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La compagnia di Clio riprese il cammino.
La meta ora era Solpacus. E durante il tragitto gli uomini ridevano fra loro. L'umore era infatti dei migliori. “A saperlo prima” disse Portorus “avrei consigliato subito la direzione per Solpacus! Il vino è la panacea di ogni fatica!” Ridendo. “E' come un antidoto” allegro Ertosis “che rende gli uomini gai e le donne disponibili!” “Allora è questo il segreto del tuo successo con loro!” Divertito Borel. “Io non faccio bere mai una donna!” Replicò Ertosis. E tutti risero forte. “Se questa Solpacus è davvero la città del vino” disse Dort “qui verrò a ritirarmi a vita privata quando sarò ricco!” “Magari” fece Portorus “la ricompensa per aver liberato il re ci renderà tali, vecchio mio!” Ad un tratto, davanti a loro in lontananza apparve una locanda isolata, sulla cui insegna si leggeva “La locanda del Monaco”. |
L'entusiasmo dei miei uomini era contagioso.
Quando scorgemmo la locanda, poi, migliorò ulteriormente. Ordinai alla compagnia di fermarsi. "Bene signori.. La prima prova si avvicina... Vediamo cos'è il peggio che sapete fare.." Sorrisi "Non voglio vedere damerini, voglio vedere i Gufi Scarlatti... A proposito, dobbiamo metterci d'accordo.. Che fine facciamo fare a Gufo? Morto? Prigioniero? Quanto a me, non ho avuto nessuna idea geniale, purtroppo... Quindi, un nome varrà l'altro, basta non usare il mio.. Che poi, voglio dire, di solito gli osti non fanno troppe domande... Tra non molto farà buio.. Vediamo se ci vogliono in quella locanda, ripartiremo domattina all'alba..". |
Ma che stavano dicendo....se lasciavo quella ragazza a Don Auster....era morta....." Siete impazziti.....questa ragazza e' solo il mezzo per Isolde......per fare del male a lei e a chi le sta vicino..voi non capite.....lei morira' io morirò...ma non cambierà nulla....guardate..." Tolsi lo scialle che avevo sulle spalle e abbassai la spallina del vestito sino alla spalla...... avevo una rosa e una spada marchiata.........racchiusi in un triangolo...."....La Rosa sono io e la spada e' Isolde....il triangolo e' la forza del numero perfetto...........cosa spiegherò...se qualcuno vorrà scoprire la mia spalla ?......volete che rimetta il tempo sui suoi binari.......vi accontento subito..."......attesi solo solo un attimo.....mentre la ragazza...finiva di contorcersi per rilassare i suoi muscoli......sporca della sua stessa bava....
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“Io direi di usare l'idea suggeritaci da quel cavaliere ad Afravalone.” Disse Borel. “Quella cioè in cui voi” rivolgendosi a Clio “impersonerete la moglie di Gufo.”
“E lui che fine avrà fatto?” Chiese Ertosis. “Beh...” mormorò Borel “... possiamo dire che è morto... caduto durante una campagna e che dunque la sua carismatica eredità ci ha portati ad eleggere come capo la sua vedova... cosa ne dite?” “Potrebbe funzionare...” fece Porturos “... del resto il nostro capitano è una donna fuori dal comune in fatto di armi e battaglie.” Giunsero così alla locanda. E qui qualcosa attirò subito la loro attenzione. Era un vecchio scudo appeso sul porticato, che il vento faceva cigolare. E sopra vi erano scritte queste parole: “Giostra cavalleresca di Sopacus.” |
Io e il mio Dante stavamo volando come degli uccelli. Probabilmente, doveva essersi sentito così Bellerofonte su Pegaso.
All’ improvviso, qualcosa o qualcuno acciuffò la coda del mio cavallo e mi fece precipitare. Gridai durante la caduta. Per l’ impatto, sicuramente, sarei morta! Con un frastuono, finì tra i rami di un imponente nocio. Apri i bruni occhi e mi guardai attorno. Non ero morta….non ero morta….grazie a Dio non ero morta! Ero, semplicemente, piena di graffi e con gli abiti rovinati. http://i60.tinypic.com/1z1zbsw.jpg Mi accorsi che il mio fidato equino non era nei dintorni. Mi liberai dai rami e scesi dall’ albero. A terra trovai la Sacca Rimpicciolente, la faretra, l’arco e la Spada di Fuoco Fatuo perfettamente intatti. Misi dentro la Borsa Rimpicciolente arco e frecce ed indossai la cintura di cuoio con la guaina della mia arma bianca. Mi misi addosso come una gerla la mia magica sacca. Fischiai circa sei volte per richiamare il mio destriero, ma non ci fu di risposta ne un nitrito ne un rumore di zoccoli. “Jack!....Jack!!!....Tisin!....Jaaaaack!!!....Ai uuutooooo!!!” urlai e dopo aver pronunciato queste parole, mi apparvero a mezz’ aria Jack e il merlo. |
Guardai la terra asciutta sentendo le parole dei medici...certo sarebbe sopravvissutto ma come avrebbe reagito.
Ad un tratto udii delle urla generali e risate...vidi i cavalieri sbeffeggiare un ragazzo e mi avvicinai a loro udendo le loro conversazioni. "Gentilmente..vi è un ferito grave che sta privo di coscienza, vedo la sacerdotessa vi ha messo di buon umore e vi ha spronato ad affrontare il cinghiale allegramente". Un attimo di silenzio...guardai quel ragazzo...Posteg lo avevano chiamato..."Ditemi Posteg, cosa è successo..io sono qui per ascoltarvi" e gli sorrisi per dargli fiducia. |
Il luogo dove Eilonwy era caduta appariva desolato e sinistro.
