Camelot, la patria della cavalleria

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Melisendra 16-06-2011 21.02.47

Dopo aver fatto una sorta di lavata di capo agli spiriti per il loro comportamento inappropriato e dispettoso, mi incamminai di corsa verso la caserma.
Cercai dappertutto il Capitano Monteguard e lo trovai intento a ispezionare i suoi cadetti.
"Buona giornata, Capitano! Ho delle notizie che potrebbero interessarvi... ho trovato il nostro uomo."
La brezza mattutina fece sventolare i gonfaloni lì riuniti nel cortile e agitò le mie gonne. In mano tenevo ancora quel nocciolo di albicocca.

Guisgard 17-06-2011 00.43.20

Monteguard salutò Melisendra e la invitò ad entrare nella sua anticamera, dove solitamente riceveva i suoi cavalieri e discuteva di questioni più o meno importanti.
“E così siete riuscita nella caccia…” disse il capitano una volta che i due restarono da soli “… mi congratulo, milady… e ditemi, chi è il nostro uomo? Immagino sia uno dei miei cavalieri, vista l’abilità dimostrata…”

Guisgard 17-06-2011 01.07.07

La voce di Dafne, accompagnata dal suo delicato respiro, accarezzò l’orecchio ed il volto di Pasuan.
“Ovviamente” disse il cavaliere “spero non si arrivi ad usare le armi, anche perché non siamo nelle condizioni migliori per poterlo fare…”
Strinse le redini del suo cavallo e con le braccia racchiuse la ragazza, che stava seduta sulla sella davanti a lui, in un abbraccio protettivo.
“Però è giusto parlarne, così da non trovarci del tutto impreparati davanti a tale circostanza…” continuò “… ascoltami, Dafne, qualora io fossi costretto a combattere tu seguirai alla lettera queste mie indicazioni… per prima cosa ti allontanerai dal luogo dello scontro e con la voce mi guiderai circa la posizione del nemico, asseconda se mi sarà davanti, di fianco o alle spalle… ricorda sempre queste mie parole, Dafne…”
Giunsero così presso la cappellina.
Attesero allora la dama all’ombra di quella cappellina.
Le vecchie murature erano ricoperte da rampicanti, mentre gli alberi che la circondavano l’avevano racchiusa, intrecciando fra loro i rami, in una sorta di gabbia verdeggiante.
“Dafne…” sussurrò all’improvviso Pasuan “… mi descrivi questo luogo? Sento una gradevole brezza che mi accarezza i capelli ed il viso… e sento questa brezza scuotere con delicatezza le foglie degli alberi…” accennò un sospiro, quasi a voler far sua l’atmosfera di quell’angolo di bosco “… e, ti prego…” aggiunse “… mi descrivi anche come sei vestita tu? Per favore…”
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Guisgard 17-06-2011 02.10.49

“La felicità…” disse Layla a Talia “… che cos’è la felicità, milady? Cosa provoca la felicità? Dove si trova la felicità?” Con un deciso movimento del capo spinse via i capelli che il vento le aveva portato sul viso. “Io qui ho tutto, vedete?” Indicando il palazzo ed il verziere. “Ho servi, familiari ed amici che allietano le mie giornate. Conosco la letteratura, l’arte, la musica e da esse traggo diletto e conoscenza per rinvigorire il mio spirito. Posseggo i migliori cavalli del mondo per le mie cavalcate in queste terre. Amo viaggiare e ho visto posti incantevoli, meravigliosi, tanto da volerli poi ricreare in questa mia dimora. Cercate, milady!” Esclamò. “Cercate e troverete gli infiniti e favolosi aspetti che animano il mondo, perfettamente riprodotti in questo palazzo… scrigni di Francia, porcellane dal Giappone, tappeti persiani, sete dal Catai, cristalli da Venezia, Icone da Bisanzio… e guardate il mio giardino… esso racchiude i canoni di bellezza e perfezione di ogni civiltà conosciuta… neanche la mitica Babilonia potrebbe gareggiare con gli artifici floreali dei miei giardinieri.”
La fissò con un sorriso compiaciuto.
“E ditemi… non barattereste qualsiasi cosa per vivere in un tale sogno? Davvero l’amore può riempire un’intera vita annullando tutto il resto? Io non ci credo e la gioia che mi circonda ne è la testimonianza.”
Si voltò poi verso quelle lance ed un’ombra scese sul suo volto.
“La Dolorosa Costumanza? Mi chiedete cosa sia?” Sospirò. “Essa può essere tante cose… qualsiasi cosa segua un suo meccanico, costante ed inesorabile corso… qualsiasi cosa che si protenda oltre il giorno e la notte, oltre i sogni e la realtà, oltre la virtù ed il peccato, oltre il tempo… ed oltre la vita…” i suoi occhi apparvero per un attimo sbiaditi ed indefiniti, senza più quella superba ed altera sicurezza in se stessa “… la Dolorosa Costumanza può essere un lutto indelebile, un morbo incurabile, un’eterna malinconia, un pianto ininterrotto… un instancabile rituale fatto di timori, debolezze e rimorsi da compiere per tener a bada, illudendoci, le nostre paure più grandi ed oscure… la Dolorosa Costumanza può essere il passato, ricolmo, come uno scrigno, di rimpianti che assumono poi l’immagine di terribili fantasmi, o di invincibili demoni… ma la Dolorosa Costumanza può essere anche l’attesa… l’attesa della Gioia… un’attesa logorante e straziante, capace di durare anche un’intera vita senza vedere mai una fine… avete mai atteso qualcuno contro ogni regola e dogma del tempo e dello spazio, milady? E’ doloroso, credetemi… e può divenire un’ossessione… un’attesa fatta di piccole ritualità, forse senza valore, ma capaci, presto o tardi, di prendere possesso della nostra vita… ed allora si diventa una marionetta che agisce senza volontà, se non quella di seguire una consuetudine, un’usanza… un inesorabile e dolorosa costumanza…”
Poi le risate dei fanciulli che giocavano con i cani e il suono dei flauti dei musici destarono Layla dal cupo incanto in cui sembrava essere caduta.
“L’aria comincia ad essere fresca…” disse “… meglio rientrare…”

Guisgard 17-06-2011 02.35.10

Cavaliere25 stava riposando tranquillamente, quando qualcuno lo svegliò di colpo.
“Non c’è tempo per dormire, ragazzo!” Disse Finiwell scuotendolo con vigore. “Il capitano Monteguard ha convocato tutti i cavalieri e i cadetti in vista dell’imminente battaglia. Forza, vestiti e seguimi nel cortile.”
Nel cortile c’era la grande adunata.
Tutti si misero in fila, in attesa degli ordini.
“Cavalieri, cadetti…” parlò loro August “… ormai il momento tanto atteso è giunto… tra poco potrete mostrare il vostro valore… da noi dipende la sopravvivenza di Capomazda… il nostro nemico è forte, esperto, deciso e malvagio… non si fermerà fino a quando l’ultimo dei nostri ideali non sarà nel fango… questa non è solo una guerra per difendere città e terre… no, c’è molto di più in ballo… ci sono dei valori, dei principi, delle leggi superiori a qualsiasi codice esistente… noi oggi non difendiamo solo i colori di Capomazda… noi oggi difendiamo la verità, la libertà e la Fede… come l’Arcangelo Michele insieme agli altri Angeli giusti scacciò Lucifero e i suoi, fermando la loro folle scalata al Cielo, così noi oggi siamo chiamati a difendere tutto ciò che è giusto, sacro ed eterno… oggi Capomazda, per un giorno, sarà la vostra Gerusalemme… siete pronti, fratelli?” Gridò August fissando i suoi uomini e tutti risposero con lo stesso ardore.

