Camelot, la patria della cavalleria

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Clio 03-06-2013 14.46.34

Sorrisi, e mi voltai verso il professore.
"Si, certo che è la porta a parlare nell'iscrizione.. Quanto al paesaggio.. Non saprei proprio cosa possa significare..".
Restai ad osservare gli operai che armeggiavano con la malta, e mi coprii gli occhi con la mano quando un gran polverone si alzò tutt'intorno.
Mi avvicinai al passaggio.
"Bene, a quanto pare siamo solo all'inizio..." Dissi illuminando la galleria con la mia torcia elettrica.
"Andiamo, come ha detto la dottoressa, c'è un solo modo per saperlo... Sembra ben conservato... Probabilmente sono secoli che qualcuno non mette piede qua sotto.." Sussurrai.

elisabeth 03-06-2013 15.11.25

" Si certamente Gem..marmellata di ciliege, prendero' le piu' grosse e brune perche' possa venire dolcissima...."...Ingrid mi stringeva le mani, andava tutto bene, si tutto bene.....era solo un momento.....quando il boato, testa tra le gambe....." metti giù la testa Ingrid...mettila giù ".....il sibilo di un aereo che precipita.........chiusi gli occhi, e sognai sognai i miei bimbi....le favole o mio Dio quante favole,a quei volti sdentati......vi ricordate i Cavalieri della Tavola rotonda ?....Lady Elisabeth e il suo Cavaliere...i disegni..si ricordavo i disegni......I Bucaneve in Chiesa....si, chi prega deve vivere nella luce dei fiori...ma dove trovero' i bucaneve......Suora....Suora ?.....non vi fù schianto non vi fù nulla.......Suora dove trovero' i bucaneve.....aprii gli occhi,ero in piedi ...non barcollavo e il mio vestito era pulito,le mie mani erano candide, nessuna ferita..........la camera in cui mi trovavo era calda ed accogliente....il legno, adoravo il legno, sapeva di calore....di passione...era una stanza vissuta, ma da chi...incominciai a girarmi su me stessa......non c'era nessuno....." Gem..la marmellata di ciliege..te la sei meritata..."...ero visibilmente sotto shock......i miei passi risuonarono nel grande ambiente.....ed andai accanto al camino..........sono morta...ecco ,sono morta.......e questo cosa sarebbe, l'anticamera dell' inferno o del purgatorio....il paradiso era troppo.....quello non mi spettava per nulla...........i bucaneve...la speranza, se sono morta in cosa dovrei sperare..?......in una seconda possibilità, già in un'altra vita magari....in quella avevo già fatto abbastanza errori.......ero talmente vicina al camino...che avrei dovuto sentirne il calore...invece io non sentivo nulla...........

Talia 03-06-2013 15.15.51

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 55006)
“Ovviamente” disse Guisgard a Talia “è una prerogativa di noi eroi.” La fissò e sorrise. “In verità pensavo già di doverla salvare subito da qualcosa... magari da ciò cui sta fuggendo ora... non so, ma ho idea che lei stia scappando da qualcosa... magari creditori, o spasimanti troppo insistenti... o forse, chissà, da una vita poco appagante...” inserì la marcia successiva e l'auto, ormai fuori dal centro abitato, sfrecciò ancora più velocemente sulla strada

Lo osservai per un momento, a quelle parole...
fuggire...
a quella parola mi irrigidii per un momento...
fuggire...
e tuttavia non era il primo che aveva usato quel termine, dopotutto, pensai...
non gli risposi, ma appoggiai la testa lievemente all’indietro e socchiusi gli occhi...

“Talia!” disse Carl, balzando praticamente su dalla sedia nel vedermi entrare nel suo ufficio “Sei qui!”
“Già!” mormorai.
“E’ fantastico! Fantastico! Ma potevi dirmelo... potevi dirmi che saresti venuta... ti avrei mandato una macchina... si, avrei mandato qualcuno a prenderti... è fantastico!”
“Carl...”
“Sei in gran forma!” proseguì, senza darmi ascolto “In gran forma davvero... come stai, dimmi! Sì, è fantastico vederti di nuovo in pista! Dobbiamo parlare... hai qualche nuova idea? Non dirmelo: sei qui perché hai una nuova idea! Lo sapevo, lo sapevo... lo dicevo proprio ieri... ”
“Carl...”
“Devi dirmi tutto... devi raccontarmi! Coraggio, siediti... vuoi qualcosa da bere? Vuoi mangiare qualcosa? Ti faccio portare un caffè... un tè...”
“Carl, sto partendo!”
Per la prima volta da quando ero entrata nell’ufficio, la voce dell’uomo si spense ed un denso silenzio accolse le mie parole... un silenzio attonito, perplesso ed allo stesso tempo preoccupato...
“Che vuol dire?” chiese allora cautamente “Che vuol dire che stai partendo? Partendo per dove?”
“Capomazda!” risposi.
Carl mi fissò...
“Capomazda? Vuoi andare a Capomazda? Ma perché? Mi spieghi cosa speri di trovare là? Mi spieghi che senso ha questa fuga?”
“Non è una fuga!” sbottai.
“Oh si, che lo è!” mi riprese “Una fuga in piena regola, una fuga da te stessa, da qualsiasi cosa sia la cosa che ti tormenta...”
“Carl, non sono qui per discutere su questa cosa!” lo interruppi allora “Non sono qui per discutere, va bene? Io ho già deciso che voglio partire... e lo farò! E’ solo che...” esitai “...è solo che speravo... tua... tua madre non aveva una casa a Capomazda, Carl? Ce l’hai ancora? E non è che... non è che me la presteresti? Ti prego... solo per qualche tempo... solo come base... ti prego...”
L’ometto mi fissò per qualche momento, con sguardo penetrante...
“Te la presto ad una condizione!” disse “Te la presto a patto che tu riprenda a scrivere... qualsiasi cosa... anche solo qualche idea, qualche scena, qualche personaggio... me lo devi, Talia! E lo devi a te stessa! Lo farai?”
Lo osservai per un istante, immobile...
“Prometto che ci penserò!” mormorai infine.


Il ricordo di Carl e di quell’ultima volta che gli avevo parlato scivolò tra i miei pensieri per poi fluire via, delicatamente.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 55006)
“... piccolo cambiamento di programma... dal dossier preparato da Kuon su quei piloti mercenari, ho visto che ci sarà più comodo raggiungere il territorio di Sant'Agata di Gothia, da cui poi risaliremo con un aereo le pendici del Taburn. In breve, così, saremo nel quartier generale dei Falchi. Naturalmente, essendo zone di confine, non ci saranno molti comfort. Noleggeremo quindi un aereo privato per raggiungere il covo di quei militari. Ah, dimenticavo... meglio viaggiare in incognito, visto che laggiù i ricchi turisti non godono di molta protezione... magari potremmo dire di essere una coppia in viaggio per cure termali o per respirare un po' d'aria pulita di montagna... oppure dire che siamo in viaggio per risolvere la nostra crisi coniugale... così non sarà obbligata ad essere carina ed affettuosa con suo marito... ho pensato a tutto, vero?” Rise di gusto.
Accese lo stereo e cominciò a canticchiare la vecchia canzona che la radio mandava.

“Oh...” dissi, riportando di scatto gli occhi su di lui “Andiamo in auto, quindi? In auto fino a...”
A quel nome un lungo brivido mi corse lungo tutta la schiena...
tentai di frenarlo, osservandolo canticchiare sereno, ma non ci riuscii...
esitai...
“...fino a Sant’Agata di Gothia? Ed è... è lontano?” mormorai allora, tentando di simulare il tono più naturale che mi riuscì di sfoderare.

Altea 03-06-2013 15.22.38

Rifiutai il pacchetto della sigaretta con un gesto...il fumo non faceva per me e pure mi infastidiva in quel posto chiuso.
"A dire il vero...sono venuta qui a Capomazda proprio per approfondire gli studi anche sulla Gioia dei Taddei..e so che questa maledizione colpisce i membri della famiglia, in pratica..ciò che dovrebbe dare gioia a loro porta invece tristezza dell'animo e sfortuna..da qui il nome "Gioia dei Taddei", soprattutto in Amore..forse se andiamo nella biblioteca universitaria potremmo trovare dei tomi, ho il pass per andarci".
Poi riflettei un attimo sulle ultime parole di Daiz, presi un bicchiere vuoto da una mensola e bevvi un sorso d'acqua in fretta..."Un folle dite?" mi voltai verso di lui col cuore che batteva forte.."sapete la amica della zia che mi ospita è psicologa, il giorno dei funerali di Robert dè Taddei venne un tipo strano e molto spaventoso, e quando ci vide..me e Josephine, ci disse che ci sarebbero stati altri a cadere per mano della Gioia dei Taddei, e la amica di mia zia uscì dopo questa seduta in modo strano...e strano per una psicoterapeuta come lei".

Guisgard 03-06-2013 16.28.30

“Si...” disse Guisgard a Talia “... andiamo in auto... non impiegheremo molto... probabilmente arriveremo a destinazione in poco meno di due ore...” le fece l'occhiolino “... del resto ormai avrà capito che noi eroi da romanzo siamo piloti inarrivabili.”
Intanto la porsche sfrecciava rapida sulla strada.
“Perchè?” Fissandola poi. “Le dà noia l'auto? Se vuole possiamo fermarci lungo la strada. Ci fermeremo ogni volta che vorrà. Queste strade tra campagna e monti sono molto caratteristiche. L'aria poi oggi è fresca, frizzante e tutt'intorno è ancora intriso dell'odore di pioggia che fino a poco fa è caduta ovunque in questi posti. Inoltre ci sono molti luoghi in cui sostare per bere qualcosa o anche mangiare. A proposito...” guardando la strada “... ne conosco uno niente male. Hanno di tutto... salato, dolce...” sorrise “... davvero, per qualsiasi cosa mi dica pure tutto, senza problemi...” poi si fece serio “... sa... lei mi incuriosisce... mi incuriosisce molto... è sbucata dal nulla quel giorno molto movimentato... mi ha seguito a casa e poi in questa strana avventura, senza chiedermi mai nulla... sembra davvero una scena di un film... chi è davvero lei? Che sia una dama da salvare io non ho dubbi... ma da cosa vuole essere salvata? Forse dalla stessa cosa dalla quale è in fuga... si, credo sia così...” tornò a guardarla “... forse ho detto troppo, vero? Ho parlato troppo? Preferisce quando faccio il pagliaccio e scherzo sugli eroi da romanzo, Talia?”

