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Le urla provenivano dalla stanza della zia e proprio lì trovai due cameriere, una in lacrime e l'altra terrorizzata.
Impallidii. Lasciai andare Zolà e presi le mani della cameriera nelle mie. "Cosa è successo?" chiesi, spaventata. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
“Oh, damigella...” disse in lacrime la cameriera a Gwen “... è terribile... terribile... non entrate, vi supplico... non entrate a vedere...” indicando la camera della zia.
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Il cibo arrivò, ed era davvero ottimo, forse la cosa più buona che avessi mai mangiato, o forse era solo quella sera, a rendere tutto più magico, tutto come in un sogno incantato.
Alzai il mio calice per brindare, e quelle parole mi colpirono come una pugnalata al cuore. Non era colpa sua, non poteva sapere. Arrossii di nuovo, abbassando lo sguardo. Il passato era passato, ed in quel momento non sembrava nemmeno appartenermi più, ora contava solo quel meraviglioso presente, così ricco di emozioni. Emozioni che erano nuove e sconosciute, ma si facevano sempre più forti. "A stasera.." Dissi soltanto, con un sorriso, senza mai staccare gli occhi dai suoi. Dovevo stare attenta, o ci sarei annegata in quel cielo infinito. Eppure sembrava tutto così vero, come se ci fossimo solo noi due al mondo. Abbassai lo sguardo sul mio buonissimo piatto, prendendo un'ostrica tra le mani, per costringermi a distogliere lo sguardo. Non dovevo cadere in quella rete, non dovevo farmi strane illusioni, dovevo stare con i piedi per terra. Ma poi Guisgard chiamò un violinista, io alzai lo sguardo, sorpreso, incredulo, emozionato. Mi aspettavo che ribattesse con una battuta alle parole del musicista, che puntualizzasse che.. No, non ero la sua fidanzata. Ma lui invece lo esortò a suonare, e già alle prime note avevo dimenticato tutti i dubbi di poco prima. "Lo è.." Dissi poi, a bassa voce "Una serata speciale.." Sorridendo, con gli occhi nei suoi. |
Ero sempre più spaventata dalle parole della cameriera.
"Devo farlo, se è successo qualcosa io devo saperlo, capisci? Qualsiasi cosa sia..." risposi, poi aprii timorosa la porta, preparandomi al peggio. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Quelle note che scorrevano lente tra lo champagne, le candele tremolanti e gli occhi sognanti di Vivian.
E poi lo sguardo di Guisgard su di lei, le parole del violinista e le infinite luci della città oltre il terrazzino che in quel momento parvero perdere ogni eco e suono, come se fossero le immagini senza sonoro di tanti fotogrammi che scorrevano via. La cena continuò come se davvero quel terrazzino fosse lontano da tutto e tutti. Poi lasciarono il locale. “Vi va” disse lui a lei “di passeggiare? Magari riprenderemo la carrozza più avanti... la città a quest'ora smette di essere di tutti e diviene solo di chi sa osservarla, ascoltarla...” con un lieve sorriso. |
La cena trascorse così, in quell'atmosfera incantata, surreale e magica che sembrava avvolgerci e celarci al mondo intero.
Mi sentivo incredibilmente privilegiata ad avere il suo sguardo tutto per me, e non volevo credere alla voce che mi diceva che era solo un'illusione. Per me in quel momento era la cosa più preziosa che avessi. Poi lasciammo il locale e io sorrisi alle sue parole. "Passeggiare?" Sorridendo "Sì, volentieri.." Guardandomi attorno "Non ho ancora avuto occasione di osservare la città a quest'ora..". E in realtà ero felice di poter stare ancora un po' da soli, anche se forse non avrei dovuto nemmeno pensare una cosa del genere. |
Capitolo IV: L'Arcifantasma delle cattedrali
“Miserabili! - gridai. - Smettetela di fingere! Confesso tutto! Togliete lì, quelle assi! E' lì sotto! E' il suo terribile cuore che batte!” (Edgar Allan Poe, Il cuore rivelatore) Gwen girò la maniglia ed aprì la porta. Un tanfo insopportabile invase le sue narici, quasi causandole vomito. Entrò e realizzò in alcuni istanti il terrificante spettacolo che si mostrò ai suoi occhi. Sangue ovunque, sui vetri, sulle tende, sui mobili, sul letto e a terra sul pavimento. E poi la zia. O almeno ciò che restava di lei. Incastrata nel baldacchino del suo letto, orribilmente scuoiata, senza più la pelle, con le carni e le vene di fuori. Ed il volto orrendamente sfigurato come chi ha subito un'atrocità senza fine. http://www.cinefocus.it/wp-content/u...e-horror1.jpeg |
Appena aprii la porta, un tanfo insopportabile mi investì, quasi causandomi dei conati di vomito.
