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“In tutta sincerità” disse Guisgard ad Altea “non capisco in che modo possano servire questi flauti contro quell'animale.”
“Te lo dico io come...” intervenne Aust divertito “... il nostro Mime vuol fare come il pifferaio magico di Hamelin... suonare il flauto e portarsi dietro la bestia come un docile animale addomesticato!” “Invece servirà e come il flauto!” Sbottò il beone. “Si, certo!” Sarcastico Aust. “Credo tu sia un po' confuso, amico mio.” Sorridendo Guisgard. “Vi farò ricredere!” Scuotendo il capo Mime. “Il flauto sarà decisivo per sconfiggere la bestia!” “Non vedo come.” Guardandolo Guisgard. “Perchè la bestia obbedisce proprio ad un suono simile al fischio di un flauto!” Esclamò il beone. “Questo è davvero suonato!” Rivolgendosi Aust a Guisgard e ridendo forte. http://i40.tinypic.com/2u9jnuw.jpg |
A quelle parole il mio animo e il mio cuore ritrovarono leggerezza e coraggio.
L’ anziana ed indovina zingara ci salutò e si allontanò da noi. “Aspettate…..aspettate!” dissi ad alta voce raggiungendola. Gli diedi dieci Taddei d’ oro, la ringraziai, la benedissi e la salutai. “Allora?.....Cosa facciamo ora?.....Quali sono i vostri piani?” domandai a Sir Riccardo quando tornai da lui. http://i58.tinypic.com/20pzs7m.jpg |
Riflettevo e riflettevo...i due cavalieri non credevano a ciò che Mime stesse dicendo ma io avevo dei dubbi ultimamente su questi fatti.Presi dalla sacca delle monete e le consegnai al rigattiere..."Va bene, io ne compero uno, d'altronde si è provato ogni sorta di trappola e ha non funzionato e magari i veri segreti si celano nelle piccole cose che sembrano inutili".
Misi il flauto nella sacca e mi rivolsi ai tre uomini..."Se la teoria di Mime fosse vera significherebbe che quell'animale opera si per mano di qualcuno e forse non di una strega...ma di un uomo e sia addestrato quindi in base a quel fischio a colpire dove decide lui, quando e chi vuole lui" guardai la foresta "Ed è un dubbio che, ultimamente, ho avuto, che quel animale non sia opera di un maleficio e forse ho pure avuto la prova". Infatti l'amuleto non lo aveva diminuito di forza e vigore..."Cavalieri, vi consiglio di munirvi di qualsiasi cosa per sconfiggere quella belva, ma non sono io ad obbligarvi a prendere quei flauti, ovvio." Salii in groppa a Cruz e mi ammorbidii leggermente, forse ero troppo dura..."Ditemi...volete soggiornare a Solpacus? Io fino ad ieri ero in una locanda ma per motivi molto lunghi da spiegare ora soggiorno in quel castello laggiù e presumo la mia camera sia libera.." e indicai l'austero maniero che svettava in mezzo alla foresta..."Oppure potrei chiedere a Lady Gertrude di ospitarvi visto siamo in una zona giusta, ovvero proprio in mezzo alla foresta, ma è molto rigida e molto cattolica e tiene un tenore di vita molto riservato...uno di voi due dovrebbe fingersi di essere un mio cugino proveniente da Capomazda e mandato da mio fratello Andrew, cosi spiegherei pure la mia fuga dal castello e mi risparmierei pure una bella romanzina" e questa volta sorrisi io.."A voi la decisione..in qualsiasi modo, il Signore vi benedica e vi porti alla vittoria su quell' essere diabolico". Il sole era alto, si era fatto tardi...che scusante avrei trovato a lady Gertrude? Qualcosa avrei inventato, anche se Andrew aveva detto ero libera di uscire, ma era ora di pranzo, non potevo trasgredire...guardai i due cavalieri di cui ancora ignoravo i nomi e aspettai risposta prima di andarmene. http://i60.tinypic.com/2vl2q8h.jpg |
Flees e Daizer incominciarono a fare "amicizia" ...mentre io continuavo a stare seduta sul tronco con il viso tra le mani.....mi venne in mente che forse Isolde ci stava obbligando a portare con noi suo figlio ...per tenerlo lontano dal Bosco....forse..con lei era tutto un'imprevisto.....Mi alzai di scatto......" Basta ora basta......sembrate due ragazzini che si stanno contendendo il più grande pezzo di torta........Flees...sei il figlio di mia sorella, ma finchè stai con me ha nessun valore tranne quello di essere mio nipote.....quindi rigate dritto e fate meno il buffone...o vado a far visita a vostra madre in men che non si dica.......Daizer.....delle signorine hanno distolto la tua attenzione.....Sai io vedo e se posso provvedo...maritino caro......." Stava calando la sera......ma dovevamo fare strada....." So che non manterremo la promessa a Don Auster.....ma Isolde non credo che abbia voglia di incontrarlo......di contro mi ha ricordato che il Borgomastro.....mi ha chiesto di riunire delle ossa perchè si possa tornare alla luce.....e io sono ancora qui.....a girarmi i pollici....e a non concludere nulla.......e a sentire voi litigare..........Il Borgo di Leiman.....Daizer....dobbiamo raggiungerlo ed e' lì che troveremo il cimitero....spero di essere all'altezza di poter riuscire in questo.........".......Era uno di quei momenti in cui sai...di aver trovato l'oro.....ma che in realtà non sapevi dove lo avevi nascosto..........Guardai Daizer...per alcuni momenti e mi sembrò di aver trovato ciò che cercavo......"......Forse siamo tutti stanchi ci dobbiamo affidare al Bosco..per poter riposare alcune ore...
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Annuii mestamente a Nestos "Non è colpa tua, so che hai fatto il possibile.." dissi, con un filo di voce "E' mia.. è morto per proteggermi.." mentre le lacrime affioravano dai miei occhi, senza che le fermassi.
Raggiunsi Vortex e gli altri al capezzale, e restai in silenzio insieme a loro, osservando la sagoma avvolta nel sudario. "Saluta Kastor e gli altri, fratello.." mormorai, tra le lacrime "tienici un posto accanto a voi, perché vi raggiungeremo presto...". Sapevo che prima o poi sarebbe successo ma: accidenti che male! Io ero poco più che una bambina e anche quelli della mia età erano grandi il doppio di me. Ero una femmina, quello non era il mio posto, non facevano che ripeterlo o dimostrarlo con i loro atteggiamenti. Camminai mesta verso il campo di addestramento. Bella figura che avevo fatto, pensai. Fanrotter mi aveva preso in piena faccia, e io ero caduta lunga distesa in un sol colpo. Probabilmente avevo rotto il naso, ma una volta compreso che riuscivo a respirare senza dolore, la paura era scomparsa. Era solo un pugno, continuavo a pensare, la prossima volta vedi come stai chiusa. Giunsi così dove gli altri ragazzi continuavano il loro allenamento di atletica pesante, come sempre. Si voltarono verso di me, sembravano sorpresi. Avevo la tunica, i calzoni, perfino gli stivali sporchi di sangue. La fontana a cui mi ero lavata la faccia insanguinata non era vicinissima. Li osservai attentamente. Cosa pensavano, che sarei corsa strillando da mio padre come una femminuccia? Il mio corpo poteva anche essere più debole del loro, ma la mia volontà era salda come una roccia. Il maestro mi si avvicinò "Stai bene piccola?". Gli lanciai un'occhiataccia "Se non volevo farmi male, avrei scelto il ricamo non la spada.." tagliai corto. Cercai con lo sguardo Fanrotter: stava combattendo con Scotir: il terrore di tutti i ragazzi, rimediavano sempre qualche livido quando si allenavano con lui. Ma io no. Non aveva mai osato colpirmi con violenza, ma era fin troppo moderato. Mi trattava con sufficienza, fermava il colpo a venti centimetri, dimezzava la velocità, come se sprecasse il suo tempo con me, come se non fossi degna di combattere con lui. E mi faceva imbestialire! Era più grande di me e lo ammiravo, era imbattibile con le armi, ma anche buono e generoso assicuravano i suoi amici più fidati ai ragazzi che uscivano martoriati da un incontro anche amichevole con lui. Un colpo secco mi destò da quei pensieri. Scotir si girò verso di me e sorrise "Visto?" indicando il naso sanguinante di Fanotter "Ti ho vendicato!". Certo per lui, grande e grosso com'era, il colpo era stato una sciocchezza, un segnetto sul naso da bagnare, non era caduto a terra come me. Con il naso sanguinante, si dileguò per un momento, e Scotir rimase solo. Mi fece cenno di avvicinarsi. "Dai, vieni con me.." mi disse. Così, finii quel giorno di allenamento con lui, e la sufficienza con cui mi trattava svanì, per lasciare posto al rispetto. Sorrisi, triste, al ricordo di quel giorno lontano. Con gli anni, poi, divenimmo veri amici, e poi fratelli, sul campo. Ricordavo la sua espressione quando seppe che mi avevano nominato capitano. Ero più giovane di lui, ero una donna, eppure non aveva fiatato, ma solo sorriso. E fino all'ultimo mi aveva protetto. Oh, fratello mio... "Dobbiamo dargli giusto omaggio funebre, se lo merita..." sospirai "Scotir ha dato la sua vita per la mia... e io sarò in debito con lui ogni giorno, per ogni respiro, per ogni azione o pensiero.. non posso gettare via un dono pagato con un prezzo tanto alto... Chiedo perdono a tutti voi.. vi ho trascinati in un'avventura che non era nostro compito, che ci è costata troppo.... è difficile chiudere gli occhi difronte al dolore di questa gente, di cui ora siamo più che mai partecipi.. ma infondo non è la nostra missione, quella spada ci farebbe comodo per liberare il re, e questa città ha bisogno di pace, ma... non lo so.. da una parte vorrei rendergli giustizia, appendere la testa della bestia alla sua tomba, banchettare sulla carcassa dell'animale in suo nome... ma dall'altra non voglio perdere nessun altro di voi, non qui, non per una spada che probabilmente non impugnerò mai..." scossi la testa "Mi rimetto al vostro giudizio, fratelli..". |
Quelle parole di Clio echeggiarono nel cuore e nella mente di ognuno dei suoi compagni.