Guisgard 03-06-2013 20.33.27

Capitolo VIII: Mondo perduto

“L'Amore utilizza in questo luogo le sue frecce d'oro, vi accende la lampada costante, e vi agita l'ali di porpora, qui regna e gioisce; non nel sorriso pagato delle meretrici, che è senza gioia e amore e tenerezza, soltanto un godimento del tutto occasionale; e nemmeno degli amori di corte, nelle danze miste, né in qualche stravagante spettacolo, ballo di mezzanotte o serenata rivolta dall'amante infreddolito alla bella sdegnosa, piuttosto meritevole di essere abbandonata con disprezzo.”

(John Milton, Paradiso Perduto, Libro IV)



Masan annuì e poi guardò Solder per un breve momento.
Anche la donna allora mostrò al professore un cenno di assenso.
“Si, saranno secoli che questo passaggio è precluso agli uomini...” rivolgendosi Masan a Clio “... andiamo...” prese una torcia elettrica e fece strada agli altri.
Scesero così in quella galleria e la percorsero per una distanza indefinita.
“Non è naturale...” guardandosi intorno Solder “... è stata scavata nel cuore di queste rocce... ma perchè? Deve per forza nascondere qualcosa... un tesoro!”
“L'iscrizione” mormorò Masan “non parlava di un tesoro... ma sembrava accennare invece ad un luogo...”
“Sciocchezze!” Lo zittì Solder. “E' ovvio che questa galleria conduce ad un tesoro! Un tesoro inestimabile!”
Masan non rispose nulla alla donna e proseguì.
Ad un tratto la temperatura scese sensibilmente.
“Comincia a fare freddo...” fece Masan.
“Io non lo sento!” Esclamò Solder.
All'improvviso alcuni operai si fermarono di colpo.
“Cosa c'è?” Fissandoli la dottoressa.
“Non vogliono proseguire...” spiegò un altro di quelli “... dicono che stiamo scendendo nell'Oltretomba... e le nostre anime resteranno imprigionate qui per sempre...”
“Che idiozie!” Con disprezzo Solder. “Avanti, sciocchi ignoranti!” Gridò agli operai. “Siete stati pagati, cani rognosi!”
Ma quelli apparivano irremovibili.
La donna allora estrasse dalla sua borsa una pistola.
“Vi abbiamo pagati!” Puntandola contro di loro. “E chi non proseguirà davvero troverà qui sotto il Regno dei Morti!”
“Si calmi!” Gridò Masan. “Metta via quella pistola!” Avvicinandosi poi a lei. “Non faccia sciocchezze!” Abbassò l'arma che lei impugnava. “Non possiamo obbligarli a seguirci. Chi non vuol proseguire, allora tornerà indietro.”
“Ma potrebbe esserci da scavare più avanti!” Urlò Solder. “Chi scaverà? Lei e la sua amica dell'università?” Indicando Clio.
“Li guardi...” fissandola Masan “... questi uomini sono spaventati a morte. Non potrebbero esserci di nessun aiuto.” Si voltò verso gli operai. “Chi non vuol proseguire, è libero di tornare indietro.”
Quelli allora non persero altro tempo e tornarono indietro.
Restarono così solo Clio, Masan, Solder e Wako, l'unico operaio che aveva scelto di restare con loro e proseguire.
“Bene, direi che possiamo continuare...” guardandoli Masan, per poi riprendere il cammino in quella galleria.
Ma poco dopo, mentre il professore cercava di rendersi conto del tempo trascorso la sotto, si accorse di una cosa strana.
“Che strano...” guardando il suo orologio “... è fermo... il mio orologio si è fermato...”
E anche gli altri si accorsero della medesima cosa sui loro orologi.
Poi le torce elettriche cominciarono a spegnersi una dopo l'altra.
“Cosa succede?” Perplessa Solder.
“Forse qui sotto” spiegò Masan “deve esserci una sorta di campo magnetico negativo o qualcosa del genere...”
Intanto, i quattro, erano avvolti da una fitta oscurità.
E l'ultima immagine impressa nella mente di Clio era quello scenario che perdeva pian piano forma e luce.
http://www.miti3000.it/mito/image/antro_sibilla.jpg

Guisgard 03-06-2013 20.35.58

Elisabeth, confusa, era accanto a quel camino.
Guardava le fiamme crescere pian piano, quasi animarsi.
E poi le ombre che quel fuoco proiettava sulle pareti.
Ombre danzanti, che parevano chiamarla e invitarla fra loro.
E se fosse il Regno dei Morti?
Un regno di ombre?
Ma proprio in quel momento qualcuno afferrò il braccio di lei.
“Elisabeth...” disse Gem “... come sta? Si è svegliata da molto?” L'uomo aveva molte parti della tuta lacerate e alcuni graffi sul viso.

Guisgard 03-06-2013 20.38.04

Daiz ascoltò con attenzione Altea.
“Sa che lei è in gamba? Dico davvero.” Disse lui. “Lei ha il dono di conoscere e ricordare un particolare. E i particolari fanno la differenza nel nostro mestiere.” Prese anche lui un bicchiere e si versò del liquore. “Ricorda quel tipo visto dalla psicologa? Lo riconoscerebbe? Saprebbe descriverlo? Se si, ho in mente un certo piano che potrebbe tornarci utile... si, decisamente...”

elisabeth 03-06-2013 20.58.16

Il fuoco...che immensa grandezza, rischiarava quelle gia' caldi pareti disegnado delle strane figure.....mi avvolsi nelle miei stesse braccia e cominciai a pensare....gia' il caldo e i pensieri arrivano soli....senza che nessuno lia ccompagni

" Moriro' dottoressa ?....non ho piu' i capelli"
" Non morirai ...vedrai e i tuoi capelli saranno piu' sani e lucidi"
" Quanto lucidi....quanto i pavimenti che la signora lava tutte le mattine ?"
" Di Piu'....matteo..di piu'....saranno lucidi come le foglie baciate dalla rugiada"...
" Quando uscira' di qui...mi fara' toccare la sua spada ? "
" Quando uscirai di qui ti portero' con me, sarai un valido scudiero"....

La morte era quella ...l'avevo immaginata, raccontata....ma mai avrei potuto pensare che fosse cosi'...dov'era la luce accecante ?....e quella musica fantastica...nessun musicista avrebbe mai potuto riprodurla....

Una voce......ma i miei occhi rimasero chiusi...una voce piu' vicina....eppure la riconosco....

" Gem...Dio mio Gem...siete morto anche voi....mi spiace, vi giuro che mi spiace.....se non fosse stato per Liam voi ancora sareste col vostro vecchio amico a fumare il sigaro.........sembra che vi siete fatto del male....ma qui non si dovrebbe soffrire....avete la tuta lacera.......io non mi sono mai addormentata......io sono sempre stata sveglia......ero qui in piedi in questa stanza...pulita...i miei vestiti sono intatti...e s emi guardassi allo specchio anche il mio trucco sarebbe intatto......la marmellata di ciliege...mi spiace forse non potro' farvela avere......ma da questa parte forse e' possibile.......io non capisco.....uno strano ronzio e una caduta libera.......mi viene da ridere...non ho sentito male....forse e' questa la morte dei giusti....."....Poggiai una mano sui suoi graffi...e quando la guardai...sulla mia rimase traccia del suo sangue......ma noi...eravamo morti...

Altea 03-06-2013 22.18.48

"Si" risposi convinta senza perplessità "come non ricordarsi quel volto...un volto di un pazzo...un ghigno strano e perverso e due occhi folli spalancati, il viso enigmatico." scrollai il capo per rimuovere quel ricordo.."E ditemi che intendete fare, un identikit? Possiamo pure chiedere a Julien, la persona che mi ospita di farci una descrizione accurata di questo uomo, da quello che ho capito non era la prima volta che lo incontrava."

