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Ascoltai quelle parole...il cuore iniziò a battere forte e molto..barone...il quadro che doveva essere rubato da lui...la dama che lo lasciò..la carrozza era partita.
Deglutii e guardai l'uomo negli occhi...."Azable....voi siete Azable vero? Ci si rivede...la donna vi ha lasciato perchè lei non voleva essere una ladra...non voleva essere messa in mezzo...parlatemi dell'uomo che vi ha commissionato di rubare il quadro...e poi lasciatemi libera.." |
A quelle parole di Altea l'uomo sorrise.
“L'ho sempre detto” disse “che siete in gamba. Peccato... sareste stata una straordinaria ladra, milady...” si tolse la maschera “... avete classe, stile, talento...” Era davvero Azable. La monaca alzò lo sguardo e fissò Altea. Era madama Irene. “Mi avete lasciato per non diventare ladra?” Stupito Azable. “Eh, mica vero... visto che siete andata a vivere con colui che ha rubato il mio quadro... con la differenza che lui è un volgare delinquente, io invece sono un genio... vero, Irene?” “Si, barone.” Annuì la finta monaca. |
Rimasi a bocca aperta...vi era pure Irene...ma che c'entrava lei in tutto questo.
"Il Cavaliere di Altafonte...e sarebbe Mirabole?? Non è un delinquente...affatto...anche se lo avesse rubato...riportatemi da lui subito, fatemi scendere". Cercai di aprire lo sportellino della carrozza per scendere anche se la carrozza era in corsa e mi lanciai. |
Sospirai, irritata, a quelle parole...
non mi avrebbe mai aperto la porta, lo sapevo. Mi allontanai, quindi, dalla porta e tornai verso la finestra... la carrozza era ancora lì... mi chiesi dove fosse, cosa stesse facendo... mi chiesi cosa mi sarebbe accaduto quando Jacopo avesse trovato il tempo per tornare da me... rabbrividii. |
Quando mi venne messo quel foglio davanti a gli occhi mi chiesi se avessi potuto firmare la mia condanna a morte, io ero innocente infondo perché non provare a spiegare la mia versione a questa persona così insofferente
....la condanna a morte sarebbe avvenuta comunque ma con il suo tempo....presi il foglio e lo strappai...." siete voi che mi avete condannata io ho detto la verità e mi hanno messa in prigione....bene...proviamo la poca pazienza di questo braccio destro del Re....magari saprà rendersi conto se una persona dice la verità oppure no "....attesi così di cadere dalla padella alla brace,come diceva la mia compagna di cella....avrei conosciuto il demonio.. |
Sorrisi a Roberto.
Nemmeno io sopportavo Missani. Entrai nello studio del viceprocuratore e sorrisi a entrambi. "Bene.." Dissi soltanto, accomodandomi su una poltroncina. Alzai gli occhi, sorpresa a quelle parole di Simone. "Oh, Altaforte era qui?" Chiesi, candidamente. Se aveva passeggiato inosservato nel palazzo, evidentemente non aveva nessuna cicatrice, e io mi ero sbagliata. Eppure ero così sicura... Tutto quadrava alla perfezione. O forse ero io che vedevo collegamenti dove non ce n'erano? "Mi chiedo come mai non riesca mai a vedere quell'uomo in faccia!" Mormorai, distrattamente. |
Clio era così giunta nell'ufficio del viceprocuratore del re.
“Scusatemi” disse all'improvviso Jacopo “ma devo sistemare una faccenda. Tornerò fra qualche minuto.” Ed uscì. “Beh...” fece Simone “... vorrà dire che comincerò io ad interrogare quella donna...” suonò un campanellino e subito si presentò uno dei suoi uomini “... portate qui la prigioniera.” Ordinò. Guardò poi Clio. “Ora scopriremo come sono andate le cose subito dopo il furto...” mormorò Simone. Intanto, in un'altra stanza del palazzo, Elisabeth veniva interrogata da quel magistrato. “E sia.” Disse questi. “Come volete. Il diritto moderno concede a chiunque la possibilità di parlare e di difendersi dalle accuse. Ma rammentate che un reo non può professarsi innocente. E' un reato gravissimo.” Chiamò il soldato che stava fuori dalla stanza. “Qui ho finito.” Ed uscì. Ma proprio in quel momento altri due militari arrivarono con l'ordine, da parte del viceprocuratore, di portare da lui la prigioniera. Così Elisabeth fu condotta nell'ufficio di Simone Missani. E qui, col viceprocuratore, vi era anche Clio. Simone allora si alzò dalla sua sedia e fece mettere Elisabeth in piedi al centro della stanza. “Siete stata trovata” fissandola “nel carro che i ladri del quadro chiamato Verziere Fiesolano hanno utilizzato per sottrarre quell'opera a Sua Maestà. Le prove dunque sono schiaccianti e tutte contro di voi. Cosa avete da dire a vostra discolpa? E tenete a mente che mentire ad un funzionario del re è come mentire allo stesso nostro sovrano.” |
Con gesto improvviso, Altea si era lanciata da quella carrozza in corsa.
