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Alvis sorrise ed annuì ad Altea.
I due lasciarono il locale, fingendo di farlo insieme, per poi raggiungere l'auto di lui. Così sfrecciarono via, verso la campagna, alla dimora dello scienziato. Parcheggiarono nel box e poi entrarono in casa. Qui Alvis condusse Altea nel laboratorio sotterraneo, dove trovarono proprio l'affascinante scienziato alle prese con i suoi macchinari. “Ecco, capo...” disse Alvis, indicando Altea. E l'altro si voltò a guardarla. |
" Io continuo a non essere convinta... muore un ex campione di calcio e tutto quello che trovo è un misero necrologio?" gli domandai mentre ci inoltravamo nel paesino.
" Spero davvero che il nonno sappia dare qualche risposta o dovrò ammettere che questa storia non è altro che una caccia al fantasma" un po' sconsolata. Finalmente trovammo un posto dove restare per la notte. Era un ostello piuttosto modesto ma in linea che il resto del paese. Il proprietario ci consegnò la chiave della stanza, una sola. " Come ci dividiamo?" chiesi a Teos entrando nella camera dopo aver recuperato la mia valigia. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Mi rigiravo nel letto, ancora turbata da quel luogo, finché non udì dei passi. Prima di aprire bussai alla parete, affinché Marios potesse svegliarsi e sentire anche lui, in caso di pericolo. Poi mi avvicinai alla porta e senza aprire mi accostai con l'orecchio alla porta "chi è?"
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Alvis percorse le strade in fretta e sicuro di sè, non dissi nulla e guardavo dal finestrino gli alberi e la campagna sfrecciare.
Arrivammo nella dimora aristocratica in campagna e subito entrammo per trovarci nel laboratorio sotterraneo. Mi bloccai osservando quello strano aggeggio, inusuale per i nostri tempi..poi udii la voce di Alvis..e mi voltai verso lui, stava armeggiando proprio con quel macchinario. Lui si voltò e ci fu una sincronia di sguardi...quegli occhi che non ero riuscita ad intravedere dietro la maschera e nemmeno la sera prima..."I miei saluti professore.." dissi quasi intimorita ma non distogliendo lo sguardo da lui, eppure forse aspettava il mio ritorno. |
Il poliziotto volle che parlassimo con l'ispettore, che si rivelò un uomo piuttosto grasso e rozzo dalla barba rossiccia, il cui nome era Gozz.
"Salve, ispettore Gozz... io sono Gaynor Saint-Just e lei è la mia amica Charlotte Caran. Stavamo rientrando a casa dopo una serata all'Aristos..." e così raccontai tutto all'ispettore, come già avevo fatto con l'agente. "E questo è tutto... magari è solo una coincidenza, ma ho ritenuto mio dovere informarvi... Adesso potremmo ritirarci? È notte fonda e siamo esauste..." Inviato dal mio P00C utilizzando Tapatalk |
Tutto cambiò in un attimo.
Un attimo fatto di infiniti sospiri, baci appassionati, carezze audaci e gemiti sospesi. I loro occhi chiari erano ora intrisi di desiderio, slancio, istinto, passione. Icarius era preso da un'eccitazione forte, irresistibile, che lo spingeva a scoprire quel bellissimo corpo sempre di più. Tanto che Clio, sempre in balia di quel desiderio per lei tanto sconosciuto, quanto invitante, ne ebbe quasi timore. Lei, abituata a combattere contro soldati di ventura astrali, pirati galattici e cacciatori di taglia stellari, ora ne era quasi intimorita. Percepiva il suo ardore, la sua eccitazione e per un attimo ne fu turbata, oltre che affascinata. Le mani di lui allora scesero sul petto di lei e poi, delicatamente, fissandola negli occhi, sfilò la stoffa del suo abito, scoprendone i meravigliosi seni. |
Nyoko bussò sulla parete per svegliare ed avvertire Marios, ma anche, forse, per sentire la sua vicinanza in quel momento.
