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Entrammo nella torre, e scoprimmo che erano arrivati degli uomini del duca.
"Accidenti.. Che saranno venuti a fare? Sì, magari i tributi... ma.. considerando che non Caminati non è in buoni rapporti con Dominus, potrebbe essere altro, non credi?" mormorai "In ogni caso, non farti vedere..". Lo seguii e mi portò nelle cucine, riuscendo a rubare dei camici per nasconderci. Indossai il mio in fretta. "Beh, piuttosto che niente..." sorrisi appena "Anche se quelli del castello ci riconosceranno, non credi? Metti che incontriamo Nora vestiti così, non si insospettirà?". |
“Abbasseremo questi cappelli fin sopra gli occhi...” disse Guisgard a Clio “... e comunque proveremo a camuffarci con gli altri servitori... con un po' di fortuna passeremo inosservati...” e fece cenno alla ragazza di seguirlo, tornando così nelle cucine.
“Ehi, voi due!” Li chiamò all'improvviso uno dei cuochi. “Cosa fate con le mani in mano? Presto, aiutate quei due con quei vassoi.” Indicando altri due servitori. Così Capitan Falco e la sua guardia del corpo presero un grosso vassoio a testa, con sopra fagiani e verdure, abbelliti da piume e fiori, per poi affiancare gli altri due servitori e raggiungere con loro la sala dove si trovavano gli ospiti della torre. Ed entrando, coperti dai vassoi, Guisgard e Clio videro gli uomini di Dominus che attendevano di vedere Ciminieri. “Hihihihi... adoro il fagiano...” disse Burmid “... e devo dire che ho anche un certo appetito...” accarezzando la sua gabbianella blu. E con il mercenario vi erano altri uomini, tra cui un volto che Clio riconobbe subito: Samoa. |
Raccolsi i capelli in modo che non si vedessero e annuii.
Lo stratagemma funzionò, perché ci diedero delle pietanze da portare in tavola. Prendemmo i vassoi e raggiungemmo la sala. Una risata fastidiosa ci accolse, non sembravano esattori del fisco. Poi trasalii, pur restando impassibile alla vista. Tu.. Maledetto figlio di un cane... ti giuro che pagherai caro il tuo tradimento... Mi si strinse il cuore al pensiero della stiva dell'Hydra ricolma di morte, la spiaggia, il borgo. Maledetto... Dovevo dirlo a Guisgard, lui non poteva sapere chi fosse. No, decisamente non erano esattori. Cosa ci facevano lì? |
Appena Guisgard entrò nella sala udì subito la stridente risata di Burmid ed alzando lo sguardo sul mercenario vide la gabbianella Matiz fra le sue braccia.
Ma anche lei si accorse all'istante della presenza del presunto duca. Ma senza tradirsi, questi si avvicinò alla tavola e vi posò sopra il vassoio, per poi allontanarsi con gli altri servitori, attendendo sulla porta nuovi ordini. Nella sala infatti, oltre ai mercenari di Picche, c'era anche Nora. E fortunatamente la donna non riconobbe né Guisgard, nè Clio. “Si fa attendere il barone...” disse Burmid alla donna. “Tra poco ci raggiungerà.” Fissandolo Nora. “Nel frattempo posso sapere il motivo della vostra visita?” “Hihihihihihihi...” accarezzando la sua gabbianella Burmid “... voi chi siete, madama? Una concubina del barone?” “Sono la moglie di suo fratello.” Sdegnata Nora. “Hihihihihihihihi... capisco...” divertito il mercenario “... comunque, se proprio vi interessa, siamo qui per dare la caccia a dei fuggiaschi e traditori... hihihihihihihi...” “Fuggiaschi e traditori?” Ripetè la donna. “Proprio così...” annuì Burmid “... e molto pericolosi... hihihihihihihihihi...” In quel momento nella sala entrò Rosanne, vestita, come sempre, in modo provocante. |
Fortunatamente Nora non ci riconobbe.
Vidi la gabbianella blu con quell'uomo fastidioso. E dalle sue parole compresi. Erano lì per noi. Dovevamo trovare Cid e andarcene velocemente. Seguii Guisgard e gli altri servi sulla porta, sempre attenta a non farci riconoscere. Ora era arrivata anche Rossane. |
Il barone era pieno di bramosia e mi strappò parte della veste e i lacci ma suo fratello venne a chiamarlo...uomini del Duca..come era possibile.
