L'uomo seguì Regna e si sedette con lei nel lussuoso salone.
"Il mio nome è Don Threnz, madama." Disse con lieve e galante inchino. "Sono un conte e provengo dal passato, milady. Li è di certo una regina, giusto?" Sorridendole.

"Bene, sono contenta che possiamo tutti guadagnarci" sorridendo.
"Ma certo, il centro sarà disponibile a giungere quanto prima" annuii, per poi seguirlo sopra di nuovo nel castello.

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Maleva mi seguì ed ascoltai cupa le sue parole "Davvero?" per poi voltarmi ad osservarla con volto serio ed imperturbabile "Si, vero, forse sfortunata quanto me...ma il Principe ha detto lo ha commissionato per me, voi che ne sapete invece?" con tono freddo.

"Lei, madama..." disse la vecchia ad Altea "... è dunque sfortunata? Perchè mai? Siete bella e nobile, no?" Arrivando in camera.
Intanto Lennox e Gwen risalirono dalla cantina.
"Bene." Arrivati nella corte del castello. "Mi perdonerà se la lascio sola, ma devo curare alcune cose,così potrà telefonare al suo centro. Sarà nostra ospite stasera a cena qui al castello, dottoressa?" Fissandola.

"OOOHH... siii siiii!" battendo le mani come la cretina che è Regna "Certo che sono una regina, io mi chiamo Regna!" dandomi delle arie.
Tutta contenta.
Dovevo ammettere di essere un po' gelosa di Regna in quel momento, visto il modo in cui quell'uomo affascinante e misterioso la guardava e le parlava.
"Sediamoci sul divano|" ordinai, per poi farlo io per prima, accavallando le gambe in un gesto voluttoso.
"Da quale epoca provieni, Don Threnz? E come mai sei giunto qui?".
Forse due domande troppo intelligenti per Regna ma ero decisamente incuriosita.

Threnz si sedette accanto a Regna e la donna notò come l'uomo le guardò tutte le gambe lunghe e scoperte.
Poi gli occhi azzurri di lui salirono fino a quelli di lei, carichi di passione, desiderio, quasi sfenato, ma ben celato dai tratti belli e puliti del suo viso e da suoi modi cavallereschi.
"Dall'anno 1771, madama." Disse lui, seduto vicinissimo a lei, come se fosse sul punto di saltarle addosso, avvertì Regna. "Sono un conte con la passione per le Arti Meccaniche e ciò mi ha permesso di scoprire i segreti del tempo, signora." E le baciò ancora la mano.

"Non conta essere belle e nobili a volte, si sono sfortunata...ho lasciato tutto per qualcosa che forse non valeva nemmeno la pena farlo" sospirai scuotendo il capo "Mi dica cosa sa del dipinto...perchè quella dama è sfortunata?".

Tornammo su, dove certamente era più rasserenante.
"Sì, chiamerò subito" con tono spiccio, prendendo il telefono.
Mi disse poi se sarei rimasta a cena.
"In realtà avrei già un impegno" dissi "Ho una persona che mi aspetta a casa" ammisi, con un vago sorriso.

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"Allora non insisterò oltre, dottoressa." Disse lennox guardando Gwen con i suoi occhi azzurri e stranieri attraverso le bende. "Tornerò a breve." E andò via.
Intanto Altea era in camera con la zingara.
"Perchè quella dama" questa guardando il ritratto "amava un uomo, che però non ebbe mai il coraggio di seguire, essendo sposata..." con un vago sorriso sul volto rugoso.

Osservai la donna e il ritratto ascoltando ogni minimo dettaglio "E lui?Lui la amava?Glielo ha mai dimostrato? Sapete io non credo nella sfortuna, a volte i nostri comportamenti sono dettati pure da come l' altra parte si comporta. Se quell' uomo che diceva di amarla l' ha fatta sfuggire e non ha saputo tenerla con sè, allora lo sfortunato è lui..." ridendo in tono arguto come ero solita fare, d' altronde era ciò che pensavo.

"Lui l'amava, ma essendo lei sposata non riuscì mai a trovare il coraggio di dichiararsi." Disse la vecchia ad Altea. "A volte gettiamo via la felicità, non trova, madama?"

"A volte si ...povero uomo, ma se ben ricordo il Principe aveva ospitato nel suo castello una donna e non disse mai a lei di amarla e la poveretta si uccise...ma non farò certo la stessa fine, io sono donna di altra tempra e odio le donnette insulse e cretine, anche per finta, non pensa Maleva che noi donne dovremmo avere più orgoglio? Sono strana lo so...ma mi piaccio perchè sono diversa dalle altre" con lo stesso sorriso serafico.

