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Aveva ragione. Dovevo pensare a lui.
Di me non mi importava, non avevo più nulla da perdere, ma dovevo pensare a lui. "Hai ragione, Josephine" mormorai piano. |
Sorrisi ad Elas.
"Ottimo..." Alzandomi, per poi guardare i miei uomini "A dopo ragazzi..". Mi avviai verso la porta "Andiamo.." Con un sorriso a Tussor ed Elas. |
<< Io sono tanto dispiaciuta e vorrei davvero aiutarvi ma... La mia posizione qui non è migliore della vostra. Come avete udito a cena non sono altro che un ostaggio>>
Salutai Duana e dopo che l'uomo, il mercenario che avevo già visto qualche volta alla tavola del barone, aiutò a spostare Svevos, insieme a sua madre gli medicai le ferite. << Appena vi sentirete in forze cercate di andarvene da qui. Il barone é molto contrariato... Pare che il cane che vi ha assalito sia stato ucciso... E un uomo come il barone da più importanza a quel cane che a una vita umana. >> mentre sistemevano la fasciatura. << Davvero mi dispiace tanto per la vostra sorte. >> Avevo visto le ferite e la loro gravità ma sperai che ne potesse guarire presto. Terminata la medicazione mi alzai. << É meglio che vada, il barone non era molto felice di sapermi qui. É stato un vero piacere conoscere entrambi. Non so se ci rivedremo ancora>> E mi congedai da loro affranta. Il barone, nel suo cieco odio, aveva distrutto quel povero giovane. Chissà se la gamba sarebbe mai tornata come prima. Mi resi conto che era la prima volta che giravo per i corridoi completamente sola. Poteva essere un'occasione, se solo avessi saputo dove andare, che via prendere per uscire dal castello. Scossi vigorosamente la testa, scacciando quell'idea pericolosa, e mi misi a cercare Jean. Un suo sorriso mi avrebbe di certo fatto tornare il buon umore |
Frate Roberto continuava a dirmi di dimenticare quella persona..."Io.."dissi con gli occhi nei suoi, come se fossi in confessionale "Io..da come ne parlate sembra una persona non possa stare in queste Terre...quasi un esiliato. Io..ho atteso troppo il ritorno di lui..il suo ricordo è vivo in me..ricordo ancora quando mio fratello mi disse molti dei cavalieri e nobili erano in fuga quando il barone stava prendendo il potere...."chiusi gli occhi guardando la piccola volta quasi chiedendo perdono a Dio per quelle mie parole "Io ho fatto giuramento d'Amore a un ragazzo e quindi sarei fidanzata, ma lui è partito da molto in battaglia e non si hanno notizie...io non penso al mio fidanzato ma a quel cavaliere che giuro, amerò per sempre...non potete impedirmi di pensare possa essere lui...se potessi girerei per tutte le conosciute Terre per trovarlo e vederlo...e..rischierei la mia vita per la sua, solo per poterlo vedere e saperlo vicino a me..poter vedere quel volto" in un leggero sussuro asciugando una lacrima.
Poi la voce di Alvaro ci interruppe e guardai il frate silenziosamente ed ascoltai la missiva del cavaliere di Fiorenza.."E' giusto così..quel messere deve rimanere coi suoi compagni...davvero mi sarà debitore" con un leggero sorriso velato di malinconia che scacciai subito "Peccato non saprei dove trovarlo..ma tutto è possibile, semmai avessi bisogno di qualcosa di importante so di essere in giusta protezione". Poi guardai i due uomini cercando di tornare Altea l' inscalfibile "Bene, possiamo fare colazione...vero frate Roberto, non vi intratterremo molto.. avrete da fare". |
Josephine annuì a Gwen.
