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Sorrisi a Masan e mi sedetti accanto a lui.
"Sì, la chiesa mi ha davvero colpito.. è incredibile quanta simbologia nasconda.. è così enigmatica e misteriosa.." presi l'aperitivo che ci era stato servito "..Vedo che si è dato da fare, professore.. ottimo, ottimo.." dissi sorridendo "..comunque, ha ragione, potrebbe non essere il Fiore Azzurro quello raffigurato nel dipinto, ma.. sinceramente.. mi sembra il candidato più plausibile, quindi, un ottimo punto di partenza..". Sorseggiai il mio aperitivo e addentai alcuni stuzzichini che il barista aveva posato sul nostro tavolo. "Già" dissi, dopo aver bevuto un lungo sorso "anch'io credo che quella risposta sia quella preferibile.. ci ho pensato a lungo, in camera.. e beh, occorre ragionare al contrario... uno sarebbe portato a pensare che chi lo colglie ne è il possessore, o peggio ancora chi compra il campo... una cosa così mistica non si cura di un contratto tra gli uomini, no?" fissai Masan per un breve istante "Ma, in fin dei conti, può davvero esistere un "padrone del fiore"? Io non credo.. qualcuno può dirsi fortunato ad averlo trovato, visto.. ma.. possederlo.. mi sembra un po' troppo..". Sorrisi. "Mi scusi, sto vaneggiando.. ma quando si ha sempre a che fare con storia religiosa anche queste cose diventano importanti.. non sta a me dare giudizi, se sia solo una favola o meno.. a me interessa vedere come il mito entra nei cuori della gente.. ci sarà sempre uno scarto, un qualcosa di indefinito.." sorrisi, sarcastica "che la storia economica non avrà mai..". Finii l'aperitivo e guardai un'altra volta Masan dritto negli occhi, questa volta, però, non distolsi subito lo sguardo, ma restai ad osservarlo mentre parlavo. "Allora, che mi dice degli altri membri dell'equipe di scavo? Mi interessa molto sapere che genere di specialisti abbiamo a disposizione.. sono sempre stata convinta che la collaborazione tra accademici sia la cosa migliore per la ricerca.." sorrisi appena "..un singolo studioso non può sapere tutto, le pare?". Lasciai che i miei occhi studiassero i suoi, per lunghi istanti. "Allora.." dissi infine "..ci farà compagnia qualcun altro stasera, O dovrò restare ancora sola con lei?". |
I miei occhi si mossero da Kuon a Guisgard, per poi tornare a Kuon, mentre parlavano...
li fissavo... la maledizione... era la seconda volta, quel giorno, che sentivo parlare della maledizione legata a quella famiglia... ma io non credevo alle maledizioni. Superstizioni, storie, leggende... questo sì, poteva essere tramandato. Ma non vere e proprie maledizioni... no, a quello non potevo credere... Inspirai e tornai a guardare il quadro... che fosse solo follia, cercare di inseguire quel miraggio? che fosse solo suggestione, quella mia sensazione che si stava facendo avanti e che mi portava a credere che tutta quella faccenda assomigliasse così tanto al motivo che mi aveva portata a Capomazda? Esitai... infine, con un piccolo sospiro, riabbassai gli occhi... “Guisgard...” dissi allora, con la voce vagamente più bassa “Mi perdoni se mi permetto di ricordarglielo, ma... ma le è stato dato un ultimatum. Quel pazzo in TV le ha dato un tempo limite di sole tre ore... posso chiederle cosa ha deciso di fare in proposito? E poi... poi, qualsiasi sia la mossa che riterrà opportuna adesso, io credo che debba essere fatta in fretta... credo che, se adesso le venisse dato un altro ultimatum così stretto, le sarà ben poco utile capire che cos’è che stanno cercando quei pazzi e dove si trova... lei non crede? Penso che debba precederli, adesso, dato che e è stato dato un minimo margine di vantaggio...” |
Masan ascoltò ed osservò Clio con attenzione.
“Il nostro gruppo” disse “è molto nutrito e ben fornito. Abbiamo esperti e specialisti di vari campi. La stessa dottoressa Solder, che fra l'altro ci raggiungerà a breve per cenare con noi, è una valente esperta di Archeologia Cristiana.” Finì il suo aperitivo. “Anche io, come lei, credo molto nella collaborazione tra vari esperti e studiosi. E sinceramente penso che possa essere questo il vero punto di forza della nostra squadra.” Lasciò il conto sul tavolino e si alzò. “C'è ancora tempo per la cena... le va di fare quattro passi nel borgo? A quest'ora è magnifico.” I due uscirono in strada. “Questo luogo è straordinario...” fece Masan “... come se il Tempo si fosse fermato prima di oltrepassare la sua porta... qui tutto parla un linguaggio antico... ovunque c'è il sapore ed il profumo di un'epoca lontana... passeggiare in queste strade di pietra è come sfogliare un libro... e forse non è un caso che quella chiesa e la sua cappella siano state costruite qui...” Raggiunsero così un ponte che correva parallelo al lato occidentale della città. “Si...” annuì Masan “... la risposta esatta per me è proprio la prima... quella è forse il modo più puro per possedere qualcosa... forse, tra i tre, solo il primo desidera davvero il Fiore... e in fondo è anche la più grande prova di coraggio quella... guardare qualcosa che si desidera tanto, eppure non riuscire a colmare la distanza per farlo proprio...” guardò Clio negli occhi “... anche se quel qualcosa che tanto desideriamo ci appare in realtà distante e indifferente...” i suoi occhi si fissarono in quelli della ragazza senza che lui dicesse altro. Poi, con gesto improvviso, si avvicinò a lei e la baciò. |
Guisgard guardò Talia e un sorriso, enigmatico e mutevole, comparve sul suo viso.
“Per ora il signor Tondo ha deciso di consegnarsi a quei terroristi...” disse “... ma credo che quegli uomini cerchino altro... il Codex Nolhiano probabilmente... chissà, forse pensavano che Tondo ne conoscesse il nascondiglio...” “Se tuo zio” intervenne Kuon “ha davvero nascosto in quei versi il Codex, allora significa che non si fidava di nessun altro... neanche di Tondo...” “Di nessuno della Taddei Corporation.” Precisò Guisgard. “Voi non fate testo, lo sapete. Comunque, se davvero quei Falchi possono essere coinvolti, allora vorrà dire che cercherò nel loro nido il Codex Nolhiano... e dovrò agire prima che le Tarantole Rosse tornino a farsi vive...” “Cosa credi di trovare in quel libro?” Chiese Kuon. “Non lo so...” scuotendo il capo Guisgard “... quando lo sfoglierò allora lo scopriremo... vi prego, fate preparare il necessario... partirò subito...” “Andrai da solo?” Stupito Kuon. “Si...” rispose lui “... non voglio guardie del corpo dietro... è possibile avere informazioni su quei Falchi?” “Le preparerò subito.” “Grazie, vecchio mio.” Fissandolo Guisgard. “Lei ha sempre fretta di andare via?” Rivolgendosi poi a Talia. “Sempre impaziente di tornare a quella vita da cui è scappata e davanti alla quale sembra poi essersi arresa così presto?” Sorrise. “Se è così, posso riaccompagnarla ora che andrò all'aeroporto...” |
Lo osservavo... ed i miei occhi si allargarono appena...
“Ha...” mormorai “Ha deciso di consegnarsi? E perché mai, se sapeva di non conoscere le informazioni che quei terroristi cercavano?” Esitai... “Ma che strano...” sussurrai poi, più a me stessa che non a lui “Sì, molto strano... davvero molto strano...” Ero sovrappensiero... quelle sue parole, il quadro, l’enigma... mi sembrava che tutto appartenesse ad un grande disegno... come un puzzle, del quale però non possedevo ancora tutti i pezzi, sebbene mi sembrasse di scorgere una certa tonalità di fondo... ma forse era solo la mia fantasia... sì, mi era stato detto spesso che ne avevo sempre avuta troppa, di fantasia... forse era per quello che avevo intrapreso quel mestiere... un mestiere che, forse proprio a causa di quella troppa fantasia, ero poi stata costretta ad abbandonare... Sospirai. Poi le parole di Guisgard mi riscossero... Citazione:
Lo fissai per un istante ed il mio sorriso, vagamente giocoso, si intensificò... per qualche istante, poi tornai seria... “Stia attento, piuttosto!” dissi, con la voce di nuovo bassa “Non credo che sarà una passeggiata, questo viaggio... stia attento!” |
Masan aveva ragione, in quel posto c'era qualcosa di magico, di incredibilmente affascinante.
