Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 09-09-2013 00.19.12

A quelle parole di Altea, Azable con fare sicuro di sè.
“In verità” disse “le eroine di Plauto erano quasi tutte serve o cortigiane che poi, quasi per incanto, si scoprivano essere principesse... oggi è il vostro giorno fortunato, milady... si, decisamente fortunato... ma permettete che vi parli un po' più di me prima... sono un artista, milady. Proprio come lo erano Fidia, Lisippo, Leonardo e Michelangelo. Senza falsa modestia, che è poi la virtù dei miseri e degli ignavi, sono un genio nudo e crudo. Il mio estro e la mia ispirazione sono in continuo movimento. Ai miei occhi, a differenza dei comuni miei simili, le cose non appaiono come esse sono, ma in una forma che ne muta costantemente l'essenza e la concezione. Come un Torquato Tasso io vivo con inquietudine il mio genio tormentato e quando plasmo le mie ideazioni il modo assiste impotente e impaziente al suo Destino.” Sorrise. “E voi, mia gotica delizia, siete la modella che ho scelto per il mio prossimo capolavoro. E l'umanità, naturalmente, ve ne sarà grata.”

Guisgard 09-09-2013 00.30.45

L'uomo fissò Elisabeth quasi a volerla studiare.
“E se vi lascio uscire” disse “chi mi assicura che poi ritornerete?” Guardò verso la navata. “Già, il prete... è lui il vostro lasciapassare... e sia... vi lascerò andare a diffondere questa buona novella... ma poi badate di ritornare e presto... altrimenti sgozzerò il prete...” i suoi occhi erano freddi, anche se il dolore per la ferita sembrava essere tradito da alcune smorfie sul suo volto “... sono stato chiaro? Anche solo qualche minuto di ritardo e vi giuro che il prete raggiungerà il Regno dei Cieli in un momento... ora andate... vi aspetto qui, impaziente...”

Clio 09-09-2013 00.36.48

Lanciai al mercante uno sguardo sprezzante.
Il denaro.. già, pensai, come poteva quell'uomo pensarla diversamente?
Uomini come lui non riuscivano ad immaginare che nella vita possa esistere altro, qualcosa di più alto, nobile e puro.
"La verità è molto più semplice, in realtà.." dissi, portando nuovamente lo sguardo sulla strada.
Sorrisi, senza voltarmi verso di lui "…credo sia semplicemente… sete di avventura..".
Poco dopo, arrivammo a Sygma, e io mi guardai intorno, avida di dettagli.
Era esattamente come l'avevo sempre immaginata, colorata, viva, gremita di gente, così diversa da casa mia.
Osservai le strade, le vivaci insegne che spiccavano sulla via, il via vai incessante per le strade.
I palazzi, imponenti e lussuosi, contrastavano con la semplicità delle vesti di molti viaggiatori richiamati a Sygma dalla storia del quadro.
Poi, mentre il mio sguardo vagava, cullato da una ritrovata allegria, lo vidi: intagliato in un legno antico, sulla facciata di un palazzo, lo stemma della fenice.
Sbattei le palpebre un paio di volte, pensando di essermelo immaginato. Ma lo stemma era sempre lì, chiaro come il cielo sopra di me, una fenice che regge una spada.
Sospirai, ma ero a Sygma, dopotutto, avrei dovuto immaginarmelo.

Nel salone delle feste, illuminato da grandi fiaccole alle pareti che riflettevano la luce sui sontuosi specchi, dame riccamente vestite e nobili rampolli delle più illustri famiglie del regno volteggiavano sulle note di dodici violini, chiamati per l'occasione.
Non avevo mai amato le serate di gala, non si faceva che parlare di abiti, gioielli, e commentare il miglior partito sulla piazza, o l'avventuriero giunto da un paese lontano, come se noi fanciulle avessimo mai avuto voce in capitolo su queste cose.
I ragazzi, in realtà, non erano da meno, ma almeno parlavano di caccia, armi e si vantavano dell'ultima conquista.
Solo i più anziani parlavano di politica, ma sapevo bene di dover stare lontana da loro, o avrei rischiato di mettere mio padre in imbarazzo.
Così, senza molta convinzione, mi ritrovavo a volteggiare tra le braccia di giovani uomini che non guardavo mai negli occhi.
Amavo quel particolare ballo: dopo una giravolta e un mezzo giro, il cavaliere cambiava dama.
Era davvero il mio ballo preferito, non sarei riuscita a rimanere per un'intera canzone con lo stesso ragazzo, avrei dovuto come minimo guardarlo in faccia, e si sarebbe di certo accorto del mio disappunto.
Ma, d'un tratto, qualcuno sussurrò.
"Devo dire che questo era l'ultimo posto dove pensavo di incontrarvi.." riconobbi la voce all'istante, e trasalii.
Una giravolta e mi ritrovai con gli occhi nei suoi.
"Stavo curando quel cervo da ore…" disse, con disappunto.
Un passo verso destra, e fummo di nuovo lontani.
"Se avete una pessima mira non è colpa mia.." dissi mentre mi attirava nuovamente a sé.
Mi guardò intensamente, e si avvicinò alla dama davanti a me, così come un nuovo cavaliere mi prese la mano.
Dopo un giro, mi ritrovai nuovamente tra le sue braccia.
"Quel cervo era mio.." e mi fece fare una giravolta.
"Cacciavate nella mia proprietà.. era mio in partenza.." quando fummo di nuovo l'uno di fronte all'altro.
Non ci fu un terzo giro, la canzone finì, e io cercai di dileguarmi per evitare di essere invitata, raggiungendo il terrazzo.
L'aria era fresca e, anche se l'intero giardino ci divideva, potevo sentire la brezza marina salire dalla scogliera, e il rumore delle onde.
"Siete sempre così sfuggente?" una voce alle mie spalle.
"Solo con chi mi annoia.." risposi secca, cercando di nascondere che, in realtà, stavo sorridendo.
"E io vi annoio, milady?" disse con voce sinceramente sorpresa.
Mi voltai e lo guardai negli occhi, senza smettere di sorridere.
"Affatto.."
"Non abbiamo avuto il tempo di presentarci, oggi.." si inchinò e mi baciò la mano "..Sono il Conte Fiosari.. ma, vi prego, chiamatemi solo Roberto..".
Repressi un risolino divertito.
"Clio.. Clio de' Sartel.."
Sbiancò "..io, non immaginavo che voi.." balbettò.
Lo fermai con un cenno della mano.
"Dunque venite da Sygma…" dissi, cambiando discorso "..ora capisco perchè non mi avete riconosciuto, questa mattina..".
"Come conoscete la mia casata?" stupito, lui.
"Temo che la mia istruzione comprenda conoscere tutte le famiglie nobili non soltanto del regno e anche del continente.. con anche i relativi stemmi, naturalmente… vediamo, il vostro è, se non vado errato, una fenice che regge una spada.. ho indovinato?".
"Precisamente…" con gli occhi sgranati.
Sorrisi "..bene.." e mi voltai nuovamente ad osservare il giardino davanti a noi, dove le fontane creavano splendidi giochi d'acqua.
"Eppure non me lo spiego.." disse, senza avvicinarsi.
"Che cosa?" senza voltarmi.
"Cosa ci faceva una ragazza come voi nel bosco, vestita da uomo e con un arco in mano?".
"Vi aspettavate che andassi a caccia con questo bel vestito, e portassi con me un ago da ricamo?" girandomi a guardarlo con fare interrogativo.
"Avete ragione, in effetti.." sorridendo.
"Che discorsi, io ho sempre ragione!" Strizzando l'occhio.
Restammo a guardarci per alcuni istanti finchè, una delle ospiti mi venne a chiamare, sostenendo che era assolutamente necessaria la mia presenza.
Gli porsi la mano perchè la baciasse, e lui lo fece con un inchino galante.
"Quando posso rivedervi?" sussurrò quasi.
"Non potete, in realtà.." sorridendo "..ma poi, ditemi, Roberto.. quale dama volete rivedere? Quella con cui avete danzato, o quella che vi ha rubato una succulenta preda da sotto il naso?" con aria interrogativa.
Lui sorrise "… In realtà, non riesco a immaginare l'una senza l'altra..".
Lo scrutai attentamente.
"Non vi spaventa il fatto che una donna abbia la mira migliore della vostra?" con un sorriso scherzoso, ma in tono serio.
"Al contrario, milady.. al contrario..".


Mi accorsi che il mercante mi stava parlando, e mi girai verso di lui.
"Cosa? Oh, si certo.. sono sicura che ci verranno date istruzioni.. per adesso, la locanda andrà benissimo" dissi, decisa.
Mi passò per la mente l'idea di andare a bussare alla sua porta, avrei giurato di potermi fidare di lui.
Ma erano tre anni ormai che era tornato a Sygma per sposarsi, per quanto ne sapevo poteva avere anche un paio di bambini in giro per casa.
No, pensai, meglio non rinvangare il passato, infondo tra noi non c'erano stati che sguardi e pensieri inespressi, non avevamo mai fatto una conversazione diversa da quella che avrei potuto fare io con mio fratello e lui con un qualunque ragazzo della sua età.
Così, salutai il mercante e mi diressi alla locanda gremita, sperando di trovare una stanza libera e qualcosa da mangiare.
L'indomani avrei pensato a trovare le indicazioni necessarie per la faccenda del quadro.

