Camelot, la patria della cavalleria

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grazia 07-07-2014 22.13.02

Li guardo tutti con curiosità e stringo loro la mano " sono lieta di conoscervi e vi ringrazio per l'accoglienza anche da parte di milord.
Sono felice, allora la zingara aveva ragione, non posso crederci, finalmente qualcuno che pensa che la cultura non sia solo roba da uomini o da religiosi.
Adesso posso finalmente iniziare a fare ciò che mi piace anche se per un gruppo di eroi a noleggio e per ottenere denaro, ma chi se ne importa.
Se qualcuno crede al potere del fiore azzurro ben venga.
Bisognerà però trovarlo, impresa ardua?
Guardo i miei nuovi amici e poi il libro " infatti qui parla dei poteri del FIORE AZZURRO, ma devo leggere il resto per capire quali sono"
Non voglio scoprirmi del tutto voglio prima leggere il resto del libro.
Comunque è davvero strano che un libro del genere appartenesse a dei monaci.
" avete ragione, strano che questo libro fosse nascosto in un monastero,
forse chi ve l'ha dato sapeva che se l'avessero trovato in suo possesso, l'avrebbero accusato di stregoneria".
Li guardo per capire se posso aver ragione" per cui appena ha potuto se n'è disfatto regalandovelo, e io lo leggerò per voi.

Clio 08-07-2014 01.14.07

Sentii Roland arrivare e gli sorrisi.
"Certo, ma voglio prima sapere cosa sei riuscito a scoprire sulle condizioni dei prigionieri, quante guardie ci sono, eccetera.. insomma, quanto ci siamo detti sta mattina.." sospirai "Comunque sia, sono dell'idea che il piano debba essere astuto e prudente.. ah, c'è una novità.. domani io dovrò presenziare per forza, Froster era riuscito a impedirlo, ma Musain allora ha proposto di mandarci una mia sosia e ucciderla, facendo cadere la colpa sui Lupi.. non ho avuto scelta, andrò.. vuole dimostrare che io sono dalla loro parte, e non posso oppormi più di tanto o si insospettirebbero.." sorrisi "Però, non sarà così.. svenirò davanti a tutti.. ci sono erbe nella mia dispensa che possono aiutarmi... certo, Musain se la prenderà, ma nessuno si insospettirà se una donna debole e fragile come Clio svenirà davanti ad uno spettacolo del genere".
Mi fermai, e alzai lo sguardo verso la pallida luna che filtrava dal soffitto.
"Dobbiamo iniziare a pensare che forse non riusciremo a salvare tutti.. ma faremo di tutto per salvarli.." tornando a guardare Roland.
"Come detto, dobbiamo lavorare su due fronti.. preparare la piazza per una sortita domani.. non una battaglia campale, ovviamente.. si scatena il caos per un attimo, approfittiamo della confusione per liberare i prigionieri... poi spariamo più velocemente possibile.. dobbiamo usare ogni passaggio, ogni antica via, le cantine, le fogne.. tutto.. rimango sempre dell'idea di distruggere il palco.. beh, però dobbiamo anche provare ad agire questa notte.. anche se ormai temo che, piuttosto di fare una tale figura, sarebbe capace di uccidere gente a caso spacciandoli per i ribelli.. sai cos'ha detto? Che li ucciderà con la macellazione perché ha paura che i Lupi riesumino i cadaveri e dicano che sono tornati in vita.. " risi "No, ma.. per chi ci ha preso?".
Scossi la testa e tornai seria.
"Allora, io ho tutto per prepararmi a fare da esca, non mi serve nemmeno moltissimo tempo, ma tu devi dirmi esattamente com'è la situazione.. anche perché io mi occuperò della prima parte, tu della seconda.. la fuga. Una volta liberi, li condurrai al tunnel e da lì al castello Eubeo coi tuoi.." sorrisi "Oh, non preoccuparti.. io so come sparire in questo castello.. giocavo a nascondino con mio cugino Imone, abbiamo esplorato i passaggi di questo castello per anni.. ogni volta che lo venivo a trovare mi mostrava le sue scoperte.. a volte trovavamo porte nascoste la cui ubicazione si era persa nei secoli.." alzai le spalle "E rimanevamo sempre molto delusi di trovare polvere e muffa al posto di monete d'oro.." risi appena.
"Allora, che mi dici, qual'è la situazione?".

