Camelot, la patria della cavalleria

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Altea 20-06-2013 23.18.32

Cosi entrammo in quella angusta cella...solo un comodino di legno e un letto pure di misero legno, mi stesi quando sentii bussare alla parete...sussultai, all'inizio pensai fosse l'antico spirito di un vecchio frate poi per fortuna riconobbi la voce di Daiz..."Sei tu...che spavento Daiz..solo ora ti accorgi che qui è tutto strano? Ma hai sentito? Non capiscono la nostra lingua...d'accordo io ho accento inglese ma tu sei del luogo originario..e poi ci ha trattato di fuggitivi...questo ambiente e posto sembra quasi uscito da un vecchio tomo, forse hanno antiche usanze?" chiesi perplessa.

Clio 21-06-2013 00.14.43

Alzai gli occhi e, ancora una volta, incontrai quelli dell'uomo.
Quel lieve contatto mi diede sicurezza. Era strano l'effetto che avesse quell'uomo su di me: la sua mano, il suo sguardo, la sua voce... per un momento credetti di potermi fidare.
Ma sapevo bene che non era così, che dovevo stare all'erta.
E, infatti, la voce di Solder cancellò ogni cosa.
Ridivenni rigida e distante, anche verso Masan.
"Oh, ma davvero? Dal sarto? Troverete il modo di tornare indietro?" risi appena, Solder era diventata davvero insopportabile "Dato che quando si rivolge a me infila un insulto ogni tre parole, pensavo fosse contenta di starmi lontana.." dissi guardando, forse per la prima volta, la donna con occhi duri e implacabili "..e non dia la colpa a quest'abito.. non andavamo d'accordo nemmeno prima.." sbottai.
Scossi la testa, e trattenni la mano di Masan per un momento.
Mi avvicinai, il suo viso era così vicino che potevo sentire il suo respiro.
Lo guardai ferma, cercando i suoi occhi con i miei, e sussurrai talmente piano, che nemmeno Oriana avrebbe sentito.
"Lei lo sa, vero, che non è mia abitudine starmene buona e zitta quando vengo ripetutamente insultata?" respirai piano "..non sono esattamente una ragazzina..".
Rilasciai la mano di Masan e lo osservai allontanarsi insieme a Solder.
"A più tardi.." dissi, senza curarmi che mi udissero o meno.
Dovevo calmarmi, non potevo permettermi di perdere il controllo. Ma non ero abituata a nascondermi nè a fare falsi sorrisi.
L'antipatica verità mi era sempre piaciuta di più.
Mi chiesi se Masan fosse subito andato a raccontare a Solder di cosa gli avevo sussurrato all'orecchio, ma non m'importava.
Quel posto era davvero magnifico, e se, come io avevo sempre creduto, ogni cosa accadeva per una ragione, allora io avevo il dovere di comprendere quale fosse il mio ruolo in tutta quella storia.
Perchè Chanty? Perchè il XVI secolo? Perchè quel foglietto era capitato ai miei piedi?
Sospirai.
Perchè ero in compagnia di una donna tanto insopportabile?
Sorrisi.
Domande destinate a restare senza risposta.
Sentii madama Oriana che mi chiamava, mi voltai verso di lei, le sorrisi e la seguii.
La città era davvero bellissima e restai incantata nel passeggiare, commentando questo o quel particolare.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard
Ad un tratto alcuni giovinastri si avvicinarono alle due donne.
Cominciarono così a motteggiare con rime e versi licenziosi.
Con un linguaggio scurrile e volgare.
“Oh, ma lasciateci in pace!” Urlò Oriana.
Ma quelli in cerchio camminavano intorno alle due.

Sbarrai gli occhi, e passai lo sguardo da un ragazzotto all'altro.
Di certo una donna come Oriana non era abituata a un tale linguaggio, e il suo disappunto le si leggeva in faccia.
Non che io amassi tale linguaggio, o avessi intenzione di permettere a quei giovinastri di parlarmi in quel modo, ma non era certo la prima volta che sentivo parlare così.
Ricordi lontani si affacciarono nella mia mente, e, senza accorgermene, scoppiai a ridere.

"Santo cielo, Paul.. c'è una ragazza!" disse ragazzo alto e moro, seduto sullo sgabello di un pub, guardando il giovane davanti a sé.
"Chi è il pazzo che porterebbe la ragazza in questo posto?" disse una voce alle loro spalle.
"Clio!" in coro i due ragazzi.
"Che c'è.." dissi guardandoli stupita "Ah.. parlavate di me?" scoppiai a ridere "...adesso? Dovevate pensarci.. vediamo.. una decina di anni fa?".
Mi sedetti su uno sgabello accanto a loro e presi un sorso dalla birra chiara di uno dei due.
"No, in effetti Clio non conta.." disse Ned sorridendo "Dai, vai avanti..".
Così, Paul finì il suo discorso, tra risate e prese in giro.
Poi, si voltò verso di me.
"Allora, sorellina.. scandalizzata?" disse, fingendosi serio.
"Io?" guardandolo di sottecchi "..ma è tutto qui?" alzai le spalle "...devo ricordarti di quando mi hai raccontato di quella volta che..".
"No, no, no.. va bene.. mi arrendo..".
Sorrisi. "Devo smetterla di frequentarvi.. o finirò per parlare come voi..".
"Perchè, non lo fai già?" intervenne Ned.
"Ah! Brutto.." dissi, colpendolo alla spalla.
"Dai, non dire così, non è vero.. sabato sera la nostra Clio sembrava quasi una ragazza.." ridendo Paul.
"Grazie, eh.." dissi, fingendomi offesa.
"E' vero.. vestitino, tacchi.. truccata di tutto punto.." disse Paul, strizzandomi l'occhio.
Scossi la testa e alzai gli occhi al cielo.
"Vero.. dovevamo stare attenti che non ce la rubassero.. Non hai fatto conquiste? Insomma, sei stata tutta la sera con noi e Lucio", ribattè l'altro.
Scossi la testa, mentre un brivido mi attraversava la schiena. "Per chi mi hai preso? Sono una brava ragazza io.. " dissi sorridendo.
In quel momento, la mia ordinazione arrivò.
"Brindiamo allora, alla nostra migliore amica.. non cambiare mai.." disse Paul alzando il boccale.
".. E all'amore che, prima o poi, ce la porterà via.." gli fece eco Ned.
"Ma che avete stasera? Troppo Miele a colazione?" dissi sorridendo.
Tuttavia, alzai la birra e feci tintinnare il mio bicchiere contro il loro.


I miei ragazzi, i miei fratelli. Mi ero detta mille volte che avrei dovuto frequentare gente migliore. Ma poteva esistere gente più genuina e vera di loro? Le mie compagne di università che pensavano solo a uomini e vestiti? No, non facevano per me.
Li adoravo, erano la mia famiglia, e non li vedevo da troppo tempo.
Certo, dopo quello che avevo combinato le cose erano diventate complicate.
Scossi la testa, ci stavo pensando troppo spesso, ultimamente.
I giovinastri erano ancora intorno a noi, ci avevano "accompagnato" mentre la mia mente viaggiava nei ricordi.
Guardai Madama Oriana, e le posai delicatamente una mano sul braccio.
"Zia, se permettete.. da dove provengo un linguaggio del genere, purtroppo, è fin troppo usuale.. Andate pure avanti senza di me, vi raggiungo immediatamente.
Mi fermai, guardai quello che sembrava il più sveglio, e gli risposi per le rime.
Considerano l'epoca in cui mi trovavo e l'abito che indossavo, decisamente non se l'aspettava.
"Ora che avete avuto il vostro momento di gloria, che le vostre parole oscene ci perseguiteranno per il resto della vita.." dissi sorridendo avvicinandomi ad uno dei ragazzi "..Levatevi dai piedi.." dissi guardandolo, ferma e decisa "Ora!".
La tentazione di colpirlo fu davvero tanta, ma era poco più che un ragazzino.
Eppure, nell'accingermi a raggiungere Madama Osana, gli feci un rapido sgambetto, facendolo ruzzolare a terra.
"Oh, dovete perdonarmi, messere.." dissi ridendo, mentre annaspava nella terra.
Fu l'unico momento in cui apprezzai il fatto di non avere le strade in cemento.
"Andate a tampinare qualcun altro, ragazzi.." dissi ridendo.
Mi affrettai a raggiungere Madama Oriana.
"Tutto bene, zia?" dissi gentilmente alla donna "Che razza di mascalzoni..".

Guisgard 21-06-2013 01.02.31

Clio tornò così da Oriana.
“Santo Cielo, Clio...” disse la donna “... ma perchè hai dato spago a quei ragazzacci? Meglio evitare gente simile!”
Ripresero così la loro passeggiata.
Ma pochi passi dopo, alcuni di quei ragazzi rincorsero le due donne.
“Damigella...” avvicinandosi uno di loro “... damigella... no, non agitatevi...” fermandosi di colpo e temendo un'altra reazione di Clio “... non vogliamo provocarvi oltre... è che... vi abbiamo visto come avete reagito poco fa... pensavamo foste una di quelle ragazzine viziate, incapaci di difendersi... invece avete saputo zittire Puccio... e allora volevamo chiedervi di essere dei nostri... domani sera ci sarà una festa per i giovani Rossi... al castello di messere Yrko di Bumin... sarete dei nostri?”

