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Tirai un sospiro di sollievo, uscendo dal Palazzo Reale... non avevo mai amato molto queste occasioni ufficiali.
Seguii, dunque, fuori Jacopo e l'uomo di nome Simone... osservavo quest'ultimo... non mi piaceva, c'era qualcosa di mellifluo e sfuggente nel suo sguardo che contrastava con il gesticolare sbrigativo... E tuttavia a colpirmi fu l'agitazione che li pervadeva entrambi, l'urgenza della voce nell'esporre il problema al Re... "Mi sembra di capire che questo misterioso ladro vi preoccupa seriamente, messer Simone..." dissi gentilmente, uscendo nel cortile "Pensate davvero, dunque, che qualcuno voglia rubare... come si chiama?" voltandomi appena verso Jacopo "Il... Verziere Fiesolano, dico bene? Non pensate che sia solo una burla, mi par di capire..." I miei occhi si mossero tra i due... "Ma poi... perdonatemi, ma io proprio non capisco... perché mai qualcuno che intende rubare un oggetto, debba prima gridare la sua intenzione ai quattro venti e rendere così la sua impresa immensamente più difficoltosa? Siamo dunque di fronte ad un pazzo, o ad un ladro esibizionista?" |
"Madama Matilde, vorrei avere un abito composto da più parti sovrapposte, tutte in chiffon. I colori utilizzati vorrei che fossero l'azzurro, il rosa e il lavanda.
Gli strati devono essere di lunghezze diverse. Le maniche devono essere corte, a metà del braccio, e devono ricadere morbide. Il seno deve essere ricoperto da una fascia di pizzo bianco e da uno strato inferiore sempre color lavanda. La fascia-nastro sotto il seno, la vorrei rosa. Ecco l'abito si può vedere in questo libro". Gli porsi il libro per fargli vedere la figura. http://4.bp.blogspot.com/-LeFzyFZZNq...swimdress2.jpg |
Alle ultime parole di Mussan ritrassi subito la mano.
I miei occhi si posavano sugli uomini presenti ascoltando silenziosamente i loro discorsi ma trasalii nell' udire la parole di Azable...che stava a significare che ero parte della banda...che tipo di banda tanto da sincerarsi se si potevano fidare di me. Mille dubbi mi assalirono...."Di che banda state parlando milord Azable?Voi mi avete offerto un posto come modella ma non di far parte di una banda..siate sincero con me..altrimenti me ne andrò e farò finta di non avervi nemmeno incontrati" dissi guardando gli uomini con aria interrogativa. |
" Non c'e' motivo per uccidere nessuno....Padre Anselmo non ci sarà di ostacolo......attenderà il mio ritorno giorno e notte......sono cresciuta in questa Chiesa.....senza genitori lui mi ha cresciuta....era l'unico posto dove mi si offriva un riparo e affetto......." vidi i due sgherri ammutolirsi alle parole del Capo......e dopo che si fu addormentato....andai da Padre Anselmo...." Padre, come state ?.....questa non ci voleva....venite, sediamoci su quella panca, domani non avrete piu' nessuno tra i piedi, guardate che Donna Agnese sa che avete un brutto raffreddore con bubboni.....era l'unico modo per tenere lontani i parrocchiani, i bambini staranno a casa...sino a quando non andrete a trovarli voi....Padre...volevo parlarvi di Sygma...e' lì che voglio andare...sapete di quel quadro che vogliono rubare, c'e' una ricompensa per chi eviterà che questo avvenga.......sapete quanto bisogno ho di quei soldi.......la casa...i bambini...il minimo indispensabile......l'altro giorno ha piovuto e una piccola parte di tetto non ha retto.........so che non siete d'accordo perchè io affronti questo viaggio.....ma con l'elemosina che mi danno e i pochi lavori che riesco a fare....non ce la faccio.......alle volte in sogno mi appare un uomo ricco.....che si prenda cura di me e dei miei diavoletti.....ma quello Padre e' piu' di un miracolo credetemi............un ultima cosa prenderò i sai da Frate che avete nella Sagrestia li farò indossare ai due uomini .......dirò che sono dei Frati muti e io li sto accompagnando al convento di Sygma..........e ora Padre Beneditemi............".......attesi la sua Benedizione...non sarei andata a riposare senza
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Jacopo fissò Talia e poi Simone.
I suoi occhi scuri erano impenetrabili ed enigmatici. C'era qualcosa in quegli occhi. Qualcosa che li aveva sempre caratterizzati. Come se riuscissero sempre a celare le sue emozioni ed i suoi stati d'animo. Jacopo era un uomo particolare. Un uomo sempre capace di misurarsi, di controllarsi, di far valere la ragione sempre e comunque. Ma nello stesso tempo animato da una forza non comune. Forza che aveva sempre messo al servizio di se stesso, come tutti quegli uomini che non credono al Destino ma solo alle loro qualità. “L'uomo che si nasconde sotto il nome di Mirabole” disse Simone alla ragazza “è sicuramente, come giustamente dite, un esibizionista, un megalomane, un fanatico.” “Un mitomane.” Fece Jacopo. “Si e della peggior specie.” Annuì Simone. “Magari” osservò il capitano “non è solo un uomo a nascondersi dietro quel nome, ma più uomini... forse una banda...” “Non saprei...” mormorò Simone “... quando affronto un avversario preferisco conoscerlo prima bene... e studiando i suoi precedenti furti ho l'idea che ci troviamo di fronte ad una sola mente... un indole così esaltata da se stessa da spingere, ho motivo di credere, a questi furti per il solo gusto, o per meglio dire bisogno, di far parlare di sé... e questi tratti, così tutti insieme, ed affiancati alle indubbie qualità criminali, all'audacia e all'inventiva quasi scenica delle sue azioni sono rare da riscontrare in più uomini... e poi quel quadro non è un semplice oggetto d'arte secondo qualcuno...” “Esagerazione...” sbuffò Jacopo interrompendolo “... se esiste davvero questo Mirabole, allora prima o poi sarà a tiro della mia spada...” guardò poi Talia “... ma non voglio parlare di questo ora... Simone, a presto...” “A presto, capitano...” con un cenno di assenso il viceprocuratore “... milady...” E Jacopo e sua moglie tornarono a casa. E appena giunti, uno dei servitori consegnò al capitano un biglietto. “E' un invito...” guardandolo Jacopo “... per una festa pare...” |
Padre Anselmo tentò di far desistere Elisabeth da quel suo proposito, ma non ci fu nulla da fare.