Fino a quando Porturos fece un passo in avanti. “Tutti noi” disse “siamo ormai come fratelli, avendo passato anni insieme ad allenarci ed a perfezionare le nostre abilità. Se oggi vi parliamo” fissando Clio “dandovi del voi è solo perchè siete diventata Capitano della Guardia Reale, dunque è la gerarchia che lo richiede. Siete la più giovane e siete una donna, ma il capo non è colui che indossa un'uniforme o mostra una medaglia. No, il capo è chi sa rappresentare un punto di riferimento per coloro che lo seguono. E voi siete il nostro capo perchè possedete doti paticolari. Non dovete dunque scusarvi mai per le vostre azioni e le vostre decisioni. Mai. E' vero, siamo partiti per liberare il re. L'ultimatum scadrà fra cinque giorni ormai. Ma essere soldati, guerrieri che si battono per il proprio re significa anche e forse soprattutto difendere il popolo del nostro sovrano. E noi questo stiamo facendo qui ora. Questo ci avete chiesto di fare... combattere per il popolo in nome del re. Dunque non chiedete mai più scusa, capitano.” “Scotir è morto per salvare il suo capitano” intervenne Dort “e ognuno di noi sarebbe morto in egual modo. Ed è questa la sola maniera che avete, capitano, per onorare la sua memoria... restare in vita e compiere il vostro dovere.” Tutti loro annuirono. “Ora spetta a voi, capitano, decidere cosa fare.” Aggiunse Dort. “Se restare o ripartire. A voi solo spetta deciderlo. Siete il nostro capitano e come tale obbediremo ad ogni vostra decisione.” |
Daizer scosse il capo a quelle parole di Elisabeth.
“Io non sono stato distratto da nessuno...” disse contrariato “... quelle due ancelle hanno detto di essere state mandate da tua sorella ed io ho solo scambiato qualche parola con loro...” “Ah, le scaramucce matrimoniali!” Divertito Flees. “Anche se in effetti le ancelle di mia madre sanno essere molto di compagnia! Io amo fare il bagno con loro!” Rise. “E magari poteva piacere anche a vostro marito!” Guardando Elisabeth. “Sta zitto, idiota!” Lo riprese il contrabbandiere. “Non mancatemi ancora di rispetto” con astio Flees “o me la pagherete!” “Che fai?” Con sarcasmo Daizer. “Lo dirai alla mammina?” Si voltò verso Elisabeth. “Direi di ripartire. Siamo qui fermi da troppo ormai ed abbiamo perso fin troppo tempo!” |
“Forse avete dato troppo denaro a quella zingara...” disse Riccardo ad Eilonwy “... le monete potrebbero servirvi per il viaggio...” si guardò poi attorno “... il tempo è cupo... l'aria è attraversata dal lento sibilo del vento... chissà come starà il vostro amico Jack... forse dovremmo andare a vedere come si sente, così da capire quando poter ripartire... cosa ne dite?”
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Guisgard scosse il capo.
“In verità” disse perplesso “mi sembra tutto troppo fantasioso... qualcuno che controlla un animale così selvatico e feroce... no, troppo assurdo...” “Mai sentita una cosa simile!” Esclamò Aust. “Secondo me tu bevi davvero troppo, amico!” Guardando Mime. “Si, credo anche io...” fece Guisgard “... anzi, vi consiglierei di essere cauta, milady...” rivolgendosi poi ad Altea “... non credo proprio che un flauto possa essere efficace...” guardò poi il bosco “... beh, l'invito è molto allettante...” mormorò “... soggiornare in un castello è sempre cosa piacevole... tuttavia ora sono curioso riguardo a questa famigerata bestia e credo che solo arrivando in città si possano avere notizie importanti... tu cosa ne pensi?” Chiese ad Aust. “Io dico che sono in sella da un bel pò” rispose l'altro “e non vedo l'ora di poter scendere e riposare. E siccome quel castello è così vicino, beh, io ci farei un pensierino. Magari solo per trascorrerci la notte. Domattina poi ci rimetteremo in cammino verso Solpacus.” “Si, forse è meglio...” annuì Guisgard “... allora faremo così...” sorridendo ad Altea “... io sarò vostro cugino e lui” indicando Aust “sarà il mio scudiero. Così la vostra austera lady Gertrude sarà più tranquilla.” “Ed io, messere?” Chiese Mime. “Tu cosa?” Guardandolo il cavaliere. “Io... chi sono?” “Se non lo sai da te” ridendo Aust “allora temo tu sia più sbronzo di quel che sembra!” “Intendo...” fece il rigattiere “... chi impersonerò?” “Tu che c'entri con noi?” Ridendo Guisgard. “Beh...” mormorò Mime “... tra un po' sarà buio e non mi piace l'idea di restare da solo nella foresta...” “Ma aspetta...” ironico Aust “... tu non hai i tuoi flauti magici?” “Non ho mai detto che funzioneranno di certo...” replicò il rigattiere “... ma solo che potrebbero funzionare...” “Già come no.” Sarcastico Guisgard. “Allora tu sarai il nostro giullare.” “Cosa fa un giullare, messere?” “De far ridere.” Rispose il cavaliere. “Dite che ne sarò capace?” “All'occorrenza puoi sempre scolarti una bottiglia di vino, amico mio!” Lesto Aust. I due risero ancora e poi, insieme ad Altea ed al rigattiere, si diressero verso il palazzo di lady Gertrude. |
Sorrisi dolcemente alle parole di Riccardo. Gli spettinai amichevolmente i corvini capelli e lo guardai nei suoi chiari occhi.
“Non avete di cui preoccuparvi. Invece, penso di aver fatto bene a dare quelle monete d’ oro alla zingara, dato che saranno le ultime che avrà probabilmente nella sua triste vita. Vedete questa!?!” dissi facendogli vedere il sacchetto di velluto nero “Bene…..questa è come la Borsa delle Meraviglie di Peter Schlemihl o la Pietra Filosofale!....Da essa si può estrarre all'infinito monete d'oro zecchino. Era uno dei tanti doni fatti ai miei genitori al loro matrimonio. Quindi non c’ è nessun problema!” sussurrai a bassa voce. “Comunque avete ragione è meglio tornare da Sir Jack!.....Chissà se si è rimesso?” e detto questo ritornammo nel villaggio dallo spiritello invernale. http://i60.tinypic.com/kbpv0p.jpg |
Ascoltando quei discorsi, forse quel cavaliere che capii si chiamava Guisgard e l'altro Aust, da come si chiamavano, aveva ragione...lo stesso Mime non si sentiva sicuro nella foresta, ma era così simpatico e non mi pentii dei soldi datogli, anzi a sentirlo mi feci una bella risata.
"Direi...Mime..voi sarete oltre a un giullare, il servitore dei due cavalieri" e gli feci l'occhiolino. Arrivammo a Palazzo Costanza, bussai e la servitrice venne ad aprirci, appena entrati al castello diedi Cruz al gentile e buon Frederik e dissi di prendersi cura dei cavalli dei cavalieri. Entrammo nel castello e sottovoce dissi ai tre.."Lasciate fare a me, lady Gertrude è molto austera.". Arrivammo nell' ampio salone e sentii dei passi veloci, era lei...e mi si avvicinò guardandomi davvero arrabbiata. "Milady" e feci un lieve inchino "capisco la vostra preoccupazione, ma stamattina presto arrivò un messo e mi disse era arrivata una missiva importante..infatti" mostrando i tre uomini"è arrivato proprio da Capomazda..mio cugino Guisgard. Voi forse non lo ricordate perchè viene da lontano e arrivato laggiù mio fratello gli raccontò della bestia ed egli, come tutti i valenti nobili cavalieri, è giunto fin qui preoccupato per me. Poi vi è il suo scudiero..sir Aust.." e lo guardai trattenendo una risata "e il loro servitore. Stanotte pernotteranno qui e penso non vi darà fastidio avere il mio caro cugino qui al castello" e lanciai una occhiata di intesa a Guisgard. |
“E' un onore, milady...” disse Guisgard a lady Gertrude, con un cortese accenno d'inchino “... e vi sono debitore dell'ospitalità concessa a mia cugina.”
