![]() |
“Risponderà lui ad ogni vostra domanda.” Disse uno di quegli uomini ad Elisabeth. “Ogni vostra domanda lecita, naturalmente. Quanto al nome, Messer Guidox andrà benissimo. Le gerarchie non esistono. Né nobiliari, né religiose.”
Così proseguirono. Entrarono finalmente in città. Fisyem pullulava di una variegata e laboriosa umanità. Al loro passaggio, però, tutti si fermavano ad osservare gli strani abiti di Elisabeth e di Gem. “Forse ci occorrerà un guardaroba nuovo...” mormorò sotto voce Gem ad Elisabeth. Attraversarono così tutta la città, fino ad arrivare ad un imponente palazzo dal quale si dominava una vasta piazza. Gli uomini in rosso furono fatti entrare e con loro anche i due visitatori. Li accolse un ampio cortile merlato, dal quale poi furono condotti in un vasto androne laterale. E lì li lasciarono ad aspettare. “Come giudichi questi uomini?” Chiese Gem ad Elisabeth. “Pensi che siano da prendere con le molle?” |
“Eh, siete messi bene...” disse Mirò “... le locande qui costano...” “Ci andrà bene anche un posto non troppo pretenzioso.” Fece Masan.
“Si, una mezza pensione” sarcastica Solder “o un bed e breakfast!” E rise. “Ma forse potrei aiutarvi...” mormorò Mirò “... si, forse si...” e diresse il carro in una direzione ben precisa, tagliando per una stradina laterale nel centro abitato. Arrivarono così davanti ad un bel palazzo che sorgeva tra case e botteghe. “Dove siamo?” Domandò Masan. “A casa di madama Oriana...” rispose Mirò “... è una donna di spirito speciale e sarà lieta di avere illustri studiosi come voi...” Scese dal carro e bussò, chiamando i servi di Oriana. Questi allora chiamarono la loro padrona e poco dopo la donna uscì ad accoglierli. Allora Mirò le spiegò la situazione e Oriana fu lieta di avere in casa quegli ospiti. Ordinò così ai servi di mostrare loro le stanze e diede disposizioni per preparare una sontuosa cena. “Sono lieta...” disse la donna “...lieta di avere nella mia casa persone dall'animo così particolare...” fissò poi Clio “... ed è vero, ragazza mia... si impara ad amare maggiormente una cosa quando questa ci viene tolta...” e le sorrise. Lasciò poi che i servi conducessero i suoi ospiti nelle loro camere. |
Altea provò a connettersi col suo smartphone, ma non vi era segnale.
Anzi si accorse subito che nessuna delle sue funzioni era attiva. “Accidenti...” disse Daiz “... mi si è fermato anche l'orologio... allora, hai chiamato il soccorso stradale?” Ma dal volto di Altea si accorse che non aveva trovato nulla. “Immagino che non ci sia rete qui... del resto siamo nel bel mezzo dei monti...” sbuffò “... sarà meglio lasciare l'auto qui e cercare una stazione di servizio o un centro abitato... dopo torneremo a riprenderla... vieni...” e fece cenno alla ragazza di seguirlo. |
E cosi ci incamminammo ma non vi erano nè stazioni di servizio e nè locali..che strano paesaggio...era tutto immerso nel verde e non passava nemmeno una auto...e io guardavo il mio smartphone che si era misteriosamente spento..."Daiz...non può essere una coincidenza questa...la auto che non va...il tuo orologio che si è fermato...e non posso chiamare una stazione di servizio..guarda il mio cellulare...spento, non si riaccende nemmeno...ma che sta succedendo?" dissi incredula mentre camminavamo in quella stradina di ciottoli tra gli alberi.
|
Rimasi piacevolmente colpita dall'accoglienza di Madama Oriana, e ancor più mi colpì quella frase, gentile commento alle mie parole che non aveva udito.
Evidentemente, pensai, Mirò l'aveva informata della nostra conversazione. La ringraziai di cuore e le sorrisi di rimando, prima di seguire un suo servo verso la stanza che mi aveva riservato. Fui davvero lieta che la nostra ospite fosse una donna tanto benestante, l'idea di dover nuovamente dividere la camera con Solder mi irritava non poco. Avevo un po' di tempo, prima che servissero la cena. E ne approfittai per riposarmi e pensare. Restai sdraiata a lungo sul sontuoso letto che dominava la stanza, rigirando tra le mani la spilla e il foglietto. Possibile che quelle parole mi avessero colpito così tanto? Eppure, non potevo smettere di pensarci. Cercai di fare mente locale e focalizzare gli ultimi avvenimenti, la chiesa di Santa Caterina, il tunnel, tutte quelle iscrizioni riguardo al Fiore, l'atteggiamento di Solder, quello di Masan... e poi, Chanty, la sua storia sconosciuta eppure affascinante, il XVI secolo. Ma l'unica cosa che riuscii a combinare, fu provocarmi un gran mal di testa. Mi chiesi ridendo se le pastiglie che mi portavo in borsa avrebbero funzionato anche in quella remota terra. Approfittai della grande tinozza in ottone per lavarmi ed indossai la semplice veste che era adagiata su una poltrona. I miei vestiti, dopo quei giorni di viaggio, erano davvero ridotti male. Quando uscii dalla stanza per la cena, non sembravo più io, di certo non quella delle ultime ore, e ringraziai in cuor mio Madama Oriana per quella opportunità. Anche se avevo lasciato i jeans, gli indumenti, e la borsa nella mi stanza che dava sul giardino, avevo portato con me, ben nascosta in una piccola tasca dell'abito, la spilla e il misterioso fogliettino. "Le parole non bastano ad esprimervi la mia gratitudine, Madame Oriana.." dissi alla donna, una volta raggiunta la grande sala "..la vostra ospitalità è stata un dono in cui non avremmo mai sperato.. vi ringrazio.. mi auguro, almeno.. che la nostra presenza non vi arrechi disturbo..". |
“Non lo so...” disse Daiz ad Altea “... sarà una zona isolata, in cui non c'è rete... ma vedrai che presto troveremo una stazione di servizio o un bar...”
Camminarono per un po', quando finalmente intravidero una luce in lontananza. La raggiunsero. Era una piccola abitazione in un mezzo a dei cipressi. Daiz bussò ma nessuno rispose. “Vado a controllare sul retro...” fissando Altea “... tu resta qui e vedi se qualcuno apre la porta...” Poco dopo la porta finalmente si aprì e apparve una donna. “Chi siete?” Domandò ad Altea. |
“Adoro la casa piena di gente.” Disse Oriana a Clio. “Amo la compagnia e le persone che mi mettono allegria.” Sorrise. “I vostri amici non sono ancora scesi... venite, mi farete compagnia mentre i servi preparano il pranzo...” e la condusse in una grande sala, arredata col gusto del tempo, in un chiaro e deciso stile rinascimentale.
