Camelot, la patria della cavalleria

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Lady Dafne 09-06-2011 21.17.53

Ascoltai in silenzio le parole di Pasuan, più proseguiva nel discorso più mi sentivo poco bene. Mi sembrò così sicero, il tono della sua voce era così grave.... mi sentii trafiggere da mille frecce avvelenate.
Prima che potesse essere troppo lontano parlai
"E così, non mi ami. Tiri pure in ballo le altre donne, quelle che hai avuto per una notte, quelle che ti hanno dato il loro corpo. Pensavo di essere diversa da loro io che ti ho dato il mio cuore, non questo stupido corpo. Tu mi rifiuti e lo fai umiliandomi, trattandomi come una delle tante, una di una notte. Ricordati però che tu e io abbiamo condiviso notti e giorni assieme, che tu hai visto nascere mio figlio, sei stato il primo uomo ad averlo tenuto in braccio. Ti ho permesso di vedere dei momenti estremamente intimi per una donna come il dolore e la gioia. Sì, noi donne piangiamo facilmente, ma il dolore, quello vero, lo mostriamo solo a pochi scelti. Ma se tu vuoi che d'ora in poi le nostre vite si dividano così sarà".
Feci una pausa per riordinare le idee, piano piano i miei occhi si riempivano di lacrime che non riuscii a trattenere. Con la voce rotta continuai
"Addio Pasuan, me ne vado, tu non hai solo gli occhi offuscati.... hai anche un cuore di pietra".
Mi voltai e tornai in casa, Mian e sua madre non c'erano, non le avevo viste uscire. Fui dispiaciuta di non poterle salutare, erano delle brave persone! Avevo tanto sperato di entrare nella loro famiglia, invece.... il sogno era finito! Scrissi un biglietto per loro

Signora, Mian,
vi debbo lasciare a malincuore!
Il destino non ha voluto che entrassi a far parte della vostra famiglia, lascio questa casa e lascio Pasuan.
Risparmiategli troppe domande, non troverebbero risposta.
Vi ricorderò sempre. Parlerò di voi a Hubert quando sarà abbastanza grande.
Con affetto
Dafne

Presi poi il bambino e tutte le nostre cose ma lasciai una delle fasce di Hubert sopra il cuscino di Pasuan, volevo che dimenticasse me, ma speravo che in quel modo ricordasse il bambino.
Poi uscii dalla casa, non incontrai nessuno per la via, seguii la vecchia staccionata ed arrivai alla casa del vecchio Zimail, bussai e quando mi apersero dissi semplicemente:
"Vi prego, concedetemi ospitalità per questa notte, non posso più abitare aa casa del cavaliere e con un bambino piccolo non posso affrontare il viaggio fino a Capomazda. Vi prego, mi basta un pagliericcio in una stalla, domani me ne andrò!" Hubert intanto piangeva forte e dimenava le gambine, tastai la fronte, scottava molto. La febbre era salita nuovamente.

Guisgard 10-06-2011 00.34.00

Un frastuono, un chiasso caotico e disperato scoppiò all’improvviso.
Melisendra si voltò per tentare di capire.
Dal cortile giungevano grida di uomini, lamenti di schiavi ed un sordo boato che sembrava scuotere la terra.
Il ponte levatoio del castello era stato abbassato e il terribile ariete, costruito per abbattere le porte di Capomazda, aveva fatto il suo ingresso nel maniero.
Tutti esultavano ed invocavano la vittoria a gran voce.
In breve l’esercito fu armato e fatto riunire nel castello.
Poi quel gran clamore cessò di colpo appena Gouf scese nel cortile.
Aveva indosso la sua formidabile corazza e il solo vederlo bastò ai suoi per credere ciecamente in un trionfo quasi annunciato.
Melisendra fissava tutto ciò da una delle finestre.
“Tutto è cominciato…” disse una voce alle sue spalle “… è cominciato l’inizio della fine… la fine di ogni cosa…” aggiunse la vecchia Freia.

Melisendra 10-06-2011 01.03.10

"No, non è detta l'ultima parola..." sussurrai. "Anche se si prospetta più arduo del previsto."
Mi allontanai dalla finestra ed entrai nella mia camera.
Freia era con me e si affaccendava intorno a me, con abiti puliti.
"Non adesso." Le dissi mentre mi spogliavo e rimanevo nuda in mezzo alla stanza. Posizionai una candela di fronte a me e mi apprestai a chiamarli.
Il vento soffiò come se ci trovassimo all'aperto. La fiamma crebbe.
"Datemi la vostra forza... e questa notte farò il primo sacrificio!"
Li sentii muoversi nell'oscurità.
"Io vi prometto... l'anima di Lord Cimarow."
Sapevo cosa significava. Ricominciare a uccidere mi avrebbe cambiata. Ma non era più tempo di cercare soluzioni ponderate. Dovevo rallentare quella guerra ad ogni costo.
Mi tagliai la mano e il sangue andò a nutrire la fiamma. Si levò un fumo sottile che si addensò in una nuvola.
Chiusi gli occhi e cercai di sfiorare la mente di Lady Talia, ma inaspettatamente trovai solo una eco. Dovevo avvertire Capomazda che tutto per iniziare. Inspiegabilmente non ci riuscii.
Un po' sorpresa e frustrata mi inginocchiai di fronte alla fiamma. Ero perplessa.
Soffiai mestamente sulla candela e attesi che Freia scostasse i pesanti tendaggi. Ormai era giorno. Un triste giorno.

Guisgard 10-06-2011 01.35.04

Freia restò a fissare Melisendra, avvolta nel più vivo sconforto.
“Il destino di tutti noi si sta compiendo…” disse la vecchia “… e nessuno può fermare ciò che sta per accadere… questa guerra è stata scritta nell’odio e nella paura… è impossibile fermarla ora… va, lascia questo posto… prendi tuo figlio e cavalca fino a raggiungere il luogo più lontano che esiste da queste terre… va, prima che sia troppo tardi… altrimenti anche tu sarai condannata, come tutti noi…”
Ad un tratto si udì la voce di Cimarow sul cortile.
“Miei fedeli guerrieri…” gridò dalla torre “… fratelli… oggi lotteremo per la libertà… la libertà di vivere le nostre vite senza che nessuno ci imponga cosa credere… la libertà di chiamare i nostri figli come più ci aggrada, senza più essere schiavi di antiche e defunte tradizioni… la libertà che ci daranno il nostro lavoro ed il nostro sudore, senza che i frutti della nostra fatica vadano ad ingrassare i chierici che muovono i nostri padroni come marionette… Oggi, con la forza e con il valore, ci riprenderemo il nostro onore… l’onore che spetta a chi è nato per comandare e non per obbedire e servire… fratelli, ciò che faremo oggi sarà immortalato per sempre nella storia e nella terra di Capomazda... e noi ne saremo i padroni!”
Esaltazione ed esultanza salutarono il discorso di Cimarow.
E poco dopo tutto era pronto per attaccare Capomazda.
“Ogni uomo, ogni cavallo ed ogni macchinario da guerra è al proprio posto…” disse uno dei cavalieri a Gouf “… attendiamo solo i vostri ordini, milord.”

