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Galgan e Lucas attraversarono la buia e silenziosa catacomba, avvicinandosi alla luce.
E quando furono a pochi passi i due si accorsero che in realtà era una luce che proveniva da un piccolo antro. E la luce era quella di una lampada. Il cavaliere e lo scudiero si scorsero per vedere all'interno e notarono qualcuno seduto ad un tavolo, che dava loro le spalle. |
Tutti nella sala si complimentarono con Cimmiero, mentre Altea era perplessa e pensava come avvertire le tre sorelle riguardo a quegli ultimi sviluppi.
Poi il duca sciolse quell'udienza privata e tutti furono liberi di andare. “Vieni, Altea...” disse Mandus “... ora possiamo passare un po' di tempo insieme... ultimamente ti ho visto pochissimo, benedetta ragazza.” |
L'udienza fu sciolta e tutti fummo congedati, mio nonno reclamava la mia presenza e io dovevo avvisare le tre donne.."Nonno, pure voi non siete stato molto gentile verso me...e state rinnegando i Taddei..ditemi, io mi sento poco bene" e quella bugia mi fece del male "vi è qualcosa di importante? Altrimenti mi ritiro nelle mie stanze e ci possiamo vedere dopo". A dire il vero ero pure molto delusa da mio nonno.
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“Mi spiace che tu stia male...” disse Mandus ad Altea “... va pure a riposarti, staremo insieme più tardi.” E le diede un bacio sulla fronte. “E non pensare più ai Taddei... fanno parte del passato ormai.”
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Quel bacio così dolce ma poi quelle parole come pugnali.
"A più tardi nonno..." dissi trattenendo le lacrime. Tornai nella mia camera veloce, non sapevo nulla di Bensuon..dovevo andare sola, mi misi un abito elegante e comodo e poi un mantello e presi un velo per coprire i capelli, mi avrebbe aiutato a celarmi meglio..temevo mi seguissero pure. Sgattaiolai fuori nel giardino e presi un sentiero dove vi erano molti roseti e alberi che stavano sbocciando..era un piccolo passaggio segreto..io lo usavo fin da ragazzina per sgattaiolare fuori. Sentii il rumore del ruscello e scesi nel fosso vuoto pieno di erba e camminai attorno quel rivolo di acqua...e pensai al Lagno...mi fermai per un attimo e la mia mente vagò quasi in una preghiera..Dama del Lagno, se vuoi parlarmi fatti vedere, ti sarò fedele..se vuoi cercherò io il Fiore Azzurro a costo di perdere la mia vita per darla a Guisgard..poi mi trovai a pensare a quella richiesta improvvisa..si era quello che avrei voluto ma forse lei mi aveva solo dato un segno e non mi ero conquistata la sua fiducia. Finalmente tornai nella brughiera e per curiosità mi avviai dentro al Cimitero Longobardo..volevo vedere se l' artista stava bene e se vi erano altre novità e bussai alla porta del capanno e aprii piano la porta. |
"Siete geloso, Messere?" esclamai sfidando Pirros "La città è nel caos a causa del testamento di Cimmiero e voi fate il geloso?". Ebbi un forte moto di stizza e con un pugno colpii il vecchio tavolo di legno di Edwig.
"Avanzate pretese, fate il capriccioso e io di voi non so niente, neppure come vi chiamate!" ansimai dalla rabbia. Poi mi calmai "Ho visto del buono in voi e so di non sbagliarmi. Ma per cortesia, mettete da parte i vostri modi da prima donna, perché non è un caso se ho scelto di nascondervi qua, anziché lasciarvi prendere e giustiziare là fuori!". Poi, rivolgendomi alla guaritrice dissi: "Dobbiamo mandare il giovane Mertin di guardia al carcere, nel caso il prigioniero avesse usato la pozione" |
Pirros restò turbato da quelle parole di Tessa.