Ma appena entrata nella sala, Clio notò subito qualcosa. Un grande ritratto ad una delle pareti. Era un ritratto fatto con un lapis, uno schizzo e ritraeva un giovane uomo. Ma ciò che colpì la ragazza furono gli occhi di quell'uomo. Erano gli stessi occhi azzurri che lei vide quella sera al Palazzo dei Taddei. Quelli del misterioso fantasma nascosto nella penombra. http://www.stars-portraits.com/img/p...fulwoodelf.jpg |
“Beh...” disse Guisgard a Talia “... un prete è vincolato dal segreto confessionale.” Sorrise. “Mi piace questa cosa, sa? Questo suo preoccuparsi per me. Però ciò che dice è giusto. Magari in questa nostra vacanza sarà bene essere più prudenti. Viaggeremo in incognito, attenti a non svelare a nessuno il fatale nome che mi porto dietro.” Le fece l'occhiolino. “Del resto dobbiamo farla anche in barba al demone che perseguita la mia famiglia da secoli.” Rise. “Però le prometto che sarò davvero più discreto. Quanto al Codex Nolhiano, sinceramente non credo che lì troveremo i terroristi che lo stanno cercando. Comunque saremo prudenti a non farlo vedere a nessuno. Vedrà, saremo irriconoscibili per tutti.”
Scesero così alla stazione per fare i biglietti. “La destinazione?” Chiese l'uomo della biglietteria. Guisgard allora si voltò a guardare Talia. “Dobbiamo andare a Nord...” rispose poi all'uomo “... due biglietti per Sygma...” Raggiunsero così il binario indicato dal tabellone degli orari ed attesero il loro treno. Dopo circa mezz'ora arrivò. Poi ripartì. “In verità” fece Guisgard guardando dal finestrino e poi voltandosi verso di lei “pensavo... se davvero mio zio è già stato laggiù, allora qualcuno lo conoscerà di certo... e se è vera anche la storia che c'è andato per amore, beh, facile che a qualcuno questa storia non sia andata giù... quindi, lungi da me l'idea di essere scambiato per un farfallone, direi che mi occorre una copertura plausibile... dunque, se lei vorrà prestarsi a questo gioco, si potrebbe passare per fidanzati o compagni io e lei... cosa ne pensa? Giusto per quella sicurezza a cui faceva riferimento prima.” E accennò un vago sorriso. http://ic.pics.livejournal.com/go_sm...1/6971_900.png |
Seguii volentieri la donna nella grande sala, e fui lieta di avere qualche tempo senza i due strani archeologi.
Quando varcammo la soglia, tuttavia, un quadro attirò la mia attenzione. Restai ferma immobile per un lungo istante, non potevo crederci. Eppure, era lì, davanti a me. Quegli occhi... li avrei riconosciuti ovunque. C'era qualcosa di inconfondibile in quel l'azzurro, da renderli diversi da quelli di chiunque altro. Il mio sorriso si allargò, mentre i miei occhi studiavano a lungo quel dipinto. Ma guarda un po' com'è piccolo il mondo... Buon giorno, bel fantasma dagli occhi chiari... Cosa ci fai a Chanty? Pensai, sorridendo, con le braccia intrecciate. Eppure, sapevo bene che non poteva essere lo stesso uomo che avevo incontrato nel XXI secolo, a meno che non fosse capitato anche lui a Chanty e diventato così importante da meritare un tale spazio in quella lussuosa parete. Tuttavia, se anche non era lui, di certo apparteneva alla sua famiglia. Sapevo di non sbagliarmi, era raro che qualcosa mi colpisse quanto quello sguardo. Sorrisi tra me e me, non credevo che l'avrei rivisto. "Che bel quadro, madama..." Dissi poi, gentilmente "..chi è l'uomo ritratto? Ha uno sguardo molto.. Particolare..." Sorridendo, alla donna. Inconfondibile, oserei dire. |
Aspettai ansiosamente che qualcuno aprisse quella porta quando vidi proprio davanti a me una donna, che mi guardava stupita da capo a piedi..chi ero??...che bella accoglienza!!
"Buonasera signora" sorrisi benevolmente "sono Altea Trevor e vengo da Capomazda City..sono qui con una altra persona. Purtroppo la nostra auto si è fermata senza un motivo distante da qui e vedete.." le mostrai il cellulare "nemmeno il mio cellulare funziona, ci deve essere poco campo in questa zona. Perciò, gentilmente, potreste farci fare una telefonata per chiamare una officina vicino? Siamo diretti a Santa Agata di Gothia.." |
Scendemmo di macchina ed andammo a comprare i biglietti del treno...
per Sygma... sorrisi tra me: stavo tornando verso Sygma, dopo quando tempo avevo impiegato per decidermi a fuggire... se non era follia, quella... Citazione:
Guardai fuori dal finestrino per qualche istante ancora... poi mi voltai verso di lui e lo scrutai per vari minuti, prima che quel vago sorriso giungesse ad incresparmi le labbra... “Già...” mormorai “Probabilmente ha ragione... probabilmente non è il caso che si mostri tanto spavaldo, una volta giunti là... se mai ci giungeremo...” esitai “In fondo... in fondo, è questo ciò che le ha consigliato anche il suo nuovo amico cappellano, non è così?” Sorrisi appena più ampiamente... “E sia, signor Taddei...” dissi poi, non senza ostentare un lieve sospiro “Le permetterò di spacciarsi per il mio fidanzato... dato che questo servirà a salvare il suo prezioso collo...” Risi appena, tornando a guardare verso il vetro... “Oh, guardi...” poi, tornando seria “Guardi, il paesaggio sta già cambiando... sono proprio curiosa di vedere come arriveremo a Chanty...” |
La principessa era accanto alla vasca di marmo bianco, accarezzando con una mano l'acqua calda che le servitrici avevano appena versato con anfore di porcellana, diffondendo poi in essa aromi ed essenze di pregiati fiori.