“E' un onore, milady.” Con un inchino anche Aust. “Si, grazie tanto!” Esclamò Mime. E subito Aust lo colpì col gomito. “Ehi!” Fece il rigattiere. “Cosa ho detto di male?” “Perdonate il nostro servitore, milady.” Mormorò Guisgard. “Non è abituato alle maniere di corte.” “Si, perdonatelo...” fece Aust “... non è cattivo... vedete, da piccolo è stato affetto da un raro morbo che uccide o nel migliore dei casi lascia tonti... e lui, fortunatamente, è sopravvissuto.” Sorridendo. “Non posso certo negare anche a voi la mia ospitalità, nobile cavaliere.” Disse Gertrude. “E neanche ai vostri servitori, naturalmente. Tuttavia ritengo indecoroso che tre uomini dimorino dove vive anche una nobildonna.” Guardando Altea. “Lady Altea è certo bella e senz'altro suscita negli uomini tentazioni improprie. Per decoro dunque voi soggiornerete nella torre.” “Troppo gentile, milady.” Acconsentì Guisgard. “Bene, vado a dare ordini per servire la cena.” E l'austera dama uscì. “Tipino allegro la vostra padrona!” Rivolgendosi Guisgard ad Altea. “E a quanto pare tiene molto affinchè la vostra virtù sia preservata.” Sorridendo. |
“Fossi in voi allora starei ben attento a non sbandierare le qualità della vostra borsa ai quattro venti.” Disse Riccardo ad Eilonwy, accomodandosi i capelli che la ragazza gli aveva mosso. “Badate che potrei spettinarvi anche io per farvi dispetto.” Facendole l'occhiolino.
I due allora tornarono da Jack, trovandolo sveglio e in buone condizioni. “Sta migliorando velocemente.” Spiegò il medico. “Tra un giorno o due potrà uscire da qui.” “Io invece già mi sono annoiato di questo posto!” Esclamò Jack. “Ma dov'è il merlo?” Chiese ad Eilonwy. “Pensavo fosse con te!” |
Risi a quella frase e gli feci una leggera e sdolcinata linguaccia.
Tornammo da Jack e dal dottore, che lo stava assistendo. Quest’ ultimo dichiarò che il mio amico stava guarendo rapidamente. “Oh, per fortuna!....Grazie di cuore, dottore!” ringraziai cortesemente il medico. Risposi alla domanda di Jack Frost: “Penso che sia a svolazzare e a cinguettare nelle vicinanze. Ah….eccolo!” vidi il merlo Tisin picchiettare col becco sul vetro della finestra. Gli andai ad aprire e volò sulla spalla di Riccardo e poi sulla mia. Col capino mi fece un tenera carezza. http://www.paroledautore.net/fiabe/images/merla2.jpg |
Osservai attentamente i tre uomini, rimasi stupita di come il finto cugino sapesse muoversi in modo molto nobile...le parole giusto palesate, i movimenti naturali.
Sgranai gli occhi alle parole di lady Gertrude...lo avevo presentato come mio cugino e lo relegava in una torre!! "Avete ragione...messer Guisgard o milord..come devo chiamarvi?" dissi sorridendogli "Pure io mi sento veramente chiusa in gabbia qui, ho sempre detestato la vita di corte..infatti scappai da essa e iniziai a girare il mondo pure. Ma penso milady lo faccia in buona fede.."gli mostrai l' anello di fidanzamento "ora penso capite, comunque non è mia padrona, è amica di famiglia e mi sta ospitando..bene prepariamoci per la cena". Dissi a un servitore di accompagnare gli ospiti in una stanza e io mi ritirai nella mia. Rimasi sola e mi sedetti nella sedia davanti allo specchio...forse così avrei avuto un buon motivo per andare a Solpacus quando loro se ne sarebbe andati..eppure era tutto strano..Mime...non poteva essere apparso cosi di improvviso senza un motivo..mi ricordò il nano Gyen..il tempo avrebbe dato ragione ma dovevo presentare Guisgard a Posteg...quegli occhi azzurri e quella inflessione capomazdese, volevo vedere la reazione dello stalliere. Dopo un bel bagno ristoratore, aprii il grande armadio...ovvio un abito normale, che non avrebbe destato strani pensieri...e feci quasi il verso a lady Gertrude ridendo tra me e me. Dopo vestita raggiunsi la donna, stava aspettando in un salottino dicendo le sue preghiere, mi sembrò giusto sedermi vicino a lei pregando col rosario in mano aspettando i tre uomini. http://i61.tinypic.com/vgho2u.jpg |
Sorrisi, scrutando il volto fiero dei miei uomini.
"Siete i migliori fratelli che potessi sognare, e i migliori soldati di cui capitano possa disporre.." Lanciai una lunga occhiata a Scotir "Prima di ogni altra cosa, occorre dare giusto onore al nostro fratello caduto.. Non possiamo seppellirlo, siamo briganti, assassini, non accetterò che venga gettato in una fossa comune.. Perciò, ecco la mia decisione, e se mi appoggerete varrà per ognuno di noi.. Troveremo uno spiazzo sufficientemente ampio, ergeremo una pira, e lasceremo che il fuoco elevi il suo corpo mortale, liberando la sua anima.. Come si usava in un tempo lontano combatteremo, non l'uno contro l'altro ma l'uno per l'altro.. Come fu per Drisot e Rotterlos dopo la Battaglia del Solstizio.. Gli offriremo il nostro sangue in sacrificio, come lui ha fatto con noi.. Brinderemo, narrando le sue gesta, ricordando le risate e i duelli.. È quando sarà l'alba raccoglieremo le sue ceneri in un'urna comoda da trasportare.." Sorrisi "non abbandonerò nostro fratello in questa città, lo porteremo con noi e, se gli dei vorranno, lo riporremo ad Afravalone perché riceva gli onori che merita.. Poi ripartiremo, a meno che un segno non mi faccia cambiare idea, mostrandoci che il nostro destino è restare.. Ah, solo una cosa sarà diversa da un classico banchetto funebre.. Non voglio vedere nessuno ubriaco! Il vino scorrerà, ma ognuno di voi si fermi prima del limite, non possiamo permetterci di essere poco lucidi.. Guardatevi da chiunque, specie da quel Gvin.." Guardai fuori dalla finestra "Si sta facendo buio, non abbiamo molto tempo, al lavoro.. Per Scotir!". |
Il merlo subito si posò sulla spalla di Eilonwy, per poi accarezzarla.
“Questo merlo è incredibile...” disse Riccardo “... parla e ragiona come fosse un essere umano...” sorrise poi fissando la ragazza “... con voi ho veduto tante meraviglie, ma forse questa del merlo è la cosa più sensazionale.” “Vi ringrazio, cavaliere.” Fece il merlo. “Ma, credetemi, parlare non è poi tutto questo granché. Il vero problema è invece trovare qualcuno disposto ad ascoltare. Eh, è questo uno dei drammi del nostro tempo... tutti parlano, ma pochi ascoltano davvero.” “E' anche saggio il mio amico merlo!” Esclamò divertito Jack. “Beh, visto sei tanto sapiente” Riccardo al merlo “allora dicci tu cosa pensi del viaggio di damigella Eilonwy e del Fiore Azzurro.” “Eh...” sospirò il merlo “... di qualsiasi cosa si tratti, credo che al mondo ci sia un gran bisogno del Fiore Azzurro... e prima lo si troverà, meglio sarà per tutti...” |
Clio ed i suoi compagni prepararono il tutto per la cerimonia funebre di Scotir.
