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Gwen, Velven e gli altri gustarono il pranzo ed apprezzarono la composizione di Ozzillon.
E mentre erano persi in una piacevole chiacchierata, qualcuno bussò alla porta. Velven si alzò ed andò ad aprire. “Armand...” disse l'ufficiale riconoscendo sulla soglia un suo amico militare “... entra, sono con degli amici ed è rimasta ancora una fetta di crostata...” “No, sono venuto a chiamarti.” Fece Armand. “Il mio turno comincerà solo domani.” Fissandolo Velven. “Cosa accade?” “E' arrivato l'ambasciatore di Maruania e tutti i soldati sono stati richiamati al Palazzo Ducale.” Spiegò Armand. “Si, arrivo...” annuendo l'ufficiale. “Gwen...” avvicinandosi poi alla ragazza “... resta tu con loro... io devo tornare subito al Palazzo Ducale... potete restare tutti qui stanotte, se volete.” Le sorrise, le accarezzò il viso e poi la baciò. Un attimo dopo uscì con Armand. |
Clio gli sorrise e si spostò.
Ed Icarius comprese. Comprese che i suoi timori non erano fondati. La ragazza infatti distingueva bene lui da Guisgard. Il pastore allora si chinò e raccolse la sua spada. L'uomo offrì loro del pane, del formaggio e qualche frutto, oltre naturalmente che una bottiglia d'acqua. “Vi allenerete tutto il giorno” disse ai due “e stasera messer Rodolfo impartirà lezioni di cortesia al pastore. Così non ruberemo tempo durante il giorno all'allenamento.” L'esercitazione riprese poco dopo e durò fino a tarda sera. Cenarono e poi Icarius, nonostante la stanchezza, fu condotto da Rodolfo, per le lezioni. Clio restò così da sola tra il cortile e le stanze di quel vecchio palazzo. “Come procede?” Chiese ad un tratto uno di quegli uomini alla ragazza. “Quel pastore sta imparando qualcosa?” |
Lo spioncino si chiuse e un attimo dopo si aprì la porta.
Altea fu fatta entrare e poi condotta all'interno del Santuario. Ad accompagnarla vi era un fraticello. Attraversarono un cortile ad archi, fino a raggiungere un refettorio. Qui trovarono Frate Severo. “Fratello...” disse il fraticello “... questa dama chiede di te.” “Vi ascolto, ditemi pure.” Frate Severo ad Altea. |
Annuii all'uomo.
"Si, impara in fretta, e ha molta buona volontà il che aiuta..." Sorrisi ripensando a quanto si era impegnato Icarius in quella giornata pesante "Sono sicura che questi tre giorni saranno più che sufficienti per il momento... Sarà all'altezza del compito... Poi.." Alzai le spalle "spero comunque di avere più tempo prima che debba combattere sul serio, nessuno infondo ha imparato a combattere alla perfezione in tre giorni... Spero che sia altrettanto capace sulla cortesia, dove io sono una frana..." Risi piano. |
“Beh, siete fortunata...” disse la maschera di ferro a Tessa “... almeno a voi i sogni parlano... a me invece neanche quello...” la fissava “... si, forse è stato un azzardo aiutarmi... dopotutto non sapete nulla di me, no? E forse sono davvero un criminale, un assassino... di certo non un Cristiano, temo... visto che la notizia della morte di Pirros non mi causa alcun dispiacere... forse perchè conoscevo quell'uomo ed il modo in cui conduceva quella prigione...” scosse il capo “... non so chi possa averlo ucciso... ma temo per voi se volete saperlo...” si alzò, raggiunse la finestra e si voltò ancora verso la ragazza “... potrebbero tornare... e da ciò che mi avete raccontato anche io credo che quel garofano rosso sia una firma...” sorrise beffardo “... mi chiedete perchè vi trovate invischiata con me in tutto questo? Eh, temo che la mia risposta vi deluderà, essendo di parte...”
In quel momento qualcuno bussò. Era la Madre Superiora. “Hanno bussato al convento alcuni uomini...” fece la religiosa “... erano del duca, di Cimmiero... volevano ispezionare il convento in cerca di traditori, ma siamo riuscite a respingere le loro pretese... ma temo possano tornare...” “Ed io di certo non voglio provocare guai a voi, madre.” Fece l'ex galeotto. “Non voglio che a causa mia questo Santo Luogo sia violato.” “E' nostro dovere aiutare chi ha bisogno.” Disse la Madre Superiora. |
Eravamo tutti presi dalla conversazione, quando qualcuno busso` alla porta.