“Su, andiamo...” disse la nana “... vi mostrerò dove eserciterete le vostre mansioni qui al castello.” E la condusse attraverso il sobrio cortile rettangolare, fino a raggiungere un verziere racchiuso da un alto muretto di pietre lisce e regolari. Al giardino si accedeva per un cancello di ferro battuto, con le grate tutte placcate d'oro. Un pesante lucchetto teneva chiuso l'accesso. “Ecco...” indicò la nana “... questo è il giardino del padrone e nessuno può accedervi senza prima ottenere il suo consenso.” Doveva trattarsi di un luogo ricchissimo di alberi e piante, visto che la folta vegetazione cresceva bel oltre l'altezza del muro di cinta, invadendo ed avvolgendo i pilastrini e gli archi che ornavano la recinzione del verziere. |
Dauna e suo figlio Svevos ringraziarono Dacey, mostrandole tenera gratitudine per quel suo gesto.
“Con le vostre cure” disse Dauna “mio figlio si rimetterà presto in sesto e se Dio vorrà lasceremo questo castello e le sue sventure.” “Milady...” Svevos alla principessa prima che ella uscisse dalla stanza “... una grazia, se mi è concesso... essendo io impedito di muovermi e dunque di lasciare questo letto avrei bisogno di una concessione... che un chierico giungesse al mio capezzale per confessarmi e impartirmi la Santa Comunione. Vi supplico, in nome della Fede che voi avete verso il Profeta Maometto e di quel medesimo Dio che invochiamo, di aver compassione della mia condizione e procurarmi dunque un buon prete o monaco.” “Si, milady...” annuì Dauna “... noi siamo molto religiosi ed essendo oggi il primo Venerdì del mese è nostra devozione comunicarci. Vi prego di poter esaudire la richiesta di mio figlio. Sono certa che il vostro influente promesso sposo non vi negherà una tale pietosa richiesta.” E Dacey lasciò gli alloggi di quegli ospiti. |
<< Naturalmente. Vedrò cosa posso fare, non temete>> cercai di rassicurarli anche se temevo che il barone non sarebbe stato felice di quella richiesta.
Cercai la sala dove era solito essere il barone, sperando di trovare anche Jean |
Tussor ed Elas accompagnarono Clio dal Maresciallo Fagas.
Due dei suoi fedelissimi soldati, membri di un corpo scelto per fungere da guardia personale del Maresciallo e tutti di sangue germanico nelle vene, condussero i tre mercenari dal braccio destro del barone. L'uomo si trovava in una piccola stanza, colma di armi ed animali impagliati alle annerite pareti e scaldata da un focolare che oltre a diffondere tepore riempiva la saletta di fuliggine maleodorante. Fagas era seduto ad un robusto tavolo in noce insieme a due funzionari baronali impegnati a contare una discreta quantità di monete, tutte frutto delle opprimenti tasse che gravavano sul popolo. “Non sapete” disse il Maresciallo ai due soldati “che qui non voglio vedere nessuno?” “Signore...” uno de due militari scelti “... questi mercenari chiedevano di voi.” Fagas si accorse allora dei tre Montanari. Soprattutto di Clio. “Andate pure.” Fagas ai due soldati. “Ebbene?” Fissando Clio. |
Josephine mi condusse attraverso il cortile del maniero, fino a raggiungere il fantomatico giardino.
Sembrava abbastanza rigoglioso, a giudicare dalle fronde che superavano in altezza il muro di cinta del giardino. "Dovrei sentirmi quindi una sorta di privilegiata..." mormorai, cercando di sbirciare oltre il prezioso cancello. |
“Si.” Disse Frate Roberto ad Altea. “Incamminatevi seguendo il sentiero. Giungerete presso il corso del fiume Helsa e lì troverete una semplice capanna. Entrate e dite che siete con me. Vi daranno da mangiare. Io vi raggiungerò tra breve. Andate, su.”
“Grazie, padre.” Annuì Alvaro. |
Dacey raggiunse la sala dove aveva lasciato il barone e Jean a fare colazione.
Il pasto mattutino di Ferico era appena terminato ed il barone era ancora seduto a tavola col suo fido cortigiano. “La vostra visita è dunque terminata, milady.” Disse il tiranno nel vedere entrare la principessa. “Ma non vi biasimiamo. Bigotti e Cattolici devono essere quella madre e quel suo figliolo. Non valevano in due il nostro bel molosso.” Con astio. |
“Si, perchè siete ancora in vita.” Disse Josephine a Gwen. “Il padrone avrebbe potuto uccidervi, il diritto glielo consentiva. Cercate dunque di far tesoro di questa vostra fortuna, ragazza mia.”