Morrigan 17-06-2011 03.30.20

Morrigan lo fissò con attenzione mentre le parlava. Ravus non aveva tradito alcuna emozione. E l'assenza, pensò lei, talvolta è la migliore prova di una presenza...
Sarebbe andata avanti.
Nel suo cuore invocò Rasyel, affinchè il suo spirito non l'abbandonasse... la chiamò, la chiamò oltre il tempo e lo spazio, oltre la vita e la morte, oltre l'odio e l'amore... siamo donne tutte e due... e sebbene ella non avesse ancora incontrato un amore come quello di Rasyel, e sebbene non fosse madre, tuttavia era stata figlia... anche lei figlia di un dolore... Rasyel... Rasyel!

"Conosco perfettamente i Comandamenti" rispose "e comprendo bene le vostre parole, e proprio per questo mi occorre il vostro consiglio!"

Esitò un istante. La sua mente andò a cercare la traccia esatta delle parole che aveva letto insieme a Guisgard. Voleva riuscire a ricordarle alla perfezione, per riuscire meglio nel suo inganno.

"Perchè, vedete... in questa storia c'è in ballo qualcosa di grosso, padre! Vi ho già detto di come quest'uomo sia molto influente, e... voi di certo sapete bene che un bambino illegittimo è una sciagura in tempi difficili come questi!"

Tacque, mentre i suoi occhi andavano a fissarsi sul viso del religioso. Stava immobile, a testa alta, al centro della stanza, come se con le sue parole volesse sfidare il mondo. Tra le dita stringeva il suo ciondolo, mentre la sua mente era in quell'attimo totalmente conquistata dal suo obiettivo.

Guisgard 17-06-2011 03.53.41

Ravus fissò Morrigan quasi turbato.
“Un uomo influente? E chi sarebbe, milady? E’ forse di queste terre? E’ uno dei baroni dell’Arciduca? Oppure è di un altro ducato? Rispondetemi…” disse, chiudendo di colpo il libro che aveva preso precedentemente sul scrittoio.
Si alzò e cominciò a passeggiare per la stanza.
“Milady, sapete bene che viviamo in tempi difficili…” continuò “… lo stesso futuro del ducato è in pericolo… ora, in Nome del Cielo, raccontatemi tutto… tutto, milady…”

Morrigan 17-06-2011 04.09.14

Morrigan quasi lottò contro se stessa per non mostrarsi soddisfatta. L'imperturbabilità di Ravus si era rotta, e lui cominciava a sembrare molto scosso dalle sue parole. La ragazza lo fissò guardinga, come se dovesse proteggersi.

"No, io..." balbettò "Non posso. Non so nè di chi io possa davvero fidarmi in questo luogo, nè cosa potrebbe mai accadermi se tale segreto fosse conosciuto... potrebbero scacciarmi, potrebbero separarmi dal mio bambino... forse potrebbero anche ideare qualcosa di peggio..."

Si avvicinò a Ravus. Gli strinse la mano con forza, febbrile, mentre con l'altra continuava a carezzare il suo ciondolo come se volesse levigare quella già perfetta madreperla.

"... ditemi, voi che cosa fareste in un simile frangente?"

Domandando questo lo fissò, occhi negli occhi, per non perdere nessuna sfumatura, mentre il suo cuore, cullato dall'incantesimo che ripeteva nella propria mente, non faceva che invocare un nome... Rasyel... Rasyel... fammi vedere cos'è accaduto!

Melisendra 17-06-2011 04.24.14

Sorrisi.
"E' uno straniero." Girai intorno a una sedia. "Avete pensato alla richiesta del Cavaliere del Gufo? Il Duca l'accetterà?"
Ero indecisa se fare quel nome.
"Purtroppo, invece, non ho ancora idea di chi sia il traditore che cerchiamo e dove si nasconda. Solo solo che è molto adirato in questo momento. E che mi ha osservata da quando ho rimesso piede in città."
Inaspettatamente risi.
"Tutta questa attenzione che mi presta potrebbe quasi essere lusinghiera..."
Osservai Monteguard, in attesa di una sua reazione.

Guisgard 17-06-2011 04.35.28

Monteguard ascoltò con attenzione ogni parola di Melisendra.
“L’arciduca al momento non è qui a Capomazda…” disse “… ma dubito che possa accettare un simile scambio… la vita di un uomo per l’intero ducato…” restò pensieroso “… forse tempo fa avrebbe accettato… ma oggi non so… lord Icarius è molto cambiato dopo l’incidente al Lagno… immagino che questa decisione, se sua signoria non dovesse ritornare in tempo, spetterà ad Izar…”
Si alzò con insofferenza.
“Il traditore vi osserva?” Chiese. “Credo che ci stia osservando tutti! Ed a questo punto, da come lo dipingete, molto probabilmente sa che stiamo cercando il misterioso assassino della donna fedele al Gufo…” la fissò “… chi è il misterioso cavaliere che ha ucciso quella donna, milady? Ditemi il nome…” mentre Melisendra stringeva in una mano il nocciolo di albicocca.

Melisendra 17-06-2011 04.44.26

"Non conosco i dettagli su come sia potuto accadere, ma so che è stato lui... il suo nome è Guisgard. Siamo giunti a Capomazda il medesimo giorno. Vi ricordate di lui, immagino."
Giocherellai con il nocciolo, un po' pensierosa.
"Dovete tenerlo d'occhio." Suggerii.
"Questo mi ricorda che mi avevate promesso una scorta... assegnatemi quell'uomo. Potete?"

Guisgard 17-06-2011 04.51.43

Monteguard restò un momento a riflettere.
“Ho un vago ricordo di un cavaliere sconosciuto giunto qui lo stesso giorno del vostro arrivo. Con voi c’erano anche l’abate Ravus ed un’altra dama… lady Morrigan, mi sembra di ricordare…”
Si massaggiò nervosamente la guancia.
“Dunque non è uno dei nostri…” continuò “… siete certa di volere lui come scorta? Potrebbe non bastare per proteggervi dal misterioso traditore… ma poi…” mormorò “… bisognerà convincere quel cavaliere a farvi da guardia del corpo… non essendo direttamente sotto la mia autorità, in teoria, potrebbe anche rifiutarsi…”

Melisendra 17-06-2011 05.11.03

"Naturalmente... ma voi potete addurre come scusa il fatto che tutti i vostri uomini sono impegnati nella difesa della città..."
Improvvisamente una specie di morsa mi strinse all'altezza della gola.
Mi mancò il respiro. Cosa a cui decisamente non ero avvezza.
Portai la mano alla gola. Quella sensazione passò rapidamente.
Non seppi spiegarmi quale potesse esserne la causa.
"Se mi cercate, mi troverete nella biblioteca del palazzo..."
Mi inchinai e rapidamente uscii di lì.

Guisgard 17-06-2011 05.23.29

Monteguard salutò Melisendra e poi subito fece chiamare uno dei suoi.
“Va in cerca di un certo Guisgard…” disse “… è un cavaliere e dovresti cercarlo tra la cittadella ed il borgo… quando l’avrai trovato conducilo subito a me.”
“Si, capitano!” Ed uscì.
Monteguard allora si avvicinò ad una delle finestre e restò a guardare i suoi uomini radunati, mentre August impartiva loro gli ordini.
“Chi sarà questa misteriosa e fantomatica spia?” Si chiedeva. “E soprattutto… come è penetrata a Capomazda?”
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Melisendra 17-06-2011 05.38.33

Quasi mi persi nei lunghi corridoi del palazzo, nel tentativo di trovare la biblioteca.
Un'altra celebre gemma di cui poteva fregiarsi il ducato era proprio la quantità di codici e manoscritti che aveva raccolto e conservato. Un'incredibile e variegata concentrazione di antichi testi.
Finalmente trovai la sala giusta.
Nessuno mi fermò dall'accedere agli scaffali.
Non sapevo con precisione cosa stavo cercando, ma da subito sospettai che non fosse il luogo giusto, che mi fossi sbagliata. Gli scaffali traboccavano di testi sacri e trattati teologici. Provai a cercare altrove. Erbari e testi filosofici. Retorica e grammatica.
Scostai qualche pergamena, ma tutto ciò che trovai non si accostava minimamente ai miei interessi.
MI lasciai andare su una poltroncina. Erano ore che sfogliavo testi.
Cosa pensavo? Che a Capomazda conservassero i testi oscuri che avevo studiato nella biblioteca del mio signore? Che preservassero su pergamene il ricordo di antichi riti? Sciocchezze... se non Ravus, in molti prima di lui si erano certamente premurati di far scomparire quei testi dalla loro timorata città.
Mi doleva la testa.
La consapevolezza che non avevo strumenti da usare come difesa che non fossero quegli spiriti indisciplinati me la fece dolere ancora di più.