Era quasi buio e nulla si vedeva. La caduta aveva procurato dei capogiri alla ragazza, causandole delle allucinazioni. Infatti non c'era nessuno accanto a lei. Poi udì degli strani versi, che provenivano dal ponte poco distante. “Accidenti...” disse una voce mostruosa “... chi ha disturbato il mio riposo?” |
Posteg non era più un ragazzo.
Una vita di stenti ed il duro lavoro lo avevano reso scarno, emaciato, dall'aspetto stanco e l'aria mesta. I suoi occhi erano però vivi. Vivi di Fede. “Io...” disse ad Altea “... io voglio solo tranquillizzare la città...” “E come, stupido idiota?” Ridendo uno dei cavalieri. “Raccontandoci i tuoi sogni del cavolo?” Risero tutti. “Sono sogni premonitori!” Replicò Posteg. “Perchè non volete capirlo?” Ma tutti lo derisero ancora. |
“Allora” disse Fra' Severius ad Elisabeth “avete un'altra soluzione? Forse qualche rimedio che salverà la vita a questa ragazza e a voi? Se è così, allora bene, attuatelo! Perchè io non ho idea su cosa fare!”
“Sorella...” fece Fra' Favelius “... Don Auster è un ministro di Dio, un uomo di Chiesa... ed io mi fido di ogni rappresentante di Cristo in terra...” |
"Smettetela tutti..ascoltate questa sacerdotessa e le storie dei suoi dei...e non credete ai sogni premonitori..venite assieme a me Posteg".
Allontanai il cavaliere dal gruppo...era stanco e affaticato.."Voi avete la Fede avete detto..e me ne compiaccio, non badate agli sbeffeggiamenti di quei cavalieri..nemmeno loro sanno che fanno. Raccontatemi di questi sogni gentilmente". |
Bella decisione.......In realtà non avevo idea....." Daizer...siete mio marito...e lo siete veramente....non avete detto nulla....ma forse neanche io avrei cosa dire.......bene Fra Favelius.....credo in voi...non a Don Auster....ma in voi credo come credo a Fra Adriano..e' lui che mi ha affidata a voi.......".....Ed alzai il braccio e il Tempo cominciò a fluire come in una spirale......e tutto tornò normale e Don Auster arrivò vicino a noi........la ragazza dormiva.......e il prete mi ordinò di alzarmi......." E' una figlia di Dio.....e voi siete il rappresentante di Cristo sulla terra.......tenetelo a mente Don Auster....."
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Sbattei le palpebre e scossi la testa. Non c’ era nessuno!
Avevo solo immaginato di avere accanto i miei cari amici. Ero sola in una selva aspra ed oscura e la giusta strada era dispersa. Udì una voce d’ abominio. Citazione:
http://i57.tinypic.com/153pwnk.jpg |
Guardai Borel inorridita.
"Per quanto mi ripugni un'idea del genere, effettivamente sembrerebbe la migliore.. Quanto al mio nome, sarò... Sekhmet, perché no... Una spietata divinità guerriera egiziana... Una leonessa, per di più.. Mi sembra appropriato, e abbastanza esotico... Ormai sono in pochi a conoscere culture tanto antiche.." Sorrisi "E una leonessa non è da meno di un gufo, almeno spero... Bene signori, la locanda ci attende...". Entrammo spavaldi e gli uomini si sedettero attorno ad un tavolo, impazienti di bere e da mangiare. Notammo l'insegna della giostra, incuriositi. Dal canto mio, mi avvicinai all'oste. Cosa avrebbe detto Gufo Scarlatto? Di certo non sarei mai stata come lui, ma nemmeno come.. Me. Così, senza tante spiegazioni, posai sul bancone un piccolo gruzzolo di monete, sufficiente ma non eccessivo per pagare la cena e la notte. "Siamo stanchi e affamati... Portateci pure ciò che avete, ma il vostro miglior vino, mi raccomando..." Con un'espressione glaciale e lontana "Siamo di passaggio.. Ci fermeremo solo stanotte, dobbiamo rimetterci in viaggio alle prime luci dell'alba... Ci sono problemi?" Chiesi, con noncuranza. Mi voltai ad osservare i miei uomini, che parlottavano tra loro. "C'è una giostra in città?" Chiesi all'uomo, accennando un minimo di interesse, mentre lo sguardo si posava sull'insegna "Interessante..". |
“Si, è una creatura di Dio, come lo siamo tutti” disse Don Auster ad Elisabeth appena l'incanto della donna svanì “e come lo sono gli angeli ribelli divenuti demoni.” Aggiunse con tono fermo.
Ordinò allora a don Charls di portargli l'Acqua Benedetta e fece cenno ad alcuni cappellani di tenere ferma Elly. “Cosa volete farle?” Gridò Daizer. “Fate silenzio!” Gli intimò don Charls. “E' solo una ragazza!” Agitato il contrabbandiere. “E' molto di più.” Mormorò Don Auster. L'inquisitore cominciò allora a pronunciare alcuni passi del Rituale Romano adoperato durante gli esorcismi, bagnando costantemente Elly con l'Acqua Benedetta. E più andava avanti, più la ragazza si contorceva, sbraitando e gridando come un ossesso, mentre i cappellani solo a stento riuscivano a tenerla. Tutto ciò durò quasi un'ora, fino a quando la ragazza svenne per la fatica. Anche Don Auster ed i suoi cappellani apparivano provati. “Questa ragazza” rivolgendosi infine l'inquisitore ad Elisabeth ed ai suoi compagni di viaggio “è stata coinvolta nei rituali di una feroce setta ereticale, guidata da un misterioso individuo... il simbolo tatuato ne è la prova... sono mesi che diamo la caccia a quegli eretici che flagellano questa regione... ora voglio sapere tutta la verità... è davvero vostra nipote? E come è entrata a contatto con quella setta?” |
“Non sono un cavaliere, madama...” disse Posteg ad Altea “... sono solo un umile guardiano di cavalli... e quei cavalieri non capiscono nulla... i miei sogni aiuteranno tutta la città...” chinò il capo “... ecco, io ho sognato... ho sognato un cavaliere che giungeva qui per dare la caccia al cinghiale...”