Velven si alzo` e ando` ad aprire. Non riuscii a capire quello che diceva, ma quando torno` aveva un'espressione un po` contrariata. Mi disse infatti che doveva andare e che potevamo restare li`, per la notte. Mi bacio` e usci`. Mi avvicinai a Rida. "Hey, credo che Velven non tornera` presto. Cosa volete fare? Pensate di tornare al caravan?" |
Con riverente silenzio per quel luogo sacro seguii il fraticello e mi porto davanti proprio a Frate Severo.."Pace e bene frate Severo, sono lady Altea de Bastian, parlando con messer Viscionne mi ha indicato voi per parlarvi di questo ciondolo e sapere il suo significato" aprii il sacchetto e mostrai il ciondolo al frate "Mi è stato recapitato in modo misterioso e una donna ha tentato di prendermelo pure..Cassaluia si chiamava ma a parte questo, ha detto potrebbe avere un grande significato, potreste aiutarmi e consultare con me la vostra biblioteca domenicana?"
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Mi voltai verso la Madre Superiora, con uno sguardo colmo di gratitudine.
Sapevo che avrei potuto contare sempre su di lei! Tuttavia, mi preoccupava che la tranquilla vita delle monache, ignare di tutto, fosse messa a repentaglio. Un uomo qualsiasi, sarebbe stato più facile da nascondere. Ma lui, con quella maschera di ferro impossibile da togliere senza chiave... "Madre" dissi "dobbiamo trovare la chiave della maschera o quest'uomo non avrà speranza di restare nascosto a lungo. Oggi è andata bene, ma domani?" Pensai per un attimo a Fra' Godwin, che viveva praticamente come un eremita nella sua piccola chiesa. Nessuno si avvicinava mai a lui, perché un tempo aveva accolto i malati più poveri per curarli (o seppellirli) e la gente temeva le malattie. Lui stesso era miracolosamente guarito dalla lebbra, che gli aveva lasciato un moncherino al posto della mano e un occhio completamente deturpato e, in molti, pensavano che fosse ancora contagioso. "Se lo mandassimo da lui?" chiesi a alla Superiora. |
Lo stato d'animo di una persona dipendeva da mille fattori......quel luogo non lo amavo particolarmente.....ma era il posto che avevo scelto per amore di un uomo....La paura era il fondamento nella mia anima della non conoscenza.....mi sentivo preda nella tana del lupo.....e seppure il cane era vigliacco...il lupo diventa famelico.......I pensieri si interrompono nel momento in cui le fasi delle proprie scelte si susseguono prendendo una certa piega e io avevo scelto di infilarmi lì dove il male...si era annidato......ovviamente non era l'unico luogo....ma era quello primario......ed io ora diventavo......la preda che i lupi si sarebbero contesa......Un corridoio lungo...delle scale e un salone.....attesi con il servitore...sino a quando..alcune persone..festanti quanto il paese......fecero la loro apparizione.....non conoscevo nessuno....ma quando si volto' Lord Cimmiero...lui...si che lo conoscevo...e il suo ghigno...e la sua gioia......nel vedermi lì......era così tangibile che avrei potuto toccarla come la stoffa dei miei abiti....ingoiai amara...la risposta che mi risaliva alle labbra.........vacillai per la rabbia....ma non era astuto...e la volpe era un animale astuto......." Essere la moglie di De Gur vuol dire averne sposato pregi e difetti....... Ma....a questo punto della storia...ho tirato le mie conclusioni e vorrei sapere per quale motivo mio marito ha lasciato me e la sua gente....per Lord Gvineth...voi lo sapevate ?...o per lo meno...lo sospettavate ?.....perchè in verità........non mi sento abbandonata.......sono sotto la protezione del nuovo Arciduca di Capomazda....a cui rendo i miei omaggi.....ma mi chiedo perchè il tradimento.....solo voi potreste darmi una spiegazione ".......Sinceramente...piu' che gli omaggi lo avrei mandato al diavolo.....ma altro non potevo...e intantoi speravo che il Priore...avesse consumato il rosario a forza di pregare...
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“Imparerà...” disse l'uomo a Clio.
Ma proprio in quel momento arrivarono altri tre di quegli individui. “Cosa succede?” Chiese a loro l'uomo che era con la ragazza. “Le cose sono cambiate in città...” rispose uno di quelli. “E come?” L'uomo. “Il governatore di Maruania è giunto nel ducato.” “Bisogna avvertire subito Rodolfo.” Mormorò l'uomo. Chiamarono Rodolfo e lui subito li raggiunse. “Vedo che non hanno perso tempo.” Disse ai suoi. “Bisogna cambiare i nostri piani...” guardando Clio “... non possiamo permetterci di perdere altro tempo... domani stesso il pastore deve essere portato al palazzo...” “Ma non è pronto...” uno di quegli uomini a Rodolfo. “Ideeremo un piano alternativo...” fece questi “... diremo che al momento del ritrovamento al Gorgo del Lagno, lord Guisgard aveva perduto la memoria... ed ora la sta riacquistando lentamente... non abbiamo altra scelta.” |
“Beh, si...” disse Ozzillo fissando Gwen “... noi dobbiamo continuare a preparare i copioni per la nostra rappresentazione. Tra qualche giorno quel misterioso committente verrà a domandare informazioni sullo stato del nostro lavoro.”
