Osservai il bel gusto nell' arredo, non che il mio palazzo fosse da meno.
Ma ad incuriosirmi fu in particolare modo quello scrigno, mi avvicinai e provai ad aprirlo...sperando non ci fossero pessime sorprese anche se la mia attenzione ricadeva pure sul quadro della donna.

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Lennox annuì e pregò Gwen di seguirlo.
Prese una vecchia lampada ad olio e la accese.
I 2 scesero allora fno alle cantine, attraverso una vecchia scala di pietra consumate ed ammuffite.
"Perdoni, dottoressa, se la precedo..." disse lui "... ma le cantine sono rovinate e senza conoscere ll tragitto potrebbe cadere..."
Si sentivano i topi rosicchiare e squittire nel buio che circondava quel luogo, mentre il vento che soffiva tra le crepe delle murature pareva emettere gemiti e lamenti.
"Io stesso ci sono stato una sola volta qui sotto, dottoressa..." mormorò il principe.
Quando infine arrivarono nelle cantine, la fioca luce della lampada gettò un lieve fascio di chiarore davanti a loro e Gwen vide illuminarsi i tratti di una strana statua.
https://mole24.it/wp-content/uploads...lucifero-4.jpg

Altea cercò di aprire il lucchetto d'oro dello scrigno, ma era chiuso a chiave.
Poi notò un nome sotto il ritratto:

"La dama pallida d'Agosto"

Lo seguii, mentre lui faceva luce con una lampada ad olio.
Era davvero anacronistico analizzare degli androidi nel castello di un principe che faceva il baciamano ed usava lampade ad olio, sembrava di essere un due romanzi fusi insieme.
"Sì immagino che sia un ambiente un po' abbandonato a se stessi" commentai, seguendolo con passo cauto.
Lo squittio dei topi mi metteva in agitazione, ma proseguii.
Una volta che fummo di sotto, vidi illuminarsi una statua dagli strani tratti.
"È questa la statua di Lilith?" Dissi curiosa, sentendo come quel nome uscisse fuori di continuo, ultimamente.

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Dopo qualche secondo, Save venne ad aprirmi la porta.
“Buonasera.” salutai con un sorriso ammaliante, per poi farmi condurre dentro casa.
“Capisco il tuo dubbio e, in genere, non è raro che io sia costretta a disdire i miei impegni.” risposi sincera, gli occhi ad esaminare l’ampio soggiorno circondato da finestre che davano sul mare. Uno spettacolo incantevole “Considerati fortunato, se vuoi.” aggiunsi per poi posare la borsa sul divano.
“Dammi un drink non troppo forte.” risposi con tono autoritario “Abbiamo tutta la serata, davanti.”


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"Agli ordini." Disse scherzoso Save, per poi preparare il drink per Queennie. "Allora, a cosa brndiamo, capo?" Porgendoglielo. "Non so... siamo a 2 passi dalmare... in piena Estate... solo noi 2..." sorridendole e guardandola negli occhi.







"Non saprei..." disse Lennox a Gwen, illuminando la satua con la luce della sua lampada.
Posò allora la lampada su un barile che marciva per l'umidità e cominciò a spostare le dense ragnatele ammassate ai piedi della statua.
Poi riprese la lampada e fece luce sul basamento, leggendo così il nome incisa sulla pietra:

"Sua maestà Lucifero"

Non era molto informato, il ché era un male, dal momento che ero molto molto curiosa.
Tolse le ragnatele che si ammassavano, particolare che mi fece davvero rabbrividire, poi con la lampada illuminò un basamento.
Su di esso, c'era una frase che mi lasciò perplessa.
"Audace, chiunque abbia scritto una cosa simile" commentai, sarcastica.

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"Quante ragnatele..." disse Lennox fissando la statua "... perchè dice che è audace l'autore di questa statua, dottoressa?" Rivolto a Gwen.

"Mi riferivo alla frase incisa, signor Lennox" indicandola "Di sicuro ce ne vuole, di audacia, per affermare una cosa così, specie considerando in che città ci troviamo" con tono sornione.

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Lennox guardò Gwen e poi di nuvo la statua.
"In effetti" disse "le fattezze di questa statua e come dicelei il suo nome, non sembrano rifarsi all'immagine tradizionale di Lucifero. Non quella imposta dalla cultura Giudaico-Cristana-Islamica."

"Lo so, infatti non comprendo bene, ma è solo che negli ultimi giorni il nome di Lilith e presunte messe nere in città stanno venendo fuori come funghi" con un leggero risolino.
"Davvero una coincidenza curiosa."

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"Bisognerebbe sapere a chi è appartenuto questo castello." Disse Lennox. "Però come detto l'immagine di questa statua non è quella che comunemente la gente si immagina di vedere." Osservandola bene alla luce della lampada.