In quel momento arrivarono due servitori che aprirono il lucchetto del giardino. Un attimo dopo arrivò il padrone che congedò la nana e i due servitori. |
Mi feci coraggio e guardai il barone negli occhi.
<< Hanno chiesto se fosse possibile essere visitati da un qualche prete o frate. Sarebbe un nobile gesto permettere loro di pregare in un momento come questo>> |
Sorrisi al frate.."Grazie per la benevolenza, spero non sia accaduto nulla di grave a quelle persone nella capanna...ah, dimenticavo, abbiamo fatto il servizio chiesto per quella famiglia..ho dato loro tutti i miei soldi...d' altronde era più importante la salute del figlio".
Uscii con Alvaro e proseguimmo per la strada indicata dal frate lungo il fiume Helsa, che luccicava ai bagliori del primo sole mattutino "Questo posto sarebbe un paradiso in terra quasi se non fosse per la tirannia di quel barone" sospirando "A proposito ser Alvaro...ho sentito indirranno un torneo...sembra ma io dubito..in palio daranno un castello e una terra...voi siete bravi in questi tornei? Siete stato privato delle vostre terre, magari potreste trovarne alcune qui, pensateci bene". Ad un tratto vedemmo la piccola capanna, molto semplice. "Ecco la capanna, deve essere questa, è l' unica nei paraggi" legammo i cavalli e feci cenno ad Alvaro di andare avanti.."Bussiamo? Il frate ha detto di entrare, ma sempre meglio avvisare" e bussai a una porta malconcia "I nostri saluti, ci manda padre Roberto...ha detto di anticiparlo per la colazione". |
Sbuffai appena a quelle parole diJosephine.
Ma poi di quale diritto parlavano con tanto accanimento? Poco dopo arrivarono due servitori, che aprirono il pesante lucchetto. Il loro arrivò fu seguito da quello del padrone, che congedò tutti, rimanendo lì solo io e lui. "Sembra molto rigoglioso, a giudicare da quelle alte fronde" guardando in alto. http://t1.gstatic.com/images?q=tbn:A...PEe-4MWiKit9Q7 |
Ferico trasalì a quella richiesta di Dacey.
“Per tutti gli eretici messi al rogo dal Santo Uffizio...” disse alzandosi “... mangiano e bevono a sbafo in questo castello e hanno la faccia tosta di fare ancora richieste!” Scuotendo il capo. “Che vadano all'Inferno! Anzi, che siano cacciati da questo maniero!” Jean guardò Dacey, per poi alzarsi anch'egli. “Milord...” rivolto al barone. “Cosa volete voi?” Seccato Ferico. “Prendere le parte di quei bigotti?” “Io qui curo solo le sorti del mio signore.” Con un inchino il cortigiano. “Allora fateli cacciare dal castello!” Urlò il barone. “Posso far notare un dettaglio che di certo sarà sfuggito a sua signoria per l'impeto del momento?” “Che dettaglio?” Fissandolo il barone. “Ho fatto controllare il bagaglio di quella gente” disse Jean “e ho potuto notare che sono alquanto facoltosi, signore.” “Davvero?” Tornando a sedersi Ferico. “Si, milord...” Jean “... voi siete troppo generoso e magnanimo da chiedere compenso per l'alloggio... ma per acconsentire che un chierico giunga qui non sarebbe certo offensivo da parte vostra pretendere, diciamo, un'offerta per l'imminente torneo.” “Ah, diavoli dell'Inferno!” Ridendo Ferico. “Si, in effetti talvolta la nostra indole troppo generosa ci porta a dimenticare gli interessi di questa casata... troviamo giusto che offrano un compenso per questa richiesta... fortunatamente abbiamo un fidato servitore come voi, messere.” Sorridendo. “La mia unica gioia è servirvi, milord.” Con tono devoto Jean. “E sia!” Esclamò il tiranno di Monsperon. “Non negheremo questo atto di Carità. Che sia chiamato un chierico per quella gente.” |
Il padrone non rispose nulla a quelle parole di Gwen, limitandosi ad avvicinarsi alla ragazza.