Guisgard 17-06-2011 05.58.42

Nella biblioteca vi erano diversi ritratti, perlopiù di chierici e nobili esponenti del casato.
E proprio sotto uno di questi ritratti, in cui era raffigurato un giovanissimo Rauger, Melisendra notò, quasi casualmente, una piccola credenza chiuda a chiave.
Su una delle porte serrate vi era impresso il disegno di una spada.
E quando Melisendra lo vide, avvertì un sensibile aumento del suo mal di testa.

“Zio…” disse il piccolo Icarius “… quando potrò vederla?”
“Dopo Pentecoste.” Rispose Rauger.
“Sapete… stanotte credo di averla sognata…”
Rauger si voltò a fissarlo.
“Era luminosa ed avvolta da nuvole…” continuò il fanciullo “… inizialmente credevo stesse volando… ma poi mi sono accorto che precipitava invece… e terminò la sua corsa sulle murature della torre più alta di questo palazzo…”
“Sai che quella spada non è un’arma comune, vero?”
“Si, zio…” annuì Icarius.
“E sai che chi impugna quella spada senza avere Fede è destinato alla sconfitta?”
“Si, lo so…” rispose “… non vedo l’ora che arrivi Pentecoste, così potrò vedere Parusia…”

Quella visione, improvvisa ed enigmatica, attraversò la mente di Melisendra, per poi svanire nel nulla, lasciando solo un eco inquieto.
I rumori della servitù nei corridoi destò Melisendra da tutto ciò.

Guisgard 17-06-2011 06.08.28

Ravus cominciò a mostrare insofferenza.
“Temete che io possa tradire il vostro segreto? Ciò è impossibile, milady!” Disse il chierico a Morrigan. “Tuttavia, se temete questo, allora confessatevi!” Esclamò. “Fatelo ed avrete il segreto confessionale ad ammansire i vostri timori nei miei confronti!”

La carrozza correva rapida attraverso il bosco.
La strada era incerta e resa viscida dalla pioggia.
“Presto, presto!” Urlava Rasyel al cocchiere.
Questi frustava a sangue i cavalli in quella disperata corsa.
Poi, finalmente qualcosa apparve lungo la strada: era una locanda e ad attendere la carrozza vi erano un uomo ed una donna.
I loro nomi erano Mamian ed Esetien.

“Ecco, inginocchiatevi qui, milady.” Disse Ravus, destandola da quella visione.

Melisendra 17-06-2011 06.18.08

Una spada? Caduta dal cielo?, mi domandai, massaggiandomi le tempie.
Presi un libro che descriveva l'uso officinale di certe erbe velenose e lo sfogliai un po' svogliatamente.
Il mio sguardo tornò sulla raffigurazione di quella spada.
Sembrava richiamare l'attenzione.
Chiusi il volume che avevo in mano e lo riposi al suo posto. Non avrei trovato nessuna soluzione ai miei problemi in una tisana calmante.
Mi avvicinai a quella credenza e provai ad aprirla.
Era chiusa.
Attesi che la servitù se ne fosse andata e riprovai ad aprirla. Estrassi dal borsello uno spillone per capelli e cercai di far scattare la serratura.

Guisgard 17-06-2011 06.28.48

La serratura, neanche troppo resistente, scattò e la porticina della credenza si aprì verso Melisendra.
Al suo interno vi erano diversi volumi, molti dei quali illustrati con pregevoli raffigurazioni dallo stile latinizzante.
E subito uno di quei libri attrasse l’attenzione della ragazza.
Sulla copertina vi era disegnata la stessa spada incisa sulla credenza.
E vi era un nome, inequivocabile: Parusia, la spada dei Taddei.
Ma aperta la prima pagina di quel libro un’inquietante immagine si mostrò a Melisendra.

Uriel correva verso di lei con le mani insanguinate.
Piangeva e si contorceva per la paura.
E quando raggiunse sua madre quel sangue sulle sue mani, da rosso vivissimo, divenne nero e denso.

Istintivamente Melisendra chiuse di colpo il libro e la visione svanì.
“Ti stavo aspettando, mia adorata…” disse improvvisamente una voce alle sue spalle “… ora ci ricongiungeremo e resteremo insieme per sempre…”
E la delirante risata dell’oscuro signore echeggiò nella biblioteca e poi in tutto il palazzo ducale.

Talia 17-06-2011 11.57.18

Le sorrisi.
“Mia signora...” dissi gentilmente “Voi confondete l’agiatezza con la felicità. Confondete la gioia con il piacere, il lusso, l’opulenza... Vedete, io ho vissuto in una corte per tutta la vita: niente mi mancava a Sygma, niente mi veniva negato, potevo fare ciò che volevo e avere ciò che desideravo. Quasi lo stesso è stato a Capomazda. Eppure, milady, i momenti di maggiore felicità li ho forse conosciuti in un umile borgo perso in mezzo alla brughiera...”
Sospirai e sollevai gli occhi al cielo terso, notando che stava iniziando ad imbrunire...
“Voi chiedete a me cosa sia la felicità...” mormorai “A me lo chiedete, che ho creduto per un tempo, che mi è parso interminabile, di averla perduta, per poi scoprire, quando un giorno mi è piovuta addosso in modo tanto inatteso, che non l’avevo mai davvero posseduta prima. Ma io penso che nessuno possa dirvi cosa sia la felicità, milady... perfino un poeta o un maestro di lettere, che saprebbe certo trovare parole sublimi per descriverla, non potrebbe però portarvi a conoscerla davvero: non potrebbe mai spiegarvi il vero valore di quella gioia indistinta e potente o di quell’intenso sfarfallio che avvolge il cuore ed inebria l’anima...”
La mia voce si fece bassa, pensosa... e per un attimo restammo così, in silenzio... poi le parole di Layla, in risposta alla mia domanda di poco prima, mi riscossero.
Puntai quindi gli occhi su di lei, ascoltandola con attenzione... e più la ascoltavo e più il mio cuore diveniva triste... era lontana da lì in quel momento, era chissà dove in un passato misterioso ai miei occhi...
E improvvisamente provai dispiacere per lei.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 32394)
Poi le risate dei fanciulli che giocavano con i cani e il suono dei flauti dei musici destarono Layla dal cupo incanto in cui sembrava essere caduta.
“L’aria comincia ad essere fresca…” disse “… meglio rientrare…”

Mi voltai subito e la seguii senza commenti, avevo gli occhi bassi e la mente che ancora indugiava sulle sue parole.
Infine, raccogliendo il coraggio e voltando appena la testa dalla sua parte, dissi: “Perdonatemi, mia signora, ma devo chiedervelo... Chi siete voi realmente? Come mai siete qui?”

Lady Morgana 17-06-2011 13.42.20

"Infatti, nessuno può impedirmi di aiutare Icarius. E voi sapete che io non sono completamente umana..." le dissi, in modo freddo, ripensando alle sue parole.
ma sappi che la prova da superare è terribile, forse umanamente impossibile da portare a termine…
"Io non sono completamente umana..." ripetei convinta, dopo che la donna ebbe lasciato le mie stanze.
Mi misi poi una camicia da notte e dormii.
Luna mi fece visita in sogno.