Clio 03-06-2013 22.27.04

Annuii a Masan e lo seguii in quella galleria.
Passo dopo passo, pensavo all'iscrizione.
Anche se non avevo espresso il mio parere, sapevo che Masan aveva ragione: si parlava di un luogo non di un tesoro.
Eppure doveva essere un luogo molto particolare.
Mi tornò alla mente un libro letto anni addietro per un esame di medievistica, parlava di un Giardino e di una Rosa. Quello era un poema allegorico, certo, ma non mi sembrava poi così diverso. Anche qui, infondo, avevamo un Fiore e un Giardino, sebbene i significati cambiassero radicalmente.
E forse la dottoressa che mi stava così simpatica non aveva completamente torto, magari nel Giardino era nascosto un tesoro inestimabile, anche se avevo i miei dubbi sul fatto che potesse essere in monete sonanti o simili.
Guardai perplessa Masan, quando si accorse di avere molto freddo.
Scossi la testa.
"Io sto bene, mi spiace.. ma non faccio testo.. sono molto calorosa.." dissi, osservando gli operai che rabbrividivano.
Ma era soltanto il freddo a farli tremare?
Sbarrai gli occhi quando Solder prima rimproverò gli operai, poi li minacciò con la pistola.
Una pistola?
Perchè mai un'archeologa dovrebbe avere una pistola? Cosa si aspettava di trovare?
Restai immobile e guardai di sfuggita Masan abbassare l'arma.
Vidi il disappunto con cui trattò la donna ma anche la calma con cui reagì alla vista della pistola. Sapeva perfettamente che la sua collega era armata, lo sapeva e non aveva niente da ridire, anzi, per quanto ne sapevo poteva essere armato anche lui.
D'un tratto, non mi sentii più in colpa per quello schiaffo.
In che razza di guaio ti sei cacciata, Clio?
Sospirai. Chiusi gli occhi per un momento, poi li alzai verso il soffitto, in una preghiera silenziosa.
Non dissi una parola, mi limitai a restare al mio posto, segno che non avevo intenzione di tornare indietro.
Mi feci dare da un operaio lo zaino e la pala.
Si, cara dottoressa.. scaverò io se ci sarà bisogno..
Non sapevo da quanto tempo stavamo camminando. Vidi Masan che tentava di tenere il conto, ma il suo orologio si era fermato, così come quello di Solder e dell'operaio.
Io non lo portavo, ma il mio smartphone era fuori-uso da molto tempo. Non che mi aspettassi di veder funzionare quell'apparecchietto sottoterra.
Poi, si spensero anche le torce.
"Non c'è che dire.. sembra davvero l'entrata dell'Averno.." dissi, vagamente divertita.
Non che lo fossi davvero, ma avevo sviluppato una sorta di patina attorno a me, che mi proteggeva da qualsiasi terrore.
Basta terrore, ne avevo abbastanza.
Al massimo, ci rincontreremo..
Come mi aveva chiamata il fantasma alla festa? Ah, si: incosciente o cinica. Io avevo deviato il discorso ma, infondo, forse aveva ragione.
Perchè, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare in quel momento era il tono della voce di Solder. Dovevo ammettere che sapeva nascondere molto bene la preoccupazione.
Sorrisi.
Clio, sii seria per una volta.. forza..
Alzai gli occhi al cielo e iniziai a pensare.
Mi appoggiai al muro, in modo da riuscire a mantenere l'equilibrio.
"Serve una torcia, una torcia vera.. non le nostre elettriche.. non possiamo procedere al buio, potrebbero esserci delle buche, o peggio..".
Mi chinai e tentai di esaminare il contenuto dello zaino a tastoni.
A prima vista, nulla che potesse servirmi.
Poi, mi venne un'idea e ringraziai di cuore l'operaio di cui non sapevo nemmeno il nome.
Presi la pala, della corda, quella che doveva essere una maglietta di ricambio.
Eppure mancava qualcosa: l'olio. Per poco non scoppiai a ridere, mentre tiravo fuori dalla borsa la boccetta di olio di semi di lino che continuavo a dimenticare di mettere a posto. Beh, magari non sarà servito per il suo scopo originario, ma pregai che fosse utile.
Cercai, in qualche modo, di costruire una torcia rudimentale.
Si sarebbe accesa?
Estrassi l'accendino zippo con due iniziali incise da una tasca della borsa chiusa con una cerniera.
Mi si strinse il cuore.
Perdonami, so che ho promesso che non l'avrei mai usato.. ma.. non posso.. perdonami, ti prego..
Una lacrima invisibile mi percorse, rapida e silenziosa, la guancia.
Quando accesi la torcia era già sparita.

Guisgard 04-06-2013 00.34.49

“Invece i graffi fanno male...” disse Gem fissando Elisabeth “... e non solo quelli... ho lividi ed escoriazioni su buona parte del corpo... no, mi spiace deluderla, ma siamo ancora cittadini di questa valle di lacrime... lei ha dormito, mi creda. Ha dormito sodo. Forse ha perso conoscenza mentre l'aereo piombava sul fitto bosco sottostante... anche io credo di aver perso i sensi... quando mi sono svegliato, il piper si era spaccato in due... noi eravamo sul lato destro... l'altra parte non so dove sia finita... mi spiace, ma penso che i suoi due amici siano rimasti bloccati lì dentro... forse tra le lamiere... o chissà... magari sbattuti lontano... ho preso allora il suo corpo e ho cercato un luogo sicuro... e fortunatamente abbiamo trovato questo rifugio... non ho idea a chi appartenga, ma per ora ci ha dato un comodo alloggio... c'era della legna e ho acceso il fuoco per scaldare un po' l'ambiente...”

Guisgard 04-06-2013 00.42.34

“Ottimo.” Disse Daiz ad Altea. “Si, vorrei un identikit e una serie di informazioni su quell'uomo. La farò subito giocare al detective.” Le fece l'occhiolino. “Ora la riporterò dalla sua amica e lei recupererà ogni tipo di informazione sul nostro uomo. Ah, perda subito ogni speranza che la sua amica psicologa possa fornirle informazioni. I medici sono vincolati dal segreto professionale. E per esperienza so che uno strizzacervelli tiene molto al suo rapporto con i pazienti. In un certo senso è un po' come tra un confessore ed il suo penitente. Quindi dovrà essere lei a trovare ciò che cerchiamo. Il piano è questo...” sorseggiando un po' di liquore “... lei tornerà nella casa della sua amica psicologa e quando ci sarà via libera, senza essere vista, mi farà entrare ed insieme cercheremo nello studio della strizzacervelli le informazioni che cerchiamo. Cosa ne pensa? Sono o no il più grande investigatore del mondo? E magari lei è già fortemente attratta da me.” E rise.

Talia 04-06-2013 01.37.50

Mi voltai verso di lui a quell’ultima domanda...
era forse la prima cosa veramente seria che aveva detto da quando lo avevo incontrato...
e forse fu per questo che mi sorprese, o forse fu per il tono con cui lo disse... si, quel tono... il tono di un uomo che troppo a lungo si era sforzato di non prendersi sul serio...
lo fissai...
“No...” dissi infine, scuotendo appena la testa “No, non la preferisco quando fa il pagliaccio... affatto! Anzi...”
Il mio sguardo su di lui era serio, fermo, penetrante...
“Sa, Guisgard...” ripresi poi a dire, la voce vagamente più bassa, lieve “Penso che, tra noi due, qui il più incauto sia lei... si... si penso che sia veramente incauto!”
Lo osservai per qualche istante, in silenzio...
“Vede... qualsiasi cosa lei dica, o faccia, il suo nome è tutt’altro che sconosciuto... la storia della sua famiglia sconfina nella leggenda, ci sono mille e più aneddoti che dai meandri del passato mi parlano di lei, mille storie, piccoli dettagli... mentre lei di me non sa niente! Mi ha raccolta per strada ed ha deciso di portarmi con sé... mi ha mostrato cose e rivelato particolari... e se non fossi ciò che lei crede? Ha... ha pensato che sarei potuta essere una di quei pazzi che la minacciano, Guisgard? Ha mai pensato a questo?”
Lo fissai per qualche istante, seria... poi sorrisi appena...
“Sono un’incosciente...” mormorai “Adesso che le ho messo questo dubbio, forse mi abbandonerà qui e dovrò tornare a piedi fino in città... e addio aereo... addio volo avventuroso e gita in quegli angoli caratteristici che dice di conoscere così bene...”
Lo osservai per qualche istante, con uno sguardo lievemente indagatore...
“Chissà se lo farebbe...” sussurrai “Chissà...”
Per qualche altro istante restammo così... in silenzio. E tra noi si udiva solo il rombo della macchina che sfrecciava veloce sulla stretta stradina in mezzo alla campagna...
Lo osservavo e mi chiedevo quanto sarebbe stato saggio rivelargli... mi chiedevo se mi avesse presa per matta, se avesse saputo tutto di me...
eppure stavamo andando a Sant’Agata di Gothia...
pensai che se, per caso, avessi raggiunto Capomazda con il preciso intento di andare poi là, avrei di certo faticato di più per trovare chi mi ci avrebbe accompagnata...
e invece ci stavo veramente andando...
ci stavo andando senza che lo avessi chiesto, senza che lo avessi ricercato...
e ci stavo andando con lui.
“Nel mio lavoro...” dissi ad un tratto, senza preavviso “Mi capita di leggere molto, di documentarmi... e... e, per l’ultimo lavoro, mi è capitato di leggere molto su Sant’Agata di Gothia... davvero molto... ed è per questo che...” esitai “E’ per questo che sono eccitata e spaventata all’idea di arrivarci...”
Sorrisi, come a voler smorzare la mia tensione.

Guisgard 04-06-2013 02.16.16

Il fuoco di quella torcia si accese pian piano, fino ad illuminare le pietre attorno a Clio.
La luce, sebbene debole e incerta all'inizio, poco a poco riuscì a squarciare quel denso velo di tenebre che, fino ad un attimo prima, aveva avvolto ogni cosa.
La ragazza allora tornò a vedere ciò che la circondava e intravide anche le sagome di Masan, Solder e Wako poco distanti da lei.
“Una torcia...” disse il professore “... ottimo, Clio!”
“Possiamo continuare.” Fece Solder.
“Dia a me la torcia...” avvicinandosi Masan a Clio “... così potrò precedervi tutti... mi sentirò più sicuro a sapervi dietro di me...”
Così ripresero a percorrere quella galleria.
Camminarono ancora per un po', con Masan a guidare il gruppo, seguito da Clio, poi da Solder e con Wako a chiudere il quartetto.
Il profondo silenzio di quell'ambiente era rotto solo dal rumore dei loro passi, che echeggiavano sulle pareti di pietra.
Ad un tratto però qualche altra cosa ruppe definitivamente quel silenzio.
Uno sparo.
“Casa è successo?” Voltandosi di scatto Masan.
Wako era alcuni passi più indietro, a terra in una pozza di sangue, mentre la pistola di Solder era ancora fumante.
“Perchè ha sparato a quell'operaio?” Fissandola Masan.
“Stava tornando indietro.” Rispose la donna senza tradire emozioni. “Ho sentito i suoi passi allontanarsi e mi sono voltata. L'ho visto scappare e gli ho sparato.”
“Perchè?” Fece Masan. “Che motivo c'era? Poteva andarsene, come hanno fatto gli altri.”
“Li abbiamo pagati.” Fissandolo la dottoressa. “E non mi andava di essere presa per i fondelli da questi dannati. Ha pagato lui per tutti.”
Masan scosse il capo.
“Si ricordi il nostro scopo.” Disse Solder. “Il motivo per cui siamo qui. Vuole assumersi lei la responsabilità se falliremo?”
Masan non rispose nulla.
“Sa, mi sembra un po' cambiato da quando è iniziato il nostro viaggio qui sotto...” continuò la dottoressa “... non vorrei che qualcosa possa distoglierla dal nostro scopo...” e lanciò un'occhiata verso Clio.
Masan continuava a restare in silenzio.
“Proseguiamo allora.” Aggiunse la donna.
Così Masan riprese il cammino e fece cenno a Clio di seguirlo.
Solder chiudeva il terzetto.

