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Restai un po' in quel modo, rilassata e con gli occhi chiusi, finché mi addormentai.
Dirmii fino all'alba, fin quando mi svegliai e Richard non c'era. Mi riappisolai ancora per un altro po', per poi alzarmi e andare in cucina per preparare la colazione. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Fui estremamente sollevata, quel bacio sembravano mettere la tanto agognata parola fine alla nostra lunga discussone.
E divenne il primo capitolo di un nuovo inizio, questo io sentivo. Finalmente fummo di nuovo vicini dopo troppo tempo, chiusi gli occhi ritrovando sensazioni che avevo dimenticato per un po'. Fu un bacio che suggellò le mie parole, che le confermò. " Non vedo l'ora di andare insieme alla baita, solo noi due, a recuperare tutto il tempo che abbiamo perso ultimamente. Niente pazzi in auto, niente di niente " sussurrai senza interrompere il gioco tra le nostre labbra. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Lui sorrise appena.
“Il mondo del crimine...” disse, senza smettere di massaggiare la pelle di Gaynor “... sono dunque un criminale?” Quasi divertito. “Sai, magari stanotte vorrei davvero esserlo... un criminale fa ciò che vuole, prende ciò che desidera... e se io lo fossi...” stringendo le spalline dell'abito di lei ormai scese “... potrei fare questo...” e tirò via il vestito, che in un attimo scivolò via, scoprendo i bei seni di Gaynor “... no?” Le sue mani salirono allora sui seni della ragazza, accarezzando piano i suoi capezzoli. “Ma non proverei piacere ad averti con la forza, con la paura...” e con un gesto improvviso la ricoprì, riportando su il vestito. “Nessuno ti avrà se non sarai tu a volerlo... nessuno... hai la mia parola.” |
Guisgard guardò Clio.
“Aspetta, mi stai dicendo che...” disse, senza però riuscire a terminare la frase, poiché il cellulare prese a squillare. “Si, pronto?” Rispondendo. Era Altea. |
Gwen alla fine si alzò.
Albeggiava. Iniziò a preparare la colazione, ma Richard non si vedeva per casa. |
Misi su il caffè, però Richard non si vedeva.
Possibile che fosse già uscito? Andai nella sua stanza e controllai. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
La mano tremava e il respiro era affannoso, ad un tratto sentii la voce di Guisgard.."Sono Altea, mi spiace disturbarti al lavoro ma prima ho ricevuto una telefonata e non ho risposto...ora mi hanno mandato un sms..mi hanno detto domani vi è la gara e che devo andare e mi cercheranno e mi troveranno sicuramente..non hai letto gli sms ti ho mandato? Io ho paura..hai tanto ancora lì? So che stai lavorando ma temo possano intercettarmi e venire qui a prendermi.." non aggiunsi altro, non volevo obbligarlo a tornare ovviamente.
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Tardes annuì a Dacey, senza smettere di baciarla.
E quel bacio continuò a lungo, con le mani di lui che presero ad accarezzare il corpo di lei, con addosso solo biancheria intima. Biancheria con cui le dita di Tardes presero presto a giocare. |
Le sue intenzioni erano chiare e i suoi modi per farmelo capire mi strapparono un sorriso.
Sentire le sue mani scivolare sul mio corpo non faceva altro che aumentare la mia voglia di lui. " Credo che tu sia troppo vestito, tenente" mormorai mentre iniziai a sfilargli di dosso la divisa pezzo dopo pezzo. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Il comportamento ambiguo di Mister X era destabilizzante. Se non mi avesse portata lì con la forza avrei giurato fosse un gentiluomo. Purtroppo però io ero lì, a testimonianza che non lo era.
Non potevo ignorare però le sue mani sul mio corpo... La magnetica forza animale di quell'uomo era troppo forte per potergli resistere a lungo. "Se mi desideri così tanto, perché non mi prendi e mi porti via, dove puoi tenermi solo per te?" gli dissi mentre con un gesto facevo scivolare via il mio vestito. Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
Lui restò a guardare Gaynor che si era spogliata davanti a lui.
