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Arrossii, vedendo che forse le mie parole avevano turbato la ragazza a cui mi ero rivolta.
Le parole della donna davanti a lei, però, mi diedero coraggio. Sorrisi nuovamente "...salute a voi, Milady.." Venite da Camelot anche voi? Oh, beh certo.." Continuai arrossendo "...l'aereo nave partiva da lì..". Decisamente non ero portata per conversare con degli estranei. "...il mio nome è Clio, e lui é Lucius.. È un piacere fare la vostra conoscenza.." Con un sorriso. |
" E' con vero piacere che faccio la vostra conoscenza, si vengo da Camelot.....anche se il colore della mia pelle...mi concede di provenire da un luogo decisamente piu' caldo......cosi' giovane e anche voi su questo mezzo cosi' particolarmente strano........il vostro amico vi dara' molto conforto in quets avventura...si' oserei chiamarla cosi'......questa strana avventura.....comunque Sono Elisabeth e lei e' Elina....la mia seconda mamma....."......e sorrisi...solo per il gusto di dare un po' di serenita'a colei che si stava preoccupando...cara e dolce Elina....
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Il paggio ascoltò Altea e si fece dire il nome del nobile che stava attendendo lei e Vivian.
“Milady...” disse il paggio “... purtroppo quella dimora non è più nei possedimenti di vostro zio. Egli infatti si è macchiato di alto tradimento, tentando di favorire i nostri nemici. E' stato così arrestato e i suoi possedimenti sono stati confiscati. Sono desolato, ma non potete più recarvi lì. Ora dunque non avete altro alloggio che il maniero che l'Arconte ha preparato per tutti voi. Vi prego dunque di salire a bordo, milady.” Vivian restò turbata da quelle parole del paggio. “Ci vuole ancora molto?” All'improvviso il nuovo arrivato. “Sono stanco per il viaggio e trovo seccante restare qui in questa carrozza a sentire tante chiacchiere inutili.” Gettò poi uno sguardo sugli altri passeggeri. Fissò prima Elisabeth, poi Elina, infine Altea e Vivian. Poi i suoi occhi si fermarono su Clio. Quegli occhi erano freddi e distaccati. E quello sguardo infastidì Lucius. Un attimo dopo però, quel misterioso passeggero, tornò a fissare fuori dal finestrino. “Abbiate pazienza, signori...” fece il paggio “... partiremo subito. Abbiamo l'ordine di condurvi tutti al castello. E' per la vostra sicurezza.” E approfittando dello stupore e dello sconcerto di Altea e Vivian, i paggi spinsero le due donne nella carrozza e poi chiusero le porte. Un attimo dopo il veicolo partì. Poco dopo arrivarono finalmente al castello. Era una struttura poderosa, circondata da un folto giardino. I viaggiatori trovarono ad attenderli vari servitori. “Benvenuti.” Disse una donna. “Sono Deya e sono la governante di questo maniero. E' mio compito occuparmi di voi. Ora vi illustrerò come sarete alloggiati... lady Clio e messer Lucius nell'ala Ovest... lady Elisabeth e la sua servitrice nell'ala Est... lady Altea e lady Vivian nell'ala Sud... infine, sir Fornò in quella Nord.” Fissando il nuovo arrivato. "Re Fornò..." la corresse questi "... sono re Fornò, signore di Brulandia..." La donna annuì e si scusò. E tutti loro furono condotti nei rispettivi alloggi. |
Rimasi sbigottita, senza parole e osservai Vivian in modo eloquente...ovvero..non commentare.
Rimasi in silenzio per tutto il viaggio finchè arrivammo nel palazzo dell' Arconte Meccanico, non vi era che dire...il palazzo era sontuoso e poi il giardino mostrava foggia di sè con varietà di piante di ogni genere, ma dentro me sentivo l'animo sconvolto. Fummo accompagnati nella nostra stanza, era di fattezze classiche e trionfavano due sontuosi letti a baldacchino e stanca mi sdraiai ma fui invasa dalla indole esuberante di Vivian, ovviamente per il re misterioso. "Hai già scordato il Chevalier de Lys?" sorridendo...."si, persona misteriosa e piuttosto schiva, d'altronde nulla da meravigliarsi, lo sono pure io no?". Mi alzai e osservando una fontana zampillante di acqua luminescente pensai a mio zio e miei cugini...e parlai sottovoce, era come se quella dimora avesse pareti con orecchi per sentire.."Che ne sarà di mio zio e dei miei cugini? Non mi interessa delle loro Terre....mio zio è imprigionato, ma i miei cugini? Ecco un altro motivo per essere qui...scoprire cosa sia successo a mio zio e il resto della sua famiglia". Suonai un campanellino ed entrò una serva..."Scusate, potreste portarci del the e biscotti secchi? Non abbiamo fatto ancora colazione...e poi vorremmo alcune notizie...sulla Festa delle Mele poichè è nostro desiderio andarci al più presto" e osservai Vivian che si illuminò in un ampio sorriso. |
Fu una scena di tale violenza che rimasi senza parole, anche se per il pkacere di qualcuno avrei parlato all'infinito......arrivati a palazzo, non fui sorpresa ne dalla sua bellezza ne dal suo giardino........avevo visto di meglio........adesso sapevamo anche come si chiamava il viaggiatore sconosciuto........un re....quale re avrebbe permesso che due dame vossero trattate in quel modo.........fummo accompagnati nelle nostre stanze la nostra era ad est.......lma prima di allontanarmi....mi voltai sorridendo ferso lo strano ospite e dissi....." Forno' siete sicuro di non essere il Signore di Burlandia?.......no forse no avete ragione voi.....lui si sarebbe comportato meglio......".......fu solo allora che mi voltai per seguire Elina.....che non camminava....credo corresse....borbottando in modo incomprensibile.......