Hedera 08-07-2014 01.22.01

Hedera strinse le mani intorno al rosario, inginocchiata dinnanzi alla croce della cappella, pronunciando a mezza voce il suo ultimo pater noster. Aveva bisogno di tutta la grazia che il buon Dio fosse disposto a concederle, conscia com'era del momento importante davanti al quale si trovava. Quel giorno, dopo molti anni di volontaria reclusione del convento, Hedera - così ormai la chiamavano tutte le Sorelle, in virtù del suo testardo attaccamento al figlio ormai perduto - quel giorno Hedera era finalmente libera dalla potestà del padre, venuto a mancare pochi giorni prima, e non doveva più temere che il suo corpo fosse venduto, tramite il sacramento del matrimonio, a unico vantaggio delle finanze di famiglia. Era per questo che si era rifugiata lì, vivendo in castità pur non prendendo i voti.
Da quando suo figlio, nato da un matrimonio privo d'amore, le era stato sottratto, non c'era stato per lei un altro pensiero o conforto, non aveva cercato un amante che la abbracciasse né desiderato di stringere un altro figlio fra le braccia; la sua condotta era parsa tanto inaccettabile e irragionevole, per un il marito che la vedeva come poco più che una fattrice, da indurlo a ripudiarla, adducendo come scusa la sua follia.
"Amen" terminò Hedera con un sospiro, alzandosi in piedi con un fruscio di gonne. "Sono pronta, possiamo andare" disse rassettandosi prima di uscire dalla cappella, sul chiostro verdeggiante; lì i suoi pochi effetti personali erano su un carretto, in un grande baule borchiato. Accanto a quello, stavano Maria, la sua ancella, e Sorella Fiore, la suora con cui più di tutte in quegli anni aveva legato. Sorrise loro, quindi osservò con malcelato turbamento le porte che mettevano il convento in comunicazione con il mondo esterno, sulla piazzola adibita a mercato che per tutti quegli anni aveva solo potuto spiare da lontano.
Si fece aiutare da Maria a coprirsi con il mantello e piegò il capo, determinata, parlando quasi a se stessa:
"Ho pregato il Signore ogni giorno che me lo restituisse... ma ora che posso, è il momento di dare una mano alla sorte" disse risoluta. Sapeva che Sorella Fiore non era molto felice di vederla partire e le si avvicinò per baciarle le guance.
"Ti ringrazio, sorella, per gli anni tranquilli che ho passato con voi. Che il Signore vi conservi tutte in buona salute e senza preoccupazioni" disse infine Hedera, accomiatandosi.

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Guisgard 08-07-2014 02.04.14

“Basto io da solo ad occuparmi di voi, Altezza...” disse Ismael ad Altea, per poi prendere il velo della principessa e portarlo sul viso, come a voler far suo il profumo di cui era intriso “... ora riposate...” aggiunse con voce bassa “... a domani, Altezza... che gli dei vi preservino...” ed uscì.
Poco dopo Altea si addormentò, per svegliarsi poi il mattino seguente, al suono delle voci e dei rumori della locanda.

Guisgard 08-07-2014 02.16.02

Quella figura, col suo sguardo fiero, l'espressione corrucciata e i lineamenti gradevoli ma contratti, nel fissare Elisabeth ebbe un sussulto, come un attimo di titubanza.
Guardò il suo volto, poi l'intera sua figura.
“Non basta un volto per essere qualcun altro...” disse infine “... lei era molte cose...” voltandosi poi verso il quadro “... e quel quadro è incompleto... l'ho dipinto io, avendola come modella...” tornò a fissare Elisabeth “... è notte ormai e fuori vi sono i lupi... voi ed il vostro servitore potete restare qui al castello... fino a domani...” li condusse allora in due stanze, una per lei ed una per Rager.
E poi andò via.
Elisabeth si ritrovò così in una comoda stanza, non molto grande ma accogliente, in cui trascorrere la notte fino al mattino seguente.