Era finita a terra, per poi rotolare giù su un tumulo che sorreggeva la stradina. Rotolò così fino a raggiungere alcuni cespugli. Nella navata vi erano diverse persone. Erano tutte impazienti di entrare nella cappellina. Arrivarono allora due monache e dissero loro di fare silenzio. Poco più avanti, infatti, davanti al transetto che separava la navata centrale dal presbiterio, si stava celebrando la messa per pochi fedeli raccolti attorno al sacerdote. Le due monache andarono via e poco dopo arrivò un diacono. Fece cenno a quelli che aspettavano di seguirlo. Fra loro vi era anche Altea. “Il Verziere Fiesolano è dietro questa tendina.” Disse il Diacono, giunto davanti alla cappellina. Tirò su allora la tendina, ma con lo stupore dei presenti si mostrò una scena imprevista. Il quadro non c'era più. “Il quadro...” mormorò il diacono, per poi correre via. “E' stato Mirabole” fece uno dei presenti “o Azable?” “No, è stata lei!” Esclamò un altro di quelli, indicando Altea. “E' una ladra!” E tutti la circondarono. Altea si svegliò di colpo da quello strano sogno. Dopo qualche istante si accorse di essere in un comodo letto. Si guardò intorno. Si trovava in una piccola ma accogliente stanza. E alcune voci, a lei sconosciute, giungevano dall'altra parte della parete. |
Talia era sempre chiusa in quella stanza.
Si sentiva come prigioniera. Ad un tratto il rumore della serratura che girava. La porta si aprì ed entrò qualcuno. Era Jacopo. Il suo sguardo era fisso su di lei. Uno sguardo cupo e inclemente. “Ora” disse infine “io e te faremo un bel discorso... voglio sapere tutto di lui... quando è tornato... quando l'hai visto e voglio sapere cosa ti ha fatto... e infine... dove si trova adesso quel bastardo?” La sua voce era piena di risentimento e rabbia. “E bada, voglio sapere tutta la verità...” aggiunse con tono minaccioso. |
Mi voltai di scatto verso la porta e fissai Jacopo entrare...
Citazione:
non ero spaventata. Conoscevo Jacopo troppo bene perché potesse spaventarmi. Rimasi in silenzio a lungo, e quando iniziai a parlare la mia voce era lieve, ma gelida. “Tu davvero vuoi sapere dov’è?” mormorai, mentre un lievissimo sorriso mi sfiorava le labbra “Vuoi sapere quando l’ho visto?” Lo scrutai ancora per un istante... “Non sono queste le domande giuste, Jacopo, credimi! Ciò che dovresti chiederti, invece, è come mai io l’ho riconosciuto e tu no... come mai per me è stata fin da subito così palese la sua identità, come mai io abbia riconosciuto nella sua voce e nei suoi occhi qualcosa... qualcosa che era così candidamente uguale ai ricordi, a quelli nitidi e a quelli più lievi... come mai io si e tu no...” I miei occhi, in quelli di mio marito, non cercavano di celare più niente, ormai... lo guardavo con la fronte alta, immobile. “Anche tu devi darmi delle risposte, però! Mi hai mentito su quella notte... la notte in cui poi sei venuto a dirmi che era morto... reo di omicidio, in fuga e poi morto... non fu questo il tuo racconto, Jacopo?” |
Quelle parole di Talia sembrarono scuotere ancor più Jacopo.
Le strinse i polsi, con forza. “Basta con questi giochetti...” disse con tono cupo “... sono io qui che faccio le domande...” strinse ancor più le sue mani attorno ai polsi della ragazza “... dimmi come hai fatto a riconoscerlo... dimmi come si è mostrato a te... quando è ritornato? E in quali vesti? Come ha fatto a sfuggirmi? E dimmi... dimmi cosa ti ha fatto?” I suoi occhi sembravano ardere per l'odio. “E voglio sapere perchè è ritornato... perchè? E dov'è adesso?” Poi una smorfia parve deformare il suo volto. “Dimmi tutta la verità o te ne pentirai, Talia...” http://cache.reelz.com/assets/conten...645_01_med.jpg |
Difatti fu cosi'......il domenicano era svanito come un fantasma fra la folla senza che nessuno lo vedesse.....chiedemmo in taverna se qualcuno lo conosceva, ma non vi fu risposta.
Emin, si voltò verso di me e mi chiese se tutto ciò ci avrebbe condotto a catturare il fantomatico Malibore: "Caro amico......di certo codesto viaggio che intraprenderemo non possiamo solo votarlo alla riscossione di una taglia. Anzi, ti dico di più.....credo che stesso il ladro incrocerà i suoi passi con noi. Il monaco è stato molto chiaro, nell'affermare che è un cacciatore di arte sacra......inoltre, il Fiore Blu è proprio un codice criptico sacro che per molto tempo ho studiato e tenuto sotto stretta osservazione. Il nostro viaggio e ricerche possono di certo cominciare dal Castello Merlato". Subito dopo, mi volsi verso Emin e posandogli la mano sulla spalla gli dissi, sorridendo: "E poi..... non è forse vero che le favole e gli scenari pittoreschi forgiano e donano i natali a nuovi cavalieri?" |
Emin sorrise a quelle parole di Parsifal.
