Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 17-02-2011 03.56.41

Il Sole filtrava dalle grandi vetrate che si aprivano nelle pareti laterali slanciate verso l'alto, secondo la perfezione dello stile gotico.
Tre grandi incensieri erano fatti oscillare nella grande navata centrale, mentre le voci del coro intonavano una gioiosa melodia le cui note echeggiavano tra le raffinate semicolonne che salivano fino all'austero matroneo, dal quale le monache in preghiera assistevano alla cerimonia.
Tutti esultavano e vivevano con gioia quel momento tanto atteso da tutta Cartignone.
Ma la grande festa generale sembrava invece scontrarsi con l’espressione di inquietudine che trasmettevano le statue di santi che occupavano le nicchie sotto le arcate laterali.
Come se loro riuscissero a percepire il dramma ed il dolore che si nascondevano dietro a quella cerimonia, simile ad un enorme sepolcro imbiancato.
Il sacerdote recitò le solenni formule che avrebbero legato per sempre, davanti a Dio, Talia a quell’orrendo patto di morte.
“Si, prendo questa donna come mia moglie.” Disse Bumin dopo aver udito la domanda del sacerdote.
E la stessa domanda fu posta a Talia.
“Milady, prendete quest’uomo come vostro marito?”

Lady Bethan 17-02-2011 10.32.07

"Seguiamo il pellegrino, Sir!" disse Bethan "Costui è stato in pellegrinaggio sul Gargano, luogo a me tanto caro. Il Signore mi sta mandando un segno!"

Detto questo, facendosi spazio fra la folla, Bethan si incamminò all'interno della cappella.

Talia 17-02-2011 13.00.46

La cappella del palazzo era silenziosa e la candida luce entrava dalle alte vetrate, inondando e avvolgendo ogni cosa in mille diverse sfumature... Io e Eileen procedevamo lentamente attraverso la navata e i nostri passi risuonavano come un tintinnio nell’aula deserta.
“Sarà qui che mi sposerò un giorno!” disse ad un tratto la mia amica, come uscendo da un pensiero “Sarà splendido... ci saranno dame e cavalieri, ci saranno fiori candidi ovunque, ci sarà profumo d’incenso, una musica celestiale...”
Mi voltai verso di lei e annuii, sfoderando un mezzo sorriso: “Già... sarà sicuramente splendido! E, in tutto questo lusso di particolari, hai per caso previsto che ci sarà anche uno sposo?”
Anche lei sorrise: “Beh... sì, suppongo che ci sarà anche uno sposo!”
Ci guardammo per un istante, poi entrambe scoppiammo a ridere...
“Sai...” proseguii io dopo un momento “E’ curioso che tu inizi a pensare a come sarà il tuo matrimonio proprio ora...”
“Che vuoi dire?” mi chiese, ma dal sul sguardo compresi che già aveva capito dove volevo andare a parare.
“Beh...” spiegai “Ieri sera, al banchetto, mi è parso che sir Gideon non avesse occhi che per una dama...”
Lei rimase in silenzio per un istante, lo sguardo luminoso perso chissà dove, poi tornò a guardarmi: “Tu credi?”
“A me sembrava proprio!” dissi.
Eileen si lasciò cadere su una panca e sospirò: “Ti confesso che l’avevo notato anche io... e non mi dispiacerebbe affatto se fosse così!”
“Già...” concordai con un sorriso, sedendomi a mia volta.
Lei si voltò e mi studiò per alcuni minuti, poi chiese: “E tu?”
“Io cosa?” domandai.
“Tu come immagini il tuo matrimonio? Sarà anche il tuo in questa cappella, suppongo...”
“Non credo!” la interruppi lentamente “Dato che io non sono un membro della famiglia del principe!”
“Sciocchezze!” ribatté lei in fretta “Io e papà ti vogliamo bene come se lo fossi! Non è questo il punto... il punto è: chi sarà lo sposo?”
Non la guardai, ma mi limitai a stringermi nelle spalle.
“Oh andiamo, Talia! Ci sarà pure qualcuno che... insomma, tu che hai notato gli sguardi di sir Gideon per me, come puoi non esserti accorta di tutti gli sguardi che invece spesso sono per te?”
Alzai un sopracciglio a quella domanda e sfoggiai uno sorriso ironico, ma Eileen non si arrese...
“Allora?” insisté.
“Beh...” dissi infine “Che li abbia notati o meno ha poca importanza. Sono tutti così tremendamente... ordinari! Quello che fanno, quello che dicono è... scontato, prevedibile, piatto e privo del pur minimo trasposto!”
Eileen mi fissava con interesse: “Che cosa desideri?” mormorò.
Sospirai... e volsi lo sguardo lontano: “Io... io vorrei avventura. E passione. Vorrei qualcuno capace di compiere grandi imprese per me. Qualcuno capace di farmi sognare e di vivere con me quei sogni. Qualcuno che abbia coraggio e determinazione... Vorrei essere travolta da quel sentimento e portata non importa dove...”
Mi bloccai all’improvviso e mi voltai verso di lei: “Tu credi che io sia sciocca, vero?”
Lei mi scrutò per un attimo, poi sorrise e prese la mia mano tra le sue: “No!” disse “Affatto! Io ti auguro di trovarlo il tuo eroe... te lo auguro con tutto il cuore!”

Quella stessa cappella, molti anni dopo...
Eileen non aveva mai avuto un matrimonio e io stavo per averne uno che mi faceva orrore... perché era andato tutto storto?
La voce del sacerdote mi riscosse...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 26537)
“Milady, prendete quest’uomo come vostro marito?”

Alzai gli occhi di scatto e lo osservai con sguardo smarrito...
Aprii le labbra, ma non un suono ne uscì... e le richiusi in fretta.
Lentamente mi voltai e scrutai Bumin alla mia destra... anche lui mi guardava, e aveva uno sguardo che non lasciava adito a dubbi circa ciò che stava pensando...
In fretta staccai gli occhi da lui e li volsi indietro, verso la navata... c’era Guxio lì, ma evitai di guardarlo... c’era Frigoros proprio dietro di me e mi sorrideva incoraggiante... oh, il buon Frigoros... e poi c’era tanta gente, sulle panche e in piedi, e gli occhi di tutti erano puntati verso l’altare...
Scrutai la folla... irrazionalmente una parte di me sperava che da lì sarebbe giunto un aiuto e, altrettanto irrazionalmente, un unico volto affiorò nella mia mente a quel pensiero...
Non può essere qui... mi dissi ...Non può! E anche se potesse, perché dovrebbe volerlo?
E tuttavia quel volto continuò a fluttuare nella mia mente... e fu proprio quel volto che mi ricordò che era principalmente per lui, Guisgard, se ero lì... perché non gli facessero del male! Che era stata, infine, la sua salvezza che Guxio aveva messo come contropartita perché accettassi quel patto...
Con questa nuova determinazione tornai a guardare il sacerdote...
“Io...” iniziai, ma di nuovo la voce mi venne meno.
La schiarii e tentai di nuovo: “Io... Ecco, io... veramente...”
Ma era inutile... le parole mi rimanevano come incastrate in gola.

cavaliere25 17-02-2011 20.50.21

Guardai la fanciulla e dissi dovete scegliere voi mylady se vorrete tornare a casa vi riporterò nella vostra casa se non vorrete potete venire con noi a Cartignone e aspettai una sua risposta

Guisgard 17-02-2011 21.49.52

Il Cavaliere Vermiglio, a quelle parole di Bethan, annuì.
E senza dire niente seguì la donna fino all'ingresso della cappella.
Quel sacro luogo era gremito in ogni suo posto e molti dei presenti erano rimasti in piedi lungo le due navatelle laterali.
Quel pellegrino sembrava essere sparito, come se si fosse confuso con quella grande folla che riempiva la cappella.
E quando, insieme a Bethan, il Cavaliere Vermiglio fu nel sacro edificio, si tolse finalmente l'elmo.
Lunghi capelli, appena ingentiliti da fili d'argento, avvolgevano il suo volto.
Un volto severo, dai lineamenti forti, quasi scolpito in una perenne espressione di solenne austerità.
Gli occhi erano di un azzurro vivissimo ed il suo sguardo sembrava essere attraversato da un'indefinita inquietudine.
Una barba appena accennata, anch'essa ingrigita dal tempo, donava nobiltà e fierezza a quell'uomo che pareva aver attraversato gli oceani del tempo prima di giungere in quel luogo, in cerca di sua figlia.

Lady Gaynor 18-02-2011 01.10.07

"Milady..." intervenne Guisgard, dopo averla fissata a lungo "... mi rendo conto di ciò che avete passato in questo luogo... Cartignone è caduta in incubo dal quale non si è ancora risvegliata... ora voglio correre al palazzo reale affinchè chi è ancora vittima di questo orrore non ne resti imprigionato per sempre... e solo allora potrò lasciare finalmente questi luoghi... in cerca di quella serenità che rincorro da tempo ormai..." Le sorrise e con la mano asciugò i segni che le lacrime avevano lasciato sul suo splendido viso. "Non piangete, milady..." aggiunse mentre una malinconica scia attraversava il suo sguardo "... niente qui merita le vostre lacrime... io meno di tutto..."
Come ti sbagli, cavaliere, come ti sbagli e nemmeno lo sai... Non ci fu risposta di Gaynor alle parole di Guisgard, i suoi occhi dicevano anche più di quanto lei volesse...
Nel frattempo il vecchio delle fosse aveva trovato le parole per rispondere a Gaynor. "Mia signora..." disse "... il contadino conosce bene ogni stagione, in base al vento ed al corso delle nuovole... sa quando seminare e quando raccogliere... e così è lo stesso per il muratore, che sa come lavorare la calce e come adoperare la malta... egli conosce i tempi di attesa e di presa, così da calcolare quando le pietre saranno ben legate l'una all'altra... la vita degli uomini è spesso invece legata agli umori ed alle sensazioni... io devo portare a termine il mio lavoro e l'unico modo che ho per farlo è rispettare il corso del tempo, attraverso il quale tutto si compie... giungerò a Cartignone, non temete, giungerò... e lo farò molto prima di quanto voi possiate pensare... ma adesso ho qualcosa da finire qui..."
"E sia" rispose Gaynor "Spero di rivedervi un giorno..."
Si rivolse poi al Cavaliere Verde e gli disse: "Milord, so di dovere la vita a voi e ai vostri valorosi cavalieri. Non potrò mai ringraziarvi abbastanza, ma ho l'ardire di chiedervi un altro favore... in questo luogo maledetto ci sono due oggetti che mi appartengono e che vorrei riavere. Si tratta di due pugnali identici, con le else tempestate da piccoli zaffiri, che hanno per me un valore inestimabile. Se li trovate, vi prego con tutto il cuore di restituirmeli..." Gaynor si congedò dal cavaliere con un inchino e si affrettò a raggiungere Morven, che stava per tornare a Cartignone con Iodix, un cavaliere dalla tunica arancione ed un nano.
"Morven, sono pronta anche io per tornare indietro... se abbiamo ancora una battaglia da affrontare, allora ci sarò anche io al vostro fianco... tutti uniti ancora una volta!"
Poi, ricordandosi di essere vestita solo di una tunica sacrificale, ritornò sui suoi passi verso il Cavaliere Verde "Perdonatemi milord, ma mi sono resa conto solo adesso che non posso tornare a Cartignone vestita in questo modo, anzi, vestita è una parola grossa... non riuscirei nemmeno a superare le mura, senza considerare che non posso cavalcare in queste condizioni... vi chiedo nuovamente aiuto..." disse Gaynor abbassando gli occhi.