Melisendra 10-06-2011 02.01.46

"Partiranno oggi stesso, dunque?" domandai a Freia, mentre finiva di allacciare una lunga fila di bottoni che chiudevano il mio abito.
"Sono stata una sciocca, ho sprecato tempo prezioso cercando di far ragionare Gouf...sarei dovuta andare dritta sul mio obiettivo!"
Bevvi una lunga sorsata di acqua fresca. Mi lasciai spazzolare i capelli e sistemare il volto, gli occhi erano ancora lucidi, ma un po' di acqua di rose fu sufficiente a cancellare quei segni di stanchezza e preoccupazione dal mio viso.
"Anche se..." Mi era venuta un'idea e forse avrebbe funzionato.
Chiesi a Freia di portarmi un braciere.
Accesi un fuoco, mentre invocavo gli spiriti, che sentivo sempre più inquieti e impazienti. Bruciai delle erbe e poche gocce del mio sangue.
"Vi prego... datemi tempo!"
Continuai a sussurrare una preghiera agli spiriti fino a quando non mi sentii esausta e crollai al suolo.
Un tuono proruppe nell'aria immobile, mentre un fulmine spaccò il cielo. Ne sentii il contraccolpo, quasi mi sentii svenire. Mi contorsi di dolore sul pavimento mentre là fuori si scatenava una tempesta come ben poche se ne erano mai viste. Li avevo liberati e ora stavano guerreggiando nel cielo.
Strinsi i denti per non urlare e cercai di alzarmi fino a raggiungere il letto.

Guisgard 10-06-2011 02.05.05

Zimail restò un momento sorpreso quando si ritrovò davanti Dafne col suo bambino.
“Vi prego, entrate e non fate complimenti o sciocchi convenevoli…” disse destandosi dalla sua meraviglia ed invitandola ad entrare “… fate come se foste a casa vostra, damigella…”
Mise a scaldare dell’acqua e con quella preparò poi una tisana per calmare la ragazza ed il suo bambino.
“Datene un pò anche al piccolo…” indicando la tisana “… vi sono foglie ed estratti adattissimi anche per i bambini piccoli come lui…”
Suonò poi un campanellino ed un attimo dopo un’anziana signora entrò nella stanza.
“Sellia, per favore, prepara il letto nella stanza degli ospiti…” le disse Zimail “… abbiamo una piacevole visita stasera.”
Sellia annuì.
“Questa casa è grande” fece il vecchio “e certe sere diventa eccessivamente ed insopportabilmente vuota… ci viviamo io e la mia anziana servitrice, ma sono lieto che stasera siate giunta a farci visita.”
Offrì a Dafne poi anche dei biscotti e della focaccia col miele.
“La stanza è pronta.” Disse Sellia tornando da loro.
“Quando vorrete, damigella, la vostra stanza vi attende.” Sorridendo Zimail. "E se vi andrà, domani mi racconterete il motivo per cui i vostri bellissimi occhi sono gonfi di lacrime."
Nel frattempo, a casa di Pasuan, sua madre e Mian tornarono e non trovarono più Dafne col bambino.
“Cosa è accaduto?” Chiese sua madre. “Dove sono Dafne ed il bambino?”
“Sono andati via…” rispose Pasuan “… cosa ti aspettavi? Che sprecasse la sua vita ad accudire un povero cieco?”
“Cosa le hai detto? Lei non se ne sarebbe mai andata senza motivo!” Esclamò Mian.
“Ora lasciatemi in pace…” mormorò Pasuan “… sono stanco e vado a letto…”
E la notte, per lui, trascorse tra amare lacrime e laceranti rimpianti.

Guisgard 10-06-2011 02.21.04

Freia aiutò Melisendra a raggiungere il letto.
“Vuoi invocare e scatenare gli spiriti…” disse la vecchia, come a volerla ammonire “… ma attenta… strane forze, sconosciute anche a te e a me, si contendono le anime di quei dannati…”
Intanto la tempesta incalzava e possenti boati scuotevano il Cielo ed i suoi pilastri.
“Vuoi rallentarli, vero?” Chiese Freia. “Ma ciò non basterà…”
La pioggia, nel frattempo, scrosciava sui vetri, mentre le folgori illuminavano la brughiera come dardi incandescenti piovuti dal Cielo.
Nel cortile tutto si fermò.
“Sembra che la natura si stia scatenando!” Esclamò uno dei cavalieri a Gouf.
Questi fissò l’inquieto Cielo e maledì la pioggia ed il vento.
“Cosa facciamo, milord?”
“Attenderemo che la tempesta si calmi…” rispose nervosamente Gouf “… non può durare in eterno…”

Melisendra 10-06-2011 02.50.53

Mi sdraiai e cercai di respirare.
Mi sembrava di avere una pietra sul petto.
Cercai di calmarmi, di placare la paura e di lasciare che le energie e la forza di quel temporale fluisse attraverso il mio corpo senza distruggermi.
"Lo so... non basterà..."
Chiusi gli occhi e rimasi ad ascoltare quella bufera che faceva tremare ogni cosa.
"Lasciami... vai pure. Riposerò e presto starò bene... questa sera... so cosa fare, questa sera..." soffocai un grido, stringendo a me il cuscino. Mi sembrava che qualcosa mi bruciasse la pelle.
"Se qualcuno mi cerca... digli che ho mal di testa e non desidero vedere nessuno."
Con un gesto della mano chiusi i tendaggi del letto a baldacchino e rimasi al buio, aspettando che gli spiriti smettessero di usare il mio corpo come campo di battaglia.

Guisgard 10-06-2011 03.14.58

I boati che scuotevano la terra e le folgori che illuminavano il Cielo in qualche modo estraniarono, per un momento, Melisendra dalle sue inquietudini, facendola quasi abbandonare ad un’insolita stanchezza.

Una spada insanguinata…
La vendetta…
L’odio…
L’amore…
Una corazza scalfita...
Un lamento lontano…
Gli occhi azzurri di una donna…
E poi un volto velato dal buio, dentro il quale due occhi d’odio la fissavano…
Il pianto di un bambino...
Il suo…

In quel momento la porta si aprì all’improvviso, destandola da quegli sprazzi di sogno ed illuminando il letto sul quale lei era stesa.
Qualcuno si avvicinò, scostando i tendaggi del baldacchino e fissandola.
Alle sue spalle apparve Freia.
“Non sono riuscita a farlo desistere…” disse “… è voluto entrare…”
“Vattene, vecchia megera…” le ordinò Gouf senza distogliere lo sguardo da Melisendra.
Freia chinò il capo ed andò via.
“Credevi che una vecchia servitrice e qualche effeminato valletto potessero tenermi fuori da questa stanza? Alzati e vestiti!” Fissandola con uno sguardo di ghiaccio. “Presto!”

Melisendra 10-06-2011 03.32.55

Mi accorsi che Gouf mi stava trascinando fuori dal letto troppo tardi per reagire.
"Cosa..." la luce mi ferì gli occhi. "Ma che succede?"
Non riuscii a opporre resistenza.
Barcollai e mi aggrappai a una colonna del baldacchino per non cadere.
I lacci del vestito erano allentati sul petto, li avevo sciolti per alleviare la sensazione di soffocamento.
Guardai Gouf con aria interrogativa.
"Lasciami in pace... per favore... Gouf!"
Le vertigini mi colsero nuovamente.
"Hai già chiaramente espresso il tuo pensiero e hai detto di non volerne più sapere di me... lasciami sola."
Ricacciai indietro quel senso continuo di cadere, senza mai toccare suolo. Gli spiriti non avevano ancora finito con me.