Talia 09-09-2013 00.47.40

Scrutavo gli occhi di Jacopo... erano lontani e una strana luce brillava in essi, pensieri che non conoscevo li affollavano, pensieri cupi, indecifrabili...
Alle mie parole, tuttavia, si riscosse e sorrise... dapprima un sorriso freddo, quasi meccanico, poi più spontaneamente... annuii alle sue parole.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 56615)
Ma proprio in quel momento arrivò un calesse davanti al cancello del loro palazzo.
Vi scese una donna e subito i servitori la fecero entrare.
“Lady Silvia...” salutandola Jacopo “... che sorpresa...”
“Capitano...” sorridendo la donna “... lady Talia...” salutando poi anche la ragazza “... in città pare ci sia fermento... e non solo per la storia del quadro...”
“A cosa vi riferite?” Incuriosito il capitano.
“Non l'avete saputo?” Fissandoli Silvia. “Pare sia stata affittata la residenza dei Lorena...”
“Affittata?” Ripetè Jacopo.
“Si...” annuì Silvia “... da uno straniero dicono... del resto chi è così ricco qui da poter affittare un simile palazzo?”

Osservai lady Silvia raggiungerci allarmata...
il Palazzo dei Lorena...
trasalii...
“Oh, si...” dissi, prima di riuscire a trattenermi “E’ vero, l’ho visto!”
Avvertii gli occhi di Jacopo su di me a quelle parole... uno sguardo perplesso...
“Prima, quando sono uscita a cavallo...” spiegai, voltandomi verso di lui “Sono passata accanto al Palazzo dei Lorena ed ho visto che c’erano delle persone... e poi è anche arrivata una carrozza... mi è parso un po’ strano, in effetti...”
Sorrisi poi e mi voltai verso mio marito...
“Ma perché mai questo dovrebbe riguardarci, Jacopo?” domandai.

Guisgard 09-09-2013 00.49.40

Cestia mostrò quella camera ad Eilonwy, con tutti gli oggetti in essa conservati.
“Vostro zio” disse alla fanciulla “ha fatto preparare questa stanza e molte altre cose per voi... nelle scuderie ci sono cavalli per cavalcare e potrete avere una sarta personale per il vostro guardaroba. Inoltre potrete uscire quando vorrete a visitare la città, in mia compagnia.” Prese allora un piccolo cesto e lo mostrò alla ragazza.
Dentro vi era a riposare un gattino.
“Questo è un altro dono di vostro zio...” fece Cestia “... vi farà compagnia. Naturalmente dovete scegliere un nome per lui, visto che sarete la sua padroncina.”
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Eilonwy 09-09-2013 01.03.25

"Oh che carino. Adoro i gatti. Vediamo ti chiamerò Felis, che significa gatto in latino".
Lo accarezzai e cominciò a fare le fusa.
Era veramente tenerissimo.
Lo misi sul mio letto e gli legai al collo un fiocco rosso con un campanellino.
Avevo sempre desiderato un gatto.
Piu' tardi, dopo essermi rinfrescata e profumata, Cestia mi aiutò ad indossare il vestito bianco greco.
La donna mi spazzolò i capelli e mi mise una ghirlanda di fiori sui capelli.
Mi porse i vari trucchi e cosmetici.
Incominciai ad truccarmi con il suo aiuto e quando finimmo, notai in un angolo un quadro di una donna su un cavalletto.
La riconobbi era mia zia Lilia, morta a causa di brigantaggio.
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Guisgard 09-09-2013 01.19.11

Sygma, la capitale di un grande regno, ricco e potente, famoso per la sua arte rinascimentale, il genio dei suoi figli più illustri e culla di una cultura umanistica e secolare senza eguali, tanto da meritarsi, fra i contemporanei ed i posteri, il titolo di “Novella Atene”, accolse l'arrivo di Clio e dei mercanti con i suoni delle sue piazze gremite, le strade brulicanti di una vivace e calorosa umanità, il suono delle campane di chiese dallo straordinario splendore che con le loro guglie e i loro alti campanili sembravano volersi porre come pilastri del Cielo.
Gli stendardi del giglio, simbolo del regno, sventolavano dalle torri merlate, dai palazzi signorili e dalle eleganti mura che circondavano la città, interrompendosi solo in due punti, protetti tuttavia da alti e vigorosi bastioni fortificati, per permettere il passaggio del fiume.
Il carro dei mercanti arrivò a fermarsi davanti ad un grande palazzo rinascimentale che, nonostante lo stato non perfetto in cui si trovava, non celava più di tanto il fasto di quando fu costruito.
“Se volete” disse Francesco a Clio dopo essere saltato giù dal carro “potete fermarvi un po' per riposarvi dopo questo lungo viaggio.”
Ma solo in quel momento si accorse che la ragazza l'aveva salutato e si era avviata verso una locanda.
Diverse persone si ammassavano davanti al portone del palazzo, che fungeva, oltre che da residenza per la famiglia dei Binardi anche da sede principale della loro compagnia mercantile.
Molti erano creditori, dato il cattivo stato dei loro affari, ma tanti altri erano passanti o gente in cerca di un lavoro.
E tra queste persone spuntò all'improvviso un uomo dai capelli neri e disordinati, gli occhi stretti e scuri, i vestiti di chi non è certo un gran signore.
“Messere...” avvicinandosi a Francesco “... vi ricordate di me?”
“Certo, messer Massimo...” annuendo Francesco “... cercavate lavoro una quindicina di giorni fa... ma purtroppo le cose non sono cambiate...”
Clio, attirata da quella voce, si voltò e fissò quell'uomo e in un attimo lo riconobbe.
Era stato maniscalco presso il palazzo di suo padre quando lei era ancora un'adolescente, benchè non avesse ricordi più particolari di lui.

Guisgard 09-09-2013 02.05.26

“Si...” disse Cestia ad Eilonwy “... era vostra zia... dopo la sua morte vostro zio si è chiuso in se stesso... ma poi, grazie al suo lavoro, ha trovato la forza di ricominciare...” mentre le pettinava i lunghi capelli “... ora è dovuto uscire... è stato chiamato dalla sua banca perchè pare ci sia un nuovo cliente...” sorrise “... a voi cosa va di fare? Come volete trascorrere la giornata?”

Eilonwy 09-09-2013 02.21.56

"Cara Cestia, per favore, mi potete raccontare per filo e per segno la storia del fantasma della dama Angelica? L'avete vista voi? Com'è?".
Cestia era una dolce e vivace signora ormai segnata dalle rughe e dal tempo, ma che non perdeva mai la voglia di vivere e di andare avanti. Guerra e povertà avevano scalfito il suo esile corpo , ma hanno arricchito il suo animo e l'avevano resa ancora più umile e generosa.
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Guisgard 09-09-2013 02.23.44

Jacopo fissò Talia.
“Infatti non ci riguarda...” disse “... madama Silvia ama conoscere ciò che accade intorno a lei e talvolta, in buona fede, crede che ciò possa interessare anche agli altri...” il suo tono era vagamente seccato.
“In verità” fece Silvia “non solo io sono incuriosita da questa cosa... pare infatti che in città tutti parlino di questa faccenda, capitano.”
“E perchè mai, madama?”
“Perchè il Palazzo dei Lorena è tra le dimore più importanti e belle del reame e non tutti possono permettersi di prenderlo in affitto. E poi ci si chiede chi sia questo personaggio. Si sa solo che viene da fuori. Forse dall'Oriente afferma qualcuno.”
“I soliti beninformati, immagino.” Con un'espressione riluttante Jacopo. “Comunque pare che il nostro paese sia divenuto meta di vari e pittoreschi personaggi... ladri e ricchi emiri.” Scosse il capo. “Ora vogliate scusarci, madama... ma io e mia moglie aspettiamo degli ospiti...”
Silvia comprese le parole del militare e salutò i due sposi, per poi andare via.
“Detesto quella pettegola...” fece Jacopo appena rimasto solo con Talia “... è il genere di persone che proprio non digerisco...” fissò sua moglie e tentò con un sorriso di dimenticare quella storia “... sai che sto preparando una sorpresa? Per te? A proposito di persone importanti... voglio infatti portarti a corte e farti ricevere da Sua Maestà...”

Guisgard 09-09-2013 02.52.26

Capitolo II: Il Cavaliere di Altafonte

"Va Firenze, fatti in là
Semifon divien città»

(Motto di scherno dei cavalieri di Semifonte)



Un ampio corridoio, formato da diverse stanze fastose e ben arredate, aveva condotto in quel salotto, ammobiliato con la sontuosità di uno studio privato di qualche notaio o legale.
Era una stanza quadrangolare, non molto ampia, ma neanche eccessivamente piccola, tappezzata di seta color porpora e ricoperta da mussola di Bombay, con i mobili in vecchio legno di noce fregiati con stoffe e avorio, un largo lampadario circolare che pendeva al centro del soffitto e un elegante tappeto persiano sul pavimento.