“Metterai questa sugli occhi...” disse lui mostrandole una benda “... entreremo nel giardino e tu senza poter vedere mi descriverai i fiori di cui senti il profumo.” La bendò e poi insieme entrarono nel giardino. |
Non rispose, si limitò ad avvicinarsi.
Non risposi quando mi bendò, dicendomi che avrei dovuto riconoscere il profumo di alcuni fiori senza vederle, mi aveva completamente spiazzata, sebbene facessi spesso questo esercizio con mia madre da bambina. Entrammo dunque nel giardino; mi dispiaceva non poter vedere quel luogo subito, ma la cosa aveva un non-so-che di divertente, a suo modo. |
Per fortuna Jean giunse in mio soccorso o il barone avrebbe dato di matto.
Mettere la questione sul piano economico era stata una mossa astuta e fui fiera di Jean in quel momento, inoltre vedevo che i suoi modi erano meccanizzati e che in realtà sotto sotto anche lui doveva nutrire un po' di disprezzo per Ferico. << Vi ringrazio Milord, sono certa che apprezzeranno molto la vostra magnanimità>> dissi con un sorriso e un leggero inchino per poi avvicinarmi con discrezione verso Jean |
Frate Roberto ringraziò Altea per aver aiutato la povera famiglia.
Poi la dama ed Alvaro si avviarono verso il luogo indicato loro dal chierico. “Un torneo...” disse Alvaro “... beh, mica male! Potrei destreggiarmi a dovere e far fare una figura barbina a qualche cavaliere troppo altezzoso!” Ridendo. “E poi terra e castello mi garberebbero parecchio. Si, se mi facessi onore in quel torneo anche il mi babbo sarebbe contento.” Trovarono la capanna e vi bussarono. Furono accolti da una donna anziana che udendo di Frate Roberto subito servì loro latte caldo e pane bianco. Intanto, alla vecchia Pieve, Frate Roberto stava chiudendo le porte per poter raggiungere Altea ed Alvaro. Ma un'ombra gli si avvicinò, dopo essere apparsa da dietro una colonna di pietra. “Siete ancora qui?” Stupito il religioso. “State scherzando col fuoco...” scuotendo il capo “... perchè vi intestardite tanto a voler morire in una terra che non vi vuole più?” “Questa terra” disse la figura “è il mio sangue... e in questa terra ho conosciuto l'unica donna che ho amato davvero...” “Non avete più nell'una, né l'altra.” Replicò il chierico. “Fatevene una ragione e tornate a Capomazda. Quella è casa vostra.” “Ho udito del torneo...” mormorò l'uomo incappucciato. “Della trappola volete dire.” Fissandolo il frate. “Lo so...” annuì l'uomo senza nome “... ma è l'unica occasione che ho...” “Ma cosa volete?” Il religioso. “Ciò che voi non potete darmi...” rispose l'uomo “... un cavallo e una cotta di maglia...” “Siete pazzo...” rassegnato Frate Roberto. “Forse...” l'uomo incappucciato, fissando il frate con i suoi penetranti occhi azzurri. http://pad.mymovies.it/cinemanews/2010/37009/taylor.jpg |
Mentre aspettavamo qualcuno aprisse risposi a ser Alvaro.."Sarebbe una buona idea..potrete far riscattare il vostro onore ed essere riaccettato nelle vostre terre. Non ci aspetta che gli araldi annuncino il torneo e cosa ne comporta".
Poi venne ad aprirci una anziana donna..."I miei saluti...siete davvero generosa" entrando e guardando la capanna, se avessi saputo avrei portato almeno del pane caldo dolce. Ci accomodammo e iniziammo la colazione "Siete troppo gentile milady..ma voi abitate sola qui..io sono Altea e questo è ser Alvaro, Frate Roberto arriverà tra breve." |
Arrivammo da Fagas, addirittura nel suo quartier generale.
"Salute maresciallo.." Con un cortese cenno del capo "Siamo qui perché vorremmo chiedervi il permesso di accedere alla lista dei partecipanti i al torneo, in modo da poter indagare su eventuali legami con i briganti o con Guisgrad stesso". |
Gwen entrò bendata in quel verziere e subito mille e più profumi invasero le sue narici ed il suo cuore.
