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“Lascia scivolare il pugnale nella mia tunica lacerata all’altezza del petto…” mormorò Guisgard a voce bassa a Talia, mentre lei era ancora stretta a lui.
Poi alzò il capo e la fissò. “Ti dispiace?” Disse a voce alta. “Perdonarti? E per cosa? Tranquilla, non ho nulla da perdonarti…” aggiunse con un malinconico sorriso, che sembrava voler celare tante cose. “Ora basta! La mia pazienza ha un limite! Ti ho concesso di salutare quell’inetto per l’ultima volta! Ora può morire!” Gridò Guxio, prendendo Talia per un braccio e tirandola a se con forza. “Avanti, mozzategli la testa!” Ordinò poi ai suoi uomini. “Sarà il degno sacrificio che aprirà il mio dominio a Cartignone!” Ma proprio in quel momento si udirono grida e rumori di armi provenire dall’esterno. Ci fu un attimo di stupore, fino a quando sulla porta della cappella comparvero diversi cavalieri e nani armati. “Cartignone è sotto il nostro controllo!” Proclamò il Cavaliere Verde avanzando verso l’altare. “Prendiamo il potere in nome di sua grazia il vescovo nella persona dell’inquisitore Ramon de Calamberga!” Dalla folla allora, approfittando del momento propizio, Goldblum si lanciò sulle due guardie che tenevano ferma Gaynor, ferendole a morte e liberando la ragazza. Al nano si affiancarono subito Belven, Cavaliere25 con Giselide e Iodix. Un attimo dopo l’intera cappella e tutto il palazzo furono circondati dalle milizie del misterioso Cavaliere Verde. E subito, alcuni soldati si avvicinarono a Guxio, per proteggere il loro maestro da quei cavalieri appena giunti. |
che facciamo adesso dissi guardandomi intorno li facciamo fuori tutti sti maledetti alla carica gridai al gruppo mentre cercavo il mio avversario da attaccare
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Feci ciò che Guisgard mi aveva detto... mentre parlava, io lentamente spostai la mano sinistra tra noi, inclinai appena il braccio e sentii in pugnale, che avevo nascosto nella manica mentre tamponavo la ferita di Morven, scivolare e finire dentro la tunica lacerata del cavaliere.
“Sta’ attento!” articolai contemporaneamente, ma senza emettere neanche un suono, in risposta a quel suo enigmatico sorriso. Citazione:
Ciò che avvenne dopo fu un rapido susseguirsi di fatti... L’ordine di Guxio di uccidere Guisgard, la fitta di profondo dolore che mi invase a quelle parole, le minacce al principe e a quella donna che non conoscevo ma che avevo visto in quello specchio durante la mia prigionia e della quale con ansia avevo seguito la sorte insieme a quella degli altri, poi quelle grida e il rumore di spade, l’arrivo di molti cavalieri e nani armati, il trambusto, le grida della folla... infine la comparsa nella cappella di quel cavaliere con l’armatura dai cangianti riflessi verdi. E in quell’attimo quella figura assorbì tutta la mia attenzione: procedeva con calma attraverso la navata come chi non teme sconfitta e la sua voce, seppure attutita dallo spesso elmo che indossava, suonava calma e autoritaria... Qualcosa parve tintinnare da qualche parte nella mia mente, ma stavano avvenendo troppe cose e troppo in fratta perché io potessi concentrarmi su ciò... e tuttavia per un momento, solo per un momento, curiosamente, fui invasa da una sensazione vagamente familiare. Poi i soldati di Guxio ci accerchiarono, nel tentativo di difendere il loro signore, io distolsi lo sguardo da quel cavaliere e quella sensazione se ne andò con la rapidità con cui era comparsa. |
“C'era un grillo in un campo di lino
la formicuzza gli chiese un mazzolino…” La luce era asfissiante, copriva ogni cosa. Morven non riusciva nemmeno a tenere gli occhi aperti. E c’era freddo, nonostante quel sole insistente. Forse perché non aveva più la sua armatura. Già… la sua armatura… perché non aveva più la sua armatura? Non lo ricordava più. Le nuvole passavano rapide sopra il suo corpo… “Disse il grillo: Cosa ne vuoi fare? Calze e camice, mi voglio maritare..." E poi c’era quella canzone, che risuonava ossessiva intorno a lui… “Poi la sera nel prendere l'anello cadde il grillo e si ruppe il cervello. La formicuzza dal grande dolore prese uno spillino e si trafisse il cuore…” Avrebbe soltanto voluto che quella canzone finisse. Era così triste! Non ci pensava, quando era bambino, ma a risentirla adesso gli sembrava così triste… smettetela, smettetela… “Prese uno spillino e si trafisse il cuore…” “Smettila, ti prego” Tese una mano ad afferrare l’aria. Non c’era nessuno accanto a lui, eppure quella voce lo circondava, andava e veniva, accarezzando lo spazio attorno a lui. “Coraggio, Morven! Resistete! Resistete per l’amor del cielo!” A quelle parole spalancò gli occhi… di chi erano quegli occhi, quei capelli? Di chi era quella voce? Sembrava tutto così confuso, perso in una nebbia dorata e scintillante, che galleggiava come pulviscolo davanti ai suoi occhi, che si sollevava come incenso profumato avvolgendosi nell’aria… sì, incenso… c’è odore di incenso e di fiori… i capelli di lei profumavano di fiori… o forse era il profumo di quel prato verde nel rigoglio della primavera… … Morven si puntellò con le mani e quasi a fatica si mise a sedere. Il sole folgorava gli occhi e inondava la terra piena di fiori. Sbattè le palpebre per schiarirsi la vista. La filastrocca cantilenata stancamente, con voce infantile, continuava a galleggiare nell’aria. “Prese uno spillino e si trafisse il cuore…” Lei era seduta sull’erba, poco distante. Le ampie gonne si erano aperte disordinatamente, i capelli erano stretti in nastri colorati. Cantava e raccoglieva fiori, e sembrava non vederlo. “Zulora…” mormorò. I suoi occhi, vedendola, quasi si inumidirono per la commozione, perché in quel momento di dolore e confusione lei era la persona che più di tutte avrebbe voluto riabbracciare. Lei si voltò sentendosi chiamare, e lo fissò con uno sguardo sorpreso. “Come conoscete il mio nome, cavaliere?” Morven ebbe un sobbalzo, un profondo moto di triste stupore. “Ma… come? Zulora… io…” “Ah…” sorrise lei, ignorando la sua reazione “forse venite dal ducato di Cassis… sapete, quando vivevo laggiù tutti conoscevano il mio nome” Lui la guardo con cupo dolore. “Sorellina mia…” mormorò, ma le parole gli morirono nella gola. Non stava scherzando, la conosceva bene. Quella fanciulla non dava segno di riconoscerlo. Era sua sorella, ne era certo, come era certo di essere se stesso, ma non lo riconosceva. Continuava a canticchiare quella filastrocca da bambini e non sembrava far caso a lui. “Perché, cosa è cambiato?” Lo chiese dopo un lungo silenzio, decidendosi infine ad assecondarla, qualunque fosse il motivo del suo strano comportamento. Lei sollevò le lunghe ciglia nere. “Adesso mi hanno dimenticato” Restarono di nuovo in silenzio. Morven la spiava sottecchi, mentre la pena gli cresceva nel cuore. “Milady…” azzardò dopo qualche istante “milady… non rammentate il mio volto?” Zulora si fermò, lo osservò per qualche istante. “Io… credo… ma non sono sicura…” esitò, portandosi un dito alle labbra “… siete forse uno degli uomini di mio padre?” “Vostro padre è il duca Armenio di Cassis?” chiese, sperando che quel nome potesse risvegliare in lei qualche ricordo. Lei annuì e raccolse un fiore. “Sì… avrei voluto invitarlo al mio matrimonio, ma purtroppo non è potuto venire… voi ne conoscete il motivo, signore?” Morven rabbrividì. “Il motivo?” “Sì, il