Vortex trovò uno spiazzo appena dopo la periferia della città, fuori mano e poco frequentato. Qui eressero la pira funeraria e diedero fuoco al corpo del loro compagno. Poi celebrarono i rituali che la tradizione aveva tramandato da generazioni, rifacendosi alle antiche usanze pagane un tempo in voga ad Afravalone, prima che l'avvento del Cristianesimo imponesse all'aristocrazia guerriera del reame di seppellire i propri morti. Infine duellarono simbolicamente e brindarono alla memoria del compagno caduto, ricordando le sue imprese e i momenti più belli trascorsi fianco a fianco con lui. La notte fu lunga e lenta a trascorrere. Una pioggia continua cadde del cielo fin verso l'albeggiare, rendendo l'aria pesante ed il terreno fangoso. Le fiamme avvolgevano inclementi ciò che restava delle spoglie mortali di Scotir, mentre l'angoscia ed un senso d'impotenza crescevano nel cuore di ognuno di loro. “Scotir diceva sempre” disse Porturos impugnando il suo boccale ed avvicinandosi alla pira che bruciava “che la spada è la sola compagna che un guerriero si ritrova in battaglia, perchè è l'unica che condivide il nostro stesso destino. Come chi combatte, infatti, la spada può celebrare il proprio trionfo, o, in caso di sconfitta, essere predata dal nemico oppure spezzata sul nostro stesso cadavere.” Si voltò verso Clio. “La spada dei Taddei... avete detto che molto probabilmente, anche in caso di vittoria, non la impugnerete mai... perchè? L'hanno promessa a colui che ucciderà la bestia.” “Direi di non parlarne più di questa storia...” fece Borel “... Scotir è morto... e per cosa? Per cosa siamo ancora qui? L'avete vista l'altra notte, no? Qui tutti affermano essere un cinghiale, ma, diamine, non era certo quello la creatura che io ho intravisto nell'oscurità. Era grossa due o forse anche tre volte un normale cinghiale. Le nostre frecce rimbalzavano sulla sua pelliccia quasi fosse una corazza e aveva lunghi aculei che spuntavano dal suo corpo, come se fosse un enorme istrice o qualcosa del genere... e con quegli aculei ha maciullato il povero Scotir...” “Sembra quasi che ti abbia terrorizzato a morte...” disse Trastis. “Intravedendo quella creatura” fissandolo Borel “ho sentito forte la presenza della morte...” “A quanto pare” intervenne Dort “non è invulnerabile solo alle armi... ha mangiato la selvaggina avvelenata senza accusare poi nessuna conseguenza...” “Bah, deve esserci una spiegazione!” Esclamò Ertosis. “Io ho girato il reame e altre terre straniere in lungo ed in largo, senza però mai incontrare orchi, draghi o streghe... per questo non credo all'esistenza di una sorta di mostro mitologico in questa foresta.” Si voltò verso Nestos. “Avanti, amico mio, dillo anche tu. Un uomo di scienze come te può dissipare qualsiasi assurdo dubbio!” “Per quanto riguarda il veleno” mormorò Nestos “una spiegazione plausibile può esserci... la tecnica del re Mitriade.” “Chi diavolo è?” Chiese Vortex. “Fu re del Ponto” rispose Nestos “ed uno dei più tenaci e formidabili nemici di Roma... egli temeva così tanto di essere avvelenato che rese quasi immune il suo corpo all'effetto di alcuni comuni veleni.” “Bah, leggende antiche!” Sbottò Vortex. “Affatto.” Scuotendo il capo Nestos. “Molto scientifica invece la questione.” “Spiegati meglio.” Guardandolo Borel. “Immaginate di assumere, diciamo, una quantità quasi infinitesimale di un comune veleno... e di aumentare tale dose, sempre in maniera microscopica, giorno dopo giorno... ebbene, dopo alcuni mesi sarete in grado di ingerire un bicchiere di vino con quel veleno sciolto al suo interno accusando solo un lieve malessere, vedendo invece morto chiunque altro avrà bevuto dal vostro stesso bicchiere.” “Un momento...” fece Dort “... stai dicendo che quella bestia è immune al veleno perchè abituata ad assumerne?” “Potrebbe darsi.” Annuì Nestos. “Perchè mai un animale deve assumere piccole quantità di veleno fino a divenirne immune?” Confuso Dort. “E' illogico.” “Illogico per un animale.” Precisò Nestos. “Ma la mia è solo una possibile spiegazione. Diciamo razionale.” “Di razionale in questa maledetta storia c'è ben poco.” Sentenziò Porturos. |
Altea attese insieme a lady Gertrude l'arrivo dei tre ospiti.
Restarono così a pregare e dopo un po' Guisgard, Astus e Mime raggiunsero le due donne. Presero posto a tavola e la cena fu servita loro. “E ditemi, cavaliere...” disse Gertrude a Guisgard “... venite da Capomazada, dunque siete di certo molto religioso.” “Milady, purtroppo non basta vivere in un posto” fece il cavaliere “per acquisirne i pregi. Non tutti, infatti, a Capomazda hanno il Dono della Fede. Eretici e anticlericali sono un po' ovunque.” “Dal Crocifisso che portate al collo” mormorò Gertrude “immagino però voi lo siete.” “Si, milady.” Annuì Guisgard. “Sono credente, come tutta la nobiltà Capomazdese. Ma personalmente non giudico le persone in base al loro credo religioso. Il mio maestro d'armi mi ripeteva sempre che nella vita l'importante è credere.” “Io per il mese di Maggio” intervenne Mime “credo farò un qualche Fioretto alla Vergine... ma sono ancora indeciso a quale cibo rinunciare...” “Fossi in te” fissandolo Astus “farei il Voto di non toccare più un goccio di vino. E non solo per il mese di Maggio.” “Che io sia dannato!” Replicò il rigattiere. “Ho solo detto di voler fare un Fioretto e non certo votarmi alla vita claustrale!” Astus allora lo colpì con un pestone sotto il tavolo. “Ahi!” Gridò Mime. “Contegno!” Lo riprese Gertrude. “E voi, venendo da Capomazda, di certo conoscerete il promesso sposo di vostra cugina.” Rivolgendosi poi a Guisgard. “Che impressione ne avete avuto?” “Beh...” disse il cavaliere “... lo trovo un uomo molto romantico, degnamente cortese, colto come si conviene, dai modi pacati e dalla conversazione piacevole. Religioso ma non bigotto, razionale come richiede la prudenza di chi conosce le scienze e dalla mente vivace. E naturalmente di bell'aspetto. Cosa questa che non fa mai male.” Sorseggiando del vino. “Dopo tutto” aggiunse “deve trattarsi di un uomo notevole. Non tutti infatti possono far breccia nel cuore di mia cugina.” Facendo poi l'occhiolino ad Altea. In quel momento fu annunciato qualcuno da un servitore. Era il bracconiere di lady Gertrude. “Milady...” salutandola l'uomo “... purtroppo non ho potuto provvedere a quanto richiesto da voi.” “I fagiani sono così difficili da cacciare, dunque?” Chiese seccata la donna. “A Solpacus pochi ormai si recano nella foresta.” Rispose il bracconiere. “Colpa della bestia che semina il terrore in queste lande. Così non sono riuscito ad organizzare una degna battuta di caccia.” “E sia.” Indifferente la donna. “Ma non parlatemi di ciò che accade fuori dal castello. Non mi riguarda. Potete andare.” L'uomo uscì. “Resterete molto con noi, cavaliere?” Domandò Gertrude a Guisgard. “Solo per stanotte, milady.” Mormorò Guigard. “Domattina ripartiremo.” “Così presto?” Stupita Gertrude. “Si, affari urgenti richiedono la nostra presenza a Solpacus.” Annuendo Guisgard. http://3.bp.blogspot.com/-c_HzbB7R7j...ea+hawk+09.jpg |
“Be ecco….forse parla e ragiona come un essere umano perché lo era prima che Isolde gli desse questa forma. Lui è il Principe Tisin, Sir Riccardo!....O come lo chiamo io….il Principe dei Merli! La sua saggezza non ha limite. E probabilmente io e Sir Jack Frost dovremmo dagli piu’ ascolto. Dico bene, fratellone!?” affermai gioiosa a Jack e accarezzandogli il latteo viso.
Poi, diedi un bacetto sulla testolina del merlo come pegno di quel gesto di affetto. “Ad ogni modo, sono felicissima ed onorata di avere accanto me delle persone tanto nobili di cuore come tutti voi. E sia!....Appena il nostro caro compagno si rimetterà in sesto del tutto, andremo a Gioia Antiqua e cercheremo di recuperare il Fiore Azzurro. Che Dio ci benedica e ci perdoni di consegnare alle Forze del Maligno quell’ arma tanto potente e sacra!” http://img2.wikia.nocookie.net/__cb2...arkwitch02.png |
Flees sarebbe stato una piaga....ormai ne ero certa quei due si sarebbero beccati per ogni fiato che si sentiva nell'aria.........." Bene...hai detto bene Daizer....dobbiamo muoverci ...vuol dire che cavalcheremo sino al Borgo di Lemain.......e chiunque troveremo sulla strada, questa volta , non verrà ascoltato......"...Ero decisamente stanca.....ma Daizer aveva ragione un'altra notte a riposare e avremmo perso tempo...tempo prezioso.......sciolsi le briglie al mio cavallo e gli salii in groppa......." Allora...credo che si può cominciare ad andare.....".......le lucciole lungo la strada tra gli alberi e le felci facevano da indicatori.......ma il sonno era il sonno e ogni tanto la mia testa cedeva....ma l'orgoglio era talmente vivo in me che mai e poi mai avrei chiesto di fermarci........e allora le voci delle amiche felci si fecero più forti......evitando che cadessi da cavallo......quando la strada si divise in due......." Flees visto che mamma ti ha mandato perchè non ci capitasse nulla ...tu da che parte andresti ?..."...sul lato destro della strada....intravidi......delle piccole luci ..che non potevano essere un Borgo.........ma qualcosa di strano...come un punto di venerazione......" Guarda Daizer......cosa ti sembra ?....."......
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Mangiavo e osservavo lady Gertrude e i commensali...più che altro mi divertivano Astus e Mime..il rigattiere non sapeva proprio contenersi ma la sua genuinità era il suo dono migliore.