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Sorrisi ed annuii, mentre andava via.
A quel punto, rimasta sola, chiamai il centro per avvisarlo della questione.
Ero ancora dubbiosa circa la presenza di Jon,a aspettavo di confrontarmi con loro per capire a cosa pensare.

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Sospirai nel percepire i pensieri dell'uomo.
Ma non mi stupiva, perché di una cretina come Regna che altri pensieri poteva essere oggetto.
Mi rincuorò soltanto sapere che per lo meno non era me che stava guardando.
Per rimanere nella parte non potevo conversare come avrei voluto, o sarebbe saltata la copertura.
"Oh che bello che bello... e potete andare a spasso nel tempo dove volete??? Mi piacevano così tanto i vestiti che c'erano nel vostro tempo!!" tutta contenta lei.

Gwen provò a telefonare, ma non riuscì a prendere la linea, come se il suo cellulare fosse isolato.
Nel frattempo Altea era in camera con la vecchia.
"Oh, ma si vede che lei è diversa." Disse sorridendo. "Lei è certamente coraggiosa e sa mettere il cuore davanti a tutto."




"Si, madama..." disse il bellissimo Threnz, continuando a baciare piano la mano di Regna "... ovunque, tra passato e futuro... basterà solo ricaricare la mia macchina del Tempo..."

Maledizione, il mio telefono era come isolato, impossibilitato a contattare qualsiasi numero.
Provai allora a spostarmi, per capire se avrei avuto più fortuna.
Non sarebbe stato certamente piacevole il pensiero di rimanere isolata qui.

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Gwen provò a spostarsi, ma ogni angolo di quel castello sembrava isolato qualunque cellula telefonica.

Interessante.... questa cosa potrebbe essere molto utile per scardinare questo mondo di decandenza e oppressione.
Tornare indietro nel tempo e cercare di capire come sia possibile che una tale degenerazione avvenga, una tale perdita di valori.
Un mondo dove sono quelle come Regna a vincere e a essere amate e apprezzate, dove solo la superficialità e la frivolezza viene presa sul serio.
Un mondo che non riconoscerebbe il vero nemmeno se gli si venisse sbandierato addosso.
Dovevo tornare me stessa.
Non mi avrebbe più guardato in quel modo, certo, ma la missione veniva prima di tutto.
Regna era solo un'arma per la missione, dopotutto.
Se non mi serviva più era inutile, come tutto il resto.
"Oh ma che bello che bello!!" battendo le mani.
"Devo subito avvisare mia sorella, è lei che è esperta di Storia, sapete?
Siii... glielo dovete dire voi voi che potete viaggiare nel tempo perché se lo faccio io poi dice che non è vero!!" ride.
Mi alzai, con la mano ancora nella sua, mentre un lungo brivido mi attraversava il corpo.
Indugiai un istante a bearmi di quello sguardo.
Lo so che per le donne vere non c'è uno sguardo così.
Quindi lo assaporai, ritardando il momento in cui dovevo andare via.
Lo ritardai per un lungo istante, forse troppo.
Poi ricacciai quelle sensazioni dentro di me con uno dei risolini stupidi di Regna.
"Ora devo andare, così conoscerete mia sorella e le direte della macchina del tempo, che bello cbe bello!" battendo le mani.
Feci scivolare la mano e mi allontanai.
Eppure in quel momento un'inquietudine mi attraversò, senza che potessi comprenderla.
Lo lasciai lì e andai al piano di sopra per tornare me stessa.
Nel frattempo, avvisai Jamos perché servisse il mio ospite di tutto ciò che desiderava.

Niente, non c'era proprio nulla da fare.
Era come sotto una cupola di vetro, che non lasciava alcuna possibilità.
Decisi allora di cercare Lennox da qualche parte per comunicarglielo.
Se ci fosse stato di nuovo un mezzo da queste parti, avrei potuto chiamare dall'osteria che avevo trovato, speravo davvero di poter fare così.

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Gwen andò in cerca di Lennox, ma non riuscì a trovarlo, in quel castello enorme e labirintico.
Alla fine si ritrovò davanti a 2 scale: una saliva, l'altra scendeva.




"Conterò gli istanti che mi separano dal rivederla, madama." Dise Threnz con un inchino a Regna, guardandola andare via.