Sfiorava quell'acqua ma non riusciva a togliersi dalla mente lo sguardo di quel cavaliere. Nella stanza ormai si era diffuso un alone di vapore ed i suoi abiti divenivano man mano più trasparenti. Fu allora sul punto di sfilarseli ed entrare nella vasca, quando notò un'immagine sbiadita riflessa sullo specchio appannato. Si voltò di scatto e lo guardò. Lui era immobile davanti a lei a fissarla. Lei era quasi nuda e così indifesa davanti a quello sguardo. “Non vi ho fatto convocare...” disse lei, portandosi un braccio sui seni che il trasparente ed umido velo ormai non celava quasi più “... e di sicuro non nei miei bagni... uscite!” Ma lui restò immobile a fissarla. “Togliti quei veli...” sussurrò piano. Lei restò stupita, sorpresa, incredula. Ma poi, senza sapere perchè, si sfilò piano quei veli, che in un attimo scivolarono lungo le sue gambe, fino ai suoi piedi nudi. Lui allora si chinò sulle poche candele profumate che illuminavano quella stanza e le spense una ad una... “Si...” disse Guisgard, destando Talia da quella misteriosa visione “... si, sta già cambiando... tra un po' saremo a Sygma... del resto l'alta velocità collega benissimo Capomazda con la sua terra natia... sinceramente non so come arriveremo a Chanty... in verità non sono neanche convinto che esista davvero... a fare cosa poi? A correre dietro alle avventure amorose di mio zio? Mah...” e guardava fuori dal finestrino il paesaggio mutare sempre più. Ad un tratto però il treno cominciò a rallentare improvvisamente. http://www.ferrovie.it/fol.tim/img/FN2626101.jpg |
“Oh, si...” disse Oriana a Clio fissando quel quadro “... non mi stancherei mai di guardarlo... è davvero carino quel ritratto... mi garba tanto!” Sorrise. “Ed è un regalo a cui tengo molto.”
In quel momento arrivò un servitore. “Madama...” fermandosi sulla porta “... un uomo chiede di voi...” “Di chi si tratta?” “Del capitano Giacomo il Nero...” Oriana assunse una strana espressione. “Fallo accomodare...” mormorò poi al servo. Un attimo dopo un uomo in uniforme entrò nella stanza. L'espressione enigmatica, lo sguardo cupo e il portamento fiero furono i suoi ambasciatori. “Capitano.” “Madama.” “A cosa devo questa visita?” Lui però osservò Clio. “Vedo avete ospiti...” disse “... spero di non essere inopportuno...” “Capitano, a casa mia gli ospiti non sono mai inopportuni...” rispose Oriana “... purchè lascino fuori le loro armi...” e fissò la spada di Giacomo. “Madama, viviamo in tempi complicati” replicò Giacomo “e oltre agli ospiti, per le strade si annidano anche serpi.” “Le serpi” fissandolo Oriana “possono essere schiacciate con un calcagno. Non occorre una spada.” “Mi fido della mia spada.” Ricambiando lo sguardo Giacomo. “E' silenziosa e precisa. Ma se incontrerò delle serpi, non temete, mi rammenterò del vostro consiglio.” “Non mi avete più detto cosa vi ha spinto oggi qui.” “E voi non mi avete ancora presentato la vostra ospite.” “Vedo che la bellezza della nostra damigella vi ha colpito, capitano.” “In verità” fece lui “rammentavo l'editto che vieta agli stranieri di giungere in città senza presentarsi prima al Consiglio dei Rossi.” “Non sapevo che vi foste convertito a quella fede politica.” Mormorò Oriana. “Comunque, sappiate che ella non è straniera... è mia nipote.” “Non mi intendo di politica, madama.” Replicò Giacomo. “Offro i miei servigi al miglior offerente. Non mi interessa né della Corona, né della Repubblica.” “Spero vi abbiano pagato bene.” Sorridendo Oriana. “I tempi cambiano... un tempo bastavano trenta denari a quelli come voi...” “Giuda era un idealista, dicono i Vangeli.” Con sguardo freddo lui. “Ma dimenticherò ciò che avete detto ora, madama. Per questa volta.” “Continuate a celarmi il motivo della vostra visita, capitano.” “Solo per dirvi che ci sarà un comizio domani. Messer Guidox vuole che tutta la popolazione ci sia. Ci saranno anche i vostri amici Blu.” “Non amo né il Rosso, né il Blu.” Disse Oriana. “Il bianco è il mio colore.” “Attenta che non diventi grigio.” Con tono enigmatico lui. “A presto, madama. Damigella.” Salutando anche Clio, per poi uscire. http://i22.photobucket.com/albums/b3...eanuReeves.jpg |
Perfetto ogni mia lecita domanada sarebbe stata accalta col dovuto rispetto.........poi alle parole di uno dei tre....entrai come in un passaggio quasi armonico ed unito alla mia scelta di vita.......rimasi stupefatta...." Gem...nessuno ha fatto caso ai nostri vestiti piu' del dovuto...gli unici che si stanno preoccupando siamo noi.....questi sono i nostri abiti di fantasia....ma la cosa a cui avreste dovuto piu' fare attenzione e' un'altra.......lo ro hanno i principi della massoneria....gli uomini sono tutti fratelli...Uguali e Liberi....se coai' veramente fosse e' come se io non mi fossi mai mossa da casa...e neanche tu......Io ho scelto la mia professione perche' libera di lavorare per tutti....senza guardare il loro conto in banca o lo stato di nobilta'...ho scelto di essere Massone per gli stessi principi....io spero solo Gem.......e se Liam....avesse visto in quel tempo...a cui noi visione non potevamo avere......"...li seguimmo.....e inizio' cosi' la nostra avventura....
|
Ascoltai le parole della donna senza staccare gli occhi dal quadro, tuttavia, rimasi delusa di non poter dare un nome a quel volto.
Ma non osai chiedere di più, per quanto fossi tentata. Sorrisi, soltanto. Poco dopo, un servo annunciò l'arrivo di un uomo, e questi fu fatto accomodare. Restai in silenzio durante i loro discorsi, limitandomi a salutare con un cenno del capo il militare. Le sue parole, e il suo sguardo, mi gelarono il sangue nelle vene. Un editto? Come potevo saperlo? Abbassai lo sguardo per un momento, ma l'abile stratagemma della donna fu efficace, e cercai di essere calma e rilassata. E ringraziai in cuor mio di essermi cambiata gli abiti. Difficilmente le avrebbe creduto, se avessi indossato ancora jeans e maglietta. Quando l'uomo uscì, alzai lo sguardo verso madam Oriana. "Vi ringrazio, madama... Io.. Sono desolata.. Non sapevo che ci fosse un editto..." Sospirai "..a quanto pare siamo giunti a Chanty in un pessimo momento..." Con un lieve sorriso "..Chi é questo Guidox? Il reggente, o qualcosa di simile?". |
Battei leggermente le palpebre, udendo la sua voce...
quella visione... esitai, rabbrividendo appena... Avevo fatto molti sogni, nell’ultimo anno... sogni che non sempre avevo compreso e che spesso mi avevano scossa... ma quella visione... era la prima volta che vedevo delle immagini in quel modo, da sveglia... Improvvisamente mi accorsi che tremavo... strinsi forte una mano contro l’altra, allora. Citazione:
parlava normalmente, evidentemente non si era accorto che per un momento la mia mente era andata via da lì... lontana... rischiando di perdersi... lo fissavo, cercando da qualche parte in me la forza per dire qualcosa, quando il treno iniziò a rallentare... Guardai fuori, stupita... poi guardai Guisgard... poi ancora fuori... “Ma... ma perché si sta fermando?” mormorai “Non c’è niente... solo... solo la campagna... si sta fermando in mezzo alla campagna?” |
Gem fissò Elisabeth.