Guisgard 04-06-2013 02.20.57

“Sa...” disse Guisgard a Talia “... quando Lancillotto incontrò Ginevra, ella non rivelò il suo nome... disse soltanto di essere diretta al matrimonio di re Artù e della regina Ginevra... lui non chiese altro... si propose come suo campione e la liberò dal cavaliere che l'aveva rapita...” fissò la ragazza e sorrise “... e se devo dirla tutta... pagherei che lei fosse il demone...” rise “... non si spaventi... vede, si narra che un demone perseguiti la mia famiglia... ma se avesse il suo aspetto non sarebbe poi tanto male.” Le fece l'occhiolino. “Già, dimenticavo... mi preferisce quando non faccio il pagliaccio...” inserì la marcia successiva e l'auto aumentò di velocità “... le propongo un patto... lei non tenterà di uccidermi ed io non la lascerò per strada... ci sta?” Sorrise ancora. “E magari prima o poi mi rivelerà davvero che genere di mestiere fa... così potrò comprendere la sua eccitazione ed i suoi timori nel raggiungere quella città...”
Ad un tratto cominciò ad apparire in lontananza una montagna che dominava l'intero scenario.
“Ecco il Monte Taburn...” indicò Guisgard “... Sant'Agata di Gothia si trova sull'altro versante, dove si intravedono quelle eliche per l'energia eolica, le vede? Noi invece raggiungeremo le pendici orientali del monte... lì troveremo un piccolo aeroporto... noleggeremo un aereo e giungeremo in breve nel nido dei falchi... ovviamente per lei, al ritorno, passeremo per Sant'Agata di Gothia.”
E dopo circa una mezz'ora, la porsche raggiunse il piccolo aeroporto.

Chantal 04-06-2013 10.51.38

"Buongiorno, Matilde!" Accolsi la donna sorridendo "ha dormito bene? Oh, non badi alla mia stanza, me ne occuperò io più tardi.."
La seguii per le scale. "Sa, mi sono alzata all'alba stamane ed ho passeggiato nel frutteto, c'è tanta frutta matura.. se ne potrebbero fare marmellate, o pesche sciroppate.." mi guardavo ancora intorno in quell'ambiente tutto nuovo e tutto da scoprire, " ed ho anche visitato la piccola aia in fondo, quella ai confini con l'altra proprietà, sa dirmi chi sono i nostri vicini? Sembrano brave persone."
Lei mi ascoltava e mi rispondeva amabilmente e pazientemente, quasi come se a parlarle fosse una bambina eccitata. Forse lo ero.
"Sapesse, ho indossato quei grossi stivaloni di gomma che ho trovato nel box per gli attrezzi da giardino, ho seguito le galline fino al pollaio e lì ho raccolto quattro uova freschissime, desidero subito preparare uno zabaione per mio padre."
Intanto stavamo attraversando il salone.."le piace lo zabaione, Matilde?" Le domandai "Ovviamente.. avrei piacere che sedesse a tavola con noi per la colazione, vedrà, la sorprenderà preparato alla francese."
La donna mi guardava incuriosita.. "Sa che anche i vicini mi guardavano così? Proprio come sta facendo lei..Sì, due anziani signori affacciati al loro balcone che si stupivano a vedermi rincorrere la chioccia, dovevo essere davvero buffa con quella clamide immacolata, la vestaglia con tutti quei volants smossi dall'aria, slacciata e svolazzante, e quei grossissimi stivali da campagna ai piedi."
La donna rise.
"Potrei domandarle una gentilezza, Matilde? Una cortesia da parte sua.. mi aiuterebbe a preparare dei dolci da distribuire a tutti i vicini? Per presentarci e dimostrarci con loro amichevoli, non credo che mio padra abbia ancora avuto il tempo di intraprendere rapporti e socializzare con loro, pertanto, vorrei pensarci io, dunque..e vorrei conoscere tutti loro, anche chi vive ai confini della stradina.. crede di potermi sostenere? Ovviamente, nel rispetto dei suoi impagni.."
Intanto l'avevo seguita in cucina, stavo già preparando il bagnomaria per lo zabaione quando mio padre ci raggiunse.
"Buongiorno, come va con quella spalla? Deve essere l'umidità di questi giorni.." Lo salutai e gli sorrisi.
Indossava ancora la sua giacca da camera di un bordeaux molto elegante e dal collo di raso. Sul taschino spiccavano due viole ricamate tono su tono e sotto le sue iniziali.
Era stato un dono della mamma, era solito indossare quella giacca, stringersi in essa e tenersi caldo, nonostante fosse molto usurata.
Mi intenerii a guardarlo.
Così gli andai incontro e silenziosamente gli adagiai nel taschino una camelia, lasciandola appena traboccante, ne avevo colte alcune per adiagiarle nel piattino del pane come segnaposto per ciascuno.
Avevo apparecchiato anche per Matilde.
Qualche minuto dopo, infatti, sedevamo a tavola in una grande sala da pranzo, lo zabaione caldo e aromatizzato di vaniglia inondava l'ambiente di profumi antichi ed avvolgenti.
Avevo disposto al centro della tavola il mazzolino di rose portato con me dal viaggio, era ancora fresco, e dei tralci di ederina si calavano dal vaso, sinuosi, fino ad avvolgere i calici. Le frittelle preparate da Matilde conferivano opulenza ma anche un tocco di familiarità a tutto il resto. Si respirava accoglienza, semplicità e.. dolcezza.
Lasciai che mio padre ultimasse la sua colazione, e quando fu in piedi lo raggiunsi.
"Aiuterò Matilde a sparecchiare, poi.."guardando alla porta che dava sul salone "le domanderò di riporre quei due ritratti in soffitta, o in cantina.. non desidero che stiano lì, non occorre che occupino più un posto di rilievo in questa casa."
Varcai la soglia e, servendomi di una sedia li raggiunsi e li staccai dalla parete, mio padre mi guardava, tuttavia non mi fermò.
Ne fui lieta e rasserenata.
"Noi, fortunatamente, non siamo imparentati con l'arciduca, e non discendiamo neppure da questi luoghi.. noi apparteniamo al mare.. alla costiera.. sì, alle meravigliose costiere della penisola che separa i due golfi, pertanto.. quei ritratti per me non sono altro che due quadri che ritraggono due nobili a noi sconosciuti, null'altro.."
Mio padre mi guardò serio, forse anche con severità.
Mi accorsi per un momento che 'stavo dettando legge'. Mi sorpresi. E compresi che non fosse necessario, dato che non sarei rimasta in quella casa per sempre, anzi, presto sarei stata richiamata lì dove ero attesa, dove mi sentivo più completa nei miei panni di donna.
Anche se mio padre non voleva accettare che fossi una donna già da un po'.
Tanto meno quella semplicità che avevo scelto come filo conduttore della mia vita.
Forse, i genitori non lo accettano mai, credendo e ritenerdo i figli sempre piccoli e desiderando il meglio per loro.
Non era da biasimare per questo.
"E poi.." ripresi.." quel posto.. il posto sulla parete dell'ambiente più importante e più vissuto della casa spetta a voi, papà, ora siete voi il re di questa casa.."
Accennò un sorriso tra il tenero ed il compiaciuto.. "Conoscete il proverbio.." aggiunsi " ..a casa sua ciascuno è re.. "
Attesi in silenzio, infine conclusi: "Ci starà benissimo il ritratto di famiglia a sovrastare questa parete, quello che fu commissionato per l'anniversario con la mamma, quello in cui ci siamo tutti.." il tono della voce si smorzò piano.."tutti.." andando spegnendosi in un sussurro, con quella dolce malinconia che dagli occhi scivola sul cuore..
Qualche istante di silenzio ancora, poi, lo vidi protendersi verso di me.. "Ve lo impedisco, sapete.." dissi con gli occhi lucidi e accennando un sorriso per sdrammatizzare.."Vi impedisco di abbracciarmi, adesso, o.. oppure.. finirà che scoppio in lacrime e vi renderò responsabile.."
Ero schiva, sempre restia alle effusioni, e rifuggivo sovente le manifestazioni d'affetto.
Il ricordo della mamma, del resto, ancora ci rattristava.. ancora.. dopo tanti anni.. e ci univa sempre più.
Allora compresi che mio padre cercasse quell'abbraccio molto più di me, e mi lasciai andare, stringendolo forte forte a me.
Affidai i ritratti alle mani ed alle decisioni di Matilde, ella li avrebbe riposti dove meglio credesse.
Mio padre si accomiatò da me visibilmente sereno.
Sparecchiai da sola, così,con alcuni pensieri che affioravano senza che cercassi in alcun modo di sfuggire loro.
Non mi turbavano, tutt' altro.. mi sfioravano dolcemente.
Alla fine raggiunsi l'ingresso, mi curai di prelevare un cappellino che tenesse i capelli raccolti e in ordine, presi il cappottino di lana tweed e me lo poggiai sul braccio, ed attesi che mio padre fosse pronto, ammirandolo aggiustarsi l'uniforme davanti allo specchio.
Non sapevo se saremmo stati raggiunti da una macchina o mio padre avesse preferito prendere un'auto per sè, lo avrei accompagnato comunque per un po' fino al più vicino emporio dove avrei reperito il necessario destinato alla preparazione dei dolci per i vicini.
Mi accostai alla finestra, scostai appena con le dita la tendina, pioveva di nuovo.
Pioveva come al mio arrivo, e i toni del mattino prendevano a smorzarsi proprio come il sole nel dolce tintinnio dell'acqua sulle foglie del giardino, mentre le piccole e trasparenti gocce sul vetro luccicavano e mi impensierivano, generando in me sensazioni fluttuanti tra l'essere incantata e desolata.

Clio 04-06-2013 11.20.34

Dapprima fu solo una piccola scintilla ma poi, con mio grande sollievo, la torcia si accese e illuminò la piccola galleria.
La diedi a Masan con un cenno di assenso, e lo seguii.
Dopo qualche passo, di colpo, mi fermai.
Uno sparo.