Morrigan 10-06-2011 03.41.41

Scusami, le aveva detto.
Morrigan si domandò se sarebbe bastato.
Continuava a non comprendere perchè lui si ostinasse a tenerla sempre distante. Giunti al punto in cui erano, avrebbero dovuto fidarsi l'uno dell'altra. Che a Guisgard piacesse o meno, lei aveva visto dentro i suoi ricordi come nessuno prima di allora, e ciò che era mancato alla sua visione gliel'aveva suggerito il suo istinto di donna... perchè, allora, perseverare in quell'atteggiamento?

Sollevò lo sguardo a fissarlo, ed era la prima volta che lo faceva da quando avevano avuto quell'incidente nel bosco. Forse per questo motivo ebbe uno strano sussulto incrociando i suoi occhi, e forse quel sussulto lo ebbe anche lui... perchè avevano condiviso un momento che ancora turbava Guisgard nel profondo... un incidente di cui non avrebbero mai più dovuto parlare, ma che in quello sguardo, per un istante, passò come un riflesso tra i loro occhi. Fu proprio per cancellare quella visione che Morrigan abbassò le ciglia, pensosa.

"Talvolta parli come se la battaglia dovesse ancora iniziare e tu pensassi di essere sconfitto in partenza..."

Tornò a fissarlo, con una luce diversa negli occhi e uno strano bagliore.

"... ma sei errore, Guisgard... perchè stiamo già combattendo da un pezzo, e tu... tu non perderai"

Mentre gli diceva quelle parole, sentì crescerle dentro una forte emozione... tu non perderai... perchè gente come noi non ha niente da perdere... abbiamo una vita e una missione, ma la missione è la nostra vita... quindi non esiste molta scelta... riuscire a compierla è tutto... il resto non ha significato... per questo non possiamo perdere...
Quel pensiero la turbò profondamente, e pensò che non desiderava che Guisgard scorgesse in lei quell'emozione. Così si voltò di colpo e si allontanò da lui di qualche passo. In quel punto la luce delle torce non arrivava, e lei sarebbe diventata poco più di un'ombra. Adesso che lui non poteva più vederle gli occhi, si sarebbe sforzata di mutare tono di voce, e imponendosi di essere fredda e decisa, sarebbe riuscita a nascondergli i suoi veri pensieri.

"Io non ho bisogno di chiedere a Ravus nulla, in maniera diretta!" esclamò d'un tratto, come se non avessero parlato d'altro fino a quel momento e quello fosse l'unico argomento di interesse "Mio zio, pur essendo più devoto di un chierico, non si è mai accorto dell'opera della mia magia... non credo che un abate possa fare di meglio! Ma il problema qui non è Ravus, nè il modo in cui io intendo operare... il problema sei tu, Guisgard! Sei tu, che non riesci a fidarti di me..."

Guisgard 10-06-2011 03.45.51

Gouf la fissò quasi indispettito.
“Tra non molto io lascerò questo castello…” disse “… ma lord Cimarow e forse Ivan de Saint-Roche resteranno qui ad attendere l’esito della battaglia… non voglio che tu resti in questo posto, saresti in balia e alla mercè di quegli uomini…”
L’aiutò a restare in pedi, per poi metterla a sedere sul letto.
“Si, di te non mi interessa più nulla” mormorò “e forse non ci rivedremo mai più… ma sei la madre di mio figlio e voglio che tu possa tornare da lui… ho fatto preparare il tuo cavallo e dato ordine a due servitrice di venire con te… non andrai però a Poggio del Sole, non ora almeno… le strade saranno i luoghi che ospiteranno le battaglie più feroci… taglieremo ogni collegamento tra Capomazda ed il resto del regno, fino ad isolarla da tutto e tutti… tu invece prenderai la direzione ad ovest di questo castello… lì vi è un convento di monache… ti ospiteranno fino a quando potrai tornare a Poggio del Sole… da quel momento in poi ciò che farai della tua vita non sarà più affar mio…”

Guisgard 10-06-2011 04.04.42

Intanto, nella Sala Ducale, Izar era con Monteguard e l’abate Ravus, quando si udirono delle grida provenienti dal cortile.
“Icarius de Taddei! Mi sentite? Uscite allo scoperto e mostratevi a me ed al vostro popolo!” Disse un cavaliere che avanzava tra lo stupore generale. “Avanti, mostratevi ora, vi attendo!”
“Che storia è questa?” Esclamò sorpreso Izar.
Tutti e tre allora uscirono nel cortile, dove le guardie avevano già circondato quel misterioso cavaliere.
“Mi mandate contro i vostri sgherri? Così volete zittirmi, milord?” Gridò il cavaliere. “Eppure sono stato qui giorno e notte… ho anche partecipato alla giostra per la vostra incoronazione! Ora invece mi fate circondare dai vostri uomini!”
“Ora lo riconosco…” mormorò August “… quel cavaliere ha partecipato alla giostra come egli stesso afferma…”
“Sono il Cavaliere Custode!” Gridò. “Mi riconoscete? Ho fatto voto di non rivelare a nessuno il mio nome… per poter difendere e custodire i valori di queste terre! Ed in nome di quei valori vi dico… siete indegno di governare Capomazda! Indegno sia davanti al re, sia davanti a Dio Onnipotente! Avanti, venite fuori!”

Guisgard 10-06-2011 04.17.50

Guisgard ascoltò in silenzio ed a capo chino Morrigan.
“Si, forse hai ragione…” disse quando lei ebbe finito di parlare “… scusami… mi sei stata compagna in questa storia ed ora sarebbe ingrato ricambiarti con dubbi e titubanze… vuoi davvero parlare tu con l’abate Ravus? Allora io attenderò… attenderò ciò che scoprirai…”
La fissò.
“Sai che forse potrebbero condannarmi a morte a causa di quella verità che tanto cerchiamo? Se così accadrà, tu però resterai fuori da tutta questa storia… capito, Morrigan?”
Ad un tratto udirono delle grida provenienti dall’altra parte del cortile.
In quel momento un bambino sbucò da uno dei viali laterali.
“Ehi, tu! Fermati!” Gridò Guisgard.
“Dite a me, messere?”
“Si, avvicinati!”
“Cosa vi occorre?”
“Cos’è il trambusto che si sente?” Chiese Guisgard.
“E’ apparso un cavaliere che sta minacciando sua signoria…” rispose il bambino.
“Che cavaliere?”
“Non so, nessuno lo sa… ha un elmo che gli copre il viso…” raccontò il bambino.
Guisgard fissò turbato Morrigan.
“Presto, andiamo a vedere!” Disse alla ragazza e tutti e tre raggiunsero la parte del cortile dove si trovava il misterioso cavaliere.

Melisendra 10-06-2011 04.19.11

Improvvisamente il dolore che mi lacerava cessò.
Rimasi un attimo sorpresa e meditai su ciò che aveva detto Gouf.
"Non è necessario che ti preoccupi per me... sono andata avanti a lungo senza il tuo aiuto o quello di chicchessia." Replicai con tono asciutto.
"Non ho mai fatto quello che mi dicevi, perchè mai pensi che inizierò proprio ora?" finsi un altro capogiro e mi lasciai nuovamente sorreggere.
Mi staccai da lui e mi sedetti, meditabonda.
"Ma forse... stavolta hai ragione..." abbassai gli occhi, mentre avrei tanto voluto dare sfogo alla mia rabbia verso la sua testardaggine.
"Non mi sento bene... tutto questo..." sussurrai con una voce che non celava la mia disperazione. "Ti prego, lascia che parta domani all'alba... andrò in quel convento fino a quando non potrò raggiungere mio figlio."
Lo scrutai di sottecchi, mentre nella mia mente un piano prendeva forma.

Guisgard 10-06-2011 04.35.29

Gouf restò un attimo in silenzio.