Guisgard 08-07-2014 02.29.24

“Potrebbe essere...” disse Carolon a Grazia “... forse l'abate consegnandoci questo libro in qualche modo ha voluto salvarlo... bene, questo mi fa pensare che sia particolarmente prezioso.” Compiaciuto Carolon.
“Allora cominciate subito a leggerlo, madamigella.” Arwin a Grazia. “Ora sono curioso di scoprire tutti i suoi segreti.”
“E' una specie di caccia al tesoro!” Esclamò Rinos.
“A me” avvicinandosi Lion a Grazia che aveva in mano il libro “hanno sempre incuriosito queste rime...” sfogliandolo e mostrando alla ragazza la pagina con quei versi “... anche perchè sono le uniche parole a non essere scritte in latino, ma nel nostro idioma... eccole...” e le indicò a Grazia:

“Senza sosta lo cercan qua, lo cercan là,
Capomazda tutta si strugge e dov'è non sa.
Che sia sbocciato in uno sguardo o in un sussurro,
questo inafferrabile e meraviglioso Fiore Azzurro!”

Guisgard 08-07-2014 02.52.13

“Le condizioni dei prigionieri non sono delle migliori...” disse Roland a Clio “... sono dieci in tutto e li tengono segregati in celle umide e sporche, in balia di ratti ed insetti... le prigioni di questa rocca si trovano su un basso corridoio, che corre parallelo lungo un muro di pietre e malta che poggia, internamente, sulla parete di tufo oltre la quale vi è il fossato che circonda la rocca... dunque l'aria malsana ed il fetido invadono costantemente le celle... la mia spia tra i carcerieri ha detto che forse quattro dei prigionieri sono già morti di stenti, ma Musain ha ordinato di giustiziarli ugualmente... che vigliacco... anche con i cadaveri...” scosse il capo “... non ci resta dunque che muoverci domattina durante l'esecuzione... perchè tentare qualcosa in quelle prigioni, non conoscendo quanti dei prigionieri sono ancora vivi e dunque capaci di muoversi, potrebbe essere un suicidio... sono trappole mortali... per questo la mia idea e quella degli altri è di tentare il tutto per tutto domattina... utilizzeremo dei carri che confonderemo nel traffico, bloccando in un punto strategico il percorso che dalla rocca porta al palco... e durante la confusione far fuggire i condannati dal carro dei soldati per poi farli nascondere nei nostri... cosa ne pensate?”