Feci pe entrare nella stanza quando qualcuno o qualcosa mi afferro' il polso......Elina era gia in camera e io non riuscivo ne a parlare ne a muovermi.......la paura alle volte blocca ogni nostro movimento........l'unica cosa e' il respiro che diventa sempre piu veloce.... |
Rimasi immobile e silenziosa...
i miei occhi erano fissi sull’uomo e non tradivano alcuna sensazione, alcuna luce e nessun sentimento li attraversava. Le sue parole, tuttavia, sebbene niente di me lo mostrasse, mi inorridirono... disse che altri sarebbero venuti... disse che sarebbero venuti per me, con coltelli o con il veleno... disse che dopo di me anche l’Arconte sarebbe stato colpito... disse che le armate di Capomazda avrebbero poi invaso Sygma e che non avrebbero avuto pietà per niente e nessuno, avrebbero ucciso gli uomini, deportato le donne ed i bambini... I miei occhi lampeggiarono pericolosamente, a quelle parole, e le mie mani si strinsero per l’ira repressa... come si permettevano, mi chiedevo... come osavano quegli uomini, che si dicevano duchi e giusti, comandare qualcosa di tanto orribile... come poteva la sola sete di potere portare a tanto... L’Arconte, tuttavia, reagì prima che io potessi parlare o fare alcunché... uccise l’uomo e poi mi condusse fuori dalle prigioni... “Siete stato collerico...” dissi con voce leggera, camminando “Anche io trovo molto sgradevole ciò che quell’uomo ha detto... ma in futuro, se dovesse ripresentarsi la situazione, gradirei attendeste il mio parere prima di uccidere un prigioniero... soprattutto se è un prigioniero con il quale io desidero parlare, Arconte!” Tacqui, poi... non c’era bisogno di altre spiegazioni, io credevo. Ma proprio mentre stavamo per raggiungere l’ala del castello che era stata a me assegnata, venimmo fermati da un servitore... Citazione:
“Una persona a me cara, dite?” chiesi. Ciò che avrei desiderato maggiormente, in quel momento, sarebbe stato raggiungere le mie stanze e sedermi a pensare... e tuttavia, anche se non lo avrei ammesso, ero anche vagamente curiosa... così non dissi niente e lasciai che l’Arconte mi conducesse in quel salone. |
La servitrice annuì a quelle parole di Altea.
“Milady, questo castello è ora la vostra dimora. Vostra e della damigella che è con voi.” Indicando Vivian. “Potete dunque uscire dalla vostra stanza e visitare l'intero maniero. L'unica condizione che vi viene posta è quella di non uscire da questo palazzo fino a quando non sarete ricevute da sua signoria. Quanto alla Festa delle Mele, essa è cominciata da poco e durerà per diversi giorni ancora. E ora, con permesso.” Ed uscì. Poco dopo ritornò e servì loro del tè con deliziosi pasticcini. “Hai sentito?” Fece Vivian dopo che la serva uscì. “Hai sentito, Altea? La festa è cominciata. Speriamo solo che l'Arconte Meccanico si decida presto a riceverci, così da poter lasciare questo castello.” E restò a fissare il giardino da una finestra. |
Sorrisi a quelle parole della dama.
"..Milady, a volte è proprio la giovinezza, io credo, a concedere tali opportunità..". Tuttavia, fummo tutti distratti dal modo irruento con cui le due dame furono spinte a bordo e dalle parole dello strano individuo che, finora, era rimasto in silenzio. Eppure le sue parole non mi colpirono quanto i suoi occhi, li incrociai per un momento, e un brivido freddo mi percorse la schiena. Sostenni il suo sguardo con fermezza. Mi voltai verso Lucius e vidi che non aveva affatto gradito l'atteggiamento di quello strano individuo. Arrivammo al maniero in poco tempo, immersi nel silenzio. Citazione:
"...Caspita, questa si che è un'accoglienza come si deve.." Dissi, tentando malamente di fischiare, come Lucius tentava di insegnarmi da anni. "... Scegli pure la camera che vuoi, per me è lo stesso.." Continuai ridendo mente andavo ad esplorare le stanze, alla ricerca dei nostri bagagli. "...ah.. E non una parola sul fatto che questo non è un convento né una scuola cattedrale.. Quando mia madre verrà a saperlo sarà tardi ormai..". Mi tolsi il pesante mantello e i guanti, guardando distrattamente fuori dalla finestra. "..quella donna aveva ragione.. Sarà una bella avventura... Chissà che storia affascinante nasconde.. Non le ho nemmeno chiesto di dove era originaria esattamente... Beh certo, con quello che hanno fatto a quelle povere ragazze...". D'un tratto, qualcosa nel l'orizzonte attirò la mia attenzione, ma non era qualcosa di preciso, piuttosto un punto indefinito. Di colpo cambiai espressione e mi voltai verso Lucius. "...senti un po', hai visto quel tipo? Certo che è strano forte.. E con che razza di occhi mi ha guardata... Beh non solo me.. Chi crede di essere? Mah..." Sospirai. "...tu lo conosci quel posto, Brulandia?" |
“Non conosco quel luogo, milady...” disse Fornò ad Elisabeth, mentre si allontanava con Elina ed una servitrice verso la sua stanza “... in verità conosco poco le terre da cui presumibilmente venite, visto che sono piene di infedeli...” aggiunse con tono sprezzante.
Poi, seguendo una servitrice, raggiunse anche lui la sua stanza. Elisabeth ed Elisa, intanto, erano giunte davanti alla loro stanza e proprio in quel momento qualcuno prese il braccio della donna giunta dall'Oriente. “Perdonate, milady...” disse la servitrice ad Elisabeth “... ma prima che prendiate possesso della vostra camera volevo rammentarvi che questo castello è la vostra dimora e dunque potete visitarne gli interni a vostro piacimento. Solo una raccomandazione... non si potrà lasciare il maniero fino a quando non sarete ricevute da sua signoria. Nel frattempo io e tutti gli altri servitori siamo a vostra disposizione.” E si allontanò. E rimaste sole nella camera, Elina mostrò tutto il suo disappunto per quella situazione. “Non comprendo...” mormorò per poi fissare Elisabeth “... perchè esiliarci qui dentro? In questo castello? Perchè non portarci direttamente da questo Arconte Meccanico? Non so, ma più passa il tempo e più penso che sia stato un errore imbarcarci in questa avventura.” E scosse il capo. |
Anche Clio e Lucius furono accompagnati nei loro alloggi.
