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Quelle voci attrassero la mia attenzione, mi sporsi leggermente e vidi due uomini che parlavano nel cortile, proprio sotto la mia finestra…
‘Il duca sembra restio a concedere fiducia al visconte…’ aveva detto il primo. Tuttavia furono le parole dell’altro che mi colpirono: ‘fossi in lui farei imprigionare lui e tutto il suo seguito…' Rabbrividii… |
Ad un tratto qualcuno bussò alla porta della stanza di Talia.
"Milady, vostro padre vi attende nel verziere." Disse il paggio. "Ci chiamano di nuovo!" Esclamò con fastidio Alvien. "Ci mandano avanti ed indietro come fossimo palline!" |
Voltai di scatto le spalle alla finestra...
"Già!" sorrisi al Alvien "Hai ragione, mia buona nutrice! Ma è necessario portare pazineza, temo..." Istintivamente mossi una mano ad aggiustarmi il vestito, la feci scivolare sul davanti a stirare una piega inesistente, poi rialzai gli occhi e sorrisi. "Andiamo, dunque! Andiamo ad ascoltare le novità riservateci!" |
"Tranquilla, donna..." disse il servitore del duca ad Elisabeth "... il mio signore paga bene e sappiamo entrambi quanto valga il denaro per una donna come te."
I due allora si diressero al castello del duca. Appena giunti, Elisabeth fu condotta nella stanza che l'avrebbe ospitata. Qui trovò vestiti nuovi e potè risistemarsi dopo le fatiche e le incertezze del viaggio. Poco dopo, un paggio bussò alla sua porta. "Presto sarete chiamata per incontrare il duca ed il suo confessore, milady." Disse questi. Ed infatti, alcune ore dopo Elisabeth venne condotta in una sala dove l'attendeva un chierico che lei non conosceva. "Venite avanti, milady." Disse il chierico nel vederla. "Per sua signoria oggi è un giorno particolare, speciale... incontrerà quella che sarà sua moglie... e come tutti gli uomini, anche coloro che hanno sangue blu e grande potere sono soggetti a domande e pensieri davanti ad un simile passo... prego, entrate in quella stanza... egli vi attende per raccontarvi un sogno che ha fatto la notte scorsa..." Ed Elisabeth fu fatta entrare in quella stanza. |
Talia ed Alvien raggiunsero il verziere in attesa dei nuovi risvolti di quella singolare situazione.
Amore molte volte lascia nel dubbio i suoi devoti, anche quelli a lui più cari. La lontananza da chi sia ama è dominio del dubbio e della paura. Chi ci ha seguito fin qui, in questa nostra avventura, si chiederà dove sia ora Guisgard. Ma chi ha letto tutto il viaggio non domanderà certo dei suoi pensieri, poichè tale domanda sarebbe superflua. Eppure, amici miei, domando a voi, basta il solo pensiero della donna amata? Anche a riempire la vuota attesa di una notte senza di lei? Mentre si scruta ogni ombra, ogni immagine ed ogni visione, tentando, sperando di riconoscere in quella il suo volto, il suo sguardo, il suo sorriso? Eppure ha forse altra possibilità colui che ama, oltre a quella di invocare la Luna e le stelle per un incontro sognato e sospirato da sempre? Qualsiasi sia la vostra risposta, amici miei, vi dirò che chi ama non può far altro, quando l'altra è lontana, che attendere e sperare che Amore, mio e vostro signore, conceda le sue grazie. Giunte nel verziere, ricco di fiori e frutti, Talia ed Alvien ritrovarono il visconte visibilmente infastidito. "Vedremo se stavolta ci sarà concessa udienza!" Mormorò con velata rabbia ed insoddisfazione. |
"Vedremo se sarà questa la volta..." risposi mentre mi inchinavo a mio padre e poi, prima che riuscissi a trattenermi, soggiunsi "Ma se così non fosse, se qualche altro imprevisto rendesse ciò impossibile, inizierò a chiedermi se non siano magari questi segni del Destino imperscrutabile..."
E, quasi inconsciamente, iniziai a sperare di veder di nuovo giungere il funzionario con le sue scuse e le sue querimonie. |
"Sposarsi nel mio credo e poi nel tuo..." sussurrò Mion sorridendo "... e sia, a cavallo fra due mondi... la nuova Fede, luminosa ed eterna da un lato... e l'antico e magico mondo dei boschi e delle fate... si, faremo così... in modo che il nostro amore sia sacro per tutte le Fedi di questo mondo..."