Poi si avvicinò alla porta e chiese chi fosse. Ma nessuno rispose, anzi bussò ancora. |
Sentì bussare ancora alla mia domanda. Cominciai ad avere un po' paura allora e mi allontanai dalla porta. Allacciato alla coscia, tenevo un coltellino svizzero, era poco, ma almeno mi sentì un po' protetta, allora mi avvicinai alla porta col cuore che batteva forte e l'aprì...
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Gozz osservò Gaynor e Charlotte, notando naturalmente la loro avvenenza, il fascino e lo sfarzo dei loro abiti.
“Signore...” disse accendendosi l'ennesima sigaretta di quella tarda serata “... le coincidenze personalmente mi hanno sempre colpito... e mai convinto...” cercando di voler apparire scaltro e sicuro di se “... naturalmente seguiremo la traccia da voi suggerita...” sorridendo “... anche perchè, se ben ricordo, questo film di cui dite uscirà dopodomani, se Dio vorrà...” le fissò ancora, non proprio in modo cortese “... prego, se volete potete andare... ma vi pregherei di restare a disposizione...” |
Annuii piano al poliziotto.
Beh sì, poteva essere una motivazione. Ma cercavo con tutta me stessa di non pensarci. Poi, si parlò del biglietto. Bambino o ritardato mentale... Erano le stesse della Bibbia? No, forse no, non era la stessa analisi che mi aveva fornito Mondo, quindi c'era una speranza che lei non avesse a che fare con quei tre. Scossi appena la testa; non riuscivo ad ascoltare, a rassegnarmi, era tutto troppo doloroso per accettarlo. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Nyoko si fece coraggio, prese il suo coltellino ed aprì la porta.
Dal corridoio giungeva una cupa e silenziosa penombra, lasciando una leggera angoscia nel cuore della ragazza. Non vide nulla, tranne che una lunga ed indefinita ombra che scivolava sulle pareti in direzione delle scale. |
Aprì la porta e mi si presentò una strana ed inquietante penombra. Poi notai l'ombra di qualcuno proiettata sulla parete, proveniva dalle scale. Mi feci coraggio e presi un lungo respiro, non mi tiravo mai in dietro, nemmeno in momenti del genere. Contai fino a tre e uscì in corridoio, col coltellino puntato verso le scale con lo sguardo gelido e scrutatore.
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Il mondo intorno si era fermato, cristallizzato, come se esistessimo solo noi.
Lui era diverso ora, quello sguardo innocente, timoroso e adorabile era diventato passione, intenso, deciso. Quella sicurezza e quel desiderio riuscirono paradossalmente a sconvolgermi ancora di più, a far nascere in me un'emozione nuova e incontrollata, ancora più intensa. Mi sentivo completamente in balia del desiderio e dell'ardore di quell'uomo che ora mi appariva, se possibile, ancora più bello e affascinante. Vedere quello sguardo meraviglioso e limpido mutare in qualcosa di così passionale e torbido, era forse lo spettacolo più bello che avessi mai visto. Più di ogni altro fenomeno intergalattico possibile. E quel cambiamento aveva portato in me qualcosa di nuovo, un lato del mio essere che non conoscevo, un lato docile, indifeso, come una preda che aspettava impaurita il suo destino, eppure non desiderava altro che essere catturata. Sì non desideravo altro che essere la sua preda, in quello che si era rivelato uno strano cacciatore ammaliante come un cucciolo prima, spietato come un predatore poi. Quando sfiorò la stoffa del mio abito, scoprendo i seni, un brivido intenso mi attraversò. Allora spalancai gli occhi, a cercare i suoi, trattenendo il respiro. Nessuno mai mi aveva visto, in tanti millenni il mio corpo era sempre stato coperto dall'armatura, da abiti regali, da raffinate stoffe e ricami. Ora invece il mio petto era lì, bianco e nudo davanti a lui. Oh, cos'avrei dato per conoscere i suoi pensieri in quel momento, mentre il mio cuore sembrava come impazzito. Per quello spiai i suoi occhi, volevo godere di ogni istante, di ogni cambio di espressione, di ogni screziatura che ormai quell'azzurro racchiudeva, pregustando le sue mani su di me, come se non aspettassi altro da tutta la vita. |
I poliziotti dopo un po' andarono via, con la promessa di tenerli informati davanti a nuove tracce.