Lo ascoltavo parlare, ed osservavo ogni angolo delle viottole attorno a noi. D'un tratto, mi ritrovai ad osservare i suoi occhi, e vi scorsi qualcosa che non sapevo definire. Come comprendevo il suo discorso, fin troppo bene, per quanto tempo l'avevo guardato senza mai fare un passo, beh, fino a quel giorno, almeno. Poi, non ebbi il tempo di reagire, sentii soltanto le sue braccia che mi stringevano, e le sue labbra sulle mie. Per un momento mi lasciai andare. Ma, in un istante, quel bacio mi tornò alla mente, quel bacio che avevo sognato, desiderato, invocato, e che mi aveva rovinato la vita. Non potevo credere di averlo fatto. Le mie labbra sulle sue, il cuore che batteva, impazzito ed incredulo, la mia mano affondava nei suoi capelli scuri. Quanto adoravo quei capelli che gli scendevano fino alle spalle, pregavo segretamente perchè non li tagliasse mai. Potevo sentire il suo profumo che tanto detestavo riempire l'aria intorno a me, e in quel momento mi parve la più soave delle fragranze. Ormai avevo perso le speranze, almeno così mi raccontavo, credevo che non avrei mai avuto il coraggio di farlo. Mi sbagliavo. Mai nella mia vita avevo provato una felicità tanto grande, e ne assaporai ogni battito. Anche perchè, fu un attimo soltanto. Quando riaprii gli occhi, traboccanti d'amore, fu come se mille lame trapassassero il mio cuore, da ogni parte. Quegli occhi, quegli occhi che amavo più di qualunque altra cosa al mondo, mi osservavano increduli, sconcertati, colmi di rimprovero e disapprovazione. Trattenni a stento le lacrime. "Clio.. come..cosa.. cosa ti è saltato in mente?" disse lui, in un tono che mi ferì quanto lo sguardo. Una fitta mi colpì in pieno petto. Mai più, Clio.. Mai più..l'hai promesso.. Raccolsi tutta la lucidità che mi era rimasta, allontai Masan con una spinta, e caricai il braccio destro. Mano aperta.. mano aperta.. non tirargli un pugno… Chiusi gli occhi per la collera, e colpii Masan in pieno viso con un pesante schiaffo. "Come si permette? Per chi mi ha preso, professore?" dissi dura, fissandolo in quegli occhi così profondi ed intriganti "..non so a che genere di donna sia abituato… ma non è mia abitudine dare così tanta confidenza a chi conosco appena.." sostenni il suo sguardo per lunghi istanti. Poi, ricordai il mio cuore trafitto in quel giorno ormai lontano, ed evitai di caricare la dose. Infondo, pensai, dovevo lavorarici insieme. Chiusi gli occhi e respirai profondamente. "Farò finta che non sia successo nulla.. ma non si azzardi mai più a trattarmi in questo modo.." strinsi istintavemente il pugno destro "...o non sarò così gentile, la prossima volta.. intesi?". I miei occhi erano colmi di risentimento, collera, paura e dolore. I sentimenti di ieri e oggi si mescolavano nel mio animo distrutto. Ma, infondo, sapevo che non era soltanto quello, non ero esattamente il genere di ragazza che si concede un'avventura così, alla leggera. Se era difficile conquistarsi la mia fiducia prima che il mio cuore venisse fatto in mille pezzi, ora credevo ormai che fosse impossibile. |
Alle volte alcune conversazioni sembravano vane...ed il Silenzio era la migliore cosa.......cominciai a guardare giù dal piccolo finestrino.......il mondo sembrava immenso..quasi ci volesse ingoiare.....tutto era stupendo anche i colori del cielo sembravano diversi......stavo per chiudere gli occhi..per mezzora avrei dormito...mi avrebbe fatto bene.....quando Ingrid nonostante la cintura mi finii addosso......ascoltai giusto le ultime parole di Gem....ci sarebbe stato da ballare.....e cosi' fu, vibrava ogni cosa...guardai Streinz. e non vidi piu' la sicurezza di qualche tempo prima, era nervoso ma non diceva nulla......i suoi occhi erano incollati alla strumentazione, il panico era un'avvenimento dovuto.....la morte in quel momento sembrava la compagna di bordo.......ma rimanemmo tutti seduti......io comincia a strappare in piccoli pezzi il fazzolettino che poco prima avevo sul naso......." Gem....non si può parlare al pilota e' vero......ma lei crede sia necessario..pregare o tirar fuori i paracadute....."......le cose non hanno un tempo ben definito...accadono....e l'aereo cominiciò a fare capriole su se stesso...cosa c'era sotto non saprei dirlo..mare..foresta......il mio cervello era in panne..........quello era il momento di cercare di capire...........Gem ci avrebbe dato istruzioni per l'uso
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Masan restò a fissare Clio senza dire nulla.
Ascoltava le parole cariche di rabbia della ragazza, mentre con una mano si sfiorava la guancia colpita da lei. Poi ispirò profondamente e volse gli occhi verso il borgo addormentato. “Forse ho sbagliato...” disse “... forse non è il primo, almeno per me, che può possedere il Fiore... passare la vita ad osservare ciò che si desidera, senza però raggiungerlo mai, non è amare... molti vivono così, ma non sono vivi...” Ad un tratto arrivò uno degli operai di colore che si occupavano di trasportare la terra degli scavi nel campo intorno alla chiesa. “Professore...” chiamando Masan “... la sto cercando per tutta la città...” “Cosa c'è?” “La dottoressa Solder...” mormorò “... dice che deve venire subito al campo...” “E' accaduto qualcosa?” “Hanno trovato qualcosa nella chiesa...” rispose l'operaio “... presto, venga...” “Andiamo, Clio!” Voltandosi Masan verso la ragazza. |
Gem continuava a controllare accuratamente la strumentazione di bordo.
“No, niente paracadute...” disse ad Elisabeth “... il vento e la pioggia vi porterebbero chissà dove...” l'uomo ora appariva profondamente diverso. Sembrava aver perso la sua vena da burlone e da spaccamontagne. Era concentrato sugli strumenti di bordo, intento a tenere il più diritto possibile l'aereo tra la furia della tempesta. Ma quel piccolo piper sembrava davvero troppo leggero per poter resistere a quelle forze naturali. Tuttavia Gem non tradì né paura, né disperazione. Era lucido e non perse mai la calma con i suoi passeggeri. Così mormorò loro di restare calmi e ben saldi sui sediolini. Dai finestrini non si vedeva altro, se non un muro d'acqua. “Quanta pioggia!” Esclamò Ingrid. “Cosa succederà?” Chiese Freinz. “Non lo so...” rispose Gem “... fin quando la strumentazione ci permetterà di farlo, noi voleremo in mezzo alla tempesta...” “E quando non ci riusciremo più?” Impaurita Ingrid. “Allora cercheremo di atterrare.” “Atterrare?” Ripetè la svedese. “Dove?” “Non lo so...” fece il pilota “... sotto e tutt'intorno abbiamo solo montagne... ma per ora l'aereo se la sta cavando bene...” |
Non risposi alle parole di Masan, restai con gli occhi chiusi ad ascoltare il battito del mio cuore che si calmava poco a poco.
Aveva ragione? Non osare raggiungere ciò che si ama non è vivere? Sorrisi un poco, tra me e me. Probabilmente era vero. Ma io sapevo bene cosa accadeva a chi compie quel passo, l'avevo fatto anni prima. Per cosa? Avevo perso anche la dolorosa felicità che mi procurava la sua vicinanza. Non mi era rimasto più niente, a parte qualche pezzetto di cuore e un gran vuoto nell'anima. Sapevo bene che un giorno sarei stata libera, ma sapevo anche che non sarei riuscita ad aiutarmi perchè ciò avvenisse. Preferivo vivere in un mondo dove il cuore non serviva che provare a ricucirne le ferite. Quando l'operaio ci parlò, la mia mente si sgombrò di colpo. Adoravo il mio lavoro, occupava ogni spazio libero, ogni centimetro della mia mente, non lasciando spazio a queste farneticazioni insulse. Sorrisi a Masan, come se nulla fosse accaduto. Dimenticare in fretta era la mia specialità, per fortuna. “Andiamo, Hito..” dissi, poi “... sono molto curiosa..”. |
Guisgard sorrise a Talia.