“Vi ricordo” disse ai due giovani la servitrice “che questo castello è la vostra dimora e dunque siete liberi di visitarne ogni sua parte e in qualsiasi momento. Un'unica raccomandazione sono però obbligata a mostrarvi... è vietato lasciare il maniero. Almeno fino a quando non sarete ricevuti da sua signoria. Per qualsiasi bisogno, io e gli altri servitori siamo a vostra disposizione.” Mostrò un lieve inchino ed uscì. Lucius apparve subito perplesso. “Questo luogo è strano, non so perchè...” mormorò “... quanto a quel tipo, quel re... sinceramente non conosco la terra che ha nominato... e a dirla tutta non mi piace affatto. Non mi piacciono i suoi modi e non mi piace il modo in cui ti ha guardata. Si, ha guardato tutti, ma su di te si è soffermato di più... spero di non incontrarlo più e di lasciare presto questo castello...” e si voltò a guardare il cortile dalla finestra “... eccolo lì il nostro arrogante re...” notando Fornò da solo nel cortile “... se ne sta da solo a passeggiare...” |
L'Arconte Meccanico condusse così Talia in una grande sala.
Era un ambiente molto vasto, illuminato da diverse candele e riscaldato da un grande camino acceso. In fondo alla stanza vi era una figura. Era vestita con lunghi abiti scuri e appariva dall'aspetto austero e dalla postura greve. “Maestro...” disse l'Arconte, mentre i servi richiudevano le porte. La figura si voltò e mostrò il suo volto. Aveva un cappello piumato che incorniciava, con una barba ben curata e brizzolata, un viso lungo ed impenetrabile, dai lineamenti essenziali. I suoi occhi erano attenti, vigili, come se nulla potesse sfuggire a quello sguardo, neanche i più insignificanti dettagli. Uno strano grigio li tingeva, rendendoli mutevoli, sfuggenti ed enigmatici. La sua espressione, tuttavia, appariva rasserenante, attraversata da una curiosa quiete. “Quanto è passato, milady...” sorridendo all'improvviso e togliendosi il cappello “... rimpiango di non avere la capacità di leggere i volti e comprendere il loro sviluppo. Se avessi avuto questo dono, di certo avrei immaginato la bellezza a cui era destinata quella bambina che di tanto in tanto si dilettava ad ascoltarmi nei giardini del palazzo di suo padre. A proposito, altezza, vostra madre predilige ancora i gerani? E vostro padre pratica ancora la caccia per allietare i suoi giorni? Eh, già... manco da tanto tempo da Sygma... mi mancano le sue dolci colline, i casali dispersi fra cipressi e girasoli. Mi manca il suo buon vino e mi manca la bellezza che quei luoghi sanno emanare. Ma avvicinatevi, vi prego...” facendo un cenno a Talia “... forse così mi riconoscerete...” accennò una risata “... rammentate come vi piaceva chiamarmi? Vi divertiva il fatto che avessi due nomi di battesimo... rammentate quale era il vostro preferito? Giorgio o Pietro?” Sorrise nuovamente. “O forse il brutto episodio di stamani vi ha scosso al punto da rendermi un estraneo ai vostri occhi?” “Sua altezza sta bene.” Fece l'Arconte. “Non è accaduto nulla alla sua persona, per fortuna.” “Si ed è questo che conta.” Annuendo l'uomo che l'Arconte chiamava maestro. “Nessuno può far del male alla nostra principessa.” “Nessuno più oserà avvicinarsi a lei, non temete.” Disse l'Arconte con tono fermo. “Nessuno.” "Naturalmente." Disse il Maestro, tornando poi a fissare Talia. http://1.bp.blogspot.com/_XhChekMyHe...ent-masque.jpg |
Seguii lo sguardo di Lucius fuori dalla finestra, scovando così il re Fornò che passeggiava nel giardino.
"..dici?" Dissi a Lucius, ripensando alle sue parole "...beh, che devo dirti, gli ricorderò qualcuno che detesta particolarmente... Di certo non mi ha guardato di più perché è rimasto folgorato dalla mia bellezza..." Risi, poi, sgranando gli occhi in un'espressione divertita. Feci un cenno con la mano destra, come a sottolineare che quelle cose non avevano importanza "...mah, probabilmente è soltanto uno di quei nobili che è stato abituato a trattare tutti gli altri dall'alto in basso perché sono esseri inferiori.." Alzai le spalle "...mi chiedo cosa ci faccia qui...". Non avevo mai staccato gli occhi da quella figura che camminava avanti e indietro, solitaria, chiedendomi quali pensieri attraversassero la sua mente. Mi allontanai dalla finestra dopo un po' e mi rivolsi nuovamente a Lucius. "...hai sentito quella servitrice? Possiamo visitare questo castello.. Anche se non capisco perché dobbiamo restarcene qui... Cos'è hanno paura che scappiamo? Boh..". Guardai negli occhi il mio amico "..ti va di andare a fare un giro ad esplorare il maniero? Magari conoscendolo meglio questo posto ti sembrerà meno strano..." Con un sorriso. |
Mangiavo i pasticcini silenziosamente e sentivo lo sguardo di Vivian addosso, ella mi conosceva e sapeva che quando ero silenziosa stavo pensando e riflettendo...infatti stavo valutanto tutta la situazione in cui ci trovavamo..."un Arconte che fece arrivare una delegazione e dei paggi a Camelot, conoscendo la vita mia e di quelle dame che erano arrivate fino a qui...e quale era il motivo? Non aveva certo bisogno del nostro supporto, d'altronde...avevano appena tolto una città importante ai Capomazdesi."