Luna stava seduta su una piccola seggiola di legno e mi parlò pacatamente...
"Cara Verdammt, mi dispiace di non essere potuta venire, ma come avrai già avuto modo di scoprire, ho mandato mia madre per aiutarvi. Se ne avrò la possibilità vi raggiungerò più tardi.
Non sono potuta venire perchè ho avuto un piccolo contrattempo, ma non ho voglia di parlarne ora...
Comunque, in questi giorni ho cercato la presenza di Lady Talia, ma non l'ho trovata... la tengono nascosta anche ai miei occhi, mi dispiace.
Ci vediamo presto..." poi sparì in una nuvola di polvere e...

...mi svegliai improvvisamente.
Il giorno dopo ripartimmo, prendendo un sentiero indicatoci dalla donna.
Dopo un'ora buona, arrivammo finalmente alla pieve.
Era là, bellissima e terribile allo stesso tempo, come la donna che aveva spezzato il meraviglioso incanto dell'Amore di Icarius e Talia.



Lady Layla...



Un forte senso di oppressione mi serrò la gola, ma poi riuscii a parlare.
“Qui abbiamo visto Lady Talia per l'ultima volta. Sono certa che è stata portata via da quei misteriosi cavalieri... Sarà difficile sconfiggerli...” dissi ripensando al nostro scontro. Li rividi alzarsi come se nulla fosse, come se non fossero state appena inferte loro ferite mortali...
“Ora, se volete scusarmi, ho un mio metodo per cercare Lady Talia. Voi nel frattempo potete cercare degli indizi circa la direzione che hanno preso...” dissi rivolta ad Icarius e a Lho ed entrai a passo svelto nella pieve.
Mi sedetti sul suo freddo pavimento e un brivido mi percorse la schiena. Osservai l'affresco e pensai che era davvero un peccato rovinarlo, perchè era molto bello. Risi. Il mio Signore sarebbe stato molto contento.
Presi un sasso che avevo trovato al di fuori della pieve e disegnai sul pavimento un ettacolo enorme e mi ci sedetti in mezzo. Presi poi l'ampolla in cui era racchiuso il mio sangue e lo versai come sacrificio, richiamando alla mia mente l'immagine di Talia.



Theenar, Signore del Sangue, rivelati alla tua figlia prediletta, rivelati a Verdammt la maledetta.
Una sola cosa pretendo da Voi, ritrovare Lady Talia.
Ove si trova ella? Spezza le catene che ancora ti tengono imprigionato nel buio della tua mente, Mio Signore, sei stato finalmente liberato!



Un'immagine si presentò alla mia mente. Un luogo, bellissimo, magico... Ove bambini giocavano felici e c'era anche una reggia, bellissima. Ed una donna altrettanto bella che conversava con un'altra donna. Lady Layla e Lady Talia stavano sedute, vicino a quello che doveva essere un verziere. Poi guardai il cielo, un cielo limpido e bellissimo, ma notai una cosa alquanto strana. Era come se sopra quel luogo incantato ci fosse una specie di enorme cupola. Poi la visione svanì ed io mi ritrovai sdraiata sul pavimento della pieve.
Ma una frase mi martellava la testa, una strana voce che mi parlava. Non era Luna e tanto meno sua madre, no. Era la voce di un uomo, anzi, di un Dio. “Cerca la dimora degli immortali, ne parla il libro...” poi la voce di Theenar si spense e tornai alla realtà.



Il libro? Quale libro? Icarius mi diede un libro...

Improvvisamente la vista mi si annebbiò, le palpebre divennero pesanti e l'ultima cosa che percepii fu una fitta tremenda al braccio, ove c'era il Segno Maledetto.
"Mio Signore..." mormorai, prima di accasciarmi svenuta sul freddo pavimento della pieve.

Lady Dafne 17-06-2011 18.08.53

"Questo posto? Beh sembra essere sul culmine di una piccola collina ma la strada che conduce alla cappellina sale così dolcemente che non si percepisce la salita. E' una chiesetta piccola, isolata, immaginati una tipica pieve di campagna. Sembra che non venga usata da molto tempo, chissà che c'è dentro... non riesco a vedere perchè la porta è chiusa, sembra anche essere molto pesante. Intorno, hai ragione tu, ci sono molti erbusti e cespugli sono di certo cresciuti spontaneamente perchè tra le loro radici si intravvede un vecchio lastricato, forse una volta era il sagrato. C'è ombra ora, una grande quercia ci sta riparando dal sole. Sembra un posto così ameno, anch'io l'avrei scelto come cornice ideale per gli incontri di due innamorati" sospirai... il romanticismo che ispirava quel luogo mi metteva solo malinconia. Continuai
"Io invece indosso un vestito bianco, almeno, quando partii ieri lo era. Ora è un po' polveroso. Fortunatamente però non si è strappato, è un miracolo perchè, come ben sai, a me piacciono molto i vestiti a più veli... ma sono anche i più delicati" rimpiansi un po' che Pasuan non potesse vedermi, sapevo che gli sarei piaciuta. Li mettevo per lui i vestiti multivelo, avevo visto più volte che si imbambolava ad osservare i tessuti aderire alla mia figura ad ogni movimento. Come mi lusingavano quegli sguardi, mi era sempre sembrato che Pasuan mi amasse in tutto il mio essere, invece quel maledetto incidente aveva pregiudicato tutto.
Ero e restavo sempre una donna però e, con fare civettuolo, non persi l'occasione per ronzargli intorno. Volevo capire se, anche senza il beneficio della vista, i suoi sensi avrebbero risposto solerti come un tempo. Mi avvicinai e, giocando con uno dei bottoni della sua giubba mormorai:
"Riesci ad immaginare questo posto? Riesci ad immaginare questa natura incontaminata?" poi, abbassando notevolmente il tono della voce e avvicinandomi al suo viso "riesci ad immaginare me?".