Il sangue era ovunque, la stanza sembrava un macello per animali. E non andai molto lontana. Non appena i miei occhi si posarono su quello spettacolo tremendo, uscii dalla camera sbattendo di colpo la porta, con la mano premuta sulla bocca. Corsi alla finestra, aprendola e lasciandomi invadere dall'aria fresca. Passai lunghi istanti, forse minuti interminabili, prima di riuscire un po' a riprendermi da quell'orrore. "Dov'è... Dov'è Theris?" chiesi con un filo di voce tremante alle cameriere. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Guisgard e Vivian presero a passeggiare nelle strade della città quasi assopita tra la tarda sera e le infinite luci che parevano vestirla a festa per gli imminenti sogni della nuova notte.
La Città Vecchia era romanticamente austera, isolata, solitaria, quasi incantata. Un alone magico velava le antiche mura, le alte guglie, gli slanciati campanili e le torri merlate. “Avete mai pensato...” disse lui “... avete mai immaginato che qualcuno, da qualche parte vi stia cercando, o almeno aspettando?” Fissando un po' le acque del Lagno e un po' la ragazza. “Solo un illuso può credere che non abbiate qualcuno... siete troppo bella ed interessante... e poi quella vostra insolita passione per le armi...” aveva uno volto stranamente cupo, uno sguardo vago ed indecifrabile “... chissà...” sorridendo e smarrendo in un attimo quell'espressione, per poi assumere un'aria indifferente e leggera, come spesso faceva “... magari corro il rischio di essere infilzato da un innamorato geloso o addirittura da un marito tradito...” ridendo piano. |
Le due cameriere erano incapaci di rispondere, limitandosi a piangere senza sosta.
Trascorsero lunghi istanti di silenzio, rotto solo dal pianto delle due donne. Poi arrivò di corsa Theris, richiamato dalle urla. “Cosa...” disse a Gwen “... cosa è successo?” |
Le due cameriere non mi risposero.
Non inveii, dopotutto ciò che avevamo visto avrebbe sconvolto il più imperturbabile degli uomini. Arrivò Theris e mi si strinse il cuore a quella domanda. Mi avvicinai a lui e gli presi le mani nelle mie. "Tesoro, la zia..." iniziai cauta, ma interrompendomi per una lacrima scivolata giù "La zia è morta... Ma ti prego, giurami che non entrerai lì dentro..." mormorai, piangendo e guardandolo implorante. Doveva già essere un brutto colpo sapere che era morta, ma assistere a quello spettacolo sarebbe stato troppo e speravo che mi avrebbe dato ascolto. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Ma Theris naturalmente non ascoltò il consiglio e la preghiera di Gwen.
Lasciò la mano di lei, immaginando il peggio, per poi aprire la porta ed entrare. E gridò. Un urlo di dolore e rabbia. Sentì l'istinto di avvicinarsi a sua zia, di toglierla da quella sorta di altare insanguinato su cui era stata immolata, ma l'orrore per quello spettacolo lo bloccò. Ed allora si inginocchiò in lacrime. |
Lo seguii in quel susseguirsi di strade tortuose, romantici scorci e case velate dalla fresca sera.