Le baciò i neri capelli, che i sospiri d'amore avevano resi profumati e morbidi. "Normandia?" Ripeté. "Perchè proprio in quella lontana terra?" |
"Sciocchezze!" Disse il visconte. "Il destino non esiste e di certo, se anche esistesse, non può di sicuro dominare la vita degli uomini! Sono solo idiozie inventate da qualche filosofo o da qualche stolto e sognante innamorato!"
"E spesso, gli innamorati, vedono ben più lontano di noi poveri mortali!" Intervenne una voce entrando nella sala. "Loro dicono di avere il favore di messer Amore! I miei omaggi, mio signore. Dio vi benedica, milady." Aggiunse padre Alwig salutandoli con un lieve inchino del capo. |
Morrigan sorrise soddisfatta.
Si accorgeva che quel legame, con passi piccoli e silenziosi, cominciava pian piano a crescere e a mutare, come un bambino in culla. Prima era stato il fascino, l'ammirazione... poi era venuto l'amore, e con lui le prove da superare, i dubbi e le paure... quindi aveva conosciuto la passione, i grandi tormenti e le grandi gioie... ma in quel momento, dopo tutta quella vorticosa girandola di emozioni, che avrebbe fatto spaurire chiunque, ciò che restava era quanto di più prezioso potesse osservare... l'intima comprensione, che si tramutava nel desiderio sincero di avvicinarsi l'uno all'altra, nella tensione di conoscersi interamente e nel tentativo reciproco di accettarsi. "Normandia", ripetè "perchè questo nome è stato sussurrato stanotte nei miei sogni!" Poi si fece scherzosa, per allontanare da sè e da quel momento beato le ombre della notte che aveva appena evocato "L'Oriente è lontano", continuò "e il viaggio che lì ci condurrà è ben lungo... da qualche parte dovremo pure cominciare, ti pare?" |
Mi voltai al suono di quella voce e rimasi d stucco nel vedere padre Alwig entrare nella sala...
L'avevo lasciato lontano da lì, l'avevo lascito con mille dubbi e domande, l'avevo lasciato con imporanti messaggi, messaggi senza parole, forse, ma ugualmente vivi e travolgenti... E tuttavia fui felice di vederlo! Avvertii un sobbalzo nell'osservare la sua canuta figura avanzare verso di noi con passo sicuro, quasi che la sua presenza bastasse a non farmi più sentire quel vago senso di abbandono che provavo in fondo al cuore. Avrei avuto mille domande per lui, mille richieste... ma mi parve di cogliere un suo sguardo, uno sguardo che vagò da me al visconte per poi tornare a me con un sorriso incoraggiante: non era il momento! Mi limitai, dunque, a sorridergli a mia volta. |
Mion sorrise.
"L' Oriente..." disse "... ti ha affascinato sin dal principio... mi colpisce come ti sia rimasto tanto impresso dai miei discorsi..." Sospirò ed aggiunse: "I sogni... si, se vorrai, seguiremo quel tuo sogno... essi ci parlano di noi e del nostro Fato... anche io so di averti sognata... forse tempo fa... quando non potevo conoscerti... ricordo di sognare spesso una ragazza misteriosa... non vedevo mai il suo volto, eppure aveva qualcosa che mi affascinava... aveva i cappelli come i tuoi, la tua pelle, i tuoi modi... mi sono sempre chiesto chi fosse... ora l'ho finalmente incontrata... e dopo aver frequentato i miei sogni, la ritrovo nella mia vita..." Strinse allora Morrigan a sé, petto contro petto, ed ella poté sentire il cuore di Mion battere senza sosta, come se volesse esplodere per la felicità. |
"Voi qui, padre!" Disse il visconte stupito. "Come mai? Non capisco..."
