![]() |
“Non so...” disse Daiz ad Altea “... ma tutto è molto strano... comunque voglio arrivare alla capitale... forse lì troveremo cose normali, che magari mancano qui in campagna...”
Proseguirono per un po', quando uno dei due frati alla guida vide degli uomini in lontananza. Quelli si avvicinarono e fermarono il carro. “Dove siete diretti, frati?” Chiese uno di quelli. “A Fasyem.” “Chi sono i due che portate con voi?” Indicando Altea e Daiz. “Stiamo dando loro un passaggio...” rispose il frate “... sono diretti anch'essi a Fisyem...” “Chi siete, stranieri?” Chiese allora l'uomo ad Altea e all'investigatore. “Da dove venite e cosa vi ha spinto qui?” |
Guardavo Gem e guardavo Guidox.....nel loro breve e significativo dialogo, chierici e nobiltà era fuori dal gioco in quella città.....anzi,si era instaurato uno strano regime.....e si....anche se Guidox pensava alla libertà si era fatto coinvolgere...dalla legge della supremazia e comando.....comunque fosse,dovevamo essere controllati in quello che dicevamo o facevamo....ovvio....tutto sotto controllo....e quando non sai neanche cosa succede e cosa ti succede, finisci per fare degli errori gravissimi...almeno per la nostra testa......." Bene, forse e' bene Gem che vediamo al piu' presto cosa dobbiamo donare al popolo di questa citta'.......magari cosi' possiamo riprendere il nostro viaggio....".....provavo un'imbarazzo tale...che anche le poche parole dette..mi uscirono a monosillabi.........ma era cosi' che doveva essere....e a dirla tutta avevo una grande curiosità.....
|
“Da come ne parli” disse Masan a Clio “ne sembri quasi innamorata di quel re.” Sorrise. “Voglio dire, forse giungendo in questo passato, con l'idea dei cavalieri e dei re, starai idealizzando tutto... esistono dei re anche nella nostra epoca e non sono come i principi azzurri... e il fatto che ora siamo nel passato, non vuol dire che i regnanti siano come quelli delle favole...” fissò on attenzione gli occhi azzurri della ragazza “... come hai avuto quell'invito? Tramite madama Oriana? Del resto non conosci nessuno qui, Clio...” annuì poi “... va bene... ti accompagnerò a quella festa...”
|
Guardai gli uomini che ci avevano fermato..ma come erano vestiti? E che modi...guardai Daiz perplessa...."Io sono una studentessa e sono qui per approffondire i miei studi...voi piuttosto chi siete?" dissi leggermente contrariata da quei modi.
|
Sgranai gli occhi.
"Innamorata? Io? Santo cielo, no..." Dissi, un poco imbarazzata "..come potrei innamorarmi di un uomo che non ho mai visto, andiamo.." Scossi la testa, ripensando alle parole di Masan. "Forse hai ragione, però.." Sospirai "...forse sto parlando di qualcosa che non esiste, voglio dire... Tutta questa storia del re e dei rossi.. Forse ho davvero ingigantito le cose, infondo.. Tutti hanno parlato male del re.." Sospirai. Tutti tranne Madama Oriana, l'unica persona di cui mi fidassi.. "È solo che..." Continuai, titubante "è tutto così assurdo.. Ho sempre pensato che un buon re dovesse amare la sua terra ed il suo popolo.. E non parlo delle favole, sono una storica... Conosco bene i reali della nostra epoca o quelli recenti, comunque e, alcuni in particolare, a stento li definisci tali.. " Chinai la testa e Risi piano "..e va bene, sono una dannata idealista... Ma detesto quelli che si comportano come loro, che vanno contro ciò che c'è di Nobile e Sacro al mondo..". Sorrisi "Ah, non fare caso ai miei vaneggiamenti.. Ma.. Innamorata.." Risi scuotendo la testa "..come ti è venuto in mente.. Quanto all'invito, in realtà madama Oriana non c'entra.. Anzi, non era per niente dell'idea finché non le ho spiegato che non sono come loro.." Voltai lo sguardo verso Masan "..in verità, siamo state avvicinate da uno di quei gruppetti, ieri, e hanno cominciato a sbeffeggiarci..." Sorrisi, con gli occhi nei suoi "...che idioti, mi hanno scambiato per una ragazzina viziata.. Ma, a quanto pare, sono riuscita a zittire il loro capetto, e gli altri mi hanno chiesto di unirmi a loro questa sera.. Non avrei mai accettato, se non fosse stato in quel castello..." Gli presi una mano "Grazie, grazie davvero.. Mi sento più sicura a non andare in quel covo di serpi da sola..". |
“E noi” disse Gem a Guidox “cosa ci guadagneremo?”
“Finalmente...” sorridendo Guidox “... finalmente si comincia a parlare di cose pratiche, concrete... si, perchè ognuno ha il suo prezzo e fissato quello, tutti i conti tornano... se accetterete di preparare uno spettacolo secondo quanto vi indicherò, allora guadagnerete molto... denaro, ma non solo...” “E sia...” annuì Gem “... accettiamo...” Guidox rise. “Ottimo!” Esclamò poi. “Sarete muniti di alloggi gratuiti. E sarete liberi di provare il vostro spettacolo nell'oratorio di questo palazzo.” Rise ancora. “Per ora potete andare. Vi farò chiamare io quando sarà necessario. Tu...” chiamando a sé una delle guardie “... conducili nei loro alloggi... nell'ex caserma della Guardia Reale.” Così, Elisabeth e Gem furono condotti là, in un basto edificio ora adibito a dormitorio. Fu assegnato loro un alloggio formato da due ampie stanze. “Finalmente siamo usciti da quel palazzo...” fece Gem lasciandosi cadere su uno dei due letti “... non ne potevo più della presenza di quell'uomo...” guardò poi Elisabeth “... ti stai chiedendo perchè ho detto si a quel tipo, vero? Semplice... per guadagnare tempo... quel dannato si attende uno spettacolo politico da parte nostra... e noi impiegheremo questo tempo concessoci per trovare il modo di andare via da qui... e se tu hai una pallida idea di come poter fare, o anche solo un suggerimento in merito a questa storia, beh, sono tutto orecchi...” |
Quegli uomini che avevano fermato il carro su cui viaggiavano i frati, Altea e Daiz, erano vestiti tutti allo stesso modo.
Pantaloni di pelle, ampi stivali, camicia bianca ed una fascia rossa legata tra la spalla sinistra e il petto. “Studentessa...” disse uno di quelli fissando la ragazza “... se viaggiate con dei frati, significa che studiate in una delle loro scuole monastiche, vero? Beh, le chiese monastiche non sono più legali a Fisyem. Solo le scuole pubbliche hanno il permesso di istruire.” “Lei voleva dire” cercò di spiegare Daiz “che è si studentessa, ma in un'altra città... e che non ha nulla a che fare con le scuole religiose o pubbliche di queste terre...” “Cosa succede qui?” Avvicinandosi al carro un uomo. “Signore...” voltandosi quello che aveva fermato il carro “... questa donna dice di essere una studentessa e insieme a quell'altro” indicando Daiz “viaggiavano con questi frati... volete che li arrestiamo?” Il nuovo arrivato, che sembrava essere il capo di quel drappello, fissò con attenzione i due stranieri, per poi soffermarsi a guardare Altea. “Per ora no...” disse “... anzi, i due stranieri verranno con noi...” “E i frati?” “Perquisite tutto ciò che si trova sul carro e poi lasciateli andare.” “Ma è roba del convento!” Disse uno dei due frati. “Serve per la sussistenza della nostra comunità!” “Non mettere alla prova la mia bontà d'animo, frate...” fissandolo quell'uomo “... altrimenti potrei ripensarci e non lasciarvi più andare...” Presero così tutto ciò che si trovava su quel carro e andarono via. Ma con loro avevano portato via anche Altea e Daiz. E durante il tragitto più di una volta la ragazza sentì gli occhi di quel misterioso uomo su di lei. http://www.refoyo.com/weblog/imagene...istecrit01.jpg |
“Mi sembra ovvio” disse Masan a Clio, tradendo un certo fastidio “che ti hanno avvicinata perchè sei una gran bella ragazza... e magari hanno già chissà quali idee per stasera... del resto basta guardarsi intorno per capire come vivono...” poi la fissò “... comunque per me è assurdo accettare l'invito solo perchè ti hanno detto che quel castello è impenetrabile... forse lo sarà per i nemici del loro regime... e poi se davvero il re è stato catturato da loro, dubito sia ancora vivo...”
