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l'ultimo passaggio è proprio bello..certo io che sono..interista convinta..so quanto mi divida un pallone dagli altri italiani
complimenti Drusus per questa singolare poesia :smile_clap: |
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IL MIO AMOR PER ELLA E’ MAGGIOR CHE PRIA
Il mio amor per ella è maggior che pria Che lasso ogne dì mi tormento ancora; E non passa minuto, e non passa ora, Ch’ il mio cuor non dole esta bramosia. Ch’ io desio di lei tutto quel che sia Che tutto senza quel riso in me plora, E par che neppur la pace m’ indora D’ allor ch’ il guardo suo da me sen gìa. Ammetto che sol lei m’è cara al cuore E tutte leggiadre donne non bramo: Fossero il più bel trono del calore O dell’ istesso amore il bel richiamo; Ma nullo apparirebbe il lor bagliore Ch’ ancor sì grido fortemente: t’ amo!! |
veramente unico ed eterno il tuo amore..che non verrà mai scalfito..sempre i miei complimenti :smile_clap:
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Quest'ultimo sonetto, mio buon Drusus, è di una delicatezza più unica che rara... è lieve e pieno di una dolce poesia...
I miei complimenti, come sempre!! :smile_clap: :smile_clap: |
L’ ORIGINE DEI ROMANI D’ OGGI (in dialetto romanesco)
Se sente di’ da gente assai romana Che cianno er sangue puro e sì divino, Che la loro è la mejo alma italiana, E chi è d’ un antro posto è sol burino. Dicheno che provengheno da Diana, Poi dall’ Augusto Cesare Macrino, Ma nun zanno che Roma è ‘na puttana E chi dice: “ io so’ puro “ è sol cretino: Sì perché della gloria ormai passata, De li Sabini, Volsci e de Romani, Quant’ acqua sotto i ponti è poi cascata? Dovrebbero esse nani marsicani E de Fiuggi e Subiaco la parlata: Ma ora so’ mezzi bionni qual Germani, Cianno d’ ogni reggione la calata E puro l’ ignoranza de li cani. Je verebbe da ride a Romoletto, Si vedesse ora er bullo tutto fico Che penza de discenne dar suo tetto. Difatti bel romano, caro amico, Tante matrone schiusero ner letto Le cosce ar cazzo bionno d’ Alarico. |
Messer Drusus,
in epoche passate, specialmente nella Roma bucolica di Papa Sisto, "quello che 'un perdona manco Cristo", avreste senz'atro fatto al fine di Cecco Solafica, nobile nonno del più famoso Cecco Angiolieri, ovvero vi avrebbero "..mozzato lo capo attondo", sempre che alti porporati o nobili mecenati non avessero interferito per voi... Invece in questo passaggio temporale, all'angolo di queste moderne porte, potete solo suscitare stupore ed emozione, specialmente nelle giovani donzelle e nei nobili blasonati che, con i cuori a forma di salvadanai vuoti, farebbero carte false per avervi tra le mani... Mi avete ricordato un poeta dialettale fiorentino, che conobbil molti anni fa' all'angolo della sua novantunesima primavera: era un benestante, discendente da una nobile famiglia rinascimentale, con una grande passione per le lettere antiche e con l'aridità di numerosi nipoti attorno al capezzale. Mi raccontò al sua storia, e quel racconto divenne ovviamente una mia canzone...passeggiando di notte tra le vie del centro, come i suoi predecessori risorgimentali, lasciava biglietti irriverenti, su temi politici o di vita vissuta anche in modo verace, sulle antiche edicole della città o in prossimità di esercizi commerciali o di stazione di autobus...il suo nome era soltanto Pasquino III. Grazie dunque messere, poichè con il vostro scritto di poeta maledetto, mi avete riportato alla mente il sorriso di quel simpatico vecchietto di un'epoca scomparsa... Taliesin, il bardo |
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CHE DANNO E’ QUESTO AMORE
Che danno è questo amore Che malo ogn’ or mi fu; Del cuor mio predatore Me pose in servitù. Più d’ esso, dice il core, Saria meglio laggiù: Là dove regna il male, Che più d’ esso è leale. |
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