E la guardò a lungo. Per lunghi istanti lei vide e sentì lo sguardo di quell'uomo sul suo corpo nudo. “Dimmi che mi vuoi...” disse lui piano, avvicinando le labbra al collo di lei “... dimmi che muori dalla voglia di essere presa... di essere mia...” baciando e leccando la sua pelle “... dimmelo... ora...” e con la mano cominciò ad accarezzare piano i seni della ragazza. Audaci giochi di dita che sfioravano i suoi seni in tutta la loro forma, fino a raggiungere i suoi capezzoli, provocandoli, premendoli e strizzandoli piano. In un gioco sempre più provocante e sensuale. |
Gwen controllò nella stana di Richard, senza però trovarlo.
Non c'era in nessun'altra stanza. Non era più in casa. |
“Sta calma...” disse Guisgard ad Altea “... lì sei al sicuro... possono telefonarti e mandarti sms, ma non possono trovarti... ora ti raggiungo... tu non rispondere più al cellulare, ammesso non sia io a chiamarti... arrivo quanto prima.” E staccò. “Dì al dottor Iasevol che devo allontanarmi... ma tornerò presto.” A Clio.
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Tardes sorrise a quelle parole di Dacey, lasciando poi che lei gli togliesse l'uniforme di dosso.
“Anche tu...” disse lui “... anche tu lo sei... questa biancheria la trovo troppo castigata... un delitto per te che vieni dalla terra che ci ha regalato il Kamasutra...” ridendo con fare sensuale. |
Una volta che il mio abito ebbe toccato terra, capii che non era più possibile tornare indietro. Avevo acceso una miccia che avrebbe preso fuoco in un attimo ed infatti pochi istanti occorsero a Mister X per incollarsi a me, baciandomi il collo e accarezzandomi il seno, torturando lentamente me e i miei capezzoli.
"Ti voglio..." gli sussurrai in un orecchio "Muoio dalla voglia di essere presa... di essere tua... adesso..." Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
"Si...infatti non ho risposto..sono stata previdente..scusami per il disturbo..ti aspetto, ma stai attento, ah si...non posso dire non correre, non hai l' auto" cercando di smorzare la tensione.
Riattaccai e posi il cellulare sul tavolino, misi un piatto sopra il the. Andai in camera..ero nuda..per Giove..indossai un paio di slip col pizzo nero e poi vidi una sua camicia e la indossai sopra. Ritornai in soggiorno sempre con la candela, presi il the e mi accesi una sigaretta rannicchiata sul divano. |
Risi a mia volta e portai le mani dietro la schiena, slacciai il reggiseno e lasciai che cadesse a terra.
" Così va un po' meglio ?" accarezzando il suo petto e le sue braccia virili. " Spegni il telefono , questa volta non voglio alcuna interruzione " sbottonando il pantalone con lo sguardo fisso nei suoi occhi . Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Richard non era più nemmeno in casa.
Era molto molto strano che si allontanasse senza avvisarti. Così senza pensarci due volte presi il cellulare e provai a chiamarlo. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Tutto accadde piano, ma in modo del tutto naturale.