Continuarono il loro giro per il centro della città, per poi ritornare a casa di Oriana. Poi verso ora di cena lasciarono quell'abitazione e si recarono al castello. “Vedo che siete diventati molto affiatati voi due...” seguendoli Solder “... uscite di nuovo per la città?” “In verità” fece Masan “andiamo al grande castello che vedemmo nell'arrivare in città. Pare ci sarà una festa e Clio è stata invitata. E' un invito esclusivo... per questo non ve ne ho parlato.” “Davvero?” Incuriosita la donna. “Allora ha già fatto amicizia in città la nostra ragazzina.” Masan la fissò senza dire nulla. “Vi auguro buon divertimento allora.” Sbottò Solder, per poi ritornare in casa. I due allora ripresero la strada che conduceva al castello. Il maniero sorgeva appena fuori città, a ridosso delle mura, di cui rappresentava una imprendibile fortezza, circondato da una verdeggiante vegetazione su un piccolo poggio. Il grande portone di accesso era aperto, sebbene sorvegliato da un nutrito drappello di guardie. Nel cortile molti giovani erano riuniti, per cantare e ballare. “Avete visto che bella stoffa?” Fece una ragazza agitando una vecchia coperta. “Non sono favolosa? Quanto potrebbe costare un abito di si fatta meraviglia?” “Per me cento Fiorini!” Esclamò un giovane. “Per me trecento!” Un altro. “No, mille!” Un altro ancora. “Anzi no! Un milione di Fiorini!” “Fermi!” Arrivando un'altra di quelle ragazze. “L'abito di Lady Beatrice non si compra... si strappa!” E strappò la vecchia coperta che la prima ragazza aveva in mano. E tutti risero. Poi uno di loro si accorse di Clio. “Ehi, siete venuta alla fine!” Avvicinandosi a lei. Era quello che l'aveva invitata alla festa. |
Sorrisi nel vedere l'espressione di Masan.
"Beh, non ero mica sola.. Madama Oriana era con me.. Hanno capito che con me non attaccava.. Di dice così anche qui?" Sorrisi "sei molto carino a preoccuparti per me.. Ma sono certa che stasera non mi accadrà nulla.. E poi.." Dissi guardandolo negli occhi scuri "ci sarai tu a proteggermi, no?". E gli feci l'occhiolino. Guardai lontano "..no, io non credo che il re sia morto.. Credo che sia richiuso da qualche parte.. Chissà, magari proprio in quel castello" sorrisi "e comunque non è solo perché è impenetrabile, mi ha incuriosito già la prima volta che ci siamo passati.. Ricordi quel suono? Beh, dai.. Muoio dalla voglia di vedere il castello dentro.." Lo guardai "si, lo so.. Sono un incosciente.. Ma ormai siamo qui.. Tanto vale rischiare..". Raggiungemmo poi la casa di madama Oriana, e, dopo non molto tempo era già ora di uscire. Mi accomiatai dalla donna con un sorriso e le assicurai che sarei stata attenta. Eliminai dal mio bellissimo vestito le parti più preziose, rendendolo più semplice e meno appariscente, anche se restava sempre splendido. Ma non volevo correre rischi di sembrare un pesce fuor d'acqua. Quando fu il momento, seguii Masan verso il castello. D'un tratto, la voce di Solder mi fece voltare. E fui grata a Masan di averla allontanata, averla avuta tra i piedi alla festa sarebbe stato davvero una seccatura. Lei si che non avrebbe capito, ma in cuor mio sapevo che non avrebbe capito nemmeno Masan. "Grazie.. Non avevo proprio voglia di averla intorno stasera.." Dissi all'uomo sorridendo. Giunti al castello, mi irrigidii nel sentire le urla dei giovani. Lady Beatrice non era la regina? Ricordavo bene quel nome. La serata era cominciata nel migliore dei modi. D'un tratto, vidi il ragazzo che mi aveva invitata correre verso di me. "Ehi.. Ma certo.. Come avrei potuto rinunciare? Sono certa che ci sarà da divertirsi.." Guardai Masan e lo presi sottobraccio "..spero che non vi dispiaccia se sono in compagnia.." Sorrisi "allora, mi fate strada? Spero che ci sia del buon vino.. Beh, o almeno del vino..." Guadai il ragazzo "..muoio di sete..". Mi guardai attorno, osservando tutta la struttura del castello. Probabilmente era una pazzia, cosa speravo di trovare in quel posto? Avrei trovato solo guai. Ma poi ripensai al suono di quell'ocarina e sorrisi: dovevo provarci. |
Ero ammutolita...tutta la situazione era insolita e strana..soprattutto per gli abbigliamenti e i modi di fare di quegli uomini.
Inoltre non sembravano molto affabili...ma che storia era questa se studiavo o meno in una scuola pubblica? Daiz però usci da quella situazione in modo loquace, come sempre...e arrivò quell'uomo, mi fissava in modo strano..era il loro capo. Ma cosa comandava? Avevo tante domande in testa e tanta confusione e vidi solo derubare quei poveri e gentili frati e fummo portati via da quegli uomini. E lui...quell'uomo misterioso che mi guardava in modo strano e improvvisamente presi la parola, ricordavo e avevo notato che in queste parti ci si dava stranamente del "voi" come negli antichi tempi. "Potrei sapere, se non vi spiace, dove ci state portando e chi siete voi? E i vostri uomini?" chiesi all'uomo. |
Annuii a quelle parole di Guisgard e, mentre lui usciva, feci qualche passo nella stanza... era un ambiente semplice, ma più di questo fu a colpirmi il suo sapore... la sensazione che percepivo stando lì... come di un luogo di altri tempi...