“Posteg...” arrivando Older e scuotendo il capo “... non bastano gli insulti che ogni giorno ti prendi da quei cavalieri e dalla gente di questa città? Su, ora smetti di tediare lady Altea con le tue storie.” “Ma l'Arciduca...” “Smettila, ora.” Lo interruppe Older. “Basta con questa storia.” “Non capite neanche voi...” replicò Posteg “... il cavaliere che ho sognato sono certo fosse l'Arciduca!” “Torna al tuo lavoro ora.” Disse Older. E a capo chino Posteg si allontanò. “Perdonatelo, milady...” rivolgendosi poi l'anziano ad Altea “... è un bravo uomo, ma un po' tonto... tempo fa, quando la bestia apparve in queste terre, andammo dal Gastaldo per chiedere l'intervento dell'Arciduca, senza però avere mai risposta... e il povero Posteg, nella sua ingenuità, è rimasto colpito da questa cosa. Ma non giungerà nessuno da Capomazda a salvarci. I sogni di Posteg sono solo le fantasticherie di una mente sciocca.” E a pochi passi da loro, nascosto dietro un muro, Posteg aveva udito tutto. Restò là in silenzio per qualche altro istante, per poi andare via. http://www.hotflick.net/flicks/2004_..._Brody_004.jpg |
Eilonwy, ben nascosta nella folta vegetazione, guardava in direzione del ponte, da dove era giunta quella mostruosa voce.
“Allora” disse ancora quella voce “perchè volevi disturbare il mio sonno? E perchè mai tenti di attraversare il mio ponte senza chiedermi prima il permesso?” La voce, come detto, proveniva dal pozzo. Dal fossato che scorreva sotto il ponte, per la precisione. E dal quel fossato giungeva un fetido che impestava l'aria. Ad un tratto un uccello si posò sul ponte. Era il merlo Tisin. |
Il locandiere assunse subito un'espressione servile e dei modi di riverenza verso Clio ed i suoi uomini.
“Lor signori stasera sono di certo fortunati...” disse “... per via dell'aria fredda mia moglie si è decisa a preparare uno dei suoi piatti più apprezzati dalla nostra clientela... costolette di maiale fritte nel lardo e aromatizzate con cicoria e fave... vi servirò anche un po' di minestra sempre preparata con lardo e con l'aggiunta di uova... il tutto ovviamente innaffiato con il miglior vino che si possa trovare in zona... e che io, detto fra noi, servo solo ai clienti migliori...” rise appena “... ora perdonatemi un momento... sarò subito da voi...” e si allontanò verso la cucina, dove c'era sua moglie. “Avanti donna...” rivolgendosi alla moglie “... metti a friggere tutte le costolette che abbiamo e scalda pure tutta la minestra rimasta... io andrò a prendere del vino in cantina... ma prima mi occorre il registro...” prendendo un grosso quaderno unto e stropicciato. “Che il diavolo ti porti!” Esclamò la donna. “Chi accidenti si è fermato a mangiare stasera? Forse il Gastaldo?” “Ci sei andata vicina, donna.” Annuendo il locandiere. “Credo siano uomini d'arme...” “Cavalieri o soldati ducali?” Con le orbite degli occhi quasi fuori la donna. “O quelli o dei briganti.” Sentenziò l'uomo. “Vado appunto a scoprirlo.” “Attento a chi hai fatto entrare stasera, idiota!” Disse la moglie mentre il marito usciva dalla cucina per tornare dai clienti. “Tra poco sarete serviti degnamente, miei signori...” avvicinando al tavolo di Clio e dei suoi il locandiere “... mi domandavate prima della giostra?” Indicando lo scudo appeso. “Si, si terrà nella vicina Solpacus e vi parteciperanno i migliori cavalieri della regione. Ed in palio pare ci sia un premio molto ambito... almeno questo ho sentito dire da alcuni cavalieri diretti là che si sono fermati nella mia locanda.” Sorridendo. “Però per alloggiarvi mi occorre sapere chi ho l'onore di ospitare nella mia umile locanda stasera, miei signori... sapete, sono le norme imposte dal Gastaldo...” mostrando loro il registro dei clienti, per poi restare a fissare Clio. http://pri4eso4ki.narod.ru/volos-m/1656.jpg |
Ascoltai Posteg con attenzione e pensai il suo sogno non fosse qualcosa di improbabile.
Arrivò Older e cacciò via l'uomo in malo modo e pure deridendolo e offendendolo e ne fui risentita. Older, ultimamente, si comportava in modo strano.."Messer Older, siete stato scortese e, soprattutto, nel defininire quell'uomo quasi un pazzo visionario. E se avesse ragione? Perchè mai un cavaliere non potrebbe arrivare qui ed essere più scaltro di tutti quelli messi assieme..a maggior ragione avete pure scritto agli Arciduchi di Capomazda e non è detto loro abbiano preso a cura le vostre richieste." Mi guardai attorno e Posteg era già fuggito e feci cenno ad Older di seguirmi, un'idea balenò nella mia mente per dare a Posteg ciò che meritava ovvero rispetto. Ricordai di essere stata proclamata sacerdotessa e avrei potuto contattare la Gransacerdotessa come essa mi aveva indicato, lo smeraldo emanava bagliori al pensare a ciò che Posteg aveva detto...ma la soddisfazione sarebbe stata più forte se la conferma la avessi avuta da una altra persona. Mi avvicinai con Older alla donna che ancora parlava con i cavalieri del suo Credo e dei suoi dei, la guardai sorridendo.."Scusate l'interruzione, abbiamo bisogno di Voi milady..o sacerdotessa..non conosco ancora il vostro nome. Vorremmo contattaste i vostri dei tramite i vostri mezzi..oracolo, rune, o qualsivoglia..proprio ora davanti a questi cavalieri...per sapere cosa dicono..e particolarmente se un cavaliere arriverà qui per salvare questo ridente paese e sconfiggerà il cinghiale..forse un membro della famiglia dei Taddei..o forse no". Un mormorio generale si diffuse tra i cavalieri, Older mi guardava sbigottito e io sorrisi compiaciuta.."Silenzio, gentilmente...fate parlare la sacerdotessa.." e mi rivolsi verso lei seriamente.."Grazie, procedete gentilmente, siamo qui per ascoltare il vostro responso o quello dei vostri Dei". E improvvisamente calò il silenzio, mentre la donna si faceva seria. http://i57.tinypic.com/20ih1yf.png |
La sacerdotessa fissò Altea con occhi enigmatici.