Berio annuì a quelle parole di Ozzillon. “Forse anche io dovrei venire con voi...” fece Rida “... e tu cosa farai, Gwen? Resterai qui ad attendere il tuo bell'ufficiale o tornerai con noi al carrozzone?” |
Ascoltai le parole dell'uomo preoccupata.
Ancora quella città che non avevo mai sentito. "Accidenti..." Scuotendo la testa "Beh, mi sembra l'unica soluzione... E ci eviterà anche qualche scivolone... Lui lo sa?" Alzando gli occhi su Rodolfo "Dobbiamo avvertirlo... Farà del suo meglio... Stavo giusto dicendo che si è impegnato molto...". |
“Si, dobbiamo avvertirlo...” disse Rodolfo a Clio “... adesso si trova nella sua stanza a leggere alcune cose che gli ho lasciato. Andatelo a chiamare e portatelo qui. Gli diremo tutto e ci prepareremo per andare al Palazzo Ducale.”
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Annuii a Rodolfo, e raggiunsi la camera di Icarius.
Bussai "Icarius, sono Clio..." dissi dall'altra parte della porta "Ci sono novità, dovresti scendere con me..". |
Icarius era intento a leggere e Clio ne ascoltò la voce mentre recitava ad alta voce alcuni monologhi tratti dalle imprese belliche di Ardeliano a Sygma.
Un attimo dopo il pastore aprì la porta e seguì la ragazza fino al pianterreno. “Dimmi...” disse mentre camminavano “... è accaduto qualcosa?” Ma giunti nella sala dove vi era anche Rodolfo, il ragazzo comprese che di li a poco avrebbe avuto risposta alla sua domanda. Rodolfo infatti raccontò tutto. “Per questo partiremo a breve per il Palazzo Ducale.” Fissandolo Rodolfo. “Non avrai di che preoccuparti. Sei stato vittima di un'amnesia e dunque non puoi ricordarti tutto di tutti. Io e Clio ti staremo vicino. Così avremo tempo nei mesi successivi per istruirti a dovere.” |
Non feci in tempo a rispondere a quella domanda di Icarius, perché arrivammo al pian terreno e qui Rodolfo gli spiegò la situazione.
Scrutai lo sguardo di Icarius chiedendomi come avesse preso quel cambio di programma, ma infondo pensai che un giorno o tre era veramente una differenza minima, e che l'idea dell'amnesia non era affatto male. Gli sfiorai leggermente il braccio, con un sorriso rassicurante. "Sono sicura che ce la farai alla grande.." con una voce dolce ma decisa. |
Frate Severo osservò con attenzione il ciondolo di Altea.
“Lo trovo alquanto singolare...” disse, senza smettere di guardarlo “... si, forse troveremo qualcosa nella nostra biblioteca... prego, seguitemi pure.” Raggiunsero così una vasta sala, colma di affreschi che ricoprivano buona parte delle pareti. Il restante spazio era poi occupato da grandi librerie che correvano lungo i muri ed erano piene zeppe di testi di ogni tipo, dalle pergamene, agli incunabuli, a testi venerabili di ogni età, fino ai giorni nostri. Frate Severo mostrò il ciondolo al frate bibliotecario e questi, prendendo una scala, consultò alcuni registri molti antichi. Alla fine ne tirò fuori uno molto vecchio e consumato dal tempo e lo passò a Frate Severo. Questi lo aprì e lo sfogliò. “Guardate qui...” indicando ad Altea una nota alla fine di una pagina “... qui è raffigurato un disegno simile a quello dello ciondolo... e spiega che la civetta è il simbolo dei duchi Taddei, dunque di Capomazda, mentre il carciofo rappresenta la terra di Suession... la nota spiega che raffigurare la civetta nell'atto di stringere il carciofo fra gli artigli voleva simboleggiare l'alleanza fra Capomazda e Suession... un'alleanza che doveva scongiurare invasioni straniere... ma non solo, doveva infatti tenere lontane le forze del male, incarnate dai demoni, dai negromanti e dalle streghe...” chiuse il libro e sorrise alla dama de Bastian “... come vedete sono solo antiche leggende.” Ma proprio in quel momento Altea si accorse che dal testo era caduta a terra una lettera sigillata. |
“Dimmi...” disse Rodolfo a Icarius “... hai qualche domanda?”
