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Nel frattempo, nella casa di Luois, Morven era stato incuriosito dal misterioso oggetto visto sull'incudine.
"Dite di aver già visto quell'oggetto?" Chiese Luois. "E in che modo? L'ho portato con me da Afragolignone quand'era ancora un pezzo d'acciaio informe... e nessuno qui vi è mai giunto per vederlo... come fate dunque a dire ci conoscere quell'oggetto?" |
Intanto, in un luogo tanto segreto quanto maledetto, Llamrei si trovava incatenata in una cella umida e semibuia.
E accanto a lei la stessa sorte era toccata ad una fanciulla, che per la paura gridava e piangeva. E tanto si dimenò che alla fine si accasciò quasi senza più forze. Restò in silenzio per un pò, poi, rivolgendosi a Llamrei, chiese: "Signora... mia madre mi starà cercando... tutta la mia famiglia sarà in pena... ditemi, vi prego... cosa ci faranno questi uomini? Ditemi, vi supplico... cosa ci accadrà?" E mentre chiedeva ciò, cercava negli occhi di Llamrei un sostegno, una speranza o forse solo un'illusione. |
Ascoltai con molta attenzione il dibattito poi rivolgendomi a Belvan dissi ora signore come procediamo? se troveremo i vostri uomini sani e salvi sarò molto felice dobbiamo armarci fino hai denti se non vogliamo essere ammazzati da quei maledetti assassini dissi guardandolo negli occhi
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"mia cara....il Male è convinto di essere il Bene. E il Bene cerca in tutti i modi di imporsi...utilizzando il Male... Non vi posso dire che usciremo da qui...non lo garantisco..anzi...tutt'altro che pura illusione...ma certamente qualcuno si starà chiedendo come mai non siete tornata a casa e di conseguenza si starà muovendo per cercarvi...
Per quanto riguarda me...forse a Camelot i miei amici staranno finalmente respirando gioendo di non avermi tra i piedi: dicono che io sia una gran rompiscatole. Li lasciamo gioire per un pò..poi che dite? Gli faremo una sorpresa e gli rovineremo la serenità tornando?" E mentre faticavo a parlare, cercando di rasserenare la ragazza...mi accorsi che l'effetto lenitivo delle mie parole aveva sortito in lei rimedio. Aspettare....che qualcuno si accorga della mia assenza...ma chi..se non Elis o Morris...Morris...da quanto non lo vedevo...da quanto non ci litigavo..mannaggia ai cavalieri testardi! Ma che avventure!....e mi addormentai... |
Morven scosse il capo confuso, e si lasciò sfuggire un sospiro di disappunto, e fors'anche di delusione.
Non aveva mai rivelato ad anima viva del sogno fatto ormai molti anni prima. Aveva tenuto dentro di sè, chiusi a doppia mandata nel suo cuore, tutti i dubbi e i pensieri che quello strano sogno avevano in lui generato, e l'aveva fatto per timore dello scherno, o peggio ancora dell'indifferenza degli altri. Si chiese perchè mai si fosse atteso comprensione proprio da quell'uomo che non aveva veduto prima, ma subito una voce insistente gli risuonò nella mente... perchè c'è nobiltà in lui... e conosce la carità... e perchè egli è l'artefice di quell'oggetto, quindi per forza egli deve comprendere! Dicendosi queste parole, Morven si convinse a proseguire con il suo racconto, sebbene le parole, indocili come giovani puledre, sembrassero talvolta volersi ancora ritirare nei meandri del suo silenzio. "Voi credete nel potere dei sogni, mio signore? Credete che possa esistere un sogno tanto grande da forgiare l'intera esistenza di un uomo?" Disse queste prime parole con slancio improvviso e fervore, quasi solevvandosi sul busto eretto e avvicinandosi idealmente al cavaliere. Poi però parve esitare, riadagiarsi nel suo rifugio, volgere il capo lontano dagli occhi del suo interlocutore, e ancora una volta il suo sguardo si velò di fosca inquietudine. "Mi hanno chiamato pazzo, e mi hanno chiamato idealista... mi hanno schernito e hanno riso di ciò in cui più credevo... sono fuggito, è vero, di fronte a tutto questo, e per questo mi hanno chiamato vile e codardo..." Piantò nuovamente i suo occhi scuri che ardevano di rabbia sullo sguardo sereno e placido del suo ospite, poi continuò: "Ma non fu per viltà, mio signore... ve lo giuro! Fu solo per cercare la via per essere me stesso... la strada per afferrare quel sogno che feci in fanciullezza e che mi chiamava al mio destino... fu solo per poter tornare, che io scappai... tornare per poter dire <<Eccomi, sono qui... sono tornato per dimostrarvi come si costruisce un sogno!