"Non ti muovere, ragazzina..".
Una voce aspra e tagliente alle mie spalle.
Mi si gelò il sangue nelle vene, potevo sentire l'acciaio freddo contro la mia nuca.
"La borsa.." grugnì l'uomo.
Chiusi gli occhi, cercando di restare calma, di concentrarmi sul mio respiro.
Ma non ci riuscii, la paura ed il terrore si erano impossessati di me.
Ero come paralizzata.
"Ho detto.. la borsa.." ripetè, premendo con forza la pistola contro la mia tempia.
Possibile che nessuno si accorgesse di nulla?
Lentamente, riuscii a sfilarmi la borsa dal braccio, lui la afferrò con forza.
Chinai il capo, sperando che se ne andasse.
Ma non lo fece.
"E quella?" disse sfiorando con la pistola la mia catenina d'oro "Dammela, avanti..".
Sbarrai gli occhi: non potevo permetterlo.
Tenevo a quella catenina enormemente, ma sapevo bene di non avere scelta.
Portai le mani al collo e feci scorrere il sottile filo d'oro finchè non mi ritrovai tra le mani il fermaglio.
Lo slacciai, tra le lacrime.
"Lasciala stare.." urlò qualcuno che sembrava essere molto vicino.
"Mi hai sentito, bastardo? Lasciala stare!".
Non seppi mai che cosa accadde realmente.
Mi ritrovai a terra, spinta dall'uomo che mi aveva rapinato, incapace di muovermi, tremante.
Li sentii lottare.
Poi, uno sparo.
Subito pensai che mi avesse colpita, ma erano soltanto il terrore e l'angoscia a tenermi inchiodata a terra.
Vidi l'uomo raccogliere la borsa e fuggire via.
Avrei voluto alzarmi, inseguirlo, avrei voluto urlare, piangere gridare.
E invece restai immobile, paralizzata.
Ciò che mi destò da quello stato fu un grido, un grido disperato.
Era una donna, ma era dietro di me e io non potevo vedere il suo volto.
Dopo lo sparo, e soprattutto dopo la fuga del malvivente, molta gente si era avvicinata, ed ora osservava la scena, inorridita.
Dovevo alzarmi, sapevo di doverlo fare.
Non ero ferita, perchè non riuscivo a muovermi?
"Stai bene, piccola?" disse una voce gentile di donna "è finita, tranquilla.. va tutto bene..".
Il suono di quella voce era così rassicurante che riuscii ad alzare lo sguardo per guardarla.
Era una signora di mezza età, con un profumo molto dolce ed un rossetto troppo rosso, ma con degli occhi che ispiravano fiducia.
"Ce la fai ad alzarti?" disse dolcemente.
Anuii, in qualche modo.
Lei e un'altra signora mi rimisero in piedi.
Fu allora che lo vidi.
Il ragazzo che mi aveva difeso se ne stava lì, disteso a terra, in una pozza di sangue.
Si chiamava Mark.


Sobbalzai, per la sorpresa, ma restai impassibile.
Masan si voltò di scatto e, per un momento, potei osservare i suoi occhi da vicino, alla luce della torcia. Notai che avevano una luce davvero particolare.
Andiamo… ti sembra il momento di pensare a sciocchezze del genere, Clio?
Poi, mi voltai verso Solder.
Lanciai una rapida occhiata all'operaio, e recitai in silenzio un'antica preghiera per la sua anima.
Come si fa a morire così?
Guardai Solder negli occhi, senza tradire alcuna emozione, e abbassai lo sguardo quando rimproverò Masan.
Davvero era cambiato? Non osavo immaginare come fosse prima.
Mi rimisi in marcia, in silenzio.
Non potevo non pensare a quello che aveva detto: la missione, la responsabilità del fallimento.
Cosa c'era sotto quegli scavi?
Era ormai ovvio che la ricerca non ne era il fulcro. Ci doveva essere qualcos'altro. Ma non mi sembrò utile fare domande.
Io, infondo, ero soltanto una consulente, non avevo responsabilità.
Almeno così credevo.

Talia 04-06-2013 15.01.33

Risi appena a quelle parole...
“Beh, mi sembra una proposta ragionevole...” dissi “Io non tento di ucciderla e lei non mi abbandona in mezzo al nulla... sì, davvero ragionevole...”

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 55024)
Sorrise ancora. “E magari prima o poi mi rivelerà davvero che genere di mestiere fa... così potrò comprendere la sua eccitazione ed i suoi timori nel raggiungere quella città...”
Ad un tratto cominciò ad apparire in lontananza una montagna che dominava l'intero scenario.
“Ecco il Monte Taburn...” indicò Guisgard “... Sant'Agata di Gothia si trova sull'altro versante, dove si intravedono quelle eliche per l'energia eolica, le vede? Noi invece raggiungeremo le pendici orientali del monte... lì troveremo un piccolo aeroporto... noleggeremo un aereo e giungeremo in breve nel nido dei falchi... ovviamente per lei, al ritorno, passeremo per Sant'Agata di Gothia.”

Fissavo quella montagna avvicinarsi rapida.
L’auto filava morbida e regolare lungo la stradina che serpeggiava, seguendo l’andamento della campagna... il vento mi faceva volere i capelli e quel debole sole primaverile mi accarezzava la pelle sul viso...
La nostra destinazione si avvicinava...
l’aeroporto, poi il monte...
e poi?
Sant’Agata?
Mi chiesi se volessi davvero raggiungere la città di Sant’Agata di Gothia...
“Scrivo!” dissi ad un tratto, dopo quel lungo momento di silenzio, osservando la campagna correre intorno a noi “Il mio mestiere, dico... io per lavoro scrivo... scrivo romanzi, principalmente. Ne ho scritti tre, fino ad oggi... beh... fino ad un anno e mezzo fa, veramente... poi non ho scritto più!”
Tacqui per qualche momento...
“L’ultimo...” ripresi poi a dire, voltandomi a guardarlo “L’ultimo era un romanzo storico, ed era ambientato da queste parti, tre le altre cose... a Capomazda, in parte... e soprattutto Sant’Agata di Gothia...”
Sorrisi debolmente...
“Una bella coincidenza, no?”
Esitai per un momento...
“E forse è per questo che sono venuta a Capomazda... perché quando si legge e si scrive tanto a lungo e tanto diffusamente di un certo luogo, di determinati fatti e di persone che ci hanno preceduti, poi vi si resta in qualche modo legati... se ne resta vittime... e si ha bisogni di... si ha bisogno di visitare quei luoghi di persona...” sospirai appena “Carl, il mio editore, crede che sia una pazzia... crede che dovrei voltare pagina, cavalcare l’onda del successo e non perdere tempo dietro ai fantasmi di un passato lontano... non lasciare che quei fantasmi mi suggestionino, mi condizionino... E forse... forse, in parte, ha anche ragione... in parte...”
La mia voce calò lievemente ed io tacqui per qualche istante.
Poi, come rendendomi improvvisamente conto di aver parlato troppo, sorrisi, vagamente in imbarazzo...
“Beh... mi ha smascherata, infine!” dissi, con la voce di nuovo alta e scherzosa “Ora conosce il mio torbido segreto: sono una scrittrice!”
La macchina raggiunse in quel momento il piccolo aeroporto... rallentando appena, varcò il cancello e procedette verso un vetusto hangar.

elisabeth 04-06-2013 15.39.22

Gem era provato....ma io ...io no...io ero intatta......mi scostai da lui e mentre mi raccontava del'accaduto lo guardavo sempre con più distacco.......Ingrid era morta ..il Dottor...come si chiama, non aveva importanza erano finiti chissà dove, impossibile......." Gem...se questo e' uno scherzo..credetemi e' di cattivo gusto.......o siamo tutti morti..o siamo tutti vivi.......io...io...non volevo morire ...nessuno lo voleva, in questa stramaledetta storia........il fuoco..si grazie era caldo, la stanza perfetta....io e lei ci siamo assopiti....accidenti Gem...per aver superato quell' impatto senza renderci conto di nulla.....noi eravamo in trance....e non e' possibile.....i bucaneve...i bucaneve alla Madonna.....ma perché lei ha scelto noi e non anche gli altri........".......mi sedetti a terra.....con le spalle alle pareti , tolsi le scarpe....e piegai le gambe appoggiando la mia testa sulle ginocchia..........voltai il capo e guardai Gem..li' davanti a me......." Bene cosa farebbero due persone come noi.......ve lo dico io...nulla.....non ho voglia di fare nulla........Liam avrà previsto anche questo ?......forse lui e' cosi' grande che sa già dove ci troviamo......"......alzai il capo e risi forte...risi talmente forte che si tramutò in urlo.............l'eco...l'eco delle mie urla e il silenzio....il silenzio rotto dallo scrosciare della pioggia....e il crepitio del fuoco

Altea 04-06-2013 16.07.56

Lo guardai con calma e freddezza, mi sedetti per un attimo...quello sarebbe stato tradire la gentilezza di Julien, mentre lo guardavo sorridere..però mi rendevo conto pure che si doveva fare qualcosa e l'uomo che incontrammo a casa di Julien era ambiguo e un tipo forse pericoloso..ricordavo ancora il volto contratto e stranito di Julien, forse dovevo vedere questo fatto al contrario, ovvero scoprire chi era quello strano individuo..."Dunque" dissi mentre distrattamente e nervosamente presi senza accorgermene una sigaretta dal pacchetto e ne accesi una "prima di tutto non sono per nulla interessata fisicamente a voi..o a te..diamoci del tu...te lo concedo" e gli sorrisi enigmaticamente "e poi d'accordo, ti presenterò come un amico di Università, dirò a Josephine di non raccontare nulla...ok?" e messa in bocca la sigaretta iniziai a tossire pesantemente e spensi subito la sigaretta...che diamine stavo combinando? Tutta colpa di questa dannata situazione, ma io non ero venuta qui a studiare e ora mi trovavo con un investigatore privato.