Seguire quegli uomini o andare a Sygma per difendere quel quadro erano, agli occhi del prete, la medesima cosa. Un'assurdità. Venne però il mattino e il capo si sentiva un po' meglio. Tuttavia la sua ferita era ancora fresca e questo fece preoccupare i suoi due compari. “Non importa...” disse lui “... guarirà da sé...” I tre allora, come proposto da Elisabeth, indossarono quei sai. “E voi?” Chiese il capo alla donna. “Come vi vestirete? Da suora?” “Inoltre serve un carro per partire...” fece Monty “dovete procurarcelo voi...” “Trovatene uno” il capo ad Elisabeth “e Monty e Ioga lo ruberanno...” |
Tutto come previsto Padre Anselmo fece di tutto perchè tornassi sui miei passi....ma non c'era nulla da fare, questa era l' unica strada.......i tre briganti misero il saio.....e ora?....." No...non ci sarà nessuna suora , ma tre frati muti....cosi' evitiamo che aprendo la bocca l'ignoranza si dilaghi......essendo voi muti io sarò colei che vi accompagna al convento di Sygma......"....pensavo che fosse tutto finito e che avrei potuto tirare un sospiro di sollievo e invece....volevano un carro.....gia' un carro...il Capo aveva ancora problemi alla gamba..camminare per lui sarebbe stato impossibile.......chiusi i pugni come se volessi scaricare tutta la violenza non sulle loro facce invece lo feci sui palmi delle mie mani......." Mi avete seguita...quando sono uscita da qui...la prima casa in cui mi sono fermata nella parte sul retro ha due carri....credo che alla signora...uno possa bastare.......e ora fatemi il favore.....non chiedetemi più nulla....sto pagando una colpa che non mi appartiene...".......mi avvicinai a Padre Anselmo...." fate che il buon Dio mi perdoni......infondo, a lei uno bastava...".....mi sedetti su una vecchia sedia di paglia...ed attesi che quel carro mi portasse via di lì.....
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I miei occhi si spostavano tra Jacopo e Simone, mentre parlavano...
ero vagamente stupita... forse ero io ad essere nel torto ma io non riuscivo a vedere quel Mirabole come una grande minaccia... insomma... dopotutto aveva annunciato le sue intenzioni, no? E quindi quel quadro poteva essere ben protetto... anche a costo di farlo piantonare giorno e notte... non capivo come mai si dessero tanta pena... Jacopo, tuttavia, troncò presto il discorso... mio marito non amava che io mi immischiassi in questo genere di cose e lo lasciò bene ad intendere tanto a me quanto a Simone... ci congedammo dal viceprocuratore, dunque, e tornammo verso casa. Qui ricevemmo una sorpresa... Citazione:
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Jacopo aprì il biglietto e lo lesse.
“E' di messer Nicolò Accio, il banchiere...” disse il capitano “... pare voglia dare una festa di presentazione, per il debutto in società di sua nipote... sarà un ricevimento in grande stile... praticamente ha invitato tutta la crema di Sygma...” fissò Talia “... immagino sia inutile chiederti se tu voglia andarci o meno...” sorrise “... beh, un'occasione mondana che forse mi viene in aiuto per farmi perdonare della nostra Luna di Miele mancata... o per meglio dire solo rinviata... su, preparati e va a far compere... voglio che tutti muoiano di livore per la mia bella moglie... acquista l'abito più bello e i gioielli più costosi... sarai tu il centro della festa, lo so... e sarò l'uomo più fortunato di Sygma...” |
Padre Anselmo toccò con dolcezza il capo di Elisabeth, quasi a volerle perdonare quelle colpe non sue, ma procurate.
Iddio Onnipotente, infatti, sa che spesso le colpe dei miserabili sono indotte da oscuri demoni, che il più delle volte assumono i tratti dei nostri simili. Nostro Signore, nelle Beatitudini, invocò la Giustizia Suprema. E forse, quella Giustizia, richiede che quei volti non giungano mai nel Regno dei Cieli. I due briganti così rubarono quel carro. Poi, insieme al loro capo, indossarono quei sai. Verso il tardo pomeriggio, finalmente, con Elisabeth, lasciarono la chiesa, indirizzandosi verso le porte di Camelot. E quando le raggiunsero, videro alcuni soldati a controllare l'ingresso. “Badate di non tradirvi, o vi sgozzò all'istante...” disse il capo ad Elisabeth. E giunti al posto di controllo, i soldati fermarono il carro. “Chi siete?” Chiese uno di quelli. “E dove siete diretti?” |
Sorrisi appena alle parole di Jacopo...