“Sei troppo idealista...” disse poi sorridendole “... e un po' ti invidio... come ti dissi, io non sono uno di voi... una sorta di gratitudine lega me e Liam... tuttavia non credo che questi uomini intendano l'uguaglianza come la concepite voi Massoni... voglio dire... la storia è piena di ventate di uguaglianze che poi in realtà portano solo drammi e ingiustizie... la democratica Atene, con la scusa del voler imporre la libertà, invadeva le libere città greche per assoggettarle... i Giacobini proclamavano libertà, uguaglianza e fratellanza, eppure fecero saltare innumerevoli teste, perlopiù di innocenti, per la loro rivoluzione, senza dimenticare i movimenti che da essa sono sorti e che ancora oggi opprimono milioni di individui... sarà una mia impressione, ma di uguaglianza qui ne vedo poca... sono stato in Cina anni fa, ospite, diciamo così, della loro polizia... e devo dire che il rosso visto laggiù mi ricorda molto quello che sventolano questi uomini...” Ma proprio in quel momento Elisabeth si accorse di qualcosa. Una statua in mezzo al cortile del palazzo e ben visibile dall'androne. E sul piedistallo vi era impressa una dedica: “A Robert che brevemente visse in questo regno e che per sempre vivrà nel mio cuore. Lady Beatrice” |
Quella donna fissò stupita Altea.
“Ma” disse “come diavolo parlate? Chi siete? Cosa cercate qui? Andate via! Andate via o vi slegherò i cani contro!” E chiuse la porta con forza. Un attimo dopo tornò Daiz. “Non si vede nessuno in giro...” mormorò “... tu hai visto qualcuno?” Chiese ad Altea. Guardò ancora il suo orologio. “E' inutile...” scuotendo il capo “... è andato... e anche lo smartphone non da segni di vita... ma dove diamine siamo finiti? Che buco è questo?” |
Vidi sbattermi la porta in faccia e rimasi stupita.....quando tornò Daiz, pure lui ora sembrava sconcertata.
"Beh, ho parlato con questa donna che ha aperto la porta, ho chiesto di farci telefonare a una officina" dissi col volto sbalordito "mi ha sbattuto la faccia in porta, sembrava avesse visto una persona venuta da un altro mondo, era spaventata" Suonai di nuovo il campanellino appeso..."Signora...scusateci...siamo persone perbene, apriteci la porta, diteci almeno dove ci troviamo". |
Gia'...un'idealista, solo un uomo nella mia vita era rimasto piu' del dovuto.....e quando ando' via disse che ero un'idealista....ma non potevo farci nulla , ero quella delle lotti continue, Gem aveva ragione, molto spesso il rosso non era il senso dell'uguaglianza, ma non doveva un colore predominare sulla giustizia...non poteva...." Gem...avete ragione, sono un'idealista .......spero solo di aver fatto quello in cui credo nel migliore dei modi.......che ne dite....sognatrice, alle volte vorrei ricreare tutti i miei sogni e devo dire che non sono poi molti........Siete stato in Cina ?....bellissimo viaggio, certo tra le mani della polizia un po'meno...."......risi sommessamente.......quando vidi quella magnifica statua....Era una donna...col volto coperto da un velo, quella scultura era fantastica....quel velo sembrava cosi' palpabile, che il respiro della donna sembrava lo muovesse......aveva il volto dedicato ad un uomo, aveva degli abiti particolari....sembravano in contrasto con la dama......Robert........che strano, avevo la sensazione che quel Robert a questo punto...poteva essere il nostro Robert........come noi....un viaggio nel passato..ed una amore rincontrato.....Ecco che la Elisabeth sognatrice stava uscendo fuori.....la solita romantica.......eppure avevo imparato da tempo che per me il romanticismo era una parola inesistente......seguii Geme e gli altri uomini......un sorriso amaro si dipinse sul mio volto ...
|
“Guidox” disse Oriana a Clio “non è un reggente. Non ha sangue reale nelle vene, né la fiducia della famiglia reale. E' il capo dei Rossi. Un uomo malvagio, che detesta le gerarchie, la nobiltà e il Clero. Un uomo portato a disprezzare e a distruggere ciò che non concepisce. Un uomo colmo di rabbia verso ciò che c'è di più nobile al mondo. Lui ha messo in dubbio il potere del re, imponendogli di firmare la Magna Carta. E sono certa che c'è lui dietro la sua misteriosa scomparsa. L'uomo che vedete nel ritratto è proprio il principe ereditario Ardena, sovrano di Chanty... scomparso nel nulla da settimane... ma lui non avrebbe mai abbandonato il regno... mai... ne sono certa...” scosse la testa “... l'uomo che è appena andato via invece è Giacomo il Nero... un mercenario, abilissimo spadaccino al soldo dei Rossi...” la guardò “... non temete per l'editto... diremo a tutti che siete mia nipote... ma vi occorreranno abiti degni...” chiamò una servitrice “... chiama il mio sarto... voglio un abito per...” guardò Clio “... qual'è il vostro nome?”
|
Il treno rallentò sempre più, fino a fermarsi del tutto.
“Non so perchè ci siamo fermati...” disse Guisgard a Talia, per poi alzarsi in piedi. Arrivò allora il controllore. “Cosa è successo?” Gli chiese il Taddeide. “C'è un guasto sulla linea...” spiegò l'altro “... prenderemo una direzione diversa... chi però vuole giungere a Sygma può scendere prima. C'è una corriera che è diretta là.” “Qui?” Fissandolo Guisgard. “Nel bel mezzo della campagna?” “No, proseguiremo fino ad una piccola stazione.” Rispose il controllore. “Là si potrà scendere e prendere la corriera.” “Beh, non abbiamo altra scelta...” mormorò Guisgard “... scenderemo alla prossima e prenderemo quella corriera...” Il treno, così, si rimise in moto e poco dopo giunse a quella piccola stazione. Qui Guisgard e Talia scesero ed attesero la corriera. “Questo viaggio spero non diventi lungo e complicato...” sedendosi lui su una panchina. |
Sorrisi.
