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Tutto mi sarei aspettata, tranne quello.
Non sapevo che fare; il tipo intervenne, ma quello era deciso, tanto che si lanciò su di me, facendomi pietrificare. L'altro però lesto lo colpì con la stecca, facendolo stramazzare a terra. Rimasi immobile qualche istante, poi presi i soldi e li poggiai sul bancone, pagando la colazione. "Grazie" mormorai al ragazzo dagli occhi scuri, per poi uscire in fretta da lì e raggiungere la moto. Ci mancava solo una rissa per migliorare quei due giorni... Pensai sarcasticamente. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Alla fine di quella lunga giornata Altea si coricò.
La tristezza e l'inquietudine erano forti, ma poi, pian piano, il dolce contatto della seta con la sua pelle liscia e nuda la tranquillizzarono, fino a farla addormentare. Al mattino i svegliò e subito un profumo di dolci la raggiunse. Era Carlotta che canticchiava in cucina, impegnata a preparare la colazione. “Sveglia, dormigliona.” Disse allegra. “La colazione ipocalorica per modelle rampanti è pronta. Baias Beach ci aspetta!” Cercava di tirarla su di morale, dopo aver ascoltato la triste storia di suo fratello. |
Osservai tutta la scena, sempre più affascinata, sempre più fiera del lavoro di mio padre.
Poi qualcosa cambiò. Il pilota perse il controllo della macchina e per un attimo temetti il peggio. Ma fortunatamente se la cavò con poco. Sospirai di sollievo, mentre lo osservavo uscire dall'auto con qualche graffio. Poi quelle parole del professore. Dovevo prendere coraggio una volta per tutte. Così mi avvicinai a lui e parlai piano. "Se lo sforzo è al limite delle umane possibilità.." pianissimo "Forse vi serve qualcuno che non sia... beh, umano.. non crede?" alzando gli occhi su di lui. "Mio padre le avrà parlato delle mie capacità, immagino... volendo può installarmi un driver dedicato alla guida, e il gioco è fatto.." sorrisi appena "Diciamo che imparo molto in fretta!" vagamente divertita. "Se mi darà una possibilità, non la deluderò!" annuendo. |
Nora attraversò la città, fino ad arrivare a destinazione.
Come pensavo... disse fra sè e sè. Il classico miliardario, sperava davvero che i suoi genitori non fossero stati in quel modo. O magari sì. Almeno avrebbe avuto un motivo in più per odiarli. Scese dalla bicicletta e si avvicinò al cancello. Vide che era chiuso, ma che c'era un citofono. Quindi si avvicinò e suonò. |
La notte passò tranquilla e mi svegliai presto sentendo qualcuno canticchiare..all' inizio sobbalzai dalla paura ma poi ricordai vi era Carlotta ora in casa.
"Arrivo" urlai mentre indossai la biancheria intima e una vestaglia e scesi a far colazione poggiando il cellulare sul tavolo.."Sei stata gentilissima..che bontà"sedendomi.."Dormito bene?". Le ero grata in quel momento, sapevo cercava di farmi stare allegra.."Secondo te devo portare un costume? Forse hanno loro i vestiti" quando mi sovvenne un pensiero ridendo " A meno che non vogliano posi nuda". |
"Sono lieta che la situazione ti diverta tanto..." risposi vedendolo ridere "All'inizio ero terrorizzata, ma poi ho pensato che se mi avessi voluta morta avresti avuto tutto il tempo e il modo... Anche perché poi ho riflettuto e non mi sembri il tipo dell'assassino. Se penso al motivo per cui sei finito in carcere, mi verrebbe da dire che sei un genio della truffa... intelligente, scaltro, uno che sa come creare problemi... metti poi che sei stato in grado di evadere da Nolis, il che presuppone una gran dose di coraggio, mentre io ho sempre pensato che gli assassini siano fondamentalmente dei vigliacchi." Tirai un sospiro e continuai "Per quanto riguarda un'ipotetica violenza sessuale nei miei confronti, non sono spaventata perché sono stata legata inerme ad un letto e tu non hai mosso un dito in tal senso, segno che non ne hai intenzione... o che magari non sono il tuo tipo..."