Il gorgoglio di un piccolo e sobrio canale condusse alle orecchie della giovane il verso di una coppia d'anatre. Quell'acqua, odorante di un acquitrinoso prato, sembrava ribollire come il sangue di due giovani innamorati. Poi il cinguettio vivace dei passerotti sui rami, il frusciante sonaglino delle foglie ed il melodioso organino dell'allodola. Passeggiare in quel verziere era un trionfo di suoni e di profumi. Il lieve e dolce vento sembrava raccogliere infiniti odori e condurli armoniosi nei sensi di Gwen. Violette, tulipani, gerani, eriche, orchidee, girasoli e rose. E poi boccioli di acerba fragranza, petali vellutati che sfioravano le dita della ragazza e l'aria leggera di quell'odoroso mattino ad avvolgere i suoi capelli rossi. I due avanzavano in quello scenario macchiettato e vivace, al suono ritmato del ticchettio di un picchio su una corteccia, tra il calpestio di rametti e pietrisco. http://www.lemiepiante.it/img/giardino1.jpg |
“Me ne occuperò io, col vostro permesso.” Disse Jean al barone.
“Si, giusto...” annuì Ferico “... occupatevene voi... e badate di richiedere un giusto compenso.” “Si, milord.” Jean. “Ora i nostri cavalli attendono il loro signore.” Alzandosi il barone, per poi uscire e lasciando Dacey ed il cortigiano da soli. |
La donna anziana sorrise ad Altea e ad Alvaro, svelando loro che abitava in quel luogo insieme a suo marito che faceva il boscaiolo.
Dopo un po' arrivò finalmente Frate Roberto, che subito si sedette insieme a loro per mangiare. |
Non appena Ferico lasciò la stanza strinsi la mano di Jean alla mia.
<< Grazie per essere intervenuto... Quel povero ragazzo e la madre mi hanno chiesto questo favore e non ho avuto cuore di negarglielo, capisco quanto sia importante rivolgersi alla Fede in momenti difficili>> Ripensai al lungo viaggio, dalla mia isola al castello, riuscendo a risentire la mia voce tremolante nel buio che pregava e cercava conforto in questo. <<Ora che il barone non c'è...>> esitai un attimo, << vorrei potervi conoscere meglio, sapere della vostra famiglia...>> |
Appena entrammo, i miei sensi furono investiti, sembrava di essere in un enorme contenitore di Primavera, come se essa nascesse proprio in questo giardino per poi propagarsi nel mondo.
Sentivo il gorgoglio di un ruscello, abitato dalle anatre, un picchio contro una corteccia, la leggera e tiepida brezza che si intrecciava ai miei capelli, i vellutati petali che incontravano le mie dita mentre avanzavo e poi tanti, tantissimi profumi, di tutti i tipi. "Sento delle viole... no... no, sono violette... poi tulipani, rose, eriche, orchidee... dovrebbero esserci anche dei girasoli e dei gerani... è tutto così vivo qui..." mormorai incantata. Camminare su quel prato così morbido e curato era una goduria ad ogni passo e in quel momento mi sentii la persona più felice del mondo. |
Tutto regolare...sembrava una famiglia povera che tirava a campare, come tante.
Pure Frate Roberto arrivò e mangiò con noi ma il suo viso era preoccupato "Mi sembrate preoccupato...spero nulla di grave. A proposito, il nostro ser Alvaro vorrebbe destreggiarsi pure al torneo sapete?". |
Fagas guardò Clio.