motivo” rispose lei con candore “Se siete uno dei suoi uomini, forse sapete perché non è venuto alle mie nozze” “Milady, vostro padre è… morto” Ma anche allora lei parve non vedere e non sentire lo sconvolgimento che lo agitava, nè comprendere il peso delle sue parole. “Avevo anche un fratello una volta, però mi ha abbandonata…” “Abbandonata… ma no, Zulora! No!”, e tese la mano, cercando di afferrarla. “Deve essere stato in aprile… aprile è un mese così triste… volevo dargli un mazzo di fiori, ma credo che lui sia morto adesso” “Morto?” “Deve essere morto, sì… o non mi avrebbe lasciata piangere per così tanto tempo… lui diceva di amarmi! Si raccomandava sempre di non correre troppo con il cavallo… era sempre premuroso con me… diceva sempre…” “Che non aveva abbastanza occhi” “Già… chissà se si sentirà solo a dormire nella terra fredda…" A quelle parole, il dolore nel suo cuore crebbe fino quasi ad essere insopportabile. Risaliva lungo la schiena e si concentrava nel suo petto, fin quasi a togliergli il respiro, che adesso gli usciva a fatica. “Zulora… io vi prometto…” disse, sforzandosi di ignorare quelle fitte che gli impedivano di parlare “… io vi prometto che vostro fratello tornerà a prendervi… ve lo prometto, anche se fosse l’ultima cosa che faccio in questa vita!” Lei si voltò, e per la prima volta sul viso aveva dipinto un’espressione di reale turbamento. “E come potreste mai? Voi non siete un cavaliere… non avete né armatura né spada… non più!” A quelle parole, Morven si lasciò scorrere le mani sul corpo, nervosamente. Si tastò i fianchi in cerca della sua spada, ma si accorse di non avere più nemmeno quella. “La mia spada… Samsagra… Zulora, che ne hai fatto della mia spada?” Lei lo fissò tranquilla. “Ah, quella vecchia spada… l’ho gettata… l’ho gettata nel fondo del lago che c’è vicino al castello” Morven, a quelle parole, scattò in piedi e quasi si lanciò verso di lei, afferrandole le braccia. “Zulora! Che hai fatto? Perché l’hai gettata?” Lei cercò di divincolarsi, protestando debolmente contro quella violenza. “Era solo una vecchia spada. Era tutta arrugginita e incrostata, e per questo l’ho gettata!” Sentendo quelle parole, di colpo la lasciò andare, cadde in ginocchio sull’erba e si prese la testa tra le mani. “Ma era la mia unica speranza…” mormorò. Lei si sollevò in piedi, con aria profondamente adirata. Si sistemò la veste che si era sgualcita, poi si girò a guardarlo con occhi cattivi. “E anche se così non fosse stato,” gli gettò in faccia con voce maligna, mutata “comunque non vi sarebbe servita a nulla, cavaliere” “Perché dici questo?” “Perché? Perché siete morto!” “Zulora, sei forse impazzita, che dici queste cose?” “Non sono impazzita, cavaliere. Io so che siete morto, perché sono morta anche io…” “Morta?” esclamò lui, sollevandosi, quasi fuori di sé. Ormai la sua mente sembrava essere naufragata in quel cattivo sogno, e Morven non riusciva più a riconoscere i contorni delineati di quella realtà. La luce era soffocante, e lui quasi non poteva respirare. Il prato si sbiadiva e i fiori perdevano pian piano i loro colori. Riusciva soltanto a vedere lei, in quel momento… lei che si scostava una ciocca di capelli dal viso e lo guardava con un sorriso strano. “Pensavo che aveste capito, cavaliere… eppure ve lo avevo spiegato… la formicuzza dal grande dolore prese uno spillino e si trafisse il cuore…” |
“State calmo, ragazzo mio!” Disse il Cavaliere Verde con un cenno a Cavaliere25. “E’ già stato sparso troppo sangue in queste terre… e a meno che i nostri avversari non siano tanto pazzi da resistere a quella che è una chiara sconfitta, vorrei evitare altri scontri!” E continuò ad avvicinarsi all’altare, seguito da alcuni dei suoi e dal Cappellano.
“In nome di quale autorità entrate qui e vi proclamate vincitore?” Gridò Guxio. “Con voi non vedo nessun vescovo e nessun inquisitore!” A quelle parole il Cavaliere Verde ed i suoi si arrestarono. Il Cappellano allora fece tre passi avanti ed aprendosi il saio estrasse la croce vescovile. “Sono l’inquisitore Ramon de Calamberga” si presentò “ed in nome del Santo Uffizio e di sua grazia il vescovo siete tutti accusati di eresia!” Il Cavaliere Verde ed i suoi si inchinarono davanti all’inquisitore pontificio. “Sua grazia” continuò Ramon che aveva ormai svelato la sua identità “mi ha affiancato il nobile cavaliere qui presente…” indicando il Cavaliere Verde, che a quelle parole si tolse finalmente l’elmo “… egli è il braccio armato di questa missione contro gli orrori che hanno flagellato Cartignone… alzatevi sir Geoffrey di Warnich!” Il cavaliere si alzò e affiancò l’inquisitore, mentre il suo sguardo raggiunse subito Talia sull’altare. “Che Iddio ci risparmi!” Esclamò Frigoros. “Siete dunque vivo, sir Geoffrey!” “Lasciate subito il principe e quel cavaliere!” Ordinò Geoggrey alle guardie che tenevano Guisgard e Frigoros. “No, uccideteli tutti invece!” Urlò, con folle determinazione, Guxio. Ma, approfittando di quell’attimo di confusione, Guisgard estrasse il pugnale datogli da Talia e trafisse mortalmente le guardie che lo circondavano. La stessa cosa fecero Belven e Goldblum con i soldati che tentarono di attaccarli. “Colpisci chiunque tenti di attaccarti!” Gridò poi Belven a Cavaliere25. Iodix, intanto, dal fondo della navata corse verso Morven che giaceva quasi privo di vita poco distante dall’altare. “Ora tocca a te…” disse Guisgard a Guxio, ormai quasi del tutto circondato dai cavalieri e dai nani appena giunti. “Pazzi…” mormorò il capo degli Atari con un ghigno “… davvero pensate di avermi sconfitto? Davvero credete che la vostra corrotta Chiesa possa condannarmi a morte in nome del suo effimero potere?” Si abbandonò ad una delirante risata e concluse. “Ma io tornerò… si, tornerò ed allora nessuno di voi si salverà dalla mia collera! Nessuno!” Fece alcuni passi indietro, per poi svanire attraverso un passaggio segreto nella parete della navata, abbandonando così i suoi seguaci. “Maledetto assassino!” Gridò Guisgard avvicinandosi alla parete e cercando il passaggio attraverso il quale Guxio era sparito. “Lasciate perdere, Guisgard…” disse Ramon “… quel fanatico sarà già lontano adesso…” “Non può cavarsela così!” Esclamò Guisgard. “Non dopo il male che ha causato!” “Può essere fuggito ora…” rispose l’inquisitore “… ma non potrà farlo in eterno… la Giustizia Divina giungerà prima o poi… ed allora quel folle dovrà rendere conto del suo orribile operato…” Fissò poi Morven e ordinò che venisse medicato. “Non è una ferita grave, amico mio…” disse Guisgard avvicinandosi a Morven mentre veniva portato via “… vedrai che presto sarai guarito…” “Cavaliere…” lo chiamò Geoffrey “… abbiamo liberato Cartignone… ora è questo ciò che conta… quell’assassino pagherà, non temete…” si avvicinò ed aggiunse “… avete salvato mia figlia, vi sarò debitore a vita…” e gli consegnò la sua spada sotto gli occhi di Ramon. http://img143.imageshack.us/img143/4...fheaven006.jpg |
Guardai Belven e dissi si non mi farò avvicinare da nessuno chi mi vorrà mi dovra prendere prima e mi misi in posizione di attacco mentre guardavo i miei compagni
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Il Cavaliere Verde si tolse infine l’elmo e io rividi quel volto... non avrei saputo dire cosa avvenne in me in quel momento: una serie di emozioni forti mi invasero improvvisamente e la mia testa vacillò...