Morrigan 18-02-2011 01.42.26

Le mura di Cartignone.
Non era occorso molto tempo per raggiungerle.
Eppure per tutto quel tempo erano sembrate così distanti, così irragiungibili!
Persi in quella interminabile notte, tra quei tunnel pieni di terrore, Cartignone e le sue torri era sembrate soltanto un ricordo lontano, solo l'ombra di un sogno, o l'immagine sbiadita di qualche antica leggenda.
Invece in quel momento apparve ai loro occhi quasi risplendente. Era viva, era concreta, con le sue alte mura di cinta e le bandiere che svettavano allegre sulla cime dei torrioni. Sembrava persino vestita a festa, come se avesse dovuto accogliere quei suoi figli ritornati infine dall'Inferno stesso.
Tuttavia, appena Morven ebbe fermato il suo cavallo nei pressi delle mura, gli parve che quella smagliante allegrezza che emanava dalla città non fosse una gioia reale. Quelle bandiere, quei drappi colorati che adornavano gli edifici sembravano nascondere una velata tristezza, come un'ombra di indefinita e vaga paura.
Il ragazzo fissò quello spettacolo a lungo, in silenzio perfetto, come se fosse in attesa di udire qualcosa.
Quindi si girò verso i suoi compagni.

"Signori, giungere fin qui non è stata che la parte più semplice. Ma voi tutti avete sentito dalle labbra di quel vile di Dukey cosa si prepara a Cartignone in questo momento. La città sarà blindata, e quegli eretici avranno di certo provveduto affinchè nessuno potesse guastare loro la festa... e noi siamo i primi nella lista degli ospiti indesiderati, su questo non c'è dubbio!"

Guardò con attenzione ognuno di loro, poi, vedendo che nessuno aveva osato interromperlo, prese coraggio e decise di proseguire, nonostante la giovane età non lo autorizzasse ancora a prendere simili decisioni.

"Io, però, ho un piano. La città è in festa, e la notizia di un simile matrimonio, tanto importante per Cartignone e tutte le sue terre, avrà di certo attirato molta gente in città, e richiesto sontuosi preparativi. Lord Frigoros non avrà badato a spese per festeggiare la sua pupilla, e questo fatto gioca a nostro favore... non sarebbe per nulla strano, ad esempio, se una compagnia di musici e saltimbanchi fosse stata invitata in città per rallegrare il banchetto di nozze!"

Si fermò, prese fiato un istante, quindi si rivolse a Iodix.

"Iodix, amico mio... voi siete di certo avvezzo a simili spettacoli e conoscete bene l'arte di recitare... date una sistemata ai vostri vestiti e tornate ad essere il lieto giullare di corte che siete stato un tempo presso il vostro signore"

Poi guardò Goldblum.

"E tu, coraggioso amico... ti chiedo di fingere per il bene di questa causa... gli uomini della tua razza non sono molto noti da queste parti... un nano è una stravaganza che può essere facilmente spacciata come meraviglia, specialmente se conoscete qualche giochetto per intrattenere i presenti... "

Rivolse un sorriso gentile a Gaynor, che pure li aveva voluti seguire nonostante le tante avversità. Le prese la mano con cortesia.

"E anche a voi, mia signora, devo chiedere un piccolo sacrificio al vostro decoro... ma una bella danzatrice, un'aggraziata zingarella, sarebbe perfetta per la nostra compagnia di girovaghi... e quanto a me, nonostante preferisca la battaglia e la lotta, quando ero ragazzo sono stato istruito al canto e alla musica dai migliori maestri delle mie terre, e posso farmi passare per un cantore"

A quel punto il suo sguardo cadde su Belven, che lo fissava serio e attento.

"Purtroppo, capitano, di più non posso fare. Portare altri di noi sarebbe una follia, e il vostro viso è fin troppo noto a Cartignone. Dovremo andare solo noi e tentare la sorte, sperando che il nostro inganno riesca, mentre voi dovrete restare qui, pronti ad affrontare qualsiasi evenienza. Ma credetemi, se avremo successo, faremo come quei prodi fecero a Troia, e gli uomini di Guxio malediranno allo stesso modo i Danai e i loro doni!"

Quindi tornò a guardare i suoi compagni che lo avevano ascoltato con pazienza, e si lasciò sfuggire un leggero sospiro, come se in realtà avesse compreso solo in quel momento la pericolosità del suo piano.

"Allora, signori... cose ne pensate?"

Guisgard 18-02-2011 02.26.32

Gaynor aveva ricevuto un lungo mantello grigio scuro dalla compagnia di cavalieri guidata dal Cavaliere Verde.
La dama poi, insieme a Morven, Belven, Iodix e Goldblum aveva lasciato quel luogo maledetto per recarsi a Cartignone.
Il gruppo, dopo un'ora, avvistò le alte torri della città.
"Il piano è ottimo, amico mio..." disse Belven dopo aver ascoltato le parole di Morven "... ma dimenticate un particolare importante... come conoscono il mio viso conoscono anche il vostro... quindi se dobbiamo rischiare lo faremo tutti insieme... del resto" aggiunse sorridendo "gli attori hanno il dono di poter impersonare chiunque, no? E noi ci camufferemo a dovere!"
"Si, vi è del buono in quel che voi avete detto,
ma ci manca tutto affinchè il piano sia perfetto!"
Esclamò Iodix.
"Il mio amico giullare ha ragione..." intervenne Goldblum "... per poter sembrare davvero una compagnia di musici e saltimbanchi ci occorrono vestiti e strumenti... dove troveremo queste cose ora?"



Intanto, nel tempio degli Atari, il Cavaliere Verde a capo dei cavalieri e dei nani, affiancato dal Cappellano, si accingeva ad eseguire gli ordini del vescovo.
Tutto quel luogo, dove fino a poco fa avevano regnato terrore e morte, venne rivoltato come un guanto.
Testi, simboli e strumenti di qualla demoniaca setta furono raccolti per il processo davanti alla Santa Inquisizione.
I superstiti, con in testa Dukey, furono incatenati gli uni agli altri.
"Messere..." disse Giselide a Cavaliere25 "... forse io dovrei tornare al castello, ma quel posto per voi sarebbe una tomba! Mio padre vi ucciderà, lo so... vi prego, andate via con questi cavalieri, mentre io farò ritorno a casa da sola... la gioia di rivedermi sana e salva forse cancellerà l'ira che nutre verso di voi..."
"Qui abbiamo concluso, milord." Annunciò uno dei cavalieri al Cavaliere Verde.
"Eccellente!" Rispose questi. "Allora prepariamoci a partire alla volta di Cartignone."
Poi, mentre i suoi si preparavano, il misterioso cavaliere dalla corazza tinta di verde apparve come pensieroso.
"Cosa avete, cavaliere?" Chiese il Cappellano.
"Possa Iddio farci giungere in tempo a Cartignone..."
"La Fede è stata la nostra forza in tutta questa tremenda tragedia..." mormorò il Cappellano "... su di essa dobbiamo sperare..."
"Quel cavaliere impetuoso... possiamo davvero fidarci di lui?"
"Forse la sua è una corsa disperata..." rispose il Cappellano "... ma nessuno a questo mondo tiene a lady Talia quanto lui... credetemi..."

Guisgard 18-02-2011 04.56.30

Tutti attendevano che Talia recitasse la più solenne delle formule.
Una formula che celava un giuramento destinato a durare per sempre.
Oltre il tempo e oltre la vita.
Un giuramento eterno.
E mentre il sacerdote attendeva di consacrare quell’unione, nelle sue mani già brillavano, illuminati da un raggio di Sole che filtrava da una delle vetrate, gli anelli nuziali.
E quell’aureo bagliore si diffondeva tutt’intorno, riflettendosi nello sguardo di Talia inumidito dalla pena e dal dolore che la giovane provava.
“E’ quasi fatta…” pensò Guxio, mentre fissava in una delirante estasi di vittoria quella cerimonia “… una volta messi gli anelli alle loro mani saranno le stesse leggi che tanto venerano questi cani Cristiani a consacrare il mio successo! Avanti, lady Talia… recita quella formula e questa farsa si muterà nel mio più grande trionfo!”
Alzò gli occhi verso l’abside che dominava sull’altare, nella quale era raffigurato un superbo mosaico del Cristo Pantocratore e col tono della più blasfema e sacrilega delle sfide continuò a parlare fra sé e sé:
“Ho vinto! Ho vinto! Ho sconfitto la Chiesa con tutti i suoi dogmi, le sue leggi, le sue superstizioni e la sua tirannia! Qui dove ha dominato la Croce, da oggi dominerà incontrastato il simbolo degli Atari! Non vi sono più angeli nei Cieli! E nessuno giungerà a fermarmi ormai! Nessuno!”
E mentre sul suo volto si susseguivano delirio e soddisfazione, cominciò a fissare una delle statue che adornavano la navata.
Era quella dell'Arcangelo San Michele.

Nella boscaglia un dì, tra cerro e cerro
vide passare un uomo tutto ferro.
Guisgard pensò che fosse San Michele:
s'inginocchiò: "Signore San Michele,
non mi far male, per l'amor di Dio!".
"Né mal fo io, né San Michel son io.
No: San Michele non poss'io chiamarmi:
cavalier, si: son cavaliere d'armi".
"Un Cavaliere? Ma che cosa è mai?"
"Guardami o figlio e che cos'è saprai"


Tutte le voci del coro si unirono e la loro melodia sembrò quasi fermare il tempo in quell’istante.
Un’istante che pareva destinato a fissarsi nell’eternità, quando qualcosa giunse a destare tutto ciò.
Un’ombra, che dalle porte spalancatesi proprio in quel momento, si proiettò lungo la navata, fino a giungere ai piedi del Cristo che dominava nell’abside.
Un gridò echeggiò nella cappella, ammutolendo il coro e richiamando gli sguardi attoniti di tutti i presenti.
“Questa cerimonia non può continuare… lo sposo ha già un impegno con un’altra dama… Bumin!” Gridò quell’ombra. “Madonna Morte ti attende!”
http://www.reginamundi.info/icone/pantocrator-1.jpg

cavaliere25 18-02-2011 10.59.42

Sentendo quelle parole della fanciulla mi instristirono la guardai e gli dissi va bene mylady ma ve lo prometto che non vi dimenticherò sarete sempre nel mio cuore mi raccomando quando farete ritorno state attenta per la strada e la abbracciai forte a me

Lady Gaynor 18-02-2011 14.45.58

Il sole. Il sole, accecante, caldo, il sole che dà vita e che rende tutto luminoso. Il sole che per troppo tempo era stato negato alla sua vista e alla sua pelle. Appena i suoi occhi si furono abituati alla luce, Gaynor cominciò a correree a chiamare la sua cavalla a gran voce. "Elinor! Elinor, amica mia, dove sei? So che non mi avresti mai abbandonata, so che sei qui!" E proprio in quel momento, Elinor sbucò fuori da una fitta rete di alberi e corse verso la padrona. Il cuore di Gaynor si allargò come improvvisamente imbevuto di un liquido d'amore... la sua Elinor era lì, la sua amica, l'ultimo legame con suo padre...

