse che l'intera isola apparteneva al suo padrone, mantenendosi vago anche su quello. Poco male, l'avrei di certo conosciuto di lì a poco. Entrammo nel giardino, attraverso il quale raggiungemmo delle sorte di serre, colme di fiori esotici e sconosciuti. Era uno spettacolo meraviglioso, tanti e tali fiori non si erano mai visti prima. Che fosse quella la collezione di cui parlava il gruppo?
"Questi fiori sono bellissimi, da mozzare il fiato..." dissi guardandoli. Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
“Visto che per voi è così importante” disse Ehiss al Gastaldo “sappiate che nessuna delle due è quella giusta. Io lavoro per suo padre, tutto qui.” Indicando Dacey. “Dunque non siamo né fratello e sorella, né amanti.”
“Bene.” Ridendo piano il Gastaldo. “Molto bene.” Guardando ancora la giovane zingara. “E come mai vi sta così avvinghiata? Vi spaventa forse questo castello? O magari la mia autorità?” “Nessuna delle due cose mi spaventa.” Rispose il cavaliere. “Io ho compreso che uomo siete...” sedendosi il Gastaldo “... si, l'ho capito appena vi ho visto. Siete il tipico soggetto che dietro il suo bell'aspetto, l'atteggiamento a suo modo virile e romantico e la sicurezza in se stesso nasconde qualcosa di... come dire? Tormentato ecco, come direbbe un poeta.” Rise. “Ma io non sono un poeta, bensì un uomo d'armi... e non scorgo mai inquietudini e tormenti nei miei simili, ma solo l'ansia e la paura quando invece celano qualcosa...” “Arrivate al dunque.” Mormorò Ehiss. “Voi e la vostra bella gitana” il Gastaldo invitandoli a sedersi “siete in ansia perchè sapete di aver commesso qualcosa di sbagliato... ed ora temete le conseguenze...” |
“A volte” disse Tintus ad Altea “l'età di un uomo è data non solo dagli anni vissuti, ma anche dalle delusioni e dai tormenti. Forse per questo il barone appare più vecchio di come sia davvero. Volete sapere il nome del barone? Egli si chiama Velvon...” rivelò “... quanto a suo figlio... lo stesso barone ha emanato un veto nel pronunciare il suo nome... dunque perdonatemi se non posso soddisfare oltre la vostra curiosità, madama...”
|
Gwen uscì dalla locanda e corse verso il bosco che circondava Nolhia, alla ricerche di ciò che componeva quello strano antidoto, che in realtà sembrava più la ricetta uscita da qualche vecchia favola per bambini.
Ma spesso le favole celano la verità e più spesso ancora l'immaginario popolare tende a sopravvalutare l'arguzia delle forze del male. La giovane raggiunse la boscaglia e cominciò a cercare ciò di cui aveva bisogno. Intanto l'alba non era poi così lontana. Dopo un'ora Gwen aveva trovato tutti gli elementi elencati, tranne il pipistrello da cui prendere il sangue ancora caldo. |
Ero stata in silenzio fin troppo e quell'uomo stava esagerando.
" Non siamo fratelli ma ci conosciamo da tempo, e per me è quasi come se fosse mio fratello. Per questo gli sto accanto. E cosa mai dovremmo celare? Siamo appena arrivati in questa città, stavamo camminando tranquillamente e due bruti ci hanno obbligati a venire qui. Che mai dovremmo pensare? Non è certo un bel benvenuto il vostro" Mi sedetti con riluttanza ma la mia lingua non voleva tacere. " Abbiamo visto malmenare un uomo solo perché cantava... Questo non da una bella immagine di come viene gestita la città. E ora diteci perché ci avete costretti qui, inizio a stufarmi del vostro sguardo" |
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 15.27.06. |
Powered by vBulletin versione 3.8.11
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Copyright © 1998 - 2015 Massimiliano Tenerelli