“Forse non avete ancora compreso” disse “che gli dei si sono già manifestati a me, annunciandomi la loro collera per le blasfemie commesse contro di loro dalla gente di queste terre. Essi hanno già parlato. Ed ora attendono che voi tutti dimostriate loro la vostra devozione. Solo così sarà possibile uccidere quella bestia.” “La sacerdotessa ha ragione!” Esclamò uno dei cavalieri. “Ingraziamoci gli dei, così avremo il loro aiuto!” E molti approvarono. |
Attesi il ritorno dell'uomo godendomi la visone dei miei uomini che parlavano e ridevamo tra loro. Eravamo lontani, ma ero a casa.
Quando tornò col registro, un sorriso beffardo mi si posò sul viso. "Siamo i Gufi Scarlatti..." Fissando l'uomo negli occhi, mente immaginavo i suoi pensieri. "No.." Risposi, secca, ad una domanda che non era stata espressa. "Non siamo in cerca di guai né vogliamo problemi... Siamo solo di passaggio, domattina non farete in tempo a salutarci, quando vi alzerete saremo già lontani.." Sorrisi, lanciando un'occhiata alle monete "Per questo vi pago in anticipo.." Strizzai l'occhio e raggiunsi i miei uomini, sedendomi in mezzo a loro. "Eh.. Pare che ci sia davvero una giostra a Solpacus.. Con un bel premio in palio.." Sorrisi "Un vero peccato essere di fretta.." Sospirai "Voglio sperare che non avremo problemi per stanotte... Mangeremo costolette fritte, niente di meno..". |
A quelle parole di Clio, il locandiere la fissò quasi incredulo.
Balbettò qualcosa di incomprensibile e si congedò da ella con un sorriso di circostanza. “Donna...” tornando in cucina da sua moglie “... sono pronte quelle dannate costolette?” “Dammi almeno il tempo di rosolarle a dovere!” “Beh, bada che sia fritte come si deve!” “Da quando sei così interessato a servire cibo decente ai clienti di passaggio?” Guardandolo lei. “O forse hai scoperto chi diamine siano davvero?” “Già, stupida oca...” annuendo lui, palesemente eccitato “... e si dia il caso sono dei famigerati mercenari... i Gufi Scarlatti!” “Fatti pagare in anticipo allora!” “Io non avrei mai avuto il coraggio di chiedere del denaro a simili individui” fece lui “ma incredibilmente hanno pensato bene loro a pagarmi subito...” mostrando le monete alla donna. “Ti ha pagato proprio il loro capo?” “Ora che ci penso” mormorò lui “è una donna a comportarsi come il capo della compagnia... di quello che dovrebbe invece essere il leader non ho visto nemmeno l'ombra...” “Una donna che comanda dei mercenari?” Sbottò la moglie. “Hai il concime nel cervello!” “Sta zitta, pettegola!” La zittì lui. “Cosa vuoi saperne di queste cose!” “Già, tu invece sei esperto di tali faccende, vero?” “Bah...” scuotendo il capo lui “... io sono abbastanza furbo da farmi gli affari miei! La cosa che mi riguarda è il denaro. Ed eccolo qui. Dunque non mi interessa altro. Dicono che partiranno domattina presto. Meglio. Che il diavoli se li porti tutti.” Intanto, al tavolo dei falsi mercenari, Clio era intenta a discutere con i suoi uomini. “Una giostra cavalleresca?” Ripetè Ertosis. “Interessante. Solitamente in quel genere di spettacoli vi sono sempre damigelle dagli occhi languidi in cerca di cavalieri.” “Chissà” fece Porturos “quale genere di premio è stato messo in palio...” “Frena la curiosità, vecchio mio...” mormorò Borel “... abbiamo una missione da compiere e non abbiamo tempo per duelli e giostre.” “Era così, per sapere...” fissandolo Porturos. Ma proprio in quel momento arrivò il locandiere con il cibo ed il vino. |
"Già, non abbiamo tempo, purtroppo.." Sorrisi "Senza contare che non siamo certo cavalieri.." Lanciando un'occhiata a Dort e agli altri aristocratici che avevano ricevuto l'investitura.
Finalmente arrivarono il vino e il cibo. Alzai il mio bicchiere colmo e proposi un brindisi "Signori.. A Gufo, perché sia con noi ogni momento... E a noi, perché porteremo alto il suo nome.. Alla vita, alla gloria, e alla bella morte! Salute!". |
Tutti risposero a quel brindisi di Clio, facendo tintinnare in alto i loro bicchieri.