Qualcosa di fraterno, e dunque sacro, li aveva sempre uniti. Sin dall'inizio. “Forse hai ragione tu...” disse Emin “... dopotutto ci hanno sempre insegnato che la prima dama da cercare è madonna Avventura... e forse ella si è appena mostrata a noi...” Terminarono così il loro pranzo e Emin propose di lasciare Camelot al più presto. Secondo quanto detto dal domenicano, quel castello si trovava a Nord del reame. Un paio d'ore dopo i due cavalieri erano già in cammino. Fino a quando giunsero alla fine del sentiero che si divideva in tre piccole direzioni. Una a destra, una sinistra ed una al centro. Accanto a questa variazione del percorso, seduta su un tronco cavo, vi era una dama. Aveva in mano tre fiori colorati: uno rosso, uno bianco ed uno blu. |
Mi stringeva forte i polsi, mi scuoteva... era fuori di sé.
Non avevo mai visto Jacopo tanto furioso... e per un istante mi spaventò. Esitai... ma non potevo dirgli tutto... non potevo svelargli la sua identità o Jacopo sarebbe andato a cercarlo, cogliendolo probabilmente di sorpresa... ero terribilmente preoccupata! Molto più preoccupata per lui di quando non lo fossi per me, probabilmente! Istintivamente cercai di tirarmi indietro, per sfuggirgli... “Lasciami, Jacopo!” dissi “Mi stai facendo male! Lasciami!” Sollevai gli occhi e lo fissai... “E’ stato facile riconoscerlo...” mormorai “Molto facile, per me... all’inizio non potevo crederci... non potevo credere che fosse ancora vivo... ma i suoi occhi sono sempre gli stessi, la sua voce... può camuffarsi, travestirsi, fingere... ma io ho riconosciuto subito i suoi occhi... e allora gli ho parlato... gli ho parlato usando il suo vero nome... Guisgard, lo chiamavo... soltanto io... e poi...” Abbassai lo sguardo... era ancora nel palazzo, lo sapevo: solo un istante prima avevo visto la sua carrozza ancora nel cortile... il Cavaliere di Altafonte... Guisgard... ma se Jacopo ancora non aveva capito, forse per lui c’era ancora una possibilità di scappare indisturbato... scappare lontano, al sicuro... ed io dovevo cercare di guadagnare tempo per dargli quella possibilità... “Non lo prenderai mai, Jacopo!” dissi “Se non lo hai già preso, se non lo hai riconosciuto, se non hai capito fino ad ora, se non hai capito vedendoci vicini... allora non lo prenderai mai!” |
Quelle parole di Talia parvero colpire più volte Jacopo.
Il militare strinse ancor più le mani della ragazza, per poi spingerla via, su una poltrona alle sue spalle. “Guardati...” disse poi con disprezzo “... parli di te e di un volgare assassino... uno che è scappato per non essere impiccato... un vigliacco che amava sollazzarsi con la moglie di un nobile... un cane plebeo, per giunta straniero, ad insozzare le mogli di uno dei nostri cittadini più importanti... povera sciocca... è riuscito dunque a raggirare anche te... immagino tu ti senta lusingata... si, ad essere stata oggetto delle sue attenzioni... ma probabilmente sei una delle tante... povera sciocca... avevi tutto... rispettabilità, agiatezza... persino amore... il mio... invece ora cos'hai? Ma non illuderti... chi mi tradisce non può passarla liscia...” poi qualcosa lo fece zittire. Come se solo in quel momento avesse dato il giusto peso alle parole della ragazza. “Camuffarsi... travestirsi...” ripetè all'improvviso “... cosa significano?” Tornò a fissarla. Poi corse verso la porta. “Tenetela d'occhio.” Ordinò ai suoi due soldati di guardia. “Fino al mio ritorno. E fate chiamare la Madre Superiora del convento di Santa Caterina.” Si voltò ancora verso Talia. “Mia moglie pare abbia a noia la materialità di questo mondo.” Ed uscì. La porta fu di nuovo chiusa a chiave dall'esterno. |
Ascoltai le parole del magistrato....era lui che mi consiederava colpevole...io non lo ero affatto, come avrei potuto dichiarami colpevole di un fatto non commesso...forse solo per farla finita.....altri due soldati arrivarono e mi portarono in una stanza ben arredata.....c'era un uomo dietro la scrivania e una donna molto elegante seduta su una poltrona...Padre Anselmo mi diceva sempre di non abbassare mai lo sguardo.......e così feci, fiera di me stessa al centro di quella stanza il Viceprocuratore Simone Missani mi fece le stesse domande.....le stesse maledette domande.....avevo i polsi legati dietro la schiena che mi tagliavano la pelle.....avevo la rabbia che mi cresceva dentro......avevo la voglia di scagliarmi contro coloro che neanche conoscevo eppure aveva l'ardire di accusarmi di un fatto non commesso...eppure erano i padroni della mia vita........." Mi trovavo su quel carro perchè avevo chiesto un passaggio che la vecchia non mi aveva dato ....e io mi sono infilata nel carro senza che lei se ne accorgesse....ma questo avvenne dopo che la vecchia ha chiuso il passaggio alla carrozza che portava il quadro....i soldati erano furiosi quel contrattempo era pericoloso....e comunque arrivati lì dove i vostri soldati mi hanno trovata...il carro si fermò...e la vecchina in realtà era un uomo dopo un po' alcuni soldati raggiunsero il carro, ma avevano grande confidenza con la vecchina, perchè erano fasulli........e