Forse avevano deciso di farsi avanti..quell' uomo era una furia e non voleva collaborare, aveva solo pensato a saltarmi addosso. "Bene" sorrisi "finiremo dopo..ma dovete tenermi con voi..sono gelosa di Rosanne..fidatevi e poi che vorranno quegli uomini da voi..vado in camera a cambiarmi..così sono inpresentabile davanti a loro..voi aspettatemi fuori dalla stanza mia". Uscii e finsi indifferenza verso Ghuan e andai nella mia stanza, mi misi un bel vestito sontuoso, magari potevo avvelenarlo in quel momento o saperne di più e comunque avrei incontrato gli altri. Così uscii dalla stanza ed ovviamente avevo il fiore avvelenato con me. |
Marangel era una donna veramente innamorata, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di stare accanto al suo giovane uomo......" Si per me va bene..che ci sia lei a farmi compagnia, questa storia sta correndo troppo in fretta......e se dovesse andare male...ci sara' una spalla a mica su cui poter piangere..."....vidi nonno e nipote guardarsi negli occhi...come solo due persone che si volevano bene potevano fare.......e compresi che Marangel aveva il suo permesso....." Grazie nonno...vi devo piu' di un favore...."...rimasi con lui in attesa di poter riprendere il cammino...sperando che Nettuno mi ricordasse ancora.....
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Annuii alle pacate parole del vecchio, pensando che davvero, il Re dei re tiene a cuore gli umili, coloro che rispondono con la cortesia alla baldanza, e non perdono il sorriso; e devo ammettere che anch'io, da cavaliere e da uomo, provai simpatia per quell'uomo, che tanto mi ricordava gli insegnamenti del Maestro.
Accennai un mezzo sorriso, poi posai lo sguardo sul giovane che era appena giunto; -Non temere, ragazzo, parla pure a cuor leggero, ma fallo senza indugio, perché quanto affermerai ha la sua importanza. Le navi che sono da poco passate, che insegna battevano?- |
Il nuovo arrivato annuì a quelle parole di Galgan.
“Le due navi” disse poi “erano dirette ad un piccolo porto non distante da qui. Una batteva la bandiera ducale, mentre l'altra mostrava una strana insegna raffigurante l'asso di Picche. “Potresti condurci a quel porto?” Chiese Tharos. “Certo, signori.” Rispose il giovane. “Allora direi di partire subito.” Fece Montel. “Siete d'accordo, signore?” Voltandosi poi verso Galgan. |
Guisgard, Clio e gli altri due servi si fermarono sulla porta, restando all'interno della sala, in attesa di nuovi ordini.
Ad un tratto arrivò Ciminieri. “Benvenuti, signori.” Disse il barone. “Grazie, barone.” Annuì Burmid, sempre con la sua gabbianella fra le braccia. “A cosa devo quest'onore?” Chiese Ciminieri. “Non è forse solito che il signore mandi a trovare i suoi sottoposti?” Fissandolo Burmid. “I suoi vassalli.” Precisò il barone. “Per me è uguale... hihihihihi...” divertito il mercenario. “Ebbene, in cosa posso servire Sua Signoria?” Sedendosi Ciminieri. “Uccidendo i suoi nemici... hihihihihihi...” “In che modo?” “Oh, è molto semplice...” “Semplice?” Ripetè il barone. “Già...” annuì Burmid “... visto che, come sembra, sono diretti qui... o almeno attraverseranno queste terre...” In quel momento Matiz volò via, fino alla finestra aperta. “Matiz!” Chiamò Burmid. “Vieni qui! Cosa ti prende?” “Attenzione...” mormorò Ciminieri “... qui intorno vi sono molti bracconieri.” “Matiz, qui!” Ancora il mercenario alla sua gabbianella. Guisgard allora si avviò verso la finestra. “Cosa fai, servo?” Alzandosi di scatto Burmid. “Cercavo di riprenderla...” rispose il falso servitore, camuffando la voce. “Nessuno può toccarla oltre me!” Esclamò il mercenario. |
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