Il locandiere li fissò sorridendo e si congedò da essi. “Io posso battere qualsiasi cavaliere.” Disse Ertosis, bevendo. “Tu che sei pratico di tali faccende” rivolgendosi Porturos a Dort “che genere di premi si mettono in palio per una giostra cavalleresca?” “Beh...” sorseggiando il suo vino Dort “... dipende...” “Da cosa?” Chiese Porturos. “Da chi organizza la giostra.” Rispose Dort. “Se è una tradizione popolare o legata alla religiosità, oppure se invece è di natura aristocratica. In tal caso a proclamarla può essere il Gastaldo, un duca o addirittura il re.” “E in questo caso di che natura è il premio?” Sempre più curioso Porturos. “Legato alla nobiltà o alla casa reale.” Disse. Dort. “Dunque di una certa importanza.” Fece Borel. “Già.” Annuì Bort. In quel momento nella locanda entrarono altri due individui. Dai loro abiti sembravano mercanti. |
Risi sonoramente..."Ma è chiaro..questa donna non sa nemmeno professare la sua magia ed evita di interrogare i suoi dei" la osservai con sfida "E allora i vostri dei non varranno a nulla...perchè avrete me contro..e forse pure chi verrà qui a salvare questi posti perchè questi cavalieri non sono bravi affatto, non hanno valore e ora si nascondono dietro a rituali.".
Guardai i cavalieri..."Si sono sbagliati, voi non sarete nemmeno nobili..è più erudito Porteg di voi che tanto prendete in giro..guardatevi state brandendo le vostre spade come antichi barbari". Me ne andai e presi Cruz, che stava vicino al cavallo di Tyssen, e galoppai veloce fino a una radura e un ruscello. Scesi da li e mi sedetti vicino alla sponda lanciando alcuni sassi...ormai era deciso me ne sarei andata da li, avevo già inviato una lettera al padre di Tyssen affinchè provedesse ad arrivare e si occupasse di lui. Ma dove andare...guardai le acque del torrente...magari Shalazam mi avesse dato un segno..."Tornerò ad Afravalone..domani mattina all'Alba si parte" pensai tra me. |
E mentre Altea era presso quel ruscello in balia dei suoi pensieri, udì dei cavalli e poi delle voci.
Ad un tratto un villano sbucò dalle piante, intento a portare il suo mulo e farlo abbeverare al ruscello. “Arrivano i nobili...” disse canticchiando “... arrivano i nobili... la fama e la spada attirano anche quelli di sangue blu...” |
"Tesoro, tutti qui possono battere un cavalier, io per prima..." Risi, rivolta ad Ertosis "Ma nessuno ci farebbe gareggiare.. A meno di nascondere la nostra identità.." Risi, e mi fermai prima di citare esempi dalla letteratura cavalleresca.
Scossi la testa "Sono quasi certa che non sia stato il re a bandire questa giostra, così, a naso.." Risi appena "tanto dobbiamo passare di lì, ne sapremo sicuramente di più.. Magari c'è in palio la mano di una ricca ereditiera, Ertosis.. Ma io non me ne faccio nulla.." Alzando le spalle "Ci vorrebbe, non so.. Un'arma leggendaria e potente... Quello sarebbe invitante.. Anche se è divertente tirare a indovinare, non abbiamo tempo per queste cose.." Sorrisi. Mi voltai ad osservare gli uomini entrati, per poi tornare a chiacchierare con i miei uomini, gustando il cibo e il buon vino. "Vedete di regolarvi e non esagerate come al solito, domattina vi voglio belli vispi.. Prima lasciamo questo maledetto paese, meglio è..". |
Mi voltai sentendo qualcuno parlare...era un villano che canticchiava allegramente mentre il suo mulo beveva al ruscello.."I nobili messere? Cosa intendete...chi sta arrivando..a me sembra qui arrivino solo pessime notizie."
Ma sentii rumori di cavalli e voci e mi alzai ad osservare meglio e guardai il villano in modo strano.."Chi avete visto arrivare?". |
Intanto, nell'antica e ridente località chiamata sin da tempi remoti Le Cinque Vie, alcuni uomini a cavallo attraversavano quelle lande, diretti verso Nord.
“Suonaci qualcosa di allegro, Aust.” Disse Abramo. “In verità” fece Aust “sono giorni malinconici... mi perdonerete, dunque, se il mio canto vi apparirà mesto...” “Perchè sei triste?” Fissandolo Adamo. “Sei giovane e di aspetto simpatico. Dovresti essere gaio invece!” “La mia bella” spiegò Aust “che ha nome Leonia, è figlia di un ricco borghese. Egli però mi nega la sua mano a causa delle mie miserie. Infatti io non sono ricco e dunque non ho speranze di ambire ad avere la mia amata in moglie...” “Ella corrisponde il tuo amore?” Chiese Afel. “Si, certo.” Annuì Aust. “Allora non temere.” Disse sorridendo il figlio di Adamo. “Sciocco.” Lo riprese suo padre. “Senza il permesso di suo padre avrà poco da fare.” “Temo abbiate ragione...” scuotendo il capo Aust. “Non conta il cuore di una donna forse?” Fissandoli Afel. “Certo” annuì Adamo “ma è poi suo padre che decide a chi concederlo.” “Tu cosa ne pensi, Guisgard?” Voltandosi Afel verso colui che guidava il gruppo. E il cavaliere si limitò solo a lanciare verso di loro uno sguardo enigmatico e sfuggente. “Il piccolo principe chiese alla volpe cosa significasse essere addomesticato...” disse la ragazza. Guisgard la fissava sorridendo. “Vuol dire creare legami, spiegò la volpe...” continuò lei “... certo, disse la volpe... per esempio, tu sei, fino ad ora, per me un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altra. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo... addomesticami, ti prego... cosa bisogna fare? Chiese il principe... bisogna essere molto pazienti, rispose la volpe... in principio tu ti sederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino... e il piccolo principe ritornò l'indomani...” aggiunse lei. “E' molto bella...” disse Guisgard. “Si, io adoro questa storia...” sussurrò lei, un po' malinconica. “Forse per questo ogni pomeriggio, passando dal cortile, vi vedo affacciata a quel balcone?” “Forse...” fissandolo lei. http://www.pghcitypaper.com/imager/h...adventures.jpg “A cosa pensi, Guisgard?” Domandò Afel. “A nulla...” sbottò lui, come a destarsi da quel ricordo “... guardate piuttosto davanti a voi...” indicando il grande acquedotto nella vallata. “Non avevo mai visto nulla di simile...” mormorò Aust. “E' gigantesco!” Esclamò Afel. “Già, è maestoso...” disse Adamo. “Quell'acquedotto” fece Guisgard “è la porta verso il Nord...” http://www.ilcasertano.it/sviluppo/w...-maddaloni.jpg +++ |