Lucy intanto continuava a piangere senza riuscire a smettere. Dopo un po' arrivarono altri poliziotti. Stavolta con un ispettore. “Sono l'ispettore capo Gozz...” disse l'uomo a Gwen ed alla sua famiglia “... sono stato assegnato al caso della ragazza trovata morta e della sparizione di vostra figlia... devo rivolgervi alcune domande... per prima cosa... siete certi di poter escludere una fuga della ragazza? Magari una fuga d'Amore?” |
Lo sguardo lascivo di Gozz non mi piacque affatto, ma a Dio piacendo non avremmo più dovuto avere a che fare con lui. Dopotutto, gli avevo già raccontato ciò che sapevo.
"Certo ispettore, anche se non so cos'altro potrei dirle al riguardo... vi ho già raccontato tutto per filo e per segno... le auguro la buonanotte..." dissi prendendo Charlotte per mano e avviandomi verso l'automobile. Salimmo ed io misi in moto, dirigendomi verso l'appartamento della mia amica. Una volta arrivate, l'abbracciai forte prima che scendesse. "Ci sentiamo domani, adesso abbiamo bisogno di dormire... è stata una serata dalle forti emozioni..." Visto che c'era un assassino in giro, mi accertai che entrasse in casa e dopo ripartii, diretta finalmente verso casa. Inviato dal mio P00C utilizzando Tapatalk |
Cercavo di consolare Lucy in ogni modo, ma era inconsolabile, distrutta, devastata, come me del resto.
Dopo quei poliziotti, ne arrivarono altri, con un ispettore. "Oh no, nessuna fuga in generale, figuriamoci d'amore, no..." dissi convinta, scuotendo la testa e con Lucy ancora stretta a me impossibilitata a calmarsi. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Nyoko si fece coraggio.
Marios non era uscito dalla sua stanza ed allora, col suo coltellino, decise di andare verso le scale, dove quell'ombra si muoveva in modo quasi irreale, avvolta da un sinistro silenzio. https://influencepeinturecinema.file.../04/674_05.jpg |
Gaynor accompagnò a casa Charlotte, la salutò e poi tornò nella sua residenza, dove trovò il fedele Stewart ad accoglierla.
“Buonasera, signora...” disse lui, fino a quel momento intento ad ascoltare la radio “... è stata una serata piacevole a teatro?” |
Seguì la sinistra ombra che veniva lungo le scale, curiosa più che mani chi scoprire chi fosse e cosa volesse da me. Mi voltai un attimo, sperando di vedere uscire Marios dalla sua stanza, e quando non lo vidi ebbi la tentazione di tornare indietro, di chiamarlo e di chiedere aiuto. Avrei voluto essere una donzella indifesa in quell'istante, ma mi rivoltai verso le scale, piano con cautela e mi mossi sempre di più, fino ad arrivare sull'orlo delle scale.
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Quel gesto, delicato, audace, sensuale.
La stoffa scivolò via, scoprendo e liberando i bianchi seni di Clio. Icarius la guardò negli occhi, per poi scendere con lo sguardo su quei seni. Allora li raggiunse con le dita, che cominciò a muovere con dolcezza, ma anche desiderio, accarezzando quei seni, fino a sfiorare il capezzolo rosato, che in un attimo, sotto quei giochi di dita e carezze, divennero turgidi. Un gioco continuo, che donarono a Clio sensazioni nuove, irresistibili, stravolgenti. “Dimmi...” disse lui in un sussurro “... cosa pensi?” Senza smettere quel gioco. |
"Oh Stewart, sapessi..." cominciai, raccontando tutto per l'ennesima volta quella sera. "Sono distrutta, ho bisogno di dormire fino a mezzogiorno... troppe emozioni tutte insieme... Mi raccomando, Stewart, accertati che porte e finestre siano ben chiuse... c'è un criminale a piede libero... Buonanotte..."