“Beh...” disse “... se non ha fretta, le andrebbe di accompagnarmi? Così magari potrò sdebitarmi circa quel pranzo...” in quel momento ritornò Kuon, porgendo al suo padrone una cartellina “... ottimo, vecchio mio...” aprendola Guisgard “... e così i Falchi Volanti hanno il loro quartier generale nei pressi del Monte Taburn...” “Si.” Annuì Kuon. “Sono terre di confine quelle e quei piloti mercenari vengono assoldati dal governo o da qualche ricca industria privata per mantenere quelle zone tranquille.” “Il monte Taburn è un luogo molto caratteristico...” leggendo Guisgard quella cartellina “... quindi il nostro pranzo, se accetterà il mio invito, potrebbe avvenire in un luogo molto particolare...” rivolgendosi poi a Talia “... magari il posto riuscirà a conquistarla... a differenza mia ...” le fece l'occhiolino. “E' tutto pronto per la tua partenza.” Disse Kuon. “Bene.” Annuì Guisgard. “Venga...” voltandosi verso Talia. Salirono così a bordo della Porshe Carrera e lasciarono il Palazzo dei Taddei. “Saome Tondo” guidando lui “è un uomo particolare... lo conosco sin da quando ero ragazzino, eppure non posso dire di conoscerlo veramente... è un uomo molto riservato, distaccato... un indifferente osservatore del mondo lo definirei... non so perchè abbia deciso di consegnarsi a quei terroristi... forse perchè, morto mio zio, si sente responsabile ora del Destino della Taddei Corporation... non so...” inserì la marcia successiva e l'auto sfrecciò rapida. “Allora?” Guardando Talia accanto a lui. “Cosa ha deciso? Viene con me, diciamo, come assistente o segretaria, in questo viaggio che potrebbe rivelarsi anche piacevole? Del resto il Monte Taburn è un bel posto. Altrimenti posso sempre accoglierla come socia alla pari.” E sorrise ancora. http://cfile217.uf.daum.net/image/12...4E006835384D19 |
Clio e Masan arrivarono poco dopo al campo e vi trovarono molto movimento.
Raggiunsero allora la chiesa e alcuni operai indicarono loro di recarsi nella Cappella del Fiore. E qui c'erano tutti i membri della spedizione, compresa Solder. “Dottoressa...” disse Masan avvicinandosi. “Abbiamo trovato qualcosa...” fece la donna “... accanto all'altare, sotto i resti dell'ambone di pietra...” Masan fece cenno a Clio di seguirlo e i due, con Solder, raggiunsero il posto dove fino a poco prima c'era ciò che restava dell'ambone. E videro una lastra di marmo nella pavimentazione. “Credo sia una sorta di botola...” spiegò Solder “... penso conduca in una cripta che deve trovarsi presumibilmente sotto l'altare...” “Non avete cercato di aprirla?” Chiese Masan. “In verità aspettavo voi...” rispose Solder, indicando lui e Clio. La lastra era chiusa da un pesante anello di ferro che la bloccava alla pavimentazione. “Ci vorrà un po' prima di rompere questo anello di ferro...” fece Solder. Chiamò gli operai e questi cominciarono a lavorare a quell'anello di ferro. |
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“Beh...” dissi “Se le cose stanno come dice, sul suo amministratore delegato... se davvero ha deciso di consegnarsi a dei terroristi per il bene dalla sua azienda e dall’intera città, io direi che è un uomo molto coraggioso e molto generoso, e non un... come lo ha definito? ...un indifferente osservatore del mondo?” Per qualche minuto ancora lo osservai... “Tuttavia...” dissi poi, tornando a guardare la strada “Tuttavia, se vuole la mia personale opinione, io mi fido di quel suo giudizio. Sì, direi che mi fido!” La macchina procedeva rapida attraverso la città, intanto... sfrecciando tra i palazzi ed i viali alberati... rimasi per qualche momento in silenzio, valutando le sue parole e quel curioso modo che aveva di dire le cose... “Assistente? O segretaria? Beh... data la mia presente situazione, direi che l’offerta è allettante...” dissi, con un mezzo sorriso “Si, molto! Devo però confessarle, che non ho mai svolto nessun impiego del genere... temo che dovrà istruirmi, dunque!” Risi appena... lievemente... “Sa...” dissi dopo qualche altro istante “Non è tanto per il pranzo, giacché i panini del signor Kuon erano davvero buoni e non sono sicura che lei potrebbe trovare qualcosa di altrettanto speciale su quel monte... e non è neanche per la storia della segretaria, giacché in tutta onestà mi piace il mio lavoro... no, credo che alla fine deciderò di accompagnarla più per una questione di... generosità. Sì, ecco... un’opera pia! Perché lei... mi perdoni, Guisgard... ma lei con gli enigmi è proprio una frana, a quel che ho visto!” E di nuovo risi, mentre sfrecciavamo veloci ed il vento mi faceva volare i capelli... |
"Aspettavate noi?" dissi, sorpresa "Grazie della premura, dottoressa..".
Mentre gli operai iniziavano a rompere l'anello di ferro, osservai attentamente la lastra di marmo. Non che una cripta sotto una chiesa fosse qualcosa di strano, ma in quella chiesa qualunque cosa acquistava un significato ulteriore. Mi legai i capelli, e sistemai la giacca in un angolo. "Scenderò con voi, se permettete.." dissi rivolta a Solder e a Masan. Mentre il mio sguardo vagava per la struttura, incontrai gli occhi di Masan, per un istante. Mi avvicinai a lui "Cosa ci riserverà questa botola, secondo lei?" sussurrai "Una cripta.. non è strano di per sè.. ma perchè così ben chiusa, mi chiedo? Avevano qualcosa da nascondere?" con un'espressione divertita. |
Masan fissò Clio.
“Forse nella cripta vi sono conservate le Reliquie di qualche Santo...” disse “... e magari questa lastra serviva per impedire ai profanatori di tombe di prelevarne il contenuto... o chissà, forse qui sotto è conservato il tesoro di qualche nobile Capomazdese...” “L'unico modo per scoprirlo” fece Solder “è aprire questa lapide. Forza, voi!” Rivolta agli operai. “Fate più in fretta!” Alla fine gli operai riuscirono a spaccare quel robusto anello di ferro. Diversi di loro, allora, sollevarono la pesante lastra di marmo. E ciò che si mostrò sotto di essa lasciò profondamente stupiti i presenti. Una sorta di cunicolo scavato nella pietra che si trovava sotto la chiesa di Santa Caterina. “Ma questa non è una cripta...” mormorò Solder. “Sembra più l'ingresso per delle catacombe...” fece Masan “... forse questa chiesa è sorta su un cimitero sotterraneo... cosa ne pensa, dottoressa?” Rivolgendosi poi a Clio. “Aspettate!” All'improvviso Solder. “Qui c'è qualcosa!” Prese una torcia ed illuminò le pietre sotto la lastra. “C'è un'iscrizione...” Ed essa recitava: “Neanche nel cuore nudo della terra cesserà il profumo, né lo splendore dei petali che del Tempo non temono il consumo. L'ametista e la giada gli si fanno servitrici, come l'oro, il platino e l'argento. Che sia nei Cieli, sulla Terra o nelle acque, sboccia e fiorisce in ogni momento.” |
Quando da casa....sentivo il vento che soffiava forte e la pioggia sferzava sugli alberi...la cui cima riusciva a toccare terra.....ringraziavo Dio di essere a casa .....ma quel giorno mi sentivo una foglia..una leggera e piccola foglia in balia del tempo......Gem sembrava improvvisamente serio..professionale....una persona diversa.....aveva ragione...il paracadute non era una cosa buona.....guardare giu' dai finestrini era impossibile........" Ingrid...?.....a cosa si pensa in questo momento ?...alle cose belle, alle cose che ci fanno stare bene...agli affetti......io non so a cosa sto pensando.........sto pensando........al senso di tutto questo.......che senso ha........".....seduta su quel seggiolino...nella posizione ce tenevo in tempio...rigida, tanto da farmi male ogni muscolo del corpo....attesi ogni parola di Gem....era lui che dettava legge.....