“Stai di nuovo tentando di corrompermi, Capitano... sei molto scorretto!” risi appena “Ma... c’è da darti atto che almeno sai come fare...” Lo scrutai per un istante, lievemente divertita... “Certo che ci andremo, a quella festa...” dissi poi “E... certo che andrò a fare spese... in fondo, me lo merito, no? Un piccolo dono di nozze...” Gli strizzai appena l’occhio, poi mi diressi verso la stalla... “Prendo la tua carrozza!” dissi divertita, allontanandomi. Pochi minuti dopo, il cocchiere di Jacopo di fermò davanti al laboratorio di Madama Lucia, la mia sarta preferita. Con un sorriso, scendendo dalla carrozza, lo ringraziai e subito entrai nella bottega. Mi ritrovai in una stanza non molto grande ma luminosissima, con alte finestre che si aprivano sulla strada... tutto intorno era lindo e pulito e un buon profumo di lavanda e gelsomino pervadeva l’ambiente. “Buongiorno, madama!” salutai, individuando la donna oltre il bancone in fondo, intenta a riporre un rotolo di candido tessuto. |
Azable sorrise a quelle parole di Altea.
“Milady...” disse “... vi ho detto che sareste stata mia modella ed è la verità... io sono un artista e voi sarete la mia musa ispiratrice, facendo parte del mio prossimo capolavoro... vedete... siamo una banda... una banda particolare... siamo artisti, poiché facciamo arte... e infatti il mio prossimo capolavoro sarà legato intimamente all'arte... la più eccelsa... ruberemo un quadro... e non un quadro qualunque...” |
Sgranaii gli occhi..."Rubare? Ma non ditemi...che voi..voi...siete il fantomatico ladro che vuole rubare il quadro a Sygma..." mi sedetti un attimo, presi una brocca di acqua e versai il liquido in un calice di cristallo per tranquilizzarmi.."No...io non sarò mai complice per questo...ne va del mio buon nome di baronessa" esclamai per poi mettermi una mano in bocca per ciò che avevo appena detto.
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Massimo fece preparare da sua moglie qualcosa da mangiare per Clio, mentre lui diede un'occhiata ai ferri del suo cavallo.
Poi ordinò a sua moglie di preparare la stanza per gli ospiti, in modo che la ragazza potesse riposare. Clio mangiò e poi andò a letto. E subito cadde in un sonno profondo. “Hai finito” disse con disprezzo la donna “di farmi lavorare come una schiava?” “Sta zitta, donna!” Fece Massimo. “Non capisci? Ho messo del sonnifero nel suo cibo... ora dormirà come un sasso fino a domani... adesso entrerò nella sua stanza, ruberò tutto ciò che possiede e la riempirò di botte... domattina la caricherò sul calesse, per poi scaricarla nel bosco, dove solo gli animali selvatici la troveranno... naturalmente il suo cavallo lo terrò per noi...” “Fallo subito allora!” Esclamò la donna. Massimo annuì e con un secondo mazzo di chiavi entrò nella stanza di Clio che dormiva. La notte trascorse rapida e al mattino Clio si risvegliò ancora in quella stanza. “Milady...” bussò la moglie del maniscalco “... ho cotto del pane e raccolto un po' di frutta... appena vorrete, la colazione è pronta che vi attende...” |
“Lady Talia...” disse madama Lucia sorridendo “... che piacere! Come sta il capitano? E ditemi... in cosa posso servirvi?”
Ma proprio in quel momento entrò lady Silvia. “Milady...” salutando Talia “... anche voi a fare compere? Immagino sia per la festa del banchiere Accio... ha invitato anche la mia famiglia ed è per questo che sono venuta da madama Lucia... pare ci sarà la più alta società cittadina... ed io non voglio sfigurare.” “Si, ho sentito che ne parlavano due cameriere del banchiere stamani...” intervenne la sarta “... sarà davvero la festa più bella degli ultimi tempi...” “Cosa dite voi?” Fece Silvia guardando Talia e poi Lucia. “Ci sarà anche lui?” E sorrise. |
Mi avrebbero sgozzata.....avrei preferito morire se non fosse stato per chi mi attendeva a casa......alle porte di Camelot....le guardie ci attendevano...." Salve soldato.....sono una parrocchiana di Padre Anselmo....e sto accompagnando tre suoi confratelli al convento di Sygma.......poverelli sono sordi e sono muti.....Padre Anselmo mi ha promesso qualche preghiera in piu' per il paradiso...ed ho fatto la buona azione..... potete pure frugare nel carro c'e' tutta la povertà di Camelot......almeno qualche spiccio me lo potreste dare voi...per la carità Divina....."...tesi la mano verso il Soldato...
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Sorrisi lievemente alle due donne, iniziando a vagare per la bottega, sfiorando le stoffe e i modelli ai manichini... la loro curiosità mi divertiva un poco...
evidentemente c'era grande aspettativa in città per quell'evento, pensai... E tuttavia fu solo alla domanda di lady Silvia che compresi che cos'era realmente a smuovere tutta quella curiosità e quell'agitazione... ridendo tra me, dunque, sfoderai l'aria più sorpresa e ingenua che riuscii a tirare fuori e sollevai gli occhi su Silvia... "Lui?" domandai, apparendo sinceramente sorpresa ma divertendomi tra me, in realtà, un mondo "Perdonatemi, milady... ma... lui... chi?" |
“Oh, non confondiamo...” disse Azable ad Altea “... io sono un professionista... non un pagliaccio... non metterei mai in mostra uno dei miei lavori...” scosse la testa “... io ruberò quel quadro, certo, e metterò così in ridicolo quel pagliaccio... com'era il nome?”
“Mirabole.” Rispose Mundos. “Già, nome assurdo tra l'altro...” fece il barone “... comunque...” tornando a fissare Altea “... noi non siamo semplici e volgari ladri... ma artisti del furto...” “Un momento...” avvicinandosi a lei Mussan “... cosa avete detto? Siete una baronessa?” |
Mi ammutolii...erano pur sempre dei ladri..e io ne ero entrata a far parte.