i soldati fasulli hanno portato via il quadro........questo e' successo..e questo ho raccontato.......sono rea, rea di aver rubato un passaggio alla persona sbagliata...c'e' un particolare che però devo dirvi e ve lo regalo qualsiasi decisione prendiate.......alla vecchina mentre si toglieva i costumi di scena si e' avvicinato un uomo che parlava una lingua strana ....credo che fosse arabo, e con lui...hanno preso la strada che porta al bosco..... a quanto pare l'uomo era entusiasta del suo operato.......avere soldati come complici non e' da tutti......e aver rubato il quadro sotto il naso del vostro Re, ancora più esilarante........ci tengo a dirvi ancora un'altra cosa....il mio unico Re e' Dio.....ed e' l'unico padrone della mia vita.......".........La donna forte ora era stanca....non volevo più domande......volevo solo essere lasciata in pace.....Guardai la donna era ben vestita, lei era elegante e faceva parte di quel mondo.......quel mondo che non mi apparteneva.....
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E ad un tratto ripresi i sensi...ma ero dolorante...e come sempre avevo fatto quegli strani sogni.
Rimasi un attimo ferma nel letto a pensare...Azable e Mirabole...ma non poteva essere il Cavaliere di Altafonte il famigerato ladro..eppure aveva troppi misteri..quelle gemme che mi donò e rifiutai. Poi pensai quel giorno nella Chiesa di San Giovanni...quando quel uomo incappucciato, di dubbia provenienza, mi narrò della effige di Santa Caterina e delle suore che dissero che fu lo stesso Mirabole ad averla riportata...che fosse un Paladino che operava per il bene del Clero..era di Capomazda certo..e avevo studiato come loro erano legati al Papato. Mi destai da quei pensieri e mi guardai attorno, mi trovavo in una camera sconosciuta..ma era accogliente e il letto molto comodo, quindi non certo in una casa di qualcuno del popolo. Poi udii delle voci...e trasalii...e se Azable si fosse fermato e preso dopo il salto mentre ero incoscente e mi avesse portato in qualche strano posto? Mi alzai...la gamba doleva...ma cercai di raggiungere la porta e piano aprii la porta per udire chi stesse parlando e di cosa. |
Guardai distrattamente fuori dalla finestra, nell'attesa.
Ero stranamente inquieta, non vedevo l'ora di liberarmi definitivamente di quella faccenda. Vidi una carrozza a cui non badai molto, e scorsi di sfuggita Roberto. Sospirai, nel vederlo. Condensando in quel sospiro sentimenti ed emozioni. Non avevo voglia di pensare nemmeno a lui. Poi, finalmente, la prigioniera arrivò e rispose alle domande di Missani. Ascoltai il suo discorso attentamente. Non aveva l'aria di chi mente, sembrava rassegnata ad essere presa per colpevole. "Interessante.." Dissi infine, alzandomi a mia volta "..potrebbe davvero avere un senso tutto questo..." Mi rivolsi direttamente alla donna "..sapreste riconoscere l'uomo che ha rubato il quadro? Avete detto di averlo visto togliersi il travestimento.. Immagino che il nostro viceprocuratore prenderà più volentieri in considerazione la vostra innocenza se ci aiuterete ad acciuffare quel brigante.. Non è vero messere?" Sorrisi, lanciando uno sguardo fuori dalla finestra, distrattamente. D'un tratto trasalii. "Guardie arabe eh..." Mormorai. "Guardate un po' la coincidenza..." Fissando Missani negli occhi "..ce n'è giusto una nel cortile, accanto ad una sfarzosa carrozza.. Aspettate visite, signor viceprocuratore?". |
Capitolo XIII: Re Ferdinando di Sygma
“<<Perchè Riccardo Plantageneto>> rispose il sovrano <<non desidera altra fama di quella che possono procurargli la sua spada e la sua lancia robusta, e perchè è più orgoglioso di affrontare un'avventura solo con la spada e il braccio, che di guidare in battaglia un esercito di centomila uomini armati.>>” (Walter Scott, Ivanhoe) “Questa donna” disse Simone a Clio, indicando Elisabeth “non può rivelarci il nome di quel furfante, poiché è rimasta tutto il tempo in quel carro, senza averlo mai visto in faccia. Anche se... potrebbe riconoscerne la voce, visto che l'ha sentito parlare ai suoi...” Poi, alle parole di Clio, circa la carrozza nel cortile, Simone saltò su e corse alla finestra. “Si...” annuì il viceprocuratore “... quello è davvero un arabo... e sembra sorvegli quella carrozza... ehi, tu...” rivolgendosi ad uno dei soldati “... a chi appartiene quella vettura?” “A me, signor viceprocuratore.” All'improvviso qualcuno entrando nella stanza. “E' la mia. E ne sono molto fiero.” Sorridendo Altafonte. “Perchè io, ad essere sincero, apprezzo solo tre cose a questo mondo... l'affidabilità delle armi, la nobiltà dei cavalli e la bellezza delle donne.” Aggiunse il cavaliere, per poi mostrare un lieve inchino ai presenti. “E a proposito di bellezza...” fissando Clio “... sono qui da diverse settimane ma non ho ancora avuto il piacere di incontrarvi, milady...” e le sfiorò la mano con le labbra “... sono il Cavaliere di Altafonte... al vostro servizio.” http://allvip.us/gallery/albums/user..._1964_0037.jpg |
Altea, facendosi forza e coraggio, si alzò dal letto e nonostante la gamba dolorante raggiunse la porta.