"Non è necessario che ti preoccupi per me... sono andata avanti a lungo senza il tuo aiuto o quello di chicchessia. Non ho mai fatto quello che mi dicevi, perchè mai pensi che inizierò proprio ora?"

Quelle parole di lei attraversarono lentamente la sua mente.
Tentò di farle scivolare via, ma sembravano addensarsi dentro di sé e raschiare fino in fondo alla sua anima.

“Diglielo, Melisendra… diglielo che verrai con me di tua spontanea volontà!”

Ed altre parole, emerse dal passato, tornarono a tormentarlo.
“Che sciocco…” disse fra sé “… la gente non cambia… come i sentimenti non nascono dal nulla… non in una notte senza Luna e senza stelle…”
“Hai ragione…” mormorò fissando Melisendra “… sei sempre stata capace di badare a te stessa e saprai farlo anche ora… non credo ci sia altro da dire…”
In quel momento un corno echeggiò nel cortile.
Era il segnale.
“E’ ora che vada…” disse Gouf, proprio mentre un tuono sembrò scuotere il cielo “… addio, Melisendra…”
Si voltò ed uscì dalla stanza, lasciando dietro di sé un vago ed angosciante senso di solitudine.
Un’ombra allora apparve sull’uscio della porta.
Era Freia.

Guisgard 10-06-2011 04.45.04

Icarius fissò con tenerezza Sayla.
“Quando ti guardo” disse con un sorriso amaro “mi rammenti quella giornata al Borgo Vecchio… la cavalcata con Talia, il mio scherzo… poi arrivasti tu… ti mentii, dicendoti che non ero il duca… non potevo fidarmi di tutti quelli che incontravo… poi la notte alla locanda dove ti facemmo curare…”
Sospirò come a voler ingoiare lacrime e pene.
“C’è qualcosa nella brughiera…” continuò “… quel lamento spettrale ed angosciante, gli incanti del Borgo Vecchio durante il ballo in maschera… poi quella Pieve…” tornò a fissare Sayla “… e giungesti tu… perché? Perché venisti là? E quei tuoi strani abiti… sento che nascondi un segreto… non voglio obbligarti a rivelarmi nulla… ma se sai qualcosa che possa aiutarmi a ritrovare mia moglie, allora, in Nome del Cielo, aiutami! Sin dal primo istante ho sentito che celavi qualche segreto… conoscevi me e Talia senza averci mai visti… e poi la naturalezza con cui vivevi ciò che accadeva intorno a te… io non voglio sapere tu chi sia… ma se puoi aiutarmi, ti prego… fallo…”
Si alzò di scatto e prese un grosso volume.
“Talia nella Pieve mi parlò di questo antico codice…” aprendolo Icarius “… è conosciuto come Le Angosce di Santa Lucia… lo stavo sfogliando mentre ti attendevo… credo sia una specie di manuale di demoni… ed ho trovato la citazione riportata sulla statua di Santa Lucia nella Pieve…”

“Nel cuore dimora l’amore, quello vero.
E tu, reo, il volto vedrai del diabolico sparviero.
La punizione sarà per te l’Acefalia e sarai dannato.
E il corpo, come l’anima, dalla colpa verrà sfigurato.”

E letta quella citazione, Icarius si voltò a fissare Sayla, quasi ad attendere dalla ragazzina una qualche risposta a quel misterioso dramma.
Ma ad un tratto nella biblioteca si udirono delle grida giungere dal cortile.
Erano quelle del misterioso Cavaliere Custode.

Melisendra 10-06-2011 05.01.17

Non ci credevo. Lo avevo lasciato andare via senza nemmeno cercare di trattenerlo, senza suppliche, senza nemmeno l'ombra di una lacrima, di un tentennamento.
Per un attimo mi sentii vuota.
Di nuovo sola. Smarrita in un mondo troppo grande.
Mi scossi. Non dovevo distrarmi.
"Freia... procurami un infuso di artemisia e un estratto di belladonna. Bada di non farti scoprire..."
Osservai Gouf nel cortile e cercai di non farmi prendere dal rimpianto.
Chissà dove avrebbero posto l'accampamento.
Poco ma sicuro, in convento non ci sarei andata!
"Scopri dove si trovano le stanze di Sir Saint-Roche..."
Lanciai un'ultima occhiata fuori dalal finestra e sospirai.

Guisgard 10-06-2011 05.31.14

Freia lanciò un’enigmatica occhiata a Melisendra, per poi andare via scuotendo il capo.
Passarono diversi minuti senza che la vecchia ritornasse da lei.
Il temporale, nel frattempo, sembrava perdere consistenza e la pioggia cominciò, pian piano, a scendere con meno intensità.
I boati che scuotevano quel Cielo, lacerandolo con lampi e folgori, si allontanavano lentamente, divenendo sempre più deboli.
Nel cortile allora l’esercito si riorganizzò e si rimise in azione il mostruoso ariete trainato dagli schiavi.
Gouf raggiunse la testa delle sue armate e diede ordine di partire.
Si voltò una sola volta verso la finestra dalla quale Melisendra osservava ogni cosa.
Poi, al comando delle sue truppe, uscì dal castello.
“Ecco quel che mi hai chiesto…” disse Freia entrando nella stanza “… la stanza di quell’uomo è all’ultimo piano della torre Nord…”
Il ponte levatoio fu rialzato ed un senso di angoscia e malinconia si diffuse nel cortile ormai vuoto.

Guisgard 10-06-2011 05.48.59

Talia fissava il verziere, attratta da quel singolare ed intenso bagliore.
Cercava di comprenderne la natura, ma quella luce restava tanto misteriosa quanto indefinita.
Poi, all’improvviso, una nuvola attraversò il cielo e tagliò, per un breve momento, i raggi del Sole che scendevano quasi a picco sul giardino.
Il chiaro scuro allora mostrò, per quel breve momento, ciò che aveva generato quel riflesso.
Erano due lunghe fila di lance parallele conficcate nel terreno, che attraversavano il verziere fino a perdersi nel suo lussureggiante ed idilliaco scenario.
Ma ciò che turbò ed inquietò Talia erano gli elmi posti su ciascuna lancia.
Erano tutti diversi fra loro, per stile e fattezze e ciascun elmo presentava un danno.
Così vi erano elmi perforati, ammaccati, tagliati, lacerati e così via.
Quella visione sembrava essere in netto contrasto con lo scenario dai tratti fiabeschi che animava il palazzo, il cortile ed il giardino.
Come se qualcosa di oscuro ed inquietante si celasse nel ventre di quell’incantato mondo che circondava ed ospitava la principessa di Sygma.