Mi alzai e osservai il giardino cercando di scoprire cosa vi fosse oltre quelle cinte alte e invalicabili ma era cosa impossibile.."prigionieri quasi in una gabbia d'oro, avevamo dovuto giurare fedeltà ma noi eravamo sudditi di Camelot ma certo non potevamo donare tutta la nostra vita a questo uomo." Iniziava a essermi antipatico e sorrisi leggermente..già doveva essere un vizio di famiglia a quanto pare. "Vivian....si, speriamo possiamo uscire da qua subito, ma mi raccomando, quando saremmo ricevuti dall' Arconte Meccanico, fingiamo la più assoluta naturalezza...e ora direi di farci un giretto per il palazzo, andiamo in giardino..sento il bisogno di aria fresca". Uscimmo dalla stanza e aprimmo una porta laterale e ci trovammo fuori, l'aria era leggermente frizzante e iniziammo a camminare tra maestosi alberi, statue classiche e fiori dalle dolci essenze. |
Entrammo nella sala... la luce sparsa dalle poche candele e dal camino acceso era tenue e aranciata, e disegnava sulle pareti curiose e danzanti figure.
Socchiusi gli occhi, in quella penombra, per riuscire a distinguere l’alta ed esile figura avvolta in quel mantello nero che, in piedi dall’altra parte della sala, ancora ci voltava le spalle. L’Arconte lo chiamò in quel momento e l’uomo, quasi sorpreso nei suoi pensieri, si voltò a guardarci... Riconobbi la voce prima ancora di riuscire a distinguere completamente, alla luce del camino, i suoi lineamenti... quella voce che conoscevo così bene, seppure non la udissi più da molti anni... quella voce che aveva diretto e incoraggiato i miei studi fin dalla più tenera età. “Maestro George...” mormorai, vagamente sorpresa... la mia mano scivolò allora da sopra il braccio dell’Arconte, dov’era appoggiata, ed io feci qualche passo verso il mio antico maestro... “Maestro!” esclamai, quando gli giunsi di fronte “E’ una vera sorpresa per me trovarvi qui... non ho vostre notizie da molto tempo... da quando lasciaste Sygma... vi credevo in giro per il mondo, vi credevo intento nei vostri studi... ed invece vi trovo qui, in mezzo ad una guerra! Ma ditemi, cosa vi ha portato fino a Sant’Agata di Gothia?” |
La mia terra una terra d' infedeli.....non tanto quanto quella che calpestava Re Forno' a quanto pare.....gli ultimi dettagli della governante e poi dritta in camera...Elina...parlava e si agitava e io andai alla finestra.....Il Re ...era a passeggio nel giardino, un po' d'aria gli avrebbe fatto bene....." Elina, non vale piu' la pena star li' a chiedersi se e' giusto o non e' giusto essere in questo posto...ormai ci siamo.......stavo pensando al nuovo compagno di viaggio....conoscete la sua terra ?...io non ne ho mai sentito parlare.....si e' molto stizzito alla mia Burlandia...e io mi sno presa dell'infedele....e gia'.....i fedeli sono i Cristiani...tutto il resto e'....da passare in'osservato.....comunque mi importa poco, io ho te e questo mi basta...quello che pensano gli altri....e' acqua che mi scivola addosso...venite ..andiamo a fare due passi, siamo state molto in carrozza, e da qui non si sa quando ne usciremo....."....l'abbracciai forte da quando Robert se ne era andato...non avevo che lei......scendemmo cosi' una scala in pietra lavica...e andammo fuori nel giardino...presi Elina sottobraccio e percorremmo una stradina di ghiaia bianca..il rumore dell'acqua...ci porto' ad una fontana...l'acqua era fresca e sembrava profumasse....quando mi accorsi che il forte profumo non proveniva dall'acqua ma dai fiori che le stavano accanto...erano stupendi impossibile da poter descrivere....io non ne avevo mai visti.....ritornai con la mente a casa...al palazzo di famiglia...........grandi giardini e ogni giardino aveva una grande vasca di acqua sette vasche in tutto.....era tutto piastrellato...un grande mosaico..con i toni del blu e dell'azzurro.......sorrisi..ricordandomi mentre correvo senza sentire mio padre....che urlando il mio nome....mi chiedeva di rientrare......mi fermavo esausta...con la treccia disfatta e le guance rosse...i suoi occhi erano severi....sino a quando i suoi occhi si illuminavano....e rideva con me ......prendendomi tra le braccia......." Mi manca casa Elina......ma qui c'e' sepolto il mio amore e non posso tornare ...."....
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Lucius annuì a quelle parole di Clio e i due giovani uscirono per fare un giro nel maniero.
La struttura appariva monumentale, in uno stile gotico essenziale ed austero. L'umidità della sera aveva reso sbiadito il cielo e sulle antiche murature del castello la pietra sembrava come sudare. “Che posto cupo...” disse Lucius “... io non ci vivrei neanche da fantasma qui...” E mentre attraversavano un lungo atrio colonnato, dopo il quale si apriva il giardino, Lucius notò qualcosa. Era una porta di ferro sulla quale era scolpita una stra figura. “Sembra una capra...” mormorò Lucius “ una capra con un serpente attorno al collo... almeno così pare... deve essere molto vecchia... ah, qui è inciso qualcosa... una scritta nel ferro...” E lesse ad alta voce: “Bellerefonte la sfidò, ma non avendo natura mortale, essa si aggira ancora oggi in notti come queste, Fatte di cupi silenzi, antiche paure e dimenticate disperazioni.” Restò poi turbato. “Cosa vorranno mai significare queste parole?” Fissando Clio. |
Altea e Vivian scesero nel giardino del castello.
L'aria umida e incerta della sera aveva reso come incantato quel posto, che sembrava attraversato da un'irreale immobilità. Le statue che ornavano i suoi viali apparivano con i volti inquieti, sofferenti, quasi lambiti da una primordiale rassegnazione. E attorno alle due regnava un irreale silenzio. “Questo posto” disse Vivian “non sembra affatto fiabesco... anzi, tutt'altro...” All'improvviso si udì nell'aria un cupo lamento che in un attimo mutò prima in una grottesca risata, poi in un pianto straziante. “Cosa è stato?” Impaurita Vivian. “Hai sentito, Altea? L'hai sentito anche tu? Era orribile!” |
Deglutii e sbiancai...si lo avevo sentito...era quasi animalesco quel pianto, ma ancor di più quella risata sadica che lo precedette.