" Figlia mia, sappiamo entrambi che non mi resta molto da vivere, ma benedico il Signore per ogni minuto che ancora mi concede per poterti stare accanto. E' per questo che voglio farti un regalo che sono sicuro ti piacerà molto, un regalo che ti farà compagnia quando non potrò più fartene io... Vieni con me, è piuttosto ingombrante e non potevo portartelo dentro" il padre di Gaynor le sorrise facendole l'occhiolino "Ecco, guarda lì, e dimmi cosa ne pensi"
Gaynor spalancò gli occhi alla vista di uno stupendo morello, dal pelo corvino e lucido, che era a qualche metro da lei, tenuto da uno stalliere. "Oh papà, ma è splendido! Posso cavalcarlo subito?"
"Certo amore mio, ma dovresti dire che è splendida, è una femmina. Così ora non dovrai più lamentarti di Tristan, dicendo che non ci vai d'accordo perchè è un maschio" e fece seguire una sonora risata alle sue parole.
"Papà, non mi basterebbe un'altra vita per dirti quanto ti voglio bene, anzi, non me ne basterebbero nemmeno altre due!"


Al ricordo del padre, gli occhi di Gaynor si inumidirono e il solito pensiero le attraversò la mente. Papà, mi manchi così tanto... Lo aveva perso un anno dopo che le aveva regalato Elinor, un anno in cui erano stati vicini più che mai. Si riscosse dai suoi pensieri quando Elinor cominciò a strusciare il suo muso contro la sua faccia, gesto che Gaynor ricambiò con un bacio ed una carezza al suo nero mantello. "Andiamo bella, si riparte!" Saltò in sella, un po' impacciata dalla tunica e dal mantello che le aveva dato il Cavaliere Verde. Seguì gli altri al galoppo, cavalcando in silenzio fino a quando giunsero alle mura di Cartignone.

Citazione:

"Signori, giungere fin qui non è stata che la parte più semplice. Ma voi tutti avete sentito dalle labbra di quel vile di Dukey cosa si prepara a Cartignone in questo momento. La città sarà blindata, e quegli eretici avranno di certo provveduto affinchè nessuno potesse guastare loro la festa... e noi siamo i primi nella lista degli ospiti indesiderati, su questo non c'è dubbio! Io, però, ho un piano. La città è in festa, e la notizia di un simile matrimonio, tanto importante per Cartignone e tutte le sue terre, avrà di certo attirato molta gente in città, e richiesto sontuosi preparativi. Lord Frigoros non avrà badato a spese per festeggiare la sua pupilla, e questo fatto gioca a nostro favore... non sarebbe per nulla strano, ad esempio, se una compagnia di musici e saltimbanchi fosse stata invitata in città per rallegrare il banchetto di nozze!"
Si fermò, prese fiato un istante, quindi si rivolse a Iodix.
"Iodix, amico mio... voi siete di certo avvezzo a simili spettacoli e conoscete bene l'arte di recitare... date una sistemata ai vostri vestiti e tornate ad essere il lieto giullare di corte che siete stato un tempo presso il vostro signore"
Poi guardò Goldblum.
"E tu, coraggioso amico... ti chiedo di fingere per il bene di questa causa... gli uomini della tua razza non sono molto noti da queste parti... un nano è una stravaganza che può essere facilmente spacciata come meraviglia, specialmente se conoscete qualche giochetto per intrattenere i presenti.." Rivolse un sorriso gentile a Gaynor, che pure li aveva voluti seguire nonostante le tante avversità. Le prese la mano con cortesia.
"E anche a voi, mia signora, devo chiedere un piccolo sacrificio al vostro decoro... ma una bella danzatrice, un'aggraziata zingarella, sarebbe perfetta per la nostra compagnia di girovaghi... e quanto a me, nonostante preferisca la battaglia e la lotta, quando ero ragazzo sono stato istruito al canto e alla musica dai migliori maestri delle mie terre, e posso farmi passare per un cantore"
A quel punto il suo sguardo cadde su Belven, che lo fissava serio e attento.
"Purtroppo, capitano, di più non posso fare. Portare altri di noi sarebbe una follia, e il vostro viso è fin troppo noto a Cartignone. Dovremo andare solo noi e tentare la sorte, sperando che il nostro inganno riesca, mentre voi dovrete restare qui, pronti ad affrontare qualsiasi evenienza. Ma credetemi, se avremo successo, faremo come quei prodi fecero a Troia, e gli uomini di Guxio malediranno allo stesso modo i Danai e i loro doni!"
Allora, signori... cose ne pensate?"
"Il piano è ottimo, amico mio..." disse Belven dopo aver ascoltato le parole di Morven "... ma dimenticate un particolare importante... come conoscono il mio viso conoscono anche il vostro... quindi se dobbiamo rischiare lo faremo tutti insieme... del resto" aggiunse sorridendo "gli attori hanno il dono di poter impersonare chiunque, no? E noi ci camufferemo a dovere!"
"Si, vi è del buono in quel che voi avete detto,
ma ci manca tutto affinchè il piano sia perfetto!"
Esclamò Iodix.
"Il mio amico giullare ha ragione..." intervenne Goldblum "... per poter sembrare davvero una compagnia di musici e saltimbanchi ci occorrono vestiti e strumenti... dove troveremo queste cose ora?"
Dopo aver ascoltato i suoi compagni, Gaynor prese parola.
"Morven, sono d'accordo anche io sul fatto che questo piano non può funzionare così come siamo messi. Per trovare abiti e strumenti adatti ci occorre tempo... se anche non volessimo portare strumenti, gli abiti da soli già ci tradirebbero. Voi e il Capitano siete vestiti da cavalieri ed io, con questa orribile tunica e il mantello, non potrei mai passare per una danzatrice. Per una zingara forse, ma la vedo dura." Si rivolse poi all'altro cavaliere. "Capitano - vi chiamo così come si è rivolto a voi Morven perchè non conosco il vostro nome - entrare tutti insieme non vedo come si possa fare... ci saranno di sicuro delle guardie fuori, ci serve un diversivo, altrimenti ci scoprirebbero in men che non si dica." Poi, come presa da un pensiero improvviso, continuò "E se andassimo avanti io e Iodix? Il mio viso lo conosce solo quel verme di Bumin, che adesso si troverà in chiesa, nessun altro mi ha vista. Dopotutto, io sono partita di qui insieme a Iodix e, se anche qualcuno ci ha visti, penseranno che siamo ritornati indietro così come eravamo partiti. Certo, più sporchi, ma dopo un viaggio a cavallo non si ritorna mai indietro immacolati. Possiamo avvicinarci alle guardie e distrarle, che ve ne pare?"

Talia 18-02-2011 15.37.49

In piedi, le mani in mano, la schiena rigida... mi sentivo tanto male che quasi faticavo anche a respiare, ormai.
Il sacerdote era di fronte a me, con gli anelli in mano e mi fissava con un'espressione che non riuscivo a decifrare bene, ma che avrei detto essere tra il confuso e il seccato... Di quando in quando mi parava mi facesse un piccolo cenno, come ad incitarmi a parlare... eppure la voce sembrava rifiutarsi di uscirmi di gola!
"Io..." tentai di nuovo, pianissimo "Ecco, io..."
Esitai per l'ennesima volta...
E fu allora che udii un rumore secco alle mie spalle, come se le porte della cappella si fossero spalancate violentemente. Mi voltai di scatto, dunque, e vidi una figura comparire sulla soglia... non riuscivo a distinguere chi fosse, poiché la potente luce proveniente dall'esterno lo illuminava alle spalle, lasciando il suo volto in ombra.
Comparve sulla soglia e nella cappella il silenzio si infittì, mentre la sua ombra si allungava per tutta la navata fino a noi, giungendo quasi a sfiorare il lembo del mio abito...
Poi parlò.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 26561)
“Questa cerimonia non può continuare… lo sposo ha già un impegno con un’altra dama… Bumin!” Gridò quell’ombra. “Madonna Morte ti attende!”

Trattenni il fiato per la sorpresa... mentre un leggerissimo sorriso mi increspava le labbra.

Lady Bethan 18-02-2011 20.16.10

Gaynor ed Elinor, fra la nebbia.
Lacrime di Gaynor sul manto della cavalla.
Lacrime, dolore e nebbia.

Questa fu la visione di Bethan, una volta entrata nella cappella.

"C'è dolore ovunque, qua" pensò.
Osservò la sposa all'altare e ne avvertì il terrore e la sofferenza.
Bethan maledisse quel dono particolare che la vita le aveva fatto, lo stesso dono che aveva ereditato da sua madre.
Ogni giorno avvertiva in maniera nitida i sentimenti delle persone, quasi come se li stesse vivendo sulla sua pelle e, di tanto in tanto, comparivano le visioni.
Sapeva che Gaynor stava soffrendo e lottando contro qualcosa e avrebbe voluto vederla comparire lì, adesso, per poterla riabbracciare.
Bethan sapeva anche che qualcosa di immensamente grave e diabolico aleggiava fra la folla. Poteva avvertirne la presenza in ogni angolo della città...

Quando il cavaliere vermiglio le strinse un braccio si accorse che la cerimonia era stata interrotta da qualcuno.
Solo allora si riscosse dalle sue visioni e, all'unisono con la sposa, inconsapevolmente, tirò un sospiro di sollievo.

Morrigan 19-02-2011 00.11.26

Morven ascoltò in silenzio le risposte di tutti i suoi compagni.
Era evidente che c'era in tutti loro grande scetticismo nei confronti del suo piano, ma la loro situazione era così disperata che non potevano certo andare tanto per il sottile. Qualunque piano, elaborato tanto in fretta, non avrebbe potuto essere mai sicuro e non avrebbe potuto essere mai perfetto.

"Ma noi non dobbiamo dare alcuno spettacolo, nè esibirci in alcun modo. Non ci occorrono strumenti, ci basta riuscire a superare le guardie ed entrare in città. Se riusciamo in questo, una volta dentro ci mescoleremo alla folla che sicuramente in questo momento gremisce le strade. E pensateci bene... questo matrimonio è una grande occasione. Pensate a quanti artisti girovaghi, gitani e saltimbanchi saranno giunti a Cartignone, nella speranza di poter guadagnare qualche spicciolo, magari allietando la gente tra le piazze. Orsù, abbiate un po' più di spirito d'iniziativa, e ricordatevi che ci basta superare i controlli ed entrare in città! Il nostro Iodix veste già da giullare, e non potrebbe avere abito più consono... il nostro Goldblum... be', egli in realtà potrebbe indossare qualsiasi cosa... è la sua razza e il suo aspetto che fanno di lui la meraviglia da mostrare ai buon popolo di Cartignone!"

Fissò Gaynor per un istante, come se esitasse nel continuare ad esporre interamente il suo pensiero.

"Quanto a voi, milady... chiedo perdono, ma, con rispetto parlando, sotto quel mantello voi indossate ancora quella tunica che, come avete detto voi stessa, lascia ben poco spazio alla fantasia degli uomini. E voi siete una dama raffinata ed intelligente, e, abile come tutte le belle donne, saprete bene cosa fare per abbellirvi. Avete la tunica e avete il mantello, trovate un modo aggrazziato per drappeggiarveli addosso..."