Gaynor in un attimo fu completamente nuda davanti a quell'uomo bellissimo e senza nome. Nuda solo per i suoi occhi, i suoi sensi. Nuda come una statua greca, una Giunone resa carne e passione. Nuda nell'intimo. E lui la guardò. La guardò tutta. Dov'era più bella, più eccitante. Guardò i suoi seni e poi il suo sesso. Allora cominciò a toccarla ovunque. Mani esperte, abili, agili, avide. Mani fatte di dita, di carezze, di tatto e di sensi. Mani che raggiunsero ogni parte del suo corpo, toccandola fino a penetrare nella sua anima più profonda. Fino a farla fodere, a farla morire di piacere. A toccarla fino a quando lei non riuscì più a restare in piedi. Era come una schiava. Era sua. Era la madre di due bambine, era una donna sola. Ed ora quei gesti, quelle carezze, quei baci, quel toccarsi, tutto ciò un tempo l'avrebbero fatta morire di vergogna. Ora invece la vergogna moriva. Pian piano, ma inesorabilmente. Una vergogna bruciata dal fuoco della sessualità. Questo pensava ora in quei folli momenti di passione. “Così... si... si, così... così è la vita...” disse fra sé la parte più istintiva di lei. E quell'uomo senza nome si dimostrò un degno compagno. Era penetrato in lei. Non solo nel suo corpo, ma fino al suo cuore ed alla sua anima. Era un demonio. Si, un diavolo. Questo si ripeteva Gaynor fra le sue braccia, poi sotto il suo corpo ed infine sopra di lui. Si, era un demonio quell'uomo così bello. E bisogna essere forti per tenergli testa, per stargli alla pari. Era una sessualità bruciante, avvolgente, penetrante. E lui era infaticabile, instancabile. E lei ne aveva bisogno. Aveva bisogno di tutto questo ora. Quell'uomo non aveva vergogna, né debolezza e neanche stanchezza. La prese in tutti modi possibili. In tutte le posizioni concepibili, senza temere vergogna o peccato. Lei sentì dolore, a tratti forte, insopportabile, ma mai gli chiese di smettere di fermarsi, di uscire dal suo letto. Le mani di lui la tenevano forte per i seni grandi, stringendoli, facendola ansimare, gridare, godere. Le teneva per i fianchi, portandola lontana. Spingendola forte in una folle e meravigliosa cavalcata verso boschi e foreste di solitaria bellezza. I loro corpi sudati, vibranti, tesi si rincorrevano e si trovavano. Più e più volte. E Gaynor fu sul punto di perdere i sensi per quell'indomito calore che bruciava nel suo ventre senza sosta. http://3.bp.blogspot.com/-KU4KvA5XoE...110408_003.jpg |
Altea si coprì ed attese il ritorno di Guisgard.
Dopo un po' udì dei rumori sulle scale. Poi qualcuno aprì la porta ed entrò. “Altea...” disse Guisgard togliendosi il giubbotto. |
Tardes guardava Dacey senza più il reggiseno, con i seni scoperti, mentre lei gli sbottonava i pantaloni.
Annuì e spense il cellulare, gettandolo poi su una bassa poltrona. E mentre lei gli sfilava i pantaloni, lui cominciò ad accarezzarle i seni nudi con fare sensuale ed eccitante. “Sei bellissima, Dacey...” disse piano. |
Spensi la sigaretta e bevvi il the..poi udii dei rumori e la porta si aprì.
Era Guisgard, sorrisi...mi sentii sicura.."Guisgard" dissi alzandomi e andandogli incontro..un gesto spontaneo..lo abbracciai alzando le punte dei piedi e poggiando la testa sul suo petto.."Grazie..per essere qui..ora sono sicura..tra le tue braccia" il mio cuore accellerò il battito ma stavolta non di paura. |
Gwen prese il cellulare e chiamò suo fratello.
Allora sentì squillare in casa. Era il telefonino di Richard su un mobile. Ovunque il ragazzo fosse di certo non aveva con sé il cellulare. |
Sentii una cosa strana.
Scoprii che il cellulare di Richard era in casa e sbiancai. Dove diamine era? Spaventata, chiamai Elv per dirglielo. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
“Forse ti sarai impressionata...” disse Ren a Nyoko “... avrai visto uno che ballava e ti sarai fatta impressionare...” sorridendole “... vado a prenderti qualcosa da bere? Vuoi?”
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Gli baciai il collo e mi sdraiai nel letto, facendo in modo che anche lui facesse altrettanto.