Aprì e si mise ad ascoltare. “E ditemi, mastro Alabarieri...” disse una voce bassa e sicura “... cosa si dice del re in questa città?” “Alcuni” rispose l'altro “lo apprezzano. Altri invece lo detestano. Molti poi provano solo indifferenza verso di lui.” “Non è un re liberale come si racconta?” “La libertà” fece l'Alabarieri “è simile allo zucchero, milord... se è troppa infine stucca, disgusta... ogni gregge ha bisogno del suo pastore... altrimenti può disperdersi o finire in balia di lupi famelici...” “Parlate come un Capomazdese...” “Citavo le Scritture, milord...” sorridendo Alabarieri “... e comunque, si sa, i Capomazdesi osteggiano il re di Sygma...” |
Le parole di Jacopo, dure, crudeli, sferzanti...
istintivamente mi rannicchiai sulla poltrona sulla quale mi aveva gettata, per proteggermi dal male che mi facevano le sue parole, come se mi stesse picchiando... Tremavo. Avrei voluto dirgli che non era vero, che lui non sapeva niente, che non poteva capire... avrei voluto gridarlo... ma il male che mi facevano quelle parole mi impediva di parlare, mi impediva di respirare quel dolore, forse mi impediva persino di pensare... e il sonno della ragione genera mostri, genera dubbi e paure... Poi, d’un tratto, Jacopo tacque. Sollevai lo sguardo e, con sommo sgomento, vidi nei suoi occhi una luce diversa... la luce della comprensione. In quell’istante capii di aver parlato troppo. Con gli occhi spalancati per la paura, scossi la testa... tesi la mano, come a volerlo trattenere: dovevo dirgli che non era come pensava, che non era lui... ma prima che potessi parlare, Jacopo era già corso via. Citazione:
mi rilassai appena... distesi le gambe e tentai di alzarmi dalla poltrona, ma le ginocchia mi tremavano tanto che non ci riuscii al primo tentativo... |
Rimasi ad ascoltare quel discorso...non capivo chi fossero..sicuramente un mastro..un certo Alabarieri e poi udii quel milord...chi era il nobile?
Parlavano del re..quindi il milord doveva essere un forestiero per non sapere nulla del re..finchè udii le ultime parole...i Capomazdesi non tolleravano il re di Sygma e il Cavaliere di Altafonte era di Capomazda...vi era secondo me, sempre se fosse stato Mirabole, qualche motivo dietro ai suoi furti..non erano furti da ladro ma con uno scopo preciso. Cosi mi alzai e lentamente scesi le scale, piano...gradino dopo gradino solo dicendo..."Chi siete voi e perchè sono qui?" cercando di guardare chi erano quegli uomini. |
Mi voltai di scatto, ammutolita.
Osservai il nuovo venuto chinarsi verso la mano che non mi ero neanche accorta di porgergli. Sorrisi. "Quale onore, cavaliere... Cosa porta un gentiluomo come voi in questo luogo tetro?" Dissi, dolcemente. Sorrisi, tra me e me. Non potevo chiedergli: Siete forse venuto ad escogitare un piano per liberare Francesco? No, decisamente non era un argomento di conversazione! E poi, che diamine, Mirabole avrà un piano da giorni! Che sia venuto a metterlo in atto? Non potevo espormi, un errore di valutazione mi sarebbe costato caro. Magari era davvero un essere inutile, come l'aveva definito Missani, o un ricco eccentrico. Eppure.. Non riuscivo a togliermi dalla testa i sospetti. C'era un solo modo. Erano giorni che aspettavo quel momento. Trattenni il fiato, alzai lo sguardo e cercai i suoi occhi con i miei. |
Talia tentò di alzarsi da quella poltrona, nonostante le ginocchia tremanti.