Poi quella parola a bruciapelo di Mussan...era inutile celarsi..loro si erano scoperti e forse, chissà, mi avrebbero lasciata libera se sapevano non ero una umile serva. "Ebbene si..." dissi osservandoli "pure io ho i miei misteri..sono baronessa..piacere lady Altea Victoria Mac Parker. Sono fuggita da casa...senza però portarmi nemmeno un soldo quindi non pensiate disponga di denaro, sono solo fuggita dal mio palazzo contro un destino avverso. Ma certo..non immaginavo di entrare a far parte di una banda di ladri..mi spiace milord Azable, voi potrete rubare quel quadro anche a fin di bene...come dite voi" e seguii una strana smorfia da parte mia "ma io non sarò vostra complice...quindi dimentichiamo di esserci conosciuti e ognuno se ne andrà per la vostra strada" e mi avvicinai faccia a faccia al barone guardandolo negli occhi..."O mi dite veramente cosa dovrei fare io". |
“Ma come...” voltandosi Silvia verso Talia “... volete dire che non sapete nulla?” Sorrise guardando la sarta. “Ma il nostro misterioso forestiero! Chi altri!” Esclamò. “In città non si parla d'altro! E anzi si vocifera che il banchiere abbia colto l'occasione per invitarlo. Pare poi che il nostro enigmatico milionario, se non miliardario, sia giunto qui per trovare moglie!”
“Ma si sa chi sia?” Chiese Lucia. “Mah...” mormorò Silvia “... qualcuno afferma sia un principe orientale arricchitosi con la pirateria... altri invece che sia scappato con il tesoro sottratto ad un nobile greco... addirittura altri ancora giurano sia il figlio illegittimo di un vescovo e che la sua ricchezza sia il pegno per il suo silenzio...” “Che assurdità.” Scosse il capo Lucia. “Chi l'ha visto” eccitata Silvia “dice che il suo accento è un misto tra il provenzale ed il greco... fatto sta che non vedo l'ora di scoprire chi sia davvero costui!” |
Ero davvero stanca, infondo, erano due notti che non dormivo.
Mi abbandonai ad un sogno senza sogni, finché, la mattina dopo, la moglie del maniscalco mi svegliò. "Grazie, troppo gentile..". Mi alzai e iniziai a vestirmi. Qualcosa però non quadrava, il mio zaino non era dove l'avevo lasciato. Qualcuno era entrato nella mia stanza, sgranai gli occhi con orrore. Avrei dovuto dar retta alla parte di me più ansiosa e diffidente. Corsi a controllare che fosse tutto al suo posto, che non mancasse niente. Dopodiché, sarei scesa di sotto portando con me il mio bagaglio. Prima lasciavo quella casa e meglio era. |
Risi appena a quella massa di congetture...
Silvia era inesauribile ed ero certa che, se solo le si fosse dato spago, avrebbe potuto continuare fino al giorno seguente a fantasticare... "Oh, potrebbe essere queste cose e molto altro... un cercatore di tesori... un furfante... o forse solo un uomo d'affari..." Mi voltai verso Lucia... "Mi piace questa, madama!" indicando una stoffa leggera, color pervinca con ricami lilla e in sottilissimo filo perla "E vorrei un abito ricco, lungo, con le maniche ampie... Vorrei stupire Jacopo... e poi..." Lanciai un'occhiata a Silvia... "E poi... dobbiamo essere in grado di non sfigurare di fronte al vostro misterioso straniero, vero, milady?" soggiunsi scherzosamente. |
“Eh, cosa volete, milady...” disse Silvia a Talia, mentre sceglieva tra varie stoffe “... mica siamo tutte fortunate come voi... un marito affascinante, ricco, stimato, ammirato... avete trovato il grande Amore, quello dei romanzi... noi invece lo stiamo ancora sognando...” sorrise “... capirete dunque che la nostra attenzione è tutta per lui, per quell'enigmatico straniero... ma sono certa che il vostro capitano apprezzerà di vedervi così bella solo lui... prendo questa, madama Lucia...” indicando una stoffa alla sarta “... ammesso poi” aggiunse “che il nostro misterioso forestiero sia uomo da lasciarsi affascinare da qualche semplice e ingenua dama... magari, ricco come si ritrova, è anche misantropo... si sa, questi ricchi sono spesso indifferenti a tutto... fortuna che voi non avete di questi problemi, lady Talia...” sorridendo di nuovo “... eh, povere noi dame sole ed infelici...”
“Vi confeziono subito l'abito, milady.” Disse Lucia alla moglie del capitano. |
Madama Matilde annuì alle indicazioni di Eilonwy e poi, guardando l'illustrazione sul libro, cominciò a preparare quell'abito che doveva essere pronto per la festa.
Intanto nel palazzo continuavano i preparativi. Paggi e valletti preparavano le varie stanze, soprattutto il grande salone, cuore del ricevimento, mentre i cuochi avevano già iniziato a far arrivare tutti gli ingredienti per la loro cucina. Nicolò allora chiamò sua nipote. “Dimmi, cara...” disse mentre era con il suo cuoco “... quali sono le tue pietanze preferite? La festa è in tuo onore, dunque ogni cosa dovrà compiacerti.” |
Madama Matilde dopo aver confezionato il mio nuovissimo abito, me lo porse.
Cestia mi levò il vestito greco e mi mise l'abito di Madama Matilde. Mi stava alla perfezione. Mi fecero mettere delle scarpe azzurre con il tacco. Mi tolsero la corona di fiori e mi misero sulla testa una corona in oro bianco ed argento. Infine mi misi una collana d'oro bianco appartenuta a mia madre. http://www.mispueblos.es/fotos/foto/g/00022859.jpg http://image.dhgate.com/albu_2225415...r-necklace.jpg |
Clio controllò il suo bagaglio con attenzione.