“Talia! Talia... sono tornati!” la voce cristallina di Eileen mi riscosse da quel torpore. Aprii gli occhi e balzai in piedi: “Quando?” chiesi. “Adesso! Avevo dato ordine che fossimo avvisate non appena avessero varcato le mura... Pensavo lo volessi sapere subito!” Senza aggiungere altro mi precipitai fuori dalla stanza di Eileen, nella quale ero solita venire ospitata quando papà era costretto a lasciare Cartignone... lui non voleva che vivessi da sola nella nostra casa quando non c’era. Percorsi la strada correndo a perdifiato, volai per corridoi e scale senza guardarmi intorno, fino a giungere nel cortile principale. L’aria fredda della notte mi tagliò la pelle, ma io non ci feci caso. Un gruppo di cavalieri stava silenziosamente smontando da cavallo al centro del cortile, mentre alcuni paggi assonnati tenevano alte intorno a loro delle torce accese. E anche a quel debole e tremante chiarore lo riconobbi subito... “Papà!” gridai, correndogli incontro, incurante degli sguardi incuriositi e un po’ sogghignati dei suoi uomini. Lui si voltò e mi vide: “Talia...” mormorò sorpreso, aprendo le braccia per accogliere il mio slancio “Talia, che ci fai in piedi a quest’ora? Dov’eri?” “Da Eileen! Lei mi ha detto che eravate tornati... oh, papà, ero così in pena! Tutti questi giorni e neanche un messaggio, nemmeno una lettera, ho aspettato tanto, ogni giorno andavo fino alle mura e ti aspettavo, e il principe che continuava a dirmi di non preoccuparmi, che se pure tardavate non voleva dire che doveva esser successo qualcosa...” Parlavo a raffica e senza riprendere fiato, come facevo sempre quando ero stata molto spaventata... lui mi interruppe con un gesto. “Eri preoccupata?” chiese, scrutandomi serio. Annuii. “Talia... ma questo è il mio mestiere. Sono un soldato, lo sai! E il mio compito è eseguire gli incarichi che mi vengono affidati!” “Lo so!” mormorai, poi alzai gli occhi e lo fissai “Ma sei anche mio padre! Sei tutta la mia famiglia... e il tuo compito è tornare a casa sano e salvo ogni sera!” L’uomo rimase in silenzio per un momento, serio come non mai... poi sorrise. “Hai ragione!” disse “Hai assolutamente ragione! Scusami! Ti prometto che, qualsiasi cosa accada, tornerò sempre a casa!” C’era confusione nella cappella, ma io ero come pietrificata... Una forte emozione mi aveva pervasa, simile per certi tratti ad un vago senso di sollievo che lentamente stava sopraffacendo tutti i timori, le paure, le angosce, i rimpianti e i sensi di colpa degli ultimi mesi... Vedevo tutto ciò che avveniva come se fosse al di là di un vetro... le parole del Cappellano, il rapido gesto di Guisgard, l’ardore della battaglia di Belven e Cavaliere25, Morven che veniva portato via, la fuga di Guxio... Poi finalmente trovai la forza di muovermi... Citazione:
Sorrisi un momento a Guisgard, poi spostai gli occhi su mio padre... “Hai mantenuto la promessa...” mormorai, e la voce mi si incrinò. Inspirai forte e cercai di dominarmi, ma non ci riuscii: scattai così avanti e lo abbracciai forte... “Oh, papà... hai mantenuto quella vecchia promessa! Sei tornato! L’hai mantenuta... grazie!” |
Violenza, sangue e morte.
Bethan, per un attimo, pensò di trovarsi in mezzo ad uno dei suoi peggiori incubi. Fra la folla qualcuno gridava, altri incitavano i combattenti, altri ancora cercavano di portare i bambini al riparo. Bethan non gridò e non tentò di scappare. Si strinse solo più forte al cavaliere vermiglio. Ad un certo punto, volgendo lo sguardo al centro della navata la vide. Gaynor, bella come sempre, con i verdi occhi fiammeggianti. "Gaynor!" chiamò Bethan. E il suom unico scopo, da quel momento in poi, fu quello di riabbracciare l'amica ritrovata. |
Gaynor si sentì d'un tratto esausta, stremata. Era successo tutto così in fretta che persino la sua mente sveglia aveva faticato a tenere il passo con gli accadimenti. Morven ferito, Guxio salvato da un soldato, Guisgard e Talia in balìa di quei folli... e poi le guardie intorno a lei, Goldblum che la traeva in salvo, il Cappellano che si era rivelato l'Inquisitore, il Cavaliere Verde che in realtà era il padre di Talia e la fuga di Guxio... troppe cose tutte assieme, emozioni a raffica che avrebbero scosso anche l'animo più rigido.
Guardò in direzione di Talia e l'emozione che lesse sul suo bellissimo viso le fece quasi male al cuore. Cosa avrebbe dato lei per poter rivedere suo padre, anche per un solo istante, per un solo abbraccio e per un solo bacio... avrebbe dato la sua, di vita, per sentirsi chiamare di nuovo amore e leggere nei suoi occhi e in quella parola tutto l'orgoglio e l'adorazione che il padre aveva per lei. Ma questo non sarebbe mai più accaduto... ed erano ormai passati tre anni... Addio papà, non te l'avevo mai detto prima, ma credo sia arrivato il momento... addio papà, con tutto l'amore che ho provato e che mai smetterò di provare... addio papà, con te sono morta un po' anch'io, ma ora voglio provare a vivere di nuovo... addio papà... E mentre pensava a questo, alta si levò una voce a chiamarla. "Gaynor!" La riconobbe subito, prima ancora di girarsi e vedere la sua capigliatura d'oro spiccare tra la folla... Non può essere, non può essere... "Bethan! Bethan!" gridò Gaynor, cominciando a correre tra la folla, spintonando e saltando panche, finchè fu tra le braccia della sua amata amica, dove finalmente si lasciò andare ad un pianto liberatorio. |
Prima la paura, poi il sollievo e la gioia.
Tutti esultarono davanti a quegli eventi. Ma nella folla, tra festosi sussulti, una sagoma imponente si faceva spazio, fino a raggiungere la giovane Giselide. “Papà!” Esclamò la ragazza, abbracciando forte suo padre. “Grazie al Cielo sei sana e salva, figlia mia!” I due restarono stretti in quell’abbraccio per alcuni istanti. Poi, come destatosi, il Cavaliere Vermiglio fissò Cavaliere25. “Tu… sei entrato con l’inganno nella mia casa e hai messo in pericolo la vita di mia figlia… ora ne risponderai a me…” disse con rabbia il forte cavaliere. Estrasse la spada, deciso a colpire il giovane arciere. “No, milord!” Intervenne Goldblum bloccando con la sua spada quella del Cavaliere Vermiglio. “State commettendo un grave errore!” “Come osi intrometterti, nano!” Gridò il cavaliere. “Fatti da parte o giuro davanti al Cielo che dopo toccherà anche a te!” “Mio signore, ascoltatemi…” disse il nano “… se ora potete stringere vostra figlia tra le braccia e ringraziare il Cielo per averla ritrovata, è solo merito di Cavaliere25… egli, durante la dura prigionia nel covo di quei fanatici, ha avuto un’unica volontà… liberarla, anche a costo della vita… e vi giuro sul mio onore che l’avrebbe ben resa la sua vita per salvare quella di lei…” “Ed io dovrei credere alle parole di un nano?” “Ho molto amato mio padre” rispose Goldblum “e tutto ciò che sono e che conosco lo devo a lui… per me il nome di mio padre è sacro… eppure non esiterei ora, davanti a voi, a giurare su quel nome pur di dimostrarvi il valore e la lealtà di Cavaliere25.” Il Cavaliere Vermiglio fissò con attenzione Goldblum senza dire niente. “E’ vero, papà!” Intervenne Giselide. “E’ stata tutta colpa mia! Io ho voluto abbandonare il castello per seguire le sensazioni di un mio sogno, nonostante Cavaliere25 abbia cercato in tutti i modi di fermarmi! E fu lui a proteggermi durante la prigionia nel tempio di quegli assassini!” “Milord…” disse Belven avvicinandosi “… ciò che avete udito è vero… e se davvero volete sfidare Cavaliere25, allora sappiate che dovrete affrontare anche tutti noi!” Il Cavaliere Vermiglio fissò tutti loro. “E sia…” mormorò rimettendo a posto la spada “… se questo ragazzo possiede compagni tanto nobili da sfidare la morte per lui, allora vuol dire che vi è del buono nel suo cuore… alla fine ciò che conta è che la mia Giselide sia sana e salva… gioite, dunque” rivolgendosi poi a Cavaliere25 “e riprendete la vostra strada… su di voi madonna Morte ha cambiato programmi.” Sorrise e riabbracciò di nuovo sua figlia. |
Gaynor e Bethan si strinsero in un tenero abbraccio.