Poi d'un tratto delle grida. Confuse, prima lontane, poi sempre più vicine. Provenivano dalla strada, oltre le mura del palazzo. Come se qualcosa fosse scoppiata in città. Una rivoluzione o qualcosa di simile. http://www.ciakhollywood.com/hp/notr...tre_Dame-4.jpg |
Quei rumori...
lontani... all'inizio non capii di che genere di rumore si trattasse... era confuso, indistinto... noi via via iniziai a capire: erano grida... le grida di una folla. Mi stupii. Che cosa stava succedendo? Inspirai profondamente, tentando di scacciare Jacopo e le sue calunnie lontano dalla mente, e mi alzai per accostarmi alla finestra... la raggiunsi e guardai oltre le mura del palazzo, verso la folla... |
Altafonte fissò Clio negli occhi.
Gli occhi della ragazza stavano cercando i suoi e li trovarono. Chiari, luminosi, eppure enigmatici. “Mi definisco” disse lui “un animo gotico... amo il meraviglioso ed il terribile, il grottesco e l'inaffidabile, l'impossibile e l'imponderabile...” sorrise “... molti affermano che nella Commedia Dantesca sia l'Inferno il più facile a comprendersi... dicono che sia più vicino alla nostra condizione... e quale luogo, mi sono detto, è più vicino di questo palazzo al poema del Sommo Poeta?” “Quel Caronte con abiti orientali è con voi, milord?” Chiese Simone. “Si, eccellenza.” Annuì Altafonte. “Gli infedeli, pare, siano predisposti alla lealtà ed al servigio.” In quel momento entrò Jacopo. Un attimo dopo si udirono voci lontane. Provenivano dalla strada. “Cosa accade?” Stupito Simone. E corse con Jacopo alla finestra. Intanto l'orologio segnava quasi Mezzogiorno. |
Parlai e dissi tutto quello che avevo visto udito e vissuto..........L'unica persona che forse mi aveva creduta era Lady Clio almeno cosi' mi era parso di sentirla chiamare dal viceprocuratore...poi si spostarono alla finestra.....e parlarono di un uomo arabo....si avevo udito la sua voce...e avevo bene udito anche la voce della vecchia......." Potrei riconoscere sia l'arabo che il suo padrone......li ho uditi parlare....."......ero come in preghiera..speravo di essere utile per poter uscire da quella situazione......quando un uomo entro' nella sala.....galante..profumato...baciò la mano di Lady Clio......feci un passo indietro...volevo sparire...quella voce.....quella voce io l'avevo sentita.....ma dove........qualche altra parola e avrei compreso......
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Talia corse alla finestra.
Guardò allora in strada. Una moltitudine di persone si era riversata davanti al Palazzo di Giustizia. Gridavano qualcosa a gran voce. In principio era confuso, poi la ragazza riuscì a comprendere. “Viva Re Ferdinando...” disse qualcuno dalla ressa “... lunga vita a Re Ferdinando!” All'improvvisò Talia udì anche le guardie dall'altra parte della porta. “Cosa accade in città?” Chiese una di quelle. “Pare che Ferdinando sia sbarcato sull'Isola del Giglio...” rispose l'altra. |
Altea apparve così ai due misteriosi uomini e subito loro si alzarono in piedi.
Uno era anziano e dai modi pacati. L'altro più giovane, con gli occhi vispi e la barba nera. “Vedo che vi sentite meglio, milady...” disse questi “... ne siamo lieti...” i suoi modi erano aristocratici “... vi abbiamo trovata senza sensi in una campagna... siete forse una principessa in fuga?” |
Osservai i due uomini...dove ero finita...ma uno di loro sembrava un aristocratico, il più giovane.
"Eh si...direi una principessa in fuga e disperata per Amore" sospirai. "Ditemi, dove mi trovo...e voi chi siete? Io sono la baronessa Altea." e feci un leggero inchino sedendo su una poltrona poichè la gamba era leggermente dolorante. |
Avevo aperto la finestra per cercare di sentire, per capire cosa stesse succedendo...
mi protesi leggermente... all’inizio udii solo grida indistinte... poi iniziai a distinguere delle voci e delle parole... Mi ritrassi, sorpresa. Re Ferdinando? Stavano davvero inneggiando a Re Ferdinando? Il contendente al trono... Ed era davvero in marcia verso Sygma? Istintivamente spostai gli occhi in basso, nel cortile... la carrozza e la guardia araba erano ancora lì: forse Jacopo non lo aveva ancora trovato, pensai. |
Non ebbi nemmeno il tempo di soffermarmi su quegli occhi, che avevo tanto atteso.
Erano chiari, intensi ma.. erano davvero i suoi? Potevo esserne certa? Eppure era così familiare, come se l'avessi visto in un sogno lontano. Ma qualcosa catturò l'attenzione di tutti, sentii delle voci provenire dalla strada. Mi avvicinai alla finestra, mentre il sangue mi si gelava nelle vene. Ma il mio animo si rasserenò immediatamente, nel sentirli. Possibile che Re Ferdinando avesse tanti seguaci a Sygma? Non l'avrei mai pensato! "Che succede, capitano?" chiesi a Jacopo. Ero scappata da un paese devastato dalla guerra, non avevo alcuna intenzione di infiltrarmi in faccende che non mi riguardavano. |
Quel clamore.