“E sia...” disse sedendosi “... attenderò qui... il mio nome? Arcan... Arcan Pirros, ufficiale di lord Gvineth... e per causa sua sono ricercato...” scuotendo il capo. Poi a quelle parole della ragazza Edwig annuì. “Si, chiamerò adesso stesso Mertin...” mormorò “... sorveglierà il carcere e ci farà avere notizie...” ed uscì. “Posso chiederti cosa farai una volta che quel prigioniero sarà fuori dalla prigione?” Chiese Pirros a Tessa. “Ammesso che sopravviva...” Intanto, nel carcere, la maschera di ferro aveva bevuto il contenuto della fiala lasciata da Tessa. Un attimo dopo era già steso come morto a terra. Il rumore attirò un carceriere che lo chiamò più volte ed al suo silenzio entrò nella cella. Poco dopo fu chiamato il capo sostituto del carcere, messere Caffon, col medico. “Dunque?” Chiese Caffon. “E' morto.” Sentenziò il medico. “La causa?” Domandò Caffon. “Un'emorragia interna credo.” Mormorò il medico. “Dovuta a vari fattori. Dopotutto un uomo non è fatto per vivere recluso come una bestia.” “Eppure godeva di ottima salute” fece Caffon “e credo fosse anche giovane.” “Vi ho detto...” scuotendo il capo il dottore “... un uomo non può resistere molto in tali condizioni...” “Tuttavia devo essere certo del decesso.” Caffon guardando il corpo del prigioniero. “E' mia responsabilità che esca da qui morto.” “Fidatevi, è morto.” Disse il medico. “Morto davvero. Compilerò io stesso il documento del decesso.” “Bene.” Annuì Caffon. “Perchè non gli togliamo la maschera, signore?” Un carceriere a Caffon. “Per curiosità...” “Non è possibile.” Rivelò il medico. “La maschera è chiusa attorno al capo da una serratura interna e molto sottile, poggiata sulle tempie. Tentare di aprirla senza chiave finirebbe per recidere i nervi e sfigurarlo. E sinceramente mi sembra di profanare un cadavere così. Chiunque gli abbia messo quella maschera si è poi assicurato che nessuno potesse più toglierla.” “Sono d'accordo.” A lui Caffon. “Quest'uomo si porterà i suoi segreti nella tomba. Che Dio ne abbia pietà. Bene, portatelo al Lagno, dunque.” Ordinò poi ai carcerieri. Furono sparati poi alcuni colpi di mortaio, come era usanza fare in caso di decesso di un prigioniero. Poco dopo un carretto lasciò il carcere. Era diretto al Lagno, per gettarvi dentro un sacco. Un sacco contenente il corpo del misterioso prigioniero. Mertin osservò tutto e corse poi verso la casa di Edwig, per avvertire lei e Tessa. |
Altea tornò nel Cimitero Longobardo per cercare l'artista misterioso.
Bussò alla capanna ma nessuno rispose. Poi, ad un tratto, udì delle voci. Come se qualcuno parlava in lontananza. Provenivano da una vecchia cripta dimenticata, dalla pesante porta di pietra semiaperta. |
L'artista non vi era nemmeno questa volta, speravo solo Cassaluia non li avesse fatto del male.
Poi fui destata da delle voci, provenivano da fuori...potevo capire la provenienza..da una vecchia cripta e la porta era semiaperta..rimasi perplessa..eppure questo era un luogo antico e quasi dimenticato, chi mai poteva venire qui in preghiera..o forse erano solo profanatori. Ma volevo comprendere e senza fare rumore rimasi fuori da quella cripta, vicino alla porta per ascoltare meglio. |
Presi la faccia di Arcan fra le mani e lo guardai negli occhi.
"Arcan, sai cosa è successo ai Taddei, vero? Alcuni sono scomparsi, l' ultimo Duca è morto e, io stessa, anni fa, sono stata abbandonata per poter essere nascosta e salvata da chissà chi o cosa!" sentivo il suo respiro terribilmente vicino e dovetti fare uno sforzo per proseguire "E se anche il prigioniero fosse un Taddei? Non posso ignorare questa possibilità e non posso permettere che qualcuno con il mio stesso sangue resti imprigionato per sempre! Devo fare un tentativo, lo capisci? " Sospirai " So che non sei mai stato dalla parte dei Taddei. Ma guardati! Guarda cosa hai guadagnato a stare dalla parte di Gvineth. Pensaci bene, Arcan. E cerca di capire le mie ragioni..." Detto questo, mi affrettai verso il Lagno con Mertin ed Edwig. |
Il sacco fu lanciato nelle putride acque del Lagno, causando un gran tonfo.
