“Si, signora.” Disse Stewart a Destresya. “In verità è stata una richiesta improvvisa... si tratta di una persona con un ruolo delicato... ci è arrivata la prenotazione meno di mezz'ora fa con la richiesta tassativa di massima discrezione... si tratta di sua eccellenza l'ambasciatore di Tofonia, signora.”

Fra la sigaretta e l'atmosfera, ma anche la vicinanza di Elv, mi sentivo bene, a mio agio, si respirava un'aria intima e piacevole.
Ascoltai l'inizio della storia di Elv, poggiando la testa sulle braccia e alzai le sopracciglia stupita a ciò che raccontò.
Per la sua prof.
Interessante.
Anche se il pensiero del nostro professore di Erboristeria risultava nella mia mente abbastanza grottesco, infatti lo allontanai immediatamente.
"E cosa fece dopo?" chiesi subito, curiosa.

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Elv tirò ancora una boccata dallo spinello.
“Beh...” disse fissando Gwen “... mi guardò con tenerezza, con un sorriso affettuoso... e mi disse che a lei i ragazzini non piacevano...” fumò ancora “... io la fissai e candidamente risposi... beh... vuol dire che staremo attenti a non farne... magari useremo il profilattico...” e scoppiò a ridere.

Lo ascoltai e alla fine roteai gli occhi scuotendo la testa.
"Beh, si apprezza l'onestà, senza dubbio..." prendendo la sigaretta "Oltre che l'attenzione alla sicurezza..." dissi, prima di ridere anche io e fare un tiro.


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"Tu non somigli per nulla alla mia prof..." disse Elv guardando Gwen "... no, decisamente..." fissandola mentre lei faceva un altro tiro "... però mi ricordi tantissimo una ragazzina... secondo banco nella fila centrale... aveva i tuoi stessi capelli e gli occhi verdi come i tuoi... non credo mi abbia mai rivolto uno sguardo..." ridacchiando.

"Spero sia un complimento" dissi divertita, quando disse che non somigliavo alla sua insegnante.
Poi, mi disse però che somigliavo a qualcun altro.
Una ragazza della sua classe.
"Beh, forse lei vedeva che tu guardavi solo la prof..." ridendo.

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Elv guardò Gwen negli occhi e sorrise.
“Facciamo un gioco...” disse fumando ancora “... esprimiamo un desiderio ciascuno... comincia tu...” passandola lo spinello.

Lo guardai incuriosita quando propose un gioco.
Un desiderio.
Interessante... pensai, mentre mi passava la sigaretta.
"Beh, ma dobbiamo aver cura di non dirlo ad alta voce... Altrimenti non si avvera..." dissi, con un vago sorriso.
Pensai alcuni secondi, forse un minuto intero e la mia mente tornò sempre lì, su quel pensiero fisso.
Speravo che questa sera insieme ad Elv non finisse mai.
Non sapevo se ciò faceva parte del romanticismo melenso che odiavo, ma era l'unica cosa che mi importasse.
"Fatto" dissi, con un sorriso, poi mi sporsi verso di lui "Ora tocca a te..." dissi piano, mentre posavo con due dita la sigaretta fra le sue labbra, quasi sfiorandole e lo guardavo con espressione e sorriso curiosi, perdendomi nei suoi occhi neri.

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“Beh, non sapevo che bisognava tenerlo segreto un desiderio per farlo avverare...” disse Elv guardando Gwen mentre appoggiava lo spinello sulle sue labbra.
Lui subito sporse la bocca quasi a simulare un bacio, sfiorando le dita di lei.
Allora fece un altro tiro e tornò a guardare la ragazza.
Erano vicinissimi, quasi l'uno sul viso dell'altra.
Allora Elv portò le labbra verso quelle di Gwen e la baciò.
La baciò intrappolando le labbra di lei nelle sue, assaporandole piano, ma in modo intenso, raggiungendo la lingua della ragazza con la sua, restando incatenati l'uno all'altra, in quel caldo bacio.