Mentre rimasi colpita da come lady Gertrude conversava piacevolmente con Guisgard, finchè quella domanda fatidica...come era il mio promesso sposo? Il cavaliere iniziò ad elencare una serie di doti da uomo perfetto, in certe cose aveva ragione, da quel poco che si diceva, egli si voltò verso di me con un cenno degli occhi complice e sorrisi ma dentro di me mi sentivo inquieta..."Un marito perfetto...cugino caro...mi devo ritenere fortunata, almeno voi sapete chi sia e come si chiama a differenza di me" e lanciai una vaga occhiata ad egli e a Gertrude. "Era la festa della regina delle rose di Maggio tutte le ragazze erano invitate, e a corte si tenne un bellissimo ricevimento. A mia sorpresa fui nominata reginetta e ne fui felice visto passavo ore a guardare le rose nel nostro Giardino ed impartire ordini perchè fossero al meglio. "Duchessa" disse Marianne "mi hanno detto...lui era presente alla festa e vi ha visto incoronata reginetta, ha detto a tutti i ragazzi era onorato di avervi come fidanzata e promessa e disse a mio fratello Leon, che avrebbe dato disposizioni alla vostra servitù, che ogni mattina la vostra colazione fosse abbellita dalla rosa più bella, scelta da lui ovviamente." "Ohh ma allora oltre che bello è pure romantico" rispose Anna sognante, come sempre "siete fortunata, vostra madre ha sempre detto che non vi avrebbe mai dato in sposa a un brutto uomo e poco sentimentale, desidera siate sempre amata come il primo giorno". Incrociai le braccia..."E voi, ovviamente, non sapete chi egli sia care amiche, ogni tanto mi manda dei biglietti, altre volte si è avventurato sotto al balcone per parlami solo rischiarato dal pallore lunare e altre volte, abbiamo parlato dietro al roseto..e lo sapete..ma come faccio a essere certa sia lui davvero?". Marianne alzò le spalle..."Infatti, a noi non è dato sapere, ma pure io non so con chi mi sposerò tra pochi mesi, duchessa, ma lo sanno tutti..almeno chi deve sapere..che sia lui e che si è innamorato di voi a prima vista". Mi destai da quel ricordo e mi accorsi lady Gertrude era arrabbiata per dei fagiani...ma come sempre non voleva sapere ciò che accadeva fuori dal castello. Mi alzai dal tavolo...ormai era ora di ritirarci nelle stanze, lady Gertude era veramente dispiaciuta poichè il falso cugino non sarebbe ritornato, questa cosa mi lasciò a bocca aperta...mai si era esposta cosi.."Caro cugino..conosco molto bene milady e posso dirvi e davvero rammaricata voi ve ne andiate cosi..pensateci bene..magari potete andare a Solpacus liberamente e se volete soggiornare e dormire qui da noi..come vedete le stanze nella torre non mancano mai..a voi la decisone" sorrisi e gli lanciai una occhiata di intesa.."Domani mattino però, milady, vorrei accompagnare mio cugino a Solpacus...vorrei chiedere a sua Eminenza il vescovo di essere nostro ospite a pranzo, mi sembra doveroso e poi vi è pure il mercato a Solpacus." Ella non replicò, avevo colto la palla al balzo. Cosi ognuno andò nelle proprie camere, mi preparai per la notte e udii un rumore, mi affacciai alla finestra e vidi Frederik, scudiere e giardiniere, prendersi cura delle rose e dei fiori. Sorrisi...presi una candela e sgattaiolai nel giardino mormorando sottovoce.."Frederik, le vostre rose dai vari colori sgargianti sono una delizia per gli occhi, fatemi una cortesia..ogni mattino assieme alla colazione..fatemi arrivare una delle rose più belle" lui annuì sorridendo e con un pizzico di malinconia rientrai...tutto era silenzioso...salii le scale e stavo rientrando nella mia camera, ma la curiosità era troppo...il lungo corridoio e le varie stanze mi tentavano troppo, volevo vedere quel castello e se qualcosa mi dicesse a chi apparteneva, la stanza di milady era dall'altra ala...provai ad aprire varie porte ma erano chiuse...finchè trovai una aperta..entrai illuminandola con la candela..sembrava di una donna..e infatti vidi uno scrittoio con delle carte e appunti...non avevo sonno e decisi di ispezionarla. http://i60.tinypic.com/2zrgqc5.jpg |
Ascoltai attentamente i miei uomini e Nestos che parlavano, e li raggiunsi accanto alla pira.
La pioggia scendeva, leggera e inclemente su di noi, lavando via il sangue dalle braccia scoperte. Io e Dort ci eravamo battuti insieme, come eravamo soliti fare ad Afravalone, e portavo orgogliosa la mia ferita. Poco più di un graffio, in verità, ognuno di noi ne aveva uno più o meno simile. Mi buttai il mantello sulle spalle. "Beh.." dissi a Porturos "Non è detto che sia io ad uccidere quella bestia, voglio dire.. magari noi siamo qui a lambiccarci il cervello per trovare un metodo che possa uccidere quella creatura, rischiamo, tentiamo, riproviamo e invece sarà qualcun altro a farlo e ad avere il premio e avremo solo perso tempo..." alzai le spalle "Cos'abbiamo, infondo di speciale?" risi appena "Siamo solo i migliori soldati del regno, che sarà mai..". Mi voltai poi verso Nestos "Quanto al veleno, certo.. conosco quella storia.. ma avrebbe senso solo se dietro quell'immonda bestia ci fosse un umano, o più di uno, perché no.. che l'abbia addestrata, rendendola invulnerabile al veleno come ai colpi di spada, alle frecce... Ma vengo presa per pazza ogni volta che faccio un'ipotesi del genere.. anche se così si spiegherebbe il fischio... Sì, sì il fischio che nessuno di voi ha sentito.. Fateci caso, di notte attacca, ma di giorno non si fa vivo, se solo riuscissimo a trovare il suo nascondiglio, allora avremmo una possibilità..." Scrollai le spalle "Ma come ha detto giustamente il nostro buon Borel, non ha senso che continuiamo a parlarne, se domani lasceremo la città sarà tutto finito.." Con una punta di amarezza "Non arriveremo a Gioia Antiqua armati di una spada leggendaria, la morte continuerà a imperare a Solpacus, e ci saremo battuti per niente.." Scossi la testa "Non voglio arrecarvi altro danno, e ciascuno di voi serve per portare a termine la nostra missione, ma voi mi conoscete, odio lasciare le cose a metà.. Ed è terribilmente difficile per me abbandonare questa gente.. vorrei avere più tempo, e più informazioni.. vorrei riuscire a porre fine a tutto questo..". |
Riccardo annuì a quelle parole di Eilonwy.
Il medico allora chiese ai due di lasciar riposare Jack, così da poter quanto prima recuperare le forze e lasciare quel luogo. I due giovani, così, insieme al fedele merlo tornarono per le strade di Tylesia. Era questa una città molto grande, nota in tutta la regione per la straordinaria sorgente che donava ai suoi cittadini un'acqua celebre in tutto il reame. Una città fatta di grandi e nobili palazzi, con una storia secolare. Nelle sue terre poi scorreva uno dei fiumi più importanti del regno, il Calars, famoso per le sue acque costantemente calde. E passeggiando per la città, ad un certo punto Riccardo ed Eilonwy passarono davanti ad una vecchia bottega. Si trattava in realtà di un emporio, di quelli con figure fatte di ferro battuto appese alla porta, con l'insegna pittoresca ed il nome insolito. Fingarda era il nome di quell'emporio e guardando da fuori non era possibile capire cosa si vendesse al suo interno. “Che originale bottega...” disse Riccardo fissando le figure di ferro battuto che oscillavano sulla porta “... chissà mai che genere di merce tratta al suo interno...” sorrise alla ragazza “... beh, visto che siamo in giro, si potrebbe dare un'occhiata...” Fece allora cenno ad Eilonwy di precederlo, aprendo poi la porta e dando la precedenza alla damigella. E una volta entrati i due giovani si ritrovarono in un negozietto stracolmo di oggetti di ogni tipo, fattezze, colori e profumi. “Salute a voi, ragazzi!” Esclamò all'improvviso qualcuno. “Chi parla?” Guardandosi intorno Riccardo. “Io, per Bacco!” Uscendo fuori un vecchietto. “Ah, perdonatemi, ma non vi avevo visto fra tanta merce.” Fece il cavaliere. “In cosa posso esservi utile, ragazzi?” Chiese il vecchietto. “In verità” spiegò Riccardo “siamo entrati solo per dare un'occhiata.” “Eh, vi consiglio di approfittare del mio negozio.” Annuendo il vecchietto. “Non vi capiterà spesso di trovarne un altro così fornito.” Sorridendo. “Io ho merce di tutti i tipi, raccolta nelle innumerevoli città che ho visitato. Oggetti utili ed inutili. Come questa...” mostrando loro una clessidra. “Una clessidra è inutile?” Stupito Riccardo. “Certo.” Disse il vecchio. “Serve a misurare il Tempo, no? Ebbene, è inutile.” “E perchè mai?” Domandò Riccardo. “Perchè il Tempo non esiste.” Sentenziò il vecchietto. “E chi vi ha detto una cosa simile?” Fissandolo Riccardo. “Oh, bella...” borbottò il vecchietto “... basta chiederlo ai grandi innamorati... nessuno meglio di loro conosce questa grande verità.” “In realtà” intervenne il merlo “io credo che gli innamorati invece sappiano, a differenza di tutti gli altri, che il Tempo esiste di certo e che soltanto esso conosce davvero il valore del loro Amore.” “Per Giove!” Meravigliato il vecchietto. “Un merlo col dono della favella! Ammetto che tale bizzarria manca al mio negozio!” |
Elisabeth, Daizer e Flees giunsero in un punto in cui la strada diventava un bivio.
Davanti a loro vi erano dunque due direzioni: una a destra e l'altra a sinistra. Sulla destra, in lontananza, la strada mostrava alcuni luci vaghe ed indefinite, che parevano spuntare come macchie sparse sulle pendici dei monti. Sulla sinistra, invece, la via sembrava procedere tra la boscaglia fitta e variegata fino a divenire sentiero. “Quelle luci” disse Daizer ad Elisabeth “potrebbero essere qualunque cosa... forse delle capanne sparse, o magari delle torce accese nella campagna. Ho sentito che alcuni contadini usavano in passato mettere torce tra i loro raccolti affinchè le streghe non giungessero a celebrare i loro sabba demoniaci e a contaminare così i raccolti... l'altra direzione invece” continuò il contrabbandiere “sembra correre nella boscaglia fino a quando la strada muta in sentiero, dunque immagino sia un percorso meno battuto e più isolato...” “Le uniche superstizioni che conosco” intervenne Flees “sono quelle diffuse dalla Chiesa per i bigotti e i babbei ad essa asserviti.” |
“Se questo è ciò che volete” disse Dort a Clio “e ciò che credete sia giusto, allora portatelo a compimento e restiamo qui.”