I suoi sguardi palesavano le caratteristiche di uomini simili a lui. Erano feroci verso gli uomini e lascivi, quasi peccaminosi verso le donne. Il Maresciallo trattava tutti con la medesima dote, ossia la violenza. Fisica con gli uomini e psicologica, emotiva con le donne. Era il suo modo di imporsi, di intimidire e di controllare gli altri. “E cosa” disse poi alla bella mercenaria “sperate di trovare? Legami tra traditori e banditi? Se volete la mia personale opinione allora vi dirò che Guisgard non parteciperà al torneo. Non ha più nulla. Né beni, né ovviamente denaro per procurarsi il corredo d'armi. E se anche lo rubasse non potrebbe poi spenderlo, in quanto un feroce editto vieta a chiunque di prestargli soccorso ed aiuto. Quanto ai fuorilegge del bosco, essi sono vigliacchi, oltre che ribelli. Non hanno il coraggio, né il lignaggio per presentarsi e sfidare dei veri cavalieri. Solo infatti i veri cavalieri possono ambire a tale torneo. Come me.” Un ghigno affiorò sul viso marcato. “E sappiate che ho già deciso chi vorrò come madrina... voi.” Con tono deciso. http://www.basilrathbone.net/films/robinhood/rh502.jpg |
Seguii gli uomini di Adespos per un bel pezzo, fino a che essi si ricongiunsero con altri due compagni sbucati fuori da alcuni cespugli. Di lui, nemmeno l'ombra, ma oramai ero in ballo e avrei continuato a ballare. Decisi di seguirli ancora, o spiarli nel caso si fossero fermati lì.
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Fagas era accecato dal suo risentimento verso Guisgard e la sua analisi fu davvero pessima.
Davvero pensava che un editto avrebbe impensierito i briganti? Povero illuso. Certo che Guisgard avrebbe combattuto. Poco ma sicuro. "Non vi ho chiesto la vostra opinione, ho chiesto il vostro permesso.. Ci farete accedere alla lista o no? Non ho tempo da perdere..." Sostenendo il suo sguardo senza scompormi. Poi scoppiai a ridere a quelle parole su di me. "Dite la vostra madrina, o quella di tutto il torneo?" Una volta calmata. Trasalii. Eh, perché no.. "La vostra madrina neanche per idea.. Ma quella del torneo non sarebbe poi una brutta idea.." Pensierosa "Avrei modo di avvicinare i cavalieri senza destare sospetti.. È vero Guisgard mi ha visto a cena dal barone ma non credo che si stupirà che la madrina sia stata scelta all'interno della corte... Beh, pensateci..". Mi resi conto che dovevo fare qualcosa per non indispettirlo. "A voi dopotutto non cambierebbe nulla, giusto? Avete intenzione di vincere il torneo, dopotutto, o sbaglio? Diventerei comunque la vostra madrina, a quel punto.." Con un sorriso enigmatico. |
"Per sopravvivere in una corte" disse Jean a Dacey, stringendo la mano di lei nella sua "è essenziale volgere a proprio favore ogni possibilità ed occasione. Spesso la sfortuna di altri può essere invece la nostra fortuna. Tenetelo a mente." Guardandola nei suoi occhi ambrati.
Poi il cortigiano sorrise. "La mia famiglia..." mormorò "... beh, sono di origine borghese e dunque niente nobilita' e privilegi... per questo mio padre mi ha insegnato a dover lottare in ogni situazione per farmi strada. Mi spiace dunque..." con tono gioviale "... niente storie romantiche o cavalleresche da raccontare." |
<< Non mi importa... Non voglio storie, quelle posso benissimo leggerle in qualche libro...A me importa di voi, passerò la mia vita con voi, per questo mi piace sentirvi parlare, di vostro padre, della vostra infanzia, ogni cosa, tutto ciò che vorrete dirmi. E io farò lo stesso, se vi farà piacere ascoltare. Mia madre diceva sempre che per una vita coniugale armoniosa bisognasse parlarsi, non nascondersi nulla>>
Adoravo quegli occhi blu, attivi e intelligenti, così vivi e adoravo il modo in cui mi guardavano sempre. |
Gwen avanzava in quel giardino condotta per mano dal padrone.