e così osservai, passandogli accanto, l’alto letto di legno, una cassapanca, un piccolo armadio, un tavolaccio corredato di due sgabelli, un vecchio specchio dalla cornice un po’ consunta... Citazione:
Chiusi gli occhi per un istante poi, quasi costringendomi, tornai ad aprirli... e quel mio sguardo, un po’ sconcertato ed un po’ spaventato, mi ricambiò dalla superficie del vetro... eppure lo avevo visto, pensai... avevo visto quell’immagine, anche se solo per un istante... mi ero vista. Inspirai profondamente, iniziando ad elencare mentalmente tutto ciò che poteva avermi spinta a credere di aver visto ciò che avevo visto... la stanchezza... la poca luce di quella stanza... l’imperfezione del vecchio specchio... la suggestione di quel luogo... e, man mano che vagliavo quelle ipotesi, le scartavo anche. E continuai a pensarle e a scartarle fin quando non ne ebbi più. Voltai quindi le spalle a quello specchio e mi diressi speditamente verso l’armadio, lo aprii e ne trassi un consunto asciugamano... non era nuovo, ma candido e profumato... lo presi, dunque ed iniziai a tamponarmi i capelli bagnati... |
Gli accordi erano presi....e fummo condotti in un posto con ampie stanze...due furono concesse a noi......Gem mi sembrava stanco ed irritato..lo vidi gettarsi su quello che doveva essere un comodo letto...io stavo ancora a guardare quel luogo....sino a quando Gem non mi rivolse la parola........" Non avresti potuto fare altrimenti, potevi solo accordarti a quello che era il tuo servizio alla sua giusta causa......."...incominciai ad andare vanti ed indietro....mi chiedeva un consiglio...aveva preso del tempo.....non avevamo denari...misi la mano in tasca non avevo nulla neanche moneta moderna........mi mancava la mai borsa, avevo una marea di cose lì dentro......" Quando verra' Guidox a parlarci di quello che e'il suo progetto....chiederemo di uscire per acquistare alcune cose che serviranno...per lo spettacolo, e quindi di anticiparci dei soldi...a quel punto, avremo bisogno di vestiti normali , almeno per questo secolo......e poi dovremo correre piu' veloci che si puo'....ma non chiedermi per dove.,....non so neanche dove siamo...... ameno che, tu non abbia deciso di darti all' arte teatrale......puo' essere un' idea..."......ero ferma in mezzo alla stanza e lo guardavo...aveva le braccia incrociate dietro la testa........e mi stava ad ascoltare.....forse......era questo che lui aveva chiesto......." Vado a riposare anch'io..sono stanca....."...e cosi' girai su quei mezzi tacchi....e andai verso l'altra stanza........c'era un letto...ed una sedia..così come c'era nella stanza di Gem....mi sedetti sul letto...accidenti com'era duro..e tolsi le scarpe....il fatto che tacco fosse stato tagliato mi faceva camminare male.....tolsi la giacca e rimasi in pantaloni e camicia......avevo male in tutto il corpo.....mi sdraiai e mi copri' con una specie di lenzuolo che era ripiegato sul letto...faceva un odore strano...come di piante e fiori......che mondo strano era quello......il mondo del passato...pensavo a Gem..chissa' a cosa stava pensando lui.......
|
E mentre Talia si asciugava i lunghi capelli con quell'asciugamano, ad un tratto qualcuno bussò alla porta.
Era Guisgard e accertatosi che la ragazza non fosse impresentabile entrò nella camera. “Allora...” disse posando una brocca d'acqua calda ed un piccolo cratere sul letto “... credo che qui non abbiano l'acqua corrente... il locandiere ha scaldato un po' d'acqua...” indicando la brocca “... così potrai lavarti i capelli se vuoi... per il bagno mi ha detto che c'è una tinozza in un catino in fondo al corridoio... lo so che è quanto di più seccante ci sia... ma si tratterà solo di stanotte... domani, se Dio vorrà, arriveremo a Chanty e prenoteremo il miglior albergo, promesso.” Le fece l'occhiolino. Guardò poi la camera e infine il letto. “Eh, il locandiere deve essere un mio amico...” sorridendo “... ma purtroppo una parte di me è ancora quella di un cavaliere...” prese allora una delle coperte ed uno dei due cuscini e li mise sul baule accanto allo specchio “... per stanotte qui starò benissimo...” prese poi dal baule un grosso telo e lo legò a due chiodini che sporgevano dalle pareti opposte, celando così il letto dal suo giaciglio “... mi viene in mente una vecchia favola...” legando il telo “... o meglio, tante vecchie favole... anche perchè tutte le favole sono vecchie... comunque, dicevo... secondo me anche nella storia tra la Bella e la Bestia lui mise un lenzuolo tra i loro letti... ammesso che non vi fossero stanze separate... del resto era un principe lui... su, ora va a lavarti... il catino è la porta in fondo al corridoio... magari troverai, al tuo ritorno, la succulenta minestra che il buon locandiere sta riscaldando per noi...” e sorrise nuovamente. |
Quel ragazzo, nel vedere Clio in compagnia di Masan, ebbe un moto di fastidio.
Mostrò poi un sorriso stentato, più simile ad un ghigno. “Certo che c'è del vino...” disse “... dobbiamo lasciarci andare stasera!” E fece loro cenno di seguirlo. Il ragazzo riempì allora due grossi bicchieri con del vino rosso e li offrì a Clio ed al suo accompagnatore. “Brindiamo alle belle ragazze!” Fissandoli. “Perchè le belle ragazze non appartengono a nessuno!” Guardò Masan e si scolò in un attimo il bicchiere. “Tua madre” bevendo l'archeologo “doveva essere molto bella...” “Cosa vuoi dire?” “Nulla...” sarcastico Masan “... era solo un complimento... sei un bel ragazzo, dunque è facile pensare che anche i tuoi genitori lo siano stati...” Il ragazzo lo studiò con attenzione, per poi scuotere le spalle. “Gettatevi nella mischia allora...” mormorò. Tutti intorno a loro ballavano, danzavano e si divertivano. Ad un tratto, proprio il ragazzo che aveva invitato Clio, saltò su una delle tavole imbandite. “Amici ed amiche!” Esclamò. “Ci è stato permesso da messer Yrko di adoperare solo il cortile e l'androne principale per la nostra festa... ma io...” mettendo una mano in tasca “... sono riuscito a trovare le chiavi per il grande salone...” ed estrasse una chiave. Tutti i presenti esultarono nel vederla. “Cosa aspettiamo?” Ridendo il ragazzo. “Vediamo cosa nasconde!” E corse verso le scale, seguito da tutti gli altri invitati. “Direi di seguire questa marmaglia...” disse Masan a Clio e seguirono tutti gli altri. Arrivarono così in un grande salone, arredato con gusto e sfarzo. E sulla parete grande vi erano tre grandi ritratti, raffiguranti un uomo ed una donna quelli più vicini e un giovane uomo quello più distante. E il giovane uomo era lo stesso che Clio aveva visto nel ritratto a casa di Oriana. “Presto!” Gridò il ragazzo agli altri. “Rompiamo i ritratti del tiranno e della sua lercia famiglia!” |
Risi sommessamente alle parole di Masan.
Ma nel vedere che il ragazzo non aveva afferrato il concetto, evitai di dire qualunque cosa, limitandomi ad un'occhiata. Stavo per ribattere, ma evitai. Quando quel ragazzo annunciò che aveva la chiave per l'interno, sorrisi. Stavamo per entrare. Annuii a Masan e seguii la folla all'interno. Giunta nel grande salone, mi guardai attorno: ottimo, ero entrata, ora cosa pensavo di fare? Alzai lo sguardo verso le pareti, e mi mancò il fiato, eccoli lì, il principe e la sua famiglia. E nell'osservarli, capii che non stavo rischiando invano. Almeno, lo sperai. Restai per un momento ad osservare quei bei ritratti quando la voce del solito ragazzo risuonò nell'aria. Li voleva distruggere, come si poteva distruggere qualcosa di tanto bello? Avrei voluto fermarli, ma era solo un quadro e io ero impotente. Avevo qualcosa di più importante da fare e non potevo permettermi colpi di testa. Mi voltai verso Masan, e mi avvicinai. "Sono davvero felice che tu sia qui.. Ti devo un favore.." Sorrisi, ma non dissi altro. Dovevo lasciare quel posto, mi guardai attorno. "Vieni con me.." Sussurrai a Masan, prendendolo per mano. Raggiunsi una delle porte del salone che dava su delle scale. "Dove si andrà per di qua?" Dissi piano "..ti va di sgattaiolare via da questa marmaglia?" Guardandolo con uno sguardo insieme supplichevole e deciso "c'è talmente tanto caos, che nessuno baderà a noi.. E se ci dovessero beccare diremo che cercavamo un luogo appartato.." Sorrisi, sarcastica "non mi sembra che qui la morale regni sovrana!". |
Osservai Guisgard appoggiare quella brocca d’acqua, stupita...