“Io invece sono dell'idea di ripartire.” Fece Borel. “Infondo non è affar nostro questa storia. Se non se ne occupa il Gastaldo, vuol dire che dopotutto neanche all'Arciduca interessa più di tanto.” “E questa gente?” Fissandolo Porturos. “Ogni borgo e ogni cittadina sperduta tra questi monti convive con una sua leggenda.” Rispose Borel. “Vuoi forse far tappa in ogni centro abitato e combattere contro i suoi mulini a vento? Abbiamo un compito. Salvare il re che si trova imprigionato in una città fatta di nemici veri, reali, non frutto di favole e miti.” “Non ti riconosco, fratello...” disse Trastis “... non è da te parlare così. Cosa ti spaventa tanto? No, ti conosco... nulla ti può davvero spaventare... eppure stento a riconoscere in te tutta questa inquietudine.” “Ah, la tua loquela non riuscirà a confondermi.” Seccato Borel. “Non ho né paura e neanche mi sento inquieto. Ho però visto morire Scotir... e...” “E cosa?” Chiese Dort. “E...” mormorò Borel “... e ciò che ha ucciso nostro fratello non credo sia così facile da affrontare...” “Allora hai paura davvero!” Esclamò Porturos. “E se anche fosse?” Guardando lui e poi tutti gli altri Borel. “Si, forse ho paura! Ho paura che ci si lasci tutti la pelle in questa città! Perchè più accadono le cose, più le persone muoiono e più questa dannata faccenda diventa misteriosa ed irreale!” “Io so solo una cosa...” prendendo la parola Vortex “... so solo che Scotir è stato ucciso da quel maledetto animale... e se lo chiedete a me, allora non ho problemi a dirvi che il nostro compito ora è quello di vendicarlo... di tornare in quella foresta e stanare l'animale... ovunque sia...” “E se tornassimo davvero nella foresta?” Fece Porturos. “Intendo ora, a cercare le sue tracce o le sue orme... con il favore del giorno si potrebbe aver fortuna... magari è davvero immune al veleno ed invincibile come sembra, ma, diamine, non può essere un fantasma e dunque deve pur lasciare qualche segno al suo passaggio! Un segno che ci conduca alla sua tana!” Alzò allora gli occhi verso Oriente e vide il Sole ormai sorto in un cielo che andava ad aprirsi. |
Altea entrò in quella stanza e cominciò ad illuminarne l'interno con la sua candela.
Notò allora uno scrittoio e dei fogli. E cominciò a leggere... “Lord Corcionne, sono sempre più preoccupata per ciò che accade nel ducato ed anche nel reame. Non vi nego che tutti gli eventi nefasti succedutisi ultimamente non fanno altro che portarmi a ciò che flagella da sempre la mia famiglia. Da piccola ho iniziato ad udire di quelle storie e una volta cresciuta ho fatto poi finta di non crederci più. Ma poi, dopo la morte di mio nonno, appena un giorno dopo le sue nozze, ho cominciato a rammentare tutto. Trascorro così le notti insonne, girando come uno spettro nei lunghi corridoi del palazzo, fino a raggiungere la sala dei ritratti e restare a fissare con sgomento il volto di tutti coloro che mi hanno preceduta e che sono morti in modo misterioso. Vi prego, appena possibile ritornate a Capomazda. Il Consiglio si riunirà per l'inizio della Santa Quaresima e vorrei avere a corte la vostra presenza per dibattere su quanto sta accadendo. Granduchessa lady Consel de' Taddei.” Altea nel leggere non si era resa conto del tempo trascorso e guardando poi la finestra vide il cielo ormai chiaro. Era infatti sorto un nuovo giorno e poco dopo udì vari rumori giungere dall'esterno della stanza. I tre viaggiatori, Guisgard, Astus e Mime erano infatti pronti per lasciare il palazzo e andare a Solpacus. “Dunque” disse lady Gertrude a Guisgard “siete proprio deciso ad andare a Solpacus, cavaliere?” “Si, milady.” Annuì lui. “Come vi ho detto, affari urgenti richiedono laggiù la mia presenza.” “A meno che non siate un mercante di vini” fece lei “e lo escludo, temo che i vostri affari laggiù riguardino la caccia.” “Vi confesso che non amo cacciare, milady.” Sorridendo Guisgard. “Andiamo, cavaliere...” mormorò lei “... potrei essere vostra madre, dunque non crediate di potermi ingannare...” “Non comprendo, milady...” “Ho fatto si che nessuna notizia nefasta giungesse qui da Solpacus” voltandosi lei verso la statua della Vergine Maria “per non turbare questo palazzo... tuttavia ho apprese dai miei servi, quando parlano tra loro credendo di essere soli, di ciò che sta accadendo nella foresta... non so, forse è la curiosità che vi attira laggiù... o forse, chissà, la vanagloria... e comprendo che non riuscirei mai a farvi desistere dall'andare a Solpacus... tuttavia siate prudente... per voi e per vostra cugina Altea che è prossima alle nozze...” “Non temete, milady...” accennando un vago sorriso lui “...non accadrà nulla a lady Altea... quanto a me ed ai miei compagni di viaggio siamo diretti a Nord.” “Fingerò di credervi” sussurrò la nobildonna “poichè non sta bene dubitare delle parole di un gentiluomo...” Lui annuì. “Ma pregherò la Vergine del Rosario per voi e per la gente di Solpacus...” continuò lei “... che Dio vi assista, cavaliere...” “Grazie, milady...” sfiorandole la mano con le labbra lui “... ora devo andare... che Dio vi benedica, signora...” http://gallopingtintypessilents.file...l-flynn-02.jpg |
Osservavo i vari oggetti nella stanza e mi decisi a prendere un biglietto piegato e aperto dallo scrittoio, riconobbi lo stemma inciso..era quello dei Taddei.
Lo aprii e mi sedetti allo scrittoio a leggere, il mio animo iniziò a farsi cupo...tutto era partito da li..la mia partenza dalla tenuta ad Afravalone con Tyssen e il nano Gyen per arrivarre fino all' Abate Nicola e tutto parlava di ciò che lady Consell narrava nella sua missiva che l' Abate ignorò dando la colpa di ciò che accadeva in quella famiglia al loro comportamento....ricordai il racconto di Tyssen e di quella sua amica, lo ripeteva sempre e lo disse pure all' Abate.."il nonno della sua amica raccomandava di stare lontano da quella famiglia e di non accasarsi con uno di loro perchè su di loro pendeva la Gioia dei Taddei..che portava tristezza ed angoscia". Come quel giorno, nel mio palazzo, avvertii un senso di angoscia e rabbrividii ma mia madre diceva sempre era una credenza, una superstizione..era di questo che parlava lady Consell? E perchè era preoccupata cosi tanto di ciò che avveniva non solo nel ducato ma pure nel reame....ne avrei parlato con il vescovo, parlane con lady Gertrude era inutile, solo mi chiedevo perchè quella missiva era proprio in questo Palazzo e chi fosse Lord Corcionne, anche se il nome mi ricordava qualcuno..probabilmente tra gli amici di mio padre a Capomazda. Ad un tratto vidi un flebile raggio di sole sulle carte, guardai fuori...stava albeggiando e non avevo dormito nulla. Presi il biglietto e uscii di stanza e vidi una servitrice raggiungere la mia stanza col vassoio, la fermai ed ella mi disse i tre uomini stavano partendo..dovevo sbrigarmi, eravamo d'accordo mi avrebbero portato a Solpacus e dovevo sapere i nuovi fatti sulla belva, oltre che parlare col vescovo. Vidi nel vassoio una bellissima rosa screziata...e la presi..Frederik era stato di parola, lo avrei ringraziato, mi preparai in fretta, aprii l'armadio e dovetti indossare uno di quegli abiti ingombranti e uscii non senza prendere la sacca col Libro Ancestrale e nascosi la spada tra le vesti. Scesi di fretta le scale e vidi i tre uomini, il finto cugino stava conversando con milady e rimasi stupita..solitamente ella non dava tanta confidenza a nessuno, figurarsi a chi conosceva appena. "Buongiorno" dissi rivolgendomi a loro "scusate il ritardo..ma non ho dormito molto stanotte..sono pronta per venire con voi a Solpacus". Uscimmo e chiesi di portarmi Cruz e ringraziai Frederik per la rosa, salii in groppa al cavallo e raggiunsi i tre uomini e lady Gertrude.."Eccomi pronta, milady..oggi andrò a farmi confessare dal vescovo di Capomazda e spero voglia accettare il nostro invito, non preoccupatevi per me...mio cugino è un valente cavaliere"..e pure devo sapere della belva, pensai. http://i59.tinypic.com/4vmxzl.jpg |
Daizer aveva espresso la sua sensazione nella decisione su quale parte de bivio prendere.....a sinistra la leggenda a destra un sentiero poco battuto.......Flees era pur sempre mio nipote sapeva bene cosa era una strega edil suo mondo...." Hai ragione Flees ...la religione ha ofuscato quello che e' la visione dei valori pagani.......ma noi dobbiamo trovare la via per Lemain.......e il suo cimitero.....pur essendo attratta ad andare sulla via che mi conduce alle luci...prenderemo il sentiero di destra.......non e' un cimitero famoso quello che cerchiamo.......Daizer cosa ne dici...affrontiamo il buio ?...".....non rispose.....lo vidi procedere innanzi a me......e dietro c'era Flees,lo pensavo un codardo il ragazzo e invece.....e' vero..quando i figli stanno lontani da mamma ...sono decisamente diversi.........La vegetazione del bosco era così fitta che sembrava notte........l'umidità aveva reso i nostri vestiti appiccicaticci......quando...il sentiero sembrò più largo e praticabile......" Avete visto il giusto Daizer..il sentiero e' segnato.....sembra quasi assurdo....ma in lontananza.... sembrano alcune case......"........la luce dell'alba......aveva rischiarato il paesaggio...oltre il bosco....c'era un borgo e da alcuni comignoli usciva del fumo.......era Lemain ?......difficile a saperlo, ma mi venne in mente il Borgomastro......la sua risata......e la sua saggezza.......come avrei voluto che piano pian le cose si rimettessero a posto.......Ci fermammo per non essere visti ai confini tra il bosco e il Borgo...." Speriamo......che sia stata la scelta giusta...." e così ci avviammo all' interno del borgo che sia animava piano piano di tutte le persone che si occupavano dei loro quotidiani mestieri.....lasciammo i nostri cavalli....ad un ragazzo vicino all'unica locanda............feci passare Daizer .......per chiedere un tavolo e del cibo......" Dimmi Daizer........immagina se anche questa non e' una strana locanda.......stavo solo scherzando......spero ci possano dare delle informazioni. che ci porteranno a dare riposo a quelle ossa sconosciute.."......