Fu un'ora massacrante......per la ragazza che subiva e per chi invoca il demone di lasciarla in pace e di uscire da quel corpo....in balia di tremori ed orrori..., rimasi imbambolata.......da quel rito di cui avevo sentito parlare ma che non era nei miei usi........" Daizer lascia stare...forse solo loro potranno aiutarla"......finchè tutto finì.....finchè Don Auster mi fece alcune domanda ben precise...anzi...eravamo tutti sotto i suoi occhi indagatori....presi la parola...." Stavo nella mia abitazione quando i frati mi vennero a chiamare......ho vissuto con loro...in convento per molto tempo....e mi hanno chiesto di andare a casa di una ragazza perchè avvenivano delle cose strane...così feci con questi due Frati......appena appurammo cosa stava avvenendo ai ragazzi del borgo...ci mettemmo in cammino per il Bosco.....ma prima di avventurarci ...assoldammo quello che oggi e' mio marito....perchè ci scortasse nel bosco e così avvenne finchè non trovammo una ragazzina......la prendemmo con noi intanto incontrammo tre boscaioli che in maniera poco carina ......ci accompagnarono inuna città bellissima che dava sulla parete di una montagna....trovammo ospitalità...ma ci crediate o no.....quella era una città fantasma...viveva al suono di una campana......ma io sognavo e continuavo a vivere e mi fu richiesto dal Borgomastro di rimettere insieme una tomba profanata......tutte le sue indicazioni erano giuste, trovammo la tomba......e trovammo anche un contadino che ci spiegò cosa succedeva.....al ritorno dal cimitero..tornati nella camera della locanda la ragazzina si era trasformata in una ragazza adulta.........facendola breve.....l'ho chiamata Elly.....e non sappiamo cosa le sia successo.....non parla...se non qualche strano delirio...............ora..sapete la verità.....speriamo almeno di averla aiutata ad uscire da questa situazione...anche se so.....che non finirà mai......a meno che il male non si riesca ad eliminare alla radice....e non ne sarei tanto convinta........come avete detto voi c'e' la peggior nemica ....di nostro Signore.... Isolde.......ma se posso aiutarvi....continuerò a farlo come promesso al convento da dove vengo.....".......cercai con gli occhi Daizer......volevo solo il suo consenso...
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Don Auster ascoltò con attenzione ogni parola di Elisabeth, per poi restare pensieroso.
“Tutte menzogne, dunque...” disse don Charls “... e voi avete permesso che Don Auster celebrasse il rinnovamento delle promesse nuziali! Pur sapendo che vi era alcun matrimonio fra voi?” “Don Charls...” zittendolo l'inquisitore “... ascoltatemi...” rivolgendosi poi ad Elisabeth ed ai suoi compagni di viaggio “... avete mentito, è vero... e ciò è più grave in quanto con voi vi erano due monaci... tuttavia la situazione è estremamente pesante... ogni giorno svaniscono ragazzini e ragazzine dai villaggi e dai borghi di questo regno... è tra la povertà e l'ignoranza che gli eretici diffondono come veleno la loro propaganda di morte... e fermarli è ora tutto ciò che conta... io sono pronto a perdonare le vostre colpe, purchè collaboriate...” “E in che modo?” Chiese Daizer. “Dalle vostre parole” disse l'inquisitore ad Elisabeth “ho compreso che conoscete bene la strega Isolde... ebbene, allora vuol dire che avete il modo per avvicinarla... fatelo ed i vostri inganni vi saranno perdonati.” “E' assurdo!” Esclamò il contrabbandiere. “E' il solo modo che avete” intervenne don Charls “per sfuggire alle accuse che il Santo Uffizio è in diritto di muovere contro di voi. E lo farà, credetemi.” |
“Milady, arriva una nobile compagnia...” disse il villano ad Altea “... è il duca con il suo seguito di bracconieri. Ho veduto lo stendardo e udito il corno di caccia che annunciava il loro passaggio... sono diretti di certo a Solpacus, attirati dalla possibilità di cacciare il cinghiale che da mesi devasta queste terre.”
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I due uomini, appena entrati nella locanda, si sedettero ad un tavolo vicino al camino acceso e con un cenno della mano uno dei due chiamò il locandiere.
Ordinarono così qualcosa da mangiare alla svelta, visto che erano in partenza. “Tra un'oretta scarsa” disse uno dei due all'altro, dopo che il locandiere si era allontanato “dovremmo essere a Solpacus.” “Si, prima attraversiamo questa foresta” annuendo l'altro “meglio sarà. La storia di quel cinghiale non mi piace per niente.” “Tranquillo” fece il primo “siamo armati ed abbiamo i cani con noi. Vedrai che non ci saranno problemi.” “Ho sentito che quell'animale ha aggredito pastori e contadini, uccidendone anche i cani.” Mormorò il secondo. “Ho studiato bene le mappe di queste terre” replicò l'altro “e in questa zona non ci sono stati avvistamenti. E poi tranquillo, ho sentito che ai cavalieri giunti a Solpacus per la giostra è stato promesso il premio di quel torneo in cambio dell'uccisione del cinghiale. Dunque è probabile che le terre attorno a quella città siano battute da quei guerrieri.” “Avete sentito?” Rivolgendosi Porturos a Clio e agli altri suoi compagni. “Quei due mercanti parlano della giostra e del suo premio.” “Non credo di aver compreso...” mormorò Borel “... ma la giostra è stata mutata in una sorta di caccia al cinghiale?” “Così pare...” annuì Dort. “Beh, non mi sembra che sia molto cavalleresca la cosa, no?” Sorridendo Ertosis. |
Non potevo crederci fosse vero, un sorriso di giubilo illuminò il mio viso.."Grazie messere..ora devo andare subito a Solpacus".