"Sono il confessore di sua signoria." Rispose il chierico. "Egli è uomo devoto e ha voluto avermi qui in questo importante giorno." Si avvicinò poi a Talia. "Siete come sempre splendida, milady!" Esclamò guardandola. "Se potesse vedervi vostra madre oggi, in questo giorno così importante!" "Padre..." intervenne il visconte "... sappiate che siamo stati oltremodo offesi dal comportamento del duca, che preferisce caprioli e pernici alla nostra compagnia!" "Milord..." disse facendosi serio il chierico "... sappiate che egli non si fida di voi... se vi ha ricevuto è solo perchè gli fu chiesto da sua grazia il vescovo. Ora che vi riceverà sappiate che dovrete ingraziarvelo." "Come sarebbe?" Lo interruppe il visconte. "Io, ingraziarmi lui?" "Milord..." rispose il chierico "... egli è un uomo di fiducia del vescovo... e sappiate che sua grazia non gli rifiuterebbe nulla... foss'anche la cosa più preziosa al mondo!" E a queste parole fissò Talia. |
Sentiva il cuore di Mion battere contro il suo, pazzo di felicità.
Sentiva che tante, tante cose erano iniziate in quella notte. Forse Morrigan era ancora troppo inesperta dei fatti dell'amore per poter correttamente giudicare, ma le pareva che quella notte fosse stata ancor più importante della prima trascorsa insieme nella foresta. Perchè se nella prima notte si erano infine trovati ed abbracciati, dopo le ansie e le paure della battaglia, e avevano trasformato in gesti la dolcezza sospirata sotto i rami dei ciliegi, in quella notte a Capomagnus era accaduto molto di più. Avevano sfiorato il momento della crisi e avevano sperimentato, seppur per pochi minuti, il sentimento della perdita. E forse per ciò che avevano provato di fronte a quell'idea era accaduto che Mion le parlasse con voce diversa, e il suo desiderio le era apparso tormentoso e urgente, vivo ed avvolgente. Forse era stato proprio il terrore di perdersi che li aveva portati oltre l'iniziale compiacenza degli innamorati, in uno stadio più maturo del sentimento, ove le anime si cercavano al di là del tempo e dello spazio. "Tutto il mondo intorno a noi è intrecciato di segni.. i sogni non sono che la parte più sensibile di questa trama... essi ci guidano, se solo abbiamo la grazia di ascoltarli! Il divino che è in ognuno di noi emerge in queste ombre per parlarci... dobbiamo soltanto credere, Mion... ogni cosa, nella vita, richiede un atto di fede" |
Colsi lo sguardo di padre Alwig su di me, ma non ne compresi il motivo...
Ingraziarcelo, aveva detto? Era follia! Io non desideravo affatto ingraziarmi il duca di Normandia... ingraziarmi un uomo che comunque non amavo, che non avrei amato mai e che mi era stato soltanto imposto come marito... perché? Ricambiai quello sguardo del chierico con un'aspressione caparbia... |
La rugiada bagnava l'erba che fresca accoglieva ed accarezzava i loro corpi.
I primi canti degli uccellini cominciavano a diffondersi nell'aria e la Prima Stella del mattino andava a spegnersi sotto il vigore del giorno nascente, mentre ormai il Sole aveva lasciato il suo giaciglio ad Oriente. "Visto, amore mio?" Chiese Mion. "Abbiamo anche il canto di soavi e spontanei menestrelli. E tali melodie non salutano solo il nuovo giorno, ma anche il nostro amore." |
Udendo quelle parole, Morrigan cercò di seguire con gli occhi socchiusi il nuovo chiarore del giorno che stava esplodendo nel risveglio della natura.
Si sollevò rapida, sedendosi al suo fianco, lo fissò con aria che voleva esser dura. "Te lo dissi già il giorno in cui ti conobbi... sei un gran chiacchierone, cavaliere! E non sarebbe tutto!" esclamò con voce brillante, proseguendo nel suo finto rimprovero "Sei anche parecchio pigro per essere il migliore spadaccino di Borgogna! Orsù, messere, levatevi dal volto quell'espressione beata e mettetevi al lavoro!" Qui la sua voce si addolcì appena, nel momento in cui il suo sguardo si soffermò sul viso di lui. "Ci vogliono ancora parecchie ore prima che giunga il tramonto... come si suole occupare questo tempo, mio signore?" |
"Roba da matti..." disse contrariato il visconte "... alla mercè dell'umore di un nobile normanno... i discendenti di Guglielmo il Conquistatore e di Ruggero il Normanno sono tutti uguali!"