Non volevo perdere neanche un secondo dei suoi baci o delle sue mani sul mio corpo. Mani capaci di accendermi come mai. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Quelle mie parole sussurrate ebbero un effetto devastante sulla già prorompente sessualità dell'uomo mascherato.
In pochi attimi, cominciò tra noi una partita all'antico gioco dell'amore, dove si sapeva avremmo vinto entrambi. Le sue mani correvano lungo tutto il mio corpo, tastando, strizzando, penetrando... le mie, facevano eco toccando a loro volta, esplorando il bel corpo virile, la turgida mascolinità pronta a soddisfare ogni mia voglia. Era un amante insaziabile, infaticabile, che era appena penetrato in me in tutti i sensi, nel mio corpo e nella mia anima, infiltrandosi nella mia carne, sotto la mia pelle, come un qualcosa che sapevo non sarebbe andato mai più via. Un piacere intenso, quasi insopportabile, unito al dolore del proibito, dove avrebbe dovuto esserci una vergogna che invece non provavo. No, nessuna vergogna, solo il piacere sconfinato di chi scopre la propria sessualità per la prima volta, in un crescendo spasmodico di puro godimento, tra grida e baci, saliva e umori, sudore e sangue. Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
Forse aveva ragione. Forse ero solo suggestionata dalla festa e la musica. Non era mai facile affrontare delle novità, seppure piacevoli. Annuí a Ren e mi sedetti ad aspettarlo. Nonostante tutto, però, continuavo ad essere circospetta e ansiosa. Mi guardavo in torno e stavo in guardia. Speravo che nessuno, oltre Ren, mi si avvicinasse.
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Quel momento.
Così intenso, palpabile, quasi sospeso. Quel momento che era forse la cosa più intensa che avessi mai vissuto. Finì. Spazzato via in un istante dal suono del telefono. Forse erano davvero aggeggi maleducati, come aveva detto. Una strana sensazione si impossessò di me. Una sensazione che non conoscevo, a cui non sapevo dare un nome. Un misto di rabbia, delusione, paura e insoddisfazione. Che aumentarono a dismisura quando sentii che era la voce di una donna. Era la stessa che lo tempestava di messaggi da quando era salito in alto? Si poteva essere così invadenti? Le mie mani sul lavandino iniziarono a stringerlo per la rabbia, e più lo stingevo, più la ceramica si piegava come fosse semplice argilla. Quando tornò da me, a dirmi che se ne andava, lo fissai con un nuovo sguardo. Uno sguardo colmo di rabbia e delusione. Quel momento era stato unico solo nella mia mente. A lui non era importato nulla. Altrimenti non se ne sarebbe andato in quel modo, senza darmi una spiegazione, senza nemmeno scusarsi. Come se quel momento non valesse nulla. Forse perché era così. Non valeva nulla per lui. Che sciocca ero, pensai, mentre ribollivo sempre di più. "Vai vai.." senza curarmi di nascondere la rabbia e la delusione che trapelavano perfettamente dal tono della mia voce "La tua amica non può vivere senza di te, a quanto pare...". Con uno sguardo colomo di rabbia, delusione.... gelosia. Era quella la parola che stavo cercando? Ero... gelosa? Possibile? Che cosa strana e assurda, mi ritrovai a pensare. Neppure lo conoscevo bene. E poi ero una macchina, no? Che senso aveva? Eppure c'era qualcosa, qualcosa di impalpabile e speciale nell'aria. Ma qualunque cosa fosse, per lui non esisteva dato che se ne era andato così, rovinando quel momento. Non lo seguii. Restai lì, a ribollire sempre di più. Anzi mi voltai, quasi volessi dargli le spalle. Ripassai delicatamente i segni che le mie mani avevano lasciato sul lavandino, come dei solchi, scavati dall'acqua nell'argilla. Poi alzai la testa, e vidi la mia