“Una... una tinozza?” mormorai... lo fissai per un istante... poi, improvvisamente, scoppiai a ridere... risi a lungo, di gusto... “Una tinozza...” mormoravo “Oddio... una tinozza... ma è incredibile... fantastico...” Guisgard non sembrava trovare quella cosa divertente quanto me, e questo, probabilmente, contribuì a divertirmi ancora di più... ma poi, guardandolo, a poco a poco, smisi di ridere e rimasi a fissarlo... Citazione:
“Eh...” mormorai, poi “Non c’è che dire, sei un vero gentiluomo, signor Taddei... di quelli come non ce ne sono più, di quelli che si vedono solo nei film in bianco e nero...” Con un vago sorriso appesi l’asciugamani bagnato davanti al camino, poi ne presi un altro pulito dall’armadio e una lunga veste bianca dalla cassapanca, e mi avviai verso la porta... “Vado a visitare questa... tinozza!” dissi, sorridendo appena, soffermandomi sulla porta, poi accennai alla brocca di acqua calda che aveva portato “Dovresti scaldarti e asciugarti anche tu, o rischi di prenderti un malanno: abbiamo preso troppa pioggia! Oh... e ho frugato in quella cassapanca, e credo che ci sia qualche cosa di asciutto anche per te, se vuoi!” sorrisi “Non saranno all’ultima moda, ma sono puliti!” Sorrisi di nuovo poi uscii e, richiudendomi la porta alle spalle, mi diressi verso la stanza che mi aveva indicato, quella con la tinozza per fare il bagno. |
“Sono Yrko di Bumin” disse quell'uomo ad Altea “e sarete ospiti nel mio castello. Quanto a questi uomini, essi sono dei combattenti per la libertà. Difendono il popolo dai soprusi dei nobili e dalle angherie dei chierici. Voi invece chi siete? Come vi chiamate e da dove venite? E quest'uomo chi è?” Voltandosi verso Daiz. “E' vostro marito forse?”
“Si, lo sono!” Esclamò Daiz. “Siamo marito e moglie! Il mio nome è Daiz ed il suo è Altea. E proveniamo da Capomazda!” A quella risposta dell'investigatore, Yrko lo fissò in uno strano modo. “Avete una bellissima moglie, messere...” mormorò poi, tornando a guardare la strada di fronte a loro. Poco dopo avvistarono un imponente castello. Yrko fece un cenno ad uno dei suoi e quello suonò il corno. E qualche istante dopo il medesimo suono si udì provenire da una delle torri del maniero. |
E mentre Elisabeth si dilaniava tra questi dubbi, accadde qualcosa.
Gem era sulla porta della sua stanza. E la fissava. Aveva indosso solo i pantaloni, senza neanche più la camicia. Fece allora qualche passo verso di lei, senza smettere di fissarla. “Volevo...” disse “... si, volevo scusarmi per i miei modi... tu è una donna di classe... io invece sono abituato a trattare con pessimi soggetti e individui di dubbio affare... ecco... questo volevo dirti...” si sedette accanto a lei sul letto “... anche le donne...” giocando col suo cronografo che ormai non funzionava più “... non ho conosciuto molte donne come te... voglio dire... non ho mai perso troppo tempo a scegliermi le compagne...” sorrise “... lo so cosa pensi... ma è così... anzi, neanche pensavo potessero esistere donne intelligenti ed intuitive come te... dico sul serio... per me hanno sempre contato poche cose in una donna... non che a te manchino quelle cose...” sorrise ancora “... ma sono tutte confezionate insieme ad un cervellino niente male...” le fece l'occhiolino “... beh, ora sarà meglio che vada di là e ti lasci riposare, Elisabeth... ti auguro una buonanotte...” la fissò per un altro istante, per poi andare nella sua stanza. |
Inizialmente Masan apparve titubante a quella proposta di Clio, poi, vedendo il casino intorno a loro, annuì e seguì la ragazza.
Aprirono una porta e si ritrovarono in un pianerottolo, dal quale si accedeva ad una stretta rampa di scale in pietra. Masan fece cenno alla ragazza di andare verso quelle scale. E proprio in quel momento Clio udì qualcosa. Era una melodia, dolce, sognante e malinconica, proveniente proprio dalle scale. Dal piano superiore. Era un'ocarina. Ma all'improvviso si udirono grida e rumori vari. Poi cani che abbaiavano. “Ehi, voi due...” disse qualcuno alle loro spalle “... dove credete di andare?” Prese allora sia Masan che Clio per un braccio e tentò di portarli via. L'archeologo però si liberò di quella presa e colpì violentemente quell'uomo, mostrando un'inaspettata abilità e forza. Giunsero allora altri uomini e lo aggredirono. Masan tentò di difendersi ma erano in troppi. Lo bloccarono e lo picchiarono forte. Lo presero poi di peso e insieme a Clio li riportarono nel grande salone. Qui tutto appariva tranquillo ora. I giovani avevano smesso di portare disordine e molti di loro erano stati malmenati. Ovunque ora apparivano uomini con le fasce rosse. E fra loro vi era qualcuno che Clio conosceva bene. Era Giacomo il Nero. “Idioti...” rivolgendosi con disprezzo ai giovani e alle giovani che avevano organizzato la festa “... chi vi ha dato il permesso di entrare qui? E chi ha pensato di rovinare quei ritratti?” Lui e i suoi erano però giunti in tempo e i ritratti non erano stati toccati. |
Guardai in malo modo Daiz...marito e moglie??Ma come gli era passato in mente, non avevamo atteggiamenti di coniugi e questi uomini sapevano il fatto loro, si vedeva benissimo.
Un castello...e cosi fu apparve un maestoso maniero e rimasi a bocca aperta da tale bellezza e pure osservando lo strano modo con cui si aprì il portone d'ingresso...ma come il suono di un corno??? Eppure pensavo tra me e me, nei miei studi e nei libri delle mie antenate non si parlava di Chanty e di questo maniero e della capitale...avrei visto questi luoghi nelle mappe studiate. Ma quel uomo..Yrko di Bumin era cosi interessato nei miei confronti, cosa destava cosi tanto interesse in lui? "Ma siete nobile...visto che vivete in questo magnifico maniero? chiesi all'uomo. |
Accadde tutto così in fretta.
Il sorriso di Masan, le scale, quella melodia. Allora ero nel posto giusto, pensai, rapita da quella musica. Ma poi, quella voce, e gli uomini ci aggredirono. Restai piacevolmente colpita dalla forza di Masan. Tentai di difendermi, ma erano in troppi e lo vidi cadere a terra. Quando tornammo nel salone, degli uomini erano arrivati. "Lasciatemi, dannazione.." Dissi spintonando l'uomo che mi teneva. E poi, inaspettatamente, sorrisi vedendo che quei ritratti non erano stati sfregiati e i giovani rossi erano stati malmenati. "Adesso basta, lasciatemi, dannazione ha bisogno di me.." Dissi divincolandomi. Mi chinai su Masan e tentai di sostenerlo. "Mi dispiace Hito.." Dissi con voce spezzata "..mi dispiace..". Sentii uno degli uomini parlare, e mi voltai verso di lui, trasalii: era Giacomo il nero. Mi voltai di nuovo verso Masan, nascondendo il viso. Non potevo permettere che mi riconoscesse, o madama Oriana ci sarebbe andata di mezzo. Ero un'idiota: come avevo potuto pensare di sgattaiolare da sola in quel castello? Eppure, non mi ero sbagliata, quell'ocarina suonava ancora, non potevo averla sognata. Non potevo fare niente, restai immobile, accanto a Masan, temendo una reazione degli uomini. E Masan non era nelle migliori condizioni. Era tutta colpa mia. Una parte di me si detestava per essere stata così incosciente, ma un'altra pensava che ero così vicina che sarebbe stato stupido rinunciare. A quanto sembrava, però, non avevo scelta. Ma di certo non mi sarei arresa, dovevo solo riuscire a capire quale fosse la strada migliore. Ma in quel momento preciso, restai immobile e silenziosa, tenendo stretto Masan. Ci mancava solo un altro gesto avventato. Così, per una volta, ascoltai e pensai a ciò che potevo fare per uscire da quella situazione. Il mio sguardo, per un momento, volò su quelle scale. |
Il piccolo drappello, appena dal castello si udì quel corno come risposta, riprese il suo cammino.