Staccò quindi un fiore che faceva capolino tra l'erba alta e glielo porse.

"E qualche fiore compiacente rubato a questo prato potrebbe essere il tocco finale"

Le sorrise, quindi si rivolse a Belven, rammentandosi di ciò che il cavaliere gli aveva fatto notare.

"Quanto a me... ebbene, capitano, avete ragione. Ma aspettate soltanto un secondo"

Si levò in piedi, si sfilò i guanti e rapidamente cominciò a slacciarsi i pezzi dell'armatura. I bracciali, gli spallacci, il pettorale... in breve a Morven non rimasero indosso che la camicia chiara e i calzoni. Poi chiese a Goldblum di passargli uno dei suoi pugnali, prese con una mano i capelli che teneva legati con un nastro, e con l'altra mano recise di netto quella coda. I capelli neri si arricciarono subito sul suo collo scoperto, dandogli un aspetto ancor più adolescenziale e innoquo. Il giovane si voltò allora verso Belven.

"Ma chi riconoscerebbe Morven di Cassis, adesso?"

Raccolse i pezzi della propria armatura, li porse a Belven.

"Conservatela per me, nelle bisacce del vostro cavallo. Voi dovrete restare qui, signore. Il cavaliere Verde ed i suoi uomini saranno già sulla via per Cartignone, e quando arriveranno dovranno trovare qualcuno qui che sia al corrente di quanto sta accadendo e del nostro piano. E noi avremo bisogno di un uomo di fiducia che attenda il nostro segnale per irrompere in città... se tutto andrà per il meglio, è ovvio!"

A quel punto, sperò che il suo discorso fosse stato più chiaro e convincente. Il tempo passava e loro non potevano sprecarlo oltre. Guardò Gaynor. Di tutti i suoi compagni era quella che più lo preoccupava. Perchè aveva un animo indomito e allo stesso tempo sembrava tormentata. Questo suo tomento, temeva Morven, forse l'avrebbe potuta spingere a compiere qualche gesto avventato, forse perfino a mettere a repentaglio la sua stessa vita. E lui, questo, non poteva permetterlo.

"Signora," le disse piano, a quel punto "è nobile da parte vostra offrirvi di andare con Iodix, ma voi capite bene che questo non lo posso permettere. Scusate la franchezza con cui vi parlo adesso, non sono nè vostro fratello, nè vostro marito... ma voi non andrete da nessuna parte senza di me e senza la mia spada!"

Guisgard 19-02-2011 01.37.32

I cavalieri, aiutati dai prodi nani, cominciarono ad appiccare il fuoco a quel luogo ormai maledetto.
"Presto le fiamme divoreranno ogni cosa..." disse il Cavaliere Verde "... meglio affrettarci a lasciare questo luogo."
"Si, le fiamme cancelleranno i resti materiali di questo tempio di morte…” intervenne il Cappellano “… ma purtroppo il ricordo degli orrori che si sono consumati al suo interno resteranno per sempre come un marchio nella memoria delle gente…”
“Si, ma saranno le fiamme dell’eterna dannazione a consumare i responsabili di questi misfatti.” Replicò il misterioso cavaliere.
Poi, ascoltato il discorso tra Cavaliere25 e la giovane Giselide, disse:
“Anche se quei fanatici non infestano più il bosco, sarebbe comunque rischioso avventurarsi da sola. Damigella…” fissando Giselide “… sono padre anche io e posso comprendere la pena che sta provando ora il vostro… ma nulla può egli desiderare più di sapervi al sicuro. Ascoltate… voi verrete con noi a Cartignone, dove eseguiremo gli ultimi ordini di sua grazia il vescovo… e quando tutto sarà finito vi riporterò io stesso a casa vostra. Fidatevi, è la soluzione migliore.”
Giselide fissò Cavaliere25 e poi il Cavaliere Verde.
“Vi ringrazio, milord!” Rispose sorridendo. “Farò come mi avete detto!”
“Bene.” Annuì il Cavaliere Verde. “Allora non vi è più altro qui per noi. Prepariamoci a partire!” Ordinò poi ai suoi uomini.
“Avete fatto un bellissimo gesto, cavaliere.” Disse il Cappellano.
“Grazie, monsignore…” rispose il Cavaliere Verde “… ora mi preme solo ritornare il prima possibile a Cartignone… e voglia Iddio che non sia troppo tardi…”
“Abbiate Fede, amico mio.” Lo rincuorò il chierico.
Poco dopo partirono tutti alla volta di Cartignone.

Guisgard 19-02-2011 01.49.13

Intanto, fuori le mura di Cartignone, un gruppo di temerari discuteva su come entrare in città.
"E sia, amico mio..." disse Belven fissando Morven "... non abbiamo molta scelta ed il vostro piano, per quanto appaia rischioso, è forse la nostra unica possibilità... faremo come avete detto..."
"Allora prepariamoci ad entrare!" Esclamò Goldblum. "Il tempo è tiranno ed ogni istante potrebbe essere l'ultimo che ci resta per fermare i piani di quei maledetti assassini!"
"Fermare quegli eretici è certo la volontà di Dio!
E per questo di coraggio, oggi, ne avrò anche io!"
Recitò Iodix.
"Allora è deciso!" Esclamò Belven. "Io aspetterò qui l'arrivo dei nostri compagni. Voi 4 invece date inizio al nostro piano ed affrettatevi ad entrare in città!"
Fissò poi Gaynor ed aggiunse sorridendo:
"Milady, benchè il rango di capitano mi dia lustro e onore, voi potete chiamarmi Belven."

Guisgard 19-02-2011 03.44.12

Quell’ombra si proiettava fino a raggiungere l’abside, sfiorando, come un delicato abbraccio, l’abito nuziale di Talia.
I suoi occhi per primi incontrarono quelli di lei.
Per un attimo indefinito, come se il tempo e la vista stessa si fossero d’incanto fermati, quegli occhi furono uniti dal medesimo sguardo.
Cosa si può leggere negli occhi di chi si ama?
Questo mi domandi, mio giovane signore?
I sogni.
Si, i sogni.
Perché i nostri sogni più belli, quelli capaci di attraversare e riempire una vita intera, li possiamo riconoscere solo negli occhi di chi amiamo veramente.
Il cavaliere, ancora abbigliato come un umile e devoto pellegrino, fissava quella donna sull’altare, con quel suo abito bianchissimo.
Aveva sognato, invocato, cercato quegli occhi con un ardore ed una forza impensabili.
Ed ora che li aveva ritrovati quasi nient’altro sembrava avere senso per lui.
E sarebbe rimasto a fissare quegli occhi per sempre se un gesto, rapido e deciso, non l’avesse destato da quell’incanto.
“Carogna…” mormorò con rabbia Bumin, estraendo la sua spada.
“Guardie, arrestate quell’uomo!” Ordinò fuori di sé Guxio.
“No, indietro!” Gridò ai soldati Bumin. “Sarò io che regolerò la faccenda con questo maledetto!”
I due si fissarono come due bestie feroci che si preparano allo scontro.
“Avrei dovuto ucciderti quella sera davanti alla locanda…” disse Bumin.
“La sorte ti sta dando un’altra occasione…” rispose Guisgard con la spada in pugno “… ma bada di non sprecarla… perché io non regalo mai due volte la vita ad uomo…”
Le due voci allora si unirono in un unico grido di rabbia e odio, per poi lasciare il posto al rumore delle loro lame che si scalfivano a vicenda.
Nella cappella timore e meraviglia dominavano fra i presenti, mentre i due contendenti duellavano.
E l’ardore di quello scontro li spingeva a destra e a manca, tra le panche, lasciate libere dai fedeli spaventati, e le colonne che separavano la navata centrale da quelle laterali.
Fino poi a portarli sulle scalinate dietro la cripta e a giungere sul matroneo, dove le monache impaurite gridavano e recitavano i Divini Misteri del Santo Rosario, come a scongiurare gli esiti di quella fatale tenzone.
“Non portate la morte nella Casa del Signore!” Gridò dalla navata il sacerdote.
Ma i due non udivano altro se non l’odio che li animava.
“Quello è un duello all’ultimo sangue, milady…” disse il Cavaliere Vermiglio a Bethan, cercando di tenerla fuori dalla grande ressa che quello scontro aveva generato tra i presenti “… e non finirà fino a quando uno dei due non avrà trovato la morte…”

cavaliere25 19-02-2011 10.43.41

Guardai Giselaide e dissi è la soluzione migliore guardandola sorridendo sarete cosi al sicuro insieme a noi ora prepariamoci per partire sarà una lunga camminata

Talia 19-02-2011 16.08.48

La sua voce fu la prima cosa che riconobbi... poche parole, due sole frasi, eppure furono sufficienti. Fu in quel preciso istante che, come per magia, la mia anima smise infine di gridare e un serafico senso di gioia iniziò a pervaderla.
Lentamente, poi, la mia vista si abituò alla potente luce che illuminava il cavaliere alle spalle e allora lo vidi, vidi il suo volto e i suoi occhi e in quel momento niente più ebbe importanza... Bumin, Guxio, quella cerimonia, le sorti di Cartignone... niente esisteva più, niente più mi spaventava.
E rimasi in quegli occhi per un tempo indefinito... non avrei saputo dire se fossero passati pochi istanti o molti giorni, quando infine lui distolse i suoi, come distratto da qualcos’altro...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 26573)
“Carogna…” mormorò con rabbia Bumin, estraendo la sua spada.
“Guardie, arrestate quell’uomo!” Ordinò fuori di sé Guxio.
“No, indietro!” Gridò ai soldati Bumin. “Sarò io che regolerò la faccenda con questo maledetto!”

Osservai con orrore Bumin scendere i pochi gradini e farsi avanti lungo la navata... lanciai ancora uno sguardo a Guisgard... poi anche io mi precipitai giù e corsi verso il principe Frigoros, prendendo il suo braccio e stringendolo forte.
Avrei voluto spiegargli... avrei voluto raccontare tutto al mio principe... ma i due cavalieri avevano iniziato a duellare e io non riuscivo a staccare gli occhi da loro. Trattenevo il respiro ad ogni attacco e sussultavo ogni volta che Bumin avanzava, un paio di volte fui sul punto di lanciarmi su di loro e tuttavia rimasi immobile per timore che un mio solo movimento potesse distrarre Guisgard dallo scontro...
Ben presto, però, non potei più sopportare quella tensione...
“Basta, falli smettere!” gridai con voce rotta a Guxio, che era in piedi ad una certa distanza da me e Frigoros “Per carità, falli smettere! Mi avevi giurato che avresti risparmiato la vita di Guisgard! Mi avevi detto che non gli sarebbe accaduto nulla, se io ti avessi ubbidito! Fallo, allora! Ordina a Bumin di arrendersi!!”