Guisgard 04-06-2013 20.09.23

“Le coincidenze non esistono...” disse Guisgard all'improvviso “... così dice qualcuno e a Capomazda, da sempre, ciò è stato preso come un dogma...” fissò Talia e sorrise “... una scrittrice... mi piace!” Esclamò. “Trovo che gli scrittori siano i più grandi sognatori. Forse perchè hanno il potere di rendere i loro sogni alla portata di tutti... donare sogni è forse il pregio più bello... solo gli innamorati ci riescono. Ma forse voi scrittori un po' lo siete. Non so, ma ho sempre pensato che per scrivere qualcosa di bello, come scolpire una statua meravigliosa o dipingere un quadro sublime, bisogna essere innamorati. L'amore è la più grande forma d'ispirazione credo.” Guardò ancora la ragazza. “Ma mi ha incuriosito una cosa di ciò che ha detto... fantasmi... quali fantasmi? Ho idea che non sia stato solo un modo di dire il suo...” sorrise ancora “... mi perdoni se faccio tanto domande, ma ho sempre pensato che uno scrittore non chiedesse altro che parlare continuamente delle sue opere e di conseguenza anche un po' di sé...” poi rise di colpo “... a meno che, visto che ora conosco il suo segreto, lei non penserà di eliminarmi... però, sembra la trama di un romanzo... immagini... lei è il demone famoso che perseguita i Taddei... si muta in donna, una bellissima donna, col solo scopo di trovarmi e continuare la maledizione... manca solo un colpo di scena... non so... magari di me che mi innamoro di lei...” e le fece l'occhiolino “... e non è detto che stia facendo il pagliaccio ora...”
Giunsero così all'aeroporto, fino poi a raggiungere un vecchio hangar.
Scesero dall'auto e si avvicinarono alla porta di un piccolo ufficio.
“E' permesso?” Bussando Guisgard. “C'è qualcuno?” Entrando, sempre seguito da Talia.
“Chi cercate?” Chiese una donna che puliva a terra.
“Vogliamo noleggiare un aereo...” fece Guisgard.
“Allora dovete parlare col vecchio Flint.” Disse la donna.
“Non possiamo trovarlo?”
“Sarà lui a trovare voi.”
“Interessante...” mormorò Guisgard “... e come accadrà?”
“Andate allo spaccio dei piloti.” Rispose la donna. “Verrà lui da voi.”
“E' forse un veggente?”
“No, solo un affarista.” Sbottò la donna.
Così, Guisgard e Talia raggiunsero lo spaccio.
Presero un tavolo ed ordinarono da bere.
“Pittoresco quaggiù, vero?” Rivolgendosi Guisgard a Talia. “Sembra il prologo di un romanzo vecchio stile, di quelli coloniali...”
http://geektyrant.com/storage/0999-p...=1345448937667

Guisgard 04-06-2013 20.15.53

Clio, Masan e Solder continuarono a penetrare in quella galleria che sembrava senza fine.
Si sentivano solo i loro passi e il rumore della torcia che si consumava.
“Da quanto” disse Solder all'improvviso “stiamo camminando?”
“Forse due ore...” rispose Masan “... forse tre...”
“No, sono molte di più...” replicò la donna.
Masan non disse nulla.
“E se fosse senza fine questa galleria?”
“Cosa c'è, dottoressa?” Chiese Masan. “Vuole ritornare indietro? Come quegli operai?”
“Non lo farei mai.”
“Allora cerchi di non sprecare fiato...” mormorò Masan “... l'aria potrebbe cominciare a diminuire e parlando ne consumiamo di più...”
“Cerca di spaventarmi?”
“No...” scuotendo il capo Masan “... del resto è armata e ha dimostrato di saperla usare bene quella pistola...”
“Si...” annuendo Solder “... come lei sa usare la sua spada... la sua amica dottoressa” facendo segno verso Clio “sa di questa sua abilità? Di come sa tirare di spada? O crede che sia bravo solo con i libri? Non conosce tutti i suoi segreti, vero?”
“La smetta...”
“Come dice il Maestro?” Sorridendo Solder. “E' sciocco affezionarsi a ciò che non ci occorre...”
Masan non rispose nulla.
Ad un tratto però si fermò di colpo.
“Guardate!” Indicando la galleria. “C'è qualcosa in fondo! Una luce! C'è una luce!”

Guisgard 04-06-2013 20.28.57

Prima che Matilde portasse via i due ritratti, il padre di Chantal si fermò per un momento a guardarli.
“Robert de' Taddei” disse “era un uomo molto particolare. Di umore instabile, intollerante su molte cose e radicato a vecchi pregiudizi. Lo conobbi giovanissimo, quando insieme frequentavamo l'accademia militare. Non era un'ipocrita. Non faceva nulla per nascondere il fatto di essere stato raccomandato. I Taddei accedevano per diritto in quell'accademia. Era stato un loro antenato ad averla fondata cinque secoli fa. Ma noi tutti sapevamo che lui sarebbe stato preso comunque. I Taddei, diceva sempre, due cose sanno fare... la guerra e l'amore. Ed era vero. Amò molte donne...” guardando l'altro ritratto, quello della donna “... ma solo lady Beatrice fu il suo grande amore... una volta mi parlò della secolare guerra che da sempre ha diviso Capomazda e Sygma... sai perchè combattiamo? Mi chiese. Per la terra? Per le risorse? Per il potere? No... noi vogliamo conquistare Sygma per un solo motivo... perchè lì sono nate le donne che abbiamo amato... le uniche... ” fece un cenno a Matilde e la cameriera portò via i ritratti. “Piove di nuovo...” mormorò poi l'uomo “... ma questa campagna è bella anche così...” guardò poi Chantal “... appena smetterà di piovere usciremo per una passeggiata...” ma solo in quel momento l'uomo si accorse di qualcosa alla parete.
Dietro ad uno dei ritratti, infatti, c'era una cassaforte a muro.
Non prevedeva la combinazione, ma si apriva con una chiave.
“Non mi ero mai accorto che lì ci fosse una cassaforte...” stupito il militare “... mi chiedo cosa possa contenere... e soprattutto... dove possa essere la chiave...”

Guisgard 04-06-2013 20.37.58

Gem si avvicinò ad Elisabeth e la schiaffeggiò forte.
“Si calmi.” Disse poi guardandola. “Si calmi. Si, forse i suoi amici sono morti, ma noi no. Io sono stato pagato per condurvi a Sant'Agata di Gothia e poi di nuovo a Capomazda. Sani e salvi. E se ora siamo rimasti solo in due, io non verrò meno al mio compito e la riporterò a casa sua sana e salva.” La fissò per un lungo momento. “Siamo vivi... noi due... chiaro? Non so perchè. Non so perchè gli altri no e noi invece si. E sinceramente neanche mi interessa. Preferisco usare la testa per trovare il modo di tornare da dove siamo venuti. E se lei riuscirà a restare lucida, allora magari avremo due cervelli su cui poter contare. E da ciò che so, il suo non è niente male.” Si alzò e sistemò il fuoco nel camino. “Per prima cosa dobbiamo capire dove siamo e a chi appartiene questa casa di legno.”
Era un ambiente molto caratteristico, con un gusto vecchio stile.

Guisgard 04-06-2013 20.42.36

“Ottimo.” Disse Daiz ad Altea. “Mi piace questo tuo spirito d'avventura. Vedi che sei tagliata per fare l'investigatrice?” Sorrise. “Quanto poi al tuo essere o meno interessata a me... beh, dammi un po' di tempo e almeno una possibilità... sai, con le donne faccio faville... ah, a proposito... non se guardi i film gialli e i noir... ma solitamente lì le assistenti degli investigatori sono sempre molto seducenti... quindi ti consiglierei di aggiornare il guardaroba, bellezza... gonna corta, scarpe alte e roba simile, così da perdere quest'aria da studentessa che ti porti addosso...” le fece l'occhiolino “... beh, ora direi di andare dalla tua amica psicologa e mettere in atto il nostro piano, bellezza...” E presa l'auto, si recarono a casa di Julien per scoprire l'identità di quel misterioso ed inquietante paziente.

Altea 04-06-2013 21.02.06

Mi osservai da capo a piedi...jeans stretti, scarpe con tacco alto, camicetta moderna...cosa vi era di strano nel mio look? Voleva trasformarmi in una specie di fatalona?
Non risposi nemmeno, salimmo in macchina, la Mercedes sfrecciava veloce o forse era la corsa spericolata di Daiz...e in breve ci trovammo di fronte alla villa antica.
Entrammo e Julien era in cucina, feci l'occhiolino a Daiz e con un dito in bocca gli feci cenno di lasciar parlare me...e cosi presentai Daiz come compagno di studi appena conosciuto alla Università, lo lasciai in cucina mentre mi diressi furtiva verso la camera di Josephine che fortunatamente si trovava in camera.
Chiusi accuratamente la porta e mi avvicinai a lei che mi guardava con aria sospettosa..."C'è Daiz in cucina e sta parlando con Julien, ho detto a lei che è un mio amico di studi alla Università Cattolica e mi raccomando fai finta di non conoscerlo...non fare domande per favore, ci sarà un motivo ragionevole perchè te lo chiedo".

elisabeth 04-06-2013 21.02.35

Due sonori schiaffoni......rimasi rimbambita a guardare Gem.....misi le mani sulle guance.....mi bruciavano.....mi alzai da terra e rimasi ad ascoltare Gem....eravamo vivi , questo avevo compreso......ero scalza....lasciai lui attizzare il fuoco......e intanto guardavo fuori dalla finestra......sembrava ci fosse un parco...un giardino ...forse un bosco...non riuscivo a comprendere...pioveva troppo.....Quella stanza era grande...il legno era lucido......curato, quella casa non era abbandonata......" Gem...da dove siete entrato.....non riesco a rendermi conto se la casa sia tutta questa.......o ci sia qualche altra cosa, togliendo il fatto che piove maledettamente....e non riusciremo neanche ad usciremo da qui.......il mio cervello.......dovete avere pazienza, ho subito dei cambiamenti.....senza che qualcuno avesse avuto la bontà di raccontarmi cosa mi stesse succedendo.....mi dite che dovete portarmi da un posto all'altro.....perché.....?.....voi sapete cosa dovrei fare.......perché mi trovo qui ........Gem .....siete l'unico porto sicuro.....ho bisogno di certezze......come faccio a ragionare....come faccio a darvi una mano......voi sapete Gem forse e' arrivato il momento di sapere chi siete...e non siete solo un pilota di scatolette....."......Mi ....misi davanti a lui..e decisi di ascoltare....e ad uscire da quel grande caos