"Milord..." lo riprese garbatamente il chierico "... adoperate il vostro ardore per compiacere, non per inveire o insultare. E' nel vostro interesse, credetemi." "Dovrei temere tanto quell'uomo perchè è protetto dal vescovo, dunque?" "No, milod..." rispose il chierico "... ma perchè egli è un cavaliere ed un guerriero prima di ogni cosa, come ogni nobile normanno. E la sua fortuna la deve all'ardore del suo cuore ed alla forza del suo braccio. E non al colore del suo sangue o al lignaggio dei suoi avi!" Guardò poi Talia. "Ed anche voi, milady... cercate di guadarne il favore, dato che la vostra vita e la vostra felicità sono nelle sue mani." |
Lo osservai stupita... mi sentivo ferita, tradita persino...
"La mia vita, forse!" mormorai fredda "Non la mia felicità! Quella, come sapete, sarebbe in ben altre mani!" Mi inchinai, poi, per non incrociare il suo sguardo e soggiunsi: "Ma se questo è il vostro prezioso consiglio, il volere del vescovo e l'ordine di mio padre, non temete che saprò compierlo come nessun altro potrebbe!" |
"Beh..." disse Mion "... potrei andare in giro e sfidare tutti i migliori spadaccini di Capomagnus! Del resto è parecchio che il mio braccio è inattivo! E poi così trascorrerei in modo lieto il tempo che mi separa dal tramonto!"
La fissò sorridendo malizioso. "Ma più che la mia spada, adesso preferisco usare le labbra!" E la condusse di nuovo a sé, baciandola con ardore. Poi, alzando gli occhi al cielo ed ascoltando il canto degli uccellini: "Beh, però potrei anche sdebitarmi con i miei menestrelli... vieni con me, Morrigan!" Ed entusiasta la prese fra le braccia. "I nostri amici canterini ci attendono! Andiamo!" |
Nel frattempo, nella locanda di Capomagnus, Cavaliere25 aveva raggiunto gli altri.
"Dove sei stato, ragazzo?" Chiese Maladesh nel rivederlo. "Dì la verità, hai messo gli occhi su qualche bella contadinella, vero?" E rise forte. "Ah..." aggiunse "... prima che me ne dimentichi... sei stato bravo in questa nostra avventura... e benchè non abbiamo avuto la nostra taglia, è naturale che la paga arrivi lo stesso. Eccoti tre Taddei d'oro! Te li sei meritati!" "Brindiamo allora alla prima paga del nostro futuro cacciatore di taglie!" Propose l'assistente di Maladesh. "Ma non è un pò troppo presto per bere?" Chiese Tisson. "Ma no..." rispose Maladesh "... non sai che il buon vino fa sangue? Ecco perchè è rosso!" E tutti risero forte per qualla goliardica affermazione dell'astuto cacciatore di taglie. |
Lei si sentì prendere e trascinare dalla gioia improvvisa di quella stretta.
Chi l'avrebbe mai potuto dire? pensò in quel momento... il prode spadaccino di Borgogna e la temuta strega da battaglia ridere felici come due ragazzini che attendono di recarsi ad una festa per la prima volta! Probabilmente Morrigan avrebbe sbudellato con un colpo di spada chiunque avesse osato anche solo suggerire una simile immagine di lei, prima di quel momento... ma è sempre troppo facile beffarsi dell'Amore quando non lo si conosce, così com'è facile invidiarlo quando non lo si ha! "Ehi! Dove mi porti, adesso?" esclamò, insieme sorpresa e divertita da quel gesto inaspettato. |
Mion rideva e le faceva l'occhiolino.
"Avanti, di cosa hai paura?" Disse, mentre la teneva per la mano. Correvano nella campagna come due ragazzini, tra i mille e più colori di quel bucolico scenario. Ad un tratto giunsero nella grande piazza del borgo. Vi era una grande fiera, con prodotti di ogni tipo. E tra i banchi vagavano menestrelli, saltimbanchi ed attori girovagi. "Avevo sentito che vi era una fiera!" Disse Mion. Si avvicinarono allora ad un banco che vendeva diversi uccelli chiusi in gabbie di legno. "Cosa vi do, amici miei?" Chiese il venditore. "Li prendiamo tutti!" Esclamò Mion. "Tutti, mio signore?" Chiese stupito il venditore. "Allora oggi chiudo presto!" Mion pagò il prezzo richiesto e poi ordinò di liberarli tutti. "Ma... come sarebbe?" Chiese incrdulo il venditore. "Che siano liberi!" Esclamò Mion. "Liberi di volare e cantare! Oggi tutti devono essere felici! Anche se..." e fissò Morrigan "... nessuno potrà mai esserlo come lo sono io." "Siete piccioncini allora!" Esclamò il venditore. Ed aperte tutte le gabbie, ogni uccello volò via libero, cantando alla vita ed alle sue meraviglie. |
Morrigan rimase senza parole di fronte a quel gesto. Una parte di lei si sentiva come quegli uccelli... finalmente liberata da tante antiche ombre, di nuovo libera di volare.... nello stesso tempo pensò a Mion, e comprese che egli era abbastanza saggio da capire che non esisteva gabbia abbastanza solida per trattenere quell'uccellino. Per questo l'avrebbe fatta felice, sempre.