Tutto mi appariva magico e i miei occhi vagavano sognanti tutto intorno a noi. Poi l'incanto finì. Un'altra pugnalata al cuore. Sospirai pesantemente a quelle parole di Guisgard, un sospiro che poteva quasi essere uno sbuffo. "Sì, me lo sono chiesta più di una volta..." Lasciando che il mio sguardo vagasse lontano "Ma non posso vivere pensando a cosa potrebbe o non potrebbe esserci nel mio passato..." Alzai le spalle "Posso solo mettere insieme i pezzi della mia vita..." Esitai "E pensare al presente.. Viverlo appieno.." Sussurrai quasi. Tuttavia non mi sfuggì il suo sguardo, nè quello rabbuiato nè quello indifferente, che sembrava tanto finto. Ed era stato bello poter vedere il suo vero sguardo per tutta la sera che mi infastidì quel cambiamento. Poi mi resi conto di ciò che aveva detto. Io seguivo il filo dei miei pensieri, e i miei pensieri si stavano facendo piuttosto impertinenti. Lui però aveva parlato ad alta voce. Mi stava prendendo in giro? Diceva sul serio? Quello sguardo finto mi impediva di avere una risposta. E la cosa mi infastidiva. Così mi fermai e posai una mano sul suo braccio, una presa sicura, che lo fece voltare verso di me, mentre in realtà una miriade di sensazioni diverse e contrastanti mi attraversavano, e intanto il lagno condiva il tutto con il suo lento scorrere. Lo guardai negli occhi, più vicina di quanto non fossi mai stata. Volevo uno sguardo vero, sembravano dire i miei occhi. "Voi credete sia questo il rischio più grande?" Con voce calda, per poi sorridere, un sorriso diverso da quanti avessi mai fatti "Io credo invece che il rischio peggiore sia la mia di spada.." Dissi piano, assecondando le sue parole "L'avete detto voi, no? Che ci pensereste due volte a tradire una donna con una spada?" Con lo stesso tono, e lo sguardo incatenato al suo, mentre potevo sentire il mio cuore accelerare "Una donna gelosa è molto più pericolosa di un marito tradito, credetemi.." Con un sorrisetto malizioso. Era un gioco pericoloso, che si basava su presupposti che nessuno di noi due aveva espresso a parole. Però aveva cominciato lui. |
"Theris, no!" urlai.
Era troppo tardi. Affondai il viso nelle mani, in lacrime. Non avrei voluto che assistesse a quell'atrocità, ma lui non mi aveva dato ascolto. Chiusi la porta e mi inginocchiai accanto a lui, prendendolo fra le mie braccia e stringendolo forte, quasi per cullarlo. Mi distruggeva vederlo in quel modo, in lacrime. Cosa avrei potuto dire? Ogni parola, ogni frase sarebbe sembrata di circostanza, così rimasi in silenzio, cercando di calmarlo. "Andate subito a far chiamare il dottor Rainneg, adesso" ordinai con tono perentorio alle cameriere, anche per rimanere sola con Theris e lasciargli metabolizzare la cosa con calma. http://uploads.tapatalk-cdn.com/2016...06b3e1b3be.jpg Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Quello sguardo.
Incatenava gli occhi di Guisgard a quelli di Vivian, mentre la ragazza teneva la mano sul braccio di lui. E Guisgard restò a guardarla per alcuni lunghi istanti. Poi scosse il capo in modo quasi impercettibile, sorridendo appena. “Da guardia del corpo” disse vagamente sarcastico “a carnefice...” fissandola “... volete dunque uccidermi? Eppure mi fido ciecamente di voi, mia cara...” sfiorando con le dita la mano di lei sul suo braccio “... infatti non chiuderò di certo la porta della mia camera stanotte...” con uno sguardo che da sornione si fece per un momento intenso. “Magica e letale spada non sbaglia... Lotta con gli atei, in quattro li taglia... Chi mai sarà? Sotto la maschera chi c'è? Chi mai sarà? Un impostore o forse un re?” Strimpellava un vagabondo sotto uno dei tanti ponti sul Lagno. |
Le cameriere a fatica si alzarono ed obbedirono a Gwen.
Scesero di sotto ed avvertirono il cocchiere circa gli ordini della ragazza. Così una carrozza corse a chiamare il dottore Misk. Theris intanto era fuori di sé. Sudava e pareva incapace di proferire parola, tremante per l'orrore visto ed il senso di impotenza che ora lo dominava. Non riusciva a dire nulla, limitandosi a stringere la mano di Gwen nella sua. |
Le cameriere obbedirono, lasciandoci soli.