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“Ma sentitela...” disse Guisgard dopo quelle ultime parole di Talia “... beh, forse si... forse davvero con gli enigmi non sarò così abile, però, posso dire, ho altri pregi... tipo istruire giovani segretarie in erba...” rise “... e va bene... allora vorrà dire che dovrò ringraziare la mia innata incapacità con gli indovinelli, invece dei panini di Kuon, se potrò godere della sua compagnia... nonostante il dazio da pagare al suo sarcasmo...” le fece l'occhiolino “... beh, visto che dobbiamo lavorare insieme, ora sono curioso... si, curioso circa il suo lavoro... allora... una bellissima ragazza arriva qui senza alcuna dimora e forse senza nessuno scopo apparente... allora mi chiedo... che mestiere farà? Che faccio? Provo ad indovinare, nonostante la mia celeberrima incapacità di risolvere enigmi, oppure me lo svela lei? Però se io indovino poi ci sarà un pegno da pagare!” Esclamò divertito.
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“Beh, se ci fossero le reliquie di un Santo non sarebbe poi così interessante..” dissi sorridendo a Masan.
Poi, quando sollevarono finalmente la pesante lastra di pietra, rimasi impietrita ad osservare. “Interessante..” sussurrai “beh, le catacombe sono davvero una testimonianza singolare.. a Roma ci si rifugiavano i cristiani.. ma qui.. siamo in dominio Capomazdese.. non le usavano i dissidenti, gli eretici? Interessante.. questa chiesa è una continua scoperta..”. Mi stavo avvicinando alla lastra, quando la dottoressa Solder attirò l'attenzione su un'epigrafe. Mi avvicinai ancor di più e la lessi attentamente. “Il Fiore..” sussurrai “..professore, lo vede che non ci sbagliavamo? A cos'altro potrebbe riferirsi? Sembra quasi un indovinello..”. Appuntai le parole dell'iscrizione sullo smarthphone e fotografai l'iscrizione. “Ah, beh.. le vostre foto professionali saranno sicuramente migliori..” dissi sorridendo a Solder. Presi una torcia ed illuminai la galleria, era buia ma non sembrava crollata. “Che ne dice, andiamo a dare un'occhiata?” dissi, con un sorriso, guardando Masan negli occhi. |
Lo fissai per un momento...
il mio lavoro... esitai... potevo ancora dire di averne uno? Sarei mai riuscita a riprendere? Il medico diceva che quel blocco, quei sogni, quell’irrequietezza che mi avevano infine convinta a fuggire da Sygma erano dovuti soltanto allo stress... era vero? Sospirai appena... “E va bene...” dissi poi, con un vago sorriso “Indovini! E forse rivedrò il mio giudizio sulla sua abilità con gli enimi! Ma... la avverto: dovrà usare molta, molta fantasia per riuscire ad indovinare...” |
Capomazda, aeroporto. Ore 16:57
In alto, mentre si sorvolano i paesaggi sottostanti, guardando il mondo attraverso un finestrino i pensieri si fanno più rarefatti e sfiorano i sogni più carezzevoli per il cuore. Le bianche nuvole, poi, sembrano accogliere i desideri segreti.. L'atterraggio fu sicuro e morbido. Scesi i gradini dell'alta scala dell'aereo con quella lentezza che distingue la mia figura, e che non sempre è un pregio. Viaggiavo solo con un bauletto di pelle testa di moro che trovava sempre giaciglio sulle mie ginocchia. E, in quell' evenienza, avevo con me un bouquet di roselline, varietà porcellana, di un colore che virava dal bianco al rosa. Ne sentivo il profumo, di tanto in tanto, come una dolce compagnia. Cadeva una pioggerellina finissima, quel giorno, che si posava dolcemente sul viso imperlando la cipria e conferendole l'aspetto di una pesca rivestita di rugiada. Il sergente mi venne incontro offrendomi riparo col suo ombrello di seta nero. Gli sorrisi, lo ringraziai e lo seguii. Ero attesa. Il generale mi avrebbe accolta ed accompagnata. Quando lo avemmo raggiunto, mentre il militare richiudeva l'ombrello, io mi annunciai. " Chantal Grace Rose, generale. Mio padre, il colonnello, ha voluto esagerare scomodandola a tal punto." Una lieve esitazione per guardarlo negli occhi, poi aggiunsi quasi sottovoce: " Lusingata.." Gli sorrisi e gli porsi la mano non appena potei svestirle entrambe dei guanti bianchi che indossavo per la circostanza. Al suo sguardo sui miei occhi fui colta da lieve imbarazzo e timida soggezione, così, per protezione accostai ancora una volta al viso quel piccolo bouquet i cui fiori, teneri e vellutati, rilasciavano un delicato e rassicurante profumo. |
Sorrisi appena a Daiz mentre la Mercedes correva a tutta velocità per Capomazda City "Davvero il mio nome vi ricorda quello di una musa o principessa greca?No no...sono solo una contessa inglese, e semplice direi."
Ascoltai con interesse le parole sul furto presso il Museo Archeologico, il tutto era strano.."Forse non hanno rubato nulla, perchè non hanno trovato ciò che stavano cercando..non pensate? Ma voi lavorate per vostro conto?". Dovevo conoscere meglio quell'uomo..se fidarmi o meno..."Oh no, Josephine ha deciso di darsi al giornalismo, la sua passione e so che collaborerà con Mr. Dean". |
Il piccolo piper era in balia della tempesta.
“Pensate a cose belle...” disse Gem a quelle parole di Elisabeth “... pensate a cosa farete stasera, domani e fra un mese... pensate alla persona amata e a tutti i vostri progetti futuri... tra breve tutto questo sarà finito e atterreremo senza problemi...” “Come fate a dirlo?” Chiese Ingrid. “Appena atterrati le risponderò...” accennando un sorriso Gem “... non posso mica spargere ai quattro venti i miei segreti di asso volante!” Ingrid annuì, quasi più a tentare di convincere se stessa di quelle parole del pilota. Ma ad un tratto il vento e la pioggia sembrarono aumentare di colpo. Si intravide dai finestrini un forte lampo e subito dopo si udì un boato. Il piper allora, improvvisamente, comincio a sussultare forte e poi a perdere quota. “Cosa succede?” Gridò Streinz. “Credo ci abbia colpito un fulmine...” osservando gli strumenti di bordo Gem “... appena scendiamo ad una quota accettabile tenterò un atterraggio di fortuna... tenetevi saldi ai vostri posti!” |
Quell'iscrizione misteriosa e poi il cunicolo che sembrava condurre fin nel cuore della terra.
Uno degli operai accese una torcia e cercò di illuminare il cunicolo, per comprenderne larghezza e profondità. “E' inutile...” disse Solder “... deve essere molto profondo... bisognerà scendere...” “Potrebbero essere davvero catacombe Cristiane...” rivolgendosi Masan a Clio “... del resto queste terre sono state sotto l'impero Romano ben prima che i normanni conquistassero questi luoghi... dunque è molto probabile che cimiteri Cristiani, magari con Martiri delle persecuzioni, si trovino da queste parti... anche se quell'iscrizione di Cristiano in senso stretto ha ben poco...” “Bisogna scendere, Masan.” Visibilmente eccitata Solder. Masan annuì. Guardò poi Clio. “Andiamo a scoprire cosa nasconde questa chiesa...” facendo un cenno alla ragazza. Così, accompagnati da alcuni operai, Clio, Masan e Solder scesero in quel cunicolo. Era buio, umido e angusto. Un silenzio profondo, assoluto e surreale dominava tra quelle pietre, rotto solo dal rumore dei loro passi sul pietrisco incerto sotto i loro piedi. “Stiamo scendendo sempre più giù...” mormorò Masan “... un momento...” all'improvviso “... sentite questo rumore? Sembra... sembra il rumore di acqua che scorre... potrebbe esserci un fiume sotterraneo o qualcosa di simile... forse bisognerà tornare su e studiare la mappa del sottosuolo...” “Perchè ritornare indietro?” Fissandolo Solder. “Avete letto l'iscrizione, no? Parlava del Fiore! E' ovvio!” Masan la fissò con uno strano sguardo. “Voglio dire...” incerta la donna, guardando di sfuggita verso Clio “... che... che mi sembra chiaro alludesse ad un Fiore... forse una sorta di codice per raggiungere una tomba di un Martire o magari qualche tesoro...” “Credo che sia pericoloso continuare la cieca...” scuotendo il capo Masan “... lei cosa ne pensa, Clio?” |
“Come le dissi” disse Daiz ad Altea “sono stato ingaggiato da un misterioso cliente che mi ha chiesto di indagare sulla morte di Robert de' Taddei. Non so altro di lui... mi ha contattato una mattina, dicendomi di voler restare anonimo... mi ha anticipato una grossa cifra, molto superiore rispetto al mio consueto onorario, assicurandomi poi che a lavoro ultimato avrei ricevuto il doppio.” Erano arrivati intanto nel suo ufficio.