Guisgard 21-06-2013 01.15.53

“Si, hai ragione...” disse Daiz ad Altea dall'altra parte della parete “... ma voglio vederci chiaro... cosa ne dici di farci un giretto? Magari i frati saranno in chiesa per la messa del mattino... e noi potremmo cercare qualche indizio... dai, ti aspetto nel corridoio...”
Così uscirono dalle loro celle e cercarono in giro qualcosa che li aiutasse a capire dove fossero finiti.
Come immaginato da Daiz, il convento era deserto, visto che i frati erano tutti ad ascoltare la messa del mattino.
I due allora trovarono la biblioteca del convento.
Cominciarono così a cercare qualche indizio.
Fino a quando Altea trovò un registro, in cui erano annotate le scorte, le spese, le offerte ricevute, i ricavi dell'elemosina e altri aspetti che riguardavano il chiostro.
E solo dopo un po' la ragazza si accorse che quel registro recava come data del nuovo giorno il 21 Giugno dell'anno 1513.

Clio 21-06-2013 01.49.17

"Oh.." dissi, sorridendo a madama "..so trattare con gente del genere e, credetemi.. mostrarsi irritati aumenta solo il loro divertimento.. è ora che imparino a stare al loro posto.." abbassai lo sguardo "...vi chiedo scusa se vi ho messo in imbarazzo.. volevo soltanto che si levassero di torno, e che imparassero la lezione..".
Quando sentii dei passi dietro di me, mi voltai e squadrai il ragazzo da capo a piedi.
Cosa voleva ancora.
Restai a bocca aperta quando mi chiese della festa.
Io, ad una festa dei giovani rossi? Ma se quel colore mi faceva accapponare la pelle. Stavo per liquidare il ragazzo con poche parole.
Ma quando mi disse dove si teneva la festa, quasi mi mancò il fiato.
Quel castello. La spilla, il quadro, lo sguardo del principe, il suono dell'ocarina.
Che potevo dire?
Sospirai.
"Ma davvero? Sembra divertente.." dissi sorridendo "Temo di avere un impegno domani, ma vedrò che posso fare... ".
Dovevo andare, eppure, mi chiesi di chi potessi fidarmi. Non potevo dire a Masan e a Solder della spilla nè del principe.
Ma di certo avrei dovuto spiegare a madama Oriana, che non andavo a quella festa per i Rossi, e che non volevo avere niente a che fare con loro.
Mi chiesi quanto potessi fidarmi di lei, di certo le stavo facendo una pessima impressione. Dovevo parlarle il prima possibile.

Guisgard 21-06-2013 05.14.11

Quei ragazzi allora sorrisero ed annuirono a quelle parole di Clio.
“Spero possiate essere dei nostri.” Disse uno di quelli e poi andarono via.
“Vuoi andare ad una festa di quei giovani?” Chiese Oriana a Clio. “Esercitano così tanto fascino su di te?” Guardò la strada dove erano svaniti quei giovani. “I Rossi amano la libertà sfrenata, senza limiti. E detestano ogni forma di limite e di barriera. Per questo odiano i chierici. Dio è lontano, nei Cieli e forse, per loro, neanche esiste. Ma la Chiesa è qui ed impone norme e leggi ai loro occhi. E questo li ha spinti anche a scagliarsi contro il re e i suoi nobili. Non riconoscono le gerarchie, i privilegi e neanche i meriti. Comunque, se vuoi andare a quella festa, io non posso certo impedirtelo... del resto non sei davvero mia nipote... vieni...” aggiunse “... continuiamo la nostra passeggiata...” girarono ancora per la città e Clio poté vedere il centro storico e la piazza principale.
Le botteghe di alabastro, per il quale Chanty era famosa, e le taverne, rinomate per i sublimi vini nati dalle celebri vigne di quelle colline.
Tuttavia Oriana appariva silenziosa e distante, con lo sguardo assente e una strana inquietudine sul volto.

Clio 21-06-2013 08.53.27

"Oh, no, madama...." Dissi osservando i ragazzi che si allontanavano "..nessun fascino, disprezzo quel genere di individui... Qui, come ho sempre fatto a casa mia.. Perché, credetemi, potranno avere nomi diversi ma gente del genere esiste in ogni luogo..".
Sorrisi, e seguii la donna per la via.
"Tuttavia avete ragione.." Annuendo "..ho intenzione di andare a quella festa, ma non per il motivo che credete voi..".
Mi accorsi, con dispiacere, che lo sguardo della donna era distante e freddo.
Dovevo averla delusa molto, e la cosa mi dispiaceva, era una brava persona.
Dovevo dire la verità, la verità è sempre la cosa migliore, per quanto fosse rischioso.
"Venite, madama..." Dissi prendendola sottobraccio "...se permettete, vorrei rivelarvi un segreto.. Non voglio che mi prendiate per quella che non sono.. Ho consacrato la mia vita alla virtù e alla conoscenza, non alla libertà sfrenata.." Dissi sorridendo.
Intravidi poco lontano un giardino semplice ma fiorito, e mi sembrò di buon auspicio.
Sulle panche accanto alla fontana non c'era nessuno.
Forse pochi amavano le cose belle, in quel momento.
Mi avvicinai ad una panca lontana dalla strada ma vicina alla fontana, guardando i attorno per essere sicura che non ci fosse nessuno, e feci cenno alla donna di sedervi accanto.
"Vi prego.." Dissi indicando la panca con un sorriso.
Presi un profondo respiro, e guardai la donna negli occhi.
Mi avrebbe presa per pazza?
"Voi siete stata così buona con me.. Ed io non sono stata onesta con voi... Ma dovete perdonarmi, credevo di dover tenere questa storia soltanto per me...".
Sospirai.
"Sento di potermi fidare di voi, e mi auguro di non sbagliarmi.." Sorrisi "..voi, infondo, vi siete fidata di me, mi avete accolto in casa vostra, e trattato come una nipote..".
Esitai, ma ormai dovevo andare fino in fondo.
Presi, con mano tremante, la spilla e il foglietto dalla tasca, li osservai per un momento, e poi li porsi alla donna, perché leggesse e vedesse.
"Fate attenzione, vi prego, mi sono molto cari.. E, soprattutto, non mi appartengono.." Sussurrai.
Mentre la donna leggeva il piccolo messaggio, iniziai a raccontare.
"Nel viaggio verso la capitale, siamo giunti al castello di Yrko di Bumin... E il suono soave di un'ocarina riempiva l'aria.." Sospirai "..la spilla e il messaggio sono stati lanciato da una delle finestre.. Sono caduti ai miei piedi, nessun altro li ha visti, io li ho raccolti, ho letto il messaggio, e non ne ho fatto parola con nessuno... Ne ho parlato con voi perché mi auguro che possiate capire..." Scossi la testa "..io, lo so che questa non è la mia terra, e che i vostri affari non mi dovrebbero riguardare ma.. Come posso restare inerme?" Dissi guardando la donna "..quel messaggio è arrivato a me, e io credo che tutto avvenga per una ragione.. Ed ora quei ragazzacci mi hanno dato l'opportunità di entrare nel castello senza destare sospetti..." Presi la mano della donna "..capite perché devo andare? Io... Devo tentare... Una ragazza che nessuno ha mai visto è insospettabile.. E, non temete, so basate a me stessa... Ma devo andare.. Non posso perdere questa occasione.. Se lui è davvero lì..." Sussurrai, ripensando al quadro, a quel volto, quello sguardo "..devo fare.. Qualunque cosa sia in mio potere.. Non posso fare finta di niente, non posso..".
Sorrisi, mentre rimettevo in tasca la spilla e il messaggio, come se temessi che qualcuno potesse vederci.
Avevo parlato a bassa voce, per essere sicura che nessuno sentisse.
"Mi caccerete di casa, zia, ora che sapete il mio segreto?" Dissi guardandola con aria speranzosa "..o mi darete della pazza?" Con un timido sorriso.

elisabeth 21-06-2013 16.16.53

Avevo sentito la voce di Gem...aveva cambiato tono nel dire il nome della citta di provenienza e nel rispondere a Guidox.....era sicuro..senza inflessioni, aveva aquisito una forza strana, forse in quel momento era giusto che fosse cosi'.....eravamo artisti....e dovevamo izzare il popolo a delle porcherie ideate da questo Guidox......" Signore...mi scusi un momento......non possiamo assolutamente fare cio' che dite...primo...non conosciamo il motivo per cui izzare il popolo.....siamo artisti e' vero.....il mio compagno Canta.....ma canzoni che non comprendono i problemi della vostra citta'.....si dovrebbe andare a braccio...e io ...dipingo......come dovrei spiegare al popolo la situazione...attraverso dei colori su tela ?......mi creda lei e' stato gentilissimo....ma credo che non siamo il tipo di artisti che cercate voi...se volete vi facciamo un quadro o vi cantiamo una canzone mentre cenate.......ma per la sobbillazione...non siamo preparati.....".......Sentii la mano di Gem stritolare la mia......per non urlare......mi venne in mente tutto quello che di buono potessi pensare...dovevo allontanare il dolore......certo ero stata troppo moderna...ma che diamine avrei potuto fare...lui cantava le canzoni di de Andre' e io ?......con Picasso non potevo andare da nessuna parte......immaginavo Guidox a cui avrei dovuto fare un autoritratto....con mano moderna....il suo naso un cubo..la sua pelle un pavimento a scacchi..le sue orecchie due colonne........bellissimo......una voce mi distolse dal pensiero....