Una volta in camera, mi spogliai in fretta e indossai la camicia da notte, desiderosa di dormire. Ero esausta e difatti, non appena mi misi a letto, caddi in un sonno profondo. Inviato dal mio P00C utilizzando Tapatalk |
“Vedremo...” disse Gozz a Gwen “... per esperienza non escludo mai nulla...”
“Ispettore...” arrivando un altro poliziotto. “Sergente, Lione...” Gozz “... dimmi...” “Credo di aver decifrato, diciamo così, il biglietto trovato col cadavere...” mormorò Lione. “Non credo sia importante per le indagini...” scuotendo il capo Gozz. “Invece credo di si...” Lione “... le parole infatti non sono scritte a caso... e non appartengono ad una lingua straniera... ma alla nostra...” |
Alzai appena le sopracciglia.
Non era comunque il momento di mettersi a discutere. Poi arrivò un altro poliziotto, con delle notizie finalmente concrete. "Cosa intende? Come ha capito che è la nostra lingua?" se così era, allora non era la stessa lingua delle iscrizioni sulla Bibbia, o forse mi sbagliavo. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Nyoko decise di seguire quell'ombra fin sulle scale.
Vide così quell'ombra scendere giù, silenziosa e sinistra, fino a svanire nella penombra. Dopo qualche istante gli occhi di Nyoko si abituarono alla penombra e vide una porta proprio dove era sparita la misteriosa ed inquietante ombra. |
Le sue mani su di me, e un piacere nuovo attraversò tutta la mia pelle, lasciando brividi infuocati, che mai avrei pensato potessero esistere.
Avevo chiuso gli occhi, istintivamente, come se fosse troppo sopportare quella carezza leggera. Mi sentivo creta grezza e informe plasmata dalle sue mani audaci. Eppure ancora non sapevo, non sapevo quanto in là sarebbe stato in grado di spingermi. Quando poi le sue mani raggiunsero i miei capezzoli, spalancai gli occhi all'improvviso, ritrovandomi nell'azzurro ardente dei suoi. Il mio respiro si fece sempre più ansimante, sempre più rotto e irregolare, mentre fissavo il suo sguardo che non lasciava il mio. Ero completamente in balia di quello sguardo, di quelle emozioni, di quel desiderio incontrollato e atavico. Come se ci fossimo conosciuti da sempre, come se ci fossimo rincorsi attraverso il tempo e la storia. Come se non esistesse altro al mondo, che non fossimo noi, e quell'intesa così palpabile e speciale da saper creare qualcosa di unico e nostro. "Cosa penso?" farfugliai, con la voce impastata di passione. Non che riuscissi a pensare granché in quel momento, ad essere sincera. "A.." sussurrai, cercando le parola "Noi.." il miglior riassunto che potessi fare. "Pensavo che è come se sapessi di appartenerti da sempre..." in un sussurro appassionato, mentre le mie mani tornavano ad accarezzare la sua pelle sotto la camicia. "Tu..." cercando il suo sguardo, poi "Tu cosa pensi?". |
Arrivai al punto preciso delle scale in cui l'ombra si proiettava per poi fondersi con la penombra. Solo dopo che i miei occhi si abituarono al buio, scorsi una porta alla fine delle scale. Mi guardai intorno cercando di valutare la scelta di scendere ed aprire quella porta. Rimasi ferma lì per qualche secondo per poi scendere con il coltellino sempre in mano. Arrivai allora alla porta e bussai.
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“Si, dicevo...” disse Lione a Gwen ed agli altri “... non è una lingua straniera... ma la nostra...”
“Vieni al dunque, stramaledizione!” Esclamò Gozz. “Dicevo...” Lione “... che si tratta appunto di parole scritte nella nostra lingua... ma risultano incomprensibili solo perchè sono state scritte al contrario... come a volte si fa durante le messe nere...” “Messe nere?” Ripetè Gozz. “Si, quelle in voga tra i satanisti...” spiegò Lione. |
Cosa... Cosa c'entravano le messe nere?
Ma che stava succedendo? Guardai Lucy con aria interrogativa. "Ne è proprio certo?" Questa era davvero bella. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Quelle carezze, quel gioco.