“Sono tutta orecchi.” risposi con malizia alle parole di Save, poco prima che il rumore di un’auto catturasse la mia attenzione.
La macchina si fermò, presumibilmente, non troppo distante da casa di Save.
“Attendi altre visite?” domandai annoiata.


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Provai a cercarlo, ma non fui fortunata, purtroppo.
Il castello era enorme, sembrava un labirinto di pietra.
Mi trovai, poi, davanti ad un bivio.
Una scala saliva e l'altra scendeva.
Decisi che sarei salita vedendo cosa trovavo.

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"Assolutamente no..." disse seccato Save, che non voleva certo intromissioni in una serata che si preannunciava molto eccitante.
Poi qualcuno bussò.
"Me ne libero subito..." Save a Queennie, per poi andare ad aprire.
Sulla porta allora apparve un uomo.
Un volto che Queennie riconobbe dopo pochi istanti.
Era infatti Cristian, un vecchio compagno di scuola ai tempi del liceo.
Si erano persi di vista dopo la maturità, perchè lui, iscrittosi alla facoltà di filosofia era partito.
"Ciao, bella..." lui ignorando Save e fissando la ragazza "... quanto tempo, vero?" Sorridendole appena.

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Dovetti ammetterlo: avevo voglia di procedere con la serata.
Insomma, già Lion si era rivelato un ragazzo inconcludente e, francamente, non avevo voglia di essere delusa da Save.
Sperai, quindi, che dopo aver sentito bussare alla porta, l’uomo cacciasse i visitatori e potessimo dare inizio alla nostra piccola festa.
Invece, quando aprì la porta, la figura di un ragazzo giovane, all’incirca della mia età, catturò la mia attenzione.
Se in un primo momento, non capii chi fosse, poco dopo realizzai.
“Cristian?” domandai avvicinandomi un poco, un’espressione confusa sul volto “Che ci fai qui, credevo fossi partito?” andai a salutarlo posando un bacio fugace sulla sua guancia “E, sopratutto, come mi hai trovata?”


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"Vieni via con me." Disse Cristian a Qeennie, facendole l'occhiolino e continuando ad ignorare Save. "In macchina ti racconterò tutto. Vieni, ho bisogno di te." E la prese per mano.
"Un momento, chi è questo?" Save.

Gwen prese le scale che salivano, arrivando al piano superiore, davanti ad un vestibolo, dal quale si arrivava davanti a 2 porte: una a destra, l'altra a sinistra.

“Proposta allettante ma, magari, mi servirà di più per convincermi.” risposi molto dubbiosa. Non sarei mai salita in auto di una persona che non vedevo da anni.
“Un compagno di classe delle superiori, Save.” spiegai rapida, poiché Cristian altro non era. Erano anni, dopotutto, che non ci vedevamo.


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Salendo le scale, arrivai ad un vestibolo.
Da lì, si diramavano due porte.
Una a destra ed una a sinistra.
Oh ma allora...
Ce ne voleva di pazienza...
Sbuffai perchè davvero sembrava che qualcuno si divertisse a disseminare ostacoli uno dopo l'altro.
Scelsi dunque la porta di sinistra, dirigendomi verso di essa ed aprendola, non sapendo cosa ci avrei trovato dietro.

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"Vieni con me, potrebbe essere l'ultima notte della tua vita e non solo tua..." disse Cristian sussurrando all'orecchio di Queennie, sfiorandolo con le labbra.
"Noi abbiamo un appuntamento!" Save al nuovo arrivato.

Le parole di Cristian mi lasciarono un vago senso di inquietudine.
Fortunatamente, ero abbastanza furba da portare sempre una pistola con me.
“Save, dammi cinque minuti, il tempo di capire cosa sta succedendo.” dissi per poi allontanarmi di qualche passo con Cristian “Non ho intenzione di seguirti da nessuna parte.” dissi sottovoce quando fummo abbastanza lontani “Ora, spero tu abbia una spiegazione a tutto questo.”


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Tornata nella mia stanza, abbandonai il vestito di Regna, tornai me stessa e come tale mi preparai.
Certo, mi era sembrata troppo volgare e inappropriata l'occhiata che mi aveva tirato e il modo di guardarmi, ma c'era qualcosa in quell'uomo che me lo faceva apparire diverso dal solito, diverso dagli altri.
Così, mi vestii più provocante del solito, passai più tempo del solito a sistemarmi i capelli e a prendermi cura di me stessa.
Insomma, anche se forse non l'avrei mai detto, volevo che apprezzasse me oltre che Regna.
Dopodiché scesi e andai da lui.
"Mia sorella dice che siete giunto da un altro tempo..." esordii fissandolo.