E di colpo le sofferenze e la paura sembrarono affievolirsi nel cuore della dama di Imperion. L’aver ritrovato la sua cara amica Bethan diede gioia e sollievo a Gaynor, scacciando per un momento il dolore e la solitudine. “Mia signora…” disse il Vecchio delle Fosse avvicinandosi a Gaynor “… vi ho trovata da sola ed in fuga… e ora che devo ripartire ho piacere di sapervi invece in compagnia di questa tenera e dolce amica… ma prima di andare voglio ringraziarvi per avermi preso con voi, conducendomi in questo luogo… ora il mio compito qui è finito, ma vi è sempre del grano da mietere nelle mie terre e spetta a me prepararlo affinché sia pronto per quando il mio Padrone deciderà di separarlo dalla paglia e dagli sterpi…” Sorrise con tenerezza alla ragazza, per poi svanire tra la folla festante che si era radunata davanti alla cappella. |
Intanto, nell'infermeria del palazzo, Morven era stato affidato alle cure del medico personale di Frigoros.
Al giovane fu medicata la ferita, che fortunatamente, non essendo molto profonda, non aveva colpito nessun organo vitale. "Avete perso del sangue, ragazzo mio..." disse il medico di corte "... ma fortunatamente avete un corpo sano e forte... vedrete, vi riprenderete presto..." "Abbastanza presto per..." fece un soldato, avvicinandosi poi all'orecchio del medico e parlando a voce bassa. "Beh..." mormorò il medico "... il paziente dovrebbe riposare e non fare sforzi..." "Ma lord Frigoros tiene molto a questa cosa..." "E sia..." rispose il medico al soldato "... ma assisterà alla cerimonia stando seduto... e dovrà rientrare appena il tutto sarà terminato!" "Certo, non temete!" Annuì il soldato. |
Le grida di gioia, i ringraziamenti al Cielo.
La cappella, il palazzo e tutta Cartignone gioivano a festa. Geoffrey salutò ed omaggiò il principe Frigoros e poi riabbracciò Talia. “Bambina mia…” le sussurrò commosso “… come è triste la silenziosa Luna quando nel fissarla, pur sapendolo lontano, si cerca il volto di chi più si ama a questo mondo… è dura stare lontano quando tutto ti parla dei tuoi affetti e della tua terra… sei stata tu a darmi la forza di affrontare tutto questo, figlia mia… solo il desiderio di rivederti, la speranza che ti avrei riabbracciata di nuovo, hanno fatto si che continuassi a lottare contro tutto e tutti… e grazie a Dio sono stato ricompensato con la gioia più grande…” Ed avvicinandosi ai due, il vecchio Frigoros si unì a quel loro abbraccio. “Grazie, mio Signore e mio Dio…” mormorò in lacrime. E dopo qualche istante, chiamato a gran voce dal suo popolo, il vecchio principe raggiunse il portico della cappella. “Cittadini…” gridò “… dobbiamo fare festa… da oggi Cartignone è di nuovo vostra!” Ed il boato della gente sembrò scuotere tutta la città, come a destarla definitivamente da tutti gli orrori che aveva vissuto. Le campane allora suonarono a festa e squilli di trombe proclamarono tredici giorni di festa, con canti, balli e giostre. Poi, chiamati in rassegna, tutti coloro che avevano affrontato l’eretica minaccia degli Atari furono premiati da lord Frigoros e dalla sua pupilla lady Talia. Così, Belven, Morven, Cavaliere25 e Goldblum vennero nominati cavalieri del regno e fu consegnata loro la prestigiosa Croce Aurea di Cartignone. A Gaynor e Bethan invece vennero donate alcune terre del regno, insieme al titolo di Gran Dame di Cartignone. “Che gioia vi è oggi e che gran festa! E non vi è cuor che la felicità non investa!” Recitò Iodix. “Hai ragione, mio buon giullare!” Disse il Cavaliere Vermiglio. “Ma dov’è sir Guisard?” Chiese stupito Frigoros ai suoi. “Tutta Cartignone è qui e l’ultima Croce Aurea spetta a lui…” “Sembra svanito! Ma dove sarà finito?” Si domandò il giullare. |
Il Sole filtrava dalle finestre e dalle fessure delle scuderia, riflettendosi sulla paglia tutt’intorno in un alone dorato.
Si udivano le grida gioiose della gente, che però sembravano lontane e quasi estranee. “Amico mio…” disse Guisgard accarezzando il suo cavallo “… ti trovo in gran forma… ricordi la Cornovaglia? Eri sempre il primo… primo nella corsa, primo nello scalciare e nel caricare… amico mio… ora torneremo a casa… forse lì troveremo quella serenità che tanto ci manca…” Strinse allora le redini del suo cavallo e per un attimo il suo sguardo si perse tra i raggi di Sole che invadevano quell’ambiente. “Siete qui…” “Voi? Cosa cercate qui?” Chiese Guisgard a Ramon. “Cercavo voi…” rispose questi “… anzi, tutta Cartignone vi sta cercando…” “Davvero? Non credo affatto…” “Eppure tutti per le strade parlano di un formidabile spadaccino…” “La gente dimentica presto, credetemi…” “Può darsi... ma a voi non interessa la gente comune, o sbaglio?” “A me interessa solo di me stesso…” rispose Guisgard, mentre sellava il suo cavallo “… anzi, vi dirò… amo stare da solo, lontano da tutto e tutti…” “A volte la vita è strana, quasi beffarda…” Guisgard lo fissò incuriosito. “Siete tanto abile con la spada, tanto coraggioso ed audace da rasentare talvolta quasi la follia…” continuò l’inquisitore “… eppure ora volete fuggire via…” “Fuggire?” Ripeté Guisgard. “Fuggire da cosa?” “Dovreste essere voi a dirlo a me, cavaliere…” “Vi confondete, monsignore.” “Allora perché non avete partecipato alla premiazione?” “Perché non c’è nulla da premiare!” Rispose Guisgard. “Non sono fatto per gli onori e per i premi! Non mi interessano!” “Vedo che siete in partenza… dove siete diretto?” “Lontano… a Cartignone non ho più nulla da fare… niente ormai mi trattiene più qui…” “Beh, avete salvato lady Talia, la pupilla di lord Frigoros... e immagino lei voglia ringraziarvi…” “Talia?” Ripetè il cavaliere, smettendo per un momento di stringere i lacci attorno alla sella. “Ormai lady Talia è felice, ha ritrovato suo padre e la sua città è libera… non credo a lei importi altro… ed in fondo è giusto così…” “E voi?” Chiese Ramon. “Io? Io sono un estraneo qui a Cartignone… un cavaliere errante come ce ne sono tanti… presto nessuno ricorderà più il mio volto ed il mio nome…” riprese a sellare il cavallo ed aggiunse “… un cavaliere appare sulla scena impersonando un ruolo in questa grande tragedia o farsa, fate voi, che è la vita… e finita la battaglia, lo spettacolo, sparisce nello stesso modo in cui è comparso…” “Date una definizione di voi stesso tanto romantica quanto discutibile, amico mio!” “Ora devo andare…” “Siete davvero deciso, dunque?” Domandò Ramon. “Un monaco mi ha consegnato una lettera… è da parte di mio zio il duca…” mostrando la lettera all’inquisitore “… credo sia stato il vescovo ad inviare qui quel monaco… in Cornovaglia si combatte… c’è stata una rivolta guidata dal cugino di mio zio che vanta diritti sul ducato… il mio posto ora è lì, a combattere al fianco di colui che mi ama come un padre, benché io gli abbia dato solo dispiaceri…” “Capisco…” “Mi fareste una grazia, monsignore?” Chiese Guisgard. “Ebbene, vorrei che alla premiazione fosse ricordato il nome di un altro valoroso che ha dato la vita per liberare il regno… il mio amico Gila il nano…” “Sarà fatto, avete la mia parola.” “Vi ringrazio. E vorrei anche che consegnaste questo a lady Talia…” “E’ un arco!” “Si, andò perduto quando giungemmo nel tempio di quegli eretici… sono riuscito a ritrovarlo proprio mentre lasciavo quel posto maledetto… vi prego, fatele riavere qust'arco… è importante per lei… è un regalo di suo padre…” “Forse dovreste essere voi a riconsegnarle quest'arco…” “Non credo. Mi farete questa grazia?” “Lo farò, state tranquillo.” Rispose il domenicano. “Bene, allora non vi è più altro da dire…” “Non volete salutarla?” Domandò Ramon. “Devo andare… addio, monsignore…” “Cavaliere…” mormorò Ramon “… che Dio vi benedica.” Disse dopo un attimo di silenzio. Ed uscì dalle scuderie, lasciando il cavaliere da solo, mentre tutta Cartignone faceva festa. http://img251.imageshack.us/img251/2733/koh206.jpg |
Guardai il cavaliere Vermiglio e dissi grazie milord ero pronto a sacrificare me stesso pur di far tornare vostra figlia a casa sana e salva e mi scuso per non avervi reso partecipe del sogno di vostra figlia ma avevo dato la mia parola di non dirvi nulla se ora voi volete potete anche dirmi tutto quello che volete io sono solo felice di vedere vostra figlia viva non lo lasciata sola neanche un secondo anzi signore dissi mi sono anche affezionato molto a vostra figlia e rimasi in silenzio e aspettai una sua risposta ho gesto.