Daiz mostrò ad Altea quell'ambiente che fungeva da casa e luogo di lavoro per l'investigatore privato. “La sua ipotesi sull'assalto al museo è molto interessante, sa?” Fissando la ragazza. “In effetti è un ragionamento più che giusto... quei criminali cercavano qualcosa, ma evidentemente non era nel museo... ma cosa? Cosa potevano volere quegli uomini? Deve trattarsi di qualche oggetto storico, visto che hanno pensato di cercarlo in un museo... non crede?” Chiese poi ad Altea. http://pixhost.me/avaxhome/87/e0/001ae087_medium.jpeg |
Il generale sorrise a Chantal.
“Suo padre” disse alla ragazza “si è in realtà molto raccomandato. E sinceramente ne condivido la premura. Gli ultimi accadimenti hanno fatto calare una cupa atmosfera su Capomazda. Prima la morte di Robert de' Taddei, poi la minaccia di quei terroristi e infine il misterioso assalto al Museo Archeologico. Penserò io a farla scortare fin verso la villa del Colonnello. La sta aspettando. Ho già fatto avvertire il suo luogotenente. Intanto una macchina la sta già attendendo.” Fece cenno al tenente che era con lei e quello condusse Chantal all'auto. Così, la macchina lasciò l'aeroporto e poco dopo anche il centro della città, fino ad imboccare una strada secondaria che conduceva verso la campagna. La campagna Capomazdese è uno dei luoghi più affascinanti e suggestivi del mondo. Chi legge e non conosce tali luoghi, difficilmente potrebbe comprenderne l'essenza, le forme, i colori e l'animo. Il tempo era coperto e una fitta pioggia cadeva inclemente, tingendo ogni cosa di una malinconica alchimia, fatta di sensazioni e ricordi. Il profumo dell'umidità e della pioggia, misto con quello asciutto dei campi, con il sibilo del vento parevano dar voce a quel tempo giunto da un'altra epoca. Un tempo dove tutte le cose sembrano obbedire a Leggi diverse da qualsiasi altro luogo al mondo. Alla fine Chantal intravide dal finestrino dell'auto una sontuosa villa nobiliare. Suo padre era lì ad attenderla. |
Guisgard sorrise a quelle parole di Talia.
“Eh, si è messa in un bel pasticcio...” atteggiandosi a pose più seriose “... perchè sono davvero bravo in questo genere di giochi. Sa, occorre psicologia... ed io sono un esperto nello studiare le persone... credo che ci scriverò su un libro prima o poi...” Intanto l'auto continuava la sua corsa e presto lasciò il centro di Capomazda City, imboccando la strada che conduceva fuori città e poi verso Nord. “Allora, fantasia...” fece Guisgard, gettando più di uno sguardo verso Talia seduta accanto a lui “... quindi potrei tentare con programmatrice di videogames o doppiatrice di cartoni animati... ma anche attaccante di manovra in una squadra di giocatrici di calcio... oppure collaudatrice di auto da rally o Formula 1... o magari istruttrice di tennis, rigorosamente su campi in erbetta... no... credo che queste cose non siano abbastanza fantasiose... vediamo...” guardandola ancora “... Talia... cosa può essere la nostra Talia? Vediamo... ecco, ci sono!” Esclamò. “Lei è la classica dama da salvare!” Sorrise. “Di quelle che si leggono nei romanzi e che una volta tratte in salvo, ricompensano con il loro Amore Eterno l'eroe di turno. Si...” annuì “... lei è proprio la classica dama da salvare!” E le fece l'occhiolino. |
Scendemmo nel cunicolo, illuminando la strada davanti a noi con le torce.
Osservavo, rapita, quegli spazi così angusti e stretti, colmi di chissà quale passato. Mi fermai alle parole di Masan, effettivamente si sentiva, in lontananza, il rumore dell'acqua corrente. Non mi sfuggì lo sguardo tra il professore e Solder, non mi sfuggì e mi turbò. Come il tono nella voce della donna. Allora lo sai che qui si parla del Fiore Azzurro, eh... Mi chiedevo perchè avessero finto di cercare significati nella Bibbia e nella Patristica, quando la risposta era davanti agli occhi. Avrebbe avuto senso se non avessero mai sentito parlare del Fiore Azzurro ma sapevo bene che non poteva essere vero. E, infatti, non mi sbagliavo. Eppure non capivo. Perchè volevano farmi credere di non saperne nulla? Quando Masan mi parlò, il mio sguardo era ancora corrucciato e interrogativo. "Non credo che questo posto ci sia nelle antiche mappe, e nemmeno il torrente, il laghetto, o qualunque altra cosa si nasconda qui.. perciò, possiamo andare pure avanti per me.. non credo che ci siano dei grossi pericoli.. la struttura è ben conservata, e salda.. non credo che ci cadrà in testa.. e non corriamo il rischio di perderci, perchè non ci siamo mai trovati di fronte ad un bivio.. è una galleria non un labirinto.. soltanto raggiungendone la fine potremo sapere dove conduce.." guardai prima Masan e poi Solder, con una risoluta espressione di sfida, mista a sarcasmo, negli occhi "..così vedremo se porta ad un indizio per trovare quel Fiore che volevate farmi credere di non conoscere, oppure ad un'improbabile sepoltura martiriale paleocristiana..". Illuminai la strada davanti a me con una torcia. "Allora, colleghi, che volete fare?" dissi, senza cambiare tono di voce, ai due archeologi. Se c'era una cosa che detestavo era essere presa in giro. E, se il mio istinto non mi tradiva, quei due mi stavano nascondendo qualcosa. Certo, ero l'ultima arrivata, probabilmente nemmeno io mi sarei fidata di qualcuno che conoscevo appena. No, a ripensarci, sicuramente non mi sarei fidata. Ma da qui a fingere di ignorare il Fiore Azzurro, mi sembrava troppo. Come se io potessi credere ad una cosa del genere, poi. Le bugie hanno le gambe corte, miei cari.. Trattenni a stento un sorrisino divertito e voltai lo sguardo verso la fine, o almeno quella che sembrava esserlo, della galleria. |
Sorridevo e lo fissavo mentre snocciolava quell’assurdo elenco ti improbabili professioni...
sorridevo, scuotendo appena la testa... beh... era fuori strada, decisamente fuori strada... ma non si poteva certo dire che non avesse usato l’immaginazione... Citazione:
“Lei è pazzo... glielo ha mai detto nessuno?” sorrisi “Pazzo!” Tornai a guardare la strada per un momento, lievemente divertita... poi, avvertendo quel suo sguardo su di me, volsi di nuovo gli occhi su di lui... “Già...” mormorai, con un lieve sorriso, osservandolo di traverso “Beh... in questo caso... lei capisce, in questo caso sarebbe tutto mio interesse trovare quell’Eroe senza macchia cui alludeva... trovarlo e... farmi salvare da lui, suppongo!” Per un istante lo fissai intensamente, poi mi protesi leggermente verso di lui... “Non è che ne ha visto qualcuno in giro, vero?” sussurrai, simulando un tono complice e circospetto “Sa, gli Eroi senza macchia né paura sono tremendamente difficili da trovare di questi tempi e... mi farebbe una cortesia se me lo indicasse, appena ne vedrà uno...” Per qualche altro istante rimasi così, fissandolo divertita da sotto in su... poi risi e tornai a guardare la strada dal mio posto. |
Guisgard fissò Talia e assunse un'espressione vagamente accigliata.