“Guarda bene, figlio mio...” disse il teatrante
“Vi ascolto, Carlo...” annuendo il giovane.
“E' norma degli uomini” continuò Carlo “che ogni padre lasci al proprio figlio ciò che possiede...” sorrise “... ed è regola naturale che l'eredità sia giusta... e a te che mi sei caro come un figlio, perchè tale sei stato in questi tre anni, lascio ciò che possiedo e che non posso portare con me ora che corono il mio sogno a causa di un antico voto fatto al Cielo...”
“Un voto?” Ripetè il giovane, fissandolo meravigliato con i suoi occhi azzurri.
“Ascolta e non interrompermi...” stringendogli la spalla Carlo “... i regnanti e i potenti di oggi non sono più gli uomini di una volta... re Salomone e l'imperatore Traiano spinsero i loro soldati fino ai confini del mondo per trovare immensi tesori e dare il loro nome alla storia dell'umanità... per questo ciò che è conservato laggiù è rimasto intatto... perchè gli uomini hanno perduto la forza della volontà, che li differenzia tra loro...”
“Io non comprendo, Carlo...”
“Ti ho insegnato tutto ciò che conoscevo...” lo zittì l'attore “... l'arte del recitare... ti ho istruito su come dare il tuo volto a mille e più personaggi... ti ho reso Giulio Cesare, Orlando e Bassanio... persino Lancillotto insegnandoti a tirare di spade... ho sciolto la tua lingua per mille e più versi... ma ora ascoltami... ora non è più una recita...”
“Se lascio questa compagnia” fece il giovane “mi troveranno e sarò giustiziato...”
“Io ti renderò libero... e ricco...” sgranando gli occhi Carlo “... ricco come neanche puoi immaginare... un tesoro più grande di quello che Alarico portò via da Roma dopo il suo sacco...” fissandolo Carlo “... più inestimabile di quello che i Turchi trassero da Costantinopoli dopo il suo assedio... un tesoro immenso, col quale potresti realizzare l'antico sogno dei re Longobardi e poi di Machiavelli, che fantasticavano di rendere l'Italia un regno unito e potente... poiché avrai questo paese ai tuoi piedi...”
“Io non so nulla di queste cose...” disse il giovane.
“Ma le imparerai...” sorridendo Carlo “... poiché sarai così ricco da rendere tutti gli altri poco più che mendicanti... e avrai per te una nuova vita... quella che hai sempre sognato, figlio mio...”

La porta della stanza si aprì di colpo, destando quell'uomo seduto dal suo ricordo.
“Perdonatemi se vi ho fatto attendere...” avvicinandosi quello appena entrato “... sono corso da voi appena il mio segretario mi ha informato del vostro arrivo... sono Nicolò di Accio, direttore di questa banca.”
L'uomo seduto lo salutò con un lieve cenno del capo, mostrando un sorriso di circostanza.
“State comodo.” Disse il banchiere, per poi sedersi anch'egli alla scrivania.
“Immagino” fece l'altro “abbiate ricevuto la lettera della banca dei Bardi...”
“Certo.” Annuendo Nicolò. “Per questo sono corso da voi, per mettermi a completa disposizione delle vostre richieste.”
“Prelevare dai Bardi” spiegò l'uomo “mi avrebbe fatto perdere del tempo ed in verità non ne ho molto.”
“Per questo vi hanno segnalato la nostra banca...” con soddisfazione Nicolò “... perchè siamo i loro più importanti soci... credetemi, non avrete da pentirvene.”
“Lo spero...” con sufficienza l'altro.
“Non ho ben compreso però a nome di chi intendiate aprire un conto presso la nostra banca.” Fece il banchiere. “Nella lettera era indicato solo il vostro titolo e nessun nome. Un titolo che francamente non conosco, milord.”
“E' a quel titolo” disse l'uomo “che aprirete un conto per me. I Bardi hanno allegato tutti i documenti del caso, dunque credo non vi siano problemi per voi.”
“Assolutamente.” Disse Nicolò. “Le garanzie poste dai Bardi sono più che sufficienti. Solo che mi incuriosiva questo vostro titolo... Cavaliere di Altafonte... non conoscevo questo casato devo ammettere...”
“Infatti” annuì l'uomo “non sono nobile.”
Il banchiere lo fissò stupito.
“Affatto.” Con naturalezza il cavaliere. “Appartengo invero al Patriziato. A coloro, cioè, che pongono il loro lignaggio sul possesso e non sul sangue. I nobili de' Medici, tanto per fare un esempio, appartengono al Patriziato e non alla nobiltà. Ciò era in voga nell'antica Grecia, quando sorse la distinzione tra aristocrazia e oligarchia. La prima era la nobiltà dettata dal sangue e dalla discendenza... l'altra invece basava tale privilegio sul denaro e sulle terre...” sorrise candidamente “... ma ormai ho preso così l'abitudine di vivere come tale, che non potrei non concedermi gli sfarzi propri dell'aristocrazia... e con essi anche le insofferenze che angustiano quella classe... come i miei abiti...” indicando la sua giacca di ciniglia blu cobalto “... sono giunto qui a Sygma direttamente dall'isola d'Ischia, arrivato lì in seguito ad una traversata dell'Egeo, con questi vestiti che risentono appieno della scomodità di non poter disporre, ahimè, di un bagaglio sufficientemente adeguato per simili spostamenti... ma in verità a rendermi seccato sono i miei capelli, che l'umidità del mare ha reso crespi... e sia... mi riposerò a dovere in questi giorni... ma veniamo a noi...”
“Vi ascolto.” Sorridendo Nicolò.
“Mi occorrono ingenti capitali durante questo mio soggiorno a Sygma...” chiarì il cavaliere “... anche perchè sono vittima di un pessimo affare...”
“Davvero?”
“Già...” seccato l'uomo “... ho perduto una discreta quantità di denaro a causa di un esperimento scientifico...” rise “... o per meglio dire letterario...”
“Mi incuriosite.” Fece il banchiere.
“Ah, lo immagino!” Esclamò il cavaliere. “Vedete, a Cipro ho scommesso con l'Arconte Michele Skotos sulla riuscita della fuga di un'odalisca dall'harem del sultano di Istanbul...”
“Ebbene?”
“Beh, ho corrotto alcuni eunuchi turchi per farla fuggire” raccontò il cavaliere “sperando poi nella sua riconoscenza... ella invece ha pensato bene di scappare anche dalla residenza dove mi trovavo per il suo, pare, sogno d'amore con un marinaio armeno... certo avrei potuto farla inseguire dagli uomini dell'Arconte... ma, cosa volete, sono un romantico e del tutto incuriosito dall'esito di questa faccenda ho lasciato volar via l'odalisca...”
“E l'esperimento di cui parlavate?” Domandò il banchiere.
“Si dice che la vita sia come un romanzo, no?” Guardandolo l'uomo. “E che l'amore ne sia la sua trama più eccelsa, giusto? E allora, per vedere se ciò corrisponde al vero, ho voluto concedere questa possibilità ai nostri due colombi... vedremo se mi smentiranno.”
“Smentiranno?” Ripetè Nicolò.
“Si... io non credo all'Amore Vero...” sentenziò l'uomo “... lo ritengo un magistrale artificio di menti dalla straordinaria immaginazione... ma vedremo cosa combineranno l'odalisca ed il suo innamorato armeno.”
“Capisco.” Fece il banchiere. “E riguardo al vostro conto presso di noi, milord?”
“Vediamo...” annusando un fazzoletto di pizzo intriso di profumo il cavaliere “... visto che ho da poco preso casa in questa città...”
“Allora” meravigliato Nocolò “siete voi il misterioso forestiero che ha preso in affitto Palazzo Lorena...”
“Si, in effetti si...” senza tradire reazioni significative il cavaliere “... in verità ho lasciato fare al mio servitore... credete abbia fatto una buona scelta?”
“Milord, la residenza dei Lorena è tra le più belle di Sygma.”
“Mi compiaccio...” accennando un debole sorriso l'uomo “... quanto al mio credito...”
“Prego, milord...”
“Diciamo che per questo mese mi contenterò di tre milioni di Taddei. Naturalmente andranno bene anche in Fiorini.”
“Tre milioni...” pensieroso Nicolò.
L'uomo lo guardò.
“Beh, per questo mese non avremo problemi a fornirvi tale cifra...”
“Ottimo.”
“Ci attrezzeremo per sostenere questo credito anche in quelli successivi.”
“Benissimo.” Quasi con insofferenza il cavaliere. “Credo che ognuno abbia abusato fin troppo del tempo e della disponibilità dell'altro...” alzandosi il cavaliere “... siete stato estremamente disponibile...”
“E' un onore servirvi, milord.” Con un lieve inchino Nicolò. “Posso chiedervi del motivo di questo vostro soggiorno qui a Sygma?”
“E' presto detto...” sistemandosi il fazzoletto nel taschino il cavaliere “... vedete, sono giunto qui per un motivo, diciamo, di diletto, di piacere...” mostrò un sorriso quasi ebete “... voglio trovare moglie... e siccome si dice che le donne italiane siano le migliori, beh, ho pensato bene di dar credito all'Alighieri e al Petrarca che cantarono i divini pregi del genere femminile di queste terre...”
“Perbacco!” Esclamò il banchiere. “Siete una continua sorpresa! Ma sono certo che le dame di Sygma cadranno tutte ai vostri piedi, milord!”
“Oh no...” scuotendo il capo il cavaliere “... troppo svenevoli e sdolcinate non fanno per me... ora vi saluto... ancora grazie...” un lieve cenno col capo ed uscì, accompagnato dal segretario di Nicolò.
Raggiunse allora la sua carrozza che lo attendeva davanti alla banca, per poi partire.
“E' andato tutto bene, signore?” Chiese un servitore all'interno.
“Si, tutto tranquillo...” rispose il cavaliere ora con un'espressione diversa sul volto “... il meno è fatto...”
“Volete vedere la vostra nuova residenza?” Domandò il servitore.
“Si...” fece il cavaliere “... ma sono certo che avrai scelto per il meglio, Erniano...”
Il servitore ringraziò con un cenno del capo.
“E comunque...” disse poi “... voi conoscete bene questa città, signore...”
“No...” fissandolo il cavaliere “... non conosco queste terre... non più... il Cavaliere di Altafonte non vi è mai giunto prima d'ora... intesi?” Con quei suoi occhi azzurri che ora erano divenuti freddi ed enigmatici.
“Si, signore...” annuì Erniano.
E la carrozza raggiunse dopo un po' lo splendido Palazzo dei Lorena.
E nel pomeriggio il misterioso cavaliere uscì a galoppare nei giardini della sua nuova dimora.
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Clio 09-09-2013 06.53.09