Guisgard 17-06-2011 20.21.53

Guisgard accarezzava il muso di Peogora, mentre il suo sguardo si perdeva, assorto e vagamente inquieto, nella verdeggiante campagna animata da un fresco vento di terra.
“Che meraviglioso cavallo!” Disse una giovanissima voce alle sue spalle.
Il cavaliere si voltò di scatto.
“E’ vostro, mio signore?” Chiese Gavron.
“E tu da dove sbuchi?” Domandò Guisgard stupito. “Mi hai seguito, vero?”
“No, è che passavo da queste parti…”
“E cosa diamine ci facevi da queste parti, sentiamo?”
“Ecco, venivo a raccogliere mele e…”
“Non vedo mele in queste posto” con tono severo Guisgard “e nessun altro tipo di frutta!”
“Però ci sono dei bellissimi fiori, cavaliere!”
“Si può sapere perché mi stai sempre alle costole?”
“Ho letto che ogni cavaliere ha sempre uno scudiero…”
“E lasciami immaginare…” lo interruppe Guisgard “… tu hai riconosciuto in me il cavaliere a cui fare da scudiero. Giusto?”
Gavron sorrise ed annuì.
Guisgard scosse il capo.
“Mi dispiace deluderti, ragazzo mio…” disse poi il cavaliere “… ma se sogni avventure ed eroiche gesta, con me caschi male! Io del cavaliere romantico e cortese non ho nulla”
“Io invece credo voi siate un gran cavaliere!”
“Eh, sei gentile, amico mio!”
“Come si chiama il cavallo?” Chiese poi il bambino.
“La cavalla” precisò Guisgard “si chiama Peogora!”
“Oh, è femmina!” Esclamò il bambino. “Piacere, Peogora! Io sono Gavron!”
“Che fine ha fatto la tua amichetta dell’altro giorno?”
“Oh, Redanya…” ripeté con un sospiro il fanciullo “… l’altra volta tornò a casa tardi e sua madre ora non vuole più che esca a giocare con me…” aggiunse con tristezza.
“Avanti, amico mio…” fece Guisgard dandogli una pacca sulla spalla “… ora non pensarci. Vedrai che in futuro ne avrai di tempo per immalinconirti a causa di una donna. Ma noi abbiamo il modo per scacciare la tristezza, sai?”
“Davvero?”
“Certo!” Esclamò Guisgard. “Andremo in cerca di fortuna e di divertimenti!”
“Cos’è quella cosa che avete in mano?”
“Questo?” Fissando il nocciolo di albicocca con cui aveva giocherellato, quasi senza accorgersene, fino a quel momento. “Oh, questo… beh, chissà che non sia un portafortuna! Anzi, ora andremo subito a metterlo alla prova!”
“E Come?”
“Giocando ai dadi!”
E così, salutata Peogora, che tornò a nascondersi nella boscaglia vicina, i due tornarono al borgo.
“Ehi, locandiere!” Disse Guisgard appena entrò nella locanda. “Servimi subito del buon vino, quello della casa, insieme ad un monumentale boccale di uno dei tuoi famosi intrugli fatti con la frutta per il mio giovane compagno d’arme!”
Gavron lo fissava divertito e con gli occhi colmi di ammirazione.
Ma accanto al locandiere vi erano tre cavalieri che discutevano con lui.
“E’ lui…” mormorò ai tre il locandiere.
“Siete voi sir Guisgard?” Domandò uno dei cavalieri.
“Beh, dipende…” mormorò Guisgard.
“Da cosa?”
“Se siete qui a causa di vostra moglie o meno…” rispose sarcastico Guisgard.
“Attento che la vostra insolenza potrebbe portarvi guai seri.”
“Calma, ci penso io…” intervenendo un altro dei tre “… sappiamo che siete voi sir Guisgard… siamo qui per ordine del capitano Monteguard… dovete seguirci perché egli chiede di vedervi…”
“Che onore…” sorridendo Guisgard “… anche la scorta mi ha mandato il capitano…”
“Seguiteci, prego…”
“Beh, sembra che il mio portafortuna, per ora, abbia fatto cilecca, ragazzo mio…” voltandosi verso Gavron “… ora torna a casa…”
Ed il bambino restò a fissarlo mentre i tre cavalieri lo conducevano via.

Guisgard 17-06-2011 20.45.44

Pasuan le sorrise.
“Certo che riesco ad immaginarti…” disse “… l’unico conforto che mi consente di non impazzire, perduto come sono in queste perenni tenebre, è la tua immagine che mi appare di continuo… ma non con tratti sfocati o alterati… io ti vedo chiaramente, come ti mostrasti a me l’ultima volta che ebbi la fortuna di scorgere la luce del Sole. Ed il sole, nella mia memoria e nel mio cuore, coincide con la luminosità della tua bellezza…” sospirò, mentre un velo di malinconia scese sul suo volto “… poi ci sono i sogni che, come ultimi baluardi dei miei ricordi felici, giungono a visitarmi ogni notte… ed in quei sogni ci sei tu… ti rivedo così come la prima volta a casa tua, poi come in quei giorni trascorsi alla vecchia torre, o in sella al mio cavallo nel bosco circostante il mio villaggio… ti sogno ogni notte, Dafne…” sfiorandole il collo ed il petto con una mano “… sei come una perduta immagine di felicità che attraversa il mio cuore avvolto nel buio di questa ingiusta pena… mi appari bellissima e lontana… ed allora mi sveglio in preda all’angoscia… l’angoscia di non poter più rivedere il tuo bellissimo volto…”
In quel momento giunse la dama che stavano attendendo.
“Eccomi, miei signori…” salutandoli “… sono pronta per condurvi a quella tomba…”

Guisgard 17-06-2011 21.04.50

“Sayla…” disse Icarius scuotendola lievemente “… Sayla, svegliati...”
“Sembra svenuta.” Mormorò Lho. “E poi… questi strani segni attorno a lei… credo abbia praticato un qualche oscuro rituale…”
“Questa ragazza sta facendo di tutto per aiutarci…”
“Mio signore…” disse Lho “… non ci sarà di nessuno aiuto invocando potenze malefiche sul nostro cammino…”
“Di malefico c’è solo questo maledetto incanto che vuole portarmi via Talia!” Con rabbia Icarius. “Quando il nostro popolo giunse in queste terre secoli fa, sottomise le popolazioni indigene, insieme alle loro tradizioni ed ai loro dei… ma a me hanno insegnato che il divino è celato in ogni infinitesimale aspetto del mondo che ci circonda… ed io invocherò ogni manifestazione dell’Onnipotente pur di liberare me ed i miei discendenti da questa orribile maledizione!”
Tornò a fissare Sayla.
“Sayla, svegliati…” chiamava “… ti prego, svegliati… non abbandonarmi anche tu ora…”

Lady Dafne 17-06-2011 21.11.37

Sentii la voce della ragazza, mi voltai di scatto e compresi subito quel che stava accadendo.
"Che tu sia maledetta! E' una trappola!" urlai. Cercai istintivamente la mano di Pasuan, ero intenzionata a trascinarlo via di lì. Come potevano mai opporsi una donna e un cavaliere cieco ad un'imboscata? La mia mano vorticò nell'aria dietro la mia schiena ma non trovai quella di Pasuan. Mi voltai allora e lo vidi dritto e già in posizione. Aveva impugnato la sua lunga spada ed era già sulle difensive. Mi ricordai quel che mi aveva detto, la promessa che gli avevo fatto: "Sarò i tuoi occhi" gli avevo detto. Mi misi dietro di lui
"Pasuan, sono qui, sono dietro di te. Ascoltami, ti guiderò io come abbiamo fatto con il cavallo. La donna è davanti a te, sarà a quindici passi circa". Mi sembrò che Pasuan grugnisse
"Fidati di me Pasuan, di me e del tuo braccio... e ricorda sempre: nonostante tutto io ti amerò sempre!"

Guisgard 18-06-2011 01.28.02

Pasuan, sentendo le drammatiche parole di Dafne, saltò su ed estrasse rapido la spada.
“Resta dietro di me, Dafne!” Disse.
“Amici miei…” stupita la donna “… cosa accade? Perché mostrate quest’ostilità verso di me?”
“State indietro e non avvicinatevi!” Le intimò Pasuan. “Anche se siete una donna non esiterò a colpirvi, se minaccerete la vita di Dafne!”
“Io non comprendo, cavaliere…” turbata la dama, mentre si avvicinava di qualche passo.
“Indietro vi ho detto!” Urlò Pasuan. “Sento dalla vostra voce che vi siete avvicinata!”
“Cavaliere, se avessi voluto farvi del male” fermandosi e cercando di calmarlo “l’avrei fatto durante la notte scorsa, quando voi e la vostra donna dormivate sereni ed ignari nella mia dimora. Lì avrei potuto contare sull’aiuto dei miei fratelli e dei miei servitori. E non avrei impiegato molto a vedervi morti entrambi, se solo l’avessi voluto. Perché dunque condurvi qui, nel bosco, davanti a questa sacra cappellina, per poi farvi cadere in trappola?”
Pasuan restò pensieroso a quelle parole.
“Ho chiesto il vostro aiuto perché non conosco nessun altro.” Continuò la ragazza. “A casa non posso fidarmi di nessuno, perché i miei servitori sono tutti fedelissimi ai miei fratelli. L’altro giorno era giunta a pregare davanti a questa cappellina proprio per chiedere aiuto al Cielo. E poco dopo siete giunti voi, cosi giovani, belli ed innamorati. Mi siete apparsi come un tenero riflesso di come sarebbe stata la mia vita, insieme a Ludovici, se avessimo potuto coronare il nostro sogno di amore eterno. Questa è la sola verità, amici miei… e posso giurarvelo davanti a questo santo luogo.”