Un attimo dopo si stava già inabissando, trascinato sul fondo melmoso dalla pesante palla di ferro stretta ad un piede del condannato. Innumerevoli altri corpi erano stati lasciati in quell'abisso di oblio, rendendo quelle acque un vero e proprio Cimitero di anime senza nome e senza memoria. E tirare fuori da quel fondale qualcosa era praticamente impossibile. Ma la Fortuna, come accade a quegli eroi di Menandro e di Terenzio, così inimicati al genere umano e vittime di eventi ingiusti ed avversi, talvolta si rammenta di questi cercatori dell'impossibile, di questi eroi del nulla e decide di intervenire in loro aiuto. E così fu per il corpo della maschera di ferro. La corrente, infatti, era quella sera particolarmente ed insolitamente forte, tanto da rivoltare quel sacco e spingerlo nonostante il peso verso alcuni robusti arbusti caduti in acqua, facendo si che restasse impigliato in essi. Intanto, alla casa di Edwig, Tessa aveva parlato con sincerità a Pirros. “E sia...” disse l'uomo “... non voglio obbligarti a rinnegare i tuoi propositi, sebbene li trovo assurdi... fa dunque come credi... ma prima...” la fissò negli occhi e un attimo dopo la baciò “... ti aspetterò... fa presto...” Così, Tessa e Edwig, accompagnate da Mertin, raggiunsero il Lagno. Tutto era buio attorno a loro, ma la pallida Luna sulla brughiera illuminava quelle acque verdastre. E i tre si accorsero del sacco impigliato negli arbusti fra le acque. http://footage.framepool.com/shotimg...a-corrente.jpg |
Altea si avvicinò alla cripta e cominciò ad ascoltare quelle voci.
“Io sono il duca...” disse una di quelle voci “... io il vero e solo Arciduca di Capomazda... eppure sono costretto a nascondermi come uno spettro tra queste tombe...” “Portate pazienza, milord...” un'altra voce “... restare qui è saggio... ed è l'unica cosa da fare... fidatevi di noi... vi siamo fedeli...” |
Le voci si fecero sempre più nitide, il buio mi aiutava a non farmi notare e si udivano solo i versi degli animali notturni.
Erano degli uomini che parlavano tra loro..e udii la discussione, un uomo sembrava adirato. Ma quando capii quello che si dissero le mie ginocchia quasi cedettero...ma stavo sognando? Era la mia testa a pensare tutto questo? Presi coraggio e guardai oltre quella porta semichiusa col cuore in gola...sempre non fosse qualche folle pensasse di essere l' Arciduca, ma in cuor mio speravo fosse proprio lui. |
Il tocco lieve e caldo di Velven sul mio volto ebbe un effetto rinvigorente su di me, quel momento perfetto, pero`, fu spezzato da un gran vociare proveniente da fuori.
Velven si sporse dalla finestra per chiedere informazioni e un passante gli disse che il duca stava leggendo pubblicamente il suo testamento. Un attimo dopo, vidi un'espressione strana farsi strada sul volto dell'ufficiale. |
Gli sorrisi e presi il bicchiere che mi porgeva, la sera era giunta in punta di piedi, senza che me ne accorgessi.
Ma ormai non mi stupivo più di nulla. "Già, ma sono sicura che ne troverete una... O magari più di una..." Con un leggero sorriso divertito. Arrivò la servitrice ad avvisarci che la cena era pronta, ma prima che potessimo pensare a quello si udì un sibilo sinistro e terribile come un basso ululato mortale dalla brughiera. Restai immobile, circospetta e attenta, come un gatto che drizza le orecchie fiutando il pericolo. Cosa poteva essere stato? La servitrice sembrava spaventata a morte, dunque sapeva di che si trattava. Aneas invece sembrava più tranquillo, ma probabilmente celava bene la sua inquietudine. Che fosse quella, la Gioia di cui avevano tanta paura? |
Capii subito che quello incastrato fra gli arbusti era il corpo del prigioniero.