Poi ad un tratto si fermarono e lui tolse la benda dagli occhi della ragazza. Allora la giovane si ritrovò immersa in un trionfo di colori e di profumi, di meravigliose composizioni di audaci ed ardite tonalità che la luce del mattino rendeva vivaci e pulsanti. Vide così decine e decine di specie di fiori, alcune rare, altre persino sconosciute ai più. E poi piante di tutti i tipi, alberi carichi di frutti e variegate forme di uccelli dallo stupefacente piumaggio. Tra la folta e rigogliosa vegetazione emergevano strutture che abbellivano ed impreziosivano quel veriziere. Colonne di gusto classico, archi dell'armoniosa composizione e statue di superbe fattezze. |
"Le solite preoccupazioni" disse Frate Roberto ad Altea "che prendono un uomo di chiesa, in pena per le pecorelle smarrite." Guardò poi Alvaro. "Si vede che siete un giovane cavaliere valoroso. Sono certo che saprete farvi valere, messere." Fissò poi di nuovo Altea. "Ed immagino di sapere già chi sarà la vostra fortunata madrina al torneo." Mangiando.
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Non me la raccontava giusta...ma lui non parlava.. sapevo.
Poi quella domanda a bruciapelo..poggiai la ciotola del latte...no, non potevo farlo..certo non era per ser Alvaro ma io avevo giurato a me stessa...ma cosa altro potevo fare "A dire il vero, per la promessa che ho fatto a me stessa riguardo..quella persona o uomo di cui dimentichiamo il nome...non potrei farlo, avevo promesso..ma perchè no? Potrei farlo...anche se vedrei bene la mia amica Milla, la figlia del taverniere e magari potrebbe pure scoccare la scintilla tra i due...penso verrà pure lei, è una bella ragazza" facendo l' occhiolino pure a ser Alvaro...li vedevo bene assieme. |
Continuavamo ad avanzare, con lui che mi conduceva per mano, quando ad un tratto ci fermammo e lui mi tolse la benda.
Quello che vidi non può essere spiegato a parole. C'erano erbe, piante e fiori di specie così rare che dubito qualcuno conoscesse. Per non parlare degli uccelli dal piumaggio così unico e particolare, composizioni dei più svariati colori e forme, le strutture che impreziosivano e abbellivano quel piccolo Paradiso, già di per sè perfetto. Cosa si poteva chiedere di più? "È stupefacente... è tutto ciò che ho sempre desiderato in tutta la mia vita..." con un sorriso affascinato, con gli occhi lucidi dall'emozione. http://t0.gstatic.com/images?q=tbn:A...kElL5qK88i9LJh |
Gaynor continuò a seguire quegli uomini mentre si addentravano sempre più nel cuore del bosco.
I quattro arrivarono presso un folto e verdeggiante pendio, che formava una rientranza erbosa, dove tra grosse querce erano state costruite diverse capanne tra i rami. Alte palizzate fatte di tronchi lavorati con maestria erano state alzate nel terreno, circondate da sterpi e rovi tutt'intorno, come una naturale e poderosa cinta muraria. E oltre quella difesa vi erano uomini intenti nei più comuni ed utili lavori conosciuti, come quello del fabbro, del maniscalco, del falegname e del carpentiere. Altri erano impegnati a cucinare ciò era stato cacciato nel bosco. Insomma, Gaynor si ritrovò davanti ad un vero e proprio villaggio fortificato nel ventre del bosco. |
La risata di Clio infastidi' non poco Fagas.
Tuttavia celo' il suo risentimento, limitandosi ad un'occhiata torna verso la ragazza, "Vedo" disse "siete poco incline a conoscere simili fatti di giostre. Ogni cavaliere deve avere una madrina ed il vincitore farà proclamare la sua dama regina dell'intero torneo. Ma forse voi avete già qualche cavaliere intenzionato a farvi da campione?" |
A tutto ero preparata, tranne a ciò che realmente vidi... i briganti avevano creato un vero e proprio villaggio all'interno del bosco. Un villaggio organizzato e soprattutto fortificato da una massiccia cinta muraria, costituita da pali di legno con tutt'intorno alti rovi. Dunque, era lì che viveva Adespos... Cosa avrei dovuto fare in quel momento? Potevo aspettare e vedere cosa sarebbe successo, oppure potevo tornare a casa... Realizzai all'improvviso di non sapere affatto dove mi trovassi, avevo seguito i briganti senza rendermi conto del tragitto. Non sarei mai riuscita da sola a trovare la strada verso casa, per cui decisi di aspettare ancora, sperando che Adespos si facesse vivo al villaggio.
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