Balzai sopra Cruz e iniziai a galoppare forte e prendendo una stradina secondaria in lontananza vidi davvero un drappello di uomini a cavallo e uno stendardo e sembrava proprio quello capomazdese. Arrivai nel centro del paese e vidi la donna che parlava oltre che ai cavalieri pure alla gente del luogo, riconobbi pure la figura di Older. Andai tra i padiglioni e legando il cavallo vidi Posteg che con forza strigliava i cavalli dei cavalieri e mi avvicinai a lui togliendoli la spazzola tra le mani..."Messer Posteg...dobbiamo andare in piazza...presto arriverà..li ho visti e me lo ha detto pure un contadino..sta arrivando il Duca con i suoi uomini e penso per cacciare il cinghiale". Lo presi per mano e mi diressi subito in piazza, la gente era eccitata dalle parole della donna e ad un tratto udii il rumore di cavalli farsi sempre più forte. "Posteg" gli strinsi la mano "sapete..ero certa voi avevate sognato la verità..sapevo era tutto vero e vi ho difeso con tutti..ora avrete la vostra dignità ma dobbiamo dire al Duca di stare attento..potrebbe rischiare la propria vita. I capomazdesi sono veramente caparbi e non si arrendono, io lo so perchè per un periodo ho vissuto là con la mia famiglia." "Dimmi Ludvica, è sotto al balcone..? Si duchessa...come ogni giorno..sapete i Capomazdesi sono testardi. Oh no...ma non ha interessi per me, siamo solo amici. Milady Altea..so vedere i vostri occhi innamorati. Mia madre ha detto non devo fidarmi molto degli uomini di questo Ducato..a dire il vero lo dice in ogni posto dove soggiorniamo. E scoppiammo entrambe a ridere.."Duchessa, con un padre che vi insegna a tirar di spada assieme ai vostri fratelli e una madre cosi diffidente verso tutti gli uomini sarà difficile troverete marito." Scossi il capo..."O saranno loro a trovarmelo..so che si sono già accordati proprio qui con un nobile, ma io non voglio nemmeno conoscerlo e sapere chi sia..mi opporrò con tutta me stessa..anche se fortunatamente è giovane dicono.". Guardai fuori dietro di lei..e ricordai non potevo trasgredire al voto fatto alla Vergine per salvare mia madre.."Voi, invece, milady Ludvica vi vedrei perfettamente sposata con mio fratello Andrew." Ella sorrise mentre osservavamo fuori quel paesaggio di rigogliosa natura e sontuosi palazzi." Mi destai da quel ricordo e un vento di nostalgia passò attraverso la brezza tra i miei capelli ma appena vidi lo stendardo mi rissollevai. http://i60.tinypic.com/2448lt2.jpg |
Le bugie sono bugie anche quando sono dette in fine di bene...........tutta quella storia era cominciata proprio per salvare quelle anime innocenti......non volevo più incontrare Isolde e invece la sorte ci riportava una difronte all'altra......." Mi spiace....non credevo di avere altra scelta se non quella di raccontarvi delle bugie......e portare a termine questa situazione così straziante......Conosco Isolde....posso incontrarla ....ma questo non potrà avvenire in questo momento, l'interno di una chiesa non e' il luogo migliore...ho bisogno di riposare...ritornerò all'interno del bosco.......per il resto non posso spiegarvi altro.....".......Quando la spada e la rosa si scontreranno....una mangerà l'altra...così solo il male avrebbe avuto fine...........speravo di non arrivare a questo punto...ma se lei era l'origine di questo male...doveva soccombere.......Pensai a mio padre, ai suoi insegnamenti......alla grotta in cima alla collina.....quante notti a parlare con le stelle.....filosofia ed amore........uscii da quella Chiesa come se avessi avuto un macigno sulle spalle.....andai verso la locanda....volevo riposare.....volevo chiedere scusa a Daizer...il suo bacio era vero.....un bacio sentito...come se quel momento fosse atteso da entrambi........mi batteva forte il cuore....ma Isolde aveva ragione......niente Amore......in quel momento niente lacrime ...........
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Sorrisi "Beh, almeno sappiamo che c'è un cinghiale nel bosco, così, se lo vedremo... beh.. non ci faremo certo intenerire, anche se non dovrebbe essere una cosa facile, se hanno rinunciato alla giostra per catturarlo... chissà, magari anche se non siamo cavalieri potremo vincere quel premio.." strizzando l'occhio ai miei uomini "Sempre che sia interessante...".
Finii di bere il vino. "Bene, voi fate come volete, ma io mi ritiro adesso... sono giorni che non dormo come si deve... domattina partiremo all'alba.." mi alzai "A domani ragazzi... anche se siamo in una locanda occhi aperti, mi raccomando.. voglio turni di guardia come si deve, al primo accenno di problemi, svegliatemi!". |
Uscì con coraggio dalla vegetazione e mentì un po’ all’ orco: “Non sapevo che questo ponte fosse vostro, Milord!......Vi prego di perdonarmi!....Sappiate che stavo volando e che qualcosa mi ha fatto precipitare. Credetemi non avevo alcuna intenzione di disturbarvi. Ma dove siete?”.