Altea 21-06-2013 16.27.17

Camminammo senza farci notare in un corridoio, fuori notai un bel giardino e orto curato. Cosi ci trovammo in una stanza e notai un registro e lo lessi accuratamente finché notai la data e rimasi senza parole..guardai Daiz e dissi solo.."Guarda la data impressa qui..ma e' un registro antico o cosa..?"

Guisgard 21-06-2013 16.32.42

Ad ascoltare il racconto di Clio, ma soprattutto davanti a quel biglietto e alla spilla, Oriana trasalì.
I suoi occhi chiari ripresero il loro naturale splendore ed un sorriso increspò il suo viso che, nonostante l'età non più giovanissima, mostrava ancora i tratti e i segni di una bellezza delicata, pulita e solare, come le donne che i pittori di quelle terre amavano raffigurare un po' ovunque.
“Perchè...” disse poi fissando la ragazza “... perchè non me ne hai parlato subito? Questa è la sua scrittura, la riconosco... e la spilla non mente... è l'emblema del suo casato...” si alzò allora in piedi come morsa da un'inattesa eccitazione “... siamo solo due donne noi...” aggiunse “... ma possiamo far sapere ad altri che lui non è andato via... non ha lasciato il suo regno ed il suo popolo... vieni con me, Clio...”
Uscirono così da quel giardino e imboccarono una piccola stradina laterale, che seguiva il dorso di un dolce colle su cui quel lato della città sorgeva.
Arrivarono da lì ad uno spiazzo, poco distante dalla casa di Oriana, dove sorgeva una chiesa, sulla cui facciata vi era un mosaico di Sant'Andrea che portava in spalla la sua Croce.
“Vediamo se c'è Padre Roberto...” fece Oriana.
Entrarono allora nella chiesa e raggiunsero il transetto, dal quale si accedeva alla sacristia.
Lì vi era un prete, intento a sistemare alcuni messali.
“Padre...” avvicinandosi a lui Oriana “... guardate qui...” mostrandogli il biglietto e la spilla.

Guisgard 21-06-2013 16.49.09

Gem fissò Elisabeth con una vaga espressione di rimprovero.
“Quel che la mia compagna voleva dire” disse poi a Guidox “è che noi non ci siamo mai cimentati in questo genere di cose... la nostra arte è semplice... io poi sono anche un tantino stonato e detesto le ballate... per questo addolcisco i miei strimpellamenti con giochi di abilità, come lanciare in aria più palline contemporaneamente...”
“Tutti gli artisti” fece Guidox, zittendolo con un cenno della mano “sono al soldo di uno dei tanti regimi. Penseremo noi ad indicarvi cosa dire durante le vostre esibizioni. Del resto l'arte è fine a se stessa se non è rivolta ad un ideale più grande. Guardate come hanno fatto i chierici, infarcendo gli atti dei tribunali romani con quelle assurde Passioni dei loro Martiri, trasformando esemplari processi contro il fanatismo e la superstizione in monumenti di Pietà e di Sacrificio. Beh, noi faremo qualcosa di simile, dove voi metterete in scena spettacoli che denigreranno i Bianchi e i Blu.”
Ad un tratto entrò un funzionario e Guidox si mise a discorrere con lui su altre faccende.
Gem allora indietreggiò di qualche passo, tirando a sé Elisabeth.
“Cosa ti salta in mente?” Fissandola. “Ti sembra il caso di contrariare questo tipo? Non ha avuto scrupoli a mettersi contro la Chiesa, figurati se ne avrà nel farci rinchiudere o peggio. Io non sono un cantate e di certo le canzoni di rock moderno che canticchio sotto la doccia non possono piacere a questa gente. Ma dobbiamo essere accorti. Prendere tempo e intanto capire come poter ritornare nella nostra epoca.”
Gem, come i lettori avranno capito sin dal primo momento, non era un poeta e neanche uno che amava parlottare a vanvera.
Era un uomo pratico e spiccio, sempre attento a misurarsi con la realtà che lo circondava.

Guisgard 21-06-2013 16.59.16

Daiz prese il registro dalle mani di Altea e controllò la data con attenzione.
“Non so...” disse scuotendo il capo “... l'inchiostro con cui ci hanno scritto è quasi ancora fresco, visto che la macchia qui è recente... probabilmente amano utilizzare vecchi registri per annotare gli affari del monastero... però che stranezza... è in ottime condizioni per essere vecchio di cinquecento anni... le pagine non sono ingiallite, né consumate...” guardò Altea “... forse li producono apposta con questa data, magari per qualche cosa di culturale, tipo rivisitazioni storiche o cose del genere...”
Ad un tratto si udirono dei passi nel corridoio.
“Vieni, Altea...” fece Daiz.
Uscirono dalla biblioteca e videro alcuni frati, tra cui quello che li aveva fatti entrare la notte prima.
E proprio questo li condusse dal priore.
“Benvenuti, fratelli...” disse questi “... come possiamo esservi d'aiuto?”

Clio 21-06-2013 19.28.24

Sorrisi nel vedere l'entusiasmo della donna, era più di quanto mi aspettassi.
"Beh, non ve ne ho parlato prima perché.. Io.. Non sapevo cosa dire.. E poi..." Lasciai che lo sguardo vagasse lontano "..non so quanto fidarmi dei miei compagni di viaggio.. Non so cosa penserebbero di tutto questo.." Dissi a bassa voce.
Poi, le parole della donna mi fecero sorridere ancora.
"Oh, madama.. A volte una semplice donna può arrivare dove faticherebbe un esercito.." Sorridendo "..ad esempio in un castello inaccessibile.."
Mi alzai e la seguii, chiedendomi dove mi stesse conducendo.
Eppure, la sua eccitazione, così spontanea e sincera era contagiosa, e la seguii volentieri.
Nel vedere la luce nei suoi occhi fui lieta di averle rivelato ogni cosa.
Restai stupita quanto mi chiese di mostrare la spilla al chierico.
Tuttavia, la mostrai, tendendola tra le mani insieme al messaggio.
"Viene dal castello di Yrko di Bumin, padre.. Nessuno ne è a conoscenza, oltre a noi.." Dissi con un leggero sorriso.

Talia 21-06-2013 21.07.32

Sorrisi lievemente a quelle sue parole...
“Lei è un po’ matto, lo sa?”
Lo osservai per un momento...
Tu sei un po’ matto...” mi corressi poi, con un vago sorriso “Si... un po’ matto...”
Mi voltai appena, guardando il paesaggio che sfilava piano fuori dal finestrino...
quella musica, uscendo dalla radio, riempiva l’intera corriera delle sue dolci note, cullando la mia mente come in una sorta di dolce torpore...
“Beh...” mormorai, tornando guardarlo “Se me lo chiederanno, dirò che un giorno i nostri sguardi si sono incontrati del salone delle feste, e che poi tu hai scalato il mio balcone, giungendo ad inciampare nei miei più segreti pensieri...”
Sorrisi di nuovo...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 55317)
Ma appena quella canzone terminò, la corriera si fermò di colpo.

La corriera si arrestò tanto bruscamente da mandarmi a sbattere contro il seggiolino di fronte...
sollevai gli occhi, allarmata...
“Ma che succede?” dissi, massaggiandomi piano il ginocchio che avevo sbattuto...