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“Mia signora…” disse il Vecchio delle Fosse avvicinandosi a Gaynor “… vi ho trovata da sola ed in fuga… e ora che devo ripartire ho piacere di sapervi invece in compagnia di questa tenera e dolce amica… ma prima di andare voglio ringraziarvi per avermi preso con voi, conducendomi in questo luogo… ora il mio compito qui è finito, ma vi è sempre del grano da mietere nelle mie terre e spetta a me prepararlo affinché sia pronto per quando il mio Padrone deciderà di separarlo dalla paglia e dagli sterpi…”
Gaynor di intenerì di fronte a quel vecchio di cui poteva ben dire di non conoscere nulla, se non la sua essenza quasi soprannaturale. Lo abbracciò e gli rispose: "Mio signore, so che è inutile cercare di trattenervi perchè forse il nostro mondo non è il vostro, ma voglio che sappiate che conserverò il vostro ricordo nel mio cuore, affinchè alimentandolo io possa continuare a credere di avere un angelo custode da qualche parte...". Detto questo, come magicamente era apparso un giorno in quel campo, altrettanto magicamente se ne andò confondendosi tra la folla. Gaynor avrebbe voluto dire tante cose a Bethan, ma presto furono tutti catapultati in un clima di gioia, in quanto Frigoros aveva annunciato al popolo di Cartignone che da quel giorno in poi ne sarebbero seguiti altri dodici di festeggiamenti. Campane e trombe risuonavano ovunque, mentre Frigoros chiamò ad uno ad uno tutti coloro che avevano contribuito a liberare la città dalla sanguinaria follia degli Atari. Furono distribuiti titoli e Croci Auree, strette di mano ed abbracci non si contavano. Quando fu il turno di Gaynor, Frigoros le offrì alcune terre ed il titolo di Gran Dama di Cartignone. Quando era partita per quell'impresa, era proprio questo che Gaynor aveva sperato, la possibilità di vivere la sua vita in modo libero ed indipendente. Ed allora perchè adesso mi sento così confusa? Denaro, castelli e un titolo... ed il cuore vuoto... E fu così che, presa la parola, si avvicinò a Frigoros e gli disse: "Milord, non ho abbastanza parole per esprimervi la mia gratitudine per la vostra offerta, ma ho deciso di non restare a Cartignone e mi sembrerebbe poco dignitoso usufruire di una rendita pur non essendo qui, quindi credo sia meglio che io rifiuti. Mi basterà che mi offriate una ripulita ed un vestito per riprendere le sembianze di una dama e non di una zingara quale sembro adesso, e magari accetterei anche una piccola ricompensa in moneta per poter proseguire il mio viaggio. Sapete, giusto per non dover ripetere un'impresa del genere in caso di difficoltà..." e qui Gaynor fece seguire alle parole un ampio sorriso "Lady Talia" proseguì rivolgendosi alla dama " è stato un onore per me lottare per voi e per la vostra città. Un giorno magari ci rivedremo per scambiarci parole squisitamente civettuole, ci conosceremo meglio e parleremo di tutto ciò che di più frivolo ci verrà in mente, ma adesso è giunto il momento che io vada per la mia strada. Dopo, potrei non averne la forza pur sapendo che quello che cercavo non l'ho ancora trovato..." Congedatasi dai due, Gaynor si accorse che Guisgard non era con loro. Senza dir niente a nessuno, si allontanò alla sua ricerca. Arrivata nei pressi delle scuderie, sentì parlare due persone. Si avvicinò di più e riconobbe le voci di Guisgard e del Cappellano, o per meglio dire l'Inquisitore. Si fermò ad ascoltare e, quando l'Inquisitore se ne andò, lei prese il coraggio a due mani ed entrò nella scuderia, trovando Guisgard di spalle. Gli arrivò alle spalle e gli toccò un braccio. "Sir, brutto gesto da parte vostra quello di andar via senza dir niente a nessuno. Non contiamo nulla, dunque? Dopo quello che abbiamo condiviso... Ci sono persone per le quali siete importante e che non hanno esitato un attimo a dare la vita per voi. Un saluto non vi sembra il minimo? Se fossi venuta a cercarvi con qualche minuto di ritardo avrei dunque rischiato di non vedervi mai più? Così, senza una parola... o un gesto... un gesto come questo..." repentinamente Gaynor si avvicinò a Guisgard, gli prese il volto tra le mani e lo baciò sulla bocca, con tutta l'intensità di cui fu capace. Poi si voltò e corse fuori dalle scuderie. |
“Permesso... scusatemi... scusatemi... permesso...” continuavo a ripetere. Eppure tutti a Cartignone erano tanto felici e presi dai festeggiamenti, che nessuno faceva caso a me.
Raggiunsi finalmente una stradina laterale e qui sostai... ero conscia di essere ancora tutta abbigliata secondo le volontà di Guxio per quella inutile cerimonia, così iniziai a sfilarmi dai capelli tutte le perle e i fiori d’oro che me li tenevano, fino a scioglierli del tutto, e donai quei preziosi fermagli ai bambini che giocavano nella piazza, lo stesso feci con tutti gli orpelli di quello sfarzoso abito, strappandoli con poca grazia. Quando ebbi finito, mi appoggiai ad un muro, chiusi gli occhi ed inspirai... mi muovevo più liberamente ora, eppure non mi sentivo affatto meglio. Aver ritrovato mio padre, aver potuto rivedere il suo volto e sapere che stava bene mi aveva portato una gioia che raramente prima avevo provato... eppure non riuscivo a godere appieno di quel momento: avevo partecipato alla consegna delle onorificenze e dei doni che il principe aveva riservato ai nostri valorosi liberatori, eppure la prima cosa che avevo notato, quando ero giunta di fronte a loro e mi erano state messe in mano le cinque Croci Auree, era stata l’assenza di Guisgard... Avevo allora spostato gli occhi e guardato in basso, tra la folla... ma lui non c’era! Avevo scorso in lungo e in largo i mille volti che avevo di fronte, avevo spinto gli occhi più lontano e poi di nuovo vicino, ma di lui nessuna traccia... ‘Era quello che voleva!’ aveva allora mormorato malignamente quella solita vocina dentro di me ‘L’hai dimenticato? E’ quello che desiderava fare fin dalla prima volta che lo hai incontrato... voleva partire da Cartignone e tu sei una sciocca se speravi che avrebbe cambiato idea! Sarà ormai lontano da qui e tu non sarai più che uno sbiadito ricordo per lui, un ricordo destinato a svanire!’ E quel pensiero mi aveva fatto male! Ero rimasta lì ancora per un momento, mentre intorno a me si festeggiava, avevo ascoltato le gentili parole di lady Gaynor, con quell’ultima Croce ancora tra le mani... infine non avevo resistito più: mi ero mischiata tra le folla ed ero fuggita. E ora ero lì, in quella stradina laterale... sentivo i festeggiamenti proseguire, sentivo quella gioia vorticarmi intorno ma, per qualche ragione, ne fui quasi infastidita... Voltai così le spalle a tutta quella confusione e mi avviai lentamente nella direzione opposta... non guardavo dove andavo e neanche mi importava. |
Il Cavaliere Vermiglio ascoltò con attenzione Cavaliere25.