In un attimo fu il caos. Ad un tratto entrò nella stanza un soldato con un foglio che mostrò subito a Jacopo. “Cosa...” disse Simone “... cosa accade?” “Maledizione...” mormorò Jacopo “... maledizione...” “Le brutte notizie” fissandolo Simone “non migliorano non comunicandole!” “Ferdinando è sbarcato sull'Isola del Giglio...” rivelò Jacopo “... e pare che oltre trentamila Ferdinandisti sono pronti a combattere per lui...” Intanto il popolo circondò il palazzo. “Cosa accadrà ora?” Spaventato Simone. “Ho già chiamato rinforzi dalle caserme...” fece Jacopo “... poi parlerò col ferro...” Ad un tratto si udirono altre grida. Stavolta molto più vicine. “Capitano...” entrando un soldato “... hanno forzato i cancelli e sono penetrati nelle prigioni... stanno liberando i detenuti...” Jacopo uscì insieme a quel soldato. “So che cercate Mirabole” avvicinandosi Altafonte a Clio “ma forse dovreste preoccuparvi più di vostro fratello ora...” la fissava. Erano gli stesi occhi di Mirabole. Ora lei lo sapeva. Il cavaliere si voltò poi verso Elisabeth. “Andatevene...” guardandola “... nessuno vi fermerà... sono troppo impegnati a contare i dannati che fuggono dai gironi infernali...” Simone intanto se ne stava a guardare dalla finestra, con lo sguardo terrorizzato. “Simone Missani...” mormorò Altafonte “... fra tanti disperati che lasciano queste prigioni, uno solo invece resta... quel ragazzo, rammenti? Lo calunniasti con Jacopo de' Gufoni... per cosa? Per l'onore... ora però è tornato a perseguitarti...” Simone lo fissava. Poi riconobbe gli occhi. Fece un passo all'indietro e precipitò dalla finestra. Restò tuttavia aggrappato alle lancette dell'orologio che si stavano congiungendo sul XII. Era ormai Mezzogiorno. Un urlo disumano e il viceprocuratore restò stritolato. http://www.tafter.it/wp-content/uplo...rrearnolfo.jpg |
La sua voce....fu l'unica persona che si accorse della mia presenza...." Vi ringrazio per la pietà che state dimostrando ....".....e cosi' fu' fuggi da quella stanza e da tutte quelle persone piene di boria e di grandiosità....uscita da palazzo.......c'era una moltitudine di persone che urlavano un solo nome Ferdinando.....non sapevo chi fosse, ma involontariamente mi aveva ridato la libertà..........ora dovevo solo tornare a Casa......basta quadri...basta tutto.....la lezione l'avevo imparata......avevo seguito la via del denaro e per poco mi stava costando la vita......alle necessità avrei provveduto in maniera diversa, come diceva padre Anselmo.....la Provvidenza...
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Jacopo corse verso la stanza in cui aveva rinchiuso Talia.
Entrò e trovò sua moglie. “Dobbiamo andare via...” disse agitato “... è in atto una rivoluzione... pare il re sia fuggito... suo cugino Ferdinando sta venendo qui... dobbiamo lasciare il paese... andremo in Inghilterra... tu adori l'Inghilterra, no? Vivremo a Londra... cambiare aria ci farà bene... e ricominceremo... si, torneremo ad essere felici...” Ad un tratto una figura sulla porta. Fissava prima Talia, poi Jacopo. “Jacopo...” chiamò. Il capitano si voltò. “Puoi fuggire da Altafonte, persino da Mirabole...” sorridendo “... ma non da Guisgard...” “Cosa significa?” Stupito Jacopo. “Allora sei tu...” guardò Talia, poi di nuovo Guisgard “... ma non sei Mirabole... non puoi esserlo... io ho ferito quel ladro... al volto... e tu non hai cicatrici, maledetto...” Guisgard allora si strappò la cera che mascherava la sua guancia, mostrando la cicatrice. http://allvip.us/gallery/albums/user..._1964_0011.jpg |
“Una principessa che soffre per amore...” disse l'uomo più giovane ad Altea “... l'ideale inizio per una bella storia...”
In quel momento arrivarono altri due uomini. “Milord...” fece uno dei due “... la città è impazzita... dobbiamo agire adesso...” “Sono arrivati i nostri?” Chiese l'uomo che aveva parlato ad Altea. “Si, milord...” annuì l'altro dei due “... vi proclamano nostro re... infatti, quello attuale è già in fuga...” “Può fuggire solo verso Nord...” intervenne Alabarieri “... se va a Sud le truppe papali lo cattureranno per poi consegnarlo ai Capomazdesi... e quelli gli eretici prima li impiccano, poi, forse, li processano...” |
La porta si aprì di colpo ed io mi voltai allarmata...
