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" Fa attenzione" sussurrai accompagnando il cavaliere alla porta.
E richiusi poco dopo serrando con il chiavistello |
Mi svegliai di colpo, spalancando gli occhi come quando in battaglia udivi il minimo rumore.
Restai immobile, con lo sguardo perso nel vuoto per un lungo, interminabile istante. Damasgrada non vibrava, la sfiorai piano, dolcemente. Il mio cuore batteva forte, e quel sogno non aveva fatto altro che ampliare il mio sconforto. La sera della morte di Anione. Icarius, Guisgard. Guisgard, Icarius. Quanto era crudele tutto quello? Che scherzo ignobile del destino era dividere due uomini identici, che dovrebbero essere due parti di un unico uomo? Se l'intento era farmi del male, il destino ci stava riuscendo in pieno. Perché era una di quelle situazioni in cui si perde in ogni caso. A meno che la mia teoria non fosse giusta. Ad ogni modo non mi importava. Avrei tirato Icarius fuori di prigione e poi ci saremmo lasciati tutta quella storia alle spalle. Anche quello che provavo per lui. Nonostante tutto. Nonostante le emozioni provate con Guisgard, nonostante il dolore per l'indifferenza di Icarius. Dato che non si possono avere due uomini, la situazione era limpida e chiara ai miei occhi. Non ne avrei avuto nessuno. Certo non avrei mai più mostrato il mio cuore ad Icarius, dopo l'indifferenza di quella notte. Ero brava a nascondere i miei sentimenti dietro l'indifferenza, l'avrei fatto anche con lui. Era una soluzione dolorosa, ma quella folle situazione non aveva altra via d'uscita. Chiusi gli occhi, e ricacciai indietro le emozioni, quelle belle, quelle brutte, sempre più in fondo perché andassero a cementare la mia armatura. Poi mi alzai, e uscii in punta di piedi. Avevo un piano di fuga da preparare, dovevo studiare il territorio, così iniziai a gironzolare, silenziosa, osservando ogni indizio che potesse essermi utile. |
Gwen, Go e Nyccio lasciarono la camera e scesero silenziosamente al pianterreno.
Qui videro Nepote ed il dottore in piedi nella penombra. “Avanti, dottore, sono pronto...” disse Nepote “... cominciamo...” “Oh, Nepote, non qui...” scuotendo il capo il medico “... ho bisogno di un luogo tranquillo... in cui poter operare con calma...” “Devi accontentarti.” Fissandolo Nepote. “Non ci sono luoghi tranquilli qui.” “Cosa ne pensi della cantina?” Chiese il medico. “A me sembra perfetta.” |
Uscito Ehiss, Dacey chiuse la porta col chiavistello.
Però subito dopo sentì dei rumori in strada. E dalla finestra si potevano vedere diversi individui camminare verso la chiesa. Proprio come la notte precedente. |
Scendemmo di sotto e restammo ben nascosti nella penombra, come Nepote ed il medico.
Li sentii parlare; Nepote avrebbe voluto essere operato in quel momento, ma il dottore non era molto d'accordo, finché non propose la cantina. Zoren non era lì, quindi o era nascosto al pianterreno oppure... Impallidii. E se fosse stato nella cantina? Non volevo pensarci, non volevo pensare che fosse lì e che potesse essere in pericolo, cercai così di allontanare quel pensiero. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Clio si alzò, lasciò la sua camera e cominciò a gironzolare in giro.
Ad un tratto però, seduta su una panca nel cortile della casa, nonostante l'aria pungente della notte, la ragazza vide una figura. Era avvolta dala penombra, però i suoi tratti si potevano scorgere. Era un sacerdote. |
Mi guardai in giro, cercando di memorizzare ogni angolo della casa, studiarne ogni anfratto, per poterlo usare nel mio piano.
Era ancora notte, e l'aria fresca solleticava la pelle e rendeva più agile il respiro. D'un tratto vidi qualcosa su una panca nel cortile, un sacerdote. Dopo le minacce di morte in chiesa, però, non mi fidavo poi tanto nemmeno della Chiesa, ma decisi comunque di avvicinarmi, cercando di scorgere il suo volto. |
Nepote annuì e col dottore scesero in cantina.
Go e Nyccio cominciarono a cercare Zoren, ma senza trovarlo. “Qui non c'è...” disse Go a Gwen “... dove può essere secondo voi?” |
I due andarono via e noi ne approfittano per cercare Zoren.
Guardammo ovunque, ma non c'era ed io iniziavo ad avere seriamente paura. Guardai Go. "Ho paura che sia proprio in cantina..." dissi, con un filo di voce tremante "Dobbiamo andarci subito." Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Clio si avvicinò, senza farsi scorgere, per vedere meglio il sacerdote seduto sulla panca.
Era un uomo sulla sessantina, o comunque vicino a quell'età. Leggeva alcune preghiere, interrompendosi solo per recitare il Padre Nostro e l'Ave o Maria. |
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