“Ah, davvero...” disse guardando la strada e poi riportando gli occhi su di lei “... beh, per sua informazione, pare, che qualcuno qui discenda da un nugolo di eroi cavallereschi e da romanzo... e le dirò che il codice di noi eroi è molto rigido... cosa crede? Guai se si lasciasse in pericolo la bella di turno...” sorrise vagamente “... ci sarebbero i diritti da restituire a bardi e poeti... immagina? Se Troia non fosse caduta, Omero si sarebbe arricchito e addio a quella vita da ramingo tra le varie corti dell'antica Grecia. E poi ci sono i lettori. Se Lancillotto avesse lasciato Ginevra a Gorre, il povero Chretien de Troyes avrebbe scritto solo brani di poesia didascalica molto probabilmente. Eh, poi c'è forse la questione più complicata...” annuì “... il comitato degli Eroi da Romanzo... già... e se ora sapessero che ho lasciato in pericolo una dama, venendo meno al mio codice eroico, beh, dovrei dire addio alla pensione...” le fece l'occhiolino “... quindi, cara dama da salvare, mi tocca fare il mio dovere... anche se non ho mai capito una cosa... Arianna, Andromeda, Ginevra, persino la principessa di Simbad il Marinaio... insomma, sarà forse una coincidenza, ma poi tutte loro hanno ricompensato con il loro amore l'eroe di turno... e ho sentito dire che le coincidenze non esistono...” la fissò ed il suo sorriso si allargò. |
Quello su cui eravamo era un Piper Cherookee 4 posti due avanti e due dietro....un solo motore e una sola apertura sull'alala da parte del copilota....che non c'era a meno che qualcuno di noi fosse in grado di fare miracoli....ma in quel momento non erano le competenze che mancavano......era il fato......e niente altro, aveva ragione Gem....si doveva pensare al bene di ogni cosa, ma a me non veniva nulla.....ero solo felice di non lasciare nessuno a casa ..solo il mio gatto che si sarebbe organizzato a casa della mia via vicina, lei lo adorava....quando partivo era li' a braccia aperte che se lo coccolava, traditore di un gatto.......ora mi consolavo...qualsiasi cosa fosse accaduta nessuno avrebbe pianto.......avrei pianto per i miei bimbi...ma loro erano al sicuro....in Ospedale eravamo tutti utili ma nessuno era indispensabile......" Ingrid ti ricordi.....la frutta che abbiamo raccolto nella tua campagna...era freschissima, ed eri orgogliosa di prepararne marmellate....adovao quelle alle arance amare e fiori di sambuco.......mi raccomando, quest'anno desidero la stessa fornitura .....e ti prometto che ti daro' una mano.......Gem....anche per voi ci sara' dell'ottima marmellata....ve ne manderemo alcuni barattoli....."....tenevo tra le mie mani quelle di Ingrid....era gelida .....Streinz...era silenzioso........un boato mi fece mettere le mani alle orecchie e la testa tra le gambe, questo mi avevano detto, chi me lo aveva detto non lo ricordavo piu'......Gem...ti prego fa qualcosa......sembrava che il veivolo fosse andato in frantumi.......e il boato dei tuoni era sempre piu' insistente....
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Osservai attentamente lo studio di Diaz, vi regnava la confusione più completa e dietro una tendina vi era pure una brandina...quell'uomo trascorreva tutta la sua vita in quel posto.
Lo guardai perplessa...quindi lavorava per uno sconosciuto.."E voi? Vi fidate a lavorare per una persona che nemmeno conoscete e forse ha pure dei motivi poco positivi per avervi ingaggiato?....non avete scrupoli vedo" lo osservai mentre prendevo delle carte sbadatamente sulla scrivania.."Quanto al furto al Museo Archeologico, io direi e penso...che quello che cercavano, come detto non si trovava in quel museo, e deve essere qualcosa pure di speciale e raro, quasi da tenere segreto, altrimenti ci sarebbe pure in Palazzo dei Taddei, so che hanno degli oggetti antichi della famiglia pure là"...riflettevo e guardai Daiz quasi più facendo una domanda a me stessa..."E se avesse a che fare con...la Gioia dei Taddei?". |
Il generale si mostrò visibilmente apprensivo e premuroso con me, compresi che la città non dovesse essere realmente sicura come prima di quegli avvenimenti, così lasciai che disponesse ogni cosa per il viaggio che avremmo intrapreso in macchina io ed i suoi uomini, e che prevedeva l'essere scortata fino a casa.
Non avrei voluto si osservasse a tal punto il protocollo di protezione per me, non meritavo tante attenzioni nè desideravo essere causa di tanto disturbo per loro, sentivo di sottrarre quegli uomini a doveri più importanti ed urgenti, tuttavia, non avevo mai discusso le decisioni di mio padre, così, quasi remissiva, seguii il tenente fino all'auto. Il generale mi accompagnò vicino alla portiera, scomodandosi di aprirla per me, sebbene non lo ritenessi necessario che provvedesse anche a quello. Tutto questo mi creava disagio e soggezione. Ma comprendevo che quel portamento ossequioso e galante fosse un'indole per uomini dediti alla disciplina. Prima di occupare il mio posto sul sedile posteriore lo guardai in volto. In quel frangente, quando nei suoi occhi lessi preoccupazione ed anche irrequietezza, nutrii una sensazione di freddo e desolazione, ma anche di tristezza, profonda tristezza. Guardai il cielo cupo e grigio, poi di nuovo il volto teso dell'uomo, si respirava un'aria di agitazione inconscia e di dolore, come se il Cielo stesso piangesse l'orrore di quella morte di quell' uomo tanto amato a Capomazda e patisse lo sfregio degli eventi susseguitisi. Sì, era come se il Cielo provasse lo sgomento nel quale si stava riversando la città, e lo esprimesse col suo pianto rilasciato attraverso quella fredda e scrosciante pioggia che improvvisamente prese a venire giù più abbondante. Mi congedai dal generale, lo ringraziai e lo invitai ad essere prudente, probabilmente egli, come il corpo da lui capitanato, e mio padre stesso, erano molto più candidati probabili di un'eventuale minaccia di quanto non lo fossi io stessa, pur figlia di un militare, nell'attraversare la città in quel tempo infausto. L'auto fu avviata. Partimmo. Il tenente guidava con prudenza e morbidezza, tuttavia più volte si rivolse a me, gentilmente, per domandarmi cosa mi occorresse in quella corsa verso casa, se io desiderassi che andasse più velocemente o più lentamente rispetto alla sua attuale guida, e premurandosi di non esitare ad avvertirlo se avessi desiderato fare una sosta. Con noi, seduto di fianco al posto di guida, c'era il sergente che per primo mi era venuto incontro sulla pista dell'aeroporto. Entrambi uomini silenziosi, seri, ma tanto giovani che, a guardarli, nutrii tenerezza chiedendomi se veramente avessero coscienza dei pericoli ai quali li esponeva il loro mestiere. Ma poi.. mi ritenni sciocca e ingenua, probabilmente sottovalutavo il fatto che quegli uomini avessero un coraggio tale da essere preparati a fronteggiare il pericolo e la morte stessa a viso aperto, senza remore. Lucidità.. Riflessi.. Intuizione.. E.. coraggio. Tutte cose, tra tante altre, che già apprezzavo in mio padre. ll guidatore teneva un andamento costante e regolare, e alcuno parlava, ognuno assorto nei propri pensieri. Ad un tratto il tenente sdrammatizzò quel silenzio nel quale ci eravamo calati facendomi osservare qualcosa di straordinario, una costruzione risalente all'epoca romana.. l'antico acquedotto, ci sovrastava, e attraversato di esso si apriva come un mondo fiori dal comune, custodito in uno scenario d'altri tempi.. d Si vedevano distese di campagna bellissima ed opulenta, pacata ma fervente, senza ombra di contaminazione, e sotto quella leggera nebbiolina generata dalla pioggia riversatasi sulla terra calda, appariva come il ritratto di un paesaggio fiabesco. Come avrebbe mai potuto arrendersi al terrorismo un posto così intimamente e sapientemente conservato? Il pensiero andò alle sue genti, agli abitanti di quei luoghi, ai coltivatori, possessori, amatori e protettori di quella campagna. Che occhi potessero mai avere quelle genti? Mi domandavo. Sicuramente ricchi, ricchi di tesori, e splendenti. Attraversarla all'avvicinarsi della calma della sera, quando la campagna sta per addormentarsi dolcemente sotto i fumi dei focolai che accolgono pane caldo e fragrante, mi dava la sensazione di tornare ad un passato molto lontano, fatto di antichi profumi e cavalleria.. Che meravigliosa sensazione.. subivo quel fascino delle cose di un tempo passato, e quelle cose erano lì, a portata di mano. Persino la pioggia sembrava battezzare quelle terre di una quasi completa sacralità. Abbassai a metà il finestrino per sentire gli odori risalenti dai campi e lasciare che l'aria mi