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Gwen aprì la porta di sinistra, ritrovandosi in una sala semibuia, arredata in modo strano, che leiperò riconobbe essere simile ad una stanza per rituali, con un altare dalla parte opposta alla porta.




Cristian guardò Qeennie negli occhi e la tirò fuori da quella casa, così da ritrovarsi solo con lei.
In un attimo il volto di lui si avvicinò a quello di lei e prima che Queennie potesse dire o fare qualcosa la baciò.
Un bacio subito ardente, appassionato, sensuale, incatenando le loro labbra e facendole sentire la sua lingua.

Una volta che fummo lontani da Save, provai a porre le giuste domande a Cristian ma, senza che mi rispondesse, questo si fiondò sulle mie labbra, baciandomi con ardente passione.
A quel gesto, istintivamente, risposi tentando di regalare le stesse sensazioni e, con le mani, iniziai a tastare il corpo di Cristian.
Poteva essere visto come un gesto sensuale ma, in realtà, cominciai a cercare qualche segno di arma nascosta.
Era tutto davvero troppo strano e volevo capire meglio.


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Dopo un pò apparve Des e Threnz restò a guardarlaper un lunghissimo istante.
Lei sentì i bellissimi occhi di quell'uomo misterioso lungo tutto il su corpo, come se non temesse di apparire fuoriluogo, inopportuno o invadente.
"La bellezza, vedo, dimora in questa casa." Disse galante, per poi avvicinarsi e baciarle la mano.

Aprii la porta e, pur rimanendo sulla soglia, rimasi stranita.
Sembrava una stanza per rituali.
C'era un altare, dall'altra parte rispetto a me ed onestamente ero curiosa di capire chi potesse farci cosa, in un ambiente simile.
Certo, la location certamente sì prestava, essendo che ci trovavamo in un castello, ma era comunque straniante trovare una camera di questo tipo.

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Gwen vagò in quella sala, scoprendo quadri e statuette di antichissimi culti che oggi gli uomini avrebbero definiti pagani.
Vi erano poi pergamene e libri dall'aspetto remoto, tutti in lingue arcaiche, tra cui solo il latino ed il greco erano riconoscibili.
Latino e greco scritti in una forma aulica, colta, ricercata, come se l'autore avesse una cultura vastissima.




Cristian stringeva a sè Queennie, contro i suoi vestiti, sotto i quali si sentivano le forme asciutte del suo corpo teso e allenato.
Le loro labbra si inseguivano e fondevano, legate dal gioco audace delle loro lingue.
Ma mentre si baciavano, lei però tastava quel fisico atletico, sentendo che nei pantaloni affiorava duro il metallo di una pisola.

Continuai a baciare Cristian, facendo in modo che i nostri corpi fossero sempre più vicini.
La situazione si stava scaldando e, malgrado avrei tanto voluto arrivare al sodo, percepii il metallo di una pistola.
Dissimulai il più possibile, rendendo quel bacio ancora più intenso e, una volta che la situazione si scaldò ulteriormente, con uno scatto presi l’arma di Cristian, puntandogliela contro.
“Hai tre secondi per parlare, dopo di che mi assicurerò che tu possa tacere per sempre. Spero di essere stata chiara.” dissi con voce calma ma ferma “Uno, Cristian…” feci partire il conto.


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Cristian guardò Queennie con un risolino.
"Eh, peccato, sai baciare davvero bene..." disse fissandola "... avanti, vieni con me... ti dirò tutto... terrai tu la mia pistola, così mi avrai sotto tiro, no?" Facendole l'occhiolino.

“So fare molte cose, bene.” precisai continuando a tenere Cristian sotto tiro “Risponderai alle mie domande qui, o ti beccherai una pallottola in fronte e, credimi, non è così difficile far sparire un corpo.” dissi con voce complice “Dimmi come mi hai trovata, cosa vuoi, e che storia era quella sulla mia ultima sera.”
Non mi ero dimenticata di Save e, se tutto fosse andato come volevo, presto sarei tornata in casa.


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C'era un certo fascino, questo era indubbio.
C'erano quadri, pergamene in lingue antiche e sconosciute, ma anche in greco e latino.
Chi aveva posseduto questo castello era stato una persona molto volta e preparata, ne ero sicura, dopo aver visto tali documenti.
C'era un sapore antico e vetusto, in questa stanza, così come l'aura che avvolgeva l'intero palazzo.

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