"Oh, capisco..." Dissi annuendo con un lieve cenno del capo "...uomini del genere pensano di potersi arrogare il diritto di decidere cosa è giusto, ma agiscono solo per il proprio tornaconto, anche se minacciano di sovvertire l'ordine costituito..." Sospirai "..no, avete ragione.. Un principe non abbandonerebbe mai la sua terra, e sono certa che, dovunque egli sia, soffre a starle lontano..". Mi voltai nuovamente verso il dipinto. Quando la donna mi rivelò l'identità dell'uomo ritratto, rimasi di stucco. Come poteva essere possibile? Come poteva il principe di quelle terre essere parente dei Taddei? Certo, potevo sbagliarmi, potevo essermi immaginata quegli occhi nel castello, e cercare somiglianze dove non ce n'erano. Eppure, più guardavo quel ritratto più capivo che la vista non mi tradiva. "Cosa?" Esclamai stupita "è lui?" Balbettai, senza distogliere gli occhi dal quadro. Portai istintivamente la mano alla piccola tasca in cui era custodita la spilla a fiore con il biglietto. No, ormai sapevo che il principe non era fuggito. Trasalii. Mirò non aveva detto che si sospettava che il principe fosse il figlio di un amante? Scossi la testa. No, non poteva essere. Sarebbe stato troppo evidente, se io me n'ero accorta al primo sguardo, chissà gli altri. Probabilmente c'era una spiegazione più semplice. "Scusate se la domanda vi sembrerà inopportuna madama.. Ma... Il principe Ardena.. Ecco, vedete.. Per i miei studi mi è capitato di viaggiare molto e, guardando quel ritratto mi stavo chiedendo, ecco.. La famiglia reale è in qualche modo imparentata con i Taddei?" Dissi candidamente "sono una nobile famiglia del sud.. E gli occhi azzurri del principe mi hanno ricordato quelli di un ritratto che vidi molto tempo fa.. Probabilmente gli occhi mi ingannano, certo.." Scossi la testa "..perdonate l'invadenza, vi prego.. La mia curiosità tende ad essere scortese, e voi siete stata così buona con me..". Mi accorsi, poi, che la mia ospite stava parlando di me con un sarto e mi voltai sorridendo verso di lei. "Oh, madama, voi siete una benedizione, davvero... Vi ringrazio.." Con un lieve inchino. Sbattei le palpebre quando mi chiese come mi chiamassi, davvero ero stata così cafona da non presentarmi? "..Oh, perdonatemi... Clio.. Mi chiamo Clio..." Con un sorriso. |
Arrivarono alcuni uomini e fecero segno ad Elisabeth e a Gem di seguirli.
“Sognatrice ma anche smemorata...” disse Gem sorridendo mentre seguivano quegli uomini “...si era detto di parlarci col tu, no? O temi che io sia quel tipo di uomo da cui stare in guardia?” Le fece l'occhiolino. Furono allora portati in una grande sala per le adunate. Una sorta di consiglio. “Aspettate qui.” Fece uno di quegli uomini ad Elisabeth e a Gem. Ed uscirono. “E ora?” Guardandosi intorno il pilota. “Sembra un tribunale... ci processeranno?” “Solo se siete colpevoli...” entrando una misteriosa figura. Aveva occhi ambigui ed un'espressione impenetrabile. Fissò con attenzione prima Elisabeth, poi Gem. Li fissò a lungo. “Chi siete?” Chiese poi loro. “Da dove venite?” http://thetorchonline.com/wp-content...old-vosloo.jpg |
"Smettetela di bussare” gridò la donna dall'interno ad Altea che bussava “o vi manderò contro i cani!”
“Ci dica almeno dove siamo!” Fece Daiz. “A Chanty!” “Chanty?” Ripetè Daiz. “Si e ora andatevene!” “Ma è sera ed è buio!” Replicò l'investigatore. “Ci indichi almeno un posto dove passare la notte!” “Più avanti troverete un convento!” Fece la donna. “Forse i Francescani vi accoglieranno! Nonostante i vostri abiti e il vostro assurdo modo di parlare! E ora andatevene via!” “Roba da matti!” Esclamò Daiz. “Avanti, raggiungiamo il convento, Altea...” |
A quelle parole di Clio, Oriana apparve sorpresa.
Un attimo dopo tradì inquietudine. I suoi occhi chiari erano attraversati da un velato affanno. Tuttavia non disse nulla. Arrivò allora la servitrice e subito dopo fu fatto chiamare il sarto. Messere Gabrio era un uomo attempato, ma carico di una stravagante voglia di fare. Dalla sua bottega aveva portato con sé sua moglie e le sue tre figlie, oltre che una preziosa stoffa delle Cicladi, con fili di seta di Siria intrecciati con nastri di porpora del Sinai. Misurò allora il tutto sul corpo di Clio e ne fece trame per il suo abito. Addolcì poi la delicata figura della ragazza con un diadema ad alveolo, pendagli di corallo egeo e una coroncina di perle del Bosforo. Con quell'abito, Clio apparve allora come una tipica bellezza orientale, con i capelli d'ebano che tinge quelli delle donne di Cipro e di Rodi, gli occhi azzurri simili a quelli che splendono sotto i veli turchesi delle odalische del Magreb, le gote rosate come la porcellana di Maiolica e le labbra appena vermiglie come il pesco in fiore di Persia. Magnifico lavoro, messer Gabrio.” Disse Oriana al sarto. “Magnifico.” “Oh, vostra nipote è un incanto, madama.” Fece il sarto. “Io ho fatto ben poco.” La donna pagò il sarto per i suoi servigi e restò poi di nuovo sola con Clio. “Ragazza mia...” fissandola “... quel nome... de' Taddei... è molto impopolare in questo momento nel regno... e basta davvero poco per avere problemi... dimenticatelo dunque... almeno fin quando resterete qui... dimenticatelo anche quando vedrete la statua che domina il cortile del Palazzo Reale... dimenticate quel nome, Clio...” Ad un tratto arrivò qualcuno. Erano Masan e Solder. E restarono sorpresi nel vedere Clio con quel bellissimo abito. http://24.media.tumblr.com/72f1f6658...k2xno1_500.jpg |
Mi guardai attonita...."Forse il mio vestito è troppo corto? I tacchi troppo alti..??Ma che ho di strano che è rimasta sconvolta dal nostro modo di vestire e comportarci...mah...sarà un personaggio un pò strano sicuramente, perchè lei come era vestita con quella cuffia stile rinascimento quasi?" dissi sbuffando arrabbiata visto dovevamo ancora camminare...rimanemmo entrambi in silenzio, qualcosa non mi quadrava.
"Chanty? Mai sentito nominare davvero....e tu?" ad un tratto davanti ci apparve un posto tranquillo che sembrava per tutto un antico convento..."Eccoci, qui deve essere il convento..vai avanti tu Daiz forse è meglio". |
Restai alquanto turbata nel vedere lo sguardo della donna.