Theris non era in sè, era sconvolto, sotto shock, sudava e sembrava non riuscisse a parlare, solo a tremare e stringere la mia mano. Io continuai a stringere forte sia lui che la sua mano, senza lasciarla un solo istante. Ad un certo punto, a fatica lo feci alzare e raggiungemmo la nostra camera. Lì lo feci stendere ed io mi misi accanto a lui. A quel punto agii con la magia; era troppo scosso e aveva bisogno di riposare, cosa che fece dopo pochi istanti. Io intanto continuai a stringerlo forte, con la sua mano nella mia, in attesa che il dottore arrivasse. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Scossi la testa a quelle parole di Guisgard.
"Perché dovrei uccidervi?" Divertita "Avete la coda di paglia?" Ridendo appena. Volevo ritirare la mano dal suo braccio, ma lui la sfiorò, provocandomi un intenso brivido. Così mi limitai ad allentare la presa. Poi quelle parole, quello sguardo. L'atmosfera si stava facendo decisamente infuocata. Risposi al suo sguardo con la stessa intensità. "Sicuro?" Con gli occhi nei suoi "Attento.. Perché io non vi dividerei con nessuna..." Sussurrai, con voce calda "E se doveste tradirmi non piangerò, non strillerò, nè farò scenate.." Sentivo il cuore che batteva sempre più forte. "Se mi tradirai.." Sussurrai, senza mai lasciare il suo sguardo "Ti ucciderò..". L'atmosfera era così carica di emozioni che si poteva quasi vedere. "Perciò chiudi a doppia mandata stanotte, se vuoi tenerti strette le tue vuote avventure..." Con un sorrisetto, per poi tornare seria, con lo sguardo intenso e appassionato nel suo "Perché se vuoi me... Non potrai più tornare indietro..." Sussurrai, vicinissima a lui. "Sicuro di voler correre questo rischio?" Con un sorriso malizioso. Intanto un vagabondo, giusto a tema, suonava una canzone verosimilmente sul Narciso Nero. |
Alla fine, con l'aiuto delle sue arti magiche, Gwen riuscì a far addormentare Theris.
Ma lei restò comunque accanto a lui, fino a quando una delle cameriere bussò. “Damigella...” disse “... il dottore Rainneg è giunto...” |
Restai accanto a lui, stringendolo e cullandolo.
Una cameriera mi avvisò poi che il dottore era arrivato. "Ditegli che lo raggiungo subito..." rivolta alla porta. Coprii Theris con una coperta e poggiai un dolce bacio sulle sue labbra, rese salate dalle lacrime. Avrebbe dormito per alcune ore. A quel punto, uscii e scesi di sotto. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
“Tradirti...” disse Guisgard con un vago sorriso, tra l'irriverente ed il malizioso “... perchè mai? Sei la mia assistente personale, no? La mia segretaria... ma tu parlavi sotto l'aspetto professionale, giusto?” Guardandola tutta, in un modo che non poteva non far capire alla ragazza quanto lui apprezzasse ciò che vedeva. “Trovo decisamente sensuale avere una segretaria così solare ed angelica, ma anche decisa e... gelosa, no?” Ridendo appena, mentre l'aria più fresca della sera lambiva l'abito di Vivian.
Poi le parole del vagabondo fecero voltare Guisgard. Prese una moneta e la tirò all'uomo. In quel momento arrivò la loro carrozza per riportarli al Palazzo dei Gigli. |
Gwen scese di sotto, dove trovò il dottor Misk in piedi ad osservare alcuni ritratti, tra cui proprio quello di Gwen.
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“Farla uscire è troppo pericoloso...” disse Asputin a Wolfetta “... non posso correre il rischio che lasci il castello.”
“Non è detto che fuggirà via.” La donna. “A me sembra una brava ragazza.” Fissando Nyoko e sorridendole. “Magari può uscire accompagnata da qualcuno...” “E chi?” Seccato Asputin. “Tu forse?” “Magari Seth...” rispose Wolfetta. |
Scesi giù e vidi che era intento ad osservare alcuni ritratti, fra cui il mio.
Sospirai e mi presi un istante in più. "Vi sono grata per essere tornato, dottore." Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Altea salì armata di spada le scale, fino a raggiungere la sua camera da letto.