"Ah, sei poco informato, allora..." dissi piano, divertita.
Poi sorrisi quando le sue labbra baciarono le mie dita, le quali rimasero lì, ad accarezzarle.
Fin quando le sue labbra si sporsero e raggiunsero le mie.
Sentii un improvviso calore avvolgermi, ma non era affatto quello della stufa, e nemmeno della stanza.
Assaporò le mie labbra piano, ma intensamente, con trasporto e calore.
Affondai le mani nei suoi capelli, finalmente esaudendo quel bisogno irrefrenabile che avevo sentito fin dal primo istante, e lo avvicinai ancora a me quando le nostre lingue si intrecciarono, incatenandoci in quel bacio profondo e caldo.

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Qual bacio, caldo, intenso e profondo.
La musica di Lion come sottofondo, l'odore di fumo che disegnava nelle loro menti immagini di vaga tranquillità.
Si baciarono per un lungo istante, tra dolcezza e desiderio, ma poi la risata fragorosa di Ozzl echeggiò nelle loro orecchie.
“Ehi, questi due fanno progressi...” disse il grasso teppista “... bravi!” divertito.
Le altre ragazze guardavano Gwen con sorrisi maliziosi.

Congelammo quel momento con quel bacio, in quei momenti di leggera tranquillità, di intimità, dolcezza e calore.
La risata come sempre fragorosa di Ozzl ci riportò alla realtà ricordandoci che non eravamo soli, anche se nessuno dei due in quel momento se ne preoccupava, anzi.
Accennai poi un sorriso divertito guardando le facce delle mie amiche e mi sentivo terribilmente felice.
Guardai di nuovo Elv, sorridendogli e accomodandogli una ciocca di capelli.
"Il romanticismo ha funzionato..." dissi pianissimo, il mio viso quasi sul suo.

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Elv guardò Gwen e le fece l'occhiolino, cercando, trovando e stringendo la sua mano.
“Sapete, il parco dei broccoli non è lontano da qui ora che ci penso...” disse ad un tratto Ulia.

Risposi con un sorriso al suo occhiolino, mentre stringeva la mia mano ed io mi stringevo a lui, al suo petto, poggiando la testa sulla sua spalla e respirando il suo profumo.
Guardai Ulia sospirando.
"Non metterti idee in testa... Stiamo aspettando la decisione di Cordelia, e comunque non ho la minima intenzione di andare da nessuna parte..." mormorai alla fine, perché stavo così bene qui, stretta ad Elv, che non mi andava di sprecare tempo prezioso per un campo di minestrone.

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“Dai, ci vogliono pochi minuti per raggiungere il campo di broccoli, Gwen...” disse Ulia “... da quando sei diventata una fifona?” Ridendo.
“Si, io dico che una scappata al campo si può fare!” Esclamò Zima.
“Ehi, un minuto...” intervenne Ozzl “... chi siamo noi altri? Critici di passaggio? Di cosa diavolo state parlando?”

"Tu non capisci, proprio, Ulia..." con espressione sorniona, mentre ero beatamente accucciata con Elv.
Al diavolo la presunta paura, al diavolo i broccoli, cosa poteva importarmi adesso?
Lasciai che fossero loro a spiegare la situazione, non ne avevo proprio voglia, così chiudi gli occhi e mi abbandonai ad un sospiro rilassato, lasciandomi cullare dalla musica della chitarra di Lion e del cuore di Elv.

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Ulia raccontò tutto del campo ad Ozzl ed agli altri della banda, mentre Gwen se ne stava beata contro Elv che la stringeva a sé.
Cominciava a sentire un lieve torpore, una stanchezza soffusa ed in breve il sonno la prese, per effetto di quello spinello.

Sentii distrattamente Ulia raccontare tutto alla banda, ma ero troppo beatamente rilassata per pensare ad altro.
Tenuta stretta da Elv e preda di quel soffuso relax, poi, senza accorgermene, scivolai fra le braccia di Morfeo.

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Il campo appariva sterminato in maniera assurda, dove cime di broccoli correvano ontano, fin verso ai monti.
Il vento soffiava forte, sferzando le cime e le fronde degli alberi.
Un eco che sibilava deciso fra quel verde infinito.
Gwen era lì, da sola, con il vento che soffiava tra i suoi capelli rossi.
“Qui la magia non funziona.” Disse un uomo abbigliato come un contadino e seduto sul suo trattore. “Le foglie di broccoli rendono questo posto particolare.
“Sei proprio una cattiva ragazza...” vicino ad un pozzo la direttrice dell'accademia “... andare con dei ragazzi che nemmeno conosci. Che delusione sei, Gwen.”
“E ha anche fumato uno spinello!” Arrivando un sacerdote sulla sua bicicletta da uno stretto sentiero. “Non può stare qui! Non lei, non più!”
“Se l'accademia fosse mia l'avrei già espulsa.” La moglie del contadino venuto prima col trattore.
Gwen cercava i segni sul campo, quel cerchio fra i broccoli di cui parlavano tutti.
Ma non vide nulla, sono broccoli maturi e rigogliosi che correvano in ogni direzione.