“Nobile...” disse Yrko di Bumin a quella domanda di Altea “... le mie virtù e le mie qualità non dipendono dal lignaggio o dal sangue blu...” e sputò a terra “... ciò che sono lo devo solo al mio valore ed al mio animo... sono il comandante militare del partito dei Rossi... il braccio armato della rivoluzione, il flagello dei nobili ed il terrore dei chierici.” Poco dopo arrivarono al maniero. Vi trovarono diverse persone e ovunque dominava una strana atmosfera. “Che succede?” Chiese Yrko ad uno degli uomini di guardia. “Signore...” rispose la sentinella “... la festa che voi avete consentito qui al castello è stata interrotta dall'arrivo di messer Giacomo il Nero.” Yrko fece una strana smorfia. “Va bene...” annuì “... Rukos!” Chiamando uno dei suoi. “Conduci i miei ospiti in una delle stanze per gli ospiti.” Si voltò verso Altea e Daiz. “Seguite il mio servo... egli vi sistemerà in un buon alloggio.” Così, Rukos, accompagnò i due ospiti in una stanza del maniero. “Ma chi diavolo è Yrko di Bumin?” Rivolgendosi l'investigatore ad Altea appena rimasti soli nella loro stanza. “E perchè ci ha condotti qui? Beh, il mio stratagemma ha funzionato almeno... ci ha creduti davvero marito e moglie.” E si affacciò dalla finestra che dava sulla meravigliosa valle che avvolgeva il castello. http://pambarksdale.files.wordpress....12/01/smn3.jpg |
“Allora...” disse Giacomo guardando i giovani del salone “... allora, chi è stato colui che ha aperto le porte di questa stanza?”
Tutti allora fissarono il ragazzo colpevole, spintonandolo poi davanti al Nero. “Sei stato tu?” Fissandolo questi. “Si, messere...” “E sempre tu hai avuto la brillante idea di voler rovinare questi ritratti?” “Si, messere...” rispose il ragazzo col capo chino. Giacomo lo guardò senza dire altro. “Dopotutto” prendendo coraggio il ragazzo “era un tiranno, no? E sua madre una sgualdrina! Si, avevo una gran voglia di distruggere quei ritratti!” Giacomo allora lo schiaffeggiò con forza e più volte davanti a tutti. “Anche tua madre è una sgualdrina” fece il Nero “eppure nessuno si sogna di sfregiarle il viso... anche perchè per una prostituta è importante aver un viso piacevole.” “Perchè difendete il tiranno e la sua...” Ma Giacomo lo zittì schiaffeggiandolo ancora. “Sono io che faccio le domande, idiota.” Con tono fermo lui. “Se avessi una spada” in lacrime il ragazzo “difenderei l'onore di mia madre...” “Neanche se avessi mille spada potresti, cane...” con disprezzo Giacomo “... perchè l'onore di una prostituta non può essere difeso.” “Vigliacco...” con rabbia il ragazzo. Giacomo allora tolse la spada ad uno dei suoi e la gettò ai piedi del ragazzo. “Impugnala...” ordinò “... morirai con la spada in mano.” E cominciò a mettersi i guanti. Il ragazzo la raccolse e con rabbia si lanciò sul Nero. Questi però evitò il suo affondo, senza estrarre la sua spada. Il ragazzo lo aggredì ancora, senza riuscirlo a colpire però. “La tua sfortuna” mormorò Giacomo “è che fra tutti coloro che si unirono a tua madre non vi era nessuno in grado di impugnare un'arma.” “Maledetto!” Attaccandolo quel ragazzo. Ma all'ennesimo affondo, il Nero lo bloccò e lo infilzò con la stessa spada che il ragazzo impugnava. “Non avrai creduto di vedermi estrarre la spada per un figlio di cagna come te, vero?” E lo lasciò cadere morto a terra. Tutto questo sotto gli occhi di Clio e di Masan. Guardò poi tutti gli altri. “Ora andatevene, la vostra stupida festa è finita.” Sentenziò. In quel momento si udì il suono di un corno. “Messer Yrko di Bumin è tornato.” Disse uno degli uomini a Giacomo. |
“Si, sono un vero gentiluomo, ahimè...” disse Guisgard a Talia, prima che la ragazza andasse a lavarsi nel catino.
Rimasto solo, cercò poi in quel baule qualcosa di comodo da indossare. La ragazza intanto era giunta nel catino, dove trovò la tinozza già piena d'acqua tiepida. Così cominciò a lavarsi, per poi rilassarsi in acqua... La musica della festa si diffondeva nel salone illuminato e nei corridoi che correvano tutt'intorno, fino a giungere sul grande terrazzo e persino nel cortile colonnato. E sulle note di quella musica i due si lasciarono portare fin fuori sul terrazzo. Raggiunsero il parapetto di marmo e restarono a fissare il meraviglioso firmamento. “Adoro le sere stellate di questo cielo...” disse lui “... non pensavo esistessero tante stelle...” “Da voi non ci sono?” Chiese lei. “D' Inverno, quando l'aria è asciutta e fredda...” rispose lui “... ma mai così tante...” poi si voltò a fissarla. “Perchè mi guardi?” Domandò lei. “Perchè non ho fatto altro che immaginarti e pensarti in tutti questi giorni...” “Robert...” “Il tuo viso...” sussurrò lui “... avevo il terrore di dimenticare qualche particolare... che fossero gli occhi, il sorriso o l'espressione che assumi quando senza badarci ti sistemi quel ciuffo ribelle che scende dal tuo orecchio...” e le accarezzò i capelli “... ieri eri bellissima... anche ora lo sei, ma questi gioielli, il trucco... quasi coprono la tua bellezza... ieri invece eri pulita, fresca... avevi il viso candido d'amore...” e le prese le mani. “Robert...” sospirò lei “... quando ripartirai?” “Domani...” rispose lui “... così prenderò il treno verso sera...” “Il treno...” ripetè lei “... lo immagino spesso... ma per me credo sia inconcepibile... come il mondo da cui provieni...” “Parti con me, allora...” “Vorrei tanto...” “Insieme...” “Vorrei non essere una regina...” “Sei la regina del mio mondo...” “Robert...” “Beatrice...” “E se non dovessi resistere?” Fissandolo lei. “Se mi mancassi troppo? Quando tornerai?” “Fra una settimana...” fece lui “... il tempo di sistemare alcuni affari a Capomazda... poi sarò di ritorno...” “Già mi manchi...” “Anche tu...” “Leonard è un uomo molto buono e generoso...” sussurrò lei “... forse capace di rendere felici tutte le altre donne... ma non me... cosa mi hai fatto, dimmelo?” “Ti ho solo amata...” “Maestà!” All'improvviso una voce. “Messer de' Taddei!” “Barone Jean...” voltandosi lei verso il nuovo arrivato. “Vedo che avete rapito sua maestà!” Ridendo Jean. “Già, peccato che è solo un terrazzo questo” fissandolo Robert “e non l'intera città.” “E perchè mai?” “Per poter fuggire.” “Messer de' Taddei ama burlarsi di voi, barone.” Intervenne Beatrice. “L'aria è diventata fresca... sarà meglio rientrare...” I due mostrarono un lieve inchino e poi seguirono la regina che rientrava nel salone. Qualcuno bussò alla porta del tinello, destando Talia da quella visione. “Tutto bene?” Chiese da fuori Guisgard. “Sei lì da un bel po'. L'acqua è abbastanza calda? Vuoi che ne faccia portare altra, Talia?” |
Restai ammutolita ad osservare Giacomo il nero insultare e uccidere quel ragazzo.
