![]() |
Era vicino, così vicino da sentire il suo respiro sulla mia pelle.
Era una sensazione strana, quel gioco pericoloso, quegli sguardi arditi. Poi quelle parole, e il mio sguardo mutò. Lo squadrai distaccata, con un velo di disprezzo. "Una notte con me?" Ridendo appena "Una notte con me è lunga una vita intera..." Sussurrai, con voce calda, in contrasto con la freddezza delle parole. "Se mi hai preso per una donnetta da una notte, hai sbagliato a capire.." Afferrando il suo polso, con una presa salda e stretta, allontanandolo dai miei capelli. "Ma per tua fortuna di donne da una notte è pieno il mondo.." Con un sorrisetto impertinente. |
Gwen e Zoren si scambiarono un'occhiata eloquente appena arrivò quell'uomo.
“Ave, popolo.” Disse questi entrando con espressione teatrale. “Oh, ecco lo zio Memmo.” Fece Melina. “Sapete, è un po'... come dire... confuso, ecco.” Sottovoce, indicando che gli mancava qualche rotella. “Si.” annuì Zoren sorridendo. |
Guisgard sorrise, come se la presa di Clio sul suo polso lo accendesse ancor più di desiderio.
“Una notte o una vita...” disse lui fissandola intensamente “... cambierebbe qualcosa per un condannato a morte? Si... sfiderei la maledizione per te... così come baratterei la mia intera esistenza per una sola notte con te...” con un gesto deciso si liberò da quella stretta e prese la mano della ragazza nella sua, come a volerle dimostrare la sua forza di uomo “... hai ragione, il mondo è pieno di donnette... ma uomini capaci di sfidare la morte pur di conquistare il tuo cuore ne conosci molti?” Tornando vicinissimo alla bocca di lei. “Una sola notte... per arrivare fino al tuo cuore... e non lasciarlo più andare...” |
Non potei fare a meno di ridere appena a quell'entrata in scena e alle parole di Melina.
Sentii anche che le donne si rivolsero a lui con l'appellativo di zio. Non avevamo però ancora scoperto a cosa fossero dovuti quei rumori in cantina ed io ero davvero curiosa. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
“Si, buona idea...” disse annuendo Ehiss a Dacey.
I due così lasciarono la locanda e si diressero verso la chiesa. La cittadina era deserta e desolata, avvolta da un cupo silenzio, mentre erba e sterpaglia crescevano ovunque, tra i muri, le murature, le tegole, persino tra i lastroni delle strade. Come se quel luogo fosse abbandonato da secoli. Il cavaliere e la zingara raggiunsero la chiesa, trovandola però chiusa. “Chiusa a quest'ora del mattino...” mormorò Ehiss “... strano...” |
“Siediti con noi, zio Memmo.” Disse Melina al nuovo arrivato.
“Focacce calde...” osservando la ricca tavola imbandita lo zio “... dunque i granai egizi hanno avuto buone scorte quest'anno. Ottimo. Il porto di Ostia sembra sia efficace. Ora il solo problema rimasto è come rifornire le province orientali di grano.” Annuì, per poi prendere una focaccia ed azzannarla con voracità. “Ah, dimenticavo...” masticando “... stanotte alcuni pretoriani hanno riferito di aver udito dei rumori sul Laterano...” A quelle parole Tunetta scosse la testa. “Li avrai sognati quei rumori, zio...” mormorò “... di notte qui dormiamo tutti e nessuno può mettersi a fare rumori in casa.” Zoren guardò Gwen. |
Risi piano alle solite farneticazioni dell'uomo, ma a quelle ultime frasi, io e Zoren ci guardammo.
"In realtà anche noi abbiamo udito dei rumori, stanotte. Per ben due volte, e ci siamo chiesti a cosa fossero dovuti." Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Le Florealiche
Il mio sguardo si allargò a quelle parole.
Sorpresa, affascinata, colpita. Ci sapeva fare, eccome se ci sapeva fare. Sentii la sua stretta sulla mia mano, una presa solida, salda, sicura. L'istinto di liberarmi da quella presa come avevo fatto mille volte, ma non lo feci. Lasciai che stringesse la mia mano, senza distogliere lo sguardo dal suo. Era una sensazione strana, nuova, senza nome. Quell'atmosfera, quello sguardo, quelle parole. Parole capaci di scuotere l'animo di una donna nel profondo. E io ero una donna. "Sfideresti la morte per una donna che hai visto da dieci minuti?" Senza spostarmi nè distogliere lo sguardo "Perché? Nemmeno sai chi sono..". Il mio sguardo nel suo. Tutto quello non aveva alcun senso, lui non sapeva niente di me, io non mi fidavo di lui. Chi era? Non lo sapevo. Era davvero Guisgard? Era lui il sosia? Non era niente di tutto ciò in quel momento. Poteva essere chiunque. Era una sensazione strana, pericolosa, decisamente pericolosa. Quella vicinanza, quell'intesa, quello sguardo. "Parole, ci sai fare con le parole..." Con gli occhi nei suoi "Per quanto ne so potresti dire lo stesso ad ogni donna che ti capita a tiro..." Sorridendo, indisponente "Perché io?" Con gli occhi che scrutavano i suoi "Perché dovrei crederti?". I nostri sguardi incatenati. "Anche perché prima dovresti conquistare il mio cuore..." Sussurrai "E dopo potresti ambire a quella notte, non il contrario...". |
Citazione:
|
Una desolazione sconfinata regnava in ogni strada compresa quella per raggiungere la chiesa, anch'essa compresa in quel letargico silenzio.
Come se il giorno celasse qualcosa di così terribile e spaventoso da costringere tutti, bambini e adulti, a rintanarsi in casa, con porte e finestre rigorosamente chiuse, in completo silenzio fino a che il buio portasse la quiete. " Magari sono tutti allergici al sole" sbuffai poggiando le mani sui fianchi e continuando a fissare la porta chiusa della chiesa. " Non posso credere che la gente di giorno sia come svanita. Qualcuno deve pur esserci qui dentro" e a passo deciso raggiunsi la porta e con un pugno iniziai a batterci sopra, con forza. " Aprite!" urlai dopo vari colpi sul legno. " Devono per forza averci sentito, non possono ignorarci" |
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 15.34.20. |
Powered by vBulletin versione 3.8.11
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Copyright © 1998 - 2015 Massimiliano Tenerelli