“No, nessuna.” Rispose lui. “Allora torna nella tua stanza.” Fissandolo Rodolfo. “Troverai abiti degni. Fatti un bagno e cerca di toglierti il puzzo di pecora da dosso. Poi indossali e quando sarai pronto partiremo.” Guardò Clio. “Anche nella vostra stanza ci sono abiti per il vostro ruolo a corte. E fatemi la cortesia di togliervi quell'espressione da eroina imbronciata di qualche novella popolare. Vi voglio orgogliosa, fiera e superba, come lo sono tutti i militari di questo lurido mondo. Su, andate ora e toglietevi dai piedi.” Con disprezzo ai due. “Ascoltatemi...” mormorò Icarius “... voi avete bisogno di me più di quanto io di voi... osate ancora una volta rivolgervi a lei con questo tono ed io vi farò ingoiare la vostra spada insieme all'arroganza che vi portate dietro. Chiaro? Io posso tranquillamente tornarmene in mezzo alle mie pecore. Voi invece senza di me troverete lupi famelici pronti ad azzannarvi. Senza il mio volto non avete nulla. Né titoli, né ricchezze, né potere. E forse neanche più la vita. Dunque badate bene a come vi rivolgete a lei da oggi in poi. Una cosa ho imparato stando qui... a voi la morte spaventa molto più che a me. Io non ho nulla da perdere, a differenza vostra...” “Lurido pastore...” disse con rabbia uno di quegli uomini. “Calma.” Lo interruppe Rodolfo. “Il nostro pastore ha ragione. E vedo che impara in fretta.” Sorrise. “Andate a prepararvi ora. Tra poco sarete trattati entrambi con i guanti bianchi.” Guardando lui e Clio. “Vieni, Clio...” Icarius alla ragazza. |
Cimmiero sorrise ad Elisabeth.
“Vedete, milady, Gvineth era un vile.” Disse, assumendo un'aria di saggezza che non gli apparteneva. “E come tale non poteva che comandare un gruppo di individui simili a lui.” “Quando il principe non ha virtù” intervenne Samondo “nessuno nel regno ne possiede. Così recita un detto cinese. E Gvineth ne è testimonianza.” “Ottimo.” Annuì Cimmiero. “Milady...” rivolto ad Elisabeth “... questi è Samondo, mio consigliere. Tornando a noi... sono lieto che in voi non vi sia solo bellezza, ma anche saggezza e riconoscenza verso il vostro nuovo signore. Avrei potuto confiscarvi la vita, come ho fatto con i beni, ma vedendovi arrivare qui, al mio cospetto, beh, mi sembra uno spreco privare la mia corte della vostra bellezza.” Le prese la mano, sebbene in modo grossolano, per poi baciarla con fare che avrebbe fatto impallidire e vergognare un gentiluomo. Ed Elisabeth sentì gli occhi lascivi di quell'uomo su di lei. “Permettetemi, milord...” fece Samondo “... ma vi consiglierei di essere cauto. Non conosciamo questa donna e l'unica cosa certa è che ella ha sposato un traditore.” “Andiamo, amico mio...” ridendo Cimmiero “... è vittima lei stessa della vigliaccheria di quell'uomo. Per questo è qui con noi oggi. Ed io, pensandoci bene, non dispongo di una favorita... vi immaginate gli altri duchi cosa penseranno di me? Magari mi deridono.” Divertito. “No, ogni duca che si rispetti deve avere una favorita.” |
-Sia fatta la Tua volontà, non la mia-
sussurrai, con voce che pareva flebile vento tra le pietre; ma poco importa, l'Onnipotente tutto sente e tutto sa, pertanto il confermarsi del mio voto d'obbedienza giunse a Lui, e questo pensiero mi rassicurò. A pensarci, ancora oggi mi trovo a pensare che in quel momento un circolo andava chiudendosi, in attesa di aprirsi nuovamente sotto vesti d'altro aspetto; avevo lasciato la pace dei boschi per dare la caccia a chi voleva negare l'esistenza di Dio, e dopo anni, il Cielo mi affidava la medesima missione...... Il significato era crudo, ma semplice; sempre, e da sempre, l'animo umano viene sedotto dal male, e sempre, e da sempre, per contrastare il male occorre l'Ira degli Angeli. Pregai che tale Sacro Furore mi venisse concesso, perché tanto, troppo male imperversava in Capomazda, e l'arrivo dei senzadio era soltanto la temuta conferma di uno stato di cose che aveva del raccapricciante. Come già da tempo una Voce mi aveva sussurrato nell'animo, non era più il tempo della Parola, ma quello della Spada..... Mi volsi verso Lucas: -Sarai qui ad attendermi, amico mio?- |
Stavo per rispondere a Rodolfo, ma Icarius parlò per primo, lasciandomi a bocca aperta.
Evitai di ridere nel vedere la faccia di quegli uomini, e seguii Icarius verso le nostre stanze. "Grazie, sei stato grande.." gli sorrisi "Lo vedi, non basta saper tirare di spada per difendere una donna.." facendogli l'occhiolino. "Come ti senti, sei pronto ad affrontare tutto questo?" guardandolo negli occhi, una volta arrivati alle nostre stanze "Dicevo sul serio prima.. ho fiducia in te..". Dicessero quello che volevano quegli uomini, sapevo quando essere inflessibile e quando non era il caso, se fossi stata dura con Icarius non avremmo cavato un ragno dal buco, e comunque non se lo meritava. |
“Si, tranquilla, sono pronto...” disse Icarius sorridendo a Clio “... anzi, sono ansioso di vedere la città... i luoghi in cui visse Ardeliano il Grande poi quelli della leggenda eroica di Ardea...” con aria sognante.