Una voce familiare mi fece voltare di scatto.
Riportai gli occhi sul mercante ed osservai l'uomo con cui stava discutendo.
Trattenni il fiato: lo conoscevo.. come poteva essere possibile?
In pochi istanti mi rammentai di lui, sebbene non riuscissi a ricordarne il nome: era stato il nostro maniscalco anni addietro.
Servizievole e gentile, se n'era andato per conto suo.
Lo guardai, era sporco e impoverito, aveva bisogno di un lavoro, diceva, quindi aveva bisogno di soldi.
Rabbrividii.
La mia famiglia aveva resistito molto più delle altre, avevo avuto tutto il tempo di vedere i nostri nemici distruggere uno per uno i casati del regno.
Se il mio non aveva ricevuto un trattamento diverso, e non avevo motivo di pensarlo, allora c'era una taglia sulla mia testa, e anche molto ingente.
Mi calai il cappuccio sul capo con mani tremanti, pregando che l'uomo non mi avesse scorto.
Quale modo migliore per fare fortuna?
Il cuore batteva forte, e respiravo a fatica, colta dal panico.
Poi, iniziai a cavalcare dapprima piano, a causa della moltitudine di gente, poi più velocemente man mano che la strada si liberava, senza sapere dove stessi andando, cercando solo strade libere che mi conducevano inevitabilmente verso i confini della città.
Era stato un errore, continuavo a ripetermi, un terribile errore arrivare fin lì.
Mio padre si sbagliava, Sygma non era abbastanza lontana, nonostante i lunghi giorni di traversata che la separavano da casa mia.
Mi fermai, esausta, in una radura appena fuori le mura della città, c'era una fontana, e una quiete che avrebbe calmato i miei pensieri.
Non era acora calata la sera, dopotutto.
Smontai da cavallo e condussi Ercole ad abbeverarsi, restando ad osservarlo mentre immergeva il muso nella fresca acqua corrente, sereno e fiducioso: avrei voltuto essere tranquilla come lui.
Avevo sbagliato tutto, mi ripetei, non dovevo fermarmi, dovevo andare più lontano.
Appoggiata sul bordo della fontana, vi immersi le mani, per rinfrescarle.
Mi imposi di calmarmi, ormai ero arrivata fin lì, e dovevo almeno tentare.
Decisi di sedermi sul prato, la schiena appoggiata alla fontana, in balia di quella malinconia.
Un pensiero mi attraversò la mente.
E se tutto fosse passato? Se mio padre fosse riuscito a respingerli e debellarli? Se avesse trionfato dove tutti gli altri avevano fallito?
Io non lo avrei mai saputo.
Avevo la sua promessa, certo, che mi avrebbe trovata, ma sarebbe riuscito a mantenerla?
Sospirai, un sospiro doloroso e malinconico.
Mi mancava casa mia, mi mancavano i boschi, l'alto monte, il mare impetuoso e gli immensi giardini che lo univano al palazzo, mio fratello e i nostri battibecchi, mio padre e i suoi sguardi severi.
Chiusi gli occhi per un momento, chiudermi nella malinconia e nel dolore non avrebbe portato a niente, dovevo essere forte e riuscire a farcela, nonostante tutto.
Avevano fiducia in me, non potevo deluderli.
Guardai Ercole, fermo accanto a me, che si guardava intorno, brucando di tanto in tanto un po' d'erba, con poca convinzione.
"Adesso andiamo, eh.." dissi, con un sorriso "…dammi due minuti e mi rimetto di nuovo in piedi, così ci cerchiamo un bel posto dove dormire…" strizzandogli l'occhio. Lo guardai, sembrava quasi che mi avesse compreso.

Guisgard 09-09-2013 15.05.32

Cestia sorrise ad Eilonwy.
“E' una storia vecchia come il mondo...” disse “... una storia che ognuno di noi ha udito da piccola e che poi, crescendo, non ha più voluto crederci...” si sedette ed accarezzò il volto della fanciulla “... lady Angelica era una giovane dama come voi... amava leggere, ascoltare musica, cavalcare e sognare... ed era molto devota a suo padre... per questo non mostrò obiezioni quando egli le impose di prendere marito... in realtà ella ama già un giovane, di nome Marco... chiese allora al suo amato di presentarsi da suo padre e chiedere la mano di lei... Marco così fece e pattuì con lui di sposare Angelica dopo tre anni di lavoro presso la sua fattoria... venne infine il giorno delle nozze e Marco vide giungere in chiesa la sua sposa coperta da un lungo velo bianco... la sposò davanti a Dio, ma solo di notte, nella loro stanza nuziale, si accorse che la donna prese in moglie non era la sua Angelica, ma la cugina Penelope... protestò così col padre della ragazza e questi gli propose di lavorare altri tre anni presso le sue terre, allo scadere dei quali avrebbe potuto unirsi in matrimonio con sua figlia... Marco, con le spalle al muro, accettò... lavorò per altri tre anni e alla fine di essi sposò finalmente Angelica... Penelope però, sentendosi messa da parte, pagò uno dei servi affinchè uccidesse Marco a tradimento... il funerale del giovane avvenne in gran segreto per nascondere la tragedia ad Angelica... ella però vide il corteo funebre dalla finestra della sua stanza e in preda alla disperazione si lanciò giù, per abbracciare il corpo del suo amato Marco... da quel giorno, ogni Primo Venerdì del mese, allo scoccare della Mezzanotte, gli spettri rievocano quel corteo funebre e il fantasma di Angelica appare in lacrime a recitare il Santo Rosario dietro la bara di suo marito...” Cestia sorrise ancora “... naturalmente è solo una leggenda... su, ditemi ora come volete trascorrere questa giornata, in attesa del ritorno di vostro zio...”

Guisgard 09-09-2013 15.24.35

Clio era giunta in quella radura, appena fuori le mura Ovest della città.
Era ancora agitata e per questo si accorse solo in un secondo momento che a pochi metri da lei, protetta da alcuni cipressi, si trovava una piccola pieve.
E notò, infine, che in fondo al piccolo sentiero, che dalla campagna correva verso il bosco, sorgeva una casupola preceduta da uno spiazzo irregolare e dal cui porticato pendeva un'insegna con l'immagine di un'incudine.

Altea 09-09-2013 15.29.58

Guardai perplessa il barone...avevo pure delle perplessità sulle sue origini nobili.
Ci fu un momento di silenzio e riflessione...che fare? Ero sola..non avevo un alloggio, ero partita consapevole che avrei dovuto sopravvivere sola e vivere senza gli agi a cui ero abituata e tra me e me pensavo sinceramente che mi mancavano...fare la modella per questo artista.

"Alzate il viso, sorridete milady Altea..cosi proprio non va" disse il pittore rassegnato e sedendosi aprendo le braccia al cielo.
"Mi spiace per voi..mio caro Joshua. Ma proprio non ho nulla da ridere e per cui sorridere" dissi col viso imbronciato.
Entrò mia madre, attratta dagli schiamazzi che vi erano nel salone da parte del pittore.
"Cosa succede qui?" disse con aria severa, come sempre, voltandosi verso me e il pittore.
Joshua si alzò, profondamente isterico inveiva al cielo come ogni artista e gironzolava attorno alla tela..."Vostra figlia non collabora milady Elisabeth, e io devo portare questo dipinto al futuro sposo..il duca Kensinghton tra due giorni, vuole appenderlo al salone cosi potrà vederla in ogni momento".
Mi alzai di colpo... "Mi rifiuto categoricamente di posare e che quel uomo, quel vecchio anzi mi guardi ogni giorno...non lo amo e non lo sposerò mai".
Lo sguardo accigliato di mia madre su di me.."Altea Victoria Mac Parker..ricordati chi sei, non sei la figlia di un pescivendolo del mercato ma di un barone ed eseguirai i nostri ordini...e non accetto un rifiuto".
Mi sedetti deglutendo le parole che avrei voluto controbattere e continuai a farmi ritrarre....senza un minimo accenno di sorriso.