Melisendra 10-06-2011 06.11.27

"Non mi guardare così... so quel che faccio..." dissi, cercando di convincere Freia... ma anche me stessa. "So sempre quel che faccio..." brontolai.
Presi un'ampollina e vi versai l'infuso di artemisia, aggiungendovi qualche goccia di belladonna. Mi augurai di non avere esagerato e mi maledissi per non aver prestato più attenzione quando il mio signore distillava veleni. Ero stata un'apprendista distratta e in quella scienza l'approssimazione poteva essere fatale. Osservai la pozione e mi augurai di aver indovinato le dosi.
Dovevo stordirlo, non ucciderlo.
Lanciai un'occhiata a Freia e sussurrai: "Domattina o sarò morta o su un cavallo, sulla strada per Capomazda."
La pioggia era cessata ormai. Sperai che il fango rallentasse l'esercito e il mostruoso giocattolo di Gouf. Avrebbero lasciato numerose tracce, almeno fino all'accampamento.
Attesi che calasse la notte e mi preparai con cura alla prossima mossa.
Indossai un vestito sfacciatamente leggero e trasparente, mi spazzolai con cura e bistrai gli occhi. Indossai delle catenelle dorate alla caviglia e ai polsi. Quando Freia accennò a profumarmi la fermai. No, il profumo avrebbe lasciato tracce.
Non avevo mai compito un piano simile. Un inganno e un omicidio nella stessa notte. Pregai gli spiriti di assistermi. Se lo avessero fatto, avrebbero presto avuto la loro ricompensa.
Ormai la luna era alta nel cielo. Quella luna mi ricordava la promessa fatta. Per un attimo mi parve di scorgervi un alone rosso di sventura.
"Andrà tutto bene..." dissi tra me e me.
Mi guardai allo specchio e mi vennero in mente tutte le parole offensive che mi aveva rivolto Gouf. Se mi avesse vista in quel momento... ero esattamente la persona che aveva descritto.
Afferrai l'ampolla e mi sistemai un mantello scuro sulle spalle. Sistemai l'ampolla in una tasca del mantello e lo chiusi, per celare quello che era praticamente offerto alla vista, attraverso la stoffa sottile.
"Se domattina sarò viva... ce ne andremo."
Uscii dalla mia camera e mi recai alla torre Nord. Feci attenzione perchè non passassi inosservata. Le catene ai polsi e alle caviglie tintinnavano al mio passaggio. Qualcuno mi lanciò un'occhiata incuriosita. Non feci altro che sorridere.
Una volta giunta all'ultimo piano mi apprestai a bussare alla porta dietro la quale avrei trovato Sir Saint-Roche. A lui era destinata la pozione.
Ora la sfida sarebbe stata superare la sua astuzia e fargliela bere. Una volta drogato e lasciato ai suoi sogni, avrei raggiunto il mio vero obiettivo.
Sarebbe stata una lunga notte.
Feci un sospiro profondo ed entrai.

Lady Dafne 10-06-2011 19.29.24

La tisana che ci aveva offerto il vecchio Zimail era davvero molto buona e rilassante. Sentii quasi subito il bisogno di coricarmi mentre Hubert si era calmato e aveva chiuso gli occhi addormentandosi. Gli sentii la fronte
"La febbre sembra essere scesa, che cosa avrà il mio bambino? Perchè ha sempre la febbre?" chiesi a Zimail. Non so se sentii la risposta o meno, credo di essere caduta in un sonno profondo mentre ancora sedevo lì a tavola.
Ricordo che dormii profondamente e feci un lungo sogno

Stavo raccogliendo alcuni fiori e ortaggi dall'orto di una graziosa casetta di legno posta un po' in disparte rispetto ad un piccolo ma grazioso borgo che non avevo mai visto. Ero accucciata e le ginocchia mi facevano male, mi accorsi che facevo fatica ad alzarmi in piedi. Mi sentii chiamare
"Mamma, mamma, sono qui! Sono tornato!"
Mi voltai e vidi avanzare un giovane uomo, alto e imponente che montava un cavallo nero. Rimasi a guardare incoriosita e titubante, non avevo mai visto quell'uomo. Si levò il cappuccio
"Sono io mamma, non mi riconosci? Sono Hubert!"
"Figlio mio, da quanto tempo manchi da casa! Che immensa gioia mi dai... Ti trovo tanto cresciuto. Sei partito che non eri che un ragazzino e ti ritrovo ora forte e bello... e parecchio più alto di me!"
"Lo so mamma, perdonami se non sono tornato prima ma volevo portarti buone notizie. Mamma, sono diventato un Cavaliere! Mamma?! Sei contenta?"
"Un...un...un...cavaliere?"
"Sì mamma..."
"Ma...ma...ma non eri partito per diventare un buon medico, non volevi apprendere l'arte della chirurgia per curarli i cavalieri?"
"L'ho fatto per un periodo, mamma, ma poi un giorno sono entrato nell'archivio della caserma per cercare alcune informazioni per il mio maestro. L'attenzione mi cadde su di un registro di vent'anni fa. L'apersi per caso su di una pagina che portava questo titolo "Cronaca della valorosa morte di Sir Friederich cavaliere del Duca". Quando lo richiusi seppi quel che dovevo fare: seguire le orme di mio padre!"
"Hubert! Non volevo che diventassi un cavaliere. I cavalieri sono tanto valorosi quanto spietati..."
Lasciai il discorso in sospeso e osservai la spada che pendeva dal fianco di mio figlio, era molto grande e forse molto pesante. Poi notai qualcosa che mi portò indietro nel tempo: un grosso anello che non vedevo da moltissimo anni...
"Ma quell'anello, chi te l'ha dato?"

Non seppi mai la risposta, il vero Hubert, il mio piccolo bambino, iniziò a piangere. Mi svegliò.
"Non piangere piccolo, non piangere! Oggi torniamo a casa nostra sai??"
Mentre lo cullavo appoggiai le labbra sulla sua fronte, scottava come non mai. Lo copersi con un panno di lana e uscii dalla camera
"Zimail, signore, perfavore venite! Il bambino scotta, ha la febbre altissima! Per favore aiutatemi vi prego..."

Lady Morgana 10-06-2011 22.27.56

Ascoltai Lord Icarius con attenzione, sedendomi di fronte a lui.
"Vedete, Nobile Taddei. Voi avete assolutamente ragione. Vi ho celato il mio segreto, ma sono pronta a parlarne ora."
Gli raccontai tutta la mia storia, ma vidi che la sua espressione non cambiò, come se ormai potesse ricevere qualsiasi tipo di notizia senza scandalizzarsi.
"Ma purtroppo, io non so nulla su come poter trovare la cara Lady Talia, mi dispiace davvero tanto..."
L'espressione di Icarius mutò improvvisamente, trasformandosi in un smorfia di dolore e preoccupazione.
"Però possso comunque aiutarvi a cercarla! Davvero... potrei esservi d'aiuto, se mi prestate questo volume, nobile Taddei..."
Pensai un poco a cosa potevo fare per aiutarlo e mi venne un illuminazione.

Luna... Chiamerò Luna...

"Però vorrei chiedervi un favore, vorrei che una persona che ci potrebbe aiutare davvero molto nel cercare la Granduchessa mi raggiungesse a palazzo... voi cosa ne pensate, mylord?"
Mentre attendevo pensierosa una risposta, sentii delle grida provenienti dal giardino, corsi ad una finestra e guardai fuori, preoccupata.
Vidi un cavaliere avanzare verso palazzo, con il viso coperto da un'elmo e chiamai Icarius.
Aspettai che dicesse qualcosa, intanto inizia a chiamare Luna e ad avvertirla dell'accaduto, sperando che accettasse di venire a palazzo.

Luna, ti prego....

Morrigan 11-06-2011 00.31.31

Sai che forse potrebbero condannarmi a morte a causa di quella verità che tanto cerchiamo?...
Quasi sorrise tra sè, inavvertitamente, udendo quelle parole... sì, lo sapeva...
... Se così accadrà, tu però resterai fuori da tutta questa storia… capito, Morrigan?


"L'ordine e la disciplina sono cosa buona, sia per gli uomini che per le donne... ma tu, Morrigan, hai un difetto che troppe volte ti trascina in un mare di guai... sei curiosa, nipote mia, e la curiosità uccise il gatto!"
"Ma, zio Morven... ti giuro che questa volta io..."
"Basta così! Non si deve giurare! Promettimi solamente che la prossima volta che sarai tentata da qualche evento che scateni la tua curiosità, cercherai di restarne fuori... capito, Morrigan?"