Guisgard 21-02-2011 03.27.22

Così, dopo aver dato fuoco al terribile covo degli Atari, la compagnia guidata dal misterioso Cavaliere Verde si mise in cammino verso Cartignone.
Con quegli uomini vi erano anche Cavaliere25 e la giovane Giselide.
"Non credevo potesse esistere tanta malvagità a questo mondo..." mormorò la ragazza fissando le fiamme che avvolgevano ciò che restava di quel luogo di morte.
Ed una informe immagine si formò, per un attimo, dal nerissimo fumo che si liberava da quell'immane rogo.
http://img269.imageshack.us/img269/5438/balrog3sm9.jpg

Guisgard 21-02-2011 03.34.23

Nella cappella del palazzo di Cartignone, durante il duello mortale fra Guisgard e Bumin, Talia, vinta dalla paura, aveva gridato a Guxio di rispettare quanto le aveva promesso.
"Cosa significa tutto questo?" Domandò quasi incredulo Frigoros al suo consigliere.
Questi lo fissò per alcuni istanti per poi abbandonarsi ad una risata liberatoria.
"Significa, mio stolto e patetico amico, che Cartignone è completamente nelle mie mani!"
Un attimo dopo diversi soldati armati circondarono il vecchio principe e la sua giovane pupilla.
"Maledetto traditore!" Gridò Frigoros. "Come hai potuto fare tutto questo? Perchè, in nome del Cielo? Perchè?"
"Semplice, vecchio idiota... per il potere... ecco perchè... per il potere..."

Guisgard 21-02-2011 03.45.39

L’acciaio delle spade rifletteva bagliori vivissimi quando le due lame venivano colpite dai raggi di luce che delle vetrate raggiungevano il matroneo.
Il rumore dei fendenti e le urla dei due contendenti echeggiavano in tutta la cappella, quasi accompagnati dalle grida di coloro che erano rimasti a guardare lo scontro nella navata sottostante e dal vocio delle preghiere delle monache nel matroneo.
Bumin indirizzava i suoi colpi con rabbia e cieca determinazione, conscio che il suo avversario rappresentava l’ultimo ostacolo ai propositi del suo credo.
Guisgard, da parte sua, cercava ora di evitare, ora di parare quei colpi, sentendo la fatica aumentare sempre di più.
Egli infatti cominciava ad accusare le privazioni e gli sforzi sofferti durante la prigionia nel covo dei fanatici Atari.
“Cominci ad indietreggiare ora, cane?”
Guisgard lo fissò e non rispose nulla, per non concedergli nemmeno il vantaggio di un istante.
Bumin allora caricò basso e solo saltando sul bordo del matroneo e aggrappandosi ad una delle colonne Guisgard riuscì ed evitare quel colpo.
Bumin provò a colpirlo di nuovo, ma il cavaliere gli bloccò quel fendente proprio contro la colonna, per poi tirargli un calcio nello stomaco.
“Maledetto…” mormorò dolorante Bumin.
Ma quell’attimo durò poco.
L’Ataro saltò anch’egli sul bordo del matroneo e ricominciò a mandare fendenti contro il suo avversario.
Ed uno di questi lacerò la tunica di Guisgard, lasciando un taglio sul suo petto.
Il doloroso colpo avrebbe fatto precipitare di certo il cavaliere se non si fosse aggrappato alla colonna.
A quella scena tutti i presenti gridarono, mentre le monache pregarono ancora più intensamente.
“Sei… sei finito!” Esclamò Bumin con una folle esaltazione impressa sul suo volto.
Cominciò allora a tirare colpi violentissimi che il suo avversario, aggrappato alla colonna, parava a stento.
Ed uno di questi fu talmente forte che spezzò la spada di Guisgard.
“Raccomanda l’anima al diavolo, cane!” Sentenziò Bumin mentre si accingeva a sferrare quello che sarebbe stato il colpo di grazia.
Ma un attimo prima che ciò avvenisse, Guisgard conficcò la sua spada spezzata nello stivale di Bumin, spaccandogli il piede.
Un grido di disumano dolore emise il fedele di Guxio, arrivando a sputare sangue dalla bocca.
Ma mentre Guisgard cercava, tormentato dalla ferita al petto, di risalire oltre il bordo del matroneo, nonostante il colpo subito, con un impeto di rabbia mista ad odio, Bumin gli si lanciò contro.
I due cominciarono a lottare a mani nude.
Bumin tentava di spingere giù Guisgard, mentre questi cercava di restare aggrappato disperatamente al suo avversario.
Ma per la foga Bumin si sporse troppo in avanti ed afferratolo per la tunica Guisgard lo tirò verso di lui.
Un attimo dopo Bumin precipitò nel vuoto.
Il suo corpo andò a conficcarsi sulla lancia della statua dell’Arcangelo Michele, mentre Guisgard lo fissava dall’alto, aggrappato con le ultime forze al bordo del matroneo.

Talia 21-02-2011 10.29.18

La risata di Guxio echeggiò nella cappella, sovrapponendosi e confondendosi con il clangore di spade proveniente dal matroneo...
“Mi dispiace, milord!” mormorai a Frigoros, osservando quei soldati giungere ad un cenno del loro signore e accerchiarci “Avrei dovuto dirvelo... avrei tanto voluto... ma...”
Sollevai gli occhi e osservai i cavalieri duellare.
“...ma non potevo!” conclusi, più piano.
Lo scontro tra i due, intanto infuriava... vidi Guisgard balzare sul parapetto e gridai, ma si aggrappò ad una colonna e non cadde. I momenti che seguirono furono per me terribili, momenti concitati di impetuosa lotta, momenti nei quali non avrei voluto guardare eppure non riuscivo a distogliere lo sguardo...
Infine Bumin cadde giù. Il suo corpo parve precipitare per un tempo infinito, poi incontrò la lancia della statua dell’Arcangelo Michele e, con un orribile grido, rimase inerte.
Chiusi gli occhi in quel momento, solo per un istante, poi li riaprii e li sollevai in alto, sempre più in alto fino al punto in cui era il cavaliere, ancora abbandonato contro il parapetto marmoreo del matroneo.
I miei occhi incontrarono il suo volto... era là, stanco, provato, ferito, però era vivo. Lo guardai e di nuovo fui felice, di nuovo sentii qualcosa di insolito agitarsi da qualche parte dentro di me...
E gli sorrisi.

cavaliere25 21-02-2011 13.26.41

gia mylady avete ragione dissi guardandola dolcemente pultroppo nella vita ci sono cose belle e anche le cose brutte ma spero che riuscirete a dimenticare in fretta questa brutta avventura

Morrigan 21-02-2011 14.57.12

C'era ancora una cosa che restava da fare a Morven.
Chiese a Belven il suo mantello, lo stese per terra e lo ricoprì di un fitto fogliame. Quindi prese Samsagra, la poggiò tra quelle erbe e avvolse la stoffa intorno a quel fagotto, stringendolo rozzamente con dei lacci tagliati alle finiture del cavallo. Quando ebbe finito prese quel lungo fagotto informe e se lo mise sulle spalle.

"Il mio strumento!" disse sorridendo.

Quindi prese con se Iodix, Goldblum e la bella Gaynor, e si incamminò verso le porte della città.
Aveva il cuore che gli batteva all'impazzata, e che sembrava voler scoppiare sempre più, metro dopo metro, mentre l'ingresso di Cartignone, con le sue alte mura e le torri, dominava ormai sopra le loro teste.
Mancavano solo pochi passi ormai. Potevano anche avere fortuna, si diceva. Forse le guardie non li avrebbero neanche fermati, vedendoli così male in arnese. Forse avrebbero potuto coglierle in un momento di disordine o di distrazione, passando così direttamente e mescolandosi tra la folla... ma Morven sapeva che questo era di certo il suo pensiero più ottimistico.
Intanto le porte di Cartignone si aprivano davanti a loro.

"Mi raccomando," mormorò allora ai suoi compagni "sorridete e state tranquilli... questo è il momento decisivo!"

E mettendosi in viso l'espressione più lieta e innoqua di cui fosse capace, si mise alla testa dei suoi e avanzò oltre le soglie della città, mentre in cuor suo pregava che nessuno li fermasse in quel momento.

Guisgard 21-02-2011 20.16.27

Il gruppo di saltimbanchi si avvicinò alla grande porta centrale della città e subito una delle guardie li fermò.
"Fermi, voi!" Gridò. "Dove credete di andare? Oggi l'accesso in città è controllato!"
"Noi siamo artisti e musici di strada
e veniamo da una lontana contrada!"
Rispose Iodix.
"Si, è vero" aggiunse Goldblum "e ci siamo spinti in queste terre perchè abbiamo sentito delle grandi festività che si terranno a Cartignone per le nozze di lady Talia!"
"L'accesso non è consentito ad ogni straccione che passa da queste parti!" Esclamò la guardia. "E senza controlli poi da qui non si passa! Tu cos'hai in quel fagotto?" Chiese poi a Morven.
"Ehi, tu!" Chiamò all'improvviso un'altra guardia che veniva dall'interno. "Lascia perdere quegli stupidi controlli e seguimi! Nella cappella è accaduto di tutto! Presto, occorrono rinforzi!"
Le due guardie allora corsero verso la cappella, lasciando incustodito l'ingresso.
"Presto, dobbiamo approfittarne!" Disse Goldblum al gruppo. "Non credo lasceranno incustodito per molto l'ingresso!"

Lady Gaynor 22-02-2011 01.07.11

Gaynor si disse che alla fine il piano di Morven avrebbe potuto anche funzionare. Certo, occorreva una buona dose di fortuna, ma la ragazza pensava che forse dopo tanto patire la dea bendata li avrebbe aiutati.
Il gruppo si mise in cammino verso le porte della città ma, quando vi arrivarono, la guardia che sorvegliava l'ingresso li fermò, interdendo loro l'accesso. Nel momento in cui chiese a Morven cos'avesse nel fagotto in spalla, il cuore di Gaynor smise di battere... ma ecco la dea bendata a cui lei aveva pensato pochi minuti prima! Un'altra guardia gridò a gran voce: "Lascia perdere quegli stupidi controlli e seguimi! Nella cappella è accaduto di tutto! Presto, occorrono rinforzi!"
Nel sentire quelle parole, Gaynor ebbe la certezza che a creare quel trambusto di cui parlava la guardia fosse stato Guisgard. Nell'attimo stesso in cui formulò quel pensiero, prese la mano di Morven e gli sussurrò all'orecchio: "Presto cavaliere, in quella chiesa c'è Guisgard, solo contro tutti... bisogna aiutarlo!"

Morrigan 22-02-2011 02.58.55

Morven pensò che le sue preghiere fossero state ascoltate.
Quella che gli era parsa come la più rosea, ma anche la più improbabile, delle sue aspettative si era invece miracolosamente realizzata.

"Lascia perdere quegli stupidi controlli e seguimi! Nella cappella è accaduto di tutto! Presto, occorrono rinforzi!" aveva gridato una delle guardie.

E subito alla mente di Morven era balzato un unico nome... Guisgard!
Guisgard li aveva preceduti a Cartignone. Morven sapeva dov'era diretto, e sapeva anche che era così pazzo da precipitarsi nella chiesa anche solo e a mani nude pur di interrompere quella cerimonia... così pazzo... o così innamorato!
Già... non poteva che essere così... Guisgard doveva aver trovato il modo di entrare nella chiesa e...
Ma mentre si perdeva in quei ragionamenti, una mano strinse forte la sua, e una voce gli sussurrò rapida all'orecchio:

"Presto cavaliere, in quella chiesa c'è Guisgard, solo contro tutti... bisogna aiutarlo!"