"D'accordo" risposi "in cambio però vorrei alloggio, vitto poichè non so dove recarmi, dove alloggiate voi? Sapete io provengo da Camelot e sono proprio arrivata ora a Sygma".

Clio 09-09-2013 15.39.21

Mi alzai e mi guardai intorno, cercando di capire meglio dove mi trovassi.
Notai così una piccola Pieve e un sentiero che si inoltrava nel bosco.
L'idea di tornare in città non mi allettava, con tutta quella gente giunta da ogni parte del regno, persino camminare era complicato.
Così, senza nemmeno sapere bene perché, forse spinta dalla tranquillità che quella radura mi donava, mi incamminai verso la casupola, ignorando sia cosa stessi cercando che cosa avrei potuto trovare.

Guisgard 09-09-2013 15.56.48

Azable sorrise a quelle parole di Altea.
“Milady, come barone non posso che alloggiare in una degna dimora...” disse facendo un cenno al locandiere per avere il conto “... e naturalmente” continuò dopo aver pagato “in quanto mia musa, a voi spetterà il mio medesimo asilo, comprese tutte quelle frivolezze che il denaro è solito comprare...” si alzò e chiese il braccio alla ragazza “... s'intende che vi occorre subito un degno abito...” fissandola con attenzione.
Uscirono allora dalla locanda e trovarono in strada l'energumeno al servizio del barone.
“Kos...” disse questi “... accompagna milady Altea presso il miglior sarto della città e falle scegliere l'abito più bello.”
“Barone...” mormorò Kos “... temo che... ecco, insomma... purtroppo le nostre disponibilità...”
“Taci, beota!” Esclamò Azable, lanciandogli in mano un sacchetto. “Vi attendo in albergo.” Baciò la mano di Altea e andò via.
Kos aprì allora il sacchetto e vide fuoriuscirne un bel gruzzolo di monete.
“Andiamo a scegliere il vostro abito, milady.” Fissando Altea con un sorriso.
Intanto dalla locanda si udirono le improvvise grida del locandiere, che lamentava il furto del suo denaro.
Ma Altea e Kos erano già diretti alla sartoria.

Eilonwy 09-09-2013 16.01.21

"Il fatto è che indosso questo meraviglioso vestito greco per il ballo e quindi se voglio fare quello che avevo in mente dovrò di nuovo ricambiarmi.
Sennò si sciuperà. Sapete, Cestia, avevo in mente di andare a cavalcare e di tirare un po' con il mio arco".
Mi dovevo tenere in allenamento se volevo partecipare alla cattura del ladro di Sygma.
Non mi sarebbe sfuggito se ogni giorno mi fossi allenata come un cavaliere.

Altea 09-09-2013 16.05.35

Non risposi e seguii le direttive del barone Azable..fissavo quell'enorme uomo che mi faceva da scorta, certo aveva dei modi proprio grezzi.
"Non preoccupatevi Kos" dissi guardando il sacchetto "non consumerò tutto il denaro, mi basta un vestito bello ma anche semplice".
Entrammo cosi in una sartoria e vi era del silenzio, attorno vidi stoffe di vari colori, vestiti sui manichini e cappellini alla moda, vari tipi di scarpe.
Il mio sguardo si soffermò su un manichino con un vestito di un bel colore porpora, molto fine e delicato ma senza eccessivi fronzoli.
"Ecco...questo penso potrebbe andare bene" dissi a Kos e feci suonare un campanellino.

elisabeth 09-09-2013 16.11.55

" Siete davvero magnanimo.....saro' come il vento...."......non uscii dalla porta della Chiesa......misi la sedia di legno sul tavolo sotto la finestrella....e uscii da li'.......dar retta a quei due stupidi uomini mi dava fastidio...corsi per un poi' sino a quando non intravidi la cada di Donna Agnese....era la donna piu' pettegola del mondo....come arrivai alla sua casa...vidi che lei stava uscendo per andare in Chiesa....." Il Signore sia Lodato Donna Agnese.....sto venendo proprio dalla Chiesa ero andata a portare fiori freschi prima della funzione.....non crederete alle vostre orecchie.....Padre Anselmo era per terra davanti all'altare che si contorceva tutto....era in preda al delirio......non vi dico i bubboni che aveva sul viso......lui mi ha detto che ha mangiato male.......ma io dico, che e' la febbre da bubbone....una malattia rara che ha bisogno di qualche giorno per passare e che e' molto contagiosa......anzi statemi lontana....il Signore vi sarebbe grato se lo faceste sapere a gli altri parrocchiani.....mi raccomando discrezione sulla malattia.....".....feci per darle la mano...mi ritrassi e andai verso casa mia.....non potevo entrare....ma avevo bisogno di alcune cose, prima di tutte bloccare i ragazzi.....cosi' vicina allo steccato dietro l'albero di mimosa..atte Rown..lui era il primo che usciva e cosi' fu'...lo chiamai..." Hei...Rown sono Elisabeth vieni che ti devo parlare......".....la sua sorpresa fu tale...che sarei voluta ritornare indietro sui miei passi....ma non potevo....." Ciao tesoro...vedo che va tutto bene...ascolta..per un paio di giorni non potrete andare in Chiesa....o cercare Padre Anselmo...ha preso il raffreddore e non voglio che vi ammaliate durante la mia assenza......sara' lui che verrà da voi quando tutto sarà a posto.....ora devi farmi un favore...dovresti prendere quel sacchetto in pelle che ho nella mia stanza.....riusciresti a farmelo avere senza che gli altri ti vedano?....."....I Ragazzi hanno una mente formidabile...riescono a comprendere anche le cose che noi adulti spieghiamo loro in maniera contorta......ma Rown come un fulmine mi fece avere ciò che gli avevo chiesto....".....Bene....mi raccomando....non avvicinatevi alla Chiesa..se vi ammalate e io non ci sono per i più piccoli sarà un problema..." gli diedi un bacio sulla fronte e ritornai da dove ero venuta.......la finestra era stretta.... e scesi nella stanza........" Bene Capo......non staranno fuori dai piedi per una vita ma per qualche giorno si.......spero che vi basti per andarvene via......ho qualcosa per la vostra gamba.........e poi io devo proseguire per la mia strada......questo ve lo avevo gia' detto...."....

Guisgard 09-09-2013 16.40.31

Quell'uomo fissò Elisabeth compiaciuto.
“Ero certo che sareste tornata...” disse “... e non ho avuto dubbi sulle vostre qualità persuasive... ora lasciate perdere la mia gamba... capirete che non posso fidarmi della prima venuta...” sorrise con un ghigno “... magari una lama sporca o quale intruglio infettivo e mi ritrovo al Creatore... “ scosse il capo “... anche perchè è un po' colpa vostra se non posso fidarmi totalmente di voi... infatti un uccellino mi ha confidato un segreto... vero, Monty?”
E dalla porta entrò il suo compare.
“Dici bene, capo...” annuì il losco figuro “... infatti prima, come mi hai detto, ho seguito la nostra parrocchiana... e ho scoperto cose molto interessanti...”
“Davvero?” Chiese il capo senza però smettere di fissare Elisabeth.
“Già...” mormorò Monty “... non si direbbe, ma la nostra amica qui nasconde un bel mucchio di mocciosi...”
“Davvero interessante...” ridendo il capo “... siamo davvero fortunati... quei mocciosi infatti sono un bel salvacondotto per la nostra fuga da questo posto...” e i suoi occhi divennero di ghiaccio.

Guisgard 09-09-2013 16.50.40

Clio, così, raggiunse quella casupola.
Era un'abitazione fatiscente, dall'aspetto ben poco attraente e rassicurante.
Quell'insegna oscillava al vento che sembrava voler annunciare il cambiare del tempo.
La porta era semiaperta e Clio riuscì a vedere all'interno.
E notò una donna, dai capelli neri e arruffati, le vesti misere e sgualcite.
Era intenta a pulire a terra, quando, voltandosi, si accorse di Clio.
“Voi...” disse con tono aspro “... cosa cercate? Siete rimasta col cavallo azzoppato? O col calesse danneggiato? Dovete comunque attendere mio marito... quando lui non c'è, la fucina è chiusa...”

elisabeth 09-09-2013 17.08.12

Era li' ad attendermi ........un sorriso pieno di soddisfazione sul volto e la triste notizia ..... triste ?....orribile, mi sentii smarrita...indignata.....e piena di paura,il piu' grande dei miei bimbi aveva dieci anni Rown......cosa avrebbe potuto fare...nulla..." La vostra gamba con o senza il mio aiuto si infetterà se e' questo che deve succedere e al Creatore avrete un posto comunque.......per il resto avete tutta la Chiesa a disposizione......avete cibo e tutto quello che vi necessita......non capisco.....perchè vi interessino altri luoghi......il mio dovere l'ho fatto la promessa l'ho mantenuta.....io sono una povera disgraziata dimenticata dal mondo...ma voi di uomini non avete nulla...anche gli uomini che non hanno anima...hanno una parola..."........guardavo loro e guardavo me con i miei vestiti lisi e i piedi pieni di sangue per aver corso avanti e indietro.....ero nella casa di Dio....doveva proteggere i miei bimbi...