Guisgard 18-06-2011 02.27.56

“Oggi niente lezioni di cortesia, musica o canto…” disse lui destandosi da quella lieve veglia in cui sembrava essere caduto da qualche minuto “… no, oggi ti voglio tutta per me!”
“Sai bene che non posso disertare quelle lezioni…” rispose Layla accennando un sorriso “... già i maestri dicono che tu mi stai portando su una cattiva strada.”
“Davvero? Dicono questo di me?”
“Si” annuendo lei “e temo che questi loro timori siano già giunti alle orecchie di mio padre.”
“Sai cosa ti dico? Hanno proprio ragione!” Esclamò lui. “Vieni, è una giornata troppo bella per restare qui all’ombra di questa quercia!” Prendendola per mano ed alzandosi di scatto.
“Non hai sentito quel che ti ho detto? Non hai paura di mio padre?”
“Cosa ho da perdere? Lui mi odia già!”
“Non è vero, sciocco!” Scuotendo il capo Layla. “Sai bene che non è vero, altrimenti non ti permetterebbe di venire a palazzo!”
“Vieni, Layla...”
“Dove vuoi portarmi?” Chiese lei divertita. “Sei proprio matto!”
“C’è un piccolo borgo perso oltre la boscaglia.” Fece lui. “Stasera lì si celebrerà la festa di San Vitaliano! Voglio portarti là, è un posto che sembra fuori dal mondo e dal tempo. Pare fatto apposta per accogliere chi si ama!”
“Si e a quante altre l’hai mostrato quel posto, dimmi?” Chiese lei con un filo d’ironia. “Dimmi la verità, quante ragazze ci hai portato prima di me?”
Lui si fermò di colpo e la fissò.
“La verità? Si, ne ho portate altre… ma in questo momento non ricordo più né i loro nomi, né le loro voci e nemmeno i loro volti…”
“Non giocare con me...” fermandosi lei e restando a fissarlo “... non farlo, ti prego...”
Lui la guardò senza dire nulla, per poi baciarla con passione.

Per un attimo qualcosa attraversò gli occhi di Layla.
Forse un ricordo sbiadito, un’emozione rapita al passato, o forse solo un’antica emozione ridestata dal vento.
“Sono una donna, milady…” voltandosi verso Talia “… una donna, come lo siete voi… e questo posto è il luogo in cui ho deciso di vivere…”
Fece un lieve cenno a Talia per farsi seguire al padiglione.
E passando di nuovo accanto alle lunghe lance con gli elmi sulla punta, la Granduchessa di Capomazda si accorse che su una di quelle non vi era nessun elmo.

Morrigan 18-06-2011 03.56.31

Lei lo fissò per un istante con occhi allucinati. Quelle visioni che andavano e venivano ad intermittenza nella sua testa la stavano gettando in uno stato di profonda prostrazione, e questo era un bene per Morrigan, giacchè rendeva la sua recita perfettamente credibile.
Tuttavia quelle visioni erano ancora imperfette. Qualcosa in quella stanza, o nella presenza di quell'uomo la collegava a Rasyel e le permetteva di entrare in contatto con la memoria di lei, ma non era ancora abbastanza. A lei servivano anche i ricordi di Ravus, perchè probabilmente era quell'uomo a possedere la chiave che Guisgard stava cercando.

"No, no..." esclamò con voce febbrile a quella richiesta dell'abate.

Indietreggiò, facendosi scudo con la mano.

"Parlate di segreto confessionale, ma voi lo sapete bene, padre, che ci sono segreti che voi stesso non sareste in grado di mantenere! Pensate... se questo bambino fosse una minaccia per qualcuno... se fosse, per esempio una minaccia per il ducato di Capomazda... ditemi, fino a che punto sareste disposto a rispettare il vostro mandato di confessore?"

La sua voce cresceva, si era fatta sempre più agitata. A quel punto gli andò vicino, fin quasi a sfiorarlo, quindi, scuotendo il capo con occhi nervosi, estrasse un pugnale dal suo stivale.

"No, padre... so che esistono per alcuni uomini valori più alti di un tale segreto... persino per uomini di chiesa come voi! Forse l'unico modo per essere sicura che nessuno vorrà il mio male, è farla finita, adesso!"

E mentre diceva questo, con la mano che le tremava vistosamente, puntò il pugnale al petto, proprio sotto lo sguardo di Ravus.

Guisgard 18-06-2011 04.00.57

Guisgard fu condotto nella caserma dai tre cavalieri, che lo lasciarono in una sorta di saletta per le udienze.
Accanto alla porta d’ingresso vi erano due vecchie armature, mentre sulla porta opposta era appeso uno scudo con due spadini incrociati fra loro.
Il cavaliere attese abbastanza a lungo, senza che nessuno giungesse a portargli notizie.
E proprio quando cominciava a tradire insofferenza, qualcuno finalmente entrò nella saletta.
“Sir Guisgard…” disse il soldato “… il capitano vi attende.”
“Pensavo si fosse dimenticato di me.” Accennando un sorriso irriverente Guisgard.
Fu allora accompagnato nell’anticamera dove solitamente Monteguard riceveva le sue visite.
“Capitano, sir Gusgard è qui.” Annunciò il soldato.
“E chi diavolo sarebbe questo sir Guisgard?” Chiese quasi infastidito Monteguard, come se fosse stato interrotto da un qualcosa di molto importante.
“L’uomo che avevate chiesto di vedere, signore.”
“Vedere quest’uomo? E perché mai? Non so neanche chi diavolo sia!”
Guisgard intanto fissava il soffitto con un sorrisetto sul volto.
“Signore, è stato portato qui per vostro ordine.”
“Cosa ha fatto?” Chiese il capitano, come a voler rammentare la cosa.
“E’ accusato di aver preso parte ad un duello, signore.”
“Duello?” Intervenne Guisgard. “Io non ho fatto nessun duello qui a Capomazda!”
“Silenzio!” Tuonò Monteguard. “I prigionieri parlano solo quando sono interrogati!”
“Prigioniero? Io non ho fatto niente!”
“Portalo via!” Sbottò Monteguard. “Stare in gattabuia gli farà comprendere chi comanda qui!”
“Ma io non ho fatto nulla, maledizione!” Protestò Guisgard.
Cercò allora di agitarsi, ma subito arrivarono altri due soldati che, insieme a quello che era nell’anticamera, lo condussero via.
Guisgard urlò e si dimenò, ma i tre lo portarono a forza nella prigione della caserma, rinchiudendolo poi in una cella.
“Al diavolo, maledetti!” Gridò da dietro le sbarre, mentre i tre soldati andavano via.
“Capitano, è in cella.” Disse il soldato tornato da Monteguard.
“Bene…” mormorò questi “… una notte al fresco lo ammansirà, così da renderlo più propenso al dialogo quando, a Dio piacendo, domani gli parlerò.”
“Si, signore.” Battendo i tacchi il soldato e andando poi via.

Guisgard 18-06-2011 04.10.10

Ravus spalancò gli occhi di fronte a quel proposito di Morrigan.
“Siete impazzita!” Disse visibilmente scosso. “Volete aggiungere peccato su peccato! Datemi quel pugnale e non fate altre sciocchezze!”
Si avvicinò a lei e tese la mano.
“Avanti…” con voce bassa e rassicurante “… datemi quel pugnale e calmatevi… nessuno qui vuole giudicarvi, né tanto meno condannarvi… forza, datemi quel pugnale e vedrete che tutto si accomoderà… c’è sempre una soluzione…”

Morrigan 18-06-2011 04.35.33

La voce rassicurante dell'abate parve calmare la ragazza e, almeno momentaneamente, farla desistere dal suo intento. Morrigan si fingeva ancora agitata e il coltello era ancora poggiato sul suo ptto, ma aveva ripreso lentamente a respirare con calma.