Morven si voltò di scatto e incrociò gli occhi di Gaynor, che brillavano di ansia.

"Sì," rispose "ho avuto il vostro stesso pensiero, milady... e avete ragione, non c'è un attimo da perdere!"

Disse questo, e si voltò a fare cenno agli altri di seguirlo.
Così, mentre le guardie correvano verso la cappella, Morven e gli altri andarono loro dietro, senza che nessuno in quel trambusto si curasse di loro.
Morven cercava di affrettare il passo quanto gli era possibile. Di tanto in tanto, con la mano, cercava di sfiorare il fagotto che si era legato alla schiena, come se avesse voluto assicurarsi che Samsagra fosse davvero lì, con lui.
E quando furono giunti nella piazza, davavnti all'ingresso della chiesa, Morven si voltò rapido verso i cuoi compagni.

"Dobbiamo cercare di entrare il più velocemente possibile. Mettetiamoci alle calcagna delle guardie ed entriamo senza dare nell'occhio. Sinceramente non so cosa potremo trovare la dentro... sembra che stiano accandendo gravi cose... ma di qualunque cosa si tratti, ricordatevi perchè siamo qui... aiutare Guisgard, salvare lady Talia e difendere il principe Frigoros... quindi anche se dovessimo essere separati, ognuno di voi sa cosa fare, e ognuno di voi sa anche che, se sopravviverà, dovrà tornare indietro per avvisare il capitano Belven e gli altri"

Guardò Goldblum e Iodix negli occhi.

"Buona fortuna ad ognuno di noi... e che Dio ci assista!"

Quindi strinse la mano di Gaynor e le si accostò piano.

"Restate vicina a me e soprattutto... qualsiasi cosa vediate la dentro, non esponete inutilmente la vostra vita!"

Guisgard 22-02-2011 03.08.18

"Si, faremo cosi!" Disse Goldblum fissando Morven. "E che il Cielo ci assista!"
"Ci assista e ci custodisca!
E che presto tutto ciò finisca!"
Esclamò Iodix.
E separatisi, i due si mischiarono alla gran folla che si trovava davanti alla cappella.

Guisgard 22-02-2011 03.24.04

Le grida della gente che fissava il matroneo e le monache che quasi avevano paura ad avvicinarsi a quel cavaliere.
Gettò uno sguardo su Bumin e poi i suoi occhi corsero tra la folla che riempiva la navata, fino a quando riconobbero il volto di lei.
La fatica allora sembrò svanire, come il bruciore che pulsava dalla ferita sul petto.
Ma un attimo dopo, Guisgard, si rese conto dei soldati armati che circondavano Talia e Frigoros, sotto lo sguardo demoniaco di Guxio.
Con uno scatto improvviso si lanciò sui veli che scendevano dal matroneo all’abside centrale e che, strappandosi, fecero calare il cavaliere proprio davanti all’altare.
Arrivò quasi a toccare la sua amata, quando i soldati lo bloccarono, puntandogli contro le loro spade.
L’applauso sarcastico di Guxio allora echeggiò nella cappella, ormai dominata da un’irreale silenzio.
“Che magnifico duello....” sorridendo il capo degli eretici “… e che scenografico slancio per raggiungere la tua bella… già, un vero peccato uccidere un uomo così, vero, mia cara?” Rivolgendosi poi a Talia.
“Non provare neanche a toccarla, maledetto assassino!” Urlò Guisgard.
“Hai sconfitto il più forte cavaliere di Cartignone” replicò Guxio “e sono purtroppo costretto ad ucciderti… certo, è uno spreco eliminare uno come te… sei di certo il migliore spadaccino che io abbia mai visto e, non ti nego, vorrei averti al mio servizio… magari proprio al posto di Bumin… ma non potrei mai fidarmi di te… tu sei irrimediabilmente afflitto da un male senza cura…” fissò Talia per qualche istante e poi aggiunse “… un male che neanche il mio potere potrebbe far svanire… un male che annebbia a tal punto la ragione da farti credere che tutto ciò che di più prezioso ci sia al mondo sia racchiuso negli occhi di una donna… ed io quindi non avrei nulla con cui comprare la tua fedeltà...”
“Guxio, sei stato una serpe in seno!” Gridò Frigoros. “E che io sia maledetto per non averlo mai compreso!”
“Hai poco da maledire…” mormorò il chierico rinnegato “… la tua sorte non sarà diversa da quella di questo sciocco innamorato…”
“Tu invece, povero pazzo, sarai dannato per sempre…” disse Guisgard, con uno sguardo carico d’odio.
“Portate via questi due…” ordinò Guxio ai suoi e prendendo Talia con sé.
“Dovrai prima farmi uccidere” ringhiò Guisgard “per portarmi via!"
“Come desideri…” rispose Guxio “… tenetelo fermo e decapitatelo!” Ordinò ai soldati che circondavano il cavaliere.

Lady Bethan 22-02-2011 11.30.25

Bethan restò pietrificata, davanti alla scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.
Sentì la sposa gridare e, lasciando il braccio del cavaliere vermiglio, corse incontro a lei.

Ombre nere le offuscavano la vista.
Ombre nere e terrore.
Ogni respiro della sposa le si conficcava nel cuore, come la lama di un coltello.
Poteva vedere la sua paura, la poteva sentire sulla pelle, come folate di vento gelido.

"Milady!" disse Bethan, afferrando la sposa per un braccio "Milady, non c'è niente che possiate fare, adesso. Pregate con me, solo la preghiera potrà salvare la persona che più vi è cara!".

"San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del diavolo. Che Dio eserciti su di lui il suo dominio, preghiamo supplichevoli: e tu, o Principe della milizia celeste, col divino potere ricaccia nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo per perdere le anime. Amen."

Talia 22-02-2011 12.18.12

I miei occhi avevano seguito il cavaliere mentre, con un gesto tanto rapido quanto impulsivo, ci aveva raggiunti ai piedi dell’altare. Vidi i soldati sfoderare le spade per bloccarlo e io stavo per correre verso di lui, quando una mano mi trattenne per un braccio... mi voltai di scatto e vidi una donna...

Citazione:

Originalmente inviato da Lady Bethan (Messaggio 26634)
"Milady!" disse Bethan, afferrando la sposa per un braccio "Milady, non c'è niente che possiate fare, adesso. Pregate con me, solo la preghiera potrà salvare la persona che più vi è cara!".

"San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del diavolo. Che Dio eserciti su di lui il suo dominio, preghiamo supplichevoli: e tu, o Principe della milizia celeste, col divino potere ricaccia nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo per perdere le anime. Amen."

La osservai stupita... non la conoscevo, ne ero certa! Eppure quei suoi occhi mi sorpresero... quegli occhi sembravano conoscermi, sembravano capire. Si dice che quando si incontra uno spirito che ci è affine è la nostra anima che lo riconosce per prima... io non sapevo se ciò era vero, o se era quello il caso, però per qualche ragione le credetti.
E dunque rimasi immobile, ripetendo le parole della donna con voce vagamente tremante e seguendo lo scambio di battute che ne seguì con il cuore in gola...
Ad un tratto, però, Guxio mi afferrò e mi strattonò verso di lui...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 26629)
“Portate via questi due…” ordinò Guxio ai suoi e prendendo Talia con sé.
“Dovrai prima farmi uccidere” ringhiò Guisgard “per portarmi via!"
“Come desideri…” rispose Guxio “… tenetelo fermo e decapitatelo!” Ordinò ai soldati che circondavano il cavaliere.

“No!” gridai d’impulso, colpendo con tutta la forza che avevo il fianco di Guxio. Probabilmente lo colsi alla sprovvista perché lo sentii lamentarsi appena e allentare la presa... in fretta sfilai la mano e mi allontanai di qualche passo, svicolai poi tra i soldati sorpresi e raggiunsi Guisgard, stringendomi al suo braccio.
E per un attimo rimasi lì, immobile, con gli occhi fissi nei suoi... era tanto tempo che non lo vedevo, mi sembrava passato un secolo da quando lo avevo incontrato per la prima volta... e, in quell’istante, avrei voluto dirgli tante cose. Avrei voluto dirgli quanto mi dispiaceva di averlo tirato in quella brutta storia, quanto mi dispiaceva che per colpa mia la sua vita fosse ora in pericolo, quanto mi dispiaceva di avergli dato dell’arrogante e del presuntuoso quel giorno lontano e di non aver voluto mai ammettere quanto invece lui aveva avuto ragione su di me...
E allo stesso tempo avrei voluto dirgli quanto ero egoisticamente felice che fosse lì, quanto ero stata felice di averlo visto giungere in chiesa... e non solo perché aveva fermato quella cerimonia, non solo perché mi aveva salvata da Bumin... ma felice soltanto ed esclusivamente perché era lì!
Eppure non dissi niente di tutto ciò... lo fissai per un istante infinito, poi mi voltai, raddrizzai la schiena e fronteggiai Guxio e i soldati.
“Temo che tu abbia sbagliato i tuoi calcoli, Guxio...” dissi lentamente, mentre le mie dita, nascoste dai mille veli del mio ricco abito, si stringevano intorno al polso di Guisgard “Vedi... non hai più armi per ricattarmi, ora! Dunque... temo, dovrai ucciderci tutti per raggiungere i tuoi scopi!”
Feci una breve pausa, restando assolutamente immobile... ma i miei occhi si mossero lungo la navata: per prima vidi la donna che mi aveva afferrato il braccio poco prima e di nuovo scrutai i suoi occhi per un istante, con la vaga sensazione che quegli occhi possedessero risposte... e furono i suoi occhi che, per qualche ragione, mi sospinsero a guardare oltre: intorno a lei, nei primi banchi, riconobbi volti di soldati e vari membri della corte di Cartignone, ma poi guardai più indietro e qui finalmente vidi molti volti di gente comune... e mi pareva che altri ne stessero arrivando e premessero per entrare... gente, pensai, che probabilmente era stata richiamata in chiesa dalla voci di un misterioso duello che si stava combattendo all’interno e dalla curiosità per fatti a loro ignoti e inspiegabili...
E allora compresi che forse non tutto era perduto... o, almeno, non in senso assoluto!
Tornai a guardare Guxio e, alzando la voce e scandendo bene le parole in modo che fin sul sagrato mi sentissero, ripresi: “E puoi farlo, certo! Puoi uccidere me, Guisgard... e anche il principe Frigoros! E poi che cosa farai? Puoi aver corrotto Bumin e i suoi cavalieri, puoi aver corrotto gran parte dei soldati e anche tutta la Corte, ma di certo non potrai corrompere tutti... e non potrai uccidere tutta la città! Il popolo di Cartignone verrà a chiederti il conto, Guxio! Tu hai abusato della loro fiducia e della fiducia del loro principe, hai ucciso la loro principessa e decine e decine di giovani donne... e Cartignone non ti perdonerà questo! Se pure, adesso, vincerai su di noi... se pure ci annienterai... ebbene io gioirò ugualmente, perché so che la mia gente non ti permetterà di portare i tuoi piani a compimento! Tu hai offeso Cartignone e Cartignone si ribellerà! Tu sei un folle, Guxio, e quelli come te fanno sempre la fine che meritano!”
Lo osservai ancora per un breve istante, poi formulai anche quell’ultimo pensiero... quella domanda che da tanto, troppo tempo mi bruciava sulla labbra e sul cuore...
“Fosti tu a far sì che mio padre lasciasse Cartignone, vero? Volevi eliminare ogni frangia che fosse ancora fedele al principe e che potesse ostacolarti, non è così? Ma hai fatto male i tuoi conti, perché io sono ancora qui!” inspirai appena e soggiunsi “Che cosa hai fatto a mio padre? Che ne è stato di lui?”