Capito, Morrigan? Sorrise a quel ricordo, legandolo al suo presente... sì, sì... capito...
Ma proprio in quel momento furono interrotti da un frastuono, e un ragazzino li avvertì che uno strano cavaliere stava minacciando Lord Icarius.
Guisgard fissò turbato Morrigan.

“Presto, andiamo a vedere!” disse alla ragazza, e seguendo il ragazzino si mosse verso il punto da cui provenivano le grida.

Morrigan, d'istinto, seguì Guisgard, chiedendosi anche lei cosa stesse accadendo, ma poi qualcosa le balenò alla testa e la fece fermare. Trattenne Guisgard un istante, prendendolo per un braccio.

"Aspetta... non ha senso andare entrambi... abbiamo una cosa molto urgente da fare, che non può essere rimandata! Tu vai a vedere se Lord Icarius ha bisogno di aiuto... io vado a cercare Ravus. Raggiungimi nella mia stanza tra due ore, così ti dirò cosa ho scoperto"

Detto questo lo lasciò andare, si voltò e prese la strada che l'avrebbe portata verso la cappella del palazzo e verso le stanze dove probabilmente era stato alloggiato l'ecclesiastico. Ma non aveva fatto che pochi metri, quando si bloccò e di corsa tornò indietro, come se avesse dimenticato qualcosa di molto importante. Corse veloce verso Guisgard che già si era avviato, lo fermò con tutta la forza che potè e lo costrinse a girarsi verso di lei. Sorrise di fronte alla sua espressione sorpresa.

"Dimenticavo... questo serve a me!" esclamò, con voce brillante.

Tese le mani e gli sfilò il medaglione dal collo. Poi, vedendo che ancora lui non si era ripreso dallo stupore causato da quel suo repentino piombargli addosso e dal rapido gesto con cui gli aveva tolto l'amuleto, le venne ancor più voglia di ridere e di prenderlo in giro.

"Adesso vai, maritino... e stavolta cerca di non cacciarti nei guai come tua abitudine!"

Con un'occhiata divertita gli diede una pacca sulla spalla, quindi gli lasciò un rapido bacio sulle labbra, gli fece l'occhiolino e corse via, alla ricerca di una sentinella o di una guardia a cui chiedere dove fosse alloggiato l'abate Ravus.

Trovare quella stanza non fu per lei impresa difficile. Le bastò dispensare qualche sorriso perchè le guardie fossero ben leste a darle l'informazione che cercava. Il difficile era invece da venire. Davanti alla porta chiusa della stanza dell'abate, Morrigan fece un profondo sospiro, si strofinò gli occhi per farli apparire un po' più lucidi e arrossati, cercò di atteggiare l'espressione del viso a fingere un profondo turbamento, quindi bussò.
Attese, ma dell'interno non giunse alcuna risposta. Morrigan rimase a riflettere per qualche minuto, poi, vedendo che non c'era nessuno nelle vicinanze, spinse l'uscio ed entrò. La stanza era vuota, ma c'erano ancora le candele accese, segno che l'abate si era dovuto allontanare per qualcosa di imprevisto ed urgente. Così decise che l'avrebbe atteso lì, e nel frattempo cominciò a guardarsi intorno con interesse.

Guisgard 11-06-2011 00.36.12

Melisendra bussò a quella porta ed attese.
“Avanti.” Disse distrattamente qualcuno dall’interno.
La ragazza entrò e vi trovò Ivan de Saint-Roche insieme a due paggi che lo aiutavano per la sua vestizione.
“Siete un incanto, milady…” sospirò vedendola “… se volevate farmi maledire questa guerra più di quanto non abbia già fatto, allora sappiate che ci siete riuscita alla grande…”
Con un cenno fece smettere i suoi paggi e si avvicinò alla donna.
“Notte inquieta, vero?” Baciandole la mano. “Anche io ne avverto i lamenti su tutti noi…” le sfiorò i capelli “… forse comprendo cosa provò Paride quando suo fratello gli impose di scendere in campo e lasciare, per una notte, il letto di Elena… ditemi solo una cosa, anche solo con un cenno… attenderete così il mio ritorno?”
In quel momento un soldato entrò nella stanza.
“Siamo pronti per partire, milord.”
Ivan annuì senza togliere lo sguardo dagli occhi di Melisendra.

Melisendra 11-06-2011 01.04.28

Rimasi immobile, osservando il gatto che girava intorno al topolino.
Ricambiai il suo sguardo con un sorriso malizioso.
"Milord... temo che non sia possibile... sembra che qualcuno abbia disposto diversamente. All'alba sarò accompagnata fuori da queste mura."
Lasciai cadere il mantello, mentre la piccola ampolla finiva dentro una manica del mio vestito, ben nascosta tra gli strati di stoffa e i lacci.
"Sembra che ci diremo addio..." sussurrai.
"L'esercito è già partito, voi pensate di raggiungere l'accampamento questa notte? C?è davvero tanta urgenza?" domandai con ingenuità, mentre fuori la falce di luna che aveva appena fatto capolino mi ricordava la mia promessa.
"Mi è stato detto che raramente gli accampamenti sono confortevoli..." mi trattenni a stento dall'usare i miei poteri, dovevo conservarli per quello che sarebbe accaduto dopo. Piegare la volontà di qualcuno non mi avrebbe lasciato le forze necessarie per il resto.
Gli girai attorno, sfiorandolo appena. E maliziosamente suggerii: "A meno che non preferiate la compagnia di Gouf e di suoi... alla mia..."
Le cavigliere tintinnarono e sembrarono risate argentine.
Avrei dovuto trattenerlo e convincerlo a passare la notte nel castello. L'indomani mattina si sarebbe svegliato convinto di molte cose, mentre io avrei fatto ben altro. Nessuno avrebbe messo in dubbio la sua parola.
Mancava così poco... e gli spiriti avrebbero avuto il loro sangue. Io, forse, qualche risposta.

Guisgard 11-06-2011 01.17.31

Ivan fissò Melisendra con gli occhi già infiammati dal desiderio.
“Lord Cimarow ha disposto che l’esercito, diviso in due, raggiunga Capomazda attraverso i due grandi passaggi che la collegano con la capitale del regno…” disse prendendole la mano e stringendola a sé “… rinviare la partenza sarebbe impossibile ora… la compagnia di Gouf? Detesto quell’uomo! Anzi, spero possa cadere sotto le mura di Capomazda, una volta che la battaglia decisiva ci avrà sorriso! Ma chi vi ha imposto di lasciare questo castello? Io sono il braccio destro di lord Cimarow e la mia volontà è legge… resterete qui… fra quelle lenzuola ad attendermi, milady…” indicando il suo letto “… ed al mio ritorno vi farò la prima dama del ducato… del regno!” La sua mano cominciò ad accarezzare le sottile stoffa che copriva il seno di lei. “Sarete il premio al mio trionfo, milady…” e la baciò con lussuria “… come una Cleopatra che attende il suo Antonio…”
“Milord, perdonatemi, l’esercito vi attende…”
Ivan fissò Melisendra e le sorrise compiaciuto.
“Al mio ritorno, milady…” mormorò.
Un attimo dopo uscì dalla stanza insieme ai suoi.