Era infatti stato spostato da come lo aveva messo lei, tuttavia nulla sembrava mancare. La moglie del maniscalco chiamò ancora. La colazione era infatti pronta. In casa però non c'era il marito. Dal porticato si vedeva infatti che mancava il suo carretto. In quel momento arrivò qualcuno. “Signora...” disse il cliente “... dov'è vostro marito?” “E' andato in città per una faccenda importante.” “In città?” Stupito quello. “Ma se gli avevo detto che avrei portato qui il mio calesse! E poi si lamenta che non ha lavoro! Ed è stato lui a insistere perchè venissi qui!” “Oh, non seccatemi!” Sbottò la donna. “Andate al diavolo voi e il vostro calesse!” E lo cacciò via, in malo modo, con una scopa. E dopo averlo cacciato tornò a rivolgersi a Clio. “Su, mangiate...” con tono dolce “... il pane è caldo e la frutta è fresca... ho preparato tutto per voi...” |
Il soldato sorrise, ma senza lasciare alcuna moneta ad Elisabeth.
“Su, potete passare...” disse poi “... e pregate anche un po' per me...” Il carro, così, lasciò Camelot. “Ottimo lavoro...” compiaciuto il capo “... siete stata in gamba...” mentre Monty e Ioga esultavano per averla fatta franca. Ad un tratto però videro un drappello di soldati che tornava verso Camelot. “Cosa diamine vorranno questi ora?” Imprecò Monty. “Non traditevi...” fece il capo fissando Elisabeth. I militari raggiunsero il carro e lo fermarono. “Chi siete?” Chiese il loro capitano. “Stare qui è pericoloso... sono evasi dalle prigioni tre feroci assassini e questa zona è pattugliata notte e giorno.” |
Azable guardò negli occhi Altea per lunghi istanti.
Poi scoppiò a ridere. “Un genio...” disse “un genio! Si, lo sono davvero! Tanto da stupire ogni volta me stesso!” “La strozzo, barone?” Chiese Kos. Assolutamente no!” Rispose il barone. “Sono stato straordinario a riconoscere che aveva qualcosa di unico e speciale... e infatti è una nobile!” Sorrise. “Milady...” fissando Altea “... vi propongo un patto... io vi aiuterò a fuggire... mentre voi aiuterete me a rubare quel quadro... come? Semplicente entrando nella mia banda. Amo la perfezione e la banda non era completa... mancava un tocco di bellezza, femminilità e classe... e con voi ora saremo completi... è deciso, siete dei nostri! Kos!” “Agli ordini, barone...” “L'ordine del giorno.” Mormorò Azable. “Novità sul misterioso Mirabole?” “No, barone.” Scuotendo il capo Kos.“Ma pare ci sia movimento in città.” “Ossia?” “Una festa dove parteciperà tutta l'alta società.” “Ottimo!” Eccitato il barone. “Sarà un'occasione per conoscere i piani dei funzionari reali per difendere e proteggere il quadro. E magari scopriremo qualcosa su quel pagliaccio che vuole rubare ciò che ruberemo invece noi!” |
Eilonwy provava i gioielli da indossare alla festa.
Intanto suo zio era davanti a lei. “Allora...” disse l'uomo “... cosa mi rispondi, cara? C'è qui il nostro maestro di culinaria che attende di sapere i tuoi gusti.” indicando il suo cuoco che era accanto a lui. |
"Caro zio a me piacciono tutti cibi esistenti, scegliete pure per me. A me andrà bene qualsiasi cosa. Io non saprei da dove cominciare. Ma se proprio devo scegliere, andrei su un menu' italiano".
Sarebbe stata una festa magnifica ed interessante. Chissà quali persone avrei conosciuto stasera? |
I miei occhi fissarono a lungo quelli di Azable..quando egli li distolse in una risata clamorosa..osservai lui e gli altri della banda e pensai che forse più che di bellezza avessero bisogno di qualcuno con un pò di cervello...sospirando...non ero a mio agio con loro.
"Perfetto Altea...ti sei liberata di un vecchio vedovo benestante per capitare in una banda di ladri alquanto strana..che vuole superare Mirabole e ancora non capisco il motivo" pensai irritata. Mi affacciai alla finestra dell'albergo e non mi ero accorta dello scenario che si poteva ammirare di Sygma...le alte guglie e le cupole delle chiese e cattedrali, i maestosi palazzi della gente ricca, le colline dolci che abbellivano l'orizzonte come un quadro, e poi delle casupole dove, probabilmente, abitava la gente più povera. Venni distratta dal discorso tra la banda..era meglio non reagire, ormai mi ero scoperta e per vendetta mi avrebbero potuto riportare a casa...per ora era meglio assecondarli. "Una festa..meraviglioso" dissi con un falso sorriso visto le avevo sempre odiate "allora dobbiamo cercare di avere gli inviti..io mi rendo disponibile da farvi da dama, milord Azable, anche perchè noto non conoscete bene come ci si comporta nella alta società..seppure vi facciate chiamare..barone" risposi con un sorriso ironico. |
Chiusi gli occhi e presi un profondo respiro, ogni cosa era al suo posto.