Guisgard 23-02-2011 01.21.13

La preghiera all'Arcangelo echeggiò nella navata, tra le statue che sembravano osservare quell'ingiustizia come imprigionate nel loro freddo marmo lucente e le slanciate colonne che correvano verso l'alto, a sostenere il soffitto riccamente adornato da un mosaico raffigurante la Gloria di Cristo in Paradiso.
I versi recitati dalla ragazza parevano disperdersi nei fasci di luce che giungevano dalle vetrate, fino a spegnersi nell'abside centrale, davanti allo sguardo del Pantocratore.
L'impulsivo gesto di Bethan, quasi incurante dei numerosi soldati che circondavano Guisgard, Talia e Frigoros, sembrò cogliere tutti di sorpresa.
Ma un attimo dopo la ragazza fu spinta via da uno dei soldati che poi gli puntò contro la spada:
"Da dove diavolo salti fuori tu?" Chiese con disprezzo. "Oggi a Cartignone sarà un giorno di sangue e non avrò certo scrupoli a far si che sia proprio il tuo a scorrere per primo!"
"Lasciate stare mia figlia!" Gridò una voce, mentre col braccio portava via Bethan. "Ella è pura di cuore e non concepisce la sofferenza nel suo prossimo! Ora andremo via, lasciateci in pace!"
"E sia!" Rispose il soldato al Cavaliere Vermiglio. "Che vada a recitare le sue preghiere altrove! Qui non ci sono più Santi che possano ascoltarle!"
Il Cavaliere Vermiglio allora ritornò tra la folla, trascinando con se Bethan.
"Siete pazza..." le mormorò "... cosa volete fare? Quelli vi avrebbero ucciso senza pensarci due volte!"

Morrigan 23-02-2011 02.28.11

Morven si fece avanti tra la folla che adesso si accalcava all'ingresso della cappella. Cercò di protendersi verso il centro della navata, dove sembrava essere accaduto qualcosa, e così, sbirciando tra le teste dei presenti, riuscì a scorgere qualcosa... qualcosa che gli fece gelare il sangue.
Guisgard era terra, immobilizato e circondato da un capannello di soldati. Poco distanti, Talia e Frigoros sembravano ormai in balia del folle potere di Guxio. Alla sua destra, una splendida statua dell'arcangelo Michele si stava orrendamente tingendo di un rosso che ne sporcavano il trionfante biancore. Morven sollevò appena lo sguardo sulla statua e subito dovette distoglierlo, per non fissare lo scempio su un corpo che a stento riconobbe come quello di Bumin... quel Bumin tanto arrogante e crudele penzolava adesso trafitto dalla spada ardente di San Michele... una fine fin troppo onorata, per un eretico come lui!
Poi i suoi occhi tornarono a studiare la situazione all'interno della chiesa, e la sua mente cominciò ad elaborare qualche possibile piano... e alla fine solo una cosa gli sembrava possibile. Ma una cosa così pazza, avventata e pericolosa, che Morven sapeva di dover fare da solo. Non si sarebbe mai perdonato il fatto di aver messo a rischio la vita di qualcuno dei suoi compagni. Se avesse fallito, avrebbe pagato da solo.
Cercò qualcuno dei suoi tra la folla, incontrò lo sguardo di Iodix, che come lui si era fatto avanti per vedere la scena. Gli fece un cenno con il capo, gli indicò Gaynor con un gesto eloquente, con cui gli domandava di occuparsi di lei. Poi si rivolse alla dama che gli stava ancora accanto.

"Raggiungete Iodix e restate accanto a lui, e qualunque cosa accada, non cercate in nessun modo di raggiungere me... o Guisgard"

Aggiunse quel nome con una sorta di timore nella voce. Non avrebbe dovuto dirlo, ma l'ansia di quel momento aveva dato corpo ai suoi timori. In quei giorni che avevano trascorso nell'orribile covo degli Atari aveva scorto qualcosa negli occhi di Gaynor... una strana luce, un turbamento ogni volta che la dama fissava Guisgard... forse non era nulla, ma era sufficiente a fargli temere che lei potesse commettere qualche imprudenza... già, qualche imprudenza... come quella che sto per commetere io!
Si tirò indietro, si mescolò di nuovo tra la folla e cominciò a spostarsi verso la navata sinistra. Avanzò rapido, ma guardandosi bene attorno, risalendo la navata fino all'altezza dell'altare. Sul fianco, gli scranni del coro iniziavano a dispiegarsi in quel semicerchio che faceva da corona all'altare, seguendo la curva dell'abside. Morven si accoccolò dietro uno dei seggi di legno e rapidamente liberò Samsagra. Quindi, restando così abbassato, si spostò di scranno in scranno verso il centro. Si fermò, per un istante respirò con affanno. Quello era il momento cruciale, il momento più difficile, che poteva aprire la strada alla speranza o spalancargli la porta della morte. Doveva essere accorto e approfittare di una buona occasione. Fino a quel momento il cielo lo aveva assistito, adesso gli angeli dovevano mettergli le loro ali, e lo stesso San Michele avrebbe dovuto guidare la sua spada. Era la sola possibiità, e l'occasione gli giunse inaspettata quando una voce di donna, spezzata ma decisa, si levò dal centro della scena, attirando per qualche istante l'attenzione dei presenti, con Guxio in testa.
Lei lo stava apostrofando con durezza, affrontandolo a viso aperto, come poche donne avrebbero osato fare, e questo fece sì che quell'uomo terribile concentrasse per qualche istante i suoi su di lei.
Fu in quel momento che si decise. Strisciò dietro l'altare, veloce, più veloce di quanto non fosse mai stato, e con la stessa foga sbucò alle spalle di Guxio, lo affessò con un braccio e poggiò la lama di Samsagra contro la sua gola.
Sapeva benissimo che quel gesto avrebbe provocato in breve la reazione di tutti quei soldati, ma la sua spada gli dava almeno un piccolo vantaggio e poteva far guadagnare tempo agli altri. Non aveva che quell'occasione, e l'avrebbe sfruttata.

"Fermi, manigoldi!" gridò "O il vostro prezioso capo se ne vola dritto all'inferno"

Poi guardò la gente davanti a sè, quella gente cui Talia si era rivolta in modo così accorato.

"Avete sentito? Avete sentito cos'ha detto la vostra signora? Popolo di Cartignone, questi sono i carnefici. Fatevi giustizia, in nome di Dio!"

E sperò che tra la folla Goldblum, Iodix e Gaynor sapessere cogliere quel momento, quel breve momento di sospensione, per guidare la gente di Cartignone ad una giusta rivolta.

Guisgard 23-02-2011 02.57.54

Ci fu un attimo di stupore in tutti i presenti, soldati compresi.
Samsagra, al collo di Guxio, emanava intensi bagliori che dal verde passavano ad un purpureo sempre più scuro.
E quell'attimo di stupore fu come rotto dalla risata di Guxio.
"Ora cosa vorresti fare, ragazzo mio?" Chiese il signore degli Atari a Morven. "Uccidermi forse? O solo spaventarmi?"
Chiuse gli occhi e cominciò a respirare forte.
"Sento che in te la Fede Cristiana è molto forte..." riprese a dire "... ed userò le stesse parole del tuo Dio per metterti in guardia... anche se non servirà a nulla... io conosco le mie pecore... ed esse conoscono me..."
Samsagra in quel momento brillò con un'intensità mai raggiunta prima, per poi spegnersi di colpo.
E Morven avvertì una fitta fortissima nascergli nella schiena.
Un attimo dopo sentì le forze abbandonarlo rapidamente, tanto da fargli lasciare Guxio e cadere a terra.

Guisgard 23-02-2011 03.33.35

Le intense e sentite parole di Talia, per un momento, sembrarono quasi scuotere la gente di Cartignone.
Ma durò solo un attimo.
Poi l’audace azione di Morven.
La cappella, l’intero palazzo e forse tutta Cartignone pullulavano di soldati convertiti al folle ed innaturale credo di Guxio.
E proprio uno di questi, scivolando silenzioso da qualche passaggio nella navata, aveva colpito alle spalle Morven, trafiggendolo con un pugnale.
Una risata, colma di delirante sicurezza, si diffuse nel sacro edificio.
“Che stolto!” Esclamò Guxio guardando il giovane a terra quasi privo di sensi. “Volevi uccidermi con la tua spada? Nessuno può sconfiggermi! Nessuno!”
“Maledetti assassini!” Gridò Guisgard guardando Morven a terra ferito forse mortalmente.
“Zitto, cane!” Colpendolo uno dei soldati che lo teneva fermo. “Tanto presto toccherà anche a te!”
“Lo finisco, maestro?” Chiese il soldato che aveva colpito il giovane a tradimento.
“No, morirà tra breve dissanguato… io non sbaglio mai, mia cara…” mormorò poi fissando Talia “… si, ucciderò anche loro due…” indicando Guisgard e Frigoros “… li ucciderò perché tutti dovranno sapere che il terrore è la più forte delle sicurezze! E' col terrore comincerà il mio regno! Ma tu vivrai… oh si… vivrai… e sai perché?” Chiese avvicinandosi a lei. “Perché tu sarai il monito più bello per il mio potere… la gente di questa città ti ama ed io celerò il mio potere dietro il tuo volto… ed ogni volta che non esaudirai un mio desiderio… qualsiasi esso sia… io farò uccidere qualcuno del popolo… rassegnati… io sarò il signore di tutta Cartignone… e tu, come tutto questo regno, mi appartieni…”
E di nuovo si abbandonò a quella risata.
“Tuo padre?” Chiese con ancora sul volto la sua diabolica risata. “I morti seppelliscano i loro morti… disse Qualcuno molto caro a questo luogo… tuo padre è passato… come tutto ciò che ha regnato a Cartignone fino ad oggi… io sono il presente ed il futuro di tutti voi!”
“Quel cavaliere sta per lasciare questo mondo, ma non sarò ingiusto con te…” aggiunse.
“Falla finita con questa farsa, maledetto!” Gridò Guisgard. “Se devi uccidermi allora fallo subito!”
“Zitto, verme!” Lo colpì uno dei soldati.
“Marco Aurelio” riprese a dire Guxio a Talia “diceva che è la Misericordia la vera virtù di un imperatore… ed io sarò misericordioso… ti darò la possibilità di salutarlo un’ultima volta… approfittane…”