Ecco, hai parlato troppo.. sei sempre la solita.. Abbassai lo sguardo, mentre le mie gote si tingevano leggermente di rosso. Cappii immediatamente di aver turbato Madama Oriana. Le sorrisi quado mi lasciò nelle mani del sarto e, un momento dopo, la mia mente volò altrove. Non potevo credere ai miei occhi, quellle stoffe, quei dettagli. Era quanto di più bello e raffinato avessi mai indossato in vita mia. Osservavo il sarto, sua moglie e le sue figlie, con l'aria estasiata di chi sta vivendo un sogno. Ebbi l'acccortezza di trasportare furtivamente la spilla dal semplice vestito che indossavo alla meraviglia che mi stavano confezionando. Non mi sarei separata da quella spilla per nessuna ragione. Mi sentivo responsabile per lei, come se mi fosse stato affidato un compito o confidato un segreto. Quando mi fece ammirare in un prezioso specchio di rame, mi mancò il fiato. Non poteva essere mio quel riflesso. E, per un momento, sorrisi, senza pensare a nulla, come non facevo da troppo tempo. Ma poi, lo sguardo turbato di Oriana e quello enigmatico del principe mi tornarono alla mente, e sospirai, pur continuando ad osservare la mia immagine riflessa. Quando restai di nuovo sola con Madama Oriana, la ringraziai nuovamente, chiedendole come mai avrei potuto ripagare tutte quelle gentilezze. Ma il suo sguardo si fece subito serio. Citazione:
Lo conosceva! Certo, non se ne doveva parlare, era malvisto, ma conosceva il nome dei Taddei. Quindi, forse, non ero poi così fuori strada. Rammentai quando nominammo Capomazda al vecchio frate, e questo ci guardò come se parlassimo una lingua sconosciuta. Non era stata quella la reazione della donna. Allora qualcuno dei Taddei era stato lì. Già, ma i Taddei erano già potenti nel XVI secolo, er possibile che conoscesse quelli di allora. Ma come potevano esserci i Taddei se non conoscevano Capomazda? A meno che.. qualcuno non fosse giunto a Chanty come noi. Qualcuno proveniente dal nostro secolo, così come da quello prima, o prima ancora, per quanto ne sapevo. La faccenda diventava sempre più interessante, ma dovevo tenere la bocca chiusa. Abbassai lo sguardo. "Perdonatemi, madama... io.. non sapevo.." presi un profondo respiro, e guardai la donna negli occhi "..Avete la mia parola che non pronuncerò mai più quel nome, nè con voi nè con chiunque altro in queste terre... non sopporterei di provocarvi guai.." mi voltai verso la finestra "..sappiate che voi siete l'unica a cui ho parlato in quel modo.." dissi sottovoce "..vi porgo ancora le mie scuse.." Con un leggero inchino. Sentii un rumore di passi e voltai lo sguardo verso l'anticamera. Masan e Solder stavano entrando in quel momento. Repressi un risolino divertito nell'incrociare lo sguardo di Solder, e poi quello di Masan, di certo non si aspettavano di vedermi vestita in quel modo. "Oh.." dissi candidamente, come se nulla fosse "..Cominciavo a darvi per dispersi.. avete riposato bene?". Avete parlottato tra di voi di tutte quelle cose su cui non devo fare domande perchè sono una ragazzina stupida? Sorrisi. "Temo di dovervi aggiornare sugli ultimi avvenimenti.." dissi avvicinandomi ai due ".. dunque.. il capo dei Rossi domani terrà un comizio, in cui tutta la popolazione deve essere presente.. poichè a quanto pare gli stranieri non solo non sono ben visti ma devono presentarsi davanti ad un consiglio o un tribunale, o qualcosa del genere.. la nostra ospite, che è una donna troppo generosa a quanto pare, ha deciso di farmi passare per sua nipote.." mi voltai verso Madama Oriana e sorrisi "Giusto Madama?" corrucciai lo sguardo "Ho dimenticato qualcosa?". |
“Lascia perdere il vestito troppo corto e i tacchi troppo alti, bambola...” disse Daiz ad Altea “... tu faresti effetto anche con un saio...” sorrise “... no, neanche io ho mai sentito nominare questo Chanty... deve essere qualche piccolo paesino disperso in mezzo a queste colline...”
Camminarono un po', seguendo le scarse indicazioni date loro dalla donna. Alla fine, una sagoma alta e scura si alzò nel buio circostante. “Deve trattarsi del convento di cui parlava la donna...” fece Daiz. Lo raggiunsero poco dopo, quando ormai già cominciava ad albeggiare. “Ecco...” ridendo Daiz “... ora forse si che la tua gonna mozzafiato potrà dare scandalo...” Bussò alla porta del convento. E qualche istante dopo una fessura nel portone si aprì, lasciando intravedere due occhi stretti. “Chi è che bussa a quest'ora tarda a questo convento?” “Siamo dei viaggiatori...” spiegò Daiz “... la macchina ci ha lasciato a piedi in mezzo a queste colline... possiamo chiedere di entrare per una telefonata?” La porticina si chiuse di colpo. “No, non possiamo...” mormorò Daiz. Ma un attimo dopo la porticina del portone si aprì ed apparve un monaco. |
Oriana guardò Clio e un sorriso illuminò il suo volto.
“Non dimenticate nulla...” disse “... anzi, sarà bene che mi abitui a darti del tu, così da non rischiare di tradirci in pubblico. Naturalmente dovremo trovare un ruolo anche per i tuoi compagni di viaggio.” “Quest'abito le sta meravigliosamente, Clio...” guardando la ragazza Masan. “Si, troveremo qualche ruolo anche per noi due in questa farsa...” fece Solder “... appena il buon Masan smetterà di ammirare l'abito che indossa la sua pupilla.” “Magari starà bene anche a lei un abito come quello.” Sorridendo l'archeologo alla donna. “Siete persone assai curiose.” Fissando tutti loro Oriana. “Parlate in modo strano e strani sono i vostri abiti. Chi siete e da dove venite?” “Siamo studiosi.” Rispose Masan. “Studiosi di testi antichi. E a proposito di questo, volevamo chiedervi dove trovare una biblioteca pubblica, signora.” “C'è la Biblioteca del Palazzo Reale.” Spiegò Oriana. “Lì troverete tantissimi testi, anche molto antichi. Ma non mi avete detto da quale paese arrivate.” “Da...” esitò Masan “... da Capomazda...” A quel nome Oriana trasalì. Restò qualche istante in silenzio, senza tradire poi altre emozioni. “Ma forse dobbiamo approfittare ancora della vostra generosità, signora...” aggiunse Masan “... credo ci occorrano abiti... nuovi ...” “Si.” Annuì Oriana. Fece allora chiamare un servitore. “Accompagnerai questi miei ospiti alla bottega di messere Gabrio, chiedendogli degli abiti nuovi per loro.” Guardò poi Clio. “Io credo che uscirò per una passeggiata. Se vuoi, puoi accompagnarmi. Oppure andare con i tuoi compagni alla bottega di messere Gabrio.” |
Scendemmo dunque dal treno, per poi vederlo ripartire a tutta velocità...