Legai il fodero con la spada alla cintura, con il cuore che batteva forte. Non potevo nemmeno immaginare l'idea di perderla, dovevo stare più attenta. Quando la voce della donna mi giunse dalla stanza al piano terra, mi scossi leggermente. Che impazienza… Scesi di sotto portando con me il mio esiguo bagaglio. "Grazie, perdonate.. mi sono attardata.." dissi sorridendo. Tuttavia, nonostante il tono gentile, la mia mente era inquieta. Qualcuno era entrato nella mia stanza, questo era sicuro. Allora perchè non derubarmi? Non avevo moltissimo denaro con me, ma era comunque più di quanto quel maniscalco avrebbe guadagnato in un mese. Dunque perchè non prendere niente? A meno che… Trasalii. A meno che non mi avesse davvero riconosciuta e pensasse di fare una fortuna consegnandomi. Non avevo fatto in tempo a sedermi, che un uomo entrò, chiedendo del marito. Solo in quel momento mi accorsi che non era in casa. Restai a bocca aperta davanti alla reazione della donna. Una faccenda importante? In città? E rinunciare a un cliente? Certo, pensai, bastava trovare qualche ricco mercante o banchiere amico di uno degli Uguali, e il gioco era fatto. Te l'avevo detto io, di non fidarti… non mi ascoltare, Clio.. fai l'incosciente.. Ma ciò che mi stupì ancor di più fu il tono con cui la donna si rivolse a me. Una gentilezza quasi melliflua. No, c'era qualcosa che non quadrava… "Grazie, ma non ho fame…" dissi, senza pensarci. Mi sentivo in gabbia, volevo scappare, volevo lasciare quel posto a tutti i costi. "Vi ringrazio davvero per l'ospitalità, per il cibo, e per i ferri.." dissi sorridendo alla donna "… tenete.." posando delicatamente delle monete sul tavolo, abbastanza per pagare abbondantemente quelle premure. "Ringraziate vostro marito da parte mia… io devo proprio andare.." sorrisi. Così dicendo, salutai la donna con un cenno del capo, e mi avviai verso la porta. Non vedevo l'ora di riprendermi Ercole e scappare via. |
Lo zio annuì a quelle parole di Eilonwy.
Diede allora disposizioni al suo cuoco circa il menù, rigorosamente italiano, da preparare per la festa. Intanto per il palazzo continuava quel via vai di valletti, paggi e servitori, tutti impegnati con i preparativi per il ricevimento. E Cestia, poco dopo, si presentò ad Eilonwy con una lunga lista. “Sono gli invitati che vostro zio ha voluto per la festa...” disse la servitrice “... il meglio della società di Sygma...” |
Azable mostrò una smorfia a quelle parole ironiche e taglienti di Altea, ma non commentò.
Si sedette e prese a riflettere sulla situazione. “Ci occorrerà un invito...” disse “... bisogna procurarcene uno...” fissò Mundos “... avete delle idee, professore?” “Abbiamo due possibilità, ragionevolmente parlando...” “Vi ascolto.” “O convincere il padrone di casa ad invitarvi...” “Oppure?” Chiese il barone. “Oppure sostituirsi a qualcuno degli invitati.” “Eccellente.” Annuì Azable. “Eccellente, professore. Mussan...” “Si...” fece lo spadaccino. “Scopri chi parteciperà a quella festa e valuta a chi poi sottrarre l'invito.” “Ci penserò io, barone.” “Naturalmente due inviti...” precisò Azable “... uno per me ed uno per milady...” indicando Altea. Mussan annuì ed uscì. “Ora vi mostrerò” rivolgendosi il barone ad Altea “che l'alta società è il mio ambiente naturale... non per niente sono un barone...” rise con soddisfazione. |
“Aspettate...” disse la moglie del maniscalco a Clio “... aspettate... già andate via? Mio marito non tarderà e ha piacere di salutarvi... vi va di restare un po' qui con me? Sapete... non amo molto restare da sola... vedete fuori? Sta piovendo e qui quando il tempo è brutto la campagna è ancora più desolata... ecco... mi sentirò più sicura sapendovi qui... con la vostra spada... vedrete... mio marito non tarderà...”
Intanto, nella capitale, al Palazzo di Giustizia, un servitore aveva informato il viceprocuratore del re che qualcuno chiedeva di essere ricevuto. “Di chi si tratta?” Chiese Simone. “Non conosco l'uomo” rispose il servitore “ma lui afferma di conoscervi...” “Il nome?” “Non mi ha rivelato il nome...” “Allora mandalo via, ho da fare.” “Ha però lasciato detto una curiosa frase...” “Frase?” “Si...” annuì il servitore “... locanda del Ponte... sette anni fa...” Simone trasalì. “Fallo passare...” Il servitore allora fece entrare l'uomo, per poi ritirarsi. “Tu?” Fissandolo il viceprocuratore. “Cosa vuoi tu da me ora?” “Ne avete fatta di strada, signore...” sorridendo Massimo. “Non ho nulla da spartire con te oggi...” “Credete?” Fece Massimo. “Eppure vi porto un buon affare... e noi ne abbiamo già fatti di buoni affari in passato, vero?” “Avanti, parla...” gli ordinò Simone. “Rammentate quando ci siamo conosciuti?” Mormorò Massimo. “Dodici anni fa... voi eravate un ambasciatore di Sygma sull'isola di Crysa... ed io il maniscalco del suo signore...” “Continua...” fissandolo Simone “... ti ascolto...” |
"Siete gentile, ma devo proprio andare.." dissi, infastidita dalle parole della donna.