Non si apriva quello scrigno, forse solo Lennox sapeva dove fosse la chiave ma mi colpì la frase sul ritratto..chi poteva mai essere la dama pallida d' Agosto.
Posai lo scrigno e mi avvicinai al ritratto osservandolo in ogni dettaglio, chi mai era quella donna.

"Già, sarebbe interessante" commentai, mente lui osservava la statua da vicino.
"Lei come è approdato in questo castello? So che era abbandonato da tanto tempo" gli chiesi poi, incuriosita.
"Peraltro, a sentire il suo accento sembra che lei venga da lontano" con un sorriso divertito.

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Altea si avvicinò al ritratto, guardandolo meglio.
Una bellissima donna era ritratta, dalla pelle chiara come la Luna, gli occhi chiari e l'espressione vaga, mentre fissava un punto imprecisato oltre lo spazio visivo del quadro.
Ad un tratto Altea notò un anello al dito della donna.
Era il simbolo dei De Bastian.

Scrutai attentamente il nuovo venuto.
Accidenti, era da moltissimo tempo che non vedevo un uomo così affascinate, tantomeno he che non lo vedevo nel mio giardino.
Lì per lì mi dispiacque che mi vedesse nella forma di Regna, ma poi mi ricordai che la superficialità della maggior parte degli uomini arrivava a dire che era sicuramente meglio lei di me.
Quindi, forse, mi stavo facendo un favore.
Avevo smesso da tempo di provare a piacere per me stessa.
O di provare a piacere in generale, a chicchefosse.
Ma quell'uomo mi incurosiva, decisamente.
I suoi modi, il suo portamento, persino la sua voce.
Mi resi conto dopo qualche secondo che mi aveva fatto una domanda.
Ma io mi ero un attimo persa a guardare quanto fossero azzurri quegli occhi.
"Ooooohh.. ma siete a casa mia, mi sembra ovvio!!" risi, divertita, con la solita risata stridula di Regna.

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La guardavo con una certa inquietudine, la pelle era diafana come la mia, i capelli chiari....ma forse mi stavo impressionando.
Ma quando vidi l' anello dipinto sgranai gli occhi...il Giglio e la Spada..il simbolo del mio Casato..e il grifone alato al lato destro. Volevo urlare, stavo sognando nuovamente? Ero io quella donna oppure una mia antenata.
Aprii la porta e chiamai la zingara "Devo parlare con Lord Lennox" col poco fiato mi rimaneva in gola.

"L'ho affittato come alloggio, dottoressa." Disse Lennox a Gwen. "Si." Annuì. "In effetti vengo da lontano. Da un piccolo paesino nei Carpazi. Ma devo dire che la vostra tecnologica civiltà mi affascina non poco." Sorridendo con il suo accento slavo.




L'uomo guardò Regna e le sorrise, per poi mostrare un galante inchino e baciarle la mano.
"E non immagino un posto più opportuno per naufragare negli oceani del tempo, madame." Disse dopo averle sfiorato la mano con le labbra.




Altea chiamò la vecchia zingara che arrivò praticamente subito.
"Credo sia nelle cantine, madama." Disse ad Alta con la sua voce gracchiante.

"Capisco" annuii.
Poi, sorrisi.
"Siamo a sua disposizione per tutte le sue curiosità, se vorrà chiedere" sorridendo con tono professionale.
"Sono qui apposta, del resto."

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"Potreste accompagnarmi?" alla donna "Non so nulla di questo Palazzo, ed è pure ... inquietante" prendendole le mani ma le mie erano tremanti.
"Ah, non mi avete detto il vostro nome" alla donna mentre la seguivo.

Sì, quell'uomo era sempre più strano e sempre più affascinante.
Il modo in cui mi guardava, il modo in cui mi parlava.
C'era qualcosa di familiare e al tempo stesso di incredibilmente esotico e lontano in lui.
La cosa mi piaceva.
Forse avevo vissuto così tanto tempo rinchiusa che non riuscivo più nemmeno a fare una conversazione da non so quanto tempo, a parte i domestici e quello strano ragazzino.
Ma quest'uomo era diverso, mi incuriosiva, così come mi incuriosivano le sue parole.
"Perché, da dove venite? Da un altro tempo?" ridendo con la risata stridula.
E maledicendomi ancora di più per non poter essere me stessa.
"Guardate che se siete un ladro me lo dovete dire!!" con la solita sagacia tonta di Regna.