Guisgard 11-06-2011 01.42.22

Morrigan entrò nella sala e cominciò a guardarsi intorno.
Vi erano libri ovunque, sul solido tavolo in legno, sulle sedie, persino sull’inginocchiatoio per le orazioni.
Ma un ritratto attirò la sua attenzione.
Era di un giovane uomo, bruno e dai profondi occhi azzurri.

“Come lo chiameremo? Io credo che il nome sia intimamente legato alla persona che lo porta…” disse Rasyel mentre sfogliava un vecchio libro.
“Sceglilo tu…” sorridendo Ardross mentre fissava la pioggia scendere e bagnare i vetri.
“Ma voi Taddei non siete legati alla tradizione per scegliere i nomi dei vostri figli? Ma forse quello che porto in grembo non merita di essere legato alla storia della tua famiglia, vero? Che sciocca a pensare il contrario!”
“Sei adorabile, amore mio…” avvicinandosi e stringendola sé.
“Lasciami!” Esclamò lei imbronciata. “Ti odio!”
“Ed io ti amo invece!”
“Per te non sarà mai come l’altro tuo figlio, vero? Nasceranno quasi lo stesso mese, ma per te saranno sempre diversi!”
La strinse ancor più forte a sé e la fissò negli occhi.
“Quel bambino mi ricorderà sempre te…” le sussurrò “... la donna che amo… l’unica… colei a cui è legata tutta la mia gioia…”
“Sarà odiato da tutti, lo sai questo, vero?”
“Odiano già anche me…” sorridendo lui.
“Ma tu sei il grande Ardross, il figlio prediletto di queste terre ed il protetto da San Michele, mentre il nostro bambino…”
Le sfiorò le labbra con un dito.
“Che libro leggevi?”
“Il mio preferito...” rispose lei “... Il Cavaliere della Carretta...”
“Nostro figlio sarà come Lancillotto...” disse lui sorridendole “… ed un giorno, ti giuro, impugnerà Parusia...” e la baciò.
"Guarda... il cielo sembra aprirsi..." le sussurrò "... lo vedi il tramonto... è rosso ed illuminerà il futuro... <<rosso di sera, bel tempo si spera>>..."
E i due restarono a fissare quel meraviglioso tramonto con la sua purpurea promessa di felicità e gioia.
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Morrigan si destò da quella visione, simile ad un sogno, ritrovandosi a stringere il suo medaglione.

Melisendra 11-06-2011 01.45.32

Repressi il desiderio di fulminarlo nel preciso momento in cui mi sgocciolò addosso quella bramosia. Invece sorrisi.
Mi venne un guizzo di cattiveria, mentre già pensavo a un piano di riserva. Una volta fuori da quella stanza avrei cercato Freia.
"In realtà..." azzardai, mentre Sir Saint-Roche si stava allontanando. "Sir Gouf ha disposto che lo raggiunga al suo accampamento. E così sarà... sembra abbia preso più seriamente di quel che pensavo ciò che accadde al banchetto."
Non ero certa che mi avesse sentito. Mi era del tutto indifferente.
Ma se mi avesse udita, avrebbe contribuito a gettare zizzania tra quei due uomini.
Presi il mantello e uscii nel corridoio.

Guisgard 11-06-2011 01.58.14

Ivan sentì le parole di Melisendra ed ebbe un sussulto solo a stento trattenuto.
Non si voltò e si allontanò con i suoi.
Raggiunse la testa dei suoi uomini e diede ordine di partire.
“Tieni d’occhio quella donna…” disse ad uno dei suoi fedelissimi “… se si allontanerà falla seguire…”
“Si, padrone.” Annuendo il servo.
L’esercitò finalmente lasciò il castello.
Intanto, l’altra parte delle armate di Cimarow erano prossime a Capomazda.
Gli uomini guidati da Gouf, attraversarono i selvaggi territori del nord, per evitare possibili truppe ducali vaganti.
Incontrarono diverse tribù di feroci Burgundi, Alemanni e Bulgari.
Alcuni li lasciarono passare per timore, altri furono pagati, molti gli si allearono.
Alla fine, l’esercito del Gufo entrò nelle terre Capomazdesi, accampandosi presso la sponda occidentale del Lagno.

Melisendra 11-06-2011 02.10.36

Mi diressi nuovamente verso i miei appartamenti.
Freia stava rassettando la stanza quando entrai.
"Temo dovrò seguire un piano più azzardato... E temo che non riuscirò a raggiungere Capomazda. L'esercito stringerà la città in una morsa e ogni via che collega la città a una possibile via di fuga sarà interrotta."
Mi lasciai cadere su una poltrona.
"Freia... ho bisogno che mi aiuti... dovresti diventare me... fino all'alba." Mormorai, osservando il fuoco crepitare nel braciere. "Potresti? Muterò il tuo aspetto nel mio e girerai nel castello nelle mie sembianze."
Disposi i cristalli sul pavimento e scrutai nel fuoco. Erano lì.
"Io mi occuperò di Cimarow, ma ho bisogno di qualcuno che mi tenga lontana da quella stanza, almeno all'apparenza."
La guardai molto seriamente.
"E domattina partiremo come stabilito."

Guisgard 11-06-2011 02.46.26

Freia fissò Melisendra con uno sguardo enigmatico.
“Non lo comprendo…” disse “… non comprendo perché tu stia facendo tutto questo… Cimarow deve morire… si, ma insieme a tutto questo castello… solo così laveremo il suo lerciume da questo mondo… egli però è maledetto… e chi toglierà a lui la vita erediterà la sua dannazione… rendilo invalido, anche solo per un giorno, o una notte… che sia esiliato nel suo letto senza forze, ma cosciente!” Un lampo attraversò i suoi occhi. “Cosciente per riconoscere la morte…”
Si lasciò cadere su una sedia e fissò il vuoto della stanza.
“Prendi pure il mio corpo e la mia immagine…”

Melisendra 11-06-2011 03.35.19

Ero esausta dopo il rituale. Ma l'aiuto degli spiriti non mi aveva ridotto a un mucchietto di stracci vecchi, come avvenuto quando avevo trasformato Gouf in Nyclos. Quel ricordo mi fece male. In un certo senso da lì avevo ripreso a esercitare le mie arti e avevano segnato questi eventi.
Mi voltai verso Freia, che si osservava nello specchio.
"Non lo ucciderò io. Lo faranno loro. GLi ho promesso la sua anima."
le allungai delle vesti riconoscibili, come quella di colore rosso e le feci segno di indossarla.
"Non volevo ucciderlo, ma..." perchè allora? Cosa mi aveva portata a decretare quella morte? "Voglio sapere chi c'è dietro a tutto questo disegno. Quando me lo avrà detto, allora dovrò ucciderlo."
Mi mossi verso la porta.
"Hai tempo fino all'alba. Usa bene questo tempo... dovrai essere me e fare in modo che domattina nessuno mi colleghi alla morte di Lord Cimarow..." riflettei un attimo. "Vai pure sulle mura a civettare con le guardie, fai quello che vuoi, ma non rimanere mai da sola."
Aprii la porta e feci cenno a Freia di andare.
"Appena il sole sorgerà, ricordalo bene."
Io avrei aspettato che tutti nel castello si fossero addormentati prima di uscire da quella stanza.