“Ho visto che sei un bravo giovane…” disse “… leale, valoroso e ho compreso che tieni davvero alla vita della mia Giselide…” Gli sorrise, dandogli una pacca sulla spalla. “Papà, grazie!” Esclamò felice Giselide. “Ora torneremo a casa…” disse il cavaliere a sua figlia “… sono stato lontano dalle mie terre per troppo tempo.” “Prima posso salutare Cavaliere25?” “Certo.” Rispose il Cavaliere Vermiglio per poi allontanarsi dai due giovani. “Siamo giunti alla fine di quest’avventura, messere…” fece Giselide rivolgendosi a Cavaliere25 “… io… io vorrei ringraziarvi di tutto… sapete… quando eravamo nel covo di quei pazzi… si, guardando il vostro volto ho trovato la forza di non morire per la paura… grazie, messere…” Gli diede allora un dolce bacio sulla guancia e gli sorrise. “Spero che un giorno tornerete a trovarmi…” Fissò il giovane arciere per qualche istante e poi raggiunse suo padre. E si voltò di nuovo per sorridergli ancora. |
Il gesto di Gaynor.
Prima quella luce nei suoi occhi, enigmatica e malinconica, poi il suono della sua voce, incerto, quasi impaurito. E poi quel bacio. Improvviso, inaspettato, ma forte e passionale. Un attimo dopo la ragazza scappò via. Guisgard restò sorpreso e per un attimo rimase fermo a guardare Gaynor correre via. Poi, senza una ragione, uscì di corsa dalle scuderie e la raggiunse. “Milady…” afferrandola per un braccio. Restò a fissarla per qualche istante. “Cosa significava quel bacio?” |
rimasi fermo e gli dissi rimarrete sempre nel mio cuore mylady non vi dimenticherò abbiate cura di voi e di vostro padre chissà che un giorno non capiti dalle vostre parti continuai a dire poi la guardai allontanarsi e mi venne un momento di tristezza poi mi girai e vi avvicinai agli altri e dissi io sono pronto a tornare indietro
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"Lei lo ama!" pensò Bethan, quando vide l'amica baciare il cavaliere.
Bethan aveva seguito Gaynor, poichè voleva finalmente restare sola con l'amica. Quando però la vide in compagnia di Guisgard si fermò, restando in attesa. Fu così che vide il bacio. "Forte e dolce Gaynor, la tua capacità di amare è così grande... Spero solo che tu non abbia a soffrire ancora, poichè la vita è già stata tanto ingiusta con te..." pensò di nuovo Bethan, ripromettendosi di parlare al più presto con l'amica. |
Camminavo senza guardarmi intorno mentre, per qualche ragione che ben comprendevo ma che faticavo ad ammettere, un nodo mi si era fermato in gola e mi rendeva difficile ragionare con lucidità.
Avevo vissuto a Cartignone per tutta la vita e la conoscevo come le mie tasche, ma in quel momento non avrei saputo dire dove fossi... Continuavo a camminare e intanto riflettevo... Se n’era andato! Se n’era andato senza una parola, senza un saluto! Se n’era andato non appena aveva potuto... certo, perché no? Cosa lo tratteneva, in fondo? ‘Ingrato!’ pensai ‘Avrebbe almeno potuto salutare... avrebbe potuto accettare il dono del principe... in fondo Frigoros voleva soltanto dimostrargli la sua gratitudine!’ Era solo un ingrato! E un presuntuoso... lo era sempre stato! Lui? mormorò improvvisamente quella solita vocina dentro di me E tu? Neanche tu l’hai salutato! Non gli hai detto niente... non gli hai detto neanche che ti sei... ‘Ma io l’avrei fatto!’ mi dissi, interrompendo di proposito quella frase nata nella mia mente senza alcun preavviso ‘Lo avrei fatto se solo me ne avesse dato il tempo!’ Il tempo... dunque è questo che è mancato? ‘Ma certo...’ mi consolai ‘Il tempo... non ne abbiamo mai avuto! C’era sempre qualcos’altro da fare... c’era sempre una priorità!’ E non è mancata anche una buona dose di coraggio? sibilò quella vocina, in modo del tutto inatteso. Rimasi senza parole per un istante... poi scossi la testa: ‘Ma no! Certo che no! Io non ho affatto paura... paura di che cosa, poi?’ Hai paura che accada di nuovo! ‘Non ho paura, invece! E’ ridicolo!’ Hai paura, proprio come diceva Guxio! Hai paura, perché tutte le persone che hai amato se ne sono andate! E’ così, no? Perché questa volta dovrebbe essere diverso? ‘Che... ho amato?’ mi chiesi ‘ Le persone che ho amato? Ma è assurdo, io non lo...’ Oh sì, invece! ‘Va bene... sì, forse! Forse io... E con questo? E’ stato lui ad andarsene senza neanche una parola!’ Neanche tu hai detto una parola... nemmeno un misero grazie! Chi pecca di presunzione, dunque? Mi fermai di scatto, adirata con me stessa... detestavo sentirmi in quel modo! E comunque non sei certa che sia già partito... sussurrò quella vocina. In modo inconsulto spalancai gli occhi e il mio cuore saltò moti battiti... non lo ero, in effetti! Non ne ero certa! Rimasi immobile per un momento... incerta, mentre una strenua battaglia si combatteva dentro di me! Poi, precipitosamente, mi voltai e tornai sui miei passi... Cercarlo, trovarlo in una Cartignone festante e piena di gente sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio... e, senza rendermene conto, iniziai a correre. |
“Milady…” disse Guisgard afferrandola per un braccio.
Restò a fissarla per qualche istante. “Cosa significava quel bacio?” Gaynor lo guardò a lungo senza dire niente, con gli occhi velati di lacrime. "Milord" disse alla fine, con voce rotta dall'emozione, "tanti anni fa ho amato disperatamente un cavaliere, ma sono stata così sciocca da lasciarlo andar via da me. Da quel momento è come se il mio cuore avesse cessato di battere e io fossi morta dopo il suo ultimo saluto. Sono scappata da Imperion per non impazzire, per la disperazione di non riuscire a risalire dal fondo e la sorte ha messo Cartignone sul mio cammino. Io vi ho sognato ancor prima di conoscervi, voi e la vostra ocarina, ho sentito una vocina che mi spingeva nell'impresa di liberare voi e Talia... poi vi ho visto e il mio cuore ha ripreso a battere. Voi, con la vostra arroganza e la vostra freddezza, siete riuscito a riportarmi alla vita. Alla premiazione, lord Frigoros mi ha offerto un titolo e delle terre ed io ho rifiutato, ho rifiutato nella vana e utopistica speranza che mi avreste presa con voi per portarmi nella vostra terra. Io non ho mete e non ho scopo alcuno se non trovare un po' di pace e di felicità, ed ho scioccamente creduto che voi poteste darmele. Avevo pensato di parlare un po' con voi in tranquillità, ma quando ho sentito che volevate andare via subito senza dir niente a nessuno ho avuto paura. Paura di non rivedervi mai più... Dovete perdonare il mio gesto, il bacio che vi ho dato non voleva offendervi, ma soltanto essere poi un ricordo che come un balsamo alleviasse le mie sofferenze quando non sarò più al vostro fianco. Vi amo, Guisgard, e per questo amore che vi porto vi chiedo di lasciarmi il braccio e non pronunciare nemmeno una parola di compassione, perchè la dignità è una cosa a cui una vera dama non può rinunciare..." |
Cavaliere25 si allontanava da Giselide e da suo padre, tornando lentamente dai suoi compagni.