Levò lo sguardo a seguire quel volteggiare lieto e il variopinto danzare del piumaggio che si disegnava in un arabesco nel cielo, un attimo prima che i volatili si disperdessero in quelle azzurre altezze. Poi guardò Mion, che pure fissava in alto lo stesso spettacolo, e si accorse che riusciva quasi a commuoversi di fronte all'espression di spontanea felicità che emanava da quel volto. Così Morrigan comprese una cosa apparentemente semplice, ma che spesso resta nascosta all'occhio e alla mente: capì che si poteva davvero essere felici anche soltanto della felicità provata dalla persona amata. |
Padre Alwig osservò il volto di Talia ed il suo sguardo.
"Milady, siamo nelle mani della Divina Provvidenza..." disse "... ciò che accadrà sarà sempre per il nostro bene." In quel momento un servitore giunse tra loro. "Il duca attende di incontrarvi, miei signori." Disse. "E' ora. Andiamo." E detto quello, pasdre Alwig li guidò attraverso un lungo corridoio, fino a giungere davanti ad una grande porta. Il chierico bussò, la porta si aprì ed un servitore li annunciò. La sala era molto grande, ricca di ritratti ed armi lungo le pareti. Ed in fondo alla sala, girato di spalle ed affiancato da due guardie, vi era un grosso e massiccio seggio. "Milord..." prese a dire padre Alwig "... ecco a voi il visconte di Carcassonne e la sua deliziosa figlia lady Talia." Il chierico si voltò verso i due ospiti e fece cenno loro di presentarsi. "Milord, vi porto i miei omaggi e quelli della mia gente." Si presentò il visconte. "Sono onorato e lieto che i nostri nobili casati possano congiungersi in un'unione che, sono certo, il Cielo battezzerà e benedirà per l'eternità." |
Sono stato a fare un giro per il paese dissi poi ringraziai Maladesh e dissi si brindiamo alla vittoria anche se non abbiamo avuto la taglia poi presi il denaro e me lo misi in tasca e dissi dentro di me questi mi faranno comodo per finire di pagare l'orafo e mentre sorseggiavo il vino guardavo la compagnia erano tutti felici e contenti finito di bere usci dalla locanda e mi appoggiai al muro mi guardai in torno e dissi chissà quale altra avventura mi aspetterà.
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Rimasi in silenzio, pochi passi dietro mio padre, le mani in mano e gli occhi umilmente bassi.
Inaspettatamente un ricordo attraversò la mia mente… “Molto bene, mio signore, molto bene…” disse la voce leziosa del maestro “Ora potete avanzare e…” Raphael mosse alcuni sicuri passi avanti nell’ampia sala dove eravamo soliti fare le nostre lezioni, io mi mossi con lui. “No, milady, voi no!” mi riprese immediatamente l’uomo. “Ma io…” tentai di obbiettare. “No, no, no!” mi interruppe lui “Voi siete una dama, milady, non dovete avanzare, non dovete muovervi, non dovete parlare finché non verrete interpellata. Quante volte devo dirvelo?” “Veramente io penso che sia una cosa assurda!” ribattei con l’ostinazione di una ragazzina che detestava restare in disparte “Perché mai un cavaliere può parlare al suo signore, presentarsi e rendergli omaggio e una dama no? Una dama può aver da dire cose interessanti, proprio come un cavaliere!” Raphael scoppiò a ridere, ma il maestro ci redarguì entrambi con un’occhiata truce. “Milady, sarò chiaro: non interessa a nessuno ciò che una dama ha da dire, il vostro posto è dietro, dietro vostro fratello in questo caso… potete inchinarvi, al massimo, potete sussurrare un omaggio umile… e badate che ho detto sussurrare, milady! Niente di più! Non vi muoverete e non direte altro finché non verrete interrogata! Questo è tutto e non ci sono obiezioni in merito! E ora, prego, ricominciamo!” Così dicendo si voltò e si allontanò da noi, per tornare verso il centro della sala. “Stupido, vecchio, tronfio pallone gonfiato…” mormorai tra i denti, furiosa. “Milady…” mi sussurrò Raphael di rimando, in una perfetta imitazione del maestro “Questo linguaggio non si confà ad una dama… per carità!” “Oh, taci!” lo rimbrottai. Lui mi sorrise: “A me, comunque, interessa quello che hai da dire!” esclamò pianissimo facendomi l’occhiolino “Sei molto più interessante tu di certi cavalieri… E poi non ho mai amato le dame troppo silenziose!” Anche io sorrisi: “Signore!” dissi a bassa voce, simulando la voce affetta del maestro “Vi pregherei di non incoraggiare vostra sorella, grazie!” Ed entrambi scoppiammo a ridere… Battei le palpebre e tornai alla realtà. Feci, dunque, due minuscoli passi avanti, un leggero inchino e sussurrai: “I miei più umili omaggi, mio signore!” ‘Ah, Raphael…’ pensai ‘Se tu potessi vedermi adesso… che delusione sarei!’ |
Avevo avuto solo il tempo di un respiro.....dalle scale della chiesa al palazzo del Duca......la stanza che mi era stata assegnata era semplice e c'era il caldo di un camino acceso....e sul letto un abito color rubino....intorno c'era tutto sottogonna corpetto e scarpe............Tolsi l'abito che indossavo...e trovai dell' acqua nel catino......mi lavai con cura....c'erano dei petali di rosa nell'acqua....e dopo essermi asciugata.....con l'aiuto del caloro che emanava il fuoco....mi vestii....era tanto che non mettevo un abito di taglio pregiato.......ormai portavo solo colori scuri, se non neri.......La mente mi ando' ai tempi del mio soggiorno in provenza.......abiti di stoffe pregiate provenienti da sarti di parigi......i miei capelli erano lucidi e profumavano di camomilla.........poi mi innamorai del piu' bel cavaliere che avessi mai visto.........Sobbalzai qualcuno aveva chiesto il permesso di entrare.....un chierico.......mi irrigidii, il ricordo di mio padre , rigido, freddo...mai una carezza........mi rilassai quando compresi che non voleva nulla da me......solo qualche parola di circostanza e poi fui condotta dal Duca........a testa alta entrai nella stanza che mi fu indicata.........Cosa puo' volere un uomo di quel lignaggio da una zingara..........un sogno..un sogno che l'angosciava ....." Datemi la mano mio Signore..la mano del cuore.......che io possa seguire le linee del destino..........voglio poter aver accesso alla vostra mente come al vostro cuore....cosi' solo potro' darvi un responso degno della mia conoscenza......".......Non ebbi il tempo di prendere tra le mani la mano del Duca.........Che con disappunto dovette lasciare la sua stanza per raggiungere la futura sposa...........nessuno mi fermo' cosi' seguii Il Duca ch entro' in una grande sala....mi guardai in giro e vidi.....Talia...non era piu' una visione era li' reale....e ribelle......il suo inchino era aggraziato......ma il suo pensiero era di fuoco.........Bel carattere....signorina.........
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Mion restò a fissare quegli uccelli volare via e perdersi nell'infinito cielo azzurro.
"Ed ora, amore mio..." disse poi abbracciando Morrigan "... ti va se ci facciamo un bel giretto per la fiera? Magari troveremo qualcosa di interessante... massì, perchè non farci un bel regalo! Dai, giriamo tra i banchi e scegli ciò che più desideri!" |
Rialzai gli occhi e la vidi... vi era una donna nell'angolo opposto della sala, una donna che, ne ero certa, non avevo mai visto prima... non avrei, dunque, saputo spiegare come mai quella figura mi colpì tanto profondamente. Mi stava osservando... uno sguardo profondo, penetrante... non avevo mai conosciuto nessuno con uno sguardo come il suo: per un fugace istante ebbi quasi la sensazione che mi stesse scavando nella mente.
Mi costrinsi comunque a sostenere quello guardo e, curiosamente, mi parve di cogliere un sorriso nei suoi occhi... era come se quella donna mi conoscesse... mi chiesi chi fosse e, comunque, non riuscii a staccare gli occhi da quella direzione. |
Talia si era presentata al duca con il suo cortese inchino e la sua innata grazia.