Le dita di Icarius che continuavano a toccare i seni di Clio, stringendoli, per poi arrivare su quei rosati capezzoli diventati ingrossati e sodi, che tradivano l'eccitazione della regina. E continuava, continuava, senza smettere, guardandola negli occhi. Occhi, i suoi, diventati di un azzurro profondo, pulsante, vivo, arrossato dalla passione, che non sembravano più quelli dell'ingenuo pittore che arrossiva ad ogni parola di lei. Da come lui ora la guardava, le stringeva quei seni, sembrava acceso da una luce nuova, che scintillava proprio in quei suoi occhi azzurri, tradendo ora un impeto, un temperamento, una passionalità nuova, come fosse un'altra persona. E tutto ciò faceva sentire la superba regina quasi in soggezione, intimorita, una preda davanti al suo predatore. “Penso che sei bellissima...” disse piano lui, toccandole i seni con sempre più desiderio “... la più bella donna che io abbia mai incontrato...” Allora si chinò lentamente e cominciò a baciarle quei capezzoli turgidi, leccandoli e succhiandoli. |
“Entrate pure...” disse una voce stridula dall'interno, dall'accento straniero, dopo che Nyoko aveva bussato.
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Non mi aspettavo una risposta, o almeno non quella. Sulsultai appena all'udire la sua proposta ad entrare. Strinsi allora il pomello della porta e nascosi la mano con il coltellino, tenendomi sempre pronta a colpire. Allora entrai.
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Era incredibile il modo in cui ora mi guardava, il temperamento con cui mi toccava, l'ardore che ogni cosa in lui produceva.
Era come se in lui convivessero due anime così diverse, eppure entrambe così affascinanti. Avevo adorato la prima, quegli occhi innocenti, quell'arrossire e imbarazzarsi che lo facevano sembrare un cucciolo irresistibile, e stavo adorando quella che stavo scoprendo in quel momento, così passionale e ardita, quasi fosse un predatore feroce in cerca della sua preda da divorare. E io ero lì, che non desideravo altro se non essere divorata da quegli occhi che nascondevano la felicità più grande. E venni accontentata, pensai quando si chinò su di me, raggiungendo i miei seni con le labbra, fino a imprigionare i capezzoli tra le sue labbra, e lambirli con la lingua, ancora e ancora, generando in me un piacere che si faceva quasi insopportabile, tanto era intenso. Ero persa, ero completamente persa, e sua. Alla luce di quel cambiamento, di quella dualità per cui non esisteva l'uno senza l'altro, mi appariva ancora più bello. Era di gran lunga la creatura più bella che avessi mai incontrato nell'intero universo. Mentre continuava la sua meravigliosa tortura di piacere, le mie mani cercavano e bramavano il suo corpo, i suoi capelli, la sua schiena. Volevo disperatamente quel contatto, come se non fossi mai abbastanza unita a lui, come se ogni respiro dovesse essere in funzione di quell'unione al di là del tempo e dello spazio, che si stava consumando. |
“Si, ne sono certo...” disse Lione a Gwen “... non ci sono dubbi, sono parole comuni scritte al contrario... infatti rimettendole nel giusto verso compongono frasi comprensibili...”
“Del tipo?” Chiese Gozz. “Come detto sono utilizzate nelle messe nere...” spiegò Lione “... inneggiano quindi a profezie di tipo satanico, citando anche la Bibbia...” “Il satanismo è contro la legge!” Esclamò Gozz. |
Icarius chino su di lei, giocando infaticabile con le sue labbra e la sua lingua sui seni di Clio, in un infinito gioco di piacere.