Goldblum lo fissò, accorgendosi della sua tristezza. Gli si avvicinò dandogli una leggera pacca sulla spalla. "Io tornerò al villaggio dei nani..." disse "... finalmente sono riuscito a guadagnarmi il favore dei miei fratelli... ho dimostrato di essere un guerriero e non un vigliacco..." gli sorrise ed aggiunse "... anche tu hai dimostrato di essere un grande guerriero... e per me sei più di un fratello... se vorrai venire con me, sono certo che tutti ti accoglieranno come un eroe!" |
Gli occhi intrisi di calde ed argentate lacrime, che scendevano lentamente sulle rosate gote.
Una lieve brezza che le soffiava tra i capelli ed il respiro rotto per l’emozione. A quelle sue ultime parole, Guisgard le lasciò il braccio. Restò qualche istante a fissarla e mille sensazioni e ricordi attraversarono la sua mente. “Non piangete per me, milady…” disse chinando il capo, per poi rialzarlo e volgendo lo sguardo verso l’orizzonte sterminato che circondava Cartignone. Il vento gli soffiava tra i capelli e sul cuore. “Milady… io non credo nell’amore...” aggiunse “… non più ormai… è l’unica cosa da cui la mia spada non è riuscita a difendermi… e non sono degno delle vostre lacrime…” Si voltò di nuovo verso la ragazza e, sorridendole, con un delicato gesto le asciugò le lacrime. |
"Solo un cieco od uno stolto non crede a ciò che gli si trova davanti, vivo e palpitante... Addio Sir, che il Signore vegli sempre su di voi."
Gaynor si girò e cominciò a correre, con le lacrime che le offuscavano la vista ed il cuore pesante come un macigno. |
Quelle parole di Gaynor risuonavano nella sua mente, come a voler lacerare quel muro che Guisgard aveva frapposto tra sé ed il suo passato.
Per un attimo fissò la ragazza andare via. E mille sensazioni attraversarono la sua mente. Volti, sguardi, voci, echi di un passato lontano, smarrito prima di essere vissuto veramente fino in fondo, che si confondevano con le paure, le angosce e la solitudine del presente. E poi la paura, quasi simile ad un profondo dolore che attanagliava l’anima, che i suoi slanci e le sue speranze celassero fredde illusioni. Poi, d’improvviso, corse ad inseguirla, fino a raggiungerla, bloccando la sua corsa. “Aspettate!” Disse. La fissò di nuovo. “Non siate sciocca…” continuò “… voi non mi conoscete nemmeno… avete visto in me qualcosa che non esiste…” sorrise poi teneramente “… quella luce che risplende nei vostri occhi mi fa pensare a tante cose… a cose nelle quali non credo più… e non voglio che quella luce si spenga a causa mia… milady…” aggiunse “… porterò con me il ricordo delle vostre lacrime… e quel verde che tinge i vostri occhi sarà la mia speranza di trovare un po’ di serenità…” La fissò per qualche altro istante, poi scosse il capo e ritornò verso le scuderie. |
Le grida di gioia, le urla festanti.
Le campane che suonavano a festa, gli infiniti colori dei mille stendardi che volteggiavano nelle strade. Cartignone si era risvegliata da un incubo. Ed ora ritornava a vivere. “Angelica attraversava la foresta folta, mentre ogni paladino per lei era in lotta!” Recitavano alcuni bardi in un angolo di strada, mentre Talia correva tra la folla festante. “Enide temeva ormai di aver perduto suo marito e piangeva l’amore di Erec che credeva smarrito!” Esclamò un saltimbanco presso il ponte sul fiume che, tagliandola in due, attraversava la città. Talia correva quasi senza meta, come a sfidare la ressa generale, che, simile alla corrente contraria del fiume, sembrava ricacciarla indietro, nel trambusto generale. Mille volti, di tutti i ceti sociali, svariati abiti, di poveri, chierici e nobiliari, correvano in quella folla, animandola con i suoni e i colori di quella folcloristica umanità cartignonese. “La regina Ginevra volle metterlo alla prova! E Lancillotto per amor suo nel torneo si ritrova!” Cantavano due aedi nella grande piazza. “Al meglio e al peggio recitava quel biglietto e per quello Lancilotto di Amor fu il prediletto!” Poi le trombe squillanti e il boato della folla preannunciavano l’apertura della giostra promessa da Frigoros. E quando Talia, per fuggire da quella confusione, imboccò una stradina laterale presso il porto fluviale, si ritrovò davanti una figura. “Milady!” Esclamò Ramon. “Dove andate così di corsa? La festa è dall’altra parte!” http://image.guardian.co.uk/sys-imag.../20/keira3.jpg |
Bethan rincorse Gaynor e, una volta raggiunta, la strinse in un abbraccio.
"Basta, non piangere più! Non esiste uomo al mondo che meriti le tue lacrime e il tuo dolore. Ascoltami adesso, ti prego!" disse Gaynor, prendendo fra le mani il volto dell'amica e guardandola negli occhi "Gaynor, tu hai bisogno di pace e serenità. Amica mia, sei come un fiore cresciuto fra la neve... Non voglio più vederti soffrire così! Troppe volte ti ho vista piangere. Vieni con me, Gaynor! Non molto lontano da qui, ho visto un piccolo castello abbandonato. Voglio comprarlo e ricominciare da capo la mia vita. Se mi seguirai, insieme, forse, troveremo entrambe un po' di serenità". |
“Aspettate!” Disse Guisgard.
La fissò di nuovo. “Non siate sciocca…” continuò “… voi non mi conoscete nemmeno… avete visto in me qualcosa che non esiste…” sorrise poi teneramente “… quella luce che risplende nei vostri occhi mi fa pensare a tante cose… a cose nelle quali non credo più… e non voglio che quella luce si spenga a causa mia… milady…” aggiunse “… porterò con me il ricordo delle vostre lacrime… e quel verde che tinge i vostri occhi sarà la mia speranza di trovare un po’ di serenità…” "Sir, siete voi che non mi conoscete affatto ed ora avete anche la presunzione di ritenermi più sciocca ed ingenua di quanto in realtà io sia. E prima avete forse detto una cosa saggia... voi non meritate le mie lacrime, perchè le vostre parole sono vestite di poesia, ma il vostro cuore è freddo come il ghiaccio... vi avevo chiesto di risparmiarmi parole di compassione, ma adesso sono solo queste che odo. Forse era il vostro modo per lasciarmi un dolce pensiero, ma avete sbagliato... E risparmiatevi anche di portare con voi il mio ricordo, perchè non credo che ne siate degno..." Guisgard la fissò per qualche altro istante, poi scosse il capo e ritornò verso le scuderie. |
Citazione:
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Avevo corso per mezza Cartignone e tuttavia non lo avevo trovato. Infine giunsi in una piccola piazzetta laterale e lì mi fermai... intorno a me vi era tanta gente e tutti sembravano così felici... Cartignone aveva dovuto piangere per troppo tempo i suoi morti e adesso aveva soltanto voglia di vivere: come biasimarli? E allora, mi chiesi, come mai io non avevo voglia di festeggiare?