Clio 04-06-2013 22.00.35

Un sorrisetto divertito mi si piazzò sul viso.
Decisamente, Solder mi stava sempre meno simpatica.
Non sopportavo il modo in cui mi trattava, come se fossi una scolaretta ingenua e spaurita.
Più parlava, e più mi insospettivo.
Il maestro? Il maestro di che cosa?
Si che me ne ha parlato, simpaticona.. anche se non ne era mica obbligato.. nemmeno ci conosciamo.. del resto, tu non sai che potrei atterrarti a mani nude, se volessi, cara...
Mi morsi la lingua per non controbattere.
Era dietro di me, e volevo evitare che mi sparasse alle spalle.
Ma, in cuor mio, cominciai a sperare che le cose precipitassero prima o poi.
Sarebbe stato divertente gonfiarle la faccia di botte.
Non amavo le armi da fuoco, erano così asettiche, impersonali, e.. terribilmente moderne.
Il mio coltello poteva essere altrettanto rapido e pericoloso.
Sbuffai.
"Signori, smettetela di bisticciare, su.. abbiamo del lavoro da sbrigare.." dissi dura e tagliente, guardando i due archeologi.
Per un momento, i miei occhi trovarono nuovamente quelli di Masan, e vi restarono per alcuni istanti, indagatori.
Cosa mi stava nascondendo? Cosa si celava dietro quella strana luce? Di quali segreti parlava Solder?
Il mio sguardo diceva questo e molto altro.
Annuii quando vidi la luce, sorridendo appena.
Ci rimettemmo in marcia e, dopo un tempo indefinito, la raggiungemmo.

Talia 05-06-2013 00.44.37

Lo osservavo parlare mentre l’auto, varcando il cancello, diminuiva l’andatura...
lo osservavo e non potevo non chiedermi quanto scherzo e quanta serietà vi fosse nelle sue parole...
eppure quella domanda, sui fantasmi...
era acuto, pensai...
era molto acuto.
Gli sorrisi a quella domanda, ma non risposi.
In quel momento la macchina giunse di fronte all’hangar e scendemmo...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 55033)
Scesero dall'auto e si avvicinarono alla porta di un piccolo ufficio.
“E' permesso?” Bussando Guisgard. “C'è qualcuno?” Entrando, sempre seguito da Talia.
“Chi cercate?” Chiese una donna che puliva a terra.
“Vogliamo noleggiare un aereo...” fece Guisgard.
“Allora dovete parlare col vecchio Flint.” Disse la donna.
“Non possiamo trovarlo?”
“Sarà lui a trovare voi.”
“Interessante...” mormorò Guisgard “... e come accadrà?”
“Andate allo spaccio dei piloti.” Rispose la donna. “Verrà lui da voi.”
“E' forse un veggente?”
“No, solo un affarista.” Sbottò la donna.
Così, Guisgard e Talia raggiunsero lo spaccio.
Presero un tavolo ed ordinarono da bere.
“Pittoresco quaggiù, vero?” Rivolgendosi Guisgard a Talia. “Sembra il prologo di un romanzo vecchio stile, di quelli coloniali...”

Lo fissai e sorrisi appena...
“Il prologo di un romanzo stile coloniale?” dissi, mentre un ampio ed involontario sorriso mi increspava le labbra “Oh, no... no, direi piuttosto di uno di quei vecchi film avventurosi... di quelli in bianco e nero...”
Lo scrutai per un momento...
“A lei piacciono quei vecchi film, vero? Quei vecchi film nei quali l’eroe ha il cavallo bianco ed è senza paura... sì, credo che sia il tipo di persona cui quei film piacciono...”
Lo guardai ancora per un istante, sorridendo appena, poi mi guardai intorno...
“Però ha ragione...” soggiunsi “E’ pittoresco, qui... molto!”

Guisgard 05-06-2013 01.11.57

“Potrei raccontarvi la storia della mia vita” disse Gem ad Elisabeth “ma che importanza potrebbe avere ora? Sono un ex pilota militare e oggi mi guadagno da vivere con voli per privati cittadini. Conosco Liam da tempo e lui mi ha chiesto di accompagnarvi in questo viaggio. Altro non so. E' ovvio che deve trattarsi di qualcosa di importante... intuirlo non è difficile, ma non conosco molto più di voi da quanto mi sembra di capire... ecco, ora ognuno sa cosa l'altro conosce di questa storia... ma ciò che conta adesso è capire dove siamo...” si guardò intorno “... sono entrato per quella porta. E' l'unico ingresso di questa casa. In verità credo si tratti di una sorta di rifugio, almeno credo... è arredata in maniera particolare... penso siano mobili molto antichi... probabilmente è fatta per turisti o qualcosa del genere...” si alzò e cercò nella credenza di quercia accanto al camino “... piatti di peltro... bottiglie di vino senza etichette... e qui cosa abbiamo? Fagioli secchi e ceci tostati e messi in un barattolo... non c'è che dire... il proprietario ha voluto dare a questo posto un'atmosfera vecchio stile... d'altra epoca direi... mancano anche le lampadine, persino la corrente elettrica... infatti bisognerà accendere queste candele per poterci muovere nell'unica stanza, sebbene molto grande, di questa curiosa casa...” e accese alcune di quelle candele.

Guisgard 05-06-2013 01.21.52

Josephine restò sorpresa ed incuriosita da quelle parole di Altea.
Ma fece come le aveva chiesto l'amica e non domandò nulla.
“Cerca solo di non metterti nei guai...” disse poi.
Intanto Daiz era con Julien in cucina.
“E mi dica...” fece la psicologa “... quale è il campo dei suoi studi?”
“Lo stesso di Altea.” Rispose lesto l'investigatore.
“Lei è di Capomazda?”
“No, sono qui proprio per motivi di studio.”
“Capisco.”
Daiz annuì sorridendo.
“E' molto amico di Altea?”
“In realtà” disse lui “siamo molto più che amici noi due... si, decisamente...”
“Ah, non immaginavo.” Sorridendo Julien. “Anche perchè lei è giunta da poco qui a Capomazda City.”
“Eh, lei sa che l'amore non conosce Tempo...” sospirò Daiz “... basta un attimo infinitesimale per sbocciare e diffondere il suo profumo eterno ed inebriante...”
“Molto poetico.”
“Cosa vuole...” con fare sicuro di sé lui “... la poesia è affine a noi spiriti innamorati...” e sorrise di nuovo.

Guisgard 05-06-2013 01.41.48

Clio, Masan e Solder raggiunsero infine quella luce.
Proveniva da un antro laterale che si apriva nella galleria.
“Sembra la luce di una candela...” disse Solder a voce bassa.
Masan però le fece cenno di non parlare.
Allora, senza far rumore, si avvicinò all'ingresso di quell'antro, fino a sbirciare al suo interno.
“Salute a voi!” Disse una voce all'improvviso. “Cosa fate sulla porta? Entrate, prego!”
Masan restò sorpreso.
Poi si voltò verso Clio e Solder, facendo loro segno di seguirlo.
Entrò così nell'antro.
La piccola spelonca vedeva al suo interno alcune casse lungo le pareti di pietra, usate probabilmente come sgabelli, un crocifisso inchiodato su uno spuntone sporgente e sotto di esso un tavolo rozzo e rudimentale.
Sopra c'erano alcuni vecchi libri ed una candela su di una bottiglia.
Seduto a quel tavolo vi era un uomo attempato, ma robusto e vigoroso.
Indossava una sorta di lungo e consumato saio, stretto sui fianchi da una grossa cintura di cuoio.
“Ah, non siete solo!” Vedendo entrare, insieme a Masan, anche Clio e Solder. “Ho piacere! E' tantissimo tempo che ormai non vedo gente! E l'uomo, si sa, non è fatto per vivere da solo!”
http://www.wearysloth.com/Gallery/ActorsH/8281-3920.jpg

Guisgard 05-06-2013 02.16.51

“Si, ha ragione...” disse Guisgard a Talia “... sembra più un vecchio film, di quelli in bianco e nero... quelli degli anni'30, con Clark Gable, Gary Cooper o Alan Ladd nei panni di aviatori e piloti senza paura, in avventure d'altri tempi con piglio epico e romantico... si, decisamente...” sorridendo appena e guardandosi intorno “... si, mi piacciono i vecchi film...” annuendo “... li trovo sofisticati e sognanti, con quel loro doppiaggio soffuso e gli intensi primi piani... ai divi di un tempo bastava la faccia per riempire un'intera scena... una posa, un'espressione... e poi il mondo, in quei film, era più grande e sconosciuto... i cattivi erano ovunque... Nazisti in Europa, Comunisti ad Est, Giapponesi nel Pacifico... e le donne erano tutte fatali e bellissime...” sorseggiò dal suo bicchiere “... lei un po' mi ricorda una diva di quei film...” fissando poi Talia “... si... una Grace Kelly o una Olivia de Havilland... o forse...” guardandola con attenzione “... forse c'è un'altra attrice che mi fa venire in mente lei... si, decisamente... lei mi ricorda molto...”
“Turisti...” all'improvviso una voce “... siete tutti uguali...” era un vecchio magro e dallo sguardo vispo.
“Siamo così prevedibili?” Fissandolo Guisgard. “Ammesso che siamo davvero turisti.”
“Lo siete, lo siete...” annuì il vecchio “... vi riconoscerei anche ad occhi chiusi... una birra!” Ordinò al banco.
“Immagino lei sia il signor Flint...” fece Guisgard.
“Immaginate giusto.”
“Beh, lo riconosco...” finendo il suo bicchiere Guisgard “... siete stato voi a venire da noi...”
“Siete le uniche facce nuove qui.”
“Pensavo che un aeroporto pullulasse di gente nuova.”
“Non qui.” Scuotendo il capo Flint. “Non ai piedi del Taburn...”
“E' così carente la vostra ospitalità quassù?” Sarcastico Guisgard. “O è solo colpa dei pregiudizi della gente?”
“Sono terre di confine e poco sicure.” Sbottò il vecchio. “E per qualcuno è sconcertante non vedersi accettare la propria carta di credito.”
“Pensavo invece che fosse inquietante arrivare qui con contanti dietro...”
“Mille Taddei subito.” Sentenziò il vecchio. “Il doppio al vostro ritorno.”
“Ci credo che vi ritrovate poi senza visitatori da queste parti...” sorridendo Guisgard “... avete uno strano modo di fare affari qui.”
“Volete un aereo, no?”
“L'idea era quella.”
“Bene...” annuì Flint “... sono tremila Taddei... mille ora, il resto dopo.”
“Beh, non mi da molte possibilità di contrattare...”
“Niente chiacchiere.”
“Però si è tradito, amico mio...”
“Io?” Incuriosito Flint.
“Si...” annuì Guisgard “... ha detto che qui non arriva mai nessuno... quindi se ora non accetto le sue condizioni, lei perde l'unica possibilità che ha di noleggiare uno dei suoi aerei...”
“E voi di salire sul Taburn in volo.”
“Magari siamo davvero turisti...” mormorò Guisgard “... quindi volare sul Taburn o sul monte Fuji non ci cambia più di tanto la vita... lei invece perde l'occasione di noleggiare finalmente uno dei suoi aerei, amico mio...”