accarezzasse il viso. Era un'aria fresca e frizzante, impregnata di aromi fruttati e di muschi. Terre coltivate, distese di granoturco di un brillante verde smeraldo, ulivi lucidi come giada e viti screziate di magenta .. e poi macchie di paglia ricoperte di pennellate di porpora e cardinale che affascinavano come rubini. Erano mele, mi spiegava il tenente, mele.. ripetei a me stessa.. succulenti frutti che ingolosivano gli occhi, disposti su letti dorati a maturare al sole. Colte, anch'esse, da quell'improvviso temporale di fine maggio. Credo che se avessi allungato una mano ne avrei preso una, certamente, tanto erano vicine allo stupore dei miei occhi. E quel temporale non sembrava scomporle da quell'allineamento meticolosamente disposto. Fiancheggiammo, poi, i ciliegi matur e gli albicocchi traboccanti di frutti di un campo coltivato. Ricordai in quel momento che mio padre, un tempo, mi aveva narrato che i temporali estivi scaturissero per maturare le ciliegie, e i tuoni risuonavano come campanelli per risvegliare le serpi d'acqua, annunciando loro l'arrivo della bella stagione. Sorrisi. Attraverso lo specchietto retrovisore, guardai l'uomo alla guida, colsi nei suoi occhi compiacimento del fatto che quel viaggio si stesse rivelando per me piacevole e non una preoccupazione. Ci sarebbe stato di certo tempo per le preoccupazioni. Ma lì sembravano non poter mai giungere a scalfire lo scorrere lento del tempo. L'uomo guidò per circa due ore, arrivammo alla villa che era quasi sera. La casa mi apparve subito un'abitazione accogliente e deliziosa, sembrava risalente alla fine dell '800 ma era stata adibita, abbellita e disposta come una villetta di quelle che compaiono in quei vecchi film anni '40 , dove il bianco e il nero accolgono tutte le sfumature dei colori conosciuti al mondo. Si intravedevano le tendine di pizzo uncinetto alle finestre, mentre un lussureggiante e fiorito gelsomino ricopriva in larga parte la facciata antariore ed il lato sud. Tutto era reso ancor più suggestivo da quelle ore di luce fioca che precedono il crepuscolo. Mi piaceva molto quel momento. La casa era sormontata da una mansarda dalla cui finestra si scorgeva la luce fioca di un lume. Una figura si mosse all'interno, riconobbi il profilo di mio padre. Il sergente mi aprì la portiera, la terra bagnata del sentiero sterrato emanava sentori di foglie e pacciamatura che abbondavano ai bordi, e sotto i piedi quella terra scura appariva un velluto. Le mie scarpe di vernice lucida e arrotondate sulla punta, trattenute alla caviglia da un sottile "braccialetto" a cavigliera impressero le mie orme sul fango, anche quello mi piaceva molto, mi dava l'idea di appartenere già a quel luogo. Sul retro dell'abitazione si intravedeva un abbondante frutteto, alberi variegati di frutti succosi e profumati già maturi. Oh! fu una sensazione bellissima raggiungere quel luogo a me completamente sconosciuto e sentirlo proprio come casa mia, come la mia terra. Intanto, intenta ad osservare, non mi ero accorta d'essermi incamminata verso l'ingresso sotto la pioggia, il sergente accorse subito a ripararmi, raccomandandomi più prudenza a meno che non desiderassi prendermi un malanno. Ne fui contenta. Varcammo il cancelletto di uno steccato di legno tinteggiato di bianco e verde a file alterne, rivestito di cespugli di rose, ortensie ed edere rampicanti. Ci immettemmo sul vialetto di ciottoli che separava in due il giardinetto antistante, c'erano ancora le primule e le viole favorite da quelle insoliti temperature primaverili più fresche per quella stagione, ed una camelia bianca sul pianerottolo sembrava posta lì appositamente per accogliere gli ospiti. Le luci degli interni andarono accendendosi una ad una, piano piano. Il tenente seguiva me ed il sergente. Io salii l'ultimo gradino delle scale del porticato e mio padre varcò la soglia della porta per accogliermi. Sorrisi felice e nel rivederlo. "Bentrovato, padre.." gli dissi incrociando il suo sguardo. E lui mi strinse forte nel suo abbraccio. |
Anche io sorrisi a quelle parole...
"Ah, ma lei corre un po' troppo, caro il mio eroe da romanzo... voglio dire, non mi ha ancora salvata che già pensa al passo successivo?" Lo osservai per un momento... "E tuttavia..." soggiunsi, con un vago tono divertito "Beh, non vorrei mai rischiare di privarla della sua pensione da Eroe... certo che no... e perciò... beh, diciamo che le permetterò di salvarmi, la prima volta che se ne presenterà l'occasione... è contento? Così il suo 'Comitato degli Eroi' sarà soddisfatto..." E ridendo appena tornai a guardare la strada davanti a noi. Vidi che ormai ci stavano lasciando dietro le ultime case della città e, oltrepassata una zona industriale, ci addentravamo verso la campagna... aveva detto che saremmo andati all'aeroporto, ma io non sapevo dove fosse né vedevo torri davanti a noi... l'auto continuava a sfrecciare veloce sulla striscia di asfalto... appoggiai la testa all'indietro... "Mi chiedo..." mormorai poco dopo "Qui a Capomazda siete tutti piloti così audaci o è una prerogativa di voi Eroi senza macchia, correre così?" Mi voltai a guardarlo e sorrisi... |
A quelle parole di Clio, Solder e Masan si scambiarono un rapido sguardo.
Nessuno dei due però disse niente. Seguirono così la ragazza e insieme continuarono quell'angusto cammino. “Entravamo nelle gallerie, scavate nelle viscere della terra, completamente interessate dalle sepolture” disse all'improvviso uno degli operai “e così oscure che sembrava si realizzasse il motto profetico...” “Discendano vivi nell'Inferno...” fece un altro operaio “... Salmo 54,16...” “Gli operai” mormorò Solder “sono Capomazdesi e quindi facilmente influenzabili da questo genere di atmosfere... recitano San Girolamo e un Salmo...” Masan annuì. Continuarono allora a percorrere quella galleria, mentre il rumore dell'acqua era divenuto più vicino. Ad un tratto però quel tragitto sembrò interrompersi. Si ritrovarono davanti ad un muro. “Possibile che non si vada oltre?” Stupito Masan. “Impossibile!” Avvicinandosi alla parete di roccia Solder. “Non si scava una simile galleria sotto una chiesa per niente!” “Forse era solo un nascondiglio...” mormorò Masan “... magari per fuggire dalle persecuzioni...” “Se così fosse” replicò Solder intenta a studiare quella parete “ci sarebbero graffiti ed incisioni... i Cristiani usavano farli in posti simili... un momento!” All'improvviso. “C'è qualcosa qui! Presto, una torcia!” Illuminò quel punto. “Qui non c'è più roccia, ma... ma malta! C'è della malta! Qualcuno ha bloccato il passaggio con della malta!” “Faccia vedere!” Avvicinandosi Masan. “E c'è un'iscrizione qui!” Indicò Solder. E la illuminò con la torcia: “Per me si va dove avete perduto e lasciato i sogni. Quando essi non sono più solo desideri, ma bisogni. Dai campi svolazzanti di quaglie, ai giardini di pavoni screziati. Dove ogni suo petalo premia i cuori degli uomini fra tutti privilegiati.” |
Abbassai lo sguardo, e repressi a stento un sorriso. Fui lieta che nel buio della galleria i due archeologi non potessero vedere il mio sguardo divertito.
Camminai in silenzio, ed in silenzio ascoltai le preghiere degli operai e le considerazioni di Solder e Masan. Avevo parlato abbastanza. Non avevo intenzione di scompormi maggiormente. Corrucciai lo sguardo nel vedere che la galleria arrivava ad un vicolo cieco. Non mi stupii quando trovarono la malta, Solder aveva ragione, non si scava una galleria per niente. Mi avvicinai all'iscrizione illuminata dalla luce della torcia. Il Giardino.. il Fiore.. Tutto in quella chiesa sembrava esservi legato. Stavolta, però, mi guardai dal comunicare il mio entusiasmo. Mi allontanai dall'iscrizione ed osservai meglio la porta chiusa dalla malta. Non sembrava poi così resistente. Restai ferma, sfiorando la parete con il palmo della mano, delicatamente, e mi misi a pensare. Perchè avete chiuso questo passaggio? Per non entrare? Per proteggere il contenuto dai profanatori? Perchè solo la malta, allora.. perchè non usare qualcosa di più duraturo? Dove conduci, dove ci porterai? Mi voltai verso Masan e Solder. "Beh, dobbiamo riuscire ad aprirci un passaggio.." dissi soltanto calma e sicura "..non siamo certo arrivati fin qui per poi fermarci!". Non avrei fatto nuovamente l'errore di condividere le mie considerazioni, almeno finchè non avessi compreso appieno che cosa mi stavano tenendo nascosto quei due. |
“Marmellata di ciliege per me...” disse Gem a quelle parole di Elisabeth, mentre cercava di fare restare l'aereo in rotta, nonostante la forza del vento e della pioggia.