Arrivarono davanti alle loro stanze. “Va a preparati, Clio...” fissandola “... tra poco comincerà tutto...” si avvicinò e le lasciò un delicato bacio sulla guancia, per poi andarsi a preparare. |
Sorrisi appena a quell'entusiasmo che trapelava dalle sue parole.
Meglio così, pensai, mi ero preoccupata per niente. Entrai nella mia stanza, ed osservai gli abiti che mi erano stati preparati: li indossai, mi armai di tutto punto e in poco tempo ero pronta per uscire. |
Clio lasciò la sua stanza e raggiunse il cortile di quel palazzo, dove si trovavano già gli altri ad attendere.
Poco dopo, accompagnato da uno di quegli individui, apparve una figura. La giubba verde, i pantaloni di un nero lucido, gli alti stivali ed un mantello di porpora vivissima. Clio lo guardò. Era Guisgard. Era tornato. I suoi occhi, il volto fiero, quel sorriso sicuro, i capelli scuri. “Nessuno potrebbe negare...” disse Rodolfo nel vederlo “... nessuno potrebbe pensare che si tratti di un impostore...” guardò Clio e gli altri “... andiamo... Capomazda attende il suo duca...” E lasciarono quel luogo, diretti nella capitale. |
Sapevo fin da subito che non sarebbe stato facile.
Trattenni il fiato nel vederlo arrivare, era davvero lui: persino il suo sguardo era mutato. Oh, Guisgard... Distolsi lo sguardo immediatamente e annuii "Andiamo.." con decisione, per poi seguire gli altri verso la capitale, chiedendomi cosa ci avrebbe aspettato. |
Capitolo VI: Il ritorno del duca
“Sistemate le redini, posta la staffa al palafreno, giunge l'ora della commiato. Oh, l'avventura!” (Betran de Born) Lasciarono il palazzo per imboccare uno stretto sentiero dal bucolico aspetto, fittamente racchiuso da frondose querce Afragolignonesi che parevano donare un che di ancestrale e selvaggio a quei luoghi. Il cielo era denso di alte e scure nubi che avvolgevano anche l'orizzonte, come se avessero ingoiato i monti lontani e tutti i borghi, i castelli e quanto su di essi era stato eretto nei secoli. Icarius era in sella ad un fiero basco Cavanese, dal manto grigio e chiazzato di nero, mentre Clio cavalcava un palafreno bianco come la neve. Attorno a loro vi erano Rodolfo ed i suoi fedeli, tutti abbigliati con i tipici costumi dei cacciatori. Ma quando raggiunsero la strada maestra che portava verso la capitale, videro lungo la via un corteo. Erano una ventina di uomini. Quelli intorno al drappello sembravano cavalieri, mentre gli ultimi che chiudevano il gruppo senza dubbio erano servitori. Ma al centro di quel corteo figuravano due che dai modi e dalla presenza sembravano superare per importanza tutti gli altri. Uno era di certo un funzionario, forse borghese di nascita, ma di certo benestante e di una certa autorevolezza, visto gli abiti che indossava. L'altro però, pur non apparendo nobile, lo superava di certo per il portamento e l'arroganza. Indossava un lungo mantello con cappuccio del più pregiato tessuto di Fiandra, che ricadeva in ampie pieghe armoniose sulla sua figura snella e slanciata. E come quel suo abito rivelava ben poco disprezzo per le vanità del mondo, così il suo sguardo tradiva poca affinità alla modestia ed alla privazione. E nell'udire il calpestio dei cavalli che li precedevano, quegli uomini si fermarono, voltandosi indietro e scorgendo allora Icarius, Clio e tutti gli altri. “Salute a voi.” Disse il funzionario. “Sapete dirci quanto dista la capitale di questo ducato?” “Chi lo domanda?” Chiese Rodolfo. “Messere...” fece il funzionario “... questi è sua eccellenza messer Ambutos, ambasciatore della libera città di Maruania qui a Capomazda.” Indicando l'uomo dal lungo e pregiato mantello. E proprio questi alzò lo sguardo verso quegli uomini, indugiando soprattutto su Icarius. E nel fissarlo mostrò poi un enigmatico sorriso. http://www.imfdb.org/images/thumb/5/...loups_IP_3.jpg |
Ci mettemmo in viaggio verso la Capitale, attraversando la brughiera, finché non scorgemmo un drappello di uomini.