"Oh, il mio nome..." disse ridacchiando la zingara ad Altea "... mi chiamo Maleva, madama." Fissandola. "Venga, la porto dal principe."
Nel frattempo, nelle cantine, Lennox era con Gwen.
"Lei è molto gentile, dottoressa." Sorridendo. "Lo farò senz'altro. Ma ora non vorrei farle perdere altro tempo. Venga..." e la portò in un antro di quel luogo, scavato nella roccia, dove erano ammassati molti resti di vecchi androidi.
In quel momento arrivarono Altea e Maleva.

Lennox si trovava ancora con quella scienziata e vidi le mostrava un ammasso di resti di androidi.
"Grazie Maleva, ora può andare" leggermente più tranquilla per la presenza di Lennox.
Mi avvicinai a lui e lo presi saldamente per il braccio, una stretta forte ma il cuore batteva forte, immaginavo di essere ancora più pallida di prima ma non volevo disturbare, per ora mi bastava il suo contatto ma volevo gettare tutta la mia apprensione raccontandogli del dipinto.

"Si figuri. Se chiederà al centro, in futuro, potrà trovarmi senz'altro" con tono disponibile.
Mentre mi indicava il punto in cui erano ammassati gli androidi, tornarono le donne di poco prima.
Mi chiesi che problemi avessero, ma comunque iniziai a lavorare e studiare quegli androidi, cercando di capire cosa poterci ricavare.

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"L'unica cosa che vorrei rubare è il suo cuore, milady." Disse lui baciando ancora la mano di Regna. "Da dove vengo? Ma l'ha appna detto, madama... dal tempo. L'ha capito subito." Sorridendole e facendole l'occhiolino.




Altea arrivò a prese il braccio di Lennox, stringendosi a lui.
"Madama..." disse lui fissandola "... ha gradito la sua camera? Trova ospitale il castello?"
Intanto Gwen guardava i resti degli androidi.
E incredula si accorse che alcuni resti erano di Jon.

Stavo ancora osservando i robot, quando con mio sommo stupore, mi accorsi che uno di loro era Jon.
Lo guardai con stupore per alcuni istanti, poi lo fotografai per avere una prova certa, non si poteva mai sapere.
Guardai Lennox.
"Mi scusi, è certo che tutti questi androidi fossero già qui, quando è arrivato?" chiesi incredula.

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Senti ciccio, va bene che Regna è scema, ma tu mi sembra che te ne stai un po' approfittando eh.
Sarai affascinante, con modi che non vedevo da tempo o forse non ho manco mai visto, ma qui c'è puzza di inganno da mezzo miglio.
Dal tempo... certo, come no.
"oooohh... che bello, vieni vieni, facciamo colazione!" ordinai.
"E dimmi, da che epoca vieni?"
Come se fosse la cosa più normale del mondo viaggiare nel tempo.
Vediamo quante fregnacce si sarebbe inventato.

Accettai il bicchiere, un sorriso malizioso sul volto.
“Non so, potremmo brindare ai nostri rispettivi successi.” proposi consapevole che i miei veri traguardi, sarebbero stati tagliati nel tempo.
“Ma se vuoi…” mi avvicinai di qualche passo, il tono di voce fattosi più basso “Possiamo brindare anche ad altro.”


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I miei verdi occhi fissavano i suoi azzurri.."Il castello è bellissimo ma in camera mia..vi è un quadro che rappresenta una donna..sotto vi è scritto "la dama pallida di Agosto". Rimasi un attimo in silenzio e dissi tutto si un fiato "Al dito porta l'anello con lo stemma del mio Casato" e nel dirlo mostrai proprio lo stesso anello che pure io indossavo.

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Lennox guardò Gwen negli occhi, al chiarore tremolante della lampada.
"Certo." Disse annuendo. "Ero sceso qui sotto per capire e occorressero lavori di ristrutturazione e ho trovato tuttiquesti pezzidi androidi, dottoressa."
Poi Altea interruppe il discorso sugli androidi e parlò del ritratto in camera sua.
"Le piace?" Guardandola con un vago sorriso. "L'ho scelto perchè immaginavo incontrasse il suo gusto, milady."




"Grazie, milady." Disse l'uomo a Regna con i suoi modi d'altri tempi. "Il suo invito è più di quanto sperassi." E tirò fuori da un taschino una strana bussola d'oro, che cominciò a regolare, mentre lui prese a seuire la bella e svampita padrona di casa.




Save sorrise malizioso a quelle parole di Queennie.
"Oh, beh..." disse come chi già non stava più nei panni "... in effetti avrei un certo brindisi da proporre, capo..."
In quel momento si sentì arrivare da fuori un'auto di grossa cilindrata, che si fermò proprio davanti alla villa di Save.

Non mi soffermai su quello che disse la donna, piuttosto sulla risposta di Lennox.
"Vede, è strano. Questo androide" indicai Jon "L'abbiamo smembrato e dismesso pochi giorni fa, era nostro, ma non capisco come sia arrivato qua..."
Ripensai a tutte le telefonate assurde, ma era meglio tenerlo per me.