Ad un tratto però la velocità aumentò di colpo. Aumentava sempre di più, con un sibilo che invase in un momento tutti loro. Un sibilo insopportabile. “Cosa accade?” Gridò Streinz, rompendo finalmente il silenzio in cui si era chiuso. “Stiamo precipitando...” rispose Gem, cercando di non perdere la testa. “Moriremo tutti!” Urlò Ingrid. “Restate ai vostri posti!” Ordinò il pilota ai tre passeggeri. “Non muovetevi per nessun motivo!” Intanto il piper scendeva in picchiata senza più freni. Sempre più veloce. “Non riusciremo ad atterrare!” Fuori di sé Ingrid. “Ci schianteremo al suolo!” Gem non rispose nulla, sempre con gli occhi fissi sulla strumentazione di bordo. “E' la fine!” Gridò ancora la svedese. Le sue mani erano strette a quelle di Elisabeth. Il sibilo si fece più forte ed assordante. Poi un boato e l'aereo che sussultò fortissimo. “Raccontaci una storia, dottoressa...” fece uno dei bambini ad Elisabeth. “Si, una bella storia.” Un altro bambino. “Con un eroe che vince il cattivo e sposa la bella.” “Dottoressa...” arrivando una delle suore dell'ospedale “... avete visto? Bisogna mettere fiori nuovi davanti alla statua della Madonna... quelli vecchi sono tutti seccati... ho chiesto ad uno degli inservienti di cambiarli... ha detto che avrebbe preso dei bellissimi bucaneve... nel linguaggio dei fiori indicano consolazione ma anche speranza...” sorrise “... così, chi pregherà nella cappella avrà fiducia...” Elisabeth aprì pian piano gli occhi. Dopo qualche istante cominciò a guardarsi intorno. Era una stanza con pareti e mobili di legno. E vi era acceso un camino. Ma non vi erano altre persone con lei in quella stanza. |
La villa accolse così Chantal.
Come se fosse il cancello d'ingresso di un mondo fatto di profumi, colori e forme giunte da un tempo lontano. Il tragitto si era mostrato alla ragazza traboccante di fiori e di piante, di frutti e di odori. E tutte queste cose si erano mutate in sensazioni ed emozioni a contatto con i sensi di Chantal, facendola sentire come parte di quello scenario. Ma l'emozione più viva e più forte fu quando la ragazza riabbracciò suo padre. Poche parole e dolci carezze ebbe lui per sua figlia. I due cenarono nel grande salone, dove un mobilio di gusto antico ne abbelliva il raffinato ambiente. Ma più del mobilio erano due grossi ritratti alla parete, uno accanto all'altro, a rendere particolare quella sala. Erano raffigurati un uomo ed una donna. Entrambi indossavano abiti sfarzosi. La differenza stava in ciò che appariva alle spalle dell'uomo e della donna dei ritratti. Una campagna simile a quella vista da Chantal nel raggiungere la villa, alle spalle dell'uomo e uno scenario invece fatto di colline e cipressi abbelliva ciò che veniva mostrato dietro alla donna. “Questa villa” disse il padre a Chantal “era uno dei soggiorni itineranti dell'Arciduca, durante le sue visite al re. Capitava che il viaggio dalla capitale lo portasse a sostare in alcune sue dimore lungo la strada e questa villa era una di esse.” Cenarono così, per poi prendere del tè nel pronao laterale. “La servitù è gente fidata. Vedrai che ti troverai bene. Ho già fatto preparare la tua stanza al piano superiore. Sono certo che la troverai accogliente. Immagino sarai stanca per il viaggio. Va a riposare. Io ho da sbrigare alcune cose, poi anche io mi ritirerò. Domattina faremo colazione insieme ed avremo un po' di tempo per noi due.” La baciò sulla fronte e si chiuse nello studio. Una cameriera accompagnò Chantal nella sua stanza. “Domattina” disse alla ragazza “verrò a svegliarla verso le nove, come ha disposto suo padre. Così farete colazione insieme. Il mio nome è Matilde. Se vi occorre qualcosa basterà suonare il campanello che si trova accanto al suo letto. Le auguro una buona notte.” E andò via. La notte trascorse serena e silenziosa. L'indomani, all'ora stabilita, Matilde bussò alla porta di Chantal. |
“Beh...” disse Daiz ad Altea “... in verità mi interessano poco le intenzioni del mio sconosciuto cliente... mi ha pagato in anticipo e profumatamente. E so che a lavoro ultimato avrò la medesima cifra. Quindi, come vede, il mio unico scopo è scoprire ciò per cui sono stato pagato.” Si lasciò cadere svogliatamente sulla sedia dietro la sua scrivania. “La Gioia dei Taddei...” ripetè “... intende la maledizione, vero?” Fissando la ragazza. “In verità capisco poco di queste cose io... e anche per questo ho chiesto aiuto a lei, visto che è una studentessa di storia... in cosa consiste precisamente questa maledizione? E in che modo secondo la leggenda colpisce i Taddei? Voglio dire... ha segni distintivi? Riconoscibili? Le dirò ciò che penso...” accendendosi una sigaretta e porgendo il pacchetto ad Altea “... potrebbe esserci un pazzo in giro, un maniaco, imbevuto di cavolate varie su leggende antiche... e questo, dato il cervello ormai andato, potrebbe aver spinto quel folle ad uccidere Robert de' Taddei... ipotesi tutt'altro che fantasiosa, non trova, bellezza?” E le fece l'occhiolino.
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Solder fissò Clio ed annuì.
Ma Masan, prima che la donna dicesse qualcosa, studiò ancora una volta quel passaggio bloccato dalla malta e la sua misteriosa iscrizione. “Queste parole” disse “mi fanno pensare ai versi della Commedia di Dante, dove a parlare è la stessa Porta dell'Inferno al Sommo Poeta... e anche questa iscrizione pare avvertirci della sua funzione... non so, ma mi sembrano le parole di una porta...” “Una porta per dove?” Chiese Solder. “Non lo so...” scuotendo il capo Masan. “Ha ragione la dottoressa!” Esclamò Solder ed indicando Clio. “Dobbiamo rompere la malta e vedere cosa c'è dietro!” “Forse ciò che nasconde” fece Masan “è racchiuso in queste parole... quaglie e pavoni... uccelli di terra e uccelli d'aria... quali terre descrivono?” Pensieroso. “Abbiamo solo un modo per saperlo!” Decisa Solder. “Voi, rompete la malta!” Ordinò agli operai. Quelli allora con dei picconi cominciarono a rompere ciò che bloccava il passaggio. E quando la malta fu distrutta, subito si alzò uno strato di polvere. E quando quello si dissipò, apparve una lunga e buia galleria oltre quel passaggio liberato. http://digilander.libero.it/denti56/...e/Cunicolo.JPG |
“Ovviamente” disse Guisgard a Talia “è una prerogativa di noi eroi.” La fissò e sorrise. “In verità pensavo già di doverla salvare subito da qualcosa... magari da ciò cui sta fuggendo ora... non so, ma ho idea che lei stia scappando da qualcosa... magari creditori, o spasimanti troppo insistenti... o forse, chissà, da una vita poco appagante...” inserì la marcia successiva e l'auto, ormai fuori dal centro abitato, sfrecciò ancora più velocemente sulla strada “... piccolo cambiamento di programma... dal dossier preparato da Kuon su quei piloti mercenari, ho visto che ci sarà più comodo raggiungere il territorio di Sant'Agata di Gothia, da cui poi risaliremo con un aereo le pendici del Taburn. In breve, così, saremo nel quartier generale dei Falchi. Naturalmente, essendo zone di confine, non ci saranno molti comfort. Noleggeremo quindi un aereo privato per raggiungere il covo di quei militari. Ah, dimenticavo... meglio viaggiare in incognito, visto che laggiù i ricchi turisti non godono di molta protezione... magari potremmo dire di essere una coppia in viaggio per cure termali o per respirare un po' d'aria pulita di montagna... oppure dire che siamo in viaggio per risolvere la nostra crisi coniugale... così non sarà obbligata ad essere carina ed affettuosa con suo marito... ho pensato a tutto, vero?” Rise di gusto.
Accese lo stereo e cominciò a canticchiare la vecchia canzona che la radio mandava. http://www.youtube.com/watch?v=qjppwVyoQww |
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