"Va bene..." mormorò dopo qualche istante "va bene... avete ragione voi..."

Abbassò il pugnale, lo girò, come avesse voluto porgerlo all'abate, ma in quel gesto Morrigan fu lesta, e con una impercettibile torsione del polso, sfiorò con la lama la mano dell'abate, tagliandolo.
Appena si accorse di essere riuscita nel suo intento, lasciò cadere in terra l'arma e si portò una mano alle labbra, fingendo stupore ed imbarazzo.

"Oh, mio Dio..." esclamò "perdonatemi!"

Ed estratto dal corsetto un candido fazzoletto, si affrettò ad asciugare la leggera ferita che aveva inferto all'abate.
Quindi lo guardò, con occhi di nuovo calmi, imploranti.

"Perdonatemi, vi supplico... avete ragione voi... questa terribile storia mi ha sconvolta... padre mio, solo voi potete darmi conforto, voi e Dio! Adesso ho bisogno di calmarmi e di riflettere sulle mie azioni... Domani, domani a mezzogiorno verrò da voi, in cappella, per la confessione, e lì accetterò di fare tutto quello che voi consiglierete!"

Si inchinò rapida, con un gesto deferente, baciò la mano dell'abate che ancora stringeva, quindi, raccolto il pugnale da terra, uscì di corsa dalla stanza, senza dare a Ravu sil tempo di ribattere nulla.

Appena fu fuori da lì, iniziò a correre. Con il fazzoletto macchiato stretto attorno al suo amuleto, corse verso le scale che conducevano ai torrioni ad Est del grande palazzo. Quando fu infine all'aria aperta, cercò un posto riparato, all'ombra delle merlature di pietra, lontano dal passaggio della ronda. Lì si lasciò cadere sulla pietra fredda e finalmente prese fiato.
Prese il pugnale, lo esaminò, quindi lo pulì con un dito e passò quel sangue sopra la madreperla, come aveva fatto in precedenza con Guisgard. Strinse l'amuleto tra le mani, chiuse gli occhi e abbandonò lo spirito in quell'invocazione...

"Per il sangue rosso che adesso ti ha macchiato
riveli a me il ricordo di colui che l'ha versato.
Al sangue del cavaliere lo dovrai unire
per dirmi ciò che Guisgard vuole scoprire..."


Ad occhi chiusi continuò a ripetere la formula, senza alcuna esitazione, mentre la sua mente cominciava piano ad affondare nelle brume di quella visione che aveva invocato...

Lady Dafne 18-06-2011 11.18.35

Non credevo ad una sola parola di quelle che erano uscite dalla bocca di quella donna. A parte la prima impressione, quella ragazza mi era sempre sembrata strana. Ma Pasuan aveva ceduto, voleva aiutarla, e io l'avevo assecondato. Quando sentii però quella frase
“… sono pronta per condurvi a quella tomba…”
No, avevo ragione io, c'era qualcosa di strano in quella donna, non mi fidavo, lo dissi a Pasuan
"Non crederle, non devi assolutamente crederle! E' una sporca bugiarda! Dovresti vedere i suoi occhi, sono rossi, sono indiavolati. Altro che ragazza indifesa, questa qui ci vuole morti. Pasuan ascoltami! Andiamocene via! Non darle retta!" temevo che lui si sarebbe fatto convincere della presunte buone intenzioni di quella strega.

Non sapevo che fare, iniziai a guardare tra i cespugli, forse la ragazza non era sola. Forse aveva portato altri guerrieri. In quel caso saremmo morti di certo. Mormorai piano all'orecchio di Pasuan affinchè lei non mi sentisse
"Sto cercando di capire se qui vicino potrebbero essere nascosti altri soldati. Non vedo nulla di strano. Per le tue conoscenze, cosa dovrei vedere se dei soldati fossero nascosti tra gli alberi?".

Lady Morgana 18-06-2011 12.01.10

Sentii Icarius cercare di svegliarmi, ma Lho non sembrava dello stesso avviso.
Ascoltai la loro accesa discussione, mentre cercavo di alzarmi o perlomeno di muovermi. Ma mi era impossibile anche solo aprire gli occhi.
Una sensazione orribile s'impossessò di me. Mi sentivo come se il mio corpo fosse morto e la mia anima fosse rimasta imprigionata dentro di esso.
Poi finalmente quella terribile sensazione svanì ed io riuscii ad aprire gli occhi e a muovermi.
Afferrai saldamente il polso di Icarius e lo guardai dritto negli occhi. "No, non vi abbandonerò Nobile Taddei, almeno finché non avremo trovato vostra moglie. Ma, se non siamo tutti d'accordo, non potrò continuare questo viaggio insieme a voi. Se Lho crede che ciò che pratico sia oscuro e malefico e non volete che lo pratichi, non potrò più aiutarvi..." dissi lanciando un'occhiataccia a Lho. Mi alzai poi in piedi e con fare un poco vanitoso, raccontai ciò che avevo visto.
"Comunque, grazie al mio rito oscuro..." dissi guardando nuovamente Lho. "...so dove si trova Lady Talia, anche se per sapere il sentiero da seguire per arrivarci, mi servirà del tempo..."
Mi chinai, cercando con la manica della mia tunica, di togliere almeno un po' del sangue che avevo versato sul pavimento della pieve; intanto ripensavo alle parole di Theenar...

Cerca la dimora degli immortali, ne parla il libro...

Presi la mia sacca e ci frugai dentro, tirando fuori il voluminoso libro datomi da Icarius.
Uscii poi dalla pieve e mi sedetti sotto l'ombra di un grande albero.

La Dimora degli Immortali...

Guisgard 18-06-2011 16.16.28

Ravus, dopo che Morrigan era scappata via così improvvisamente, cominciò a ripensare alle parole della ragazza.
Allora un vago senso d’inquietudine cominciò a farsi strada in lui.
Il timorato uomo di Dio iniziò a vedere antichi fantasmi farsi strada in quell’incerto presente.
Sentì allora che quel peso cominciava ad essere troppo forte ed opprimente per lui e decise di volerne condividere l’angoscia con qualcun altro.
Raggiunse così il filosofo Izar.
“E perché vi hanno messo in allarme le parole di quella ragazza? Io non ci vedo niente di tanto strano…” disse questi dopo aver udito il racconto del chierico.
“Ma non capite? Pare che in tutto ciò sia coinvolto qualcuno della nobiltà del ducato e questo, ora come ora, è praticamente una sciagura!” Rispose confusamente Ravus. “Potrebbe portare a spaccature nelle nostre schiere! E poi, a voi non ricorda nulla tutto ciò?”
Izar lo fissò.
“Non c’è bisogno di rievocare antichi fantasmi…” mormorò.
Poi, quasi senza accorgersene, il suo sguardo cadde sulla mano ferita del chierico.
“Avete un taglio ad una mano, monsignore.” Indicò.
“Uh, cosa? Ah, si… è stata quella ragazza, era sconvolta…”
Izar, a quelle parole, sembrò destarsi all’improvviso.
“Quella ragazza” con sguardo enigmatico “vi racconta tutto ciò… fatti gravissimi e delicati, senza chiedere la confessione e proteggersi quindi dietro il segreto confessionale… minaccia poi di uccidersi… ma, calmatasi all’improvviso, vi ferisce ad una mano e scappa via…”
“Si, proprio così.” Annuì Ravus. “Tutto è andato come vi ho raccontato poco fa.”
“E quel pugnale?”
“L’aveva con sé quando è scappata via.”
Izar sembrò come fulminato.
“Non datevi più pena per questo, monsignore…” assumendo un attimo dopo un’espressione indefinita “… fatti simili accadono di continuo, dove l’illusione di un amore eterno e più forte di ogni ostacolo spinge a credere i più sciocchi che tutto sia permesso agli impulsi del cuore… probabilmente qualche barone avrà sedotto la nostra bella spadaccina, per poi abbandonarla ai suoi effimeri sogni di un amore da romanzo… dimenticate tutta questa storia…” sorridendo “… e se ci saranno strascichi, cosa che escludo quasi del tutto, penserò io a tutto… ora andate, siete stanco… dovete celebrare la messa ed il vostro animo deve essere sereno… andate, monsignore…”
Ravus annuì ed andò via, vagamente rasserenato dalle parole di Izar.
Ma rimasto da solo il filosofo, una cupa espressione sorse sul volto, quasi alterandone i lineamenti.
http://members.shaw.ca/david.p.z.888.../palpatine.jpg

Guisgard 18-06-2011 16.50.17

Sayla si sedette e cominciò a sfogliare il voluminoso codice conosciuto come Le Angosce di Santa Lucia.
Cercò, fino a quando trovò un capitolo che cominciava con il titolo di “La Dimora degli Innamorati”.