Guisgard 21-06-2013 21.19.31

Padre Roberto osservò con attenzione il biglietto e ciò che su di esso era stato scritto.
Poi spostò il suo sguardo sulla spilla che Clio teneva in mano.
“Padre...” disse Oriana, tradendo una forte impazienza “... cosa ne dite? Ora siete convinto anche voi?”
“Dipende...” fece il religioso “... dipende dal significato che voi date a questo biglietto.”
“Beh, mi pare evidente!”
“Ciò che a voi sembra così chiaro, temo invece che per me non lo sia.”
“Andiamo, padre...” fissandolo Oriana “... quella è la sua scrittura...”
“Esistono esperti capaci di riprodurre qualsiasi tipo di calligrafia.”
“E la spilla?”
“Chiunque abbia messo in scena tutto questo” osservò Padre Roberto “può essersi benissimo procurato questa spilla. Del resto i beni personali di molti nobili sono stati confiscati dal governo.”
“Oh, Santo Cielo!” Esclamò la donna. “Ma perchè voi preti siete così bravi ad annientare gli entusiasmi delle persone! Non vi sto chiedendo di far riconoscere al Santo Padre un miracolo accaduto a Santiago de Compostela, ma solo di credere che Sua Maestà è vivo! E che lo tengono prigioniero qui in città!”
“Madama...”
“Si... si...” annuendo la donna “... si, vi chiedo scusa... ma io non riesco a comprendere la vostra titubanza...”
“Madama...” mormorò il prete “... spesso la Chiesa si trova a vivere situazioni complicate... da una parte ci sono i fedeli, che con l'ingenuità di chi ha una Fede semplice, chiedono di veder riconoscere miracoli e profezie... dall'altra, invece, vi sono i suoi avversari che non aspettano altro che coglierla in fallo. E non per amore della verità, ma solo per dimostrare la sua imperfezione, dimenticando, però, che come tutte le cose umane, in quanto retta da uomini, è sottoposta all'errore.”
“Dove volete arrivare?”
“Se io dimostrassi di credere ciecamente” rispose Padre Roberto “che questo biglietto è stato scritto dalla mano di Sua Maestà, supponendo dunque che egli sia stato fatto davvero prigioniero, non potendo dimostrare tutto ciò, sarei poi accusato di tramare contro il nuovo governo. E sapete che i Rossi non attendono altro che chiudere le chiese del regno.”
“Ma chi potrebbe negare l'evidenza?”
“Quale evidenza?” Guardandola il prete. “Direbbero che si tratta di un atto promosso da qualche ribelle nobiliare, avendo così la scusa per portare altri scontri nel paese. Oppure liquiderebbero il tutto riconducendolo ad uno scherzo, magari messo in scena proprio da uno dei loro giovani. E sapete meglio di me come quella gioventù sprecata ama motteggiare e burlarsi di tutto e tutti per le strade. No, madama... questo biglietto potrebbe rivelarsi una trappola... una trappola mortale...”

Altea 21-06-2013 23.22.23

Effettivamente il registro era proprio nuovo, non era logoro.
Sentimmo dei rumori e trovammo i frati che tornavano dalle loro preghiere e chi ci aprì la porta ci condusse dal priore, il quale gentilmente ci chiese come aiutarci...già come aiutarci? Non sapevo nemmeno da dove iniziare.
"Sappiamo che ci troviamo a Chanty, padre" dissi al priore "potrebbe raccontarci un pò di più di questo posto? Noi eravamo diretti a Santa Agata di Gothia...e scusi non ricordo..ma che giorno siamo oggi?"

Guisgard 22-06-2013 00.54.50

“Si, siamo a Chanty...” disse il priore ad Altea “... non rammentate in che giorno siamo?” Fissandola. “Comunque... oggi è Sabato 22 Giugno, anno del Signore 1513, naturalmente.”
A quelle parole Daiz sbiancò.
“Il nostro regno, però, non vive una momento tranquillo.” Continuò il religioso. “Il paese è dilaniato da lotte intestine. Il re sembra essere sparito e il potere è stato preso, diciamo in forma momentanea, da una corporazione di individui che sfoggiano il colore rosso come proprio vessillo. Essi hanno formato un governo repubblicano, sebbene non legittimo, relegando i nobili, indeboliti dall'assenza del re, ai margini. Così, la capitale del regno, Fisyem, è divenuta la loro roccaforte. E questi sono i tristi accadimenti che si sono susseguiti in queste terre. Ma ora parlatemi di voi... avete detto di essere diretti a Sant'Agata di Gothia? Non credo di aver mai sentito questo nome... ma di quale luogo siete originari? E come siete capitati qui a Chanty?”
Ma proprio in quel momento un frate bussò ed entrò.
“Cosa accade, fratello?” Domandò il priore.
“Siamo pronti per andare a Fisyem.” Rispose il frate. “Ho segnato dai registri tutto ciò che ci occorre. Andremo in due, io e fratello Marcello.”

Clio 22-06-2013 01.29.19

Ero rimasta in silenzio, mentre il prete e la donna discutevano.
"È per questo motivo, infatti, che non ho osato mostrare la spilla ad anima viva.." Dissi poi, guardando il religioso.
In un attimo, rimisi la spilla in tasca, e lo guardai nuovamente.
"Avete ragione, padre.. Potrebbe essere un complotto o uno scherzo.." Sorrisi "io stessa non crederei mai ciecamente ad un biglietto, ma farei mille verifiche..".
Mi rivolsi verso la donna "..è vero, madama... Potrebbero esserci ripercussioni.. Potrebbero pensare ad un inganno della chiesa.." Sorrisi "..ma, come vi ho già detto, quel biglietto è arrivato a me e io stessa ho udito il suono soave di quell'ocarina.. Io non sono nessuno, e non ho niente da perdere.." Sussurrai, guardando la donna "Ecco perché devo tornare là e.. se non altro, almeno trovare delle prove.. Prove che non ci siamo attaccando ad una vana speranza.. Ma se avete un'idea migliore, madama.. Vi ascolterò con attenzione.." Con un sorriso.

Guisgard 22-06-2013 01.50.38

Oriana ascoltò Clio e poi tornò a fissare Padre Roberto.
Questi però non disse nulla.
“Immagino” disse la donna “che anche il suono dell'ocarina possa essere spiegato in vari modi, vero?”
“Voi conoscete bene l'ocarina di Sua Maestà...” fissandola il chierico “... visto che spesso avete ascoltato il re suonare in pubblico.”
“Si...” annuì la donna “... ma non solo in pubblico. Ho udito la sua ocarina anche quando si rifugiava nei giardini o nei lunghi viali dai quali si raggiungeva il cortile centrale. Quando cioè Sua Maestà pensava di essere solo e di suonare solo per se stesso. Come quando lasciava il palazzo per camminare di sera nelle stradine secondarie della campagna appena fuori dalla città. Si, ho udito molte volte il re suonare la sua ocarina. Forse possono falsificare la sua calligrafia, ma nessuno potrebbe suonare l'ocarina come lui. Di questo ne sono certa e riconoscerei quel suono tra mille simili.”
“Sfortunatamente” replicò il religioso “non siete stata voi ad udire quel suono. E la ragazza qui” indicando Clio “è stata saggia a non mostrare ad altri la spilla e quel biglietto.”
Oriana allora salutò Padre Roberto e con Clio uscirono dalla chiesa di Sant'Andrea.
Per tutto il tragitto la donna apparve silenziosa e pensierosa.
E solo quando ritornarono a casa sua, ella, finalmente, riprese a parlare.
“Forse Padre Roberto ha ragione...” mormorò “... forse mi sto aggrappando ad una Chimera... ma non so... quel biglietto continua a tormentarmi...” guardò Clio “... e forse è davvero pericoloso, oltre che pazzesco, mandarti da sola in quel castello, insieme a tutti quei fanatici...” scosse il capo “... e tu non dovresti rischiare così tanto... cosa direbbero i tuoi compagni di viaggio? Loro di sicuro non accetterebbero questi rischi inutili...”
E proprio in quel momento, Masan e Solder ritornarono a casa.
Ora anche loro indossavano abiti del tempo.

Guisgard 22-06-2013 02.01.29

Guisgard, a quelle parole di Talia, sorrise e per un lungo momento i suoi occhi furono in quelli di lei.
“Mi piace questa cosa del tuo balcone...” disse quasi in un sussurro.

Il cavaliere vide la principessa avviarsi verso le proprie stanze.
Il leggero abito bianco che indossava, si alzava quasi svolazzando ogni volta lei si muoveva, mentre i suoi piedi nudi poggiavano sul freddo marmo.
Lei però, ad un tratto, si voltò e lo sorprese a fissarla.
“Qualcuno pensa” disse lei con voce leggera, ma accennando un lievissimo sorriso “che non bisognerebbe guardare a lungo la sacerdotessa...”
Lui apparve stupito.
“La principessa” continuò lei, ricambiando lo sguardo di lui “è anche sacerdotessa, cavaliere... lo ignoravate forse? Ci sono riti e pratiche che solo lei può svolgere...” aggiunse con una voce che si fece più sfuggente, quasi solo appena accennata.
“Cosa...” mormorò lui “... cosa volete che faccia ora, mia signora?”
“Dovete vegliare sulla vostra regina, cavaliere...” restando a fissarlo lei “... è il vostro compito... sorvegliate questa porta... gli alloggi della sacerdotessa sono inviolabili e inaccessibili... ai nostri nemici...” e si ritirò nei suoi alloggi, lasciando il cavaliere a fissarla mentre svaniva dietro quelle austere porte.