Li osservai distrattamente, finché questi non si rivolsero a noi, chiedendoci indicazioni. Ma chi diavolo erano? Presto detto: ancora Maraunia. Non mi sfuggí lo sguardo di quell'uomo a Icarius, mi chiesi se conoscesse il volto di Guisgard, ma immaginai di sí. Restai naturalmente in silenzio, ma pronta nel caso quell'incontro avesse portato seri guai. |
“Allora, messere...” disse Rodolfo a quegli uomini “... sembra che questo nostro fortuito incontro sia benvoluto dal caso. Eccellenza...” rivolto ad Ambutos “... non siete ancora giunto nella capitale, eppure il suo signore già vi pone il suo saluto. Questi è infatti lord Guisgard, Arciduca di Capomazda.” Indicando Icarius, che cercando di non tradire le sue preoccupazioni si sforzava di apparire sicuro di sé e tranquillo.
“Vi prendete gioco di noi, messere?” Il funzionario a Rodolfo, dopo aver scambiato un lungo sguardo con Ambutos che invece restava in silenzio, come fosse cinico osservatore di quella scena. “Abbiamo sentito dire che l'Arciduca è morto mesi fa.” “Invece non è così, messere.” Replicò Rodolfo. “Come vedete, egli gode di buona salute ed ora si accinge a tornare nel suo Palazzo Ducale.” Il funzionario apparve come inebetito. “Allora” prendendo la parola Ambutos “vorrà dire che faremo la medesima strada insieme.” Col suo enigmatico sorriso. “Anche noi infatti siamo diretti al Palazzo Ducale. Prego, dunque, fateci strada.” Rodolfo guardò Icarius e Clio e fece loro cenno di riprendere il cammino. E così fecero tutti gli altri, seguiti da quel drappello giunto da Maruania. |
“Vi attenderò fino alla fine del mondo, se occorre, milord.” Disse Lucas a Galgan, con una forte ammirazione negli occhi verso quel cavaliere.
Così Galgan scese in quel passaggio. Era un'antica catacomba un tempo illuminata da lucernari e fiaccole, oggi invece covo di ombre e dimora di inquietanti silenzi. Come un Enea nell'atto di scendere nell'Ade, così il cavaliere si immergeva in quell'Averno di tenebre. L'aria era umida e pesante ed un forte odore di chiuso dominava tra quelle pietre. Fino a quando la debole luce illuminò il tragitto davanti a Galgan. Era uno stretto antro. Lo attraversò e si ritrovò davanti ad una scalinata scavata nella pietra. Ed alla fine di quella raggiunse una pesante e vecchia porta di legno, sotto la quale si poteva vedere una forte luce proveniente dall'interno. |
La Madre Superiora restò a riflettere su quelle parole di Tessa, camminando su e giù per la camera.
“Si, forse hai ragione tu, Tessa...” disse “... farlo restare qui è pericoloso... quegli uomini di certo torneranno e non sarà la loro Carità Cristiana o generosità a fermarli davanti a chissà quale proposito...” guardò la maschera di ferro “... si, credo che Fra' Godwin possa aiutarci... anzi, forse è davvero la nostra sola speranza... lui saprà aiutarvi e nascondervi, figlio mio...” fece la Madre Superiora. “Grazie, madre...” disse la maschera di Ferro “... vorrei potermi sdebitare, vorrei potervi offrire qualcosa per la vostra generosità...” “C'è qualcosa, figlio mio...” fissandolo la monaca “... cercate di non farvi catturare e di restare vivo... e fate in modo di riprendervi la vostra vita, il vostro nome ed il vostro passato... che siate un principe o uno zingaro, rammentate che anche l'uomo più malvagio è amato da Cristo con infinita tenerezza e bontà...” “Grazie, madre...” sorridendo l'ex galeotto “... grazie, di cuore...” si voltò verso Tessa “...ditemi come posso raggiungere la chiesa di quel pio frate...” |
"Vi accompagnerò io al tramonto, messere" dissi al prigioniero.
"Adesso ho bisogno di riposare e non credo sia saggio mettersi in cammino in pieno giorno". Andai dunque a riposare e, il mio, fu un lungo sonno ristoratore e senza sogni. Ci mettemmo in cammino subito dopo il tramonto, accompagnati da Gunvald e Mertin, armati fino ai denti. Fu un cammino silenzioso e abbastanza breve, poiché la piccola chiesa di Fra' Godwin si trovava appena fuori dal bosco, lontano però da ogni strada maestra e da ogni sentiero più trafficato. La luce della luna, illuminò il campanile della chiesetta. Fra' Godwin, non avendo praticamente contatti con nessuno, produceva da solo quello che serviva al suo sostentamento e a quello dei malati che un tempo ospitava. Aveva una mucca e una capretta per il latte, pollame in quantità e un grande orto, del quale si occupava per passare il tempo, fra un'orazione e l'altra. Bussai alla porta. La luce all'interno dell'abitazione, lasciava supporre che fosse ancora sveglio ed infatti, qualche istante dopo aprì la porta. "Che Dio vi guardi, frate. Sono Tessa del convento e devo chiederle aiuto da parte della madre superiora. Possiamo entrare?" dissi, accennando al mio piccolo seguito. |
Ero indecisa. Volevo aspettarlo, ma dovevo stare con loro e preparare lo spettacolo.
