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“Ehm... maestà...” disse perplesso Zoren.
“Maestà?” Ripetè l'uomo. “Ragazzo mio, sei davanti al tuo Augusto imperatore. Il tuo Cesare. Il paganesimo ha fatto il suo tempo e nessuno mi divinizzerà come avveniva un tempo con i miei predecessori, ma ricorda che sei davanti al padrone del mondo. Sono Costantino il Grande, imperatore di Roma e Pontefice Massimo. E non certo uno dei tanti reucci ellenistici disseminati fra l'Epiro, la Macedonia e l'Oriente.” “Si, certo...” mormorò il mago “... domando perdono...” guardando poi Gwen. “Ma perdonerò i tuoi modi plebei.” Annuì l'uomo. “Dopotutto la vittoria su Massenzio mi ha messo di buon umore.” Sorridendo. “Di fatto ho unificato la parte occidentale dell'impero con quella orientale.” Con aria soddisfatta. |
Trattenni a stento una risata divertita alla risposta di Zoren guardandolo divertita quando si voltò verso di me.
"Beh non c'è che dire, siete destinato a grandi cose" con un cenno del capo, reggendogli il gioco con un'espressione divertita "Ci scuserete se andiamo via, ma sapete, dobbiamo discutere riguardo le sorti del cantiere, sono sicura che comprendete...'' all'uomo, per poi guardare Zoren, stringendo la sua mano. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Lanciai un'occhiata carica di disprezzo ad Affon.
"Voi pure!" secca. "C'ero io al fianco di Anione fino alla fine, io vi ho aspettato ogni giorno, finché non sono partita per cercarvi... avete condannato Capmazda e avete anche il coraggio di dire che vi appartiene!" scuotendo la testa. Ma per favore! Poi ascoltai Guisgard, e la cosa diventava sempre più assurda. "Tralasciando il fatto che di una cosa del genere sarei stata informata, mi state dicendo che Anione de Taddei sarebbe andato contro le leggi del cielo creando una creatura in laboratorio?" alzando gli occhi al cielo "Probabilmente abbiamo conosciuto due diverse persone!" scuotendo la testa. Ah, già, dimenticavo, io l'ho conosciuto.. tu no! Cominciavo veramente a perdere la pazienza. La disciplina mi imponeva di restare ferma, ma la parte più viscerale del mio animo invece fremeva perché sguainassi la spada e tappassi quelle bocce una volta per tutte. Chiunque fossero. Presi un profondo respiro, continuando a tenere la mano di Icarius nella mia. Quella storia infondo poteva anche avere senso. Ma non come l'aveva raccontata. Lui era il fakera, non Icarius. Lui doveva andare sul trono, farsi vedere dalla Gioia, farsi ammazzare, così Icarius sarebbe vissuto felice e sereno nella brughiera. Se solo non avesse mai saputo la verità. Se solo io non fossi mai andata da lui. E in quel momento desiderai non averlo fatto. Perdonami, ti prego.. "Chi mi garantisce che non siete voi il sosia?" guardando Guisgard. "Dopotutto avrebbe senso, no? Così avrebbe senso, voi siete stato istruito per prendere il posto a Capomazda, così la Gioia vi vede, voi vi sposate, e la bestia sorge dalla brughiera per ammazzarvi, come con tutti gli altri.. e il nipote prediletto di Anione vive spensierato nella brughiera.. ignaro delle sue origini, e sconosciuto alla Gioia.." guardando Guisgard. "Ditemi che non è questo il piano, anche se voi ovviamente lo pensate a parti invertite, naturalmente..." sostenendo lo sguardo di Guisgard. "Sentiamo, che dovrebbe fare per proteggervi?" tenendo sempre stretta la mano di Icarius. |
“Si, andate.” Disse annuendo l'uomo a Gwen. “E riferite al Senato che Roma ed il mondo intero sono miei. So dunque come comportarmi.” Tirò fuori una trombetta e cominciò a suonare in modo assordante, per poi tornare al pianoterra.