Clio 09-09-2013 17.21.27

Sbattei le palpebre alle parole della donna, come destata da un sogno.
"No, io.." Dissi piano, imbarazzata "...temo di aver solo smarrito la strada.. Vi chiedo scusa, non volevo importunarvi...".
Il tono della donna indicava chiaramente che non voleva seccature.
Così, voltai il cavallo e mi diressi nuovamente per la città, chiedendomi cosa mi avesse fatto avvicinare a quella casupola.
Stava calando il tramonto, e dovevo ancora trovare un posto dove dormire.

Talia 09-09-2013 18.03.10

Sorrisi appena a Jacopo...
“Sei stato un po’ sgarbato con lady Silvia, Capitano...” dissi, con una finta aria di rimprovero, una volta rimasti soli “In fondo ha solo riportato delle voci... e tu, quale Capitano della Guardia, sei anche tenuto a prestar orecchio alle voci, che la cosa ti piaccia oppure no...”
Lo fissai per un attimo ancora, poi risi appena della sua aria vistosamente seccata...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 56629)
fissò sua moglie e tentò con un sorriso di dimenticare quella storia “... sai che sto preparando una sorpresa? Per te? A proposito di persone importanti... voglio infatti portarti a corte e farti ricevere da Sua Maestà...”

Spalancai gli occhi a quella frase...
“A Corte?” mormorai “Me? Tu vuoi portare me a Corte?”
Battei appena le palpebre, stupita e agitata al tempo stesso... non me lo aspettavo... non ci avevo mai neanche pensato... neanche da ragazzina...
pensai che mia madre sarebbe andata in sollucchero a quella prospettiva... ma io... io cosa ne pensavo?
“Ma... ma Jacopo...” mormorai.
Ma poi guardai i suoi occhi, così soddisfatti e carichi di aspettativa, così lieti... e sorrisi dolcemente...
“Grazie, Jacopo!” dissi, abbracciandolo forte per lunghi minuti, tornando poi a guardarlo “Ci andremo insieme, però, vero? Non devo andarci da sola... non senza te... vero?”

Guisgard 09-09-2013 18.49.58

Jacopo strinse forte a sé Talia.
Il giorno dopo il capitano e sua moglie furono convocati al Palazzo Reale per l'udienza.
Il re era fermo davanti al tavolo, osservando con attenzione i suoi cuochi che preparavano una crema al cioccolato.
Poi il capocuoco prese un vassoi piccolo d'argento con un cucchiaino e lo porse al sovrano.
Questi lo prese e assaggiò un po' di quella crema, per poi scuotere la testa.
“Continuate, continuate...” disse al capocuoco.
Questi annuì e riprese a girare quella crema.
In quel momento entrò un valletto, seguito da Jacopo e Talia.
“Il Capitano de' Gufoni e sua moglie, Vostra Maestà.” Fece il valletto, per poi ritirarsi con un inchino.
“Venite pure avanti, capitano...” con un cenno il re “... questo è il momento più delicato...” indicando il capocuoco che preparava la crema.
Quello allora di nuovo offrì al re il vassoio col cucchiaino ed il sovrano assaggiò ancora la crema.
“La panna montata.” Asciugandosi la bocca con un fazzoletto ricamato.
Il capocuoco allora cominciò a versare sulla crema al cioccolato alcuni cucchiai di panna.
“Bene.” Fissando quella scena il re.
Poi il capocuoco iniziò a mescolare il tutto.
“Tagliate, tagliate...” fece il re “... non mescolate...”
Il capocuoco annuì e seguì le indicazioni del sovrano.
“Così...” annuendo il re “... piano... un poco alla volta...” si voltò poi verso Jacopo e sua moglie.
“Maestà...” fece il capitano “... volevo l'onore di potervi presentare mia moglie... lady Talia...”
“Davvero deliziosa...” sorridendo il re “... siete un uomo fortunato... in tutti i sensi, capitano.”
Jacopo mostrò un cenno di assenso col capo.
“Abbiamo saputo” aggiunse il re “che non indugiaste a lasciare la vostra festa di matrimonio pur di accorrere in seguito alla faccenda di quel quadro...”
“Ho solo eseguito il mio dovere, Maestà.”
“Il proprio dovere” replicò il re “è spesso un privilegio che i sovrani ricevono dai loro sudditi. Ci rammenteremo della vostra lealtà.”
In quel momento entrò un servitore con un biglietto per il re.
Questi lo lesse e senza tradire emozioni fissò il servitore.
“Che entri.” Ordinò.
Un attimo dopo, accompagnato da un suo funzionario, entrò Simone.
Con un cenno del capo salutò Jacopo e poi con un inchino rese omaggio al re.
“La crema al cioccolato” tranquillamente questi “richiede la nostra presenza... e anche voi richiedete la nostra presenza, signor Missani... è così che vi chiamate, ci pare...”
“Si, Vostra Maestà.” Annuì Simone. “E se mi sono preso la libertà di importunare Vostra Maestà...”
“Importunare...” lo interruppe il re “... è la parola giusta...”
Il capocuoco porse ancora una volta il vassoio col cucchiaino ed il re assaggiò la crema.
“Poco morbida...” dopo averla assaggiata “... altra panna...” si voltò allora verso Simone “... parlate...”
“Maestà...” disse questi “... ho le prove che dietro la minaccia del furto del Verziere Fiesolano non si cela direttamente il Clero... ma altri uomini...”
“Uomini reali speriamo...” ridendo il re “... che si riescano a vedere, come noi ora guardiamo voi...”
Il capocuoco fece nuovamente assaggiare la crema al sovrano.
“Eccellente!” Compiaciuto questi. “Davvero deliziosa! L'ambasciatore veneziano stasera resterà umiliato!” Tornò a fissare Simone. “Dunque, continuate...”
“Maestà, ho preparato una documentazione chiara ed esaustiva che spiega e conferma le mie dichiarazioni. Ne ho fatto recapitare una copia ad ogni magistrato del regno, anche al capitano de' Gufoni, proprio in questo momento.”
Il re apparve finalmente inquieto.
“Cosa ne pensate voi, capitano?” Chiese a Jacopo.
“Leggerò al più presto la documentazione preparata dal vostro viceprocuratore e saprò dirvi.”
“Chiedo solo che non si perda troppo tempo, Maestà.” Preoccupato Simone.
Il re allora li congedò.
I tre così uscirono dal Palazzo Reale.
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Guisgard 09-09-2013 20.23.10

Cestia sorrise ad Eilonwy.
“Nel vostro guardaroba” disse “troverete un bellissimo abito da amazzone. L'ideale per cavalcare. Clint lo stalliere vi mostrerà poi uno dei cavalli che vostro zio ha fatto arrivare per voi.”
Dopo un po' raggiunsero la tenuta dello zio e Eilonwy poté cavalcare e tirare con l'arco in quello spazio aperto.
Cavalcò a lungo, libera, come se quel mondo appena dischiusosi fosse tutto per lei.
Verso sera poi vide rientrare la carrozza di suo zio.
L'uomo vide la sua giovane amazzone e sorrise.
Poi la chiamò a sé.
“Sei davvero magnifica vestita così.” Felice lui. “Sai che sto per prepararti una sorpresa? Una magnifica festa qui a casa nostra. Per presentarti all'alta società cittadina. Ci saranno i più nobili ed illustri personaggi. E tu sarai la reginetta.”

Guisgard 09-09-2013 20.24.55

Ma proprio mentre Clio si allontanava da quella fucina, riprendendo il sentiero, vide apparire in lontananza un calesse che veniva verso di lei.
Anzi, quando l'uomo che lo conduceva si accorse che la ragazza era appena uscita dalla fucina, aumentò l'andatura del ronzino che tirava la carrozzella.
“Oh, salute a voi...” disse arrivando proprio davanti ad Ercole “... vi ho visto uscire dalla mia fucina... perdonate se ho tardato... ditemi in cosa posso aiutarvi?” Ma scrutandone meglio il volto, si accorse che era una ragazza. “Ah, una dolce fanciulla!” Esclamò. “Dunque immagino una fanciulla in viaggio abbia ancor più bisogno di un buon maniscalco!” E rise.

Guisgard 09-09-2013 20.38.13

“Ascoltatemi bene...” disse il capo ad Elisabeth “... questo paese per noi tre è una trappola e il nostro scopo è fuggire da qui al più presto... e se per riuscirci io e i miei compagni dobbiamo uccidere qualcuno, beh, sinceramente non mi pongo più di tanto il problema... dunque, se cercherete di fregarmi io vi ucciderò... ma se invece farete ciò che vi dico, senza furbate, avrete la mia parola di uscirne viva con i vostri marmocchi... e anche se sono un brigante ho sempre onorato la mia parola... intesi?” Poi una smorfia tradì il dolore alla ferita. “Riuscite a farci qualcosa?” Chiese alla donna. “Sta peggiorando...”
“Ma bada, donna...” disse Monty “... se accade qualcosa al capo, ti giuro che li sgozzo tutti i tuoi marmocchi...”