"Vivian" dissi cercando di smorzare l'atmosfera "fa..piuttosto umido in questo giardino, forse è meglio tornare in casa". Rientrammo correndo in dimora e vidi davanti a me una serva..."Scusate...vorrei sapere da voi se per caso in questo posto si celi un mistero..se vi sia qualche leggenda, ho appena udito un cupo lamento" le chiesi sottovoce e sentii la mia pelle rabbrividire mentre una porta si apriva dal giardino sbattendo da una ventata improvvisa. |
Elisabeth ed Elina scesero in giardino.
Camminarono per un po', per poi fermarsi a sedere su una panchina di pietra scolpita. “La casa di un uomo” disse Elina “è ovunque egli si senta al sicuro ed amato...” si guardò intorno “... ma dubito che questo posto possa essere dimora di qualcuno... forse solo di spettri...” prese la mano di Elisabeth e le sorrise “... lui vive in te, nel tuo cuore e nel tuo animo. E' sempre con te, non dimenticarlo...” Il giardino era molto vasto. Il lato in cui si erano addentrate le due donne era quello Ovest, ben distinto da quello Est adornato di statue. Ad un tratto le due udirono qualcosa. Uno strano e curioso rumore metallico. Poi un calpestio fra i cespugli e più nulla. “Sarà qualche animaletto.” Mormorò Elina. Ma un attimo dopo, dai cespugli apparve una figura. Era una donna. http://www.ize-stuff.com/picture/stu...of%20Light.jpg |
La serva sorrise ad Altea.
“No, milady.” Disse. “Non vi sono misteri qui. Né miti, né leggende. E' una vecchia fortezza costruita come difesa per la sponda opposta del fiume.” “Ma noi abbiamo sentito...” fece Vivian. La serva la fissò. “Abbiamo sentito quel lamento, poi mutato in risata e infine in un terrificante grido...” continuò la ragazza “... l'abbiamo udito nel giardino... era terribile...” “Forse vi siete lasciate suggestionare dall'atmosfera del castello.” Osservandole la servitrice. “Può capitare. Ma vi assicuro che non ci sono leggende simili qui.” |
Il Maestro sorrise a Talia.
“Sono qui per i miei studi.” Disse. “Purtroppo, la scienza, da sempre, ha un grande nemico... l'ignoranza. Da essa poi giungono altri fantasmi, come la superstizione, l'intolleranza, il pregiudizio. E tutto questo non permette ad un uomo di scienza di compiere i suoi studi. La Chiesa di Roma ha ovunque occhi ed orecchie, generando un clima di sospetti e paure. Anche leggere autori classici può costituire un reato agli occhi dei suoi sospettosi messi. Così, grazie all'invito di sua signoria” indicando l'Arconte Meccanico “posso vivere e studiare in una città che mi consente di compiere tranquillamente le mie ricerche.” Sorrise. “E giunti alla mia età, la tranquillità è il bene più prezioso.” Fissò la principessa negli occhi, con uno sguardo carico d'affetto. “Ma basta parlare di questo vecchio noioso e burbero tutore. Piuttosto, come state voi? Ho saputo di quel terribile episodio.” “Per fortuna” intervenne l'Arconte Meccanico “sua altezza sta bene. Ma da oggi la sua protezione sarà la nostra priorità.” “Sono d'accordo, milord.” Annuì il Maestro George. “Presto formeremo una guardia del corpo per sua altezza.” Fece l'Arconte. “Darò subito ordine di convocare in città i migliori mercenari della regione.” “Permettetemi, milord...” avvicinandosi a lui George “... non so se metterci nelle mani di mercenari sia un bene... abbiamo due priorità... assoldare guerrieri esperti ma fidati.” “Cosa proponete?” Domandò l'Arconte. “Di offrire il meglio alla nostra principessa.” Rispose il Maestro. “Affiancarle uomini capaci di difenderla dai sicari dei nostri nemici. Capomazda è famosa per i suoi cavalieri. Guerrieri invincibili, capaci di vincere battagli e sfide ritenute impossibili dai comuni soldati. Sono questi i nemici da cui dobbiamo difenderla. Dunque risponderemo con le loro stesse armi. Metteremo al fianco di lady Talia proprio dei cavalieri.” “E come avete intenzione di assoldarli?” Chiese l'Arconte. “Proclameremo un torneo.” Sentenziò il Maestro. “Un torneo che richiamerà a Sant'Agata di Gothia i migliori cavalieri della regione. E fra essi sceglieremo quelli più valorosi.” “Un torneo?” Ripeté l'Arconte. “Si.” Annuì il Maestro. “Un torneo che prometterà onore e alte ricompense. Un torneo molto sentito dalla gente. Un torneo che da secoli si svolge in questa città. Il Torneo della Quaresima.” |
Il tragitto risultò più leggero, fortuna che ho trovato questa carovana, giunti al bivio che conduceva verso i monti......era tempo di separarsi:
"Caro Malenik......è stato un vero piacere conversare con la vostra persona. Sono molto contento di avervi conosciuto, ma le strade.....credo che si dividano qui......". Subito dopo, il capo dei mercanti mi chiese il percorso che avrei' dovuto seguire e con garbo risposi: "Sono diretto a Sant'Agata di Gothia......" |
Tacqui a quelle parole della serva e feci cenno a Vivian di entrare in stanza..."Ci prendono in giro a quanto pare, non pensi Vivian...e hai notato lo sguardo della serva? Non certo siamo impazzite entrambe se lo abbiamo udito quello spaventoso grido...e se fosse qualcosa d'altro invece? Non di paranormale, ma questa dimora dovrebbe celare sicuro dei misteri".
Vivian era davvero spaventata, lei era troppo sensibile e le dissi di rimanere in stanza, uscii e imboccai un corridoio lungo, era alquanto tetro e solo illuminato dalle flebili luci delle torce quando vidi una porta di ferro che probabilmente dava in un seminterrato...presi coraggio e aprii quella porta che stranamente era aperta e vidi delle scale. Presi una torcia appesa al muro e di corsa scesi e mi trovai in un posto silenzioso e umido e lentamente iniziai a camminare. |
Trasalii alla vista di quella scritta. Sentivo la voce di Lucius leggerla come lontana e distante.