Guisgard 11-06-2011 04.05.01

La notte.
Animata da echi antichi ed inquieti si posava sul castello, avvolgendone ogni angolo.
La notte era il dominio dell’etereo, dei sogni e dell’oblio.
I suoi incanti, meravigliosi o spaventosi che siano, si aggirano nei meandri dell’animo umano portando talvolta paura, altra volta follia.
Ma la notte consente di riconoscere il vero volto di un’anima, se si hanno gli occhi per farlo.
Occhi capaci di leggere nelle tenebre.
Ma nessuno poteva scorgere quell’anima.
Tutti allora videro il bellissimo volto di Melisendra, i suoi profondi occhi verdi e la sua sensuale bellezza.
Raggiunse il camminamento sulla mura e si mostrò alle sentinelle.
“Ehi, guarda là…” disse una di loro.
“Ma è lady Melisendra…” fece l’altra “… cosa ci fa qui a quest’ora?”
“Una bella donna ti appare nel cuore della notte e tu stai a chiederti il perché? Può significare una sola cosa…”
“Quella donna porta guai… e poi hai visto come la guarda sir Gouf? No, meglio lasciarla perdere…”
“E cosa significa? Sir Gouf non ama nessuno… soprattutto non certo una donna come quella… ed a quest’ora poi l’avrà già dimenticata… oppure a fargliela dimenticare ci penseranno le donne di Capomazda che prenderà come bottino, dopo aver conquistato la città!”
Freia si avvicinò alle sentinelle con un sorriso inequivocabile e restò in loro compagnia fino all’alba.

Melisendra 11-06-2011 04.32.18

Ormai la notte era silenziosa e immobile. Sentii gli spiriti scalpitare e cercare di trascinarmi. Resistetti con molta fatica.
In realtà la testa mi doleva terribilmente.
Ma non c'era altro tempo da perdere, dunque mi infilai nei corridoi, di nero vestita e con un pugnale stretto in una mano, nascosta dal velo.
Camminai silenziosamente fino a quando non giunsi vicino alle stanze di Lord Cimarow.
Mi sporsi appena e controllai che non arrivasse nessuno.
Aprii silenziosamente la porta ed entrai.
Abituai gli occhi alla penombra e vidi la sagoma di un letto, in fondo alla stanza. Le pareti erano riccamente decorate da pelli, arazzi e tessuti pesanti.
I miei piedi nudi sfiorarono un tappeto e sprofondarono nella sua morbida consistenza. Avanzai verso il letto e lentamente scostai una tenda.
Non so cosa pensò quando mi vide accanto al letto, forse nel dormiveglia.
Velocissima mi chinai su di lui e, quasi abbracciandolo, posai le mie labbra sulle sue. In quel preciso momento lasciai che la mia sete facesse il resto. La sua vita iniziò a fluire via, le sue energie si riversarono in me e lui non potè fare nulla per impedirlo. Respirai a fondo, fino a quando non fui sicura che fosse esausto.
Lo lasciai lì, intontito e incredulo, così esausto che non sarebbe riuscito a scostare il tessuto riccamente ricamato che lo copriva.
Presi una candela e la accesi. Entrai nel baldacchino e chiusi le tende.
Lo guardai un po', silenziosamente, senza manifestare nessun sentimento.
Quindi, mentre le energie che gli avevo appena sottratto fluivano dentro di me ridestandomi dal torpore che mi aveva colta dopo il rituale, parlai.
"Nel caso te lo stia domandando... non è un sogno. E non puoi farci proprio niente..." gli puntai il pugnale alla gola e scesi verso lo stomaco. Strappai la camicia e vi posai la punta del pugnale. Come indecisa sul punto in cui affondare.
"Non mi piace giocare col sangue, quindi spero di non esserne costretta... se rispondi alle mie domande, potrei decidere di non torturarti troppo a lungo..."
Mi chinai nuovamente su di lui e gli sottrassi un altro po' di energie.
Percepivo sopresa, paura, rabbia.
Sorrisi e lasciai che gli spiriti giocassero con la fiamma della candela. Erano lì ed erano sempre più eccitati.

Guisgard 11-06-2011 04.37.33

Zimail prese il piccolo Hubert e cominciò a visitarlo.
“La febbre sta salendo di nuovo…” disse preoccupato a Dafne “… di questo passo sarà altissima…”
Chiamò la vecchia donna che era con un lui in quella casa ed insieme prepararono un’altra tisana per il piccolo.
“Questa dovrebbe calmare un pò la febbre…” mormorò dopo avergliela fatta bere “… almeno per fargli superare la notte senza problemi…” restò un attimo in silenzio “… occorre però un rimedio più forte…” riprese a dire “… come alcune erbe che crescono nel bosco… sono rare ma efficacissime in questo genere di cose… purtroppo però non ho nessuna di quelle erbe qui con me in casa…”

Guisgard 11-06-2011 04.41.19

Cimarow fissava quasi incredulo Melisendra.
Avrebbe voluto alzarsi ed uccidere quella donna con le sue stesse mani.
Ma non vi riuscì.
La notte era ancora lunga e lui era totalmente alla mercè di quella creatura tanto bella quanto letale.
Il suo pugnale scintillava sotto la luce delle inquiete candele e sembrava pronto a lacerare le carni del barone rinnegato.
Alla fine, costretto, Cimarow annuì alle parole di Melisendra.

Guisgard 11-06-2011 05.01.04

Finiwell e Cavaliere25, intanto, galoppavano nel bosco, quasi giunti ormai dove cominciava a sorgere l’informe brughiera.
Ad un tratto udirono dei rumori possenti.
“Seguimi…” disse Finiwell a Cavaliere25.
Senza farsi scorgere, ben celati nella selvaggia boscaglia, i due strisciarono fin dove si mostrò loro un’apocalittica visione.
Un forte e numeroso esercito, formato da cavalleria pesante e fanti ben equipaggiati, si era accampato presso la riva del Lagno.
Sventolavano su di esso gli stendardi di lord Cimarow ed i colori dei cavalieri del Gufo.
“Per tutti i duelli che ho vinto in passato!” Esclamò Finiwell. “Quello è l’esercito di quel traditore di Cimarow! Si apprestano ad attaccarci!”
Fissò allora il suo giovane compagno con un’espressione di vivo terrore.
“Presto, torniamo a Capomazda a dare l’allarme!”

Melisendra 11-06-2011 05.07.20

In realtà quello che stavo facendo mi disgustava.
Ero combattuta. Più mi sentivo forte e più desideravo sentire la vita scorrere via da quell'uomo e fluire in me. Eppure al tempo stesso mi faceva orrore la semplicità con cui ero tornata a uccidere.
Gli sorrisi con aria di approvazione.
"Molto bene." sussurrai. "Ora dimmi... qualcuno ti sta appoggiando nella conquista di Capomazda? Chi e per quale ragione?"
Mi sdraiai con noncuranza al suo fianco, stringendo il pugnale e abbastanza vicina da sottrargli altre energie.
"Dimmi tutto. Non risparmiare i dettagli... più parli e più a lungo vivrai. Se sarò soddisfatta farò in modo da risparmiarti dolore."
Lo scrutai con attenzione e attesi che riuscisse a raccogliere le idee.

Guisgard 11-06-2011 05.14.28

Cimarow la fissava mentre un freddo sudore, causato probabilmente dall’improvvisa perdita di energie, cominciava a rigargli la fronte.
“Hai già deciso di uccidermi…” disse raccogliendo tutte le forze rimastegli “… perché dovrei rispondere alle tue domande…?”
Accennò un ghigno.
“Cosa cerchi?” Chiese ansimando. “Posso darti tutto ciò che desideri… sii furba e potrai vivere in ricchezza per il resto della tua vita… mi sei sempre piaciuta… vuoi la metà delle mie terre? Vuoi il potere? Chiedi… ed io ti concederò ogni cosa…”


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