Ma suo padre subito la richiamò: "Ti ho sempre insegnato" disse "che in presenza di tuo padre e di altri nobili uomini tu devi restare in silenzio! Una dama del tuo lignaggio deve saper star al suo posto!" "Siete a casa mia, milord" intervenne la voce del duca a riprenderlo "e sono io a decidere chi può o meno prendere la parola!" "Ecco, io..." tentò di dire il visconte. "E si dia il caso che a me interessi cosa ha da dire una dama!" Aggiunse il duca, sempre restando dietro il suo seggio. "Soprattutto quando la dama in questione dovrebbe diventare mia moglie." Il visconte chinò il capo, in segno di rispetto ed obbedienza. Talia però aveva riconosciuto quella voce che proveniva da dietro quell'austero seggio. In quel momento padre Alwig la fissò e le sorrise. "Prego, milady..." continuò a dire il duca "... visto che, come sembra, dovremmo passare la vita insieme mi interessa e non poco il vostro parere..." Le due guardie ai lati del seggio fecero un passo indietro e finalmente il duca si alzò e si mostrò ai presenti. "Ditemi dunque, milady... volete essere mia moglie?" Chiese Guisgard guardando Talia. http://static.blogo.it/guide/cinema_...en/shakeee.jpg |
Staccai infine gli occhi da quella donna e li posai sul seggio ducale, proprio mentre l'uomo si stava alzando... la testa mi girò tanto freneticamente che per poco non caddi, mi ripresi appena in tempo.
Mi inchinai di nuovo al... al duca, abbassai gli occhi... poi li rialzai su di lui, quasi credendo che il caso mi stesse giocando uno strano scherzo. Ma quel volto, quella voce, quello sgurdo vagamente compiaciuto... uno sguardo ed un sorriso, visibilmente ironico, che conoscevo bene... Lanciai un'occhiata incerta a padre Alwig, poi tornai a guardare lui... "Perdonatemi, mio signore, se oso..." mormorai in un tono che modulai dolce, sforzandomi di apparire un po' meno confusa di quanto non fossi "Ma non ci siamo forse già conosciuti da qualche parte?" |
Morrigan abbassò le lunghe ciglia scure e nascose un po' di imbarazzo.
"Nessuno mi ha mai fatto un regalo, Mion...", rispose "almeno da quando ne ho memoria... e poi, il gesto meraviglioso che hai appena fatto è per me più prezioso di qualsiasi oggetto..." Poi sorrise e continuò "Ma se proprio desideri acquistare qualcosa, qualcosa che ci ricordi la bellezza di questo giorno, vorrei che fossi tu a scegliere il dono, ed io, in cambio, sceglierò qualcosa per te" |
"Ma... io non comprendo..." mormorò confuso il visconte.
"Eh, milord..." rispose con un sorriso padre Alwig "... le vie del Signore sono infinite!" "Milady..." prese a dire Guisgard avvicinandosi ad Elisabeth "... vi feci condurre qui per interpretare i miei sogni... ma non essendo un poeta ho difficoltà a descriverli per bene... e così, per facilitarvi il compito, ho pensato bene di far condurre al nostro cospetto il mio sogno più ricorrente, il più bello, il solo ed unico sogno che io abbia fatto!" Poi, fissando Talia: "Si, forse avete ragione... davvero ci incontrammo... ma, vedete, ho conosciuto tante donne io..." e sorrise ironico "... per riconoscervi dovrei... baciarvi... ma dovrei forse chiedere il permesso a vostro padre..." http://www.shakespeareinitaly.it/JOEgw.jpg |
Gli lanciai un'occhiata severa... poi mormorai pianissimo: "Forse mi riconoscereste meglio se vi schiaffeggiassi, mio signore?" sorrisi leggermente divertita e soggiunsi "Ma mai di niente mi hai chiesto il permesso prima d'ora..."
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Ero li' per rivelare all' uomo un risvolto divino leggere il sogno di un uomo innamorato......" Guisgard....Talia...........vi benedica Madre Terra "..........cosa potevo aggiungere di piu' assolutamente nulla tutto sarebbe stato superfluo............in questa tragica storia era nato l'Amore........pero' la meraviglia dell' animo umano.........bene......forse era il momento di togliere il disturbo.........avevo bisogno di ritornare.......da dove ero venuta......infondo come si dice..." E vissero contenti e felici"........