>> ... e in quel sogno, mio signore, mi apparve la vostra fucina, così come essa è davvero... mi apparve la vostra incudine e gli strumenti arroventati dal fuoco... e su di essa mi apparve un oggetto di squisita fattura, che riluceva della fiamma della forgia!" Tacque un istante, come a placersi dal suo impeto e prendere fiato. Lanciò a Louis uno sguardo eloquente. "Voi credete ai sogni?" chiese. |
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Sir Morris..dorme nella sua casa di Camelot..e sogna di una dama che è in grave pericolo. Llamrei è il suo nome..ma egli..pur sentendo il suo richiamo d'aiuto..non può far nulla..senza la concessione del re in persona: King Arthur lo ha relegato in una sorta di piatta forma mentale..ove potea soltanto.. poetare! Nel sonno delira e pronuncia tal frase appena carpita: "Llamrei, Llamrei.. non posso cercarti..non posso aiutarti..mi spiace oh mia amica..non posso salvarti!" Sir Morris |
"ah uomini!" pensai dopo essermi ritemprata da un malinconico e doloroso breve sonno. Pensai all'aiuto che avrei potuto ricevere dall'amico cavaliere...ma che non avrei avuto...già...il detto "gli amici si vedono nel momento del bisogno"...evidentemente non funzionava con tutti gli individui. Bene: avrò un motivo in più per litigare con lui alla prima occasione che me lo ritroverò davanti...se mai riuscirò ad uscire da questa cella lugubre, umida e puzzolente..
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Nel palazzo di Cartignone, l'ansia e la preoccupazione dominavano sui nervi di tutti i presenti.
"Tranquillo, amico mio." Disse Belvan a Cavaliere25, dandogli una pacca sulla spalla. Poi, rivolgendosi a Frigoros: "Milord, concedete che scelga io stesso gli uomini da portare con me in questa impresa... oltre ai due superstiti, vi è anche lady Llamrei... ella è sparita giorni fa e da allora non abbiamo più sue notizie." Fisso il Cappellano e Arowhena: "Ogni aiuto è ben accetto... milady..." rivolgendosi ad Arowhena "... se davvero conoscete quel bosco allora vi chiedo di aiutarci... io sono straniero in questa terra e quel luogo mi appare ogni volta come un labirinto..." "Il labirinto di Cnosso, Teseo, Arianna ed il feroce Minotauro..." intervenne il Cappellano. "Si..." rispose Belvan "... ma almeno Teseo conosceva il volto del suo nemico... chi si nasconde invece in quel bosco non sembra avere un volto.. e nemmeno un'anima!" "O forse" disse il Cappellano "l'avrà già venduta al demonio in persona..." E un alone di inquietudine scese nella stanza. |
intervenni dicendo dobbiamo fare infretta prima che sia troppo tardi quando partiamo chiesi a gran voce? e mentre dicevo quelle parole guardai Belvan e gli altri nella stanza e aspettai un loro commento o una loro mossa.
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Nel bosco, nel frattempo, nella casa di Louis, il cavaliere aveva ascoltato con attenzione Morven.
Sistemò altra legna sul fuoco e restò a fissare la fiamma prendere sempre più vigore. "I sogni..." ripetè "... ho sempre creduto nei sogni... e molti di quelli che ho fatto la vita me li ha realizzati... ma ormai non sogno più da tempo... nè sogni, nè desideri... se non di ricongungermi di nuovo con la mia amata Adelasia... moglie, compagna e amante ideale..." Chinò il capo per un momento, come se tutta la sofferenza e la solitudine del mondo lo avvolgessero. Poi, dopo alcuni istanti di silenzio: "Si... credo ai sogni..." |
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