immagine riflessa nello specchio. La mia immagine. L'immagine che lui mi aveva fatto guardare, per mostrarmi quanto fossi bella. Bella... quanto inutile mi sembrava la bellezza in quel momento. Lui non c'era, accanto a me. Perché era così importante che ci fosse? Che senso aveva? Allora rividi l'immagine di poco prima, quando lui era dietro di me.. così vicino. E lo sguardo con cui mi guardava, quello sguardo, così intenso e diverso da tutti gli altri. Più vedevo quell'immagine, più la rabbia cresceva dentro di me. Rabbia per quello che avevo provato, per quel nervoso che mi consumava, per quella delusione nel vederlo andare via, senza che desse il minimo peso a quel momento tra noi. La rabbia cresceva, sempre di più. E poi esplose. Un pugno, rapido, potente. Un pugno a me stessa. Un pugno per colpire quella sensazione così nuova e così orribile. Un pugno che frantumò lo specchio in mille pezzi. Ma il mio nervoso e la mia rabbia rimasero lì, al loro posto. Almeno non potevo più guardarmi. Chinai il capo e respirai profondamente. Non potevo farmi vedere da Iasevol in quello stato. Allora uscii, cercando di essere il impassibile. Fermai un incaricato e lo avvisami che lo specchio si era inspiegabilmente rotto, forse colpa di una vite messa male, di sostituirlo al più presto. Poi chiesi ad un altro di informare Iasevol che Guisgard era andato via di nuovo ma che sarebbe tornato presto, e che io non mi sentivo molto bene, e mi sarei riposata un po'. Così andai nella mia camera, chiudendomi la porta alle spalle. Allora crollai, a terra, con le spalle alla porta. Che diavolo erano tutte quelle strane e nuove emozioni? Non riuscivo a spiegarmelo. Mi sembravano solo troppo forti, talmente forti da sconvolgermi. Dovevo distrarmi, dovevo tenermi impegnata. Allora mi ricordai di come mi aveva preso in giro bonariamente perché non sapevo usare il cellulare. Allora lo presi, e iniziai ad esplorarlo. Era un aggeggio molto interessante, capace di condensare diversi strumenti in uno. Non ci misi molto a capire come funzionava, per un momento la mia mente ricominciò a funzionare correttamente: rapida, tecnologica, intuitiva. In poco tempo scaricai diverse applicazioni, installai quelle che ritenevo più utili, è configurai le impostazioni come volevo. Ecco, ora avevo uno strumento per tenermi in contatto col mondo, pensai. Già, peccato che il mondo non sapesse nemmeno della mia esistenza. L'unico numero in rubrica era il suo. Sorrisi. Lui aveva il mio ora. Misi via il telefono e mi buttai sul letto, ma dopo un attimo lo presi in mano e controllai che non ci fossero chiamate. Non c'erano. La trovai una cosa assurda l'essere andata a controllare, dato che se qualcuno avesse chiamato sarebbe suonato. Sorrisi della mia ingenuità, e presi il mio libro. Forse la soluzione era tuffarsi in quel mondo meraviglioso, magari la seconda parte in cui si innamorano di nuovo, o forse prima, a quando vivevano momenti incantati nella Casetta. Avrebbe scelto il libro. Sospirai al pensiero di quelle pagine che sapevano sempre mettermi di buon umore. Ma poi controllai di nuovo il cellulare. Nessuna chiamata. Mi sentii stupida di nuovo. Perché avrebbe dovuto chiamarmi poi? Certo non stava pensando a me. Così sospirai ripresi il libro, lanciando però un'ultima occhiata al cellulare (almeno per quel minuto). http://gencept.com/wp-content/upload...-@-GenCept.jpg |
“Tranquilla, qui sei al sicuro...” disse Guisgard sorridendo ad Altea “... nessuno sa che ti trovi a casa mia... non ti troveranno.” Prese qualcosa di fresco da bere nel frigo. “Ti pare ti lascerei mezza nuda qui da sola se ti sapessi in pericolo?” Facendole l'occhiolino, per poi bere.
