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Attendevo tanto una risposta che sulle prime non reagii al bacio.
Impreparata, immobile e sorpresa. Forse, o forse era in realtà un sollievo ricevere quel bacio che in cuor mio sognavo da tempo. Quel bacio che mi fece sentire viva e desiderata come mai nulla prima. Un bacio che si faceva più ardito e passionale mentre lui mi stringeva a se con fare sicuro. Mi lasciai andare per quei lunghi e dolci istanti, ricambiando il bacio o meglio i baci che uno dopo l'altro presero a susseguirsi. Con le mani accarezzai la sua schiena risalendo poi lungo il collo, la nuca fino a intrecciare le dita nei suoi capelli. Mi sentivo viva, libera e donna. Era tutto così bello e coinvolgente. Troppo coinvolgente. Con quei baci però si accompagnò in me una sottile amarezza, creata da una consapevolezza, o meglio un dubbio che nasceva da una consapevolezza. Io sapevo della maledizione dei Taddei, non potevano amore come tutti gli altri. Da questa consapevolezza venne il mio dubbio. A cosa avrebbe portato quell'impeto di passione tra noi? Sarei divenuta nulla più che la sua amante, come quelle donne che in passato aveva usato per soddisfare la carne e il suo desiderio? Era questo ciò che volevo? Il meglio che la Vita e l'Amore potessero offrirmi? Perché io si, lo amavo. Da tempo e per lungo tempo avevo soppresso quei sentimenti proprio perché a conoscenza della maledizione, perché convinta che per Ehiss non fossi altro che una cameriera. E ora quel bacio mi stava domando più dubbi che certezze. Mi sottrassi al suo calore dopo l'ennesimo bacio coinvolgente. " Ho bisogno di saperlo..." quasi disperata, temendo una certa risposta e sperando in un'altra, " cosa sono ora per voi? Che cosa volete che io sia in futuro?" |
Sorrisi a Guisgard, senza divincolarmi da quell'abbraccio.
Lasciai che mi stringesse ancora, perché anche per me quell'atmosfera era ancora intensa sulla mia pelle, anche se quelle sue parole mi avevano riportato bruscamente alla realtà. Quello che mi colpì fu il suo sguardo malinconico. Non volevo ferirlo, non dopo quel bacio, ma avevo detto la verità. La Virtù e l'Onore prima di qualunque altra cosa. Certo non sia aspettava che sarebbe stato così semplice? Sfiorai a mia volta il suo viso, in una dolce carezza. "Non me ne andrò stanotte..." sussurrai, con gli occhi nei suoi "E nemmeno domani...". Non ho ancora un piano... "Ogni giorno sarà una mia scelta se andare o restare, e penso che solo questo conti no?" sorridendo "Che soddisfazione avresti di sapermi costretta?". Poi quelle ultime parole, chinai il capo. "Immagino che sia meglio, sì..." sussurrai, per poi alzare lo sguardo su di lui. Nonostante tutto non volevo fargli del male, dunque forse era meglio che lo lasciassi stare, dato che già quel bacio immaginai l'avesse acceso non poco. "Buonanotte, dunque.." sussurrai, accarezzandogli dolcemente la guancia, con un sorriso malinconico a mia volta. |
“Non ti preoccupare, piccola...” disse Zoren sorridendo “... preferisco restare sveglio e sorvegliare la camera... tu riposa... domattina decideremo il da farsi...” si voltò e la baciò dolcemente “... buonanotte, piccola...” fissando teneramente Gwen.
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Quel bacio.
Così coinvolgente, ardente e fatto di infiniti altri baci, come tante carezze, dolci e sensuali. Poi Dacey si fermò e si sottrasse a quel bacio. Ed Ehiss restò a fissarla, nonostante la voglia di baciarla ancora fosse forte, quasi insopportabile. “Avete ragione...” disse, tornando ad adottare di nuovo il voi per rivolgersi a lei “... perdonatemi, sono stato uno sciocco...” alzandosi dal letto “... perdonatemi... vi prometto che non accadrà mai più...” |
Lo guardai comprensiva, anche se ciò di cui avevo bisogno era che lui mi stringesse per rassicurarmi e confortarmi, ma non insistetti.
"Buonanotte..." baciandolo di nuovo, per poi accarezzargli una guancia e mettermi sotto le coperte. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Quella carezza e poi Clio fece per andar via, ma Guisgard le prese la mano, quasi a volerle impedire di andare.
E restò così, per un lungo ed indefinito istante, con i suoi occhi in quelli di lei. Poi lasciò la sua mano. “Buonanotte, Clio...” disse piano. |
Vederlo alzarsi ed allontanarsi da me fu un dolore profondo quasi lacerante.
Quel momento così magico e per me carico di promesse era scomparso. Non volevo rinunciarci, non volevo rinunciare ad Ehiss ma c'era sempre la mia coscienza, che mi diceva di stare attenta, di avere una sorta di sicurezza prima di andare avanti. " No" mormorai piano, ancora in forte contrasto interiore e afferrai la sua mano impedendogli di andare lontano. " Io..." lo guardai sperando che capisse un po' perché ero sfuggente sebbene lo desiderassi tanto. " So che non potete amare" dissi senza riuscire a guardandolo, perché quella consapevolezza mi faceva male, " non è ciò che vi chiedo... Voglio solo sapere se non sono altro che un capriccio , l'ennesima donna di cui poi scorderete il nome o se posso osare sperare di aver conquistato un posto nel vostro cuore... Se ci sono io...e nessun altra. Non vi chiedo di amarmi, perché so che non potete. Forse il mio amore potrà essere sufficiente per entrambi" |
Quella presa, decisa e dolce insieme.
Quello sguardo, intenso e profondo nel mio. Un altro lungo istante ci tenne vicini, troppo vicini. Finchè non mi lasciò andare, e io sorrisi piano, quasi timidamente. "Buonanotte.." dissi soltanto. Raggiunsi la porta e mi diressi verso la mia stanza. Volevo restare sola e cercare di capirci qualcosa, ma volevo anche vedere Icarius e cercare di capirci qualcosa, anche se poteva essere pericoloso. Così camminai piano nel tragitto, guardandomi intorno per vedere se fosse ancora tutto deserto, e per capire se Guisgard mi avesse seguito. Forse sarà stata troppa prudenza, ma le buoni abitudini erano dure a morire. |
Gwen si coricò e Zoren la coprì ben bene con le lenzuola.
Poi si avvicinò alla finestra e restò a fissare il buio che circondava la casa. Era inquieto e preoccupato. Mille pensieri gli attraversavano la mente ed erano tutti agitati. “Vorrei solo che questa notte passasse in fretta...” disse quasi rivolto a se stesso. |
Zoren mi rimboccò le coperte, per poi avvicinarsi alla finestra.
Era preoccupato, agitato, io lo sentivo e ci stavo troppo male. Mi distruggeva vederlo così, soprattutto perché ero totalmente impotente riguardo quella situazione e avrei solo voluto svegliarmi da quell'incubo nel nostro scoppiettante carrozzone, mentre ci dirigevano verso una città sconosciuta per allestire il nostro spettacolo. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
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