Ma qui non vi era nessuno. Notò allora una sagoma immobile sulla piccola loggia da cui si accedeva dal corridoio. Qualcuno avvolto dalla semioscurità se ne stava a guardare malinconico e silenzioso lo scorcio illuminato di città. |
Quelle parole furono come uno schiaffo, forte, deciso, in piena faccia.
Uno schiaffo per farmi tornare alla realtà. Non mi voleva, non a quelle condizioni. Eppure il suo sguardo diceva altro. Che mi aspettavo? Che un uomo come lui avrebbe voluto una donna come me? Che mi avrebbe voluta accanto, per molto più che una notte? Povera illusa. Povera? Stupida semmai. Tutto quello allora non era che un'illusione. Un uomo come lui voleva cambiare donna ogni notte, non si accontentava certo di una soltanto. Restai in silenzio per un lungo istante, incapace di parlare. Lo guardai, lasciando che fossero i miei occhi a dirgli come mi aveva fatto sentire. Uno sguardo triste e deluso, non sapevo se da lui o dai miei sogni. Provai a parlare ma mi fermai immediatamente perché mi resi conto che la mia voce avrebbe tremato. Serrai la mascella dalla rabbia. Rabbia verso me stessa, per essermi aperta con lui, che mi stava solo prendendo in giro. Il mio sguardo divenne infinitamente triste. "Certo.." Dissi infine, con voce tremante "Sono solo la vostra assistente personale.." Abbassando lo sguardo, deluso "Dimenticate le mie parole.." Sussurrai infine, voltandomi per avere il tempo di asciugare una lacrima silenziosa. Arrivò poi la carrozza. Sospirai. Come in una favola, a mezzanotte i sogni svaniscono. E io che pensavo che quella notte non dovesse finire mai. |
Ad udire la voce di Gwen, Misk si voltò subito.
“Sapevate benissimo” disse con un lieve inchino del capo e col suo inconfondibile accento straniero “che chiamandomi sarei corso subito. Sono qui per affari personali, forestiero in questa terra non mia... se dunque esercito in via eccezionale la mia attività di medico qui è solo per voi.” |
Guisgard aprì la porta della carrozza, facendo salire prima Vivian.
“Non dimenticherò nulla di questa notte...” disse sussurrando piano in un orecchio di lei, sfiorandole i lunghi capelli chiari. La carrozza partì e raggiunse poco dopo il Palazzo dei Gigli. Durante il tragitto lui non disse nulla, restando a fissare la città dal finestrino della vettura. |
Nell'udirmi, si voltò all'istante.
Imposi alle mie gote di non avvampare, limitandomi ad annuire. "Venite" facendogli cenno di seguirmi nelle scale. Giungemmo poi di fronte alla camera della zia ed io gli feci segno di entrare, restando però in disparte. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Il Narciso Nero e la nascita degli Illuministici
Salimmo sulla carrozza, e io restai in silenzio, guardando in angolo per non dover incontrare i suoi occhi e nascondere le lacrime che di tanto in tanto impertinenti rigavano le mie guance.
Un po' per la delusione, un po' per la rabbia. Un po' per il sogno infranto. Non risposi a quelle parole, a che sarebbe servito? Mi ero lasciata andare più di quanto fosse consono, e lui mi aveva presa in giro. E io come un idiota ci ero cascata. Avevo creduto davvero a tutto quello, per un momento avevo davvero creduto che mi volesse. Quegli sguardi, quelle parole. Erano tutta una scena per portarmi a letto e poi buttarmi via? Mi sentivo così stupida, e fragile, ed indifesa, rendendomi conto di aver davvero sognato di essere sua. E le mia parole erano parecchio esplicite, se aveva minimizzato era perché avrebbe chiuso a chiave la porta sapendo che non mi sarei accontentata. Si è dimostrato per quello che era, e io che avevo davvero creduto potesse essere diverso, potesse essere migliore. |
Misk annuì e seguì Gwen fino alla porta della camera della zia.
Il medico entrò. Trascorsero lunghi istanti, in cui la ragazza rimase fuori ad attendere. Finalmente l'uomo uscì. “Non è sicuro per voi restare qui...” disse fissandola “... non più ormai...” |
Il dottore entrò nella stanza, lasciandomi fuori ad attendere a lungo.