“Sarà meglio tornare in camera, Gwen...” ridendo Zoren alla ragazza. |
“Ora basta.” Disse Affon a Clio. “Potrei farvi giustiziare adesso stesso.”
“Aspettate...” Guisgard all'uomo “... io sono il vero nipote del duca...” a Clio “... altro non conta. Potrei farvi torturare entrambi e poi mettervi a morte. Dopotutto siete una traditrice ed un fantoccio. Ma vi voglio al mio fianco. Se eravate fedele a mio zio come dite, allora onorate la sua memoria e battetevi per me. Per Guisgard de'Taddei.” “Io non sono un fantoccio...” con rabbia Icarius “... non chiamarmi così... mai più!” E tentò di aggredire il presunto duca. Ma subito due degli uomini presenti lo bloccarono, per poi colpirlo più volte. Altri due subito puntarono le pistole contro Clio, per scongiurare una sua possibile reazione. “Va bene così...” Guisgard fermando i suoi uomini che colpivano Icarius “... portatelo in cella, così che potrà sbollire la rabbia.” E lo portarono via. |
Quella campanella.
Allora lui strinse a sé Altea, al suo petto nudo e robusto, per proteggerla e coprirla. “Cercano te...” disse lui pianissimo, con la voce ancora intrisa dal desiderio di poco prima “... è quasi l'alba, bisogna dipingere il quadro... va, Altea... e torna da me stanotte... ti aspetterò qui... forse senza più il bene dell'intelletto, visto che lo porterai via con te...” fissandola nei suoi occhi verdi. |
Quell'uscita di scena così comicamente trionfale provocò le nostre risate, che continuarono fin quando raggiungemmo la nostra camera.
"Che tipo..." con un sospiro, mentre scuotevo la testa ancora divertita, indossando di nuovo la camicia da notte. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Una traditrice, adesso ero una traditrice.
Ci mancava solo quello! Alzai gli occhi al cielo. Poi quelle parole, e Icarius si ribellò, e come potevo biasimarlo. Ma subito lo fermarono e lo picchiarono. Di nuovo. "Basta!" urlai, ma non potei fare altro, perché puntarono delle pistole contro di me. Guardai Guisgard intensamente. Stavo per rispondergli a muso duro, ma poi pensai che Icarius era in quella cella, e io dovevo tirarlo fuori di lì. Forse dovevo cambiare strategia, dovevo salvarci e poi ci saremmo lasciati tutta quella assurda storia alle spalle. "Che volete fargli?" chiesi soltanto. |
Sebbene insolito per me accettai di buon grado di assistere alla messa, così finalmente avrei visto la gente.
Arrivano a seguito di uno strano rumore ma forse era solo una mia immaginazione. " É meglio prendere posto" bisbigliai ad Ehiss dopo aver ringraziato l'uomo per le sue spiegazioni. |
Dovetti staccarmi dalla sua forte e rassicurante presa, mentre mi accarezzava e ricopriva con delicatezza.
"Il quadro.."bisbigliai "che modo strano di chiamarmi, con la campanella.." lo guardai nei suoi neri occhi e pensai perchè lui stesse li, forse gli era vietato uscire..un ultimo bacio e mi staccai da lui per uscire, prima qualcuno si accorgesse di ciò che era accaduto. Mi incamminai per la scala, tra quei corridoi desolati, e mi ritrovai sconsolata, persa..la stessa sensazione di solitudine e tristezza mi pervase come quando scesi dalla carrozza. Fui sul punto di pensare che lui..Andros...fosse stata una visione, un sogno di questo enigmatico castello. Tremai...forse era davvero un inganno, mi sentivo offuscata e confusa, respirai per tranquillizzarmi e presi la strada della mia camera ma chiamai il pittore sperando di avere risposta.."Tintus, dove siete?". |
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