"...la chimera..." Sussurrai con gli occhi sgranati. Lucius poi mi guardò e mi chiese qualcosa. "..credo che si riferisca alla chimera..." constatai osservando il disegno sulla strana porta "La chimera era un mostro mitologico... Un'orribile bestia metà capra e metà leone con coda di serpente... Se non ricordo male... Ma per quanto fosse effettivamente di stirpe divina, venne uccisa..." Mi avvicinai alla scritta, posando lievemente le mani sulla prima parola. "...Bellerofonte è un eroe, un semidio... È lui che ha sconfitto la chimera...". I miei occhi si illuminarono e iniziai a gesticolare "...cavalcando Pegaso, giunse dall'alto e uccise il mostro in un solo colpo...". Alzai le spalle ".. Ma è un mito... Non vorrai farmi credere che c'è un mostro del genere che gira per queste stanze? Andiamo.. I miti servono a farci imparare qualcosa, ci insegnano ad essere migliori... Ma non sono, insomma "reali"... Ci sarà un altro significato... Qualcosa che ci sfugge...". |
Il mio sguardo si spostò perplesso dall’Arconte al Maestro...
parlavano... facevano piani e congetture... guardie del corpo... mercenari... cavalieri... un torneo... Li osservavo e la mia espressione divenne in breve sonoramente stupita... “Un momento!” dissi ad un tratto, interrompendoli “Un momento... un torneo? Avete intenzione di indire un torneo per scegliere una guardia del corpo per me? Oh, ma questo... questo è completamente fuori discussione!” Lentamente, voltai loro le spalle e mi allontanai di qualche passo... una guardia del corpo... mi sembrava un’idea così assurda... “Arconte...” dissi poi, tornando così a guardarli “Francamente penso che stiamo esagerando... insomma... se sceglieremo una guardia del corpo per me, non sarà come ammettere che abbiamo paura dei nostri nemici, in generale, e di Capomazda, in particolare? Ed io non desidero che sia questo il messaggio che passerà! Sygma non teme Capomazda... non la temerà mai! Ed io non ho certo intenzione di lasciare che un cavaliere da due soldi mi dica dove posso andare e cosa posso fare... non ho intenzione di dover sottomettere le mie decisioni a ciò che un cavaliere pensa, chiunque egli sia... e non ho intenzione, per colpa di un pazzo saltato giù da una mongolfiera, di ritrovarmi murata viva in questa palazzo per tema che presto o tardi qualcuno possa riprovarci... se le condizioni saranno queste, ve lo dico fin da subito, la mia risposta sarà no!” Fissai per qualche momento l’Arconte con sguardo deciso... poi i miei occhi si spostarono sull’altro uomo... “Maestro...” dissi allora “Voi che cosa ne pensate? Ritenete anche voi che questa precauzione sia così necessaria?” |
" siete cosi' saggia cara Elina.......come farei senza di te........" ricambiai la sua carezza ..." andiamo in camera si sta facendo freddo" ...stavamo tornando quando uno strano rumore ci fece fermare......ci guardammo e pensando fosse un animaletto ...... rimanemmo di pietra nel vedere una donna......era bellissima........con un sorriso dolcissimo , emanava tristezza, ma forse era per i fatti suoi e noi l'avevamo disturbata......." Scusate Milady......per l'intrusione, forse ci siamo spinte troppo ma il sentiero......non mostrava parti non praticabili...comunque vi porgo i mie omaggi e vi lasciamo ai vostri pensieri....."....presi Elina per il braccio e ripresi la strada per il ritorno......" Elina come abbiamo potuto disturbare la padrona di casa.....incominciamo bene...."
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“Allora dovete prendere la strada verso i monti, cavaliere.” Disse il capo dei mercanti a Parsifal. “Noi invece proseguiremo verso la costa. Ma siete un bravo giovane e l'onore è stato tutto nostro per avervi conosciuto.” E lo abbracciò con affetto.
La carovana così riprese il suo cammino. Parsifal allora imboccò la direzione che dava verso le regioni montuose. Dopo un po', lungo la strada apparve una locanda. Vi erano diverse persone a sostare lì, sicuramente desiderose di un posto caldo visto il clima che diveniva sempre più rigido. |
Così Altea attraversò quella porta.
Scese le scale, era un luogo umido e buio. Sui muri a fatica potevano riconoscersi strani graffiti e misteriose scritte in una lingua a lei sconosciuta. Erano scritte in rosso, affiancate da quei graffiti che sembravano rappresentare enigmatiche forme. E Tra queste forme la più ricorrente pareva essere quella raffigurante un occhio. Ad un tratto udì dei rumori in lontananza. Poi i suoi occhi, grazie alla torcia che aveva con sé, notarono una flebile luce in lontananza. Era una stanza in fondo al corridoio. |
“Beh, siamo in un antico castello” disse Lucius a Clio “e credo sia normale trovare riferimenti ai miti antichi. Entrando, in giardino prima ho intravisto statue in stile romano... perchè ti stupisce tanto questa immagine ora?” Indicando la testa di capra con serpente sulla porta. “Magari ce ne saranno altre che raffigurano altri mostri o draghi.” Poggiò allora la mano contro la porta. “Forse da qui si possono raggiungere le segrete del castello. O, chissà, magari la camera delle torture.” Rise. “Io ho sempre desiderato vederne una!” Ma la sua mano sulla porta la fece cigolare. “Ehi, non è chiusa...” meravigliato Lucius.
Aprì allora la porta di ferro. “E' buio e non si vede nulla...” guardando dentro “... ma sembra ci siano delle scale... chissà dove si scende da qui...” |
“Aspettate...” disse all'improvviso quella misteriosa donna ad Elisabeth e ad Elina “... io non sono la padrona di questo castello... i veri padroni non ci sono più... tanti non si trovano più in questa città... e molti altri mancheranno presto...” il suo sguardo, come Elisabeth aveva notato, era triste “... e neanche io ho molto tempo, dunque, vi prego, ascoltatemi... vi hanno fatto venire qui per...”