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Alle sue frasi rimasi senza parole "Oh, che stupida...ho pensato fosse qualcosa di strano quasi magico...invece lo avete commissionato voi. Devo dire mi assomiglia molto ma mi avete spaventato, però poi mi mostrerà il contenuto dello scrigno" lievemente sollevata.

"Magari è proprio magico, avendolo scelto per lei, madama..." disse Lennox guardando Altea negli occhi.
Poi si voltò verso Gwen che fissava i pezzi degli androidi ammassati in quell'angolo della cantina.
"Davvero?" Guardandola. "Allora immagio che qualcuno abbia recuparato i pezzi e li abbia venduti al mercato nero dei robot. Conosco un amico che frequenta quel luogo. Probabilmente il vecchio proprietario di questo castello li abbia poi acquistati, dottoressa. Crede sia un'ipotsi plaubile?"

Ascoltai la sua spiegazione, ma non mi convinceva.
"Non so... Insomma, i nostri robot sono molto sofisticati ed altra gente non può farci molto, nemmeno con pezzi così..." pensai.
"Ma comunque, vedrò di informare il centro di ciò."

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Rimasi in silenzio e ricordai le frasi del biglietto dello sconosciuto:

"Milady Altea, ben conosco la generosità sua e di suo marito nell'ospitare comuni amici in fuga da Uaaropolis. Anche io sono impegnato in questa nobile missione e sono un caro amico del marchese Du Thazz. Egli ora è fuori città per affari e parlarne con suo marito al circolo nobiliare sarebbe troppo pericoloso. Infatti pare giungerà ad Afragolopolis un uomo inviato dal governo di Uaarania, molto scaltro, intelligente e fanatico. Un vero nemico, pericoloso come pochi altri. Egli al suo servizio avrà molte spie ed il suo compito è arrestare il gentiluomo dei balcani che lei ospita in casa.
Ho preferito scrivere un biglietto per avvertire lei e suo marito, in modo che dopo averlo ltto lei possa distruggerlo.
Chiamare o trasmettere video sarebbe troppo rischioso.
Si guardi dal Talento."


Ora ricordai benissimo questo Talento era legato ad una setta e spia che lavoravano con degli androidi per uccidere le persone ...ma forse ora non era così, ma me lo aveva detto Lennox.
Comunque per non essere di intralcio me ne tornai nella mia camera, visto che ero arrivata nel castello ed ero sola con lui e poi tutto all' improvviso era cambiato. Se per ora voleva occuparsi di androidi poteva farlo sicuramente senza la sottoscritta.

"Può prendere questi componenti e portarli al suo centro, dottoressa." Disse Lennox a Gwen, con quel suo accento straniero, dell'Est, che rendeva particolare la sua voce. "Immagino li sapranno poi analizzarli. Per quanto mi riguarda non c'è problema. Li cedo tranquillamente, senza naturalmente chiedere alcun compenso."

Annuii, mentre la donna andava via.
"Perfetto, allora vedrò di capire cosa mi diranno gli altri dottori nei laboratori, visto che la situazione si è rivelata ben strana. E grazie anche a lei per averci avvisati, qualcun altro non avrebbe fatto lo stesso" annuii.

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Altea decise di tornare in camera sua e subito la vecchia zingara, dietro ordine di Lennox, andò con lei per non lasciarla sola, essendo il castello molto grande.
"In effetti quel quadro è molto bello." Disse la vecchia ridendo con la sua voce stridula. "Una dama tanto bella, quanto sfortunata..." fissando Altea.

"Non mi è costato nulla, dottoressa." Disse Lennox a Gwen. "Anzi, potrò sfruttare lo spazio della cantina interamente. Venga, risaliamo, così potrà chiamare il centro per mandare un mezzo di recupero per i componenti. Qui sotto dubito i cellulari possano funzionare." Invitandola a seguirlo, visto era tutto buio davanti a loro.

Non mi sfuggì quel manufatto, quella specie di bussola d'oro.
Che fosse davvero una sorta di manufatto che serviva per governare il tempo?
Dopotutto, io grazie a uno specchio magico cambiavo aspetto, chi ero per giudicare che non fosse possibile il viaggio nel tempo.
Se così fosse, però, la cosa mi incuriosiva decisamente.
Ma Regna ovviamente era troppo svampita per accorgersene.
"oh mi dovete raccontare tutto tutto di dove arrivate, da che epoca? Io adoro guardare i film in costume!!" tutta contenta Regna, entrando in casa e invitando l'uomo a sedersi.
"Ma prima mi dovete dire come vi chiamate!" ridacchiai ancora più svampita.