Altea 08-07-2014 14.56.39

La luce filtrava nella stanza e mi svegliai lentamente..che fosse stata una notte tranquilla, certo non si poteva dire.
Rimasi nel letto riflettendo..era stato tutto vero o avevo sognato? Quell' uomo misterioso e i suoi enigmatici occhi azzurri..gli uomini di Imperion..scossi il capo.
Vidi la veste che quell' uomo aveva indossato per celarsi su una sedia..si era tutto vero.
Mi preparai, dovevo partire con Ismael..ma ero leggermente preoccupata..Ismael stava dimostrando uno strano attaccamento, voleva andassimo via soli..perchè lasciare tutti soli..forse era meglio avvisare Korshid e Ahmed, perchè sapessero dove stavamo andando..ormai mi fidavo veramente di poche persone..ma era grave se iniziavo a non fidarmi di Ismael, eppure sembrava preso da una esagerata gelosia, il fatto di dirmi solo lui ora avrebbe provveduto a me, sapevo provvedere da sola a me stessa e poi non si era mai espresso in questi termini.
Scesi nella locanda e stavano servendo la colazione e vidi ad un tavolo proprio Amina, Korshid e Ahmed..."Non partiremo..almeno non ora...devo andare con Ismael per recuperare la spada ad Amoros, il menestrello che cenò con noi mi lasciò un biglietto" e mi sedetti con loro "e mi scrisse quella spada aveva dei poteri..e..le parole sulla spada sono state fatte forgiare da un barone capomazdese..anzi prima dovrei trovare lui.." guardai Ahmed perplessa.."Poi ad Amoros andrò a trovare messer Bauon, magari ha notizie della spada...eppure dissi ad Ismael di andare solo ma egli ha detto devo andare pure io con lui..cosi dovrò affrontare un viaggio, e voi dovete rimanere qui..non capisco".
Vidi l'oste e stava dando le direttive ai servitori e mi alzai avvicinandomi all' uomo.."Scusate se vi disturbo ma avete notizie del fuggitivo? E poi mi servirebbe il vostro aiuto..per caso voi conoscete da queste parti qualche barone di Capomazda importante, legato magari alla famiglia dei Taddei?".

Guisgard 08-07-2014 17.40.28

Capitolo IV: La fiera dei Fiori


“Non dire che la mia arte è inganno:
tutti vivono di finzione.
La usa il mendicante chiedendo l'elemosina, e l'allegro cortigiano, con la finzione, ottiene terre, titoli, rango e potere.”

(Antica commedia)



Il paesaggio appariva dorato, con i riflessi del caldo Sole pomeridiano ad irradiare la verde campagna e le vicine montagne.
Alte nuvole, bianchissime e luminose, parevano scivolare verso Levante, attraversando il terso e azzurro cielo di Luglio.
Il carretto cigolava piano, con un incedere pigro, seguendo con cieca fiducia la via tracciata dai secolari solchi su quello che più di una strada sembrava essere un sentiero.
Con apatica indifferenza il contadino teneva le redini dei cavalli, come se a guidare il carretto fossero loro e non lui, mentre la sua giovane e vivace figlioletta di tanto in tanto gettava uno sguardo incuriosito verso quel giovane a cui avevano dato un passaggio e che ora era steso sul fieno che trasportavano.
“Pien...” disse il contadino all'improvviso “... perchè continui a votarti indietro? La strada è davanti a noi, non alle tue spalle.”
“Si, scusate, padre...” arrossendo lei, senza però riuscire a resistere, qualche istante dopo, alla tentazione di voltarsi ancora dietro di lei.
L'altro se ne stava steso, come detto, sul fieno del carretto, con la sua giacca di lamé blu, la camicia di pizzo come quelle utilizzate dai signorotti di campagna così vivacemente impegnati a voler sembrare prossimi al patriziato, pantaloni di pelle che finivano stretti in alti stivali di cuoio scuro.
Bruno di capelli, di carnagione chiara e con profondi occhi azzurri che non smettevano di fissare quelle lettere e quelle pagine del diario tirati fuori dalla borsa.
“E' inutile...” sbuffando e lasciando cadere sul fieno quei fogli e quel taccuino “... è inutile... ovunque fuggirò mi ritroverò sempre alle costole quei dannati cavalieri...” mormorò piano “... ho dovuto lasciare il porto e la regione perchè ormai in ogni locanda si vede affisso il cartello con sopra la taglia per la mia testa... farò la fine del povero Imone...” sospirò.
“Ma padre...” rivolgendosi Pien a suo padre “... ma parla da solo?”
“Sarà un poeta che immagina versi o un attore che ripete la sua parte” fece il contadino “o magari, chissà, un innamorato che sospira per la sua bella. Quel tipo di individui, qualsiasi sia la loro occupazione, usano parlare da soli, finendo poi fatalmente per ammattire.”
Pien si voltò a fissare di nuovo quel ragazzo.
“Già, Imone...” chiudendo gli occhi Guisgard ed incrociando le mani dietro la nuca “... forse per salvarmi dovrei essere un fantasma come lo sei tu adesso...” aprì gli occhi di colpo “... un momento...” alzandosi “... nelle lettere e nel diario lui racconta proprio di non rammentare molto dei suoi cari a Lortena...” prendendo di nuovo gli scritti di Imone “... e ancor più nessuno ormai dei suoi familiari ha veduto il suo volto da anni...” il suo entusiasmo si frenò di colpo “... ma cosa dico... è ovvio che i suoi zii, ora conti di Lortena, ricordino com'era fatto il loro nipote...” scuotendo il capo.
Il carretto di fermò di colpo.
“Eccoci, giovanotto.” Voltandosi dietro il contadino. “Siamo nel territorio di Lortena. Laggiù vi è la capitale con i suoi castelli.”
“Bene.” Saltando con agilità dal carretto Guisgard. “Vi ringrazio del passaggio.”
“Cosa farete ora a Lortena?” Chiese il contadino.
“Devo consegnare delle cose importanti.” Rispose Guisgard.
“Beh, siate prudente.”
“Perchè mai?”
“Non lo sapete?” Fissandolo il contadino. “A Lortena c'è la guerra civile. I ribelli pare abbiano preso il castello dei conti.”
“E cosa fanno questi?”
“I conti ormai sono morti da tempo.” Mormorò il contadino. “Il potere ora è nelle mani di lord Froster che lo legittimerà prendendo in sposa lady Clio, l'ultima dei Marsin.”
“I conti sono morti?” Ripetè Guisgard.
“Già.” Annuì il contadino.
“Allora io potrei davvero...” sgranando gli occhi il giovane.
“Cosa dite?”
“Oh, nulla...” sorridendo il fuggitivo “... nulla... e sia... vi ringrazio nuovamente... ah...” prendendo dalla tasca l'ultima moneta rimastagli “... è un Taddeo d'oro... voglio il vostro cavallo.”
Il contadino senza farselo ripetere scese dal carretto e liberò uno dei due cavalli che lo spingevano.
Guisgard allora montò in sella al palafreno e galoppò via, sotto gli occhi soddisfatti, per il buon affare, del contadino e quelli sognanti della giovane Pien che lo guardava mentre scompariva nella campagna.
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Guisgard 08-07-2014 18.02.33