Ma proprio in quel momento arrivò qualcuno. “E' molto umido, signore...” fece la governante trovando lì Elisabeth ed Elina “... non state qui... tra breve sarà servita la cena e nel castello i servi hanno da tempo acceso i camini. Così potrete scaldarvi.” La misteriosa donna, nel frattempo, sembrava essere svanita. “Prego, venite con me, mie signore.” Aggiunse con cortesia la governante. “Vi accompagnerò dentro.” |
“Altezza...” disse il Maestro a Talia “... voi siete giovane e non conoscete queste terre. Non siamo a Sygma, dove un re governa affiancato da un consiglio, nel rispetto di una costituzione sovrana accettata anche dai rappresentanti della borghesia. Capomazda, come tutti gli altri ducati di questo regno, è governata da duchi potentissimi, che hanno potere di vita e di morte nelle loro terre e che rispondono di questo loro dispotico potere solo davanti al re o al vescovo. E l'Arciduca capomazdese è il primo fra tutti i duchi. Se Sygma è retta da una monarchia simile ad un principato, Capomazda è invece governata da una dominazione. E al servizio dell'Arciduca ci sono cavalieri tanto nobili quanto forti.”
“In verità” intervenendo l'Arconte Meccanico “io ho sconfitto le loro armate quando ho conquistato questa città.” “Voi avete sconfitto la retroguardia del loro esercito.” Replicò il Maestro. “Un drappello di fanti arruolati tra i borghesi. Altra cosa è la cavalleria pesante dei Capomazdesi. Io li conosco bene quei cavalieri. Ho l'onore di essere da tempo nelle loro liste di proscrizione. Il loro fanatismo li spinge a confrontarsi in ogni genere di impresa. Sono convinti di essere difesi dal Cielo.” Rise. “Un'altra incongruenza della loro discutibile Fede... un Dio ritenuto Onnipresente, Onnipotente ed Onnisciente che poi mostra debolezze umane, prediligendo alcuni uomini e contrastandone altri...” scosse il capo e poi tornò a fissare Talia “... si, maestà... credo sia bene formare una guardia del corpo per la vostra persona. E quel torneo è il mezzo migliore per farlo. Fidatevi di noi... non è debolezza questa, ma solo lungimiranza. E prima lo faremo, meglio sarà.” |
Ci fermammo all'istante, la sua voce era limpida come il suono dell'acqua che ci aveva portate li..........ascoltai l'accorato racconto,sino a quando la governante non ci venne alle spalle, premurosa e piena di rispetto.......il camino era caldo e la cena era quasi a tavola............la donna non c'era piu' nessuna traccia di lei......se non fosse stato per la presenza di Elina avrei potuto giurare di aver sognato........" Elina mia cara ma come abbiamo potuto dimenticare..........perdonatemi mia cara, ma e' usanza nel mio paese osservare il digiuno,almeno la sera dell'arrivo e di bagnare il proprio volto in acqua di fonte prima della preghiera........quindi se non vi dispiace dobbiamo tornare alla fontana......scusateci con tutti i commensali......ma e' necessario che il rito venga compiuto...." non so bene cosa disse o cosa penso governante....ma Elina doveva avere freddo e fame......la trasinai con me sino alla fonte......" perdonami Elina ma dobbiamo finire di parlare con la dama.......mi ha messa un'angoscia che non so spiegare......." e cosi' cominciai ad infilarmi tra i cespugli e a chiamarla a bassa voce
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“Non preoccuparti...” disse Elina ad Elisabeth “... non morirò di freddo o di fame...” ed aiutò Elisabeth a cercare quella misteriosa donna fra i cespugli.
La governante, intanto, era andata via. Tuttavia quella donna apparsa poco fa, ora sembrava svanita. “Forse si sarà impressionata in seguito all'arrivo della governante.” Fece Elina. “Cosa accade, signore?” Arrivando all'improvviso uno dei paggi. “Avete forse smarrito qualcosa?” “In verità” rispose Elina “poco fa vi era una donna qui.” “Che donna?” Domandò il paggio. “Era una donna credo di alto rango.” Fissandolo Elina. “Di nobile portamento. Vero?” Voltandosi poi verso Elisabeth. “Signore...” sorridendo il paggio “... in questo castello, oltre a voi ospiti, vi sono solo servitori di sua signoria. Non ci sono dame o messeri dell'alta nobiltà. Perdonatemi, ma vi sarete di certo confuse. Forse avete visto da lontano una delle statue. Vedete?” Guardando anche lui nei cespugli. “Non c'è nessuno.” E proprio in quel momento qualcosa svolazzò via dai cespugli. “Oh, era Yay...” mormorò il servo “... la civetta meccanica di sua signoria. Forse è stata lei a fare rumore nei cespugli, facendovi così impressionare, signore.” |
Risi alle parole di Lucius: "..adesso vorresti vedere una camera delle torture? Oh, santi numi.. ci mancherebbe solo quella... beh, l'atmosfera qui intorno in effetti è abbastanza cupa..".
Ma poi restai immobile a vedere la porta che si apriva, e mi avvicinai per vedere meglio. La aprii del tutto con una mano, svelando soltanto altra oscurità. "..Che dici?" dissi poi rivolta a Lucius "..andiamo a cercare la camera delle torture?" ridendo "...faresti meglio a pregare di non vederne mai una, altrochè... ma ormai mi hai incuriosito.. e sai quanto sono curiosa...". E, così dicendo, entrai nella stanza, feci qualche passo, e cercai di orientarmi in quella oscurità. "..Che fai, mi lasci andare tutta sola?" dissi voltandomi indietro. |
Eravamo improvvisamete senza senno......."Elina ma hanno ragione loro......ma come possiamo esserci sbagliate.......sono le statue...noi abbiamo visto ed udito una bellissima statua.......infatti dovrebbe essere quella dietro di voi Elina.......oppure no quella sul vostfo fianco destro.....o magari tutte e due.......gia statue parlanti......e il rumore? Il gufo di sua signoria.......logico......come non averci pensato.....pero'perdonatemi.....noi vogliamo rimanere qui.....torneremo alla nostra stanza per riposare.....piu' tardi.e' vietato ?....."........
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Con la torcia mi feci luce in quel tetro corridoio e notai nel muro degli strani segni, avvicinai la fiamma e li toccai...non riuscivo a capirne il significato, l'idioma era a me sconosciuto ma era strano che il loro colore fosse rosso e più volte appariva l'immagine di un occhio. Non potevano essere scritte antiche, la dimora sembrava almeno di recente costruzione..ma un rumore in lontananza mi destò, trasalii e il cuore batteva forte.