mi guardai intorno... la stazione in cui ci trovavamo era molto piccola, con due soli binari uno accanto all’altro e una polverosa stradina che la costeggiava sul lato opposto di una semplice pensilina... tutto intorno non si vedeva che campagna... nessuna casa, nessun villaggio e non un’anima viva c’era in giro in quella calda ora del primissimo pomeriggio... le colline che ci circondavano, chiudendo l’orizzonte intorno a noi, erano verdi e dorate... il vento spazzava la strada per poi giungere, in volute, ad invadere di polvere la banchina di legno sulla quale ci trovavamo... Citazione:
“Oh suvvia, Guisgard... ma dove è finito il suo senso dell’avventura? E sì che, da ciò che il buon Kuon mi aveva detto, mi era parso di capire che lei non ne fosse di certo sprovvisto...” Gli lanciai un’occhiata obliqua per un momento, vagamente indagatrice... poi di nuovo sorrisi, divertita... “Eh, ma forse lei preferisce un altro genere di ‘avventure’, vero? Più... come dire... poù comode, confortevoli... non meno imprevedibili, forse, ma di certo meno polverose...” accennando alla strada di fronte a noi, per poi ridere piano. |
Guisgard fissò Talia.
“Ah...” disse “... davvero? Beh, in effetti mi sto chiedendo, anche insistentemente, cosa ci faccio qui, in questo strano viaggio, senza una meta apparente... con una bella ragazza...” facendole l'occhiolino “... quando invece si potrebbero impiegare molto meglio il tempo e le energie...” sorrise “... del resto, a quel che si dice, mio zio giunse a Chanty per inseguire un suo amore... io invece sono già in ottima compagnia e sinceramente non credo di poter trovare di meglio a Chanty o altrove...” si guardò attorno “... e devo dire che questo scenario mi ispira non poco... non so... immagino un bel casale... magari un agriturismo in un posto appartato... perchè no, tenuto da una giovane coppia... e noi che capitiamo lì all'improvviso, con la possibilità, essendo gli unici clienti, di scegliere la camera che più preferiamo... e la sera, davanti al fuoco del camino, i due sposini ci racconteranno la loro romantica storia, magari iniziata con una vigna piantata proprio dove ora sorge il loro casale... e ascoltandoli, quasi senza accorgercene, ci ritroveremmo mano nella mano...” la fissò “... ecco, questo è un tipo di avventura che non rifiuterei affatto...” la sua mano allora scivolò sulla panchina, fino a sfiorare quella di lei. In quel momento si udì la corriera arrivare. Guisgard si voltò a guardarla parcheggiare. Era un mezzo abbastanza vecchio, sporco e pieno di ammaccature e graffi. “I biglietti li fa lei?” Chiese al conducente. “Si, certo.” “Dov'è diretta?” Domandò poi Guisgard. “Dipende.” “Da cosa?” “Dall'ultimo passeggero che scenderà.” Rispose il conducente. “Siamo diretti a Sygma.” Fece Guisgard. “E' diretta lì la corriera, vero?” “Se si vuole davvero raggiungere un luogo” disse il conducente “allora prima o poi si arriverà.” Guisgard allora prese Talia per mano e insieme salirono sulla corriera che pochi minuti dopo ripartì. |
Osservai in silenzio la scena...un aprirsi e chiudersi della finestrella del portone di entrata...pure i frati francescani erano un pò insoliti in questo posto?...Chanty!
Finchè la porta si aprì e apparve un monaco vestito con il semplice saio marrone e ci fissava con uno strano sguardo...presi coraggio e pure la parola..."I miei saluti padre, spero almeno lei ci vorrà aiutare, una signora non ci ha nemmeno fatto entrare e ci ha indicato il vostro convento per avere un posto dove dormire stanotte...veniamo da Capomazda City e la nostra auto si è bloccata e abbiamo pure camminato molto...non sapevamo nemmeno il nome di questo luogo. E avremmo anche bisogno di un telefono, gentilmente.. il mio cellulare non funziona...cosa strana vero?" dissi mentre gli mostravo lo smartphone sorridendo. |
Ricambiai lo sguardo di Masan per un momento, per poi distoglierlo subito dopo.
"La ringrazio... Anzi.. Vi ringrazio, messere.. Credo che sia ora di prendere le abitudini di questo paese, così da non dare nell'occhio..". Sorrisi, poi, immaginando Solder in un raffinato abito di seta, considerata la bravura del sarto, magari avrebbe addolcito anche lei. Non mi sfuggì lo sguardo della donna, allora mi sbagliavo: non solo conosceva i Taddei, ma anche Capomazda. Tuttavia, evitai di pronunciare parola o mostrare le mie emozioni. Guardai Solder e Masan, con sguardo distante. "Oh, andate a fare compere senza di me... La mia presenza vi è già abbastanza d'impiccio.." Con un sorriso gelido "..e la vostra compagnia, zia.. È di gran lunga più piacevole della loro...". Mi voltai a guardare i due archeologi ancora una volta "...ci vedremo più tardi, allora.. E organizzeremo la nostra visita alla biblioteca..". Li salutai con un cenno del capo e seguii Madama Oriana nel grande giardino. |
Gem...mi fece sorridere..." Non credo che io debba avere paura di te...magari dei tuoi sigari...."....gli feci una smorfia.....e in quel momento ci condussero in una grande sala....aveva ragione Gem..sembrava una stanza di tribunale........il tempo di guardarmi intorno...e arrivo' un tizio..alto....massiccio nella sua muscolatura........l'abbigliamento era da sballo.....guardavo lui e guardavo Gem......che meraviglia poter fare un paragone......la sicurezza e la spavalderia di Gem erano dettate si ,dal suo carattere..ma anche dal fatto che nella nostra epoca o almeno nella nostra citta' non si viveva una guerra quotidiana......il Signore li' davanti a me, credo che non poteva essere certo neanche delle sue decisioni....potevano tradirlo anche loro.......e mentre facevo tutte queste mie congetture.......le fatidiche domande..chi eravamo e da dove venivamo.......perfetto.....nel medioevo le donne non potevano essere esuberanti per cui nonostante il mio abbigliamento.....veramente...da barbona e credo francamente che neanche loro mi avrebbero voluta sotto i ponti...le scarpe col tacco mozzato erano la fine del mondo.......feci un passo indietro quasi coprendomi con il corpo di Gem.......e dandogli un piccolo pizzico..per fargli capire che avrebbe dovuto parlare......dissi solo......" Siamo solo degli artisti......alle volte non sappiamo neanche da quale citta' proveniamo "......feci un timido sorriso e calai il capo....