Hedera, prese le sue cose e lasciò la cappella, ritrovandosi così nel mondo esterno che dal quale, per troppo tempo, si era nascosta.
Il mercato di Capomazda, come sempre, pullulava di ogni sorta di umanità.
Mercanti che esponevano la propria merce sui banchi, artigiani che per attirare gente restavano sull'uscio della propria bottega a lavorare, pescivendoli che innaffiavano i grossi barili di salamoia chiamando i passanti, macellai che appendevano a grossi uncini animali con il sangue ancora fresco e locandieri che caricavano sugli scanni cassette con damigiane e bottiglioni di vino d'ogni tipo.
E poi ancora mendicanti all'angolo delle strade, artisti girovaghi, saltimbanchi, zingare con i loro tarocchi in cerca di clienti a cui leggere il futuro, burattinai nelle piazzette ad attirare i ragazzi e chierici che attraversavano quel vivace mondo recitando le proprie orazioni quasi con indifferenza verso tutto il resto.
E nel varcare quel mondo, Hedera udì qualcuno parlare al centro della piazza con una buona schiera di curiosi fermi ad ascoltarlo.
“Dico il vero...” disse alla folla intorno a lui “... è proprio così... io stesso ho udito l'araldo annunciarlo... e il bando che leggeva aveva tanto di sigillo reale a convalidare il tutto.”
“Possibile?” Chiese uno dei presenti.
“E' proprio così!” Esclamò l'uomo che parlava alla folla. “Posso giurarvelo sulla mia testa! E che il Cielo mi fulmini se dico il falso!” Segnandosi tre volte. “Per quanto possa sembrare strano, è tutto vero!”


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