Guisgard 09-09-2013 20.38.59

Suonato il campanello, Altea e Kos videro arrivare una signora che subito si mise a loro disposizione.
Mostrò diverse stoffe alla ragazza, tra cui lilla di Provenza, agata di Andorra, blu di Guascogna e varie sete orientali.
Poi ancora cappellini alla moda europea, scialli, borsette e scarpe.
Alla fine la sarta confezionò ben tre abiti per Altea, di cui uno ritirato al momento, mentre gli altri due dopo due giorni.
I due poi lasciarono la sartoria e Kos condusse la ragazza dove li attendeva Azable.
Era un albergo, tra i più importanti della città.
“Saliamo, il barone ci attende...” mormorò l'omone.
Salirono in camera e trovarono Azable ad attenderli.
Ma non era da solo.
“Siete un incanto, Altea..” sorridendo il barone “... un incanto... una novella Aspasia... vorrei essere un poeta e non un genio per descrivervi ciò che vedo...” sospirò “... ma lasciate che ora vi presenti il resto della mia banda... o per meglio dire squadra...” indicando gli altri due che erano con lui “... il professor Mundos, abilissimo decifratore di ogni enigma conosciuto... e Mussan, il più grande spadaccino del mondo...”
“Il più grande mai nato, barone.” Precisò con un filo di arroganza lo spadaccino, per poi baciare la mano ad Altea. “Incantato, milady... incantato...”
http://images2.wikia.nocookie.net/__.../2a/Aramis.PNG

Eilonwy 09-09-2013 20.57.28

"Per me sarebbe un onore, caro zio. Grazie per l'abito, il micio e per il poter stare qui a fare l'amazzone" gli diedi un bacio e dissi "bene allora è meglio che mi rimetta il mio nuovo vestito greco, la ghirlanda di fiori e mi rimbelletti per farvi fare bella figura".
Cestia mi rimise addosso l'abito bianco e dopo avermi spazzolato mi rimise la ghirlanda di fiori bianchi.
La donna mi mise sul viso una polvere di riso che mi faceva ancora piu' bianca.
Poi un pasta rossastra sulle labbra e sulle guance.
Infine una polvere nera-grigia sulle palpebre.
Mi guardai allo specchio ero molto bella, ma sembravo una giovinetta degli antichi
romani conciata in quel modo.
http://www.phaidon.com/resource/sat3.jpg

elisabeth 09-09-2013 21.17.31

Loro dovevano fuggire e io dovevo raggiungere Sygma....." Ogni anima di questo posto conosce i miei bambini........se torcerete un capello a loro....le guardie del Re al loro confronto sono una passeggiata nel bosco.......curerò la gamba del vostro Capo....il Padreterno......non credo che lo desideri al suo tavolo.....devo andare a Sygma per acquistare alcune erbe......ci sono dei sai in Sagrestia.....i Frati con una donna ...non sono controllati sulla strada.....qui lasciamo tutti liberi e voi, sarete lontano da questa città visto che vi sta stretta...."......apri la sacca che mi aveva dato Rown...ed uscii alcuni attrezzi con fasce ed erbe essiccate...le lavorai con acqua pulita e del vino....tagliai il pantalone ......il sangue era secco...ma la ferita era lunga......" Stringete i denti grand'uomo...."......lavai la ferita...sino a fra scorrere ancora il sangue vivo.......presi l'impacco di erbe....e lo passai ......fasciai la parte in maniera stretta, presi ancora del vino e lo misi in un bicchiere....." Bevete.....dormite e domani si parte.......".......mi lavai le mani...gli strumenti.....disinfettai i miei piedi......dovevo camminare.....e dovevo essere pronta......mi accovacciai sotto la finestra...ero stanca...dovevo dormire...era stata una giornata pesante.......

Altea 09-09-2013 21.27.37

Alla fine la sarta da un vestito era riuscita a farmi comprare ben tre con relativi cappellini e accessori.
Indossai subito quello viola Provenza, colore che amavo con ricami dorati, indossai un cappellino intonato ma sobrio e raggiungemmo un albergo.
Rimasi un pò sorpresa..quindi quell'uomo non abitava a Sygma ma pure lui era qui proveniente da qualche parte.
Ma la sorpresa più grande fu nel vederlo con alcuni uomini..il professor Mundos e un uomo dall' aria cupa ed enigmatica che mi fissava..Mussan.
Prese la mia mano baciandola e vidi i suoi occhi nei miei..."Cosi siete il più bravo spadaccino..e cosa vi porta qui a Sygma?" chiesi perplessa.

Guisgard 10-09-2013 00.47.50

Ora Eilonwy assomigliava ad una figura del teatro classico greco.
Ma nel vederla, suo zio non nascose la sua perplessità.
“Nipote cara...” disse “... non si tratterà di un ballo in maschera, ma di una festa per farti debuttare in società. E credo che tu debba indossare qualcosa di più adatto all'occasione.”
Fece allora chiamare la sua sarta personale, madama Matilde, col compito di preparare un abito adatto per Eilonwy.
“Spiega a madama Matilde che genere di abito desideri” fece suo zio “e lei lo adatterà all'occasione.”

Guisgard 10-09-2013 00.49.21

Il capo annuì a quelle parole di Elisabeth.
“Faremo così...” disse “... partiremo tutti insieme per Sygma... voi verrete come ostaggio... ma appena sarò certo di non avere più nessuno alle costole, vi lascerò andare...”
“Possiamo fidarci di lei, capo?” Chiese Monty.
“La sorveglieremo.”
“E il prete? Lo accoppo nel sonno?”
“Vedremo domattina...” fece il capo “... ora voglio solo riposare...” e cadde addormentato.

Guisgard 10-09-2013 00.52.41

“Potrei rispondervi in tanti modi, milady...” disse Mussan ad Altea “... la ricerca dell'avventura, della fama, della ricchezza e perchè no... dell'amore...” e la fissò “... e voi perchè siete giunta a Sygma?”.
“Beh, direi di cominciare a programmare il lavoro...” fece Azable.
“Barone...” disse Mundos “... chi è questa donna? Possiamo davvero fidarci di lei?”.
“Certo.” Annuì Azable. “L'ho scelta e fa parte della banda.”

Clio 10-09-2013 00.55.09

Il sorriso dell'uomo era disarmante e contagioso.
"In realtà, sono capitata di qui per caso..." Mi voltai a guardare Ercole "...ma credo che il mio amico qui non disdegnerebbe dei ferri nuovi..".
Esitai, osservando il tramonto.
"..solo che dovremmo affrettarci, dobbiamo ancora trovare un posto dove passare la notte, e considerando quanta gente c'è in città.. Beh, non abbiamo molto tempo.. Spero siate veloce ed efficiente..." Con un sorriso.

Guisgard 10-09-2013 01.33.15

“Non temete per questo...” disse il maniscalco a Clio “... casa mia non è molto grande, ma possiamo ospitarvi per stanotte...” sorrise di nuovo e si tolse il capello, avvicinandosi ancora alla ragazza.
E lei finalmente lo riconobbe.
Era ancora Massimo, il maniscalco che aveva lavorato anni prima presso suo padre.
“Venite, vi faccio strada verso casa mia...” e le fece cenno di seguirlo “... mia moglie sarà lieta di avere una nuova ospite stasera...”

Guisgard 10-09-2013 02.07.28

La verde, vasta e muggente campagna era tutt'intorno a lui, sussultante sotto quel tiepido vento che faceva oscillare, quasi fossero corde di arpa che vibrano, le foglie dei rami e le cime più alte dei cipressi, sopra la quale le alte e bianche nuvole parevano rincorrersi ed accavallarsi simili ad inquiete ed immense onde di un mare sconfinato.
Solo il verde degli alberi, le tinte screziate delle colline, con i loro paesaggi macchiettati e variegati, fatti di vigneti, uliveti e girasoli che parevano seguire il corso del Sole e il moto infinito del cielo, circondavano quel luogo fatto di vivaci suoni e profondi silenzi.
Carlo gli aveva detto di aver rispetto di quel luogo, di fermarsi ad ascoltarne il lamento delle sue ombre e l'eco del Tempo inclemente.
Se al mondo vi fosse, gli ripeteva sempre il teatrante durante le lunghe prove dei loro spettacoli, un luogo degno di rappresentare insieme la commedia dell'arte umana e l'arte dell'umana tragedia era proprio quella collina.
Essa era la culla della fama e della vanagloria umana, dell'illusione e della speranza, dell'esaltazione e della rovina di tutte le cose.
In nessun altro luogo infatti la Fortuna aveva così eccelsamente innalzato e sommerso l'animo umano.
In nessun “altrodove” il Destino aveva compiuto superba meraviglia della sua potestà sulla ventura umana.
“I Sygmesi” ricordando le parole di Carlo “assediarono la città... e quando i suoi abitanti compresero che la fine era vicina, portarono fuori dalle mura tutto il loro sterminato tesoro...”
Il giovane trasalì.
Aveva udito già questa leggenda anni prima, ritenendola solo un mito.
E se così fosse, pensava mentre con la vanga e la zappa raggiungeva ciò che restava dell'antica fonte,?
Se davvero fosse solo una leggenda?
Se Carlo a causa del suo amore fosse impazzito, giungendo a credere all'impossibile e al fantastico?
Forse egli non aveva lasciato tutto per seguire quella donna?
Come si può rinunciare ad una fortuna simile solo per amore di una donna?
Se davvero stessi rincorrendo solo un mito?
A me cosa resterà?
Ma quando tra gli sterpi e i rovi intravide i ruderi della vecchia fonte, all'improvviso tutti questi pensieri svanirono e rammentò solo l'ultimo commovente saluto tra lui e il commediante.
E prendendo spunto dal protagonista di quella storia che insieme a Carlo portarono sulla scena, il giovane prese vanga e zappa e mormorò:
“Avanti... apriti, Sesamo!”