fissai Jacopo entrare, arretrando istintivamente di mezzo passo. Poi le sue parole. I polsi mi facevano ancora male dove li aveva stretti, la mia anima sanguinava ancora ferita dalle sue parole, i miei occhi ancora vedevano la sua ira e le sue mani che mi scuotevano... lo fissavo senza capire... senza comprendere come avesse potuto cambiare idea tanto in fretta... e poi... per quanto tempo sarebbe durata questa tregua tra noi? Poteva durare? Volevo che durasse ora che avevo scoperto che lui non era morto in quel fiume tanti anni prima? Abbassai gli occhi... io non volevo andarmene... non con Jacopo... non più. Poi, all’improvviso, quella voce. Di scatto sollevai lo sguardo. Guisgard. Che cosa ci faceva lì? Lo fissai allarmata... fissai lui, poi Jacopo, poi ancora lui... quella cicatrice profonda sulla sua guancia... “No!” mormorai d’istinto “Perché sei qui, pazzo? Perché?” |
Ascoltai lo scambio di battute tra gli uomini,
quali uomini dovevano arrrivare e perchè mai il re di Sygma doveva fuggire. Fissai il giovane milord con aria interrogativa..."Ma cosa succedendo milord? E chi siete voi?" |
Sellammo i cavalli e partimmo alla volta del Castello Merlato. Durante il tragitto, entrambe ricordammo i tempi dell'Accademia e le continue sfide di duello che ci vedevano come protagonisti. Eravamo come fratelli, io ed Emin.
D'un tratto la strada prendeva tre diramazioni. Non vi era segnaletica ed era difficile saper dove dirigerci. Nel frattempo che andavo pensando, mi volsi e vidi una leggiadra dama seduta su di un tronco che reggeva tre fiori: rosso, blu e bianco. Mi avvicinai' alla dama, e chiesi: "Milady, avete bisogno di una mano....vi siete persa per caso; se ne avete bisogno sarò lieto di offrirle assistenza." Mi chinai' innanzi a lei e le sorrisi, porgendole la mano. |
Restai immobile, le grida, la folla, le prigioni.
Diomede! Altaforte si avvicinò a me, e io alzai gli occhi su di lui. Erano quegli occhi! Allora non ero pazza, allora avevo avuto ragione! Gli sorrisi, complice. "Mio fratello è l'unico motivo per cui cercavo Mirabole.." mormorai, senza togliere gli occhi dai suoi. Poi, le parole rivolte a Missani, il suo inciampare, l'urlo disumano. "Finalmente.." mormorai pianissimo. Mi avvicinai nuovamente al Cavaliere, prima che lasciasse la stanza, e gli porsi la mano da baciare. "Credo che Mirabole non abbia più niente da temere da me.." strizzando l'occhio "..buona fortuna, e addio..". Lasciai quella sala senza guardarmi indietro. Le prigioni, ricordavo perfettamente dov'era rinchiuso Diomede, Simone aveva parlato di prigionieri politici, i più pericolosi, e i primi ad essere liberati in caso di guerra. Nessuno mi conosceva, infondo, ero una straniera, potevo parteggiare egualmente per una parte o per l'altra. Scesi nella piazza, dove regnava il caos. Ferdinando era davvero molto amato. Una morsa mi strinse il cuore. Avrei potuto portare tutto quello su Crysa? Le urla che incitavano il re, la folla in fermento che ribalta lo stato liberale. Sì, era esattamente quello che dovevo fare, sarei tornata sulla mia isola, avrei risvegliato gli animi sopiti e combattuto al fianco del mio popolo. Forse non mi serviva nemmeno un marito, mi bastava mio fratello, e uomini fedeli. Era lui il primogenito, dopotutto. Ma, così facendo, sarei stata di nuovo lontana da lui... Non ascoltai la fitta dolorosa che mi attraversò l'anima, nella consapevolezza che, in nessun modo, ci sarebbe stato un lieto fine per noi. Quel bacio, sarebbe stato l'unico ricordo che avrei portato nel cuore per sempre. Sospirai, chiedendomi dove fosse in quel momento. Scesa nella piazza, lo intravidi poco lontano o almeno così mi sembrò. "Roberto.. vieni con me.." gli urlai "...corri.. Diomede, presto!". Non mi fermai, gli feci cenno di seguirmi. Quello era decisamente il momento sbagliato per pensare al mio amore infelice! Corsi, più in fretta che potevo, mescolandomi alla folla. Raggiunsi in fretta le prigioni, e cercai mentalmente di ricordare la strada. Quando raggiunsi l'ala dei prigionieri politici, iniziai a chiamare mio fratello a gran voce, trattenendo a stento i singhiozzi. Correvo, una goccia insignificante in un fiume in piena, controllando ogni cella, con il cuore in gola. Lui era lì, da qualche parte. Dovevo trovarlo prima degli altri, stringerlo tra le braccia, proteggerlo. Non mi importava più sapere come fosse scappato da Crysa, se fosse un vigliacco, un disertore o se gli fosse semplicemente stato ordinato. Era mio fratello, e tutto ciò che volevo era portarlo in salvo. "Diomede!" chiamai, nuovamente, nel frastuono "..sono qui..". |
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