La mia spada… Allora l'aveva vista, l'aveva notata. "Non dite così.." voltandomi a guardarla "…vedo che sapete bene come cacciare chi non vi aggrada.. salutate vostro marito da parte mia.. io devo partire, sono attesa a Capomazda, e sono già in ritardo, dovrò cavalcare notte e giorno.." mi voltai verso l'uscio e restai a guardare la pioggia. "Vi saluto ora.." dissi. Mi calai il cappuccio sulla testa e andai a prendere Ercole legato lì fuori. "Vieni bello.. andiamo via.." sussurrai al mio fedele amico. Montai in sella e mi diressi al galoppo verso la città. Adoravo cavalcare con la pioggia, Ercole era esperto, e non avevo paura. Sentire le gocce incessanti e taglienti abbattersi sul mantello, e sfiorare il viso mi dava uno strano senso di libertà. Dovevo fuggire, quell'uomo mi aveva riconosciuta, ne ero certa, ero in pericolo. Giunsi presto in città dove la gente cercava di ripararsi in qualche modo dalla pioggia. Non sapevo dove andare. E se alla locanda qualcun altro mi avesse riconosciuto? Sembrava una follia ma, come avevo incontrato quell'uomo, potevano essercene altri. E di certo non avrebbero difeso me. Mi serviva un posto dove andare, un alleato, un amico. D'improvviso, capii cosa dovevo fare, non avevo scelta. Percorsi velocemente la città, col capo coperto dal pesante cappuccio nero, e tornai sulla strada da cui ero arrivata. Benedissi il mio ottimo senso dell'orientamento che mi faceva ricordare alla perfezione ogni percorso che avevo fatto. Era assai difficile che mi perdessi. Alzai lo sguardo verso il palazzo davanti a me. Era imponente ma non sontuoso, era elegante e sobrio, ma c'erano delle guardie a sorvegliarne la porta, sopra di essa, lo stemma della fenice spiccava tra la decorazione. Dov'è il giardino? Un palazzo senza giardino? Mi augurai che avessero anche una residenza di campagna, vivere senza un giardino mi sembrava impossibile. Smontai da cavallo e lo consegnai ad una guardia, ammonendolo di prendersene cura. Salii la scalinata che portava all'ingresso principale, dove due guardie erano ferme, nel vedermi, spostarono lo sguardo fisso su di me. "Desidero parlare con il conte Roberto Fiosari.." dissi, abbassando il cappuccio, ritrovando l'autorità nella voce che avevo cercato in tutti i modi di abbandonare "..è una faccenda personale e riservata.." aggiunsi, anticipando le loro domande. Mi tolsi la catenina che portavo al collo e la diedi alla guardia. Era di mia madre, un filo d'oro semplicissimo che reggeva un'orchidea, simboolo del suo casato, la portavo sempre durante il giorno, quando non dovevo indossare ricchi gioielli abbinati agli abiti. Lui lo sapeva. "Dategli questa, e capirà chi sono, non è necessario che lo sappiate anche voi.. attenderò qui..". Era bastato un istante ed ero di nuovo me stessa. Posai la tazza di té, in fine porcellana cinese, e guardai l'uomo con un sorriso. "Ditegli che lo raggiungerò sul terrazzo…" sorridendo "..vogliate perdonarmi, signore.. tornerò immediatamente.." dissi rivolta alle tre dame sedute accanto a me. Uscii dalla stanza e mi diressi sul terrazzo a passo veloce, scesi la scalinata che conduceva alla grande sala e attraversai la grande vetrata. Lo trovai appoggiato al parapetto, lo sguardo rivolto al giardino. Nel sentire dei passi frettolosi si voltò e mi sorrise. "Ehi.. non ti aspettavo.." dissi, correndogli incontro "…ho giusto due minuti prima che si freddi il té..". Lui si inchinò rispettosamente "Altezza..perdonate l'intrusione, volevo solo vedervi.. devo.. devo parlarvi..". Gli lanciai un'occhiataccia scocciata e divertita allo stesso tempo. "Ditemi allora, Conte Fiosari, cosa volete condividere con la Maestà Nostra?" dissi in tono serio e cerimoniale, prendendolo palesemente in giro. Scoppiò a ridere, e io con lui. Odiavo il cerimoniale in presenza dei miei amici, mi piaceva pensare che per persone a cui davo fiducia e amicizia non fossi una titolo, ma semplicemente Clio. "Dicevi?" dissi, senza smettere di sorridere. Lui divenne serio immediatamente. "Devo partire, torno a Sygma.. tra una settimana.." con un tono che tradiva poco entusiasmo. "Beh, e non sei contento? Insomma.. capisco che non vi sia terra più bella di questa, ma è sempre bello tornare a casa…" sorridendo. Guardò lontano, cercando il mare con lo sguardo. "Mi hanno trovato una moglie, ci sposeremo in primavera.." alzò lo sguardo su di me, ma non disse altro. Una fitta dolorosa mi attraversò il petto, ma non la ascoltai, sapevo che prima o poi sarebbe successo, così come sapevo che non ci sarebbe mai stato nulla tra noi, nonostante l'evidente intesa che ci legava. Restai impassibile "E lei com'è?" "Non ne ho la minima idea.. ho chiesto di mandarmi un ritratto ma mi hanno detto che tanto tornare quindi.. non ce n'è motivo..". "Brutto segno…" con una smorfia "..speriamo non sia grassa o noiosa.. noiosa è peggio, fidati… ne conosco fin troppe..". Lui annuii e sorrise, senza convinzione. "Ti faccio le mie congratulazioni, allora.. Se vorrai tornare a trovarci con la tua famiglia, sarai sempre il benvenuto.." dissi, senza tradire emozioni. Dovevo andare, pensai dolorosamente, le dame avrebbero cominciato a innervosirsi, e mio padre non ne sarebbe stato felice. Gli porsi la mano perchè la baciasse "Addio, Roberto.. sii felice, mi raccomando..". Lui si inchinò, mi baciò la mano e alzò lo sguardo a cercare i miei occhi. Non vi trovò ciò che cercava, sapevo