Gwen si svegliò piano, rannicchiata su un divano impolverato e coperta da un giubbotto di pelle con lo stemma delle tarantole.

Ero immersa in un enorme campo.
La distesa di broccoli si estendeva a perdita d'occhio davanti a me, sferzata come i miei capelli dal forte vento.
Mi voltai vedendo un contadino, ma come sapeva lui della magia?
Poi, la voce di Cordelia.
No!
Lo aveva scoperto!
No, no, non poteva essere!
Si unirono altre voci e poi altre ancora, a sottolineare ciò che avevo fatto m perché?
Perché un cosa che ti faceva stare bene doveva essere sbagliata?
No...
Non volevo...
Mi guardai attorno, in cerca dei segni, ma non vidi nulla.

Mi svegliai, ero su un divano, rannicchiata e coperta da un giubbotto come quello di Elv.
No, era quello di Elv, sentivo il suo profumo.
Ma dov'era lui?
E le ragazze?
Che ore erano?
Eravamo ancora in tempo per rientrare all'Accademia?
Mi alzai con la mente affollata da queste domande in attesa di dar loro una risposta, indossando il giubbotto dal momento che avevo freddo e poi perché mi sembrava di immergermi nell'abbraccio di Elv, nel suo buonissimo profumo.

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Gwen si svegliò, stringendosi in quel giubbotto di pelle.
Era in una stanzetta un po' fredda, mentre dalla porta chiusa giungevano le voci delle ragazze e dei teppisti.
In pratica lei era stata portata in una stanza accanto a quella in cui era poco prima con Elv, al caldo della stufa.

Era una stanzetta piccola, oltre la quale sentivo le voci di tutti loro e questo mi tranquillizzò.
Restava da capire che ore fossero e quanto tempo avessimo prima di dover rientrare.
Uscii dalla stanzetta in attesa di raggiungere il calore della stufa, oltre che di ritrovare Elv.

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Osservai Ivaz sorridendo.. "Il fatto che qualcuno abbia fatto questo ai broccoli è rilevante? Però ho sentito parlare di cerchi di grano. Qualcuno dice sia opera di extraterrestri, altri di buontemponi" riflettendo "Ma il fatto più strano a loro è il modo con cui sono stati tagliati".

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Gwen aprì la porta e tornò nell'altra stanza, dove c'erano tutti gli altri a cantare intorno a Lion ed a bere.
Cominciava ad albeggiare ormai.

“Che cosa curiosa però...” disse Ivaz ad altea, finendo di mangiare “... non so... ma vorrei andare infondo a questa storia... dopotutto siamo giornalisti...”
Ad un tratto si avvicinò un uomo magro e con gli occhiali.
“Chiedo scusa...” questi “... non volendo ho ascoltato ciò che dicevate...” ad Altea e ad Ivaz “... permettete che mi presenti... mi chiamo Bakkion... sono un ricercatore ed insegno fisica quantistica in un istituto privato... se ho ben capito siete giornalisti, giusto?”
“Si.” Annuì Ivaz.
“Ebbene, io avrei da rivelarvi una certa cosa... molto importante...”
“Allora usciamo, parleremo più tranquillamente...” pagando il conto Ivaz “... io mi chiamo Ivaz e lei è Altea.” Facendo le presentazioni.
Uscirono e salirono sull'auto di Ivaz, per poi andare via.
Raggiunsero la redazione di Radio Rosa e vi entrarono, chiudendosi in uno dei suoi uffici, in modo da restare solo loro tre.
"Avanti, siamo pronti ad ascoltarla..." Ivaz a Bakkion.
"Si, certo..." annuì il fisico.
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Li vidi tutti intorno a Lion a cantare e bere.
Una situazione rilassata e ideale... Se non fosse stato che albeggiava quasi.
Mi avvicinai alle ragazze.
"È quasi l'alba, dobbiamo tornare..." dissi loro, senza entusiasmo nella voce.
Non sarei mai andata via, ma dovevamo obbligatoriamente rientrare all'Accademia.