“Ehi...” rivogendosi Guisgard a Talia “... tutto bene? Lo schienale davanti ha attutito il colpo...” massaggiandole un po' il ginocchio “... vedrai che tra un momento non sentirai più neanche questo lieve dolore...”
La brusca frenata aveva fatto svanire quella misteriosa visione che lei aveva visto fino ad un momento prima.
Guisgard allora si alzò e guardò prima fuori, poi verso il conducente.
“Cosa è successo?” Chiese.
“La corriera...” rispose il conducente.
“Non va?” Domandò il Taddeide.
Il conducente lo fissò e scosse il capo.
“Ho capito...” sbuffando il nipote di Robert de' Taddei “... è andata...”
Seguì allora il conducente che scese dalla corriera.
“No...” mormorò quello dopo aver controllato il motore “... non ripartirà... non senza un buon meccanico...”
“Cosa facciamo ora?” Fissandolo Guisgard.
“Possiamo fare ben poco...”
“Sta dicendo che resteremo qui?” Stupito Guisgard.
“Si, aspetteremo che passi qualcuno per essere rimorchiati e ritornare così a Sant'Agata di Gothia.”
“Ma noi dobbiamo proseguire il nostro viaggio!” Esclamò il Taddeide.
“Allora vi conviene prendere un altro mezzo.”
“E passano da qui altre corriere?” Chiese Guisgard.
“Ci sono altri mezzi di trasporto.” Disse il conducente. “Ma temo dobbiate raggiungere una stazione di servizio e aspettare che arrivi un mezzo per farvi proseguire.”
“Dista molto la più vicina?”
“A tre miglia” indicò il conducente “dovrebbe essercene una. In quella direzione.”
Guisgard sbuffò ancora.
Risalì poi sulla corrida, tornando da Talia.
“Pare che questa vecchia corriera non riesca più a proseguire il suo viaggio...” disse alla ragazza “... dobbiamo quindi proseguire a piedi e raggiungere la più vicina stazione di servizio, per aspettare l'arrivo di un nuovo mezzo. Come va il ginocchio? Riesci a camminare?”

elisabeth 22-06-2013 12.06.19

Gem...fu abbastanza chiaro che anche un neonato avrebbe compreso......e quando Guidox si allontanò......finalmente mi spiattello' in faccia ogni suo pensiero......Lui era pratico......era un uomo che viveva con i piedi per terra.........E io com' ero......già....avevo poco da fare la sognatrice......" Tu pensi che io stia giocando con la tua vita ?...dimmi e' questo che pensi ?....e allora ti sbagli di grosso..perche' la vita per me ha un grande valore......ma c'e' una differenza sostanziale..io vivo questo momento con le mie emotività e sono quelle di una donna e tu le vivi da uomo....siamo diversi...Gem...siamo diversi....cosa volevi che mi mettessi a piangere e ad urlare ?......non ne vedo l'utilità.....noi non solo non sappiamo perché siamo finiti qui...e che cosa stia succedendo in questo posto...io non so neanche che cosa mi e' successo nella mia epoca..io come te ero Tranquilla per i fatti miei..e poi...ecco qua...siamo nel 1500...una cosa e' studiare sui libri..una cosa e' vivere quell'epoca.....e ora cerchiamo di uscire da questo caos....nel migliore dei modi...a te il copione..io sarò una brava spalla....."......ero seccata...pensavo di avere un compagno di sventura e invece.........come potevo pensare che Gem fosse diverso.....come potevo.......non lo conoscevo nemmeno......eppure alle volte si può non conoscere una persona e a pelle riesci anche a fidarti...ennesimo buco nell'acqua.....

Talia 22-06-2013 15.31.00

Guisgard si alzò e scese dalla corriera, mentre io rimasi immobile, fissandolo allontanarsi.
Quella visione...
era stato solo un momento, poche immagini, ma erano state tanto chiare e vivide da travolgermi.
Una volta rimasta sola, mi presi la testa tra le mani...
era una follia, pensai: avevo lasciato Sygma per sfuggire ai sogni che mi perseguitavano, ed invece pareva che essi mi avessero seguita, e addirittura che si fossero rafforzati.
Il cavaliere e la principessa...
sognavo di loro da più di un anno, ormai...
sognavo di loro da quando avevo terminato le ricerche e pubblicato quel romanzo sulla storia di quella regina con la quale, per qualche strano scherzo della sorte, condividevo il nome...
l’analista lo aveva chiamato ‘stress’, pensai...
ma chissà cosa avrebbe detto adesso, mi sorpresi a chiedermi... cosa avrebbe detto adesso che quei sogni giungevano anche di giorno...
e cosa avrebbe detto adesso se avesse saputo che... tentai di scacciare quell’idea che mi aveva colta all’improvviso, ma essa si ripresentò... era folle... ma ora mi ero, mio malgrado, accorta che quel cavaliere aveva sempre avuto, in quelle visioni, gli stessi occhi azzurri di Guisgard de’ Taddei.
Spinsi gli indici contro le tempie... forse davvero stavo impazzendo...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 55364)
Risalì poi sulla corrida, tornando da Talia.
“Pare che questa vecchia corriera non riesca più a proseguire il suo viaggio...” disse alla ragazza “... dobbiamo quindi proseguire a piedi e raggiungere la più vicina stazione di servizio, per aspettare l'arrivo di un nuovo mezzo. Come va il ginocchio? Riesci a camminare?”

Sollevai la testa di scatto, quando lo sentii risalire a bordo...
“Certo!” risposi in fretta alla sua domanda, sperando che quei pensieri non trasparissero troppo dalla mia espressione “Certo che ce la faccio... non è stato niente!”
Mi alzai, quindi, e tirai giù dalla cappelliera la bisaccia che conteneva il Codex e la mia borsa...
“Coraggio, andiamo...” dissi con un sorriso “Tutto sommato non è un gran danno: è una bella giornata, il sole è alto e la strada sembra essere in gran parte all’ombra degli alberi... ci farà bene camminare un po’!”
Lo precedetti, dunque, e scendemmo dalla corriera.

Altea 22-06-2013 19.15.10

Ebbi un sussulto...eravamo il 22 giugno 1953? E vidi Daiz impallidire, improvvisamente tutta la sua sicurezza e spavalderia sembrava svanire.
Ascoltai attentamente le parole del priore..."Una guerra dite? Non ne sapevo niente" nella mia mente era ben fissa la idea che questi umili frati rinchiusi nel convento fossero convinti di vivere come nei periodi antichi "noi proveniamo da Capomazda City, però io sono originaria di Oxford..vengo dalla Inghilterra e sono qui perchè sto studiando alla Università molto di più sul casato dei Taddei e Capomazda..e anche se il Fiore Azzurro fosse veramente esistito...ma ho saputo anche questo fiore ha a che fare con un codice ... il Codex Nohliano, ne sapete qualcosa voi?" inziai a parlare come notavo loro facessero.
Entrarono due monaci informando che stavano proprio partendo per la capitale...città mai sentita come loro non conoscevano stranamente Santa Agata di Gothia.
Diedi un calcio sotto il tavolo a Daiz perchè si era ammulolito di colpo.

Clio 24-06-2013 00.13.08

Salutai il chierico e seguii Oriana verso casa.
"No, non credo che sia una chimera.." Dissi sorridendo "Vi capisco..quel biglietto non ha fatto che tormentarmi da quando l'ho tenuto tra le mani.. Non può essere un caso, o un trucco.." Scossi la testa.
"Ma io devo andare, si è un rischio.. Sicuramente.. E mi piacerebbe fidarmi di qualcuno così tanto da portarlo con me.. Ma non è così.. la posta in gioco è troppo alta.. E io non posso e non voglio dar finta di nulla.." .
Guardai la donna negli occhi "Ascoltate, ho passato la vita a leggere e studiare di situazioni come questa, senza poter far nulla per cambiare le cose.. Ma ora sono qui.. E rischierò quanto c'è da rischiare.. Perché so che è giusto.." Sospirai "Chanty ha bisogno del suo re... E se posso aiutarvi, in qualche modo.. Lo farò, costi quel che costi.." Sorrisi.
Corrucciai la fronte quando nominò Masan e Solder.
"No, ha ragione.. Loro non capirebbero.. È per questo che non ho raccontato nulla.. Mi avrebbero presa per pazza.. Non saprei nemmeno come spiegare tutto questo.." Alzai le spalle "..ma, infondo.. Non sono tenuta a dar loro spiegazioni..".
In quel momento, li vidi arrivare e li salutai con un cenno del capo.
"Bentornati..." Dissi guardando i due archeologi "..è andato tutto bene?" Con un sorriso.