nascondere bene le mie emozioni. "Addio, Clio.. porterò Crysa nel mio cuore, per sempre..". Annuii e mi voltai verso il palazzo. "Clio.." mi chiamò nuovamente, con voce tremante. Voltai il capo e mi ritrovai gli occhi nei suoi, uno sguardo intenso in cui erano raccolte tutte le parole che non ci eravamo mai detti, parole che sarebbero rimaste inespresse per sempre. "Lo so.." dissi, rispondendo a quello sguardo con la medesima intensità "..in un'altra vita..". Lui sorrise senza allegria, io lo salutai con un cenno del capo e rientrai. Raggiunto il piano superiore, prima di tornare nella sala da tè, mi affacciai ad una finestra che dava sul giardino, e lo osservai allontanarsi. "Brutta storia, eh.." la voce di mio fratello mi fece sobbalzare. "Diomede, maledizione.. Mi hai fatto prendere un colpo, sciagurato.." dissi, voltandomi. "..scusa, ma non ho resitito.." ridendo. Lo guardai con una smorfia. "Ti piaceva, eh.." incalzò lui. Scossi la testa "..forse.. mi piaceva il fatto che mi vedesse esattamente per quella che sono, che sapesse tutto di me.." lo guardai e sorrisi "..e non mi prendesse per pazza…". Sapevo di potermi fidare di lui. Era difficile spiegare cosa ci legava, noi stessi faticavamo a comprenderlo. Ma qualunque cosa fosse, la fiducia ne era parte integrante. Mi chiesi se fosse cambiato o se fosse invece rimasto lo stesso. Fissai la porta per un lungo istante, aspettando. Odiavo aspettare, camminavo avanti e indietro per quel piccolo vestibolo, nervosamente, lanciando di tanto in tanto un'occhiata alla porta. Una piccola parte di me si chiese cosa avrei provato nel rivederlo. Niente, le risposi, niente.. non c'era mai stato niente e non ci sarebbe mai stato. Era solo un amico fidato, niente di più. |
"Accidenti certo che sono tanti. Pensavo che fossero una ventina, ma a quanto vedo sono piu' di una cinquantina..." dissi sorpresa "....Speriamo che siano tutti socievoli, gentili e cordiali".
Sopirai e dissi "Speriamo che non ci sia qualche dama o qualche cavaliere pronti a sparlare di me già vedendomi". |
Guardai negli occhi il soldato......aveva chiesto a me di pregare per lui..lo avrei fatto....e il carro ando' avanti, sobbalzando e facendo sobbalzare i nostri pensieri...i miei di sicuro....quando altri soldati comparvero ala nostra vista....non finiva pu', quella situazione sembrava senza fine....ci fermarono e ci fecero la stessa domanda.....la differenza fu...che ora sapevo chi fossero quei tre.....erano assassini ........ non avevo molto tempo per decidere......i soldati erano tanti e a cavallo ...loro erano con me sul carro.....contando il fatto che ero la figlia di nessuno che io vivessi o morissi per loro era una questione da niente...sapevo come andavano le cose per i poveracci.....una volta arrivata a Sygma io sarei stata libera......." O mio Dio degli assassini avete detto ?.....vedete questi tre monaci sono sordo muti e mi sono stati affidati da Padre Anselmo perche' li accompagnassi al convento di Sygma........penso che nessuno attacchi tre poveri monaci....in un carro vuoto..e s e poi vorranno il carro...che se lo portino pure...proseguiremo a piedi...intanto pregherò la Vergine Maria di proteggerci......".......non avevo mai detto tante cavolate in un solo momento.....devo dire il vero ?...non mi riconoscevo..piu'.....
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Sorrisi poichè immaginavo quegli inviti li avrebbero sottratti con l'inganno, li vedevo accordarsi mentre mi specchiavo e guardando se il mio volto fosse rimasto innocente e sincero come sempre lo era stato...magari avrei dovuto pure fingermi qualcun altro a quella festa.
Non sopportavo più quegli uomini...Azable poi si esaltava per qualsiasi cosa superficiale. "Scusatemi" dissi rivolgendomi alla banda "mentre voi vi procurate quegli inviti...io ho bisogno di aria fresca...no, non scapperò. Ho visto una stalla nell'albergo con dei cavalli, ho bisogno di una bella corsa a cavallo..sto soffocando qua dentro". Non ascoltai nemmeno la risposta, uscii dalla stanza e potevano pure seguirmi se volevano controllarmi. Chiesi allo stalliere dell'albergo un qualsiasi cavallo e di indicarmi la strada per la collina, salii in groppa al nero cavallo e presto, senza problemi, raggiunsi la radura più vicina. Scesi dal cavallo e lo legai a una staccionata e vidi un piccolo laghetto, mi sdraiai sull'erba fresca guardando le nuvole passare in cielo. Poi mi alzai e guardai la mia figura riflettersi sull'acqua del laghetto..respiravo a pieni polmoni l'aria frizzantina e osservavo il verde stagliarsi davanti a me. Finalmente..un pò di pace..non mi sentivo cosi tranquilla da molto..che sarebbe stato di me..dovevo accettare ora una vita raminga? E mi chiedevo se i miei genitori si fossero attivati in qualche modo per trovarmi. |
Il soldato fissò Elisabeth e poi gettò un'occhiata sui tre falsi monaci.
“Degli assassini come quelli” disse poi il militare “non si fanno certo degli scrupoli ad attaccare tre poveri monaci ed una donna... sono fuggiti qualche giorno fa dalle prigioni di Camelot, quando ormai il boia si apprestava ad impiccarli. Hanno ucciso il loro carceriere e stuprato una donna... durante la fuga però uno di loro è stato ferito... e sia... potete andare, ma seguite sempre il sentiero ed evitate la brughiera... andate!” E il carro riprese il suo cammino. |
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