"Mertin, Edwig, aiutatemi a tirarlo sulla sponda, presto!" dissi sottovoce, nel timore che qualche carceriere fosse ancora nella zona. Protetti dal buio, in tre e dopo notevoli sforzi, riuscimmo a trascinare il corpo sulla sponda, al riparo della vegetazione. Edwig tirò fuori dalla scarsella un coltellaccio, con cui probabilmente tagliava le erbe nel bosco e presto, riuscimmo a liberare il prigioniero dal sacco di stoffa in cui era stato avvolto. "Mertin, corri come il vento e va' a prendere il tuo cavallo, presto!" ordinai al giovane. Tornò da lì a poco con un vecchio cavallo, portando con sè il fratello Gunvald. Entrambi i giovani erano fedeli servitori della Madre Superiora che, quando erano ancora ragazzini, aveva salvato la loro famiglia dalla fame e dalla miseria. I due giovani caricarono sul cavallo il corpo del prigioniero, che nel frattempo Edwig aveva corroborato con i suoi infusi prodigiosi, ma che versava ancora in stato di incoscienza. "Edwig, dove lo portiamo? Credi che il convento sia un luogo sicuro?" chiesi alla guaritrice. |
Avanzai di qualche passo, senza proferire parola; il silenzio, in quel momento e in quel luogo, mi parve il più saldo rifugio che uomo potesse desiderare.....Ci sarebbe stato tempo per le parole.....
Avanzai ancora, fino a trovarmi a distanza di sicurezza dalla figura seduta, e lì rimasi in attesa di una sua reazione. |
Quell'ululato.
Stridulo e grottesco, lungo ed avvilente. Echeggiava sulla brughiera come un lamento, un monito a chiunque volesse attraversarla. Come se quelle lande appartenessero per diritto al predatore ed alla sua preda. “Milord...” disse preoccupata la servitrice. “Hai chiuso i cancelli?” Chiese Aneas, con uno sguardo inquieto. “Si...” annuì la vecchia. “Anche quello del cortile?” “Ho dato ordine allo stalliere di chiuderli...” “Accertatene.” Ordinò l'uomo dagli occhi azzurri. “Poi accompagna la nostra ospite in una delle stanze. E fa che si chiuda dentro. A chiave.” Guardò per un istante la ragazza di Miral. “Domani la riaccompagneremo ovunque vorrà.” La vecchia servitrice con un cenno chiese alla giovane di seguirla. Aneas invece restò a fissare il buio della sera da una finestra. |
Gwen e Rida erano poco distanti dalla finestra in cui si era affacciato Velven, per capire cosa animasse in quel modo la gente in strada.
“Ebbene...” disse l'ufficiale al passante “... cosa ha rivelato la lettura pubblica del testamento di Sua Signoria?” “Egli ha designato come suo erede il governo di una città straniera chiamata Maruania.” Spiegò il passante. “Ora ci penseranno bene prima di ucciderlo o scacciarlo.” “Maruania...” ripetè pensieroso Velven mentre richiudeva la finestra. “Cosa succede, messere?” Chiese Rida. “Non lo so ancora...” con tono inquieto Velven "... Maruania... che posto sarà mai?" |
Altea si sporse un po' in avanti per cercare di vedere l'aspetto di coloro che parlavano, ma l'interno di quella cripta era abbastanza vasto da impedire alla dama di Bastian di poter ben vedere la scena che in essa stava avvenendo.
Intravide però delle ombre, grazie alla lampada che illuminava quel luogo. Erano due uomini che parlavano in piedi. “Chissà” disse uno dei due “cosa sta accadendo a Capomazda ora... chissà quali piani sta attuando quel cane di Cimmiero per consolidare il potere che per diritto di sangue spetta a me...” “Calmatevi, milord.” L'altro. “Dobbiamo solo pazientare. Il vescovo non riconoscerà mai le pretese di Cimmiero.” |
Galgan entrò in quell'antro, seguito da un timoroso Lucas.