Guisgard 23-02-2011 05.02.16

Le sue parole…
Il caldo tocco delle sue mani…
“Quanto tempo perduto, amore mio…
Avrei voluto portarti con me nelle mie terre…
Mostrarti un regno che forse ti sta aspettando da sempre…
Un posto che ti conosce come nessun altro…
C’è una dolce collina, che sembra appena adagiarsi sulla verdeggiante campagna…
Sulla cima, formata da un’irregolare spiazzo, si trova un vecchio castello…
Ci andavo sempre da piccolo a raccontare i miei sogni al vento, alle alte e dense nuvole che navigavano verso oriente ed alle cime degli alberi che, chinate da quello stesso vento, sembravano salutarmi come se di quel mondo io ne fossi il re…
E in quei sogni sussurrati già parlavo di te, pur non conoscendo la bellezza del tuo volto, il dolce suono delle tue parole ed il calore del contatto della tua mano…
Ti conosco da sempre…
E con me ti conosce quel mondo, che ha accolto i mie sogni…
Perché tu, fra tutti quelli, sei il mio sogno più bello…”

Poi quel calore svanì.
La sua mano non era più lì ad accarezzarlo.
Guxio tirò a se Talia e la sua malvagia risata riempì in un attimo il grande vuoto che Guisgard avvertì per quel distacco.
Poi i colpi dei soldati, il sangue di Morven, la paura ed il silenzio della gente, la resa negli occhi di Frigoros.
Tutto ciò destò il cavaliere dai suoi pensieri.
Lo sguardo di Guxio era su di lui e l’eco dei suoi deliri avvolgevano quel cavaliere come neanche la morsa dei soldati riusciva a fare.
Ed attendendo la morte, Guisgard rispose con la fierezza del suo sguardo a quello dell’eretico.
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Lady Gaynor 23-02-2011 09.47.51

Quando Gaynor entrò nella chiesa, con lo sguardo cercò Guisgard. Lo trovò, circondato dai nemici ed impossibilitato a reagire. Il cuore le si strinse per la pena. Poi guardò Lady Talia, la donna per la cui salvezza lei era partita per quell'impresa. Era bella, così bella che al confronto anche la luna avrebbe dovuto indossare un velo di vergogna. Osservandola comprese come mai Guisgard se ne fosse innamorato al punto di rischiare tutto per lei, e il cuore le si strinse ancora di più.
Poi, non ci fu più tempo per questi pensieri. Gaynor stava seguendo le azioni di Morven, lo vide puntare la spada alla gola di Guxio e subito dopo accasciarsi al suolo, colpito alle spalle da uno degli eretici.
Avrebbe voluto urlare, ma il gridò le morì in gola. Morven, il dolce cavaliere dal viso d'angelo e dal cuore puro, era stato trafitto a tradimento, alle spalle... l'esitazione nell'affondare direttamente Samsagra nella gola di quel folle gli era costata cara. Lo sgomento lasciò il posto alla rabbia, Gaynor sentiva l'ira montarle dentro con una veemenza inaudita. Agire, ecco cosa doveva fare. Agire.
Si girò verso il giullare e gli disse: "Iodix, corri fuori dalle mura e avverti il capitano Belven. Fai più in fretta che puoi, vola!"
Poi si avvicinò ad una delle guardie che seguivano la scena con attenzione, pronte a scattare ad un cenno di Guxio. Scelse un ragazzo giovane che era abbastanza isolata dai compagni, gli si fece vicino con uno sguardo spaventato e gli chiese a pretesto: "Cavaliere, ma cosa succede in questa chiesa?" Allo sguardo sorpreso della guardia, Gaynor rispose con una potente ginocchiata all'inguine, seguita da un calcio ben assestato sui denti, così forte da farle dolere il piede. Come un fulmine sfilò il pugnale della guardia dal suo fodero e corse verso il centro della chiesa, facendosi largo fra la folla che gremiva la cappella. Salì in piedi su una panca e guardò davanti a sè, dove c'era Guxio che stava dicendo a Lady Talia:"...ti darò la possibilità di salutarlo un’ultima volta… approfittane…”
Fu Gaynor invece ad approfittare di quel momento in cui Guxio aveva la guardia abbassata, certo della sua vittoria, per tentare il tutto per tutto.

"Papà, sono costernata nel dovertelo dire, ma hai appena perso la scommessa!" esclamò Gaynor ridendo.
"Che mi venga un colpo! Hai davvero centrato il bersaglio a 50 passi... non credo ai miei occhi!" rispose suo padre, con gli occhi che gli brillavano d'orgoglio.
"Credici pure, perchè io al tempo stesso credo fermamente che entro la fine della settimana prossima avrò il più bell'abito che si sia mai visto a palazzo. Un centro a 50 passi, un abito nuovo per la festa di zia Claire..."


Questo ricordo bruciò nella mente di Gaynor e le diede coraggio, l'ultima spinta che le serviva per tentare di uccidere un uomo a sangue freddo. Prese la mira e, con tutta la forza e la concentrazione di cui era capace, lanciò il pugnale che si conficcò lì dove lei aveva mirato... nel torace di Guxio...

Talia 23-02-2011 10.58.41

La rapida azione di quel giovane sbucato da dietro l’altare mi sorprese... e mi occorse un momento in più per riconoscere nel suo volto quello di Morven. Era molto diverso da come lo ricordavo quando lo avevo incontrato alla corte di Cartignone: non aveva più la sua armatura, la sue armi e aveva tagliato i capelli... per un istante fui sollevata nel vederlo, poi notai il soldato che silenziosamente gli si stava avvicinando alle spalle...
“Atten...” feci appena in tempo a gridare, ma già quel soldato lo aveva vigliaccamente colpito alla schiena e lui era scivolato a terra.
Trattenni il fiato e, mentre la delirante risata di Guxio riempiva l’aria, io mi precipitai verso di lui.
Aveva ancora il coltello piantato nella schiena, inarcata e rigida... lo afferrai, dunque, e con un gesto secco lo sfilai. Un copioso fiotto di sangue sgorgò dalla ferita, così infilai la mano nella manica del mio abito e ne estrassi un fazzoletto che usai per tamponarla... sarebbe stata ben poca cosa e non sarebbe servito a niente se non fosse stato curato al più presto, però era tutto quello che potevo fare in quel momento.
“Coraggio, Morven!” gli dissi, tentando di infondere fiducia nella voce “Resistete! Resistete, per l’amor del Cielo!”
Già, resistere... mi dissi. Resistere, ma in attesa di che cosa?
E tuttavia scacciai quell’idea... Se davvero dovevamo soccombere, non lo avremmo fatto in silenzio.
Mi sollevai di nuovo in piedi e tornai a guardare Guxio...
“Assassino!” sentenziai, andandogli incontro piena di ira repressa “Assassino, folle, sanguinario, criminale senza Dio...”
Ma lui interruppe la fila di quegli improperi con la sua voce pacata e quell’odioso ghigno di vittoria che portava come stampato sul volto. E continuò a parlarmi così, come chi è certo che non esista niente al mondo che potrebbe sconfiggerlo o anche soltanto colpirlo...
Io lo osservavo in silenzio e intanto il mio cervello lavorava frenetico in cerca di un punto debole, di un pur minimo appiglio... Ma non ne vedevo. Non ne vedevo più!

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 26650)
“Quel cavaliere sta per lasciare questo mondo, ma non sarò ingiusto con te…” aggiunse.
“Falla finita con questa farsa, maledetto!” Gridò Guisgard. “Se devi uccidermi allora fallo subito!”
“Zitto, verme!” Lo colpì uno dei soldati.
“Marco Aurelio” riprese a dire Guxio a Talia “diceva che è la Misericordia la vera virtù di un imperatore… ed io sarò misericordioso… ti darò la possibilità di salutarlo un’ultima volta… approfittane…”

Lo osservai per un istante...
“Tu non sei Marco Aurelio!” dissi “Sei solo un usurpatore! E ti assicuro che niente mi rivolta di più che prestarmi ai tuoi sporchi giochetti...”
Ma i miei occhi corsero a Guisgard... lo osservai un attimo...
“Tu ti fai forte delle debolezze altrui e dei loro sentimenti...” soggiunsi, tornando a guardare Guxio “Cosa diceva Marco Aurelio riguardo a questo?”
Gli voltai dunque le spalle e mi avvicinai a Guisgard... e facendolo i miei occhi notarono i volti dei due soldati che lo tenevano fermo a terra... erano soldati di Cartignone, erano uomini che conoscevo...
“E voi...” dissi, soffermandomi un istante a guardarli “Voi siete peggiori di lui perché avete fatto vostro il delirio di un altro! Voi, che avevate il compito e il privilegio di difendere la vostra città e la vostra gente, vi siete lasciati corrompere per profitto, per potere o solo per paura... ma verrà anche per voi il giorno del giudizio!”
Li osservai ancora per un istante, poi mi avvicinai a Guisgard e mi inginocchiai perché il mio volto fosse di fronte al suo...
“Mi dispiace...” mormorai, abbassando appena gli occhi sul pavimento per poi rialzarli su di lui “Avevi ragione tu quel giorno nel bosco... e io avrei dovuto darti retta fin dall’inizio! Se solo lo avessi fatto, tu forse non saresti qui ora! ...Perdonami!”
Di tutte le cose che avrei voluto dire, non sapevo perché proprio quella mi era salita alle labbra...
E poi, lentamente, mi accostai e lo abbracciai forte, girandogli entrambe le braccia intorno al collo... per un attimo rimasi lì, con gli occhi chiusi e l’anima sottosopra, incurante di ciò che ci circondava... poi mi riscossi e, prima che fosse tardi...
“Ho preso il pugnale di Morven...” sussurrai pianissimo al suo orecchio “E’ dentro la mia manica! Dimmi cosa devo fare!”
E fu in quell’attimo che lo udii...
Un sibilo appena percepibile fendette l’aria. Spostai le mani sulle spalle di Guisgard e mi voltai di scatto... in tempo per vedere un coltello, proveniente da qualche parte al centro della navata principale, volare precisamente in direzione di Guxio.

Guisgard 24-02-2011 02.03.35

In quel momento un grido si levò dalla gente accalcata in fondo alla navata.
Il pugnale di Gaynor sibilò fino quasi a raggiungere Guxio.
E l’avrebbe colpito, probabilmente spaccandogli il petto, se il soldato che gli era accanto non avesse fatto scudo col proprio corpo.
“Attento, maestro!” Urlò lanciandosi davanti al suo signore.
Un attimo dopo cadde al suolo, col pugnale di Gaynor conficcato nel petto.
Subito alcuni soldati raggiunsero Gaynor e la bloccarono.
Uno arrivò anche a colpirla.
“Maledetti cani!” Urlò esasperato Guxio. “Volete dunque fare di me un martire! E proprio in questo luogo! Che fato beffardo sarebbe!”
Fissò Gaynor ed ordinò alle guardie che la tenevano ferma:
“Quella donna brucerà su un pubblico rogo! Morirà nello stesso modo in cui la sua Chiesa ha ucciso centinaia di donne!”
Poi si voltò verso Talia:
“Ora basta! La mia pazienza ha un limite! Ti ho concesso di salutare quell’inetto per l’ultima volta! Ora può morire!”
E prese la ragazza per un braccio, tirandola a se con forza.
"E dopo di lui anche il vecchio principe farà la medesima fine!" Aggiunse. "E poi sarà il turno di quella povera pazza!" Fissando Gaynor.
E ancora una volta si abbandonò a quella sua delirante risata che si diffondeva, come un eco di morte, tra le statue ed i mosaici di quel santo luogo, mentre Gaynor, bellissima come appare l'ultima stella del cielo prima dell'albeggiare, lo fissava circondata dai soldati armati.
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