“Vi è un luogo, che i più credono al di fuori del mondo e del tempo, le cui torri è possibile scorgere in quelle chiare e luminose giornate sferzate dal vento che annunciano l’arrivo di una nuova stagione.
In realtà quel luogo è molto più vicino di quanto non si creda, celato com’è nel passato di ciascuno di noi.
Il chierico Balquerano, assetato di sapere e conoscenza, vi giunse casualmente mentre era alla ricerca dio alcune Sante Reliquie.
Ma il chierico non poté visitarlo, in quanto, essendo un monaco e dunque senza dama, gli fu vietato l’accesso.
Altri partirono per trovare quel luogo, di cui tutti ignorano l’aspetto, ma nessuno di loro fece mai ritorno.
Secondo il saggio Valdiano quel luogo è segnato da una terribile ed oscura tradizione, detta Dolorosa Costumanza.
Chi decide di intraprendere il viaggio per trovare quel luogo incantato, dovrà solo imboccare uno dei tanti Sentieri Perigliosi che attraversano la vita di ognuno di noi.
Tre sono i Sentieri Perigliosi conosciuti fino ad oggi: quello che conduce alla Torre Diroccata, quello che porta alla Pieve di Gyaia e quello che termina al Cimitero della Guardia.”

“Sayla, tu hai tutta la mia fiducia...” disse Icarius avvicinandosi alla ragazzina “... ho affidato la mia vita, quella di mia moglie e il futuro del mio ducato nelle tue mani.” Sorrise. “Dimmi, hai trovato qualche traccia in quel libro?”

Guisgard 18-06-2011 17.08.07

“Prendi il mio braccio” disse Pasuan a Dafne “e spostiamoci sottovento. Col caldo che c’è oggi, se qualcuno è nascosto nei cespugli attorno a noi riusciremo a sentirne l’odore…”
Intanto stringeva la spada nervosamente, tenendo le orecchie ben aperte a qualsiasi verso o rumore sospetto.
“Cavaliere, dunque non mi credete?” Urlò la dama. “A niente servono le mie parole e le mie lacrime? E voi, damigella…” fissando Dafne “… avete il cuore tanto arido da non provare alcuna pena per me? Voi avete tutto, un amore forte ed un uomo bello e valoroso… giungendo prima non ho potuto fare a meno di vedervi in dolce ed intimo atteggiamento… e mai vidi un uomo accarezzare con tanto amore la donna amata… perché allora non volete che anche a me tocchi una tale fortuna? Il vostro cavaliere non ha il dono della vista, è vero, ma io getterei via i miei stessi occhi e quelli di Ludovici pur di poter condividere con lui un’eternità senza luce, ma comunque stretta fra le sue braccia…” pianse di nuovo.
“Cercate pure tra questi cespugli” aggiunse dopo essersi asciugata gli occhi “ e poi nel bosco circostante! Cercate pure! Non troverete nessuno perché sono sola! Sola!” Gridò disperata. “Ora pregherò davanti a questa cappellina… se voi volete andare, fatelo pure… io non ho altro da dirvi…”

Melisendra 18-06-2011 17.23.35

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 32416)
Istintivamente Melisendra chiuse di colpo il libro e la visione svanì.
“Ti stavo aspettando, mia adorata…” disse improvvisamente una voce alle sue spalle “… ora ci ricongiungeremo e resteremo insieme per sempre…”
E la delirante risata dell’oscuro signore echeggiò nella biblioteca e poi in tutto il palazzo ducale.

Sobbalzai a quelle parole. Le mie mani artigliarono il libro che stringevo, come gli artigli di un gatto colto di sorpresa.
Mi voltai di scatto.
Vederlo lì era surreale. Mi attraversarono d'un tratto una marea di emozioni.
"Voi? Sapevo che era questione di tempo prima che usciste dalla vostra tana..."
arretrai d'un passo.
"Da quanto mi osservi? Da quando sono giunta a Capomazda o da prima? Prima che mi immischiassi nelle sorti di questo regno?"
Lo scrutai, celando le mie paure, mentre ascoltavo attentamente gli spiriti agitarsi e fremere.

Lady Morgana 18-06-2011 17.26.28

Lessi, avida di sapere, quando Icarius mi chiamò.
Alzai la testa di scatto e lo guardai. Sul suo viso era dipinta la Speranza.
"Sì, ho trovato qualcosa." gli risposi
"Ma non so quanto potrà esserci utile..." aggiunsi tristemente.
Indicai la pagina ad Icarius e lessi ad alta voce, il pezzo più interessante.
"Chi decide di intraprendere il viaggio per trovare quel luogo incantato, dovrà solo imboccare uno dei tanti Sentieri Perigliosi che attraversano la vita di ognuno di noi.
Tre sono i Sentieri Perigliosi conosciuti fino ad oggi: quello che conduce alla Torre Diroccata, quello che porta alla Pieve di Gyaia e quello che termina al Cimitero della Guardia." citai.
Stetti in silenzio per qulche secondo.
"Secondo Voi cosa significa? Qui dice che se vogliamo trovare il luogo ove è imprigionata Lady Talia, dobbiamo imboccare uno dei Sentieri Perigliosi... Ma noi ne abbiamo seguiti già due! Quello che porta alla Torre Diroccata e quello che porta qui, alla Pieve di Gyaia..." dissi un poco seccata.
"Mancherebbe solo quello che porta al Cimitero della Guardia... Voi ne avete mai sentito parlare Mylord?" chiesi curiosa.
Ma in quella strana lettura erano altre le parole che mi avevano colpito maggiormente.

quel luogo è segnato da una terribile ed oscura tradizione, detta Dolorosa Costumanza.

"Nobile Taddei." lo chimai per riattirare la sua attenzione.
"Qui dice inoltre che in quel luogo c'è una specie di tradizione, detta Dolorosa Costumanza. Voi ne avete mai sentito parlare?" scrutai un poco quel libro misterioso.
Poi notai che la luce stava svanendo e guardando il cielo vidi nuvole nere avanzare verso di noi, poco dopo, cominciò a piovere, costringendoci così a rifugiarci nella pieve, mentre io attendevo con impazienza la risposta di Icarius.

Se non saprà rispondermi, l'unica cosa che mi rimarrà da fare sarà contattare Luna... ma spero di non dover arrivare a questo, sono troppo debole a causa dell'evocazione...

Guisgard 18-06-2011 17.30.43

Poi Melisendra avvertì un leggero capogiro.
Chiuse gli occhi per un istante.
“Milady…” disse la servitrice “… siete qui… avevo sentito dei rumori e non mi spiegavo cosa fossero, visto che sapevo esserci nessuno in questa stanza…”
Era stata un’allucinazione.
O forse una visione.
“Posso esservi d’aiuto?” Chiese la donna a Melisendra. “Volete che avverta messer Izar della vostra presenza? O monsignor Ravus?”


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