Improvvisamente si udirono squilli di tromba e la folla vociante prese a spingere in direzione del castello... probabilmente la giostra che lord Frigoros aveva indetto stava per cominciare, pensai. Tentai allora di oppormi al flusso di persone che quasi mi trascinava in quella direzione e mi infilai in una stradina laterale... era una stradina che scendeva verso il porto. Feci appena pochi passi in quella direzione, con la testa assolutamente da un’altra parte, quando una voce mi fece sussultare... Citazione:
Per un istante mi sentii come colta in fallo, lo osservai in silenzio, torcendomi appena le mani... eppure quell’uomo aveva un sorriso tanto gentile che presto mi sentii di nuovo a mio agio. “Vedete...” spiegai “Non ho molta voglia di festeggiare! Lo so, Guxio se n’è andato e, magari, presto verrà catturato... ma io non riesco a non pensare che il segno di ciò che ha fatto sia ancora su di noi. Dissipare il ricordo e l’angoscia per quegli avvenimenti terribili richiederà tempo... accettare le morti e i tradimenti sarà, temo, un processo lungo...” Abbassai gli occhi e ripresi a torcermi le mani... ‘E poi ci sarebbe anche...’ pensai tra me, ma parlarne con l’Inquisitore era una cosa che non potevo fare... era una cosa che... però avvertivo lo sguardo di Ramon su di me, uno sguardo profondo che sembrava percepire che c’era dell’altro e che pareva volermi leggere dentro. Così infine alzai la testa e, con l’anima che tremava ma ostentando il tono più leggero che mi riuscì di tirare fuori, mormorai: “Voi credete che... ecco... non sapete, per caso, se Guisgard sia già partito?” |
Guardai Goldblum e gli dissi mi farebbe molto piacere cercherò di essere di aiuto almeno sarò insieme a persone amiche e che mi vogliono bene e gli misi una mano sulla sua spalla
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"Bene, amico mio!" Esclamò Goldblum. "Allora appena sarà conclusa la giostra voluta da lord Frigoros partiremo alla volta del mio villaggio dei nani!"
"Siete ancora qui, poltroni!" Gridò da lontano Belven verso Cavaliere25 e Goldblum. "Avanti, la giostra sta per cominciare e il pubblico invoca a gran voce le nostre gesta!" "Eccoci, messere!" Rispose Goldblum. "Forza, amico mio, andiamo a farci onore in quella giostra!" Spronò poi Cavaliere25. |
Guisgard non replicò a quelle dure parole di Gaynor.
Si fermò solo un momento per ascoltarla, per poi riprendere a camminare verso le scuderie. Un fresco vento soffiava attorno a lui, scuotendo i rami degli alberi. La campagna di Cartignone appariva bellissima come forse non lo era stata mai. L'aria era pulita e profumata e le colline tutt'intorno correvano indisturbate per miglia e miglia, tra isolati castelli sperduti in lontananza ed anguste stradine che a fatica attraversavano quel paesaggio dai tratti fiabeschi. "In un addio, ciò che si lascia ci appare sempre più bello..." Questo pensiero attraversò la mente del cavaliere, mentre tornava nelle scuderie. E nel vederlo il suo cavallo lanciò un nutrito, come a volerlo salutare. "Sono qui, amico mio..." mormorò Guisgard accarezzandolo "... sembra che solo per te ci sia gioia nel rivedermi..." |
Ramon sorrise lievemente a quelle parole di Talia.
“Quando, giovanissimo, giunsi al monastero Bretone di San Cristoforo nel Wessex…” cominciò a dire “… conobbi un vecchio monaco… era stato un cavaliere che dopo una vita avventurosa aveva sentito il bisogno di cercare serenità fra le mura di quel monastero… lui mi insegnò molte cose… e spesso, quando ero indeciso sul da farsi, era solito dirmi… sai che differenza c’è tra me e te, ragazzo mio? C’è che io sono vecchio e tu giovane! Che tu credi di essere immortale, padrone della tua vita e del tempo, mentre io ho imparato a non credere più a questa cosa…” Si voltò verso la ragazza sorridendole: “Il tempo che ci è dato va vissuto fino in fondo… ed è sciocco sciuparlo… il nostro sir Guisgard è nelle scuderie… si vanta di avere un cavallo degno di Pegaso… ma credo ci siano ali ben più robuste di quelle del mitico destriero… sono certo che esse vi condurranno da lui prima che possa lasciare Cartignone… questo è vostro…” mostrandole l’arco “… così potrete ringraziare voi stessa quel cavaliere per aver ritrovato il vostro arco…” La salutò con un rispettoso inchino e svanì nella strada principale, tra la folla in festa. |
Quando giunsi di fronte a quella scuderia mi bloccai... volevo entrare, ma era come se qualcosa mi bloccasse.
Strinsi più forte l’arco che Ramon mi aveva dato... il mio arco... credevo che non lo avrei più stretto tra le mani... Lo strinsi, dunque, socchiudendo per un istante gli occhi, e ripensai alle parole dell’Inquisitore... ripensai a quei suoi occhi nei miei un istante prima: occhi che parevano vedere in me più di quanto io stessa non riuscissi a vedere in quell’istante. Lo avevo ringraziato ed ero corsa via... e ora lì, davanti a quella porta socchiusa, mi chiedevo cosa mai avesse visto in me da farlo sorridere in quel modo... Inspirai, infine, e misi da parte tutte quelle idee... poi spinsi appena la porta ed entrai. E finalmente lo vidi... era di spalle e sembrava sistemare il suo cavallo... Io feci appena qualche silenzioso passo, sentendo la paglia scricchiolare appena sotto i piedi, poi mi fermai... “Un dono tanto prezioso...” mormorai accarezzando il legno lucido di quell’arco “Non lo si dovrebbe mai far recapitare da qualcun altro!” Feci una breve pausa e poi, con un debole sospiro che non riuscì del tutto a nascondere il tremito della voce, soggiunsi: “Neanche un piccolo saluto mi merito, dunque, prima che tu parta?” |
Guisgard accarezzava il suo cavallo, che docilmente si lasciava coccolare dal suo padrone.
E ad un tratto la sua mano si fermò. Si voltò di scatto a quelle parole. Al suono della sua voce. Una voce che da sola bastava ad accendere il suo cuore. “Non è un mio dono, quello…” rispose con tono accigliato “… se ricordo bene era di tuo padre…” Strinse le redini del cavallo e sistemò meglio la sella. “Quel vago sorriso nella cappella non era forse un saluto?” Chiese poi. “E comunque non dovevi scomodarti a venire… la futura erede al trono di Cartignone non dovrebbe farsi vedere nelle scuderie con un cavaliere rinnegato… potresti incontrare difficoltà poi a trovare un degno consorte… sai, la reputazione è importante!” Continuò con quel suo solito sorriso da guascone. “E poi, te lo dissi sin dalla prima volta che ci incontrammo… dovresti fare più attenzione, o davvero non troverai marito!” A quel punto rise di gusto, ma all’improvviso qualcosa lo bloccò. Come un sordo dolore, a tratti insopportabile. Come quando si ha la consapevolezza che si sta perdendo qualcosa, senza poter far nulla per impedirlo. Si avvicinò allora al cavallo e strinse forte la sella. |
Rimasi a lungo ad osservarlo in silenzio... quei gesti secchi, quell’aria a tratti burbera, quella voce sarcastica e quel tono irriverente...
“Beh... è un dono, invece!” dissi, spostando gli occhi sull’arco che ancora tenevo tra le mani “Io l’avevo perduto, ma tu lo hai ritrovato! Avresti potuto lasciarlo dov’era, avresti potuto ignorarlo... invece me lo hai riportato! E’ un dono, quindi! Ed è tanto più prezioso perché sapevi quanto per me fosse importante.” Feci una breve pausa... molte sensazioni si erano sovrapposte in me in seguito alle sue parole taglienti, emozioni che non ero certa di comprendere completamente... Giocherellai con quell’arco ancora per qualche istante, poi lo appoggiai ad una delle alte colonne di legno e feci qualche passo avanti... “Sai...” ammisi “Quando ti ho conosciuto, questo tuo atteggiamento mi dava dannatamente sui nervi! Sembrava sempre che non avessi rispetto per niente e per nessuno, sembrava che non ti importasse di niente, sembrava che niente avesse valore per te. Ora so che non è vero! Ora credo di conoscerti abbastanza da sapere che non sei così, da sapere che non sei ciò che ti sforzi tanto di apparire! E spero anche che non pensi quello che mi hai appena detto, perché sarebbe davvero stupido! Io...” esitai un attimo, poi soggiunsi “Io sono stata felice di vederti arrivare in quella chiesa. Non felice di veder arrivare qualcuno a salvarmi, ma felice di veder arrivare te!” Feci ancora qualche altro passo, fino a trovarmi proprio dietro di lui... “Voltati, Guisgard!” mormorai “Voltati e guardami, ti prego! E dimmi che avevi davvero intenzione, dopo tutto quello che abbiamo passato, di andartene senza degnarmi di una parola! Dimmi perché!” |
Si dissi amico mio facciamogli vedere di che pasta siamo fatti e segui la compagnia
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