Clio 05-06-2013 09.45.18

Restai alquanto sorpresa di sentire una voce in quella galleria.
Non credevo che avremmo mai incontrato anima viva.
Ancor più mi colpì il tono gioviale dell'uomo.
Entrai con un timido sorriso nella spelonca, e mi guardai attorno.
In un istante, il tempo sembrava essersi fermato.
Osservai i libri sul tavolo, grandi tomi rilegati in pelle che acquistavano un colore particolare alla luce della candela.
Possibile che ci fossimo allontanati così tanto? Dove eravamo finiti?
Chinai lievemente il capo alla vista della croce.
Un luogo di culto è un luogo di culto.. Ciò che è sacro non va discriminato perchè non lo si condivide..
Mi voltai verso l'uomo che ci aveva accolto così amabilmente, e sorrisi.
"Salute a voi, buon'uomo.." dissi gentilmente.
Avevo parlato senza riflettere, ma poi quel dettaglio mi tornò alla mente.
Aveva dato del voi a Masan.. esistevano ancora persone che davano del voi?
Sorrisi.
Probabilmente era un dettaglio irrilevante, un'antica forma di cortesia.
"Anche per noi è una gioia vedere qualcuno, credetemi… Pensavamo di esserci sperduti nelle viscere della terra, abbiamo perso il conto delle ore quaggiù.." esitai "voi, sapreste dirci dove ci troviamo?" Guardai rapida Masan, sperando non mi contraddicesse "..o dove conducano queste gallerie?" sussurrai poi.

Altea 05-06-2013 15.25.29

Stavo rientrando in cucina quando di nascosto ascoltai il discorso tra Julien e Daiz e sorrisi ironicamente...entrai con indifferenza afferrando una succosa mela dal portafrutta e addentandola fissai Daiz..."Sei sempre spiritoso Daiz" per poi rivolgermi a Julien.."Per caso ho sentito questi discorsi...il mio amico Daiz è un gran simpaticone, non vi è nulla tra noi non preoccupatevi Mrs. Julien, anzi, il professor Asevol ci ha dato un argomento abbastanza difficile da studiare e per questo egli è qui, per una reciproca collaborazione...ora andiamo a studiare" dissi facendo l'occhiolino a Daiz e spingendolo fuori dalla cucina.
Lo portai al piano terra dove si trovava lo studio di Julien.."Ma la vuoi smettere? Non sono per niente attratta da te...questo dovresti capirlo..e ora parliamo seriamente per cosa siamo qui...ecco questo è lo studio di Julien e la porta è pure socchiusa" e la indicai con la mano.

Guisgard 05-06-2013 15.32.25

Il vecchio sorrise a Clio.
“Siamo nel cuore del Monte Ataima...” disse “... queste gallerie furono scavate secoli fa dai minatori... oggi sono perlopiù abbandonate ed io ne ho fatto il mio eremo... qui posso dedicarmi alla lettura e alle preghiere, ormai i miei unici piaceri... da quando è avvenuta la rivoluzione tutto è mutato in queste terre... si vive nel sospetto, nell'ansia, nella paura del tradimento... purtroppo il principe è responsabile di tutto ciò con la sua debolezza ed i suoi vizi... come si dice? Quando il principe è virtuoso, lo sono anche i suoi sudditi. E purtroppo qui non è così...”
Masan e Solder ascoltavano stupiti quell'uomo.
“Chi ha costruito la chiesa?” Domandò Masan.
“A quale chiesa vi riferite?” Chiese il vecchio.
“Quella di Sant'Agata di Gothia...”
“Sant'Agata di Gothia?” Ripetè il vecchio. “Mai sentita...” scuotendo il capo.

Talia 05-06-2013 15.35.13

Osservavo alternativamente Guisgard e l’uomo di nome Flint, vagamente divertita...
avevo la netta sensazione che quella trattativa fosse lievemente fine a sé stessa... sapevano entrambi che si sarebbero accordati, eppure nessuno dei due sembrava aver voglia di cedere per primo...
Infine, sorrisi e sospirai appena...
“Il monte Fuji...” mormorai, rivolta a Guisgard “Oh, mi dicono che il monte Fuji sia delizioso in questa stagione... i ciliegi sono già in fiore a valle, mentre la vetta è ancora innevata... e con quegli stessi tremila Taddei potremmo comprare un biglietto per Tokyo ed andare a visitarlo... sarebbe delizioso! Sì, assolutamente delizioso!”
Tacqui per istante, continuando a fissare Guisgard con sguardo complice... poi mi voltai verso Flint...
“Tuttavia... lei è fortunato. Lo è, perché oggi siamo qui e a me va di salire su questo monte! Ammesso che il gioco valga la candela, ovviamente!”
Sorrisi gentilmente...
“Avrà cinquecento Taddei adesso...” soggiunsi poi, in tono lieve ma fermo “Ed altri mille al ritorno! Se il servizio sarà particolarmente di nostro gradimento, ne avrà mille e cinque al ritorno... vedremo!”
Li fissai entrambi e sorrisi...
“Bene...” dissi poi, accingendomi ad alzarmi senza badare alle loro espressioni “Adesso, visto che siamo tutti d’accordo, direi che possiamo andare!”

Guisgard 05-06-2013 16.08.19

“Donna risoluta...” disse Flint a Guisgard, indicando Talia.
“Eh, lei non sa quanto...” alzandosi l'ultimo dei Taddei.
I tre così andarono nell'ufficio di Flint.
“Vi noleggerò il mio Pk V-29, un gioiellino... problemi?” Chiese Flint.
“Sono stato all'accademia aeronautica da ragazzino.” Rispose Guisgard. “Dovrei essere capace di far decollare quel suo gioiellino.”
“Mi occorrono i vostri dati...” prendendo delle schede Flint.
“Immagino” fissandolo Guisgard “che questo volo non sia un monumento alla legalità...”
“Qui la legge è molto soggettiva.” Replicò Flint.
“Già, immagino...” mormorò Guisgard.
“Ma non temete...” sbottò il vecchio “... non voglio vedere i vostri documenti... mi andranno bene i vostri nominativi... qualsiasi essi siano... servono per comunicarli alla torre di controllo della pattuglia dei Falchi, che sorvegliano il monte... altrimenti vi apriranno il fuoco contro.”
“Capisco...” voltandosi Guisgard verso Talia “... allora... metta Giovanni Boccaccio e Fiammetta d'Angiò.” E fece l'occhiolino alla ragazza.
“Sono nomi di re e regina, vero?”
“E' uomo di lettere, vedo!” Ironico Guisgard.
“Bah...” scuotendo il capo Flint “... in realtà ho sempre detestato la scuola.”
“Non l'avrei mai detto!” Sorridendo il Taddeide.
“Ecco.” posando le schede Flint. “Appena decollerete, comunicherò i nominativi alla loro torre di controllo.”
Guisgard allora anticipò il denaro e Clint li condusse all'aereo.
“La parola d'ordine da usare è Libellula.” Spiegò Flint.
Poco dopo ci fu il decollo.
In breve l'aereo sorvolò il piccolo aeroporto e si diresse verso la cima del Taburn.
“Sa che è brava a contrattare lei?” Rivolgendosi Guisgard a Talia. “Dico sul serio. Quando si stancherà di fare la scrittrice, diventerà mia socia in affari. Davvero i ciliegi sono in fiore adesso laggiù? Sa...” sorridendo “... ho idea che un kimono le donerebbe non poco...” e le fece l'occhiolino.
In quel momento si accese la radio di bordo.
“Qui torre di controllo... fatevi riconoscere...”
“Giovanni Boccaccio e Fiammetta d'Angiò...” rispose Guisgard.
“Parola d'ordine?”
“Libellula.” Fece Guisgard.
“Atterraggio consentito... pista numero 8...”
E l'aereo atterrò pochi minuti dopo.
Erano nel campo della Compagnia dei Falchi.

Guisgard 05-06-2013 16.21.00

“Ma dimmi...” disse Daiz ad Altea “... quando ammetterai che sei pazza di me?” E le fece l'occhiolino.
Fissò poi la porta dello studio.
“Bisogna entrare” indicando la porta “e cercare informazioni su quell'uomo... però, ora che ci penso, non conosciamo neanche il suo nome... ci saranno varie schede di pazienti... e se non sono munite di foto, allora sarà come cercare un pesce nel mare... bisogna inventarsi qualcosa... devi riuscire a sapere dalla tua amica psicologa il nome di quel paziente... sai come fare per riuscirci? Occorre un piano... un piano che funzioni... così da far partire le nostre indagini... e poi ci sarà una sorpresa...” strizzando l'occhio l'investigatore.


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