Mi avvicinai timorosa al fossato del ponte, dal quale proveniva una forte e stomachevole puzza. Tappai l’ etrusco ed opalescente naso e la rubina bocca per non vomitare. All’ improvviso, vidi Tisin appoggiarsi sul ponte. Gli feci segno di andarsene per cercare aiuto e per non farlo finire nei guai. http://i61.tinypic.com/2e187li.jpg |
Elisabeth lasciò il Palazzo Gaudioso e ritornò alla locanda.
I due monaci, invece, su richiesta di Don Auster, trascorsero la notte in preghiera per poi farsi confessare il giorno seguente dall'inquisitore giunto da Sygma, mentre la giovane Elly restò sotto la tutela di don Charls. E sola alla locanda, Elisabeth fu presto preda di cupi e inquieti pensieri. Infine, provata nel corpo e nello spirito, quasi senza accorgersene, cadde addormentata. Sognò allora tante immagini, confuse e tormentate. E fra esse rivide più volte in sogno il volto di Isolde. Come una presenza costante ed inquietante. Poi vide un volto familiare: il Borgomastro. Fu un sogno ancor più incerto dei precedenti. Lei era in un luogo imprecisato, forse un cimitero. E fra le cripte rivide quell'uomo. E di lui ricordò solo vaghe parole. “Rammentate che quella tomba attende il corpo di quell'anima...” disse ad Elisabeth. Poi la donna si svegliò di colpo. Un rumore l'aveva attirata. Un rumore che giungeva dal cortile della locanda. Era Daizer che passeggiava nervosamente. |
Ma nonostante le esortazioni di Eilonwy, il merlo Tisin non andò via.
“Sono stato io che ti ho tirata giù.” Disse l'orco dal fossato sotto il ponte. “E se sei ancora viva ritieniti fortunata. Non sai che questo luogo è mio? Mi è stato affidato dalla mia padrona e proprio lei mi ha concesso su di esso potere di vita e di morte. E nessuno può attraversare questo ponte senza il mio permesso.” |
Posteg restò quasi incredulo a quelle parole di Altea.
Sembrava che il suo sogno si stesse davvero per realizzare. E ad un tratto il rumore di cavalli e alcune voci lontane si udirono nella piazza, facendo destare subito tutti i presenti. Anche la sacerdotessa pagana smise in quel momento di parlare e come tutti si voltò verso quei rumori e quelle voci. “Il duca...” gridò qualcuno tra la folla “... il duca è qui con il suo seguito!” E finalmente, nella strada davanti alla piazza, apparvero dei cavalieri con i loro destrieri. Una muta di cani abbaiava al seguito di quella nobile compagnia, mentre un alto e vistoso stendardo sventolava alla testa di quel piccolo corteo. “E' lo stendardo di San Marco di Saggesia...” fissando quei cavalieri che si avvicinavano Older “... colui che guida quella nobile compagnia è il duca Gvin de' Anton, signore di San Marco di Saggesia...” si voltò verso Posteg “... ci sei andato vicino con i tuoi sogni, mio folle e visionario amico... San Marco di Saggesia è un ducato confinante con Capomazda...” Poco dopo il duca Gvin ed i suoi uomini raggiunsero la folla e tutti salutarono quel nobile guerriero. Era un uomo dai capelli chiari, di robusta corporatura, il volto austero ed il portamento rude, ma fiero. Ed una benda nera copriva il occhio sinistro. http://srednie.obrazki.tnttorrent.in...7__644574.jpeg |
Clio lasciò i suoi uomini e raggiunse la sua stanza al primo piano.
Mentre al pianterreno, come richiesto dalla ragazza, Borel e gli altri si divisero i vari turni di guardia davanti alla locanda. Clio poté così finalmente riposare. Ed infatti il sonno non tardò ad arrivare... La stradina di pietra era deserta e silenziosa, con la foschia, cupa ed opprimente, tutt'intorno ad avvolgerla. Le case al di qua ed al di là di quella viuzza apparivano mute e vuote, con le porte e le finestre di legno sprangate come se in esse non dimorasse più nessuno da anni. Poi, di colpo, si udì, dal fondo della stradina, il rintocco, lento e solenne, della campana della chiesa. Un attimo dopo un rumore, curioso e regolare, cominciò a provenire dal buio. All'improvviso la ragazza vide una figura, alta e magra, vestita solo di un lungo e malmesso sudario, che avanzava a piccoli passi, trasportando in spalla alcune assi di legno consumate dal tempo e dai tarli. La misteriosa figura attraversò la strada, passando davanti alla ragazza, senza però voltarsi a fissarla. Poco dopo, una scena simile si ripeté davanti a Clio. Un'altra figura, simile alla precedente, apparve nella stradina, portando stavolta sulle spalle delle assi un po' più lunghe delle precedenti, per poi svanire nel buio e nel silenzio allo stesso modo di quella che l'aveva preceduta poco prima. Dopo un po' una terza figura, in tutto uguale alle altre due, uscì dal buio per seguire lo stesso itinerario delle precedenti, fino a svanire come loro nel medesimo punto. Stavolta questa figura in spalle portava una bara di legno. Allora Clio realizzò che anche le prime due figure avevano sulle spalle pezzi di bare. La ragazza, incredula, si voltò verso il punto in cui le tre figure erano svanite, accorgendosi però che l'ultima non era andata via, ma stava immobile nella penombra di quella stradina. Si voltò allora verso di lei, mostrando finalmente il suo volto sotto il cappuccio del sudario. Era quello di uno scheletro. Questo fece svegliare di soprassalto Clio. Impiegò qualche istante a rendersi conto di aver sognato. Poi, pian piano, tornò in sé. Era nella camera della locanda. Il Sole era sorto da un po' e dalla finestra si sentivano le voci e le risate dei suoi uomini che scherzavano fra loro nel cortile della locanda. |
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