Guisgard 24-06-2013 00.30.34

“Si...” disse Masan a Clio “... ora abbiamo anche noi degli abiti adatti.” E mostrò alla ragazza l'abito blu che il sarto di Oriana aveva preparato per lui.
Lo stesso fece Solder, mettendo in mostra il bell'abito arancio e rosso che aveva preso nella bottega del sarto.
Oriana si mostrò compiaciuta e soddisfatta che quegli abiti fossero piaciuti ai suoi ospiti.
Poco dopo fu servita la cena.
Oriana, dopo aver cenato, si ritirò e diede la buonanotte a tutti loro.
Però, prima di andare, la donna fissò a lungo Clio.
Era uno sguardo particolare, col quale voleva quasi raccomandare alla ragazza di decidere bene cosa fare.
Del resto Clio lo sapeva bene.
Quell'avventura al castello poteva essere un grande rischio per lei.
E non solo per lei.
Poi, prima che anche i tre studiosi si ritirassero nelle loro stanze, Masan su avvicinò a Clio.
“Allora, mi dica...” fissandola “... come si trova qui? In questo luogo e in quest'epoca così assurdi per noi? Sembra che sia riuscita a conquistare la benevolenza di quella donna. Del resto non mi meraviglia... lei potrebbe conquistare chiunque, Clio...” accennò un sorriso “... e questo volevo dirle... beh, visto che siamo qui... e questo modo che abbiamo di rivolgerci l'una all'altro... si,voglio dire che non credo sia più il caso di usare il lei fra noi... se anche lei è d'accordo... mi piacerebbe darle del tu...”

Clio 24-06-2013 01.23.24

Ricambiai lo sguardo della donna, e la salutai con un sorriso.
Sapevo cosa significava, e per fortuna mancava ancora un giorno alla festa.
Ci avrei dormito sopra. Ma io mi conoscevo meglio di chiunque altro, e sapevo quanto era difficile farmi cambiare idea.
Ma la faccenda era troppo pericolosa per essere presa alla leggera.
Stavo per ritirarmi, quando Masan venne da me.
Lo ascoltai attentamente, guardandolo negli occhi.
"Davvero?" Dissi poi, con un sorriso "Eppure non credo che potrò mai piacere alla sua amica.. Non che la cosa mi interessi.." I miei occhi scrutarono i suoi ".. Del tu, eh? Solitamente conosco bene le persone a cui do del tu.. E, soprattutto, mi fido di loro.. Mi sta dicendo che posso davvero fidarmi di lei, Hito Masan?" Mi avvicinai di un passo "posso fidarmi di te?".
Restammo in silenzio, con gli occhi incatenati, per lunghi istanti.
Eppure non riuscivo ancora a decifrare quello sguardo, e la cosa mi inquietava.
"Oh, qui è davvero bellissimo.. Non capisco l'ostilità della sua collega.." Dissi, cambiando discorso "..peccato solo per la situazione politica, così complessa e delicata.. Insomma, il re imprigionato chissà dove, i rossi al potere.. Sembra un bel guaio.." Esitai "..lei si è.." Alzai gli occhi al cielo e sospirai "..e va bene.. Ti sei fatto un'idea su tutta questa storia? Insomma.. Cosa ne pensi.. Al di là del fatto che non sono affari nostri.." Allargai le braccia ed il mio sguardo indugiò per un momento sul dipinto che aveva attirato la mia attenzione ore prima "Ci sarà pure un motivo perché siamo giunti qui.. Ci deve essere.." Sussurrai.

Guisgard 24-06-2013 04.36.59

Preso il calcio da Altea, Daiz si destò dallo stupore causatogli dalle parole del priore.
“Davvero...” disse “... davvero siete diretti alla capitale?” Guardando i frati appena entrati. “Ottimo.” Alzandosi in piedi. “Anche noi siamo diretti là. Magari potremmo venire con voi, cosa ne dite?”
Il priore era rimasto turbato dal modo con cui Altea in precedenza aveva parlato, ma questa repentina richiesta di Daiz lo sorprese a tal punto che quasi dimenticò le parole della ragazza.
“Certo...” fece il priore “... non ci costerà nulla darvi un passaggio...”
I frati annuirono e dissero ai due viaggiatori di prepararsi a partire.
Poco dopo il carro partì.
“Non sapevo cos'altro inventarmi...” mormorò Daiz “... volevo guadagnare del tempo, anche se non so per quale motivo... così ho detto che dovevamo raggiungere la capitale...” fissò Altea “... ma come può essere? Siamo davvero tornati indietro nel Tempo? Guarda questo carro, la strada, i frati... ora che presto più attenzione... il carro è tutto di legno, non si vedono elettrodotti, né passano aerei nel cielo... e questi frati hanno tutto l'aspetto delle comparse che si vedono nei film in costume...”

Guisgard 24-06-2013 04.41.02

Gem afferrò Elisabeth per le braccia.
“Io non penso nulla di tutto questo, lo sai...” disse fissandola “... so che non stai giocando con la mia vita... ma io devo pensare per entrambi e devo proteggerti... e non posso farlo se tu mi credi diverso da ciò che sono... se tu riponi in me aspettative che non potrò mai soddisfare... tu sei una donna in carriera, un luminare... e sei tante altre cose... sei un Massone... ma qui, in quest'epoca, davanti a questi uomini sconosciuti, tu sei soprattutto una donna... e voglio che tu possa conoscermi bene e fidarti poi di me... questo sono, Elisabeth... sono un uomo che nonostante l'esperienza militare e tutto il resto, ora come ora non sa cosa fare... ma ciò non vuol dire che non saprò proteggerti... ma tu devi fidarti di me... di ciò che sono...”
“Allora, signori?” Fece Guidox, appena finì di parlare col suo funzionario. “Cosa avete deciso? Accettate di essere al servizio della nostra causa?”

Guisgard 24-06-2013 04.44.17

“Certo che puoi fidarti di me, Clio...” disse Masan fissandola negli occhi “... pensi che potrei mentirti o farti del male? Quanto a Solder... non badare a lei...” guardò anche lui il ritratto del re “... non so... non so perchè siamo qui... forse è un caso... forse una sorta di maledizione... si, di incanto o simile... forse è tutto un sogno... un incubo...” tornò a fissarla.
E in quel momento Clio ebbe una sensazione fortissima.
Come se lui le stesse per rivelare qualcosa.
Forse un segreto.
Un segreto.
Ma non disse nulla.
Era arrivata Solder e lui, salutata la donna e poi Clio, andò a dormire.
La notte trascorse così, senza sogni, né incubi.
E l'alba giunse presto a destare Clio.
Era il giorno della festa al Castello di Yrko di Bumin.

Guisgard 24-06-2013 04.44.55

Guisgard e Talia, così, scesero dalla corriera e presero a camminare nella direzione che il mezzo avrebbe dovuto seguire se il suo viaggio fosse proseguito senza quell'incidente.
Il posto era incantevole e la natura verdeggiante e luminosa.
Fra gli alberi che contornavano la strada si udivano cantare uccellini e vibrare le foglie al fresco alitare del vento, che rendeva l'aria pulita e il cielo di un azzurro terso.
“Adoro questi luoghi tra le colline e le pendici dei monti...” disse Guisgard a Talia “... c'è sempre qualche borgo addormentato, i resti di un'antica torre o i ruderi di qualche castello Longobardo, Normanno o Angioino... io credo che questi luoghi, questi scenari sappiano essere romantici e sognanti come pochi altri... basta saperli osservare e poi scegliere... non so, ma il camino di un agriturismo o di una taverna... magari in una freddissima sera d'Inverno, forse il più freddo Inverno degli ultimi anni, mi sembra una cosa fantastica... giungere lì e trovare i proprietari un po' delusi... prenotare allora tutti i tavoli vuoti, farsi servire qualcosa di speciale, mangiarlo davanti a quel camino acceso... e magari poi fare l'amore proprio lì, a terra, scaldati dal fuoco che brucia e dalla passione...” le sorrise “... ma forse questo genere di cose per voi scrittori sono normali... si, voi dovete sempre immaginare grandi emozioni, scene particolari, fughe impossibili di amori travagliati... chissà, magari davanti a quel cammino possono essere arrivati due amanti in fuga...” le fece l'occhiolino.
All'improvviso il cielo cominciò a coprirsi, fino a mostrare bagliori lontani.
“Credo che stia per mettersi a piovere...” mormorò Guisgard “... sarà meglio affrettare il passo...” prese Talia per mano e i due cominciarono a correre.
I lampi e i tuoni iniziarono a susseguirsi sempre con più frequenza.
Poi cominciò a cadere una leggera pioggerellina.
Che divenne poco a poco più intensa.
Guisgard coprì allora entrambi col suo giubbotto da aviatore, fino a quando trovarono riparo sotto un grande noce.
“Speriamo smetta presto...” fece Guisgard fissando il cielo grigio “... anche se ne dubito... e comunque non è molto sicuro restare sotto ad un albero nel bel mezzo di un temporale...” così ripresero a correre in cerca di un riparo migliore.
Intanto cominciò a far sera.
E solo quando era ormai buio, i due videro una luce in lontananza.
La raggiunsero e scoprirono che si trattava di una locanda.
“La Tinaia...” leggendo l'insegna di legno Guisgard.
Ed entrarono.

elisabeth 24-06-2013 10.30.47

Gem...mi sembro' un'altra persona.....mi diede una scrollata da farmi uscire gli occhi dalle orbite.....ma nell'ascoltarlo sentii veritaà nelle sue parole...sentii per la prima volta che avevo il dovere di lasciare andare le cose senza che io ne guidassi le fila.........e se per una volta...riuscissi a fare solo lal donna ?....." Mi spiace se tisono sembrata scortese...in questo momento mi sento tanto una...scema....hai ragione su tu tutto...ma su di una cosa no...non pensare di me che io sia un grande luminare..o Massone.. di quelli a cui non si puo' parlare...io sono......soltanto una donna anche nella nostra epoca..soltanto che ho dovuto impersonare un ruolo che era diverso......nella nostra epoca..la donna ha dovuto fare anche l'uomo, per sentirsi alla pari....e non ha capito che ha sbagliato......non doveva mai perdere il suo lato femminile......non so dove ci portera' tutto questo...ma qualcosa incomincia ad insegnarmelo......so di potermi fidare di te......non far mai che io possa pentirmene....."........Avrei voluto che quel dialogo continuasse per molto tempo......ma Guidox aveva terminato il suo e di conseguenza aveva stroncato il nostro......alla sua domanda..ebbi il buon senso.....di rimanere in silenzio......quel famoso silenzio che avevo apprezzato molte volte....