Poi uscì e ciò che disse mi spiazzò. "Credo di non capire ciò che dite..." mormorai, inquieta. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Per tutto tragitto nessuno dei due disse nulla, lasciando al cigolio della carrozza il compito di rompere il silenzio che li avvolgeva.
Arrivarono finalmente al Palazzo dei Gigli. “Grazie per la serata e per l'ottimo lavoro svolto.” Disse Guisgard a Vivian. “Domani approfondiremo ciò che è accaduto al museo e capire se è collegato col tentativo di furto che abbiamo subito.” Sorrise. “Buonanotte...” con un lieve cenno del capo. E svanì nella penombra del corridoio, quasi fosse uno spettro. |
Restai in silenzio, per tutto il tempo.
Ero troppo delusa e umiliata per poter parlare, per poterlo anche solo guardare in faccia. Quelle parole di commiato, così pratiche e fredde. Come a ricordarmi qual'era il mio posto, e di non mettermi in testa strane idee. Annuii soltanto. "Va bene capo..." Con un tono che non poteva nascondere il magone che mi attanagliava la gola "Buonanotte.." Sussurrai. Poi entrai nella mia camera, buttai il vestito in un angolo, indossai la camicia e mi buttai sul letto, piangendo fino a non avere più lacrime. |
Misk fissò Gwen negli occhi.
“Mi pare ormai chiaro” disse “che la zia di vostro marito non è stata aggredita da nessun animale. Ed il modo in cui è stata trucidata la conferma... credo si tratti di un maniaco... un folle assassino... e ho motivo di credere che non si fermerà... vivere qui non è più sicuro... ed io non voglio corriate simili rischi...” |
Lo ascoltai distogliendo poi lo sguardo.
"Vi ringrazio per i vostri servigi, dottore. E perdonate se vi ho fatto chiamare con così poco preavviso" dissi atona, rivolta verso la finestra, quasi invitandolo ad andare via. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Rimasta da sola, delusa ed arrabbiata, Vivian pianse.
Pianse a lungo, sentendosi umiliata ed insignificante. “Adoro quando mi sorridi...” disse una voce dal suo passato “... promettimi che sorriderai solo per me... solo per me...” Ad un tratto udì dei passi dal corridoio. |
“Posso accettare la vostra freddezza e la vostra antipatia verso di me...” disse Misk fissando Gwen che gli dava le spalle “... dopotutto sono un estraneo in questa casa ed un forestiero per questa terra... probabilmente avrò usato un tono troppo familiare e confidenziale e ciò vi ha indisposto... comandatemelo e non verrò mai più qui... neanche mi incontrerete in strada se ciò vi piace... ma date ascolto al mio consiglio... restare qui è ben più che pericoloso... lo avete vista voi stessa...”
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Ero esausta e non avevo più lacrime.
Perché diavolo mi ero lasciata andare in quel modo? Perché mi ero esposta con un uomo che sapevo benissimo non sapeva dare valore a una donna? Avrebbe sognato quella bella orientale, dopotutto, a sentir lui. Scossi la testa, sprofondando nel cuscino. Poi ancora quella voce. Presi la prima cosa che mi capitò a tiro e la scagliai dall'altra parte della stanza. Maledizione! Io non so chi sei... Non so chi sono, non sono più quella donna che sorrideva, nemmeno ricordo quel sorriso Giusto per farmi sentire meglio, ci voleva quel ricordo. Giusto per ricordarmi che era ancora più complicato di quanto non sembrasse. Poi sentii dei passi. Sorrisi, per poi scacciare quella flebile speranza. Io di certo non sarei uscita, mi ero già esposta abbastanza. Ma probabilmente era un domestico o magari lo spadaccino silenzioso. Era inutile che sperassi ancora. |
Sentivo il suo sguardo su di me e ascoltavo le sue parole, abbassando lo sguardo ed asciugando una lacrima.
Cosa avremmo potuto fare, dove saremmo potuti andare? Questo mi chiedevo, pur rimanendo in silenzio. "Perché mai dovreste venire di nuovo qui, ormai?" cercando di mantenere la voce ferma, ma senza riuscirci. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
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