"Hai capito.." Sussurrai, poi "..pensavo che i rossi fossero dalla parte di quei ragazzi.. Mah..". Mi voltai verso Masan, quando il mercenario ci disse di andare via. "Andiamo, forza.. Appoggiati a me.. Torniamo a casa.. Così potrai rimproverarmi e maledirmi per questa follia.." Dissi, nascondendo a stento la rabbia "Sono un'idiota.. Non ho combinato un bel niente.. E ci sei andato di mezzo tu.. Avresti fatto meglio a non venire.." Gli porsi il mio braccio "dai, forza.. Andiamo via da qui, maledizione..". Ero arrabbiata con me stessa per aver esposto Masan a quel rischio senza nemmeno raccontargli la verità, non avevo scoperto niente di nuovo, avevo solo potuto ascoltare di nuovo quella musica, ma non eravamo nel XXI secolo dove avrei potuto registrarla e farla ascoltare a Oriana. Non avevo speranze da darle. Infondo, però, sapevo che non sarebbe stato facile, dovevo solo riuscire a rimanere lucida. Possibile che mi fossi fatta coinvolgere così tanto? Quello non era il mio mondo, la mia terra, nemmeno il mio tempo. Eppure per me era diventato tutto così importante. Dovevo essere impazzita. Ma era più forte di me. Sospirai. Mi voltai verso la porta aperta alle nostre spalle, da cui si intravvedeva la rampa di scale. Mi dispiace.. Tornerò... Lo prometto... Non so come, né quando.. ma, tornerò.. Lo so.. Poi sentii un uomo annunciare l'arrivo di Yrco di Bumin e mi chiesi se fosse una buona o una cattiva notizia. |
Tutti quei ragazzi, così, lentamente cominciarono ad abbandonare il castello.
Masan camminava a fatica, a causa dei colpi subiti, appoggiandosi a Clio. C'era agitazione ora nel maniero, perchè molti si preparavano ad accogliere quello che sembrava esserne il padrone: Yrko di Bumin. Ma proprio mentre Clio e Masan si avviavano all'uscita, la ragazza udì ancora la voce di Giacomo il Nero. E stavolta era rivolta a lei. “Voi, aspettate...” disse lo spadaccino. Si avvicinò così ai due. “Ma voi...” fissandola “... voi siete la nipote di madama Oriana...” la sua espressione cupa ora sembrava tradire stupore “... giuro che non mi aspettavo una cosa simile... chissà cosa direbbe vostra zia se sapesse che sua nipote ama gozzovigliare con la gioventù Rossista...” accennò un lieve sorriso. In quel momento, Yrko ed i suoi uomini entrarono nel castello. |
Risi alle parole di Giacomo il nero.
"Si, avete ragione.. Ora capisco perché mia zia non voleva che venissi qui.. Manco da Chanty da troppo tempo, dunque.. E quando mi hanno parlato di una festa al castello, non mi sarei immaginata niente di simile.." Lo guardai con uno sguardo innocente "ed è un gran peccato, perché volevo visitare il castello.. L'ho sempre trovato affascinante.. Ma i vostri uomini mi hanno fermato molto gentilmente.. e ho visto solo un salone.. Mi stupisce che voi abbiate salvato quei ritratti.. mi era parso di capire che foste come loro.. Beh, detta così sembra un'offesa.. Intendevo, politicamente.." Sorrisi "Ora, se permettete, ho una sfuriata che mi aspetta a casa..". Poi, arrivarono degli uomini, capii che era il padrone del castello, gli lanciai una rapida occhiata. |
Mi avvicinai a Daiz e fissai pure io la magnifica vallata..."Invece è stata una pessima idea..questa è gente che non scherza, capirà che non siamo marito e moglie subito...e vedrai cosa ci aspetterà. Ma piuttosto hai sentito le parole di quell'uomo?...rivoluzione, capo miliatare dei Rossi. Ma cosa significa? Non mi sembra vi sia una guerra o rivoluzione in corso attualmente nei dintorni."
Presi a vagare nervosamente per la stanza, scrutai alcuni particolari...non vi era luce elettrica, la camera era sontuosamente arredata ma sui comodini di legno intarsiato vi erano candele e anche sopra la scrivania e un mobile. Aprii l'armadio e rimasi a bocca aperta..."Guarda Daiz...questi vestiti...sono..sono sia di uomo che di donna...e sembrano..veramente del 1500...ma vuoi che veramente siamo nel 1513??"presi dell'acqua fresca da una brocca appoggiata su un tavolino e bevvi in un sorso solo da quanto la gola divenne secca dallo spavento. |
Sussultai un po'.....quando vidi un'ombra farsi umana...era Gem, anche lui si era liberato di quel poco che era la decenza......e tornai ad osservare il suo petto nudo...lo aveva messo in bella mostra prima di partire....ma ora non c'era spavalderia nei suoi gesti o nel suo modo di avvicinarsi.......provavo il suo imbarazzo.....provavo ilsuo modo di chiedermi scusa, infondo eravamo due sconosciuti uniti da un unico destino.......sentii il mio letto piegarsi al suo peso...non mi spostai neanche.....volevo sentirlo accanto...non volevo che ci fossero barriere tra di noi.....se non oltre la strana sensazione di quel momento.........Lo ascoltai.......e lo lasciai andare via........a quel punto......mi misi a sedere......sul letto, cosa ci rimaneva ormai, non lo sapevamo, potevano ucciderci.....potevamo vivere in quella epoca ....così strana per noi.....non vi era certezza.....avevamo certezza solo di quella notte...niente altro.......
mi misi in piedi e tolsi i pantaloni..rimanendo con la mia camicia......avevo il cuore in tumulto e la sensazione di andare oltre.......ma...per la prima volta nella mia vita prendevo cio' che volevo......il cervello lo avevo lasciato nella tasca della giacca......volevo essere Elisabeth e non la Dottoressa......non so se ne sarebbe valsa la pena.........forse sarebbe valsa tutta una vita.....e così andai nella stanza di Gem......mi affiancai al suo letto......" Stanotte non ho proprio sonno Gem....e non credo di voler rimanere da sola......".....scostai il lenzuolo e mi misi accanto a lui...." E' una notte particolare....forse domani non ce ne sara' un'altra......"......... |
Yrko di Bumin entrò nell'androne e con un cenno del capo salutò Giacomo il Nero.
Questi lo fissò, rispondendo con accenno quasi impercettibile degli occhi. “I Blu e i Bianchi” disse poi Giacomo a Clio, quasi indifferente al padrone del castello “aspettano una mossa falsa, un errore da parte dei Rossi. E distruggere o anche solo danneggiare quei ritratti equivale ad offendere l'amor proprio dei monarchici. E del resto hanno ragione... il re potrebbe essere vivo, chissà... quando e se, poi, si scoprirà il contrario, allora non solo quei ritratti, ma tutta la memoria storica della Corona sarà eliminata... e fino ad allora sarà compito mio evitare che i Rossi cadano in errori del genere...” accennò un lieve sorriso “... vedo che il vostro amico è un po' malandato...” indicando Masan “... allora, se permettete, vi accompagnerò io stesso a casa di vostra zia... così potrò salutarla e rassicurarla sulla condotta di sua nipote...” Si avvicinò allora Yrko. “Dopo, al mio ritorno, devo parlarvi...” rivolgendosi a lui con freddezza Giacomo. L'altro annuì e si allontanò. |
Daiz fissò quei vestiti e poi tornò a guardare la stanza.
“Sta succedendo qualcosa...” disse poi pensieroso ad Altea “... non so cosa, ma è evidente che sia così... anzi, forse è già cominciata... e noi, nostro malgrado, ci siamo dentro...” anche lui prese un po' d'acqua, per poi sedersi sul letto e restare a riflettere “... quell'uomo... quell'Yrko, non mi piace affatto... ho dovuto dire che eravamo sposati... e non comprendi il perchè? Non vedevi come ti guardava? E' ovvio che ti ha messo gli occhi addosso... e il mio stratagemma di fingerci marito e moglie servirà almeno a farci guadagnare un po' di tempo... infatti dubito che il vincolo matrimoniale fermi un uomo del genere... anche perchè non mi sembrava avesse molti scrupoli mentre predava quei frati dei loro beni...” si alzò dal letto “... ora uscirò e farò un giro nel castello... cercherò di scoprire dove davvero siamo finiti... tu però resta qui e chiuditi bene dentro... io tornerò presto...” ed uscì. Ma poco dopo, qualcuno bussò alla porta della camera di Altea. “Mi manda messer Yrko...” era un servitore “... egli chiede di incontrarvi, milady... vi attende giù, nella Sala Merlata...” |
Ascoltai con attenzione Giacomo.