Quel luogo era illuminato a stento e una figura seduta, dando le spalle al cavaliere ed al suo scudiero, stava china su un tavolo. “Prego, venite pure avanti...” disse all'improvviso, senza però voltarsi “... vi stavo attendendo...” “A noi?” Chiese sorpreso Lucas. “Si...” annuì la figura “... vagare tra il silenzio ed il tremore delle lucerne rende l'animo sterile di emozioni e sensazioni... i morti non parlano e dunque non rispondono a chi domanda loro...” “Chi...” mormorò lo scudiero di Galgan “... chi siete voi?” La figura allora si voltò, mostrandosi ai due. Era un uomo incanutito dal Tempo e dalla solitudine, dagli occhi sereni ed un'espressione pacata, racchiusi da capelli bianchi e folti e da una lunga barba del medesimo colore. Indossava una sorta di tunica ridotta a brandelli ed appariva scarno, ma in buona salute. “Chi sono?” Fissandoli. “Sono un uomo che vive tra i morti.” Alzandosi. http://imagensubida.historiasdepoca.es/79091.png |
Tessa, Edwig e Mirten furono lesti a trarre sulla sponda il sacco, per poi aprirlo e liberando così il prigioniero.
“Diamine se pesa...” disse Mirten. “Ha molto ferro addosso...” mormorò Edwig “... ad un piede e sul volto...” “Ma chi è?” Chiese il giovane, sorpreso di vedere quell'uomo dalla maschera di ferro. “Non è il momento delle domande questo.” Lo ammonì la guaritrice. Mirten corse a prendere il suo cavallo, come chiesto da Tessa e ritornò poco dopo con suo fratello Gunvald. I due caricarono così il prigioniero sul cavallo, che versava ancora sotto l'effetto del potente veleno contenuto nella fiala che aveva bevuto. “Si sveglierà fra poche ore...” disse Edwig “... ed allora cercheremo un modo per liberarlo da questa palla di ferro che porta al piede...” guardò poi Tessa “... si, credo che il convento sia un luogo sicuro, almeno per ora... molto più di casa mia... Pirros non lo vede di buon occhio e per il momento sarà meglio tenerli lontani...” |
Il passante aveva parlato di una citta` chiamata Maruania. A quanto pareva, nemmeeno Velven aveva idea di che posto fosse.
"Ci sono problemi?" chiesi, mettendo una mano sulla spalla di Velven. |
Conducemmo quindi il misterioso prigioniero al convento.
Io ed Edwig lo facemmo sistemare nella cella dove tre anni prima dormiva la vecchia Suor Costanza, adesso vuota ed inutilizzata. Era abbastanza lontana dalle altre stanze e le monache non si sarebbero accorte di niente. "Suor Costanza, che Dio l'abbia in gloria, aveva perso la ragione gli ultimi anni e spesso, la notte, invocava Dio strillando. Così la Superiora decise di trasferirla qua, per non disturbare il sonno delle altre", spiegai ad Edwig. Adagiammo il prigioniero sul letto. Indossava abiti logori, ma sicuramente nobili e di preziosa fattura. Mi avvicinai per osservare meglio la maschera di ferro, che lo rendeva quasi simile ad un mostro. "Mertin, Gunvald, toglietegli gli abiti fradici e cercate il modo di liberarlo da quella palla alla caviglia!" dissi ai due giovani. "Edwig, tu invece resta qua, nel caso si svegliasse. Io devo andare subito dalla Superiora". Attraversai il lungo e gelido corridoio, fino a raggiungere le stanze della Madre Superiora. Bussai tre volte, sicura che l'avrei trovata immersa nella lettura, alla luce delle candele. |
Qualunque cosa fosse, dovevano temerla molto.
"Che succede?" Mormorai, perplessa , ma da come mi aveva liquidato compresi T che non riteneva fosse affar mio. E anche se ero curiosa, e avrei voluto fare qualcosa per aiutarlo, non volevo fare l'impicciona. Così dissi soltanto "Grazie per l'ospitalità...", e mi apprestai a seguire la donna, a malincuore. |
Quella cripta era vasta, le due persone probabilmente stavano parlando nascosti da qualcosa visto la loro ombra era riflessa da una flebile luce di candela. Già...e gli spiriti non hanno ombra.