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"E sia!" Esclamò entusiasta Mion. "Allora vagheremo per la fiera dino a quando non troveremo qualcosa che ci colpisca ed affascini!"
E così, mano nella mano, i due innamorati vagarono per i banchi, tra i suoini dei musici e le acrobazie dei saltimbanchi. Ma, ad un tratto, furono fermati da un menestrello. "Mio bel signore..." disse questi a Mion "... vorreste donare alla vostra amata degli acerbi versi?" "I tuoi, menestrello?" Chiese Mion. "Si, mio signore." "Perchè acerbi?" Domandò lo spadaccino. "Perchè fioriranno nel vostro amore, mio signore." Mion fissò Morrigan ed annuì sorridendo. "Vai, menestrello..." disse "... ma bada che il tuo compito non è meno gravoso di quello di Omero... lui cantava di Elena e tu canterai di una dama non meno bella!" "Donna, amica e amata, così mi appari nel mutevole ed effimero battito dell'eternità, capace però, con i tuoi sospiri, di rendere eterna la stagione più bella della vita, quella giovinezza che con tutti i suoi sogni, grazie a te, non sfiorirà mai." E finito di recitare, il menestrello fece un inchinò e si tolse il cappello, mostrandolo a Mion. "Eccoti una moneta d'ora, mio scaltro e delicato cantore!" Disse Mion. "Te la sei meritata!" |
"I vostri schiaffi, milady..." disse Guisgard sorridendo ed avvicinandosi a Talia "... ormai so che sono il preludio a qualcosa di bellissimo..."
Guardò Elisabeth e disse: "La vostra benedizione giunge a proposito, mia signora. E per tutto ciò che avete fatto per me e per la mia amata, chiedetemi ogni cosa, foss'anche la metà delle mie terre. Perchè l'altra metà spetta al buon chierico che tantò operò per questa nostra grande felicità." Si voltò poi verso padre Alwig. "Sarà indecente baciare ora la futura sposa, mio buon chierico?" Chiese. "La sposa si bacia dopo la funzione nuziale, non durante..." rispose il chierico "... ma da nessuna parte vi è scritto che non lo si possa fare anche prima!" Guisgard fissò Talia. Prima sorrise, poi i suoi occhi si chiusero, come a scogliersi nel desiderio e nella passione più intense. La baciò come sognava di fare da tempo... e la baciava come se non ci fosse più alcun tempo. Ed in quel momento, tutte le privazioni, i dolori, le paure vissute in passato svanirono, come se fossero state il pegno da pagare per quel momento tanto desiderato e sospirato. http://imalbum.aufeminin.com/album/D..._H005343_L.jpg |
" Vi ringrazio Signore.....potete tenervi le vostre terre......non ho bisogno di nulla , dove ho urgenza di recarmi ........c'e' terra sufficente perche' io mi perda........sono felicissima di esservi stata d'aiuto......se pensate che cosi' sia stato.......vi chiedo solo un cavallo....e poi svaniro' come il vento......"...........attesi cosi'...che i due giovani innamorati.......riprendessero fiato......
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Lasciai che mi attirasse a sé... avrei potuto perdermi in quel bacio, tanto sognato, avrei potuto dimenticare quasiasi cosa in quel momento... e lo feci: dimenticai chi ero, dimenticai dov'ero e che ci fossero altre persone intorno... non esisteva più niente, non esisteva più niente al mondo.
Quando infine si allontanò da me, io tornai a guardarlo... "Perché mi hai fatto questo?" chiesi, carezzando il suo volto. Non c'era rimprovero nella mia voce, solo confusione e incertezza: "Perché non mi hai detto niente di tutto questo... per tutto questo tempo..." |
Morrigan rimase ad ascoltare i versi, in silenzio perfetto... quel bravo menestrello sembrava essere in grado di leggere i cuori, oltre che la carta da musica, tanto esatte parvero a Morrigan le sue parole.
Quando il cantore li ebbe ringraziati con un inchino, la ragazza incontrò di nuovo gli occhi del suo amato, e gli rivolse un sorriso. "E adesso anche questo, mio caro? La mia prima serenata? Sembra davvero che sia giunta per me la stagione delle prime volte!" Gli passò la mano sul volto, in una lieve carezza. "E' questo che accade, quando si incontra la persona il cui cuore si accorda col tuo? Che ogni meraviglia del mondo, prima sconosciuta, ti appare per la prima volta?" |
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