"Vedo che siete un uomo molto accorto.." dissi sorridendo "...Avevo sentito dire che il re era fuggito.. " scrollai le spalle "..puri pettegolezzi..non mi intendo di queste cose..". Restai impassibile quando indicò Masan. "Beh, ringraziate i vostri uomini.. ce ne sono voluti quattro.. in effetti.. era pericolosissimo.." dissi con un sorriso beffardo. " Siete fin troppo premuroso.. Casa di mia zia non è lontana.. ma se vorrete accompagnarci non ho nulla da obbiettare.." sorrisi "..Anche se non credo mi salverete dalla sua ira..". Più che altro, pensai, le farete venire un colpo nel vederci arrivare insieme: penserà che ho combinato chissà quale guaio, che mi sono fatta scoprire o peggio. Fortunatamente, però, sia Giacomo che i giovani rossi mi avevano visto solo come una ragazzina sprovveduta. Anche se, pensandoci bene, probabilmente lo ero. |
“In fondo è stato fortunato il vostro amico...” disse Giacomo a Clio “... se fossi stato io a trovarlo, con ogni probabilità, l'avrei ucciso...” chiamò alcuni dei suoi e fece preparare una carrozza.
Così, con quella, il Nero riaccompagnò la ragazza e Masan da madama Oriana. La donna era ancora sveglia, intenta a leggere un libricino di preghiere quando udì giungere la carrozza. A tenerla ancora sveglia era stato il pensiero di Clio a quella festa. Subito i servitori accolsero la carrozza. E un attimo dopo sul portone del palazzo apparve anche Oriana. “Salute a voi, madama...” saltando giù dalla carrozza Giacomo “... splendida sera, vero? Fresca, chiara, asciutta, stellata... sere del genere mi fanno quasi pentire di non essere un uomo romantico e sognatore...” “A cosa devo questa vostra visita, messere?” Fissandolo Oriana. “Ho solo riaccompagnato a casa vostra nipote ed il suo amico.” Rispose il Nero, mentre i servitori, essendosi accorti delle condizioni di Masan, aiutarono l'archeologo a rientrare in casa. “Purtroppo” continuò Giacomo “la festa è un po' degenerata... qualcuno, più esuberante, voleva fare a pezzi le vestigia del vostro amato sovrano, altri invece più audaci, come vostra nipote, hanno pensato bene di appartarsi in compagnia di qualcuno... ma i miei uomini non sono molto affini a questo genere di situazioni e così il cavaliere di vostra nipote ha avuto la peggio... ma si rimetterà presto.” Oriana per un momento fissò Clio, per poi riportare lo sguardo sul Nero. “Infondo” aggiunse questi “voi non siete troppo diversa da messer Guidox ed i suoi compagni... loro devono tenere a freno gli umori del popolo, mentre voi siete impegnata con l'euforia di vostra nipote... immagino sarà seccante domani ascoltare in giro i commenti di chi spettegolerà su questo...” sorrise appena “... ma vi invito a non badarci più di tanto... altrimenti vi verrà il dubbio se sia più degradante avere una Rossa come nipote, oppure una...” “Va bene così, messere.” Interrompendolo Oriana. “Credo vi siate incomodato già troppo stanotte. Immagino debba ringraziarvi per aver riportato a casa mia nipote. E' tardi. Credo che ci ritireremo. Grazie ancora, messere.” “E' sempre un onore servirvi, madama.” Mostrando un lieve inchino Giacomo, per poi lanciare un'occhiata verso Clio. “E buonanotte anche a voi, damigella.” E salito sulla sua carrozza, andò via. |
Sorrisi appena, e mi morsi la lingua per non dire che Masan era disarmato.
Seguii docilmente Giacomo fino alla dimora della donna. I miei occhi cercarono quelli di Madama Oriana. Alzai gli occhi al cielo alle parole di Giacomo, sapevo bene che Oriana conosceva i motivi per cui mi ero allontanata. Quando poi l'uomo se ne andò, lo salutai con un freddo cenno del capo. Vidi che Masan era accudito dai servi così mi avvicinai a madama Oriana. Chinai il capo "...Mi dispiace.." sussurrai "...Ho cercato di non farmi riconoscere da quell'uomo.. nessun altro sapeva chi fossi.. vi ho portato dei bei guai.. e non ho combinato niente.." sospirai "...c'era un tale disordine, ho pensato che nessuno avrebbe badato a noi.. ma poi sono arrivati gli uomini del Nero e non sono riuscita ad andare da nessuna parte..". Alzai gli occhi verso il ritratto del re sulla parete, e una fitta mi colpì in pieno petto. "Mi dispiace.." sussurrai, con voce tremante, quasi parlassi al quadro "..Avevate ragione, Madama.. sono solo una ragazza, non combinerò niente.." dissi tornando a guardare la donna. Alzai lo sguardo, e una nuova luce brillò nei miei occhi "..però l'ho sentita.. proveniva da una rampa di scale che saliva al piano di sopra.. una melodia, dolce e malinconica allo stesso tempo.. era la stessa ocarina che ho sentito giorni fa.." restai con lo sguardo a mezz'aria per un momento "non che sia di molta utilità, poichè io non posso confrontarla con la sua, come ha detto padre Roberto.." sospirai. "Poi ci hanno fermato.. abbiamo cercato di difenderci ma erano troppi.." osservando Masan poco lontano "...non gli ho detto niente.. solo che volevo visitare il castello.. non avrebbe approvato.. e ora mi odierà per quello che gli ho fatto passare per un banale capriccio.." sorrisi, senza allegria "..insomma, non ne ho combinata una giusta.. mi dispiace..." alzai lo sguardo "..ma sappiate che non sono il tipo che si arrende facilmente.. non ho intenzione di starmene con le mani in mano... ormai ci sono dentro, anche se quell'uomo mi ha preso per una rossa degenerata.. farò tutto ciò che posso per aiutarvi.. solo, non so cosa..." guardai la donna negli occhi "...ma non voglio che corriate alcun rischio.. vi ho già dato abbastanza problemi..". |
Gem fissò Elisabeth senza dire nulla.
Lasciò che la donna entrasse nel suo letto, per poi coprire entrambi con quel lenzuolo. Era una notte fredda, nonostante fosse Giugno. Ma ormai si erano accorti che le notti a Chanty apparivano più fresche di quelle Capomazdesi. Il pilota allora si voltò verso la candela accesa accanto al letto e la spense. Strinse così a sé la donna e lentamente la camicia di lei scivolò via. E si amarono. Si amarono a lungo per tutta la notte. E più volte. Solo l'incerto bagliore delle torce accese sulla ronda merlata esterna riusciva a squarciare, sebbene poco, il buio della stanza. Così Gem poteva riconoscere il corpo nudo di Elisabeth mentre la donna era su di lui, tra il lenzuolo ed il suo petto, con i capelli che scendevano ad accarezzare il viso del pilota ardente di passione. Poi giunse l'alba e li trovò ancora l'uno accanto all'altra. Dalla finestra la luce del nuovo giorno invadeva la stanza, diffondendo voci e rumori dall'esterno. Fisyem si era svegliata. |
Oriana ascoltò in silenzio ogni parola di Clio.
