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Zoren comprese la mia inquietudine legata al ricordi quel luogo e mi strinse.
Adoravo il modo in cui mi capiva, anche senza dire una parola. Dopo un bel po' che camminavano, vedemmo qualcuno. "Che ci fa un ciabattino nel bel mezzo di un bosco?" sussurrai a Zoren, perplessa. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Non guardai Affon, limitandomi ad occuparmi della ferita di Icarius.
Sarà stato anche un graffio ma sanguinava eccome. "Ti fa male?" sussurrai piano, osservando la sua mano. Poi, piano piano, sbiancai. Il suo sangue. Il sangue non mente mai. Il sangue luccicava, colpito dalla luce del sole. Il sangue aveva aperto la teca. Il sangue dei Taddei. Credo sia difficile trovare le parole per descrivere le emozioni di quel momento. Forse persino impossibile. Forse bisognerebbe inventarne di nuove per descrivere quel miscuglio di emozioni che non sapevo nemmeno esistessero. Il mio sguardo, forse l'unico in grado di comunicare in quel momento così intenso, cerco quello azzurro e limpido di Icarius. |
“Raggiungiamolo e lo capiremo...” disse Zoren a Gwen.
I quattro allora si avvicinarono al ciabattino. Era un un ometto grassoccio e dall'aspetto bonario. “Salute a voi...” salutò il mago “... potete indicarci che luogo è questo?” “E' un bosco, amico mio.” Sorridendo il ciabattino. “E non si arriva in nessun luogo da qui?” Chiese Zoren. “Si, ma bisogna camminare a lungo...” spiegò il ciabattino “... vedete?” Indicando le scarpe a cui lavorava. “Le scarpe si consumano presto... troppo presto...” |
Alzai gli occhi al cielo alla prima risposta dell'uomo.
Come se non si vedesse... "Dove si arriva una volta superato il bosco?" Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Gli occhi azzurri di Icarius per un attimo si illuminarono, luccicando sotto il riflesso del Sole sulla teca.
“Come...” disse Affon “... come ci sei riuscito? Come hai fatto ad aprirla? Rispondi? Come hai fatto ad aprire la teca?” “Io...” confuso Icarius “... io neanche ho capito cosa sia successo...” stringendo la mano ferita, per poi guardare Clio accanto a sé. Affon si avvicinò alla teca. “Eppure è aperta...” mormorò fissandola “... sei stato tu, vero?” Ad Icarius. “Basta con questi misteri!” Nervoso questi. “Basta! Che sta succedendo? Voglio saperlo!” |
“In città.” Disse il ciabattino a Gwen.
“Che città?” Chiese Zoren. “Suession...” svelò il ciabattino “... ma per raggiungerla dovrete attraversare l'intero bosco...” |
Altea fece qualche passo e ad un tratto la musica cessò.
“Come” disse senza voltarsi il giovane uomo al pianoforte “siete entrata? Chi siete?” |
Suession.
Anche questa città mi era sconosciuta. "È davvero così lungo questo bosco?" perplessa "Quanto ci vuole per attraversarlo?" Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
“Non intorno alla villa.” Disse Sbroz a Gaynor. “Di animali feroci non ve ne sono qui intorno.” Mangiando. “Dunque non abbiate paura. Quest'isola è molto sicura. Totalmente sicura direi.”
La cena proseguì così, col pirata che, dopo la gomitata di Gaynor, aveva ben deciso di smettere con quei discorsi volti a svelare le cose poco chiare di quel posto. Bene, cena squisita...” mormorò sazio Sbroz “... direi che ora ci vorrebbe un buon liquore prima di andare a letto... che ne dite?” “Io preferirei invece andare a riposare.” Disse il pirata. “Ormai la notte è quasi trascorsa del tutto ed almeno un'oretta di sonno vorrei farla.” Sorridendo. “Giustissimo.” Annuì Sbroz. |
“Un'ora o forse un giorno.” Disse il ciabattino. “Alcuni nel farlo consumano uno o due paia di scarpe, altri invece più e più stivali. Questo bosco è un labirinto e ha molte vie, diversi passaggi e tanti sentieri più o meno segreti...” fissando Gwen.
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