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“Si...” disse Elv rispondendo al cellulare “... pronto?” A Gwen che l'aveva chiamato. “Che succede, Gwen?” Chiese.
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"Richard. Mi sono svegliata che albeggiava appena e non l'ho trovato, non c'è in casa, ha pure lasciato il cellulare a casa. Sono preoccupata, è strano, non può nemmeno essere uscito per andare a scuola, non era nemmeno l'alba quando mi sono alzata, dove può essere?" dissi, inquieta e preoccupata.
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Lo guardai mentre prendeva qualcosa da bere in frigo.."Oh no, effettivamente pure prima ero nuda, mi sono messa la tua camicia per non scandalizzarti".
Aprii il forno e presi la crostata poggiandola sul tavolo.."Ecco la tua sorpresa..ti avevo chiesto champagne..non ne hai in casa..ma va bene qualsiasi cosa" avvicinandomi a lui ridendo maliziosamente e sfiorando le sue mani presi delicatamente il suo bicchiere per bere la sua bibita "Squisita..ci voleva qualcosa di fresco ma cosi mi raffreddo ora no?". |
Scena V: La Vocazione dell'Abate
“Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata.” (Matteo 12,31) La luce soffusa nella stanza, l'atmosfera calda ed eccitante, gli occhi azzurri di Tardes che guardavano quelli ambrati di Dacey. E poi le mani di lui su di lei, ovunque, sfiorandola, accarezzandola, toccandola fino a strapparle sospiri, gemiti di piacere. Erano stesi l'uno accanto all'altra. “Sei bellissima...” disse Tardes, per poi posare le sue labbra ardenti su quelle calde di sua moglie. E la baciò con intensità, trasporto, mentre le sue dita continuavano a percorrere ogni parte del suo corpo. Intanto, sull'Asse Mediano, all'altezza di uno svincolo secondario, un'auto della polizia era ferma a pattugliare la strada. Un poliziotto di mezz'età teneva gli occhi fissi davanti a lui, quando all'improvviso notò una grossa nuvola di polvere. “Zebra 13 chiama centrale...” disse pendendo la radio “... Zebra 13 chiama centrale... c'è un camion che viene in questa direzione, all'altezza di Melin...” “Zebra 13, sono Palos...” rispose alla radio. “No, non è un camion... è un'auto... nera o grigia...” il poliziotto di pattuglia “... un momento!” Esclamò. “E' lui! E' lui! E' quel bastardo!” “Zebra 13, bloccalo!” Gridò Palos alla radio. “Devi bloccarlo!” L'auto nera raggiunse la pattuglia e si fermò. Il poliziotto allora puntò il fucile contro, intimando di scendere dall'auto. Non accadde nulla ed allora il poliziotto sparò due colpi contro l'auto nera, senza però riuscire a colpirla, nonostante fosse lì a pochi metri da lui. Poi l'auto sfrecciò via. “L'ho mancata!” Urlò alla radio. “L'ho mancata da pochi luridi metri! Ora sta scappando!” “Inseguila, Zebra 13!” Ordinò Palos. “Noi ti raggiungiamo! Ma tu devi inseguire quell'auto!” Cominciò così l'inseguimento. Palos intanto chiamò altre pattuglie ed insieme uscirono in strada. Nel frattempo Zebra 13 continuava ad inseguire l'auto nera ed il suo misterioso pilota. Alla fine l'auto imboccò uno svincolo che portava verso una zona industriale ormai in disuso. “Ehi, ragazzi, è in trappola!” Zebra 13 alla radio. “Ha imboccato la vecchia zona industriale di Villar Latern! Sbrigatevi a raggiungermi, o vi perderete tutto il divertimento!” Ma ad un tratto il poliziotto si ritrovò davanti l'auto nera che bloccò la sua corsa. L'aveva praticamente imprigionato ai limiti di una vecchia cava. Il poliziotto cercò di scendere, ma l'auto nera comincio a spingere con i paraurti la macchina della polizia. “Ehi, fermo!” Il poliziotto che non poteva più scendere dalla sua auto. “Che fai? Sei impazzito?” Ma l'auto nera continuo a spingere la pattuglia della polizia, fino a farla precipitare giù per la cava, facendola così esplodere. Allora partì via velocissima, suonando il clacson in modo ossessivo. Poco dopo Palos e gli altri arrivarono sul posto e videro la pattuglia di Zebra 13 in fondo alla cava, ancora avvolta da fiamme. https://s-media-cache-ak0.pinimg.com...2aa64dfe3c.jpg |
E mentre Nyoko se ne stava seduta ad aspettare, vide di nuovo gli occhi neri di quel ragazzo che la fissavano.