Erano solo due uomini..uno diceva era il vero Duca e l'altro però parlava a nome di altri sembrava..aveva detto "fidatevi di noi, vi siamo fedeli"..erano forse una sorta di rivoluzionari al seggio di Cimmiero e non avevano notizie del testamento di Cimmiero sembrava, forse aspettavano arrivasse qualcuno a dare notizie. Mille ipotesi avanzarono nella mia mente. Lord Gvineth? Impossibile, avevano ucciso e imprigionato i suoi seguaci e certo il milord non doveva esserne uscito indenne. Un folle e l'altro amico gli dava corda nella sua pazzia? Una trappola nei miei confronti..e nelle migliori delle ipotesi era proprio fosse Guisgard a parlare. Solo entrando e facendomi avanti lo avrei scoperto..avrei rischiato ma non potevo farmi sfuggire quella occasione. Non tolsi il velo per sicurezza, lo avrei tolto del tutto quando avrei appurato era davvero lui. Tolsi le scarpe per non fare rumore onde evitare scappassero da qualche parte e avanzai lentamente, proprio come uno spettro, dentro quel freddo e angusto posto. La luce della candela e le loro ombre mi guidarono finchè le voci si fecero più nitide e intravidi due figure, mi rimisi le scarpe per essere pronta ad una eventuale mia fuga in caso di pericolo. Il cuore batteva forte ma non dovevo farmi false illusione ed esclamai.."Io so cosa sta succedento a Capomazda, milord." e mi misi davanti alle due figure ben visibile. |
“Non lo so ancora...” disse pensieroso Velven a Gwen “... ma questa storia sembra animare una confusione in città che mi inquieta, anche se neanche io so il perchè...” poi si voltò a fissare la ragazza, prendendo la mano di lei nella sua e stringendola “... ma adesso non voglio certo che pensieri simili rovinino questo giorno... siete qui con me e adesso solo questo conta...” guardò la torta sul tavolo “... ah, vedo che la signora Entaia ha già provveduto a portarci una delle sue deliziose torte... beh, a questo punto, da buon padrone di casa, dovrei cercare di cucinare qualcosa per la cena... cosa gradite mangiare, miei signore?” Rivolto a Gwen e a Rida.
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Tessa si chinò sul prigioniero, ancora sotto l'effetto del veleno, per vedere da vicino quella maschera di ferro che ne imprigionava il volto e l'identità.
Le poche aperture lasciavano liberi solo gli occhi, ora chiusi a causa di quel sonno di morte, le narici per respirare e la bocca per parlare. E alla giovane, stando così vicino a quel misterioso prigioniero, parve quasi di udire qualche parola, confusa ed incomprensibile, mormorata dall'enigmatico miserabile. E tra quell'indecifrabile mormorio, frutto di sogni e veglia a causa del veleno, a Tessa sembrò allora di comprendere qualcosa. “Fiore... Azzurro...” disse in quel lieve delirio il prigioniero. Poi la giovane affidò la maschera di ferro ai due fratelli e a Edwig. Lei invece uscì e raggiunse le stanze della Madre Superiora. Bussò ed una voce le diede il permesso di entrare. Tessa così trovò la religiosa, inginocchiata davanti al suo letto, intenta a leggere gli ultimi passi di un Salmo: “Signore, mi respingi, perché mi nascondi il tuo volto? Sono infelice e morente dall'infanzia, sono sfinito, oppresso dai tuoi terrori. Sopra di me è passata la tua ira, i tuoi spaventi mi hanno annientato, mi circondano come acqua tutto il giorno, tutti insieme mi avvolgono. Hai allontanato da me amici e conoscenti, mi sono compagne solo le tenebre.” La Madre Superiora si fece il Segno della Croce, baciò il Libro dei Salmi e si alzò. “Tessa...” stupita nel vedere la giovane “... è successo forse qualcosa?” Chiese. |
La raffigurazione di un quadro e l'impronta dinanzi al palazzo Ducale......certo una pista si doveva pur sempre seguire anche se all'apparenza poteva sembrare bizzarra......Ma l' Arcano era proprio questo......" Ben Signori....giustamente il Priore ha notato nell' impronta qualcosa di sproporzionato....un cane le cui proporzioni non riescono neanche lontanamente ad avvicinarsi all' immaginazione umana......Tolto ovviamente...le miniature del Bestiario.....Il luogo misterioso e' la Brughiera....ma anche se facessimo da esca...nessuno di noi e' un Taddei...e la Gioia ci passerebbe accanto silenziosa......oppure dovremmo scoprire chi ha dipinto quel quadro......Magari avrà visto qualcosa..........".......Sinceramente.....l'idea di andare a scovare il pittore mi sembrava assurda......Io mi sembravo assurda.....eravamo un simpatico quadretto.....anche il Priore aveva confessato che non aveva alcuna idea in merito.........." Forse...ci siamo presi un impegno piu' grande di noi......o forse ci sfugge qualcosa.......si..quelle cose evidenti che abbiamo sotto al naso e che non riusciamo a vedere.....".....