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Andammo via dall’ ostello per malati e feriti, in modo tale che Jack si rimettesse al più presto.
Insieme al merlo Tisin e a Sir Riccardo, camminai allegramente e serenamente per la ricca e bella Tylesia. Giungemmo davanti a un emporio di nome “Fingarda”. Con galanteria e cortesia, Sir Riccardo mi aprì la porta e mi fece entrare per prima. “Vi ringrazio, Milord!” esclamai arrossendo al tenebroso e nobile giustiziere. Quando fummo dentro, venimmo accolti da un allegro e stravagante vecchietto, il quale affermava che il Tempo Cronologico non esisteva e che si stupì della risposta del merlo. Cercai di rimediare al tutto. Non volevo che ci scambiasse per negromanti e fattucchieri. “Perdonatemi, ma non è stato il merlo a parlare! Vedete il mio amico Sir Riccardo è un gran burlone e vi ha voluto fare uno scherzo con una sua dote: la ventriloquia. Eh, caro il mio bel cavaliere siete sempre pronto a folleggiare!” dissi mentendo e facendo capire al mio amato di stare al gioco. Incomincia a guardare le varie cose esposte e a bassissima voce rimproverai il mio amico volatile: “Quante volte vi ho detto che non dovete parlare in pubblico!....Volete per caso che ci brucino al rogo!?!”. Mentre giravo per il negozio, qualcosa attirò la mia attenzione. Su un tavolino erano esposti vari oggetti che venivano utilizzati contro i vampiri: croci d’ argento, acque sante, pugnali benedetti, collane di aglio, profumi d’ aglio, medaglie di S. Cristoforo, specchi, acolito, rose selvatiche, immagini sacre e paletti di frassino. “Allora ciò che mi raccontavano i miei genitori era vero!....Esistono realmente dei vampiri nei boschi vicini al fiume Calars!” affermai davanti a tutti. http://i61.tinypic.com/o5e0pw.jpg |
Ascoltai i miei uomini e sorrisi, erano incoscienti come lo ero io. Solo Borel sembrava avere un barlume di prudenza.
"Ascoltate, io non servo l'Arciduca di Capomazda, ma Sua Maestà il Re, se i Taddei non proteggono la gente del loro ducato, sono loro in difetto, e se avrò vita, quando questa storia sarà finita farò di tutto perché rispondano al senato della loro indifferenza, e come prova porterò la loro stessa spada.." Sorrisi "Motivo per cui dobbiamo uccidere quella dannata bestia!". Era ormai l'alba, il momento perfetto per cacciare. "Borel, non ti obbligherò a venire con noi.. Se vuoi restare in città, non te lo vieterò, e questo vale anche per gli altri... Sei forse il più saggio di tutti noi, se non dovessimo tornare, hai tutto il diritto di venire sulle nostre tombe a rinfacciarci che ci avevi avvisati... Ma ti prego di non abbandonare la missione...". Guardai poi verso Dort "Niente fa iniziare meglio la giornata che una battuta di caccia mattutina, non credete, mio signore?" Sorrisi. Lanciai poi un'occhiata alla pira ormai consumata. Mi avvicinai alla piccola urna, che avevamo destinato a contenere le ceneri di Scotir. Un comandante non sempre può delegare, così mi inginocchiai, e iniziai a raccogliere le ceneri rimaste, mentre cantavo sommessamente una canzone dei soldati, che narrava di una morte eroica e mai dimenticata. Una volta richiusa l'urna, mi rialzai e la tenni soldida tra le mani. "Andiamo a scovare quella maledetta bestia, fratelli.." Guardai l'urna "Per Scotir!". |
Elisabeth, Daizer e Flees, imboccata la strada di sinistra, attraversarono la fitta boscaglia fino a ritrovarsi in un borgo isolato e non molto grande.
Trovarono subito una locanda e decisero di soggiornarvi. Così si sedettero e ordinarono da mangiare. “Diteci...” disse Daizer al locandiere mentre questi serviva loro da mangiare “... che luogo è questo?” “Piana di Verna, messere.” Rispose il locandiere. “E dista molto da qui Leiman?” Domandò il contrabbandiere. “Questo piccolo villaggio” spiegò il locandiere “è in realtà una parte del territorio di Leiman. E' sorto in età antica, quando la gente di Leiman veniva in queste terre a commemorare i propri defunti. Diciamo che l'abitato di Verna sorge accanto al cimitero di Leiman.” A quelle parole del locandiere Daizer si voltò a fissare Elisabeth. “Dunque i defunti di Leiman vengono sepolti nel cimitero che si trova qui?” Ancora il contrabbandiere. “Si, messere.” Annuì il locandiere. “Bene.” Fece Daizer. “Perchè noi eravamo proprio diretti in questo cimitero.” “Temo però che non sia possibile visitarlo per voi.” Mormorò il locandiere. “E perchè mai?” Stupito Daizer. “Perchè serve un permesso speciale.” “Chi deve rilasciarlo questo permesso?” Incuriosito il contrabbandiere. “Il Gastaldo di Leiman, messere.” Disse il locandiere. “Solo lui può darvi il permesso di entrare nel cimitero. Ora infatti quel Santo luogo è chiuso. Da qui è solo possibile vederne l'ingresso... volete vederlo?” “Si...” alzandosi Daizer “... torno subito...” e andò con il locandiere. “L'uomo che avete sposato” rivolgendosi Flees ad Elisabeth appena rimasti soli “è un vero idiota a mio giudizio. Un popolano superbo e borioso. Voi meritate di meglio...” fissandola. http://ia.media-imdb.com/images/M/MV...640_SY720_.jpg |
“Ah, ecco...” disse il vecchietto dell'emporio ad Eilonwy e Riccardo “... volevo ben dire. Ma ad essere sincero ci ero cascato in pieno e credevo davvero che questo merlo parlasse!” Guardò poi gli oggetti indicati dalla ragazza. “Certo che i vampiri esistono!” Esclamò. “E non solo presso il Calars! Le foreste poi, da qui fino agli estremi confini Nord- Orientali del reame, sono ritrovo di streghe e demoni! E in questo mio negozio” aggiunse fiero “posso vantarmi di possedere oggetti che testimoniano l'esistenza di esseri terribili e meravigliosi, nonché manufatti appartenuti a grandi personalità. Per esempio” prendendo un piccolo scrigno di ferro ed ottone “qui dentro sono conservati alcuni anelli incantati utilizzati dalla terribile strega Isolde per i suoi malefici. Qui invece” mostrando loro un libro con al suo interno una rosa secca come segna pagine “abbiamo il diario del leggendario Arciduca Ardeliano, usato come resoconto delle campagne che condussero le armate Capomazdesi a conquistare Sygma e inviato poi al consiglio dei nobili e dei vassalli riuniti.” Rise orgoglioso. “Ed ora vi mostrerò un'altra chicca...” aprì un mobiletto e prese uno specchio di pregevole fattura “... questo è il mitico specchio usato dalla misteriosa Gioiosa Azzurra, regina di Gioia Antiqua.”
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A quelle parole di Clio esplose l'entusiasmo dei suoi uomini.