Era uno sguardo strano, indecifrabile, persino ambiguo. Lui sorrideva appena e la guardava. La guardava senza temere di apparire inopportuno o invadente. |
Quelle lunghe ore di passione, di impeto, di sesso sfrenato, di istintività, di virile dominio e tacita sottomissione.
Per lunghe ore quell'uomo senza nome e dallo sguardo azzurro, prese Gaynor più e più volte, facendola urlare di piacere misto a dolore. La spinse oltre la falsa moralità, il puerile pudore dominandola ed amandola come nessun altro avrebbe mai potuto fare. Sudati ed eccitati i due amanti furono una sola cosa per tutta la notte, assaporandosi con vogliosi e profondi baci, in un gioco di labbra e di lingue. Gaynor a lungo si mosse su di lui, con quell'uomo che la teneva stretta per i fianchi, assaporando i suoi seni e facendola gridare come solo il padrone può fare con la sua schiava. Una schiava di piacere e di amore. |
Ero seduta e accarezzavo un lembo del mio abito aspettando il ritorno di Ren, quando rialzai lo sguardo. I miei occhi incrociarono quelli di quel ragazzo misetioroso. Mi salirono i brividi. Mi guardava in modo strano, invadente, volgare. Volevo ignorarlo, ero sola ed indifesa. Cosa avrei potuto fare? Sposati lo sguardo nella direzione di Ren, sperando di poterlo vedere tornare, ignorando quel ragazzo.
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Rimasi a specchiarmi nei suoi occhi, i quali svelavano facilmente quanto lui mi desiderasse.
Sentivo il suo fiato infrangersi sulla mia pelle accaldata, i tocchi delle sue mani che conoscevano ormai a memoria il mio corpo. L'intesa di baci e carezze si intensificò fin quasi a togliermi il fiato. I nostri corpi si cercavano, si volevano ardentemente ed ogni istante non faceva che aumentare quel desiderio. " Anche tu " risposi piano sulle sue labbra, lasciandomi scivolare su di lui, mettendomi a cavalcioni. " Mi sei mancato così tanto " accarezzando il suo corpo, " quasi avevo scordato quando fossi bravo in... questo" maliziosamente stendendomi completamente su di lui. " Ti amo" mordicchiandogli l'orecchio per poi diventare la sua preda. Finalmente tornammo a essere una cosa sola, ad amarci completamente. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Clio fissava il suo cellulare.
Un display bianco, di nuova generazione, con schermo in cristallo, decine di applicazioni e la capacità di scattare foto nitide e perfette. Eppure era solo una macchina. Una fredda macchina incapace di dare emozioni senza un gesto, un desiderio da parte di qualcuno. E lei? Anche Clio era così? Lei poteva compiere gesti, soddisfare desideri? Come una donna normale? |
“Ora sta calma...” disse Elv al cellulare “... ci sarà una spiegazione, non può certo essere svanito nel nulla...”
In quel momento la porta di casa si aprì. Era Richard con indosso la tuta. “Ah, che bella corsa mattutina!” Ridendo. |
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 05.37.47. |
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