La sua bocca e le sue mani erano su di lei, sui suoi seni, facendo di tutto e lasciando la regina in preda all'eccitazione più totale. Allora lui, vinto dal medesimo desiderio, si alzò, sbottonandosi la camicia, fino a restare a petto scoperto davanti a lei. Infine si tolse anche i pantaloni, mostrandosi completamente nudo alla ragazza giunta dallo spazio. Non aveva mai visto un essere umano nudo, se non nei programmi didattici elaborati da Vale atti a farle conoscere gli abitanti della Terra. Ora ne aveva uno, bellissimo, completamente nudo davanti a lei. http://img-hw.xvideos.com/videos/thu...783a240.12.jpg |
Era incredibile, non riuscivo veramente a capacitarmi di una cosa simile, pure il satanismo adesso, anche se ero certa che, in un modo o nell'altro, quei tre uomini fossero coinvolti e Lizzie, purtroppo, ci era andata di mezzo.
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Le parole di Lione gettarono ancor più nello sconforto i genitori di Gwen.
I poliziotti poi andarono via. “Mi hanno spaventata a morte...” disse la madre “... satanisti... che orrore...” “E' solo un'ipotesi, cara...” suo padre “... ora non cadiamo nello sconforto, ti prego...” Ormai albeggiava e Lucy chiese a Gwen ti accompagnarla a casa. |
Quando si staccò da me, fu quasi doloroso, forse provai persino a trattenerlo, forse gemetti addirittura, sussurrando un "no", disperato e spalancando gli occhi.
O forse accaddero mille altre cose mentre la mia mentre era completamente ottenebrata dalla passione. Ma poi, lui si alzò, catturando completamente la mia attenzione. Non solo la mia attenzione, anche il mio sguardo, il battito del mio cuore, il mio respiro, ogni cosa. Restai lì, immobile, a guardarlo mentre si spogliava. Più pelle mostrava, più il mio cuore accelerava. più mi appariva bello, incredibilmente bello. Ero come rapita, ipnotizzata, estasiata da quella visione celestiale. Allora qualcosa di ancora nuovo mi smosse, mi guidò verso di lui. Mi alzai, a mia volta, mentre il mio sguardo accarezzava avido tutto il suo corpo. Era bellissimo.. davvero bellissimo Allora allungai entrambe le mani, ad accarezzarlo piano, accarezzarlo tutto, mentre sensazioni nuove e intense mi attraversavano, Quanto era bello.. continuavo a pensare. Accarezzavo dolcemente quel corpo così perfetto, eppure non era mai abbastanza, non mi bastava quel contatto. Allora mi avvicinai ancora di più, iniziando a baciarlo dapprima piano, poi sempre più avida, scendendo dal collo, al petto, fino a ritrovarmi in ginocchio davanti a lui, come fosse la cosa più naturale del mondo. Io, che non mi ero mai inginocchiata davanti a nessuno, ora stavo come in adorazione di quell'uomo meraviglioso e unico. "Sei la creatura più bella che esista nell'universo..." sussurrai, rapita, con gli occhi nei suoi, diventati ancor più ardenti, appassionati e infuocati. Occhi che restarono incatenati gli uni agli altri mentre intrappolavo avidamente la sua virilità tra le mie labbra, e ne assaporavo l'essenza. Occhi che non lasciarono mai i suoi, desiderosi di ogni sua reazione racchiusa in essi, di ogni espressione recondita, di ogni sensazione che vi si poteva leggere esattamente come le mie labbra e la mia lingua lo erano del suo sapore. |
L'aria divenne calda, bollente, fatta di sussurri, sguardi, sospiri e gemiti.
L'eccitazione era palpabile, tanto da potersi toccare quasi con mano. Icarius restò nudo davanti a Clio, mostrandosi ai suoi occhi già accesi di desiderio. La regina allora fu vinta da tutto ciò, dal richiamo dell'Amore. Nulla lei conosceva di questo sentimento, ignara di ogni suo gioco ed ogni sua legge. In un attimo si avvicinò a lui, forse incuriosita, sicuramente eccitata. Quasi naturalmente finì con l'inginocchiarsi davanti al suo pittore, meraviglioso ed estremo gesto di sottomissione a quel giovane uomo. Lei, così superba e fiera, nobile e valorosa, tanto da non inchinarsi nemmeno davanti a re galattici ed a governatori di imperatori cosmici, ora era ai piedi di quel giovane, della sua passione e della sua virilità. I loro sguardi erano incatenati, quasi un preludio a ciò che sarebbe successo e che rendeva Icarius quasi folle in quell'attesa. E la bellissima musa, la Venere giunta dal cosmo, cominciò a far impazzire davvero il suo Adone. Guidata solo dall'istinto si abbandonò a quel gioco d'audacia amorosa, senza mai lasciare lo sguardo azzurro di lui, nel quale leggeva il travaglio più assoluto di un'eccitazione senza fine. E mentre con la sua bocca faceva gemere e godere Icarius, i loro sguardi erano sempre più incatenati, penetranti, avvolgenti. Sguardi che divennero in breve uno sconfinato ed azzurro mare di folle piacere. |
Quello sguardo, più spiavo quello sguardo più sentivo l'eccitazione che cresceva a dismisura.