Presero i loro cavalli e galopparono verso la misteriosa foresta. Con loro vi era anche Borel. Infatti, nonostante i suoi dubbi, l'uomo aveva giurato di condividere lo stesso destino con tutti loro e non poteva certo abbandonarli ora. Era ormai giorno e la foresta pareva essersi liberata, grazie alla luce del Sole, delle ombre e delle inquietudini che le tenebre aveva rilasciato nel suo grembo. Eppure, attraversando la sua folta e primordiale vegetazione, qualcosa sembrava opprimere ed angosciare gli animi di quei guerrieri, come se gli spettri di quelle lande ancora dimorassero tra gli alberi secolari e gli erbosi sentieri. Nonostante ciò cercarono a lungo. Tracce, orme, segni del passaggio di quella misteriosa creatura che aveva ucciso il loro fratello Scotir. Ma, proprio come un fantasma, quella famigerata bestia sembrava essere svanita nel nulla senza lasciare nessun segno della sua esistenza. “E' come se la foresta” disse Porturos “avesse inghiottito quel dannato animale!” “Queste lande” fece Dort “sono infestate anche da lupi e da orsi... e questo rende difficile, se non addirittura impossibile il nostro compito... trovare tracce di quella bestia è cosa tutt'altro che semplice...” Erano trascorse diverse ore da quando avevano cominciato a cercare possibili segni del passaggio della bestia ed ormai era già tardo pomeriggio. “Tra non molto comincerà a fare buio...” mormorò Ertosis “... cosa facciamo? Continuiamo oppure ritorniamo in città?” Ad un tratto Borel notò qualcosa. “C'è del fumo laggiù...” indicando il punto nel quale si vedeva il fumo “... deve provenire da un comignolo...” “Magari c'è una casa” disse Ertosis “e si potrebbe andare là a chiedere se hanno visto o sentito qualcosa... dopotutto quella casa sembra sorgere nel bel mezzo di questa foresta...” “Si, sono d'accordo.” Annuì Dort. Ma proprio in quel momento dalla vegetazione uscì qualcuno. Era una ragazza. “Oh, chiedo perdono, signori...” disse lei. “Chi sei?” Fissandola Porturos. “Mi chiamo Roxanne e vivo qui vicino in una casa insieme a mio zio...” rispose lei “... siamo pastori, gente pacifica... voi invece chi siete? Forse cavalieri in ricerca della bestia?” |
Quadro IV: Nella tana della bestia
“Prima di tutto uscì dalla roccia il fiato del Mostro, un rovente sudore di guerra: ne rimbombò la terra.” (Beowulf) Guisgard, Altea, Astus e Mime lasciarono il palazzo di lady Gertrude, diretti verso Solpacus. “Beh, per aver dormito così poco come dite” disse Guisgard ad Altea “vi vedo più che vispa!” Sorrise “E ditemi, cara cugina...” con tono sarcastico “... confessandovi al vescovo racconterete anche di questa innocente bugia? Che avete spacciato un perfetto sconosciuto per vostro cugino?” Rise di gusto. “Sempre meglio un'innocente bugia” fece Astus “che le panzane raccontate da questo improbabile figuro.” Indicando con un cenno del capo Mime. “Io ho detto la verità, messeri!” Esclamò il rigattiere. “Nulla di più, nulla di meno!” “Si, certo...” annuì Astus “... che davvero vuoi attirare la misteriosa bestia suonando il tuo flauto magico...” “Certo!” Ribadì Mime. “E' il solo modo per renderla inoffensiva!” “Che idiozie...” scuotendo il capo Astus. “Vorrei proprio sapere” fece Guisgard “da dove ti viene un'idea così marcia...” “Perchè quella dannata bestia” sbottò Mime “obbedisce proprio al suono di un flauto!” “Quest'idea” ironico Astus “gli viene dal vino. Ecco da dove.” “Nossignore!” Scuotendo il capo il rigattiere. “Io ho udito quel suono e per questo che lo dico!” “E da dove proveniva questo ipotetico suono?” Fissandolo il cavaliere. “E chi era a suonarlo?” “Il demonio, messere...” sgranando gli occhi Mime “... il demonio in persona... perchè solo lui può comandare un simile animale...” Proprio in quel momento avvistarono le case di Solpacus. La città sorgeva, ai piedi di un alto monte, quasi assopita, avvolta da un cupo silenzio. Un silenzio rotto solo dal sibilo del vento che lento e mesto soffiava come un lamento. E in lontananza si udiva il rintocco di una campana. “Sembra ci sia un funerale...” segnandosi Guisgard. Poco dopo i quattro entrarono in città, proprio mentre si celebravano le esequie della donna ritrovata morta nella foresta qualche giorno prima. “Andate pure dal vescovo, milady...” rivolgendosi il cavaliere ad Altea “... io e Astus cercheremo una locanda in cui poter sostare...” E in fondo alla strada un corteo funebre scortava verso la chiesa il carro su cui c'era il corpo di quella sfortunata donna. http://dailypostal.com/wp-content/up...2.29.08-AM.png |
“Perfetto, ci mancavano solo quei non-morti succhiasangue!.....”esclamai sarcastica “….Veramente interessanti questi oggetti! Queste boccette con estratto d’ aglio potrebbero servirmi e anche gli anelli di Isolde. Ma chi mi garantisce che voi diciate il vero?......Uhm, lo specchio della cugina di mia madre. E come funziona?.....Non ditemi che è come lo specchio della malvagia regina di Biancaneve?.....Specchio….specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?” e detto questo mi misi a ridere.
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Ci sedemmo e ordinammo qualcosa da mangiare.....mentre Daizer con indifferenza incominciò a fare qualche domanda....seguivo il Locandiere.....un omino tranquillo aveva dei baffi che sembravano più grandi di lui.....parlava pacatamente e non evitava nessuna domanda.......pensai che saremmo potuti andare a chiedere il permesso, ma avrei mai potuto dire al Gastaldo di Leiman, che il sogno il Borgomastro di un Borgo il cui nome non ricordavo ci aveva chiesto un favore ?...e che favore.......avremmo dato pace a molte anime........Il sentimento che mi rodeva in petto e che nella realtà io ero a conoscenza dei due mondi paralleli...dove la vita e la morte sono un tutt'uno......ma i profani..no.....i miei pensieri erano quelli di una pazza...o di una strega......daizer si alzò per seguire l'oste e alla sua occhiata si commiato..." Andate amor mio...vi attendiamo qui...."........avevo piacere che qualcuno potesse prendere le miei parti.....o interessarsi alla mia esistenza....in maniera diversa di quella che poteva essere un padre o una madre.....ma lo Amavo?......E Flees venne in aiuto parlandomi in maniera appropriata......"...stesi a fissarlo per qualche istante.......poi presi un pezzo di focaccia e cominciai a spiluccarlo.........." Sai Flees......pensavo che questa storia, grazie ai miei poteri....potessi chiuderla in pochi momenti........ma proprio noi potenti maghe...sappiamo che alcuni eventi devono accadere nei tempi decisi dall'orologio dell'universo....questo per dare a voi umani la possibilità....di vivere una vita dove il libero arbitrio...venga rispettato ed abbiate il tempo di affrontarne le conseguenze..........Voi dite che Daizer..non e' l'uomo per me ?.....non e' alla mia altezza ?..........Dimmi Flees...chi potrebbe starmi accanto ?.........Bada...tu ancora non mi conosci....sono identica a tua madre.....eppure cambiano i nostri colori........guardami Flees...tu pensi veramente che Daizer........non possa amarmi ?......perchè io vivo per l'Amore.......".........i suoi occhi erano immersi nei miei.....c'era un'anima immatura in lui...egoismo....prepotenza...e quello che per Isolde era Amore...non era niente altro che la sottomissione dello stesso figlio ai suoi capricci......mi doleva tutto questo......ma Isolde non sarebbe mai cambiata...........Speravo Daizer portasse buone notizie..........
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Ascoltai le parole di Mime...egli parlava con gli occhi sbarrati, un brivido mi percorse alle sue parole.."Il demonio dite..e come fate a dirlo..non penso lo avete visto..in questo posto sono tutti tremendamente superstiziosi" mi rivolsi ai due cavalieri "pensate che nella locanda tengono appesa la immagine della strega Isolde perchè in passato fu causa di gravi danni e lo fanno per scaramanzia..questo posto è lugubre e attira la negatività e dove vi è gente che crede alla superstizione il maligno troverà terreno fertile. Forse è l'uomo che opera per mano del diavolo".
E così entrammo a Solpacus, l'aria non era certo allegra...vi era un funerale, l'ennesima vittima della belva. Sospirai scendendo da cavallo.."Ha colpito ancora...e sempre donne e bambini, mai uomini...il demonio, Mime, non sceglie le proprie vittime, uccide chiunque....io stessa sarei perita se..se il mio amico Tyssen non mi avesse salvata rimettendoci una gamba". Portai i tre uomini tra i padiglioni dove ancora vi erano i cavalieri e feci legare i cavalli, mi guardavo attorno vedendo se vi fosse Posteg.."Bene..io mi reco dal vescovo, e certo non per espiare le mie colpe di grande peccatrice..cugino" sorrisi a Guisgard "comunque vi consiglio quella locanda, io vi ho soggiornato e sono davvero gentili, dite vi manda lady Altea, penso una stanza la troverete...spero di rivedervi dopo". Mi congedai ed entrai nella chiesa, pregando per quella povera donna. Mi avvicinai silenziosamente a un giovane chierico e sussurai.."Avrei urgente bisogno di parlare con sua Eminenza il vescovo..ditegli sono la duchessa Altea Mc Gwyn e sono ora ospite di milady Gertrude a Palazzo Costanza". Mi risedetti sul bancale mentre aspettavo finisse il