http://uploads.tapatalk-cdn.com/2016...219c241ffd.jpg Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
Scena II: I giorni del Falco
“Chi fu l'eroe per chilometri e chilometri a chi però il destino disse no ma il cuore è più potente di una macchina e la paura non lo fermerà!” (Gran Prix e il campionissimo) “Lei non potrà più correre... lei dovrà dire addio al mondo delle corse automobilistiche...” Le parole del medico non facevano altro che tornargli alla mente. Come onde di un mare senza nome che finivano per morire spumose sulla sabbia di una spiaggia deserta, mentre la città indifferente ed impietosa gli girava intorno. Le mille tabelle luminose, i grattacieli, il traffico, la voce della gente,tutto era una Babele di confusione ed apatia. Lui camminava a capo chino, col bavero del giubbotto alzato, le mani in tasca e senza una meta. Ad un tratto qualcosa lo destò. Una pallone che arrivò rimbalzando davanti a lui. “Ehi, signore...” disse uno dei bambini che giocavano nel rione “... signore, ci tira il pallone per favore?” Lui guardò il pallone e poi quei ragazzi con i suoi occhi azzurri ed inquieti. Si chinò e prese il pallone. “Signore, il pallone!” Ancora quel bambino. Lui allora tese il braccio destro, pronto per lanciare il pallone. “Siamo all'ultimo giro, amici telespettatori! Che gara appassionante! E' un testa a testa ormai tra la Red Bull e la Mercedes! Un momento, colpo di scena! La freccia d'argento è andata lunga e si è ribaltata! Attenzione, uno schianto! Un incidente pauroso!” Lanciò il pallone, ma una fitta quasi gli immobilizzò il braccio, facendo mancare quel tiro. Il pallone rotolò mestamente a pochi passi da lui e le risate di quei bambini sembrarono coprire tutti gli altri rumori della città. Lui così corse via, con rabbia ed un senso d'impotenza. Raggiunse la sua Corvette e sfrecciò via, zigzagando nel traffico. Sempre più veloce, al punto che dai finestrini tutto il resto sembrava un vecchio film senza sonoro. Sempre più veloce. Poi la sirena della polizia in lontananza. “Ce ne avete messo di tempo, eh...” mormorò lui con un sorriso sarcastico e beffardo. Ancora più veloce. La sua corsa finì infine davanti ad uno squallido bar di periferia. “Cosa ti servo bello?” Il barista a lui. “Fai tu, basta che sia freddo...” lui. “Brutta giornata, eh?” Servendogli da bere. “Di quelle che non si dimenticano...” bevendo lui. “Fammi indovinare...” il barista “... la tua bella ti ha lasciato?” “Si, tempo fa...” sorridendo ironico lui “... ha preferito restare col suo ragazzo...” finendo il suo bicchiere. “Eh, cosa vuoi farci...” mormorò il barista “... ma tirati su... se io fossi bello come te me ne fregherei altamente...” “Allora è vero che voi baristi siete un po' come i confessori?” Ridendo senza gioia lui. “Può dirlo forte!” Annuì il barista. Entrarono in quel momento due sbirri. “Affollato qui, eh...” lui fissando il bicchiere vuoto. “E' sua la Corvette parcheggiata fuori?” Uno dei due poliziotti a lui. “No, del marito...” e scoppiò a ridere col barista. “Faccia poco lo spiritoso.” Il secondo poliziotto. “Com'è che voi piedipiatti siete così brutti?” Divertito lui. “Su, si alzi e ci segui...” il primo poliziotto. Lui allora si alzò, gettò un Taddeo sul bancone. “Addio, amico mio...” facendo l'occhiolino al barista, per poi colpire improvvisamente con un pugno uno dei due poliziotti. Quelli reagirono, lo immobilizzarono e la portarono via in manette. http://4.bp.blogspot.com/-YYRJFOcjJo...8sU/s640/1.jpg Intanto la città continuava il suo solito tran tran e l'Antenna della Radio ne dominava gli umori. “Buonasera, amici della notte...” la bella speaker “... e dopo quest'ultima notizia di cronaca, con la nostra super star finita nelle grinfie dei cattivi sbirri, chiudiamo con lo sport... i nostri ragazzoni dell'Aristois Martedì hanno vinto ancora... travolta per tre gol a zero la squadra più in forma del campionato che però evidentemente senza l'aiuto dell'arbitro non è poi così forte... è notte, tesorucci miei... ci vuole una bella canzone...” https://www.youtube.com/watch?v=s5iqfk4CPQ8 |
Tardes sorrise a Dacey e la loro cena continuò.
“La prima volta che uscimmo insieme...” disse giocherellando con la forchetta nel piatto “... dopo un mese in cui ti avevo praticamente marcata ad uomo tutti giorni...” ridendo “... andammo a mangiare in quel ristorantino tradizionale, ricordi? E poi andammo al lago... sai, io avevo l'idea di fare l'Amore con te, senza poi farmi troppi pensieri... tu però cominciasti a parlare ed io ad ascoltare... e così, senza accorgercene trascorse l'intera notte... all'alba tu mi stavi ancora parlando ed io non riuscivo a staccare i miei occhi dai tuoi... e ti chiesi di sposarmi...” fissandola “... si, ti amo come quella notte... e tu? Dimmi la verità... tu mi ami ancora, Dacey?” |
Gwen uscì di corsa dal locale, raggiungendo la moto.
Ma qui trovò gli altri teppisti tutti intorno. “Quanta fretta...” disse uno di quelli. “Già, anche troppa...” uscendo dal locale il ragazzo dagli occhi scuri “... meglio lasciarla passare, o il suo ragazzo si insospettirà...” divertito, per poi montare in sella alla sua moto e lanciare un'occhiata fugace a Gwen. |
" Certo che lo ricordo, non potrei mai dimenticarlo. Eri stato piuttosto insistente e alla fine mi avevi convinta ad uscire con te" sorridendo per quel ricordo, " oh dici davvero? " accigliandomi appena, " molto cavalleresco il tuo intento...e invece ti ho tramortito a parole" ridacchiando.
" Non sarei qui altrimenti. Non ho mai smesso di amarti ma credo che per un periodo i miei sentimenti si fossero come sotterrati sotto strati di solitudine e insoddisfazione generale. Ma so che era una fase da cui voglio uscire adesso. Non riesco a pensare la mia vita senza di te, proprio non ci riesco." |
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