Era come se tutto in me volesse esplodere, il mio cuore che non la smetteva di accelerare, il mio corpo ardente che bruciava ormai più di una stella appena nata, il mio sguardo che voleva come impadronirsi di ogni sua espressione intensa che quel gioco così appassionante gli provocava. Tutto in me era destinato a quell'espressione sul suo viso, avrei smosso il mondo intero pur di leggervi il più completo e intenso godimento. No, non mi sembrava mai abbastanza, volevo vederlo bruciare, impazzire, rinascere per poi morire di nuovo di quel piacere che riuscivo a leggere sul suo viso, mentre avide e insaziabili le mie labbra e la mia lingua non gli lasciavano un istante di tregua, abbandonandosi ardite ed appassionate in quel gioco senza fine, che tanto sembrava sconvolgerlo. Eppure volevo sconvolgerlo ancora di più, e ancora e ancora. Null'altro mi interessava in quel momento che non vedere il turbamento che gli causavo, il piacere che gli procuravo, il godimento irrefrenabile a cui lo spingevo. Non c'era cosa più bella di osservare quegli occhi cedere sempre di più alla passione, non c'era soddisfazione più grande che incrociare il suo sguardo ormai immerso in quel piacere senza fine. Più lo guardavo, più il mio corpo fremeva, si incendiava, impazziva, bramava di dargli di più, sempre di più. Le mie mani si muovevano sul suo corpo, avide di un contatto che non sembrava mai abbastanza. Lo accarezzavano ora piano, ora più intensamente, ora di nuovo pano, seguendo i movimenti ritmatici della mia bocca che portavano Icarius oltre ogni immaginabile confine. Ogni cosa ormai era per lui. Le mie labbra che lo assaporavano. Le mie mani che lo accarezzavano. I miei occhi che lo adoravano. Il mio corpo che bruciava sempre di più. Il mio cuore che ormai, gli apparteneva. |
Quel gioco sembrava impossibile da arrestare, così come i sospiri ed i gemiti che riempivano la stanza, come i battiti folli dei loro cuori che echeggiavano intorno a loro.
Ad Icarius sembrava di sognare e più ci pensava, più rischiava di impazzire. Quella bellissima donna ai suoi piedi, sbucata quasi dal nulla, arrivata da chissà dove, da regina era diventata prima modella, poi schiava. Clio ormai, sedotta da lui e da quei giochi di passione ed Amore, non riusciva a smettere. Più vedeva Icarius godere, più continuava, facendolo ardere con la sua bocca e con quelle lunghe carezze sul suo corpo. Lei che poteva assaporare l'ardore di quel giovane uomo, sentiva che ormai lui era giunto al limite. Ogni parte del suo corpo era tesa come le corde di un violino. I muscoli erano contratti, la pelle calda e sudata, il respiro rotto per l'eccitazione. Si guardavano e lei vedeva tutto ciò. Senza però accennare a fermarsi, a smettere. Voleva vederlo esplodere per quel forte piacere, quell'eccitazione travolgente. Ma fu lui a mettere fine a tutto ciò, chinandosi su di lei, prendendola per mano e facendola alzare. Allora la strinse a sé, avvertendo ogni forma del corpo di Clio contro il suo e la baciò. Un bacio appassionato, liberando l'ardore e lo slancio che solo un innamorato sa e può avere. E lei si sentì irrimediabilmente sua. |
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