E anche lei, come la ragazza, aveva gli occhi fissi sul ritratto del principe Ardena. “Ho udito molte volte” disse finalmente la donna “la musica di quell'ocarina... ricordo persino quando fu la prima volta... eravamo nel giardino del Palazzo Reale... e lo vidi... era un giovane dai capelli scuri, la pelle chiara e gli occhi azzurri... e forse furono quegli occhi a colpirmi più di tutto... erano enigmatici, a tratti sognanti, ma anche malinconici... e nell'ascoltare quell'ocarina io quasi mi estraniai da tutto il resto... poi quella musica cessò di colpo e mi destati... lo trovai a fissarmi...” alzò gli occhi dal ritratto e guardò fuori, nel buio della notte “... forse aveva ragione Padre Roberto... forse stiamo rincorrendo un fantasma, un'illusione o forse soltanto una beffa...” scosse il capo “... forse dovremmo davvero arrenderci... oppure...” avvicinandosi alla finestra ed indicando qualcosa. Fece allora cenno a Clio di guardare anch'ella dalla finestra ciò che lei stava indicando. Era il Palazzo Reale di Fisyem che dominava sulla città mentre cominciava ad albeggiare. http://4.bp.blogspot.com/_CAUlobDjuX.../crociate8.JPG |
Entrai nella stanzetta e richiusi la porta.
Era piccola ma ordinata e pulita, la tinozza era al centro ed era piena di acqua limpida e fumante... mi avvicinai e vi immersi piano una mano, giocherellando con l’acqua... ero stupita: avevo avuto la buona sorte di viaggiare abbastanza, nella mia vita, ma mai avevo visto niente del genere... Sorrisi, lievemente divertita. Poi iniziai a prepararmi per il bagno. Detestavo prendere la pioggia, bagnandomi per strada... mi faceva sempre venire un freddo tremendo quando accadeva, e mi metteva addosso una tale stanchezza... quell’acqua invece era calda, piacevole, lievemente profumata... mi lasciai sprofondare, quindi, appoggiai la testa sul bordo estremo e poi, lentamente, quasi senza accorgermene, chiusi gli occhi... Citazione:
quel sogno... Robert e Beatrice. Sollevai lo sguardo verso la porta chiusa, oltre la quale si trovava Guisgard... dovevo dirglielo, pensai... ma subito abbandonai l’idea... dirgli cosa? Che facevo strani sogni ed avevo visioni? Mi avrebbe presa per matta! Eppure... Fissavo la porta e, all’improvviso, mi accorsi di stare tremando... anche se non avrei potuto dire se tremavo per le conseguenze di quella visione o perché l’acqua in cui ero immersa stava ormai diventando fredda... “Sto... sto bene!” mi costrinsi a dire, quindi, a voce alta perché potesse sentirmi da dietro la porta “Sto bene, ma... puoi aspettarmi un momento, per favore?” Non sapevo perché lo aveva detto... o meglio, non sapevo perché l’idea di uscire da quella stanza da sola mi spaventava adesso... Senza badare alle gambe che mi tremavano forte, dunque, un po’ per il freddo ed un po’ per l’agitazione, uscii dalla tinozza... mi asciugai in fretta e mi rivestii con la veste asciutta che avevo trovato nella cassapanca... poi andai verso la porta e la aprii. E Guisgard era lì, vagamente stupito forse, in mezzo al corridoio. E, per qualche ragione, vederlo mi fece sentire meglio... “Grazie...” mormorai, in tono quasi di scusa “E’ che...” mi voltai ed osservai per un momento ancora la stanzetta con la tinozza, poi tornai a guardare lui “E’ che questo posto è un po’... non so... insolito, e... beh, non me la sentivo più di stare sola...” Sorrisi appena, come a voler esorcizzare quell’agitazione che mi scuoteva, inspiegabilmente, da dentro... “Andiamo, per favore...” soggiunsi “Andiamo in camera...” |
Seguii lo sguardo della donna posarsi sul quadro, e lo osservai con lei per lunghi istanti.
Ne studiai attentamente ogni dettaglio, ripensando a quello molto più sontuoso custodito nel castello di Yrco di Bumin. Ma la verità era che andavo a cercare sempre lo sguardo dell'uomo, restando a fissarlo più di quanto avrei dovuto. Nell'udire le parole della donna, poi, sorrisi. "Già.. quegli occhi.." sussurrai. Come potevo spiegarle l'effetto che avevano avuto su di me, solitamente così distaccata? Continuavano a tormentarmi, esattamente come quella musica, capace di scovare l'angolo più remoto dell'anima. Ed era proprio quello sguardo dipinto a spingermi ad andare avanti, a non arrendermi alla prima difficoltà. "Di certo hanno una luce capace di restare impressa nella memoria per non andar più via.." dissi piano. Guardai fuori dalla finestra, osservano lo splendido palazzo che la donna mi mostrava. "Oppure no.." dissi di rimando alle sue parole. "Stasera ho visto i Rossi da vicino.. ho sentito i loro discorsi, ho osservato il loro modo di comportarsi.. cosa accadrà a questa bella terra se continueranno a governare?" scossi la testa "..no, arrendersi non mi sembra una buona idea.. per quanto forse sia la più saggia.." guardai lontano "..forse è vero, forse stiamo inseguendo un fantasma, un'illusione o una beffa.. ma io credo che non tentare di cambiare le cose, equivalga a perdere in partenza.. non credete?". Voltai lo sguardo verso Oriana "..quello è il palazzo reale? Non ho ancora avuto modo di vederlo da vicino.. ma, ditemi.. perchè me lo state mostrando ora?". |
Daiz aveva perfettamente ragione...avevo notato più volte quello sguardo misterioso posarsi su me e darmi un grande senso di irrequietezza...soprattutto per il fatto di non sapere chi era quell'uomo e in che luogo mi trovassi.
Poco dopo che Daiz uscì dalla stanza sentii bussare alla porta, sentii le parole del servitore e sussultai. Daiz aveva detto di non muovermi, ma non avevo il coraggio di contraddire gli ordini di quell'uomo..e perchè voleva solo vedere me? "D'accordo" risposi perplessa "dite a.." pensai un attimo ai modi di fare e costumi del luogo "a sir Yrko che arrivo subito, devo..cambiarmi di abito". Mi guardai in un vecchio specchio di ferro battuto e mi vidi con quel vestito corto e le scarpe alte..non era consono all'abbigliamento del posto e soprattutto pensai, deglutendo, se fossimo stati veramento nel 1513. Fu cosi che aprii l'armadio e presi un vestito e lo indossai di fretta. Aprii la porta e trovai il servo ad aspettarmi..."Prego" dissi "possiamo andare, vi chiedo di indicarmi la stanza dove sir Yrko mi sta aspettando". Speravo solo Daiz si accorgesse mi trovassi li e anche in fretta. |
Guisgard fissò Talia per qualche istante.
“Va...” disse piano “... tutto bene? Forse era l'acqua, vero? Immagino sia diventata fredda in fretta... andiamo, in camera è più caldo...” e ritornarono nella loro stanza. Mangiarono un po' della minestra portata loro dal locandiere e poi, complice la stanchezza per il viaggio, si misero subito a letto. E dall'altra parte del telo steso lungo la camera, Talia sentì il lento suono di un'armonica. Era Guisgard a suonarla. Era una musica vagamente malinconica, forse suonata alle stelle che, numerose, si mostravano nel cielo insolitamente buio che appariva dalla piccola finestra. E forse solo quelle stelle potevano comprendere il senso di quella musica. La notte poi trascorse in fretta, senza che Talia avesse altra visioni o sogni. E al mattino un raggio di Sole, dorato e zampillante, insieme al profumo di pane caldo appena sfornato, la destarono dal suo sonno. E dall'altra parte del telo la luce del mattino le mostrò la sagoma di Guisgard che canticchiando si vestiva. |
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 20.52.44. |
Powered by vBulletin versione 3.8.11
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Copyright © 1998 - 2015 Massimiliano Tenerelli