Clio 24-06-2013 14.29.28

Mi svegliai fresca e riposata.
Tuttavia, restai sdraiata ad osservare il soffitto per molto tempo, prima di riuscire ad alzarmi.
Era il giorno della festa, per un attimo mi sembrò di sentire di nuovo il suono melodioso di quell'ocarina, le parole del biglietto, che ormai sapevo a memoria, si fecero strada nella mia mente, insieme al ritratto del re e allo sguardo speranzoso di madama Oriana.
Ero davvero ossessionata!
Pensai poi alle parole di Masan, a quel suo sguardo che mi incatenava ogni volta, mi chiesi se potevo credergli.
C'era stato un momento, mentre mi parlava, in cui avevo avuto la netta sensazione che volesse rivelarmi qualcosa, qualcosa di importate.
Non avevo idea di cosa potesse essere.
Infondo, chi ero io per giudicare Masan e i suoi segreti? Non ero affatto migliore di lui, nemmeno io gli avevo raccontato tutto.
Sarebbe stato bello averlo dalla mia parte, portarlo con me alla festa.
Ma aveva detto di detestare i Taddei, e tutto ciò che rappresentavano, perché dovrebbe aiutarmi a liberare questo re? Aveva evitato di dirmi che cosa pensasse della situazione politica, avrei provato a far scivolare di nuovo il discorso.
Certo, avrei anche potuto evitare di dirgli il motivo della mia visita al castello, e portarlo con me alla festa, in fondo sapevo che mi avrebbe difeso, se non altro per dimostrarmi di essere migliore di quanto pensassi.
Mi morsi nervosamente il labbro inferiore.
Sarebbe stato terribilmente sleale da parte mia, però.
Sbuffai, e mi alzai definitivamente dal letto.
Guardai fuori dalla finestra e sorrisi.
Una cosa era certa: sarei andata a quella festa, con o senza Masan.
Dovevo saperne di più su quella storia.
Avrei cercato di parlare all'archeologo dopo colazione, e mi sarei inventata qualcosa.
Dopo qualche tempo, ero pronta.
Così, scesi al piano di sotto per fare colazione.

Guisgard 24-06-2013 15.00.01

Clio scese così per la colazione.
Ritrovò Oriana e anche Masan e Solder avevano raggiunto la padrona di casa.
Questa salutò con cordialità Clio e poi, sorridendole, la invitò a sedersi con loro.
I servi portarono allora in tavola la colazione.
Frutta fresca, succo d'uva e di mela, focacce calde, insieme a miele e confetture varie.
Dopo un po' Solder chiese ad Oriana di poter visitare le scuderie della sua dimora.
“Adoro i cavalli” disse “e mi piacerebbe poter vedere i suoi, madama.”
La donna annuì e chiese ad uno dei servitori di condurre Solder a vedere i suoi cavalli.
Si scusò poi con Clio e Masan.
Era attesa da alcuni vicini per una certa faccenda ed uscì.
E di nuovo rimasero soli Clio e Masan.
“Ti va” fece lui, approfittando della fortuna coincidenza “di fare un giro per la città? Dopotutto abbiamo un'occasione unica... visitare un'autentica città d'arte in pieno periodo rinascimentale, senza isole pedonali e strade chiuse al traffico.” Sorrise.

Clio 24-06-2013 15.18.11

Sorrisi a Masan, lieta che fossimo riamasti soli senza bisogno di stratagemmi.
Era l'occasione buona per parlargli, spiegargli la situazione, e cercare di capire se poteva aiutarmi.
"Ma certo, te l'ho detto che la città è bellissima.. Sarà meraviglioso passeggiare.." Risi "..ricordiamoci di non entrare nelle chiese, però, non abbiamo soldi per pagare la tassa.. Ma credo che avremo comunque un sacco di cose da vedere.. Non è un'esperienza che capita tutti i giorni.." Lo guardai negli occhi ".. E poi, così potremo parlare in pace..".
Mi alzai e rimisi a posto la sedia.
"Ieri sera ci hanno interrotto, e non mi ha detto che idea si è fatto di questa città e della situazione politica..".
Mi accorsi o avergli dato ancora del lei "scusa.. Non ci ho ancora fatto l'abitudine..." Con un sorriso "allora, vogliamo andare?" Porgendogli la mano.

Talia 24-06-2013 16.44.58

Avevamo camminato per un po’, al sole...
Guisgard parlava ed io lo ascoltavo... mi divertiva sentirlo parlare, mi incuriosiva: aveva un modo suo di vedere le cose, ogni cosa, e poi di esprimerle, che in qualche maniera mi affascinava...
Camminammo per gran parte del pomeriggio finché, del tutto inaspettatamente, il cielo si oscurò ed iniziò a piovere...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 55396)
Poi cominciò a cadere una leggera pioggerellina.
Che divenne poco a poco più intensa.
Guisgard coprì allora entrambi col suo giubbotto da aviatore, fino a quando trovarono riparo sotto un grande noce.
“Speriamo smetta presto...” fece Guisgard fissando il cielo grigio “... anche se ne dubito... e comunque non è molto sicuro restare sotto ad un albero nel bel mezzo di un temporale...” così ripresero a correre in cerca di un riparo migliore.
Intanto cominciò a far sera.
E solo quando era ormai buio, i due videro una luce in lontananza.
La raggiunsero e scoprirono che si trattava di una locanda.
“La Tinaia...” leggendo l'insegna di legno Guisgard.
Ed entrarono.

Correvamo sotto la pioggia...
e dopo un po’ iniziai a sentirmi zuppa e stanca, ormai, il buio si infittiva ed il temporale non accennava affatto a smettere...
e poi, all’improvviso, quella luce, via via più vicina... la raggiungemmo.
“Non m’importa come si chiama...” mormorai alle parole di Guisgard, lanciandogli però al contempo un’occhiata che era vagamente divertita “Non mi importa niente del nome, purché abbiano una doccia calda, un phon e un letto...”
Entrammo e la stanza era immersa in una luce bassa e soffusa, socchiusi gli occhi per capire se vi fosse qualcuno...
poi lentamente mi voltai e lanciai un’occhiata a Guisgard, che era entrato nella stanza dietro di me e che stava richiudendo la porta.

Guisgard 24-06-2013 16.53.06

“Beh...” disse Gem a Guidox “... non credo che ci sia stata data molta scelta...”
“Davvero?” Fissandolo il capo dei Rossi. “Io non vi ho dato alcun ultimatum.”
“Allora possiamo davvero scegliere?”
“Certo.” Sorridendo Guidox. “Si ha sempre una possibilità di scelta. Solo gli inetti credono che l'uomo sia sottoposto al Fato o ai capricci di un Dio.”
“Dunque” mormorò Gem “possiamo scegliere di essere liberi artisti, senza vincoli o direttive?”
“Naturalmente.” Annuì il leader dei rivoluzionari. “Ma come tutti i cittadini di questo paese sarete sottoposti a controllo. In modo che non diffondiate ideali malati alle deboli menti. Sono da poco riuscito a zittire chierici e nobili e sarebbe davvero seccante dover riprendere questa poco edificante attività.”
Le parole di Guidaux suonarono chiare alle orecchie di Elisabeth e di Gem.
E il pilota guardò la donna.