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“Ma chi sei tu...” disse Ozzl a Gwen col tono di chi è già bello sbronzo “... Cenerentola?”
“Quella però aveva la ritirata a Mezzanotte, capo!” Ridendo Giò.
“Si, c'è ancora tempo...” Ulia a Gwen “... su, rilassati...” fumando.
C'era anche accesa la radio e la musica riempiva la stanza fra l'ilarità dei ragazzi.

Evitai di rispondere ad Ozzl, visto lo stato in cui era non valeva nemmeno la pena, non volevo neanche casini più di quanto non rischiassimo di averne già da sola.
Nemmeno Ulia sembrava avere intenzione di andarsene.
"Poi ero io che tiravo troppo la corda..." le dissi, prima di spostarmi e tornare vicino ad Elv con un sospiro scocciato e preoccupato.
Dovevo cercare di calmarmi.
Ce l'avremmo fatta.
Sì, ce l'avremmo fatta e non sarebbe successo niente.
Sarebbe andato tutto bene.

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“Dai, rilassati e sta tranquilla...” disse Elv a Gwen, spostandole una ciocca rossa dal viso e passandole una bottiglia di birra “... non dirmi che ti preoccupa il coprifuoco...” divertito, mentre la radio continuava a trasmettere musica.

Mi voltai a guardare Elv quando spostò una ciocca dal viso.
Era facile parlare, per gli altri, ma i problemi poi non erano i loro.
Presi la bottiglia e presi un sorso di birra, mandandolo giù a fatica.
"Il problema non è il coprifuoco..."

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“Allora dimmi...” disse Elv guardando Gwen negli occhi “... qual'è il problema?” Accarezzandole il viso in modo lento e sensuale. “Che mandino a chiamare i vostri genitori?” Divertito.

Mi voltai a guardarlo e c'era quasi riuscito a calmarmi con quelle carezze sul mio viso, ma non c'era niente da fare.
Era più forte di loro.
"Senti, non parliamone più, okay?" tagliai corto, con tono secco.
Ero l'unica a preoccuparmi e questo era.
Non c'era nient'altro da aggiungere.

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“Si, meglio...” disse bevendo Elv “... ora rilassati e non pensare più a nulla... la scuola porta sempre guai...” ridendo lui “... a me non è mai piaciuta... ed io non sono mai piaciuto alla scuola.” Facendo l'occhiolino a Gwen.

Ivaz chiuse la porta a chiave e si sedette alla scrivania.
“Bene, siamo solo noi tre...” disse a Bakkion, indicando loro due ed Altea “... avanti, cosa c'è di così importante? Siamo qui per ascoltarla...”
“Si, è importante...” annuì il fisico “... o almeno credo che lo sia...” nervoso “... potrei avere qualcosa da bere? Un caffè o un tè, per favore?”
“Forse meglio una camomilla, no?” Ivaz.
“No no, caffè o tè...”
“Si, certo...” alzandosi il giornalista e raggiungendo il distributore automatico per le bibite “... ecco il suo caffè...” porgendogli il bicchierino di plastica.
Bakkion lo bevette e posò poi il bicchierino sulla scrivania.
“Quindi?” Fissandolo Ivaz.
“Ecco...” prendendo un profondo respiro il fisico “... ieri... ho captato un segnale...”
“Che segnale?”
“Mi lasci finire, non mi interrompa, la prego...” sbuffò Bakkion “... dicevo... ho captato un segnale... una sorta di onda magnetica della stessa intensità delle radiazioni solari che ogni giorno bombardano la Terra... si è poi deviato e ha raggiunto la nostra atmosfera, permettendomi di registrarlo...”
“Che significa deviato?” Domandò Ivaz. “Lei usa un linguaggio tecnico che io non posso conoscere, quindi sia più chiaro oppure sarò costretto ad interromperla più volte.”
“Si si...” insofferente il fisico “... il segnale ha colpito alcuni satelliti orbitanti intorno alla Terra e deviato da essi ha poi attraversato la nostra atmosfera... può anche capitare che un'onda magnetica colpisca un satellite e ne venga deviata, ma molto meno probabile è che colpisca più satelliti diversi... il segnale non può essere criptato allo stesso modo in quanto un satellite Americano è differente da uno Russo, Cinese o Afragolignonese... invece l'onda magnetica è stata perfettamente criptata ed elaborata da ognuno di quei satelliti...”
“Sia più chiaro...” mormorò Ivaz.
“Si, insomma...” agitato Bakkion “... significa che quel segnale conosceva i diversi sistemi adottati da ognuno di quei satelliti orbitanti... quindi non può essere arrivato a noi per caso, come, non so, un meteorite che dal cosmo per pura coincidenza entra in orbita con la Terra e ci finisce contro...”
“Un momento...” fece Ivaz “... mi sta dicendo che quel segnale è stato inviato da qualcuno dalle profondità dello spazio?”
“Si...” sudando Bakkion “... si, a questo punto è molto più che un'ipotesi...”
Ivaz guardò istintivamente Altea.
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Sì, la scuola portava guai soprattutto quando noi le davamo una mano.
Ma avevamo detto che non ne parlavamo più, quindi basta.
Poggiai la testa sulla sua spalla in silenzio, sospirando e cercando di non pensare a nulla.
"Non piacevi nemmeno alla tua prof, mi sa..." sarcasticamente.