"Va bene, vengo con voi" dissi a Rida. Scrissi un biglietto a Velven e lo lasciai sul tavolo. Ero sicura che avrebbe capito. Fatto cio`, uscimmo, chiusi a chiave e andammo al caravan. |
Restai impassibile a quella scena, evitando di guardare Icarius che si stava comportando egregiamente.
Quegli uomini ci chiesero di far loro strada e la cosa non mi stupì più di tanto, infondo avevano fatto un lungo viaggio per arrivare lì, non se ne sarebbero certo andati così facilmente. Così annuii a Rodolfo, distante e distaccata, e riprendemmo il cammino verso Capomazda. |
Mi persi a guardare quella ampia biblioteca, era l' odore acre dei testi ben tenuti ad affascinarmi oltre i dipinti, in quel posto vi era cultura, saggezza e forse pure mistero.
Frate Severo prese un libro antico e lessi con lui la nota, ma ponderando ogni minima sua parola fino al suo verdetto finale e sorrisi. Guardai la volta dipinta pensando era uomo di Chiesa, e come il Priore Tommaso non credeva alle superstizioni ma dovevo smentirlo e lo feci in tono gentile e pacato.."Vedete..questo fatto della simbologia me lo hanno spiegato lady Sissi dè Taddei e un Priore..Priore Tommaso che vive vicino Licinia..e tutti e due hanno appunto associato i Taddei a Suession, e al Lagno ma non capivano il motivo e qui è spiegato" lo guardai fisso negli occhi "Non è superstizione Frate Severo, io sono molto scettica sapete e se sono qui è perchè voglio andare a fondo delle cose. Io...ero presente a Corte quando il Duca Cimmiero ha firmato il testamento e quella città a cui ha dato Capomazda..ho chiesto proprio io..è una città liberale dove vige l' ateismo, ora vi rendete conto di ciò che rischia il nostro Ducato? E poi quel ciondolo..per fortuna ho fatto una copia perchè una donna con l' inganno voleva sviarmi, e ha mostrato il suo odio verso i Taddei e mi ha detto che presto a Capomazda non vi sarà più nessuna religione visto gli dissi conosco bene il Vescovo..e quella donna si chiama Cassaluia ed è una strega, io ho visto il suo laboratorio alchemico..ditemi perchè farmi recapitare questo ciondolo in modo segreto a Corte, chi mai ha voluto questo..sempre fossi stata io la vera destinataria". Ad un tratto una lettera scivolò dal libro e la raccolsi e vidi era sigillata e la mostrai al Frate.."Guardate..da quel libro è caduta questa lettera, vediamo che dice" e la aprii davanti a lui e la lessi a voce alta. |
La sua mano sudaticcia prese la mia.....con mala grazia se la porto' alle rozze labbrà....umide...lasciando un segno sul dorso della mia mano....I suo cocchi lucidi e piccoli ...percorrevano la mia figura come a valutare il bottino di guerra.....Il mio Castello era stato ceduto.......la mia vita ora era nelle sue mani...e mi venne in mente...quando mandai Lia a dormire nel porcile......mai fare del torto a qualcuno...anche se questi se lo merita....ti si ritorce contro....il solo pensiero di essere la favorita di Cimmiero mi faceva sentire come la Regina del Re dei maiali.........E nonostante il consiglio del fidato consigliere...l'uomo di potere......adesso voleva l'ultimo trofeo...e in questo il Priore aveva ragione....una donna accanto....e non una donna qualunque...la moglie di un traditore.......
Dio....come mi sembrava assurda quella strada......come volevo tornare indietro e fuggire via...lontana da tutto e da tutti.........eppure ero lì.....un'espressione indefinita sul volto.......e la sensazione di essere stata comunque uccisa......." Lord Cimmiero......Io non pretendevo tanto...la vostra preferita...avrete donne piu' giovani e piu' belle di me a corte.....e scommetto che stanno aspettando solo un vostro cenno per stare al vostro fianco.....Forse il vostro consigliere non ha tutti i torti......infondo sono la moglie di un uomo che vi ha tradito.......anche se a quanto pare...a tradito anche la sua terra......"...le ultime parole mi vennero fuori dal cuore..........." A chi avete dato il Castello ....per essere .....amministrato......ci sono alcune cose che mi appartengono e non vorrei vadano perdute.......".........Dovevo avere piu' informazioni possibili...per poter trovare il modo di incontrare il Priore.......alla Locanda Dell'Oca Nera.... https://drangedinaz.files.wordpress....nglishrose.png |
La maschera di ferro e Tessa, accompagnati da Gunvald e Mertin, lasciarono il convento e si inoltrarono nella brughiera quando ormai il crepuscolo avanzava pretese nella disputa tra il giorno e la sera.