Guisgard 24-06-2013 17.00.32

Così, Clio e Masan uscirono per la loro passeggiata.
Fisyem era già vivacemente animata da ogni sorta di umanità, con i suoi mercanti abbigliati con stoffe veneziane, giubbe pisane e baschi di Provenza.
Poi gli artigiani fuori dalle loro botteghe, con merci e manufatti di alta qualità e pregevolissima fattura.
E ancora, saltimbanchi nelle piazzette, insieme a giocolieri, musici, animali ammaestrati e numeri da circo.
Ma più di tutto, a movimentare le strade e le piazze della capitale, c'erano i giovani Rossi.
Con i loro motti goliardici, licenziosi, con cui prendevano in giro i vescovi, gli abati, i monaci. E lo loro filastrocche in rima baciata, con le quali schernivano i privilegi dei nobili e le loro tradizioni.
Attaccavano ogni cosa: l'ordine costituito, la Religione e gli usi del posto.
Sbeffeggiavano il matrimonio, la fedeltà coniugale e inneggiavano all'amore libero.
Brindavano alle moglie altrui e ai mariti traditi.
“Fondamentalmente” disse Masan a Clio mentre passeggiavano “sono un uomo che vive e lascia vivere. Tuttavia non credo che questa” indicando quelle scene “sia la vera libertà. Ogni cosa ha bisogno di regole, se giuste e rette, altrimenti vi è solo caos e disordine.” Guardava quei giovani. “Non credo sia questa la civiltà. Non conosco la storia di questo luogo, ma credo che sia colpa del re... un detto cinese afferma... se il principe è virtuoso, non vi è allora suddito che non lo sia...”

Altea 24-06-2013 17.01.29

E cosi mi trovai su quel carro antico e di legno e pure scomodo e Daiz che dava conclusioni che non capivo...""Sono Francescani ovvio, predicano l' Umiltà che carro pensi usino? Una cazzorra reale???E quanto riguarda gli aerei non significa nulla, non vi saranno aeroporti vicino o rotte aeree anche se il fatto del non passare di auto o scooter mi sembra strano...ma forse penso che questo posto, Chanty, sia un pò anormale e fuori dal mondo" cercavo di dare un senso plausibile...."E altra cosa?Ma che ci porta alla capitale? Perchè sei interessato ad andarci" dissi sbuffando.

Clio 24-06-2013 18.35.58

Osservai i giovani rossi seguendo gli occhi di Masan.
Era incredibile quanto riuscissero a sbeffeggiare ogni cosa, persino l'amore.
Avevo già sentito giovani parlare in quel modo, a casa mia, e non mi erano mai andati a genio.
Ora, avrei dovuto fingere di essere una di loro.
Mi chiesi se ne fossi stata in grado.
"Hai ragione.. Non è questa la libertà.." Dissi piano.
Evitai di esternare il mio disappunto, nel caso qualcuno dei ragazzi del giorno prima mi vedesse.
"Non credo ci sia bisogno di dirvi cosa ne penso io.. Li detestavo nel XXI secolo, e non ho cambiato idea.." Dissi, ancora più piano, avvicinandomi un poco a Masan.
"Voi dite che è colpa del re? Beh, senza dubbio, quello che dite è verissimo.. Se il principe è virtuoso, tutto è più semplice.. Ma io non credo che questa sia la soluzione migliore.. Tutta questa rabbia e sovversione, è fine a se stessa.." Il mio sguardo si perse lontano "..eppure, io credo che un uomo possa diventare migliore, quando perde tutto ciò che ha..Sempre che vi sia del buono dentro di lui.. E una terra ha sempre bisogno del suo re..".
Mi era così difficile conciliare il superbo re che alcuni descrivevano, con le delicate e malinconiche parole del biglietto.
Sospirai.
"Posso chiederti un favore?" Dissi poi, a bassa voce rompendo ogni indugio.
"Mi hanno invitato ad una festa stasera, in quel bel castello che abbiamo visto arrivando in città.. Ti andrebbe di accompagnarmi? Solo tu ed io.." Sorrisi, e guardai i giovani rossi "..ti avviso, sono loro che la organizzano.." Indicandoli con un cenno del capo "..ma io voglio andarci per il castello, Mirò aveva detto che è impenetrabile.. Quindi, mi sembra una buona occasione.." Lo guardai negli occhi e sussurrai "...sarà davvero emozionante, girovagare per un castello senza guida turistica.. Che ne dici?".
Non ero ancora pronta per raccontargli tutta la verità, ma averlo accanto mi avrebbe dato sicurezza.
Odiavo mentire, ma non potevo mettere a rischio tutto fidandomi troppo.
Sorrisi a Masan e ripresi a passeggiare.

Guisgard 24-06-2013 18.41.40

Capitolo IV: Gli amori di Robert de' Taddei

“Quando giunsero nel viale, videro Mrs, Bolton, pallida e ansante, venire agitata verso di loro.
<<Oh, signora, ci chiedevamo se le fosse accaduto qualcosa!>>
<<No, non mi è accaduto nulla!>>
Mrs. Bolton guardò in viso il guardiacaccia, così liscio e fresco d'amore. Incontrò i suoi occhi un po' ridenti, un po' beffardi. Rideva sempre di fronte alle disavventure. Ma la guardava con gentilezza.
<<Buonasera, Mrs. Bolton! Vostra signoria ha compagnia, ora, quindi posso lasciarla. Buona notte, Vostra Signoria! Buona notte, Mrs. Bolton!>>
Fece il saluto e si allontanò.”

(David Herbert Lawrence, L'amante di Lady Chatterley)



Chi, come chi scrive, ha percorso nei tardi pomeriggi estivi le strade fatte di ciottoli del paese del grande novelliere avrà avuto la fortuna di notare, a metà tra le mura esterne del borgo alto e il palazzo del Pretorio, una vivace locanda la cui insegna di legno cigola al minimo colpo di porta.
Dalle antiche murature, essa è collocata dove il borgo si racchiude quasi su stesso e appare, come è uso dire nel volgare italiano, simile ad un'antica cantina, il cui proprietario straniero, giunto tempo fa tra questi colli, ha poi mutato in brioso luogo di ristoro.
Ma al tempo di cui si narra, la locanda non vedeva ancora le case che oggi affiancano i suoi muri, quasi simili a leggeri bastioni, e sorgeva invece un po' fuori mano, giovandosi, in caso di inattesi viaggiatori, del suo ruolo in quel punto un po' isolato e secondario.
Tutt'intorno si vedono a perdita d'occhio tenere e dolci colline, ricche di fascino e leggende.
Come quella che vuole, disperso proprio fra questi poggi fiabeschi, un tumulo di età etrusca, nel quale, secondo quanto si racconta, vi fu sepolta una principessa.
E qui giunsero Guisgard e Talia.
La locanda all'interno era spaziosa, con diversi tavoli e qualche dipinto ad animare le pareti.
Ma perlopiù dai muri pendevano oggetti tipici del luogo, dal gusto antico e rustico.
Un cinghiale impagliato faceva bella mostra di sé su una robusta mensola inchiodata alla muratura e ovunque si vedevano bottiglie di vino, di ogni forma e dimensione, messe perlopiù per suscitare la sete dei clienti.
Le strette finestre erano incastrate profondamente nei muri, con gli angoli protetti da grosse pietre sporgenti.
Il grande camino dominava l'ambiente sul suo lato corto, di fronte all'ingresso, mostrando segni di arrosto, di lesso e cottura sulle pietre che lo componevano, mentre tutt'intorno erano appesi pentole di rame, di stagno e di creta alle pareti.
Sul lato lungo vi era una grande credenza di quercia, nella quale erano sistemati oggetti vari, come brocche, crateri, scodelle, piatti, bicchieri che troneggiavano l'uno sopra l'altro.
“Sembra non ci sia nessuno...” disse Guisgard.
Ma proprio in quel momento apparve un uomo.
Aveva tratti latini, barba scura e capelli ricci.
Indossava un lungo camice di cuoio.
“Salve...” fece Guisgard “... siamo stati sorpresi dal temporale... è possibile avere da mangiare e dormire qui?”
“Si...” annuì l'uomo con il suo accento catalano e scrutandoli con attenzione “... ma dovrete accontentarvi di ciò che è rimasto, visto che è molto tardi.”
“Andrà benissimo qualsiasi cosa.” Annuì Guisgard.
“Di stanza” fece il locandiere “ne abbiamo una sola libera... è al piano di sopra. Venite, vi accompagnerò.”
I due lo seguirono e lui mostrò loro la stanza.
“E' possibile avere qualcosa da mangiare in camera?” Domandò Guisgard. “Abbiamo preso un bel po' d'acqua e credo che la mia ragazza vorrà lavarsi e mettersi subito a letto.” Indicando Talia.
“Vi porterò della minestra e del pane ancora caldo.” Ed uscì.
“Minestra e pane caldo...” ripetè Guisgard guardando la stanza “... non c'è che dire, cibi semplici e genuini... dal sapore d'altri tempi... come questa stanza... e mi chiedo dove sia il bagno... forse in comune con le altre stanze, magari in fondo al corridoio... tu cambiati e metti qualcosa di asciutto... io intanto vado a vedere dove si trova il bagno..." ed uscì.
Talia allora passò davanti allo specchio e per un attimo ebbe una visione inquietante.
Vide se stessa riflessa con abiti diversi, in un ambiente sconosciuto.
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