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Tutto avvenne così di fretta, un tipo strano di nome Bakkion, un fisico, pure nervoso si presentò comunicandoci aveva una notizia.
In men che non si dica ci trovammo in un piccolo studio di Radio Rosa e mi sedetti in una poltroncina ad ascoltare.
Il fisico era davvero agitato, come se avesse scoperto qualcosa di strabiliante e pretendeva un caffè o un the..Yvaz si alzò e gli diede qualcosa dalla macchinetta.
Io iniziai ad ascoltare il suo racconto, come fosso uno dei tanti studiosi che a Serenica ogni giorno osservavano il Cosmo.
Alla fine Yvaz mi osservò e io presi la parola "Dunque, riassumiamo perché lei è troppo agitato signor Bakkion, lei ha captato una specie di onda elettromagnetica proveniente dalla atmosfera se non dal cosmo che ha messo fuori gioco, diciamo, tutti i satelliti..una forte onda elettromagnetica con la potenza quasi del Sole...e questo cosa avrebbe influito sulla Terra? Quale sarebbe la sua Teoria..ipotizza che è opera di qualcuno che abita nelle galassie, un pianeta lontano?" prendendo pure io un the dalla macchinetta e mi resi subito conto del sapore disgustoso.

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Osservai attentamente Stewart mentre mi riferiva del nuovo cliente, lo ascoltavo seduta sul bordo della scrivania, con aria assorta.
"L'ambasciatore di Tofonia..." annuii ammirata, con un leggero sorrisetto divertito.
Principi o sguatteri, tutti passavano dal Mistresya.
"Bene, trattatelo con tutti i riguardi, anonimato e tutto..." fissandolo.
"Ha qualche richiesta particolare?" fissando Stewart.

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“Ovvio, noi cattivi ragazzi non piaciamo a nessuno...” disse Elv tirando altro fumo, per poi guardare Gwen negli occhi, mentre la radio continuava a trasmettere la sua musica.

“Non ho detto che quel segnale ha messo fuori uso i satelliti orbitanti...” disse nervoso Bukkion ad Altea “... cerchi di essere attenta quando parlo...”
“Cerchi di star calmo, amico...” intervenne Ivaz “... lei sarà anche un fisico teorico, ma né io, né la mia collega siamo esperti in questo campo, quindi prenda un bel respiro, si tranquillizzi ed adoperi un linguaggio chiaro.”
“Allora...” cercando di concentrarsi il fisico “... l'onda magnetica che ho captato ha usato i satelliti orbitanti come supporto, per riflettersi fin sulla Terra... in pratica ha usato i nostri satelliti come fossero specchi.”
“Ecco, ora la cosa è più semplice.” Fece Ivaz. “Continui.”
“Non c'è molto altro da dire...” mormorò Bukkion “... il segnale arriva chiaro e forte, ma ignoro chi lo abbia inviato e soprattutto perchè...”

“Per ora non ha esternato nulla, signora.” Disse Stewart col suo perfetto aplomb a Destresya. “Dovrebbe raggiungere il Mistresya nel giro di un'ora. Sicuramente lo tratteremo come si conviene, signora.”