Imboccarono e seguirono un sentiero sconosciuto ai più, protetto da sterpi e rovi, che li condusse in un pianoro scosceso, dove si ergeva una vecchia chiesetta di origini Longobarde. La ragazza bussò e dopo un po' venne ad aprire un frate. Era un uomo magro, con i segni della lebbra ancora visibili e con indosso uno saio stretto in vita da una corda di giunco. Nella mano destra teneva una lampada ed in quella sinistra un lungo e robusto ramo di melo selvatico, con il quale si aiutava a camminare. “Che Dio vi benedica.” Disse a quelle parole di Tessa. “Prego, entrate pure... il mio semplice ed austero eremo è sempre aperto per chi vi bussa e chiede ospitalità.” I quattro entrarono ed al frate non sfuggì l'uomo incappucciato. L'ex galeotto infatti indossava quel cappuccio per celare la sua maschera di ferro. “In cosa posso aiutare voi e la madre Superiora?” Chiese poi Fra' Godwin a quei viaggiatori. |
Altea prese la lettera, ruppe la ceralacca e cominciò a leggerne il contenuto:
“Le vicissitudini della vita sono arcane, mutevoli ed imprevedibili alla conoscenza umana. Tempo fa, durante un colloquio a Suession, nella sua corte itinerante a Villa degli Spinati Mericani, Sua Signoria lord Austero mi parlò ancora una volta di ciò che lo affliggeva. La perdita di suo nipote, ancora bambino, rapito a Sygma per intimare ai Capomazdesi di avanzare altre pretese su quella terra, era una piaga insanabile per lui. Per questo io e messer Arcopino, Gran Maresciallo di Corte, avanzammo l'assurdo proposito di portare a corte un sosia. Un qualcuno da spacciare per il rapito rampollo e intimorire ribellione da parte del suo instabile ed infedele vassallo lord Cimmiero. Scegliere un giovane in tutto e per tutto somigliante a come oggi la gente immagina sia diventato Guisgard se fosse ancora vivo. Sua Signoria però appariva perplesso ed io decisi di lasciar cadere quel mio audace proposito. Ma giorni fa, durante una battuta di caccia nella brughiera, l'ho veduto. Un giovane in tutto e per tutto simile al ritratto di Guisgard che figura nella Sala dei Migliori. Certo, il ritratto raffigura un fanciullo, mentre il giovane nella brughiera era poco più di un adolescente, ma posso giurare che egli poteva senza alcun dubbio essere scambiato per Guisgard ormai cresciuto. Mando però a voi questa missiva, lord Gvineth, poiché nonostante la giovane età siete già stato nominato signore delle vostre terre. Ed essendo imparentato con i Taddei di certo sarete fedele a quel casato per sempre, al punto d'essere degno di poter custodire tale segreto. Messer Albano” “E' un documento risalente a tredici anni fa...” disse Frate Severo dopo aver ascoltato la dama leggerlo “... e forse, per essere conservato qui, non sarà stato preso in considerazione da lord Gwineth a quei tempi...” fissando Altea. http://static.13.cl/static/img/asset.../khaleesi.jpeg |
Il gruppo con Icarius e Clio riprese il cammino, seguito dagli uomini giunti da Maruania.
“Sono quelli che attendevamo...” disse piano Rodolfo ai suoi “... cosa ne pensate?” “L'ambasciatore non mi piace...” mormorò uno degli uomini “... si vede che è viscido...” “E' una serpe.” Un altro di loro. “E tu?” Rodolfo a Icarius. “Continuava a fissarmi...” fece il pastore. “Naturale, ho detto che sei il duca.” Replicò Rodolfo. “E voi che siete abituata a combattere con diversi tipi di nemici, cosa ne pensate di quella gente?” Domandò poi Rodolfo a Clio. |
Cimmiero rise a quelle parole di Elisabeth.
“Sciocchezze.” Disse divertito. “Una donna non può giudicarne un'altra, diceva l'Austero. Neanche se stessa.” Con occhi lussuriosi. “Lasciate dunque decidere me chi è degna di essere da me favorita. Quanto al castello di quel cane di De Gur...” si voltò verso Samondo “... a chi lo abbiamo concesso?” “Ancora a nessuno, milord.” Rispose il consigliere. “Bene.” Annuì Cimmiero. “Allora se ne sarete degna potrei anche decidere di offrirvelo come dono.” Baciando ancora la mano di Elisabeth. |
"Io credo che viscido sia la parola giusta..." Risposi a Rodolfo "E credo anche che non vadano assolutamente sottovalutati, faranno di tutto per ottenere ciò per cui sono qui... Anche se se la prenderanno con Cimmiero, combatteranno noi in ogni modo... E credo che gente del genere si affidi a trucchetti e inganni più che ad uno scontro aperto..".
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