|
Lo osservai in silenzio mentre parlava, scrutandolo con uno sguardo tra il sorpreso ed il divertito...
osservai i suoi e poi quella mano che, quasi distrattamente, scese verso la mia... non mi mossi, tuttavia, e non dissi niente, limitandomi ad osservarlo con quello sguardo che avrebbe potuto significare mille cose... E fu proprio allora che giunse la corriera... Citazione:
era un mezzo piuttosto vecchio, sgangherato e cigolante, con due file di sedili ai lati di uno stretto corridoio, le pareti di un rosso vagamente scrostato ed il tetto bianco. Pagammo la tratta al conducente e la corriera ripartì... Mi guardai per un momento intorno, per poi lasciarmi scivolare in uno dei sedili vicini al finestrino... ero vagamente affascinata da quel mezzo che sembrava uscire da un vecchio film, così com’ero incuriosita dalle risposte misteriose e vagamente filosofeggianti dell’uomo alla guida. “Stavo pensando...” sussurrai poco, pianissimo, all’orecchio Guisgard “Che... non so... forse potremmo fare una prova e chiedere al conducente tra quanto tempo pensa che arriveremo a Chanty... cosa ne dice?” |
Il francescano fissò stupito Altea.
Si grattò poi il capo. “Io non credo di comprendervi, fratelli...” disse poi “... parlate un linguaggio diverso... forse qualche nuova forma di volgare...” li fissò “... e di certo giungete da remote contrade... se vi occorre ospitalità qui ne troverete, naturalmente... ma vi avverto che l'asilo nei luoghi sacri per i criminali non è più riconosciuto qui a Chanty... dunque se siete fuggitivi, sappiate che potrebbero venire a prendervi anche qui...” fece loro cenno di entrare. Li condusse così in un lungo corridoio, mostrando loro due celle separate. “Qui potrete riposare...” fece il frate “... domani mattina incontrerete il priore... fate buon riposo, fratelli...” ed andò via. Poco dopo, dall'altra parete, Altea sentì bussare. Era Daiz che le parlava dall'altra cella. “Sei sveglia, bellezza?” Chiese. “Cosa pensi di questo posto? E' impressione mia o sono tutti strani?” |
Prima di andare col servo di Oriana, Masan si avvicinò a Clio e prese la sua mano.
“Forse dovremmo restare uniti, Clio, non dividerci...” disse piano “... non conosciamo questo luogo e questa gente... e mi sento più al sicuro se restiamo tutti insieme...” Si avvicinò allora Solder. “La lasci perdere.” Con disprezzo. “Magari troveremo il modo di tornare nel nostro tempo, senza ritrovarci dietro questa ragazzina viziata. E' bastato un abito e qualche gioiello per farle montare la testa. Ora andiamo a trovare quel sarto.” Ed uscirono col servo. “Andiamo,Clio.” Disse allora Oriana. Le due uscirono così per la città. Fisyem era una città baciata dal Sole e dal fresco vento che cingeva le colline circostanti. La pietra rossa con cui le case, i palazzi e le chiese erano costruiti, col vivace riverbero del meriggio, sembrava assumere tonalità particolarissime, come se i riflessi e le ombre giocassero a rincorrersi sui muri. Ad un tratto alcuni giovinastri si avvicinarono alle due donne. Cominciarono così a motteggiare con rime e versi licenziosi. Con un linguaggio scurrile e volgare. “Oh, ma lasciateci in pace!” Urlò Oriana. Ma quelli in cerchio camminavano intorno alle due. |
“Interessante...” disse Guidox a quelle parole di Elisabeth “... sicché siete artisti senza patria, senza abiti decenti e senza neanche un passato.”
“In verità” fece Gem “veniamo da Capomazda.” “Non conosco quel luogo.” Fissandolo Guidox. “Si, credo sia molto distante da qui.” Annuì il pilota. “Visto che neanche noi conoscevamo questo regno.” “E come ci siete giunti?” “Per caso.” “Artisti itineranti, dunque.” “Si.” “Beh, forse siete stati fortunati ad arrivare qui.” “Davvero?” “Si...” annuì Guidox “... gli artisti sono un'ottima arma di propaganda. Con il sarcasmo, l'ironia, la satira, possono aizzare le folle, instaurare il germe del caos e del disordine. Il popolo è per sua natura suscettibile alle bugie e alle menzogne, specie se fantastiche. E chi potrebbe convincere il popolo di cose fantastiche se non dei buffoni itineranti?” Gem lo guardò senza dire nulla. “Naturalmente sarete pagati.” Mormorò poi Guidox. |
“Beh, dico” disse Guisgard a Talia “che per prima cosa dovremmo calarci in quella parte di cui discutemmo, no?” Sorrise. “Visto che dobbiamo fingere... no, non mi piace... direi... si, giocare ad essere fidanzati, direi che possiamo darci del tu... vero?” Le fece l'occhiolino. “Comunque hai ragione... capo!” Rivolgendosi al conducente. “Fra quanto saremo a Sygma?”
“Mi spiace...” fissandolo dallo specchietto retrovisore “... è vietato parlare al conducente.” Indicando il cartello accanto a lui. “Questa poi...” mormorò Guisgard appoggiandosi allo schienale del suo posto “... come non detto...” e fissò Talia. Guardò poi fuori dal finestrino. “Cosa diremo a chi ci chiederà del nostro primo incontro?” Tornando a guardarla. “Questa è la domanda che la gente fa di più quando vede una coppia. Tu cosa ne pensi? Possiamo esserci conosciuti in una chat, così da poter dire di avere il destino dalla nostra parte... oppure possiamo esserci conosciuti ad un concerto, o in teatro... o magari quando tu eri una commessa in una gioielleria ed io entrai per comprare un regalo alla mia ragazza... ma poi, vedendoti, mi sono folgorato e l'ho dato a te quel regalo...” guardò allora verso il conducente “... è possibile avere un po' di musica almeno, capo?” Il conducente allora accese lo stereo. E così, sulle note di quella vecchia canzone, la corriera attraversava quel paesaggio fatto di colline aspre e verdeggianti, passando poi ad altre più dolci, tappezzate di colori e tinte diverse, un po' pastello e fiabesche, mentre qualche casale qui e là cominciava a spuntare da quello scenario. Ma appena quella canzone terminò, la corriera si fermò di colpo. |
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 11.43.00. |
Powered by vBulletin versione 3.8.11
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Copyright © 1998 - 2015 Massimiliano Tenerelli