Ad un tratto un nitrito lontano lo destò da quel ricordo.
Si voltò e vide arrivare Erniano, il fedele servitore a cavallo.
“Perdonate, signore...” disse.
“Cosa c'è?” Fissandolo il Cavaliere di Altafonte.
“E' giunto Ammone...”
“Bene, arrivo subito.”
“C'è dell'altro, signore.”
“Cosa?”
“Un invito.”
“Un invito?” Ripetè il cavaliere.
“Si...” annuì Erniano “... da parte del vostro banchiere... Nicolò Accio...”
“Ci andrai tu, in veste di mio segretario.”
“Non è un invito per discutere di affari, signore.”
“E per cosa?”
“E' un invito per una festa.” Spiegò Erniano. “Pare ci sarà tutta l'alta società di Sygma.”
“Voglio una lista completa degli invitanti, intesi?”
“Si, signore.”
Il cavaliere allora rientrò in casa e poco dopo Erniano gli consegnò la lista richiesta.
Lui la guardò con attenzione e poi la strappò con rabbia.
“Qualcosa non va, signore?” Preoccupato Erniano.
“Nulla di importante...” mormorò il cavaliere “... non ho più bisogno di te, puoi andare per ora, Erniano... grazie.”
Il fedele servitore mostrò un lieve inchino e si ritirò.
Mentre invece il cavaliere restò a fissare con sguardo cupo il vuoto della stanza, come a voler trovare riparo dai fantasmi che giungevano a tormentarlo.
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Clio 10-09-2013 11.45.11

Era come tentare di scappare dal proprio destino.
Prima quei mercanti, che avevo cercato in tutti i modi di evitare e con cui mi ero ritrovata a fare un pezzo di strada, e ora quell'uomo: quante probabilità c'erano che, scappando per non farmi riconoscere, capitassi esattamente nella sua fucina?
Stentavo a crederci ma sapevo bene che nulla accade per caso.
Così, mi rassegnai e sorrisi all'uomo.
Mi aveva guardato negli occhi e non aveva mostrato di riconoscermi, come io non lo avevo fatto con lui, d'altronde.
Anuii alle sue parole "..Grazie, spero di non recarvi disturbo… ovviamente posso pagarvi l'ospitalità..".
Lo seguii così verso la casupola fatiscente, ripensando alla donna che avevo incontrato poco prima, probabilmente mi avrebbe presa per pazza, ma poco importava.
Cercai di ricordare un particolare, un momento in cui avevo parlato con quell'uomo, ma non riuscivo a trovarlo.
Probabilmente, pensai, anche lui non si ricordava di me.
Infondo, erano passati molti anni e io ero cresciuta da allora.
Tuttavia, nascondere la mia identità sarebbe stato difficile, portavo sempre al fianco la spada di mio padre, anche se camuffata, che lui ben conosceva.
Entrammo nella casupola e salutai la moglie di Massimo con un sorriso.
"Grazie dell'ospitalità… madama.." dissi, gentilmente.
Ma la mia mente era altrove.

La brezza del mare mi sfiorava il viso, portando con sé l'odore delle onde che si infrangevano ritmicamente sulla riva.
Davanti a me, il bosco delicato, colmo di sentieri nascosti, animali liberi e fiori colorati.
Lo attraversai in fretta, a malincuore: dovevamo rientrare il prima possibile.
Mi voltai verso mio fratello, e lui mi sorrise.
Cavalcavamo in silenzio, mentre, alle nostra sinistra, un sole rosso tramontava dietro l'alto monte.
Quando uscimmo dal boschetto, che segnava il limite del territorio privato del palazzo, ed era la riserva di caccia della mia famiglia e dei nostri ospiti, ci ritrovammo nel giardino vero e proprio.
Cercammo di evitare la parte centrale, con le fontane, i ninfei e le aiuole con fiori esotici e variopinti.
Costeggiammo il margine del bosco, lasciandoci il mare alle spalle, correndo incontro al tramonto.
Ci scambiammo uno sguardo d'intesa, se mio padre mi avesse vista vestita in quel modo, avrei passato dei guai seri.
Ma allenarsi in riva al mare era il nostro passatempo preferito.
La lezione di musica era decisamente più noiosa, e io non solo non possedevo talento musicale, ma ero proprio una frana.
"Ci vediamo a cena, Clio.." disse, mio fratello, voltando verso l'ingresso principale.
Lui poteva fare un ingresso trionfale, poteva andare dove voleva e fare ciò che voleva, quando nostro padre lo lasciava libero da impegni e doveri.
Lo salutai con un cenno e mi diressi verso le scuderie riservate agli ospiti, se fossi andata nelle nostre, mi avrebbero visto in troppi.
Qui, smontai e portai la cavalla al suo posto.
Ero intenta a toglierle le briglie, quando dei passi mi fecero sussultare.
Portai d'istinto la mano alla spada, senza però sguainarla.
Un uomo entrò e mi guardò con gli occhi sbarrati e stupiti.
"Oh, siete voi.." dissi, respirando di sollievo.
"Perdonate, milady, non intendevo spaventarvi… non credevo ci fosse qualcuno qui…" farfugliò Massimo.
Sapevo che mi aveva visto benissimo, ma non dovevo certo dare spiegazioni al maniscalco.
Sorrisi. "Già che siete qui, allora ne approfitto.. domani potreste dare un'occhiata ai ferri di Era, per favore?".
Massimo si inchinò rispettosamente "Naturalmente, milady.. posso farlo anche stasera stessa se avete bisogno di lei..".
Mi ero già avvicinata all'uscita, e mi voltai.
"Non è così urgente… domani andrà benissimo… andate a casa, ora… Buonasera".
"Buonasera a voi…" disse con un sorriso.
Lasciai le stalle e corsi, attraverso una piccola porticina, verso le mie stanze.
Tre ancelle mi vennero incontro "Siete arrivata finalmente…" eravamo in pena per voi…".
"Addirittura.." dissi, scuotendo la testa "..veloci, ho pochissimo tempo.. il bagno è già pronto?".
"Naturalmente.." disse una.
"Cosa desiderate indossare?" mi chiese l'altra.
"Stasera c'è il barone di Soamor con il figlio più giovane.. e la contessina Faser, con il conte Soster il suo promesso sposo.." la terza.
"Allora l'abito blu, quello con gli inserti in velluto.. e prepara lo zaffiro..".
A palazzo, in realtà, ogni sera era un ricevimento, più che una cena in famiglia.


Non rammentavo altro di quella sera, ma potevo facilmente immaginarlo. Una sontuosa cena, una pessima conversazione frivola con la contessina fresca di fidanzamento, sguardi d'intesa con mio fratello, impegnato ad intrattenere il giovane dei Soamor, un giorno uguale a mille altri.
Entrando nella semplicità di quella casa, nel vedere quella coppia di sposi che si apprestava a cenare insieme, mi sembrò di essere stata catapultata in un altro mondo.
Un tempo sapevo che non avrei mai potuto avere tutto quello, persino la cena era una faccenda diplomatica, e una volta sposata non sarebbe stato certo diverso, anzi, non avrei più potuto bighellonare durante il giorno e avrei avuto molte più responsabilità.
La cosa non mi era mai pesata, era mio preciso destino, e compito, scritto nel sangue che mi scorreva nelle vene.
Ero una Sartell, dopotutto, il dovere prima di ogni cosa, ci veniva ripetuto fin dalla culla.
Proprio questo i nostri nemici non riuscivano a sopportare: quel sangue che loro non potranno mai ottenere col denaro. L'unica cosa che possono fare, è eliminare tutti quelli che lo portano.
Ma col mio casato, non l'avrebbero avuta vinta tanto facilmente.
Avremmo fatto di tutto pur di non lasciare la nostra bella Crysa nelle loro mani, quell'isola era parte di noi, l'avremmo difesa e protetta fino all'ultimo istante.
Quella era l'unica vita che conoscevo.
Ma ora? Mi chiesi.
Ora che la mia vita era stata stravolta e sradicata, cosa mi riservava il futuro?
Sospirai, non era il tempo né il luogo per porsi una domanda simile.


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