Mi voltai subito cercando di mantenere la calma, e subito notai una luce mi avvicinai di più era una stanza da dove proveniva quel bagliore. Mi trovai davanti la porta...che fare? Presi coraggio...che poteva spaventarmi...avevo una sorella e una antenata annegate per amore in un pozzo di cui si narravano misteriose leggende. Aprii lentamente quella porta e guardai furtiva dentro. |
Mi ero avvicinata alla finestra mentre il maestro George parlava ed ero rimasta in silenzio a fissare quel susseguirsi di monti e valli che segnavano l’orizzonte intorno alla città fortificata, riflettendo.
Quando la voce dell’uomo si spense, nella sala calò il silenzio... un silenzio che ruppi soltanto alcuni minuti dopo... “E’ un governo assolutistico quello che ci avete appena descritto... dispotico, addirittura! E mi disgusta anche solo pensare di dover concedere il pur minimo margine all’arrogante avanzata di quella stirpe di guerrafondai!” Tacqui... ed i miei occhi rimasero lontani, sull’orizzonte, ancora per qualche momento. Infine voltai le spalle alla finestra e tornai a fronteggiarli. “Va bene!” dissi “Se questo è davvero il vostro pensiero, miei signori... che sia così, dunque! Organizzate quel torneo, se lo ritenete così opportuno, e traetene il vostro campione. A me non interessa: ho piena fiducia in voi e lascerò che siate voi a scegliere per me. Solo una condizione impongo: che questa presenza non tenti di mutare i miei piani e le mie decisioni... non voglio interferenze in ciò che farò e riterrò opportuno di fare... non tollererò obiezioni a nessuna delle mie decisioni!” Per qualche istante fu il silenzio nella sala... ero certa che non ci fosse bisogno di ribadire ulteriormente quel concetto, lasciai loro soltanto un momento di quel silenzio perché ne comprendessero la gravità. “Adesso...” tornai poi a dire, in tono più leggero “Mi perdonerete, ma intendo ritirarmi... Maestro, lieta di ritrovarvi! Arconte, buona serata!” Così dicendo, mi voltai e mi diressi verso il fondo della sala per poi, da sola, raggiungere le mie stanze. |
Il paggio sorrise a quelle parole di Elisabeth.
“Questo castello” disse “è la vostra dimora per ora e qui siete come padrone. Sua signoria ha messo l'intero maniero e noi tutti al vostro servizio, milady.” Mostrò un lieve inchino. “Molto presto, forse domani, sarete ricevute dal nostro signore. Ora vi auguro una serena serata.” E si allontanò. “Questo luogo mi piace sempre meno.” Fece Elina. “Troppi misteri, troppe ombre... non so... e poi quella donna... non era una statua e lo sai anche tu... ora cosa hai mente? Se un po' ti conosco e ti conosco, lo sai... tu non tornerai nella stanza se non troverai prima quella donna, vero?” Ma appena Elina smise di parlare, nell'aria si diffuse uno strano suono. “Cos'è?” Stupida la donna. “Sembra una specie di corno... ma da dove arrivava?” Di nuovo si udì quel suono. Era lento, prolungato, con tonalità incostanti. “E' il Brasinga.” Ad un tratto una voce. “Quel suono è il Brasinga. Si produce con uno speciale corno cerimoniale. Probabilmente nessuno in questo secolo ne ha mai visto uno.” Era una vecchia servitrice. |
Altea aprì la porta di quella stanza, ritrovandosi in un luogo non molto ampio e desolato.
Era arredata da un grosso tavolo e due sgabelli, ma ovunque vi erano libri molti antichi. Al centro del tavolo vi era uno aperto, con un'illustrazione che occupava l'intera pagina. Era rappresentato uno strano disegno. Uomini e donne nudi in una grande vasca, attorno alla quale spuntavano piante sconosciute, tutto sotto l'attenta custodia di un grande occhio. Le parole presenti appartenevano allo stesso idioma che Altea aveva visto nel corridoio. E proprio in quel momento ella si accorse di un'altra cosa. Una lunga clamide adagiata su dei libri, con accanto un cappuccio. Erano entrambi di un colore spento, come un grigio sbiadito, sporco, incerto. In quella stanza vi era qualcosa. Qualcosa che rendeva Altea inquieta. In quella stanza si respirava un misto di apatia, angoscia, ossessione. Ad un tratto però, come a destarla da tutto ciò, avvertì qualcosa alle sue spalle. Un ringhio. Si voltò e vide un molosso che la fissava minaccioso. |
Lucius non rispose nulla.
Era visibilmente inquieto. Tuttavia scosse il capo ed entrò, precedendo Clio. “E' buio pesto...” disse tentando di muoversi in quell'oscurità “... spero non ci siano muri o cunicoli...” Cominciarono così, anche se a fatica, a scendere alcuni gradini. Ad un tratto i due giovani udirono qualcosa. Erano voci sovrapposte, che intonavano strani ed inquietanti canti incomprensibili. E una luce si vedeva in lontananza. “Cosa sarà?” Turbato Lucius. “Proviene tutto da quella luce lontana...” I due allora si avvicinarono, con cautela, a quel chiarore. Era un arcosolio in muratura, dentro il quale vi era una piccola apertura che dava poi su uno stretto cunicolo sotterraneo. E da questo arrivavano quei canti. “Sembra di scendere attraverso delle catacombe...” mormorò Lucius. Ma la curiosità dei due ragazzi era molto forte. Così proseguirono, giungendo alla fine dello stretto cunicolo. Allora si affacciarono in un'altra apertura che chiudeva quell'angusto passaggio e ai loro occhi apparve qualcosa di incredibile. In un vasto antro sotterraneo, illuminato da decine di torce, stava avvenendo un rituale. Diverse figure con lunghe clamidi e cappucci stavano raggruppate davanti a misteriose immagini incise nelle pareti rocciose. E tra queste figure dominava una grande occhio che sembrava fissare tutto quello che lo circondava. |
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