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La ragazza di Miral seguì la vecchia servitrice e fu così sistemata in una stanza per la notte.
Era comoda ed accogliente. Rimasta poi sola, la giovane cominciò ad udire un suono. Un suono inconfondibile. Era infatti quello dell'ocarina, suonata con malinconia da Aneas. E mentre quelle note si diffondevano nella villa, quel lento lamento nella brughiera, quasi soffocato ora dal sibilo del vento, sembrava fargli eco. Come se il suono e quella lamentazione parlassero un linguaggio comprensibile solo ad essi. E così la ragazza cadde addormentata, in un sonno senza sogni. Riaprì gli occhi ed ancora il canto malinconico dell'ocarina si librava nell'aria. Ma non era più nella stanza di quella misteriosa villa. Si trovava nel letto della sua casetta, dove si era addormentata dopo aver lasciato Icarius al piano di sotto, accanto al camino. Era giorno ormai. Aveva dunque sognato? La villa, Aneas, quel sinistro lamento e tutto il resto? Solo un sogno? Eppure così reale? O forse era stata una visione, un incanto? O chissà, solo una delle tante illusioni della brughiera. Intanto l'ocarina di Icarius continuava a suonare, accompagnata dal soffio del vento su quelle lande. |
I due uomini si voltarono di scatto a quelle parole di Altea, restando sorpresi nel vederla.
“Come...” disse Gvineth visibilmente meravigliato alla dama di Bastian “... come siete giunta qui? Come avete fatto a trovarci? Chi vi ha mandato? Rispondete!” |
Il Priore Tommaso restò a riflettere sulle parole di Elisabeth e sul da farsi.
“Ho già incontrato il pittore...” disse il religioso “... e non mi sembrava molto restio a parlare di ciò che aveva visto... ma forse non è una cattiva idea cercare di scoprire ancora qualcosa attraverso i suoi quadri... anche se dubito mi lascerà entrare di nuovo nel suo studio... mi conosce e non credo apprezzi i miei metodi...” |
Guardai il Priore e chiusi gli occhi......riaprendoli....." Forse avete dei metodi un po' bruschi...eppure con me...non lo siete mai stato...ma non abbiamo altra possibilità....o andiamo dal Pittore e mi chiedo come possa essere ancora in se dopo avere visto cio' che ha dipinto...... o ci spingiamo tra le bracci a della brughiera......ma non abbiamo piu' nessun Taddei....da portarci dietro...quindi Priore...andiamo dal pittore......e vediamo di trovare almeno una piccola traccia.....per le grandi cose...ci sono altre persone.....noi facciamo come pollicino..piccole mollichine di pane...."....
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Infatti..una delle mie ipotesi erano vere..era proprio lord Gvineth e risi "E voi che ci fate qui? Io sono solita venire qui...forse sono uno spirito errabondo della brughiera della notte".
E presi a correrre uscendo da quel cimitero per poi imboccare la stradina che mi portava alla casa delle tre donne e quando fui certa nessuno mi seguisse presi fiato..avevo corso molto. Quindi lord Gvineth..era vivo..avevo molto da narrare alle tre donne..peccato avrei voluto dire a lady Sissi il suo consanguineo era vivo..ma appunto io farneticavo e forse iniziavo a pensare fosse vero e sinceramente iniziavo a stufarmi di quella storia, insomma era un susseguirsi di avvenimenti che mi portavano ad un obiettivo e poi svaniva tutto come nuvola di fumo..avevo bisogno di stare sola, e non mi importava di nulla..dopo aver detto ciò che era successo mi sarei concessa una vacanza proprio alla Baita dei Cedri. Bussai alla porta delle tre donne "Sono Altea..ho novità importanti da darvi". |
Il Priore Tommaso fissò Elisabeth per un istante.
“Forse la pista del pittore non è affatto secondaria...” disse “... anzi, tutt'altro... la memoria è labile, va decifrata, mentre un'immagine fissa la realtà... si, magari quel pittore può essere un buon punto di partenza... ma occorre un piano per andare da lui... una messinscena che ci permetta di guadagnare la sua fiducia, in modo che ci apra il suo studio ed i suoi lavori...” |
Atenia aprì ad Altea e la fece entrare in casa.
“Salute a voi...” disse Sissi “... venite a sedervi accanto al fuoco e diteci di queste novità... voi siete i nostri occhi e le nostre orecchie a Capomazda, milady...” |
Entrai e salutai le tre donne sempre benevole.."I vostri occhi? Oh, i vostri occhi sono quelli dei Taddei...i miei sono solo due occhi verdi dei de Bastian, è ben diverso".
Le tre donne mi guardavano aspettando notizie.."Allora, il Duca Cimmiero ha fatto un testamento e quando verrà a mancare..Capomazda andrà a una città potente e liberale che si trova a Nord e si chiama Maruania. Lo ha firmato davanti a me, mio nonno Mandus, suo cugino Guanto e due uomini che sembra siano arrivati da poco a Corte..uno si chiama Azable ed è il maestro d' Armi del Duca e l'altro è Samondo, il suo Consigliere...e mi sembra quasi essi..vogliano consigliarlo in modo negativo, non mi sono piaciuti, il fatto è che quella città è atea..comunque ha fatto leggere il testamento al popolo ma penso non sappiano il resto" rimasi un attimo in silenzio " e poi ho appena visto al Cimitero Longobardo..Lord Gvineth, è vivo e sembra vi sia un gruppo di uomini pronti ad aiutarlo a prendersi il titolo..ha detto lui è il vero Duca". Rimasi in silenzio ad osservarle, sperando di averle soddisfatte. http://i58.tinypic.com/1572fyq.jpg |
Aprii gli occhi, disorientata, e mi alzai di scatto a sedere.
Ero a casa! A casa! Dunque era stato tutto un sogno, un miraggio? Ma era così vero, così reale. Poi la sentii... La sua ocarina. Sorrisi, felice, e mi vestii in fretta per poi scendere di sotto. "Icarius..." Lo chiamai, già da sopra le scale "Icarius..." Scendendo. Non ero mai stata così felice di vederlo, di incontrare il suo sguardo così diverso da quello di Aneas che mi indisponeva. "Mi prenderai per pazza..." Esclamai ridendo appena. Così gli raccontai tutta la bizzarra storia che mi era capitata. |
Dovevamo trovare un motivo plausibile.......Un dipinto....." Per farci accettare da un pittore bisogna commissariargli un dipinto.....Bene...diro' che voglio un mio ritratto ..per il compleanno di mio marito......che ne dite ?...."....
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Clio corse giù per le scale chiamando Icarius e lui, nel sentirla arrivare, nell'udire la sua voce radiosa ed entusiasta, o forse solo nel sentire la sua voce che lo chiamava, smise di suonare, si alzò e le andò incontro, aspettandola giù alle scale.
E quasi senza accorgersene la prese fra le braccia. “Buongiorno, Clio.” Disse il pastore sorridendo. Poi la ragazza gli raccontò del sogno. “Beh, sembra sia stato molto reale...” mormorò lui “... anche troppo direi... e un po' sono pure geloso, visto lui ti ha avuta vicina stanotte.” Sforzandosi di sembrare divertito. “Sarà stata la storia che ti accennai ieri sera... mi spiace averti causato un sogno così inquietante... e poi, se vuoi saperlo, lui non mi sta molto simpatico... mi rammenta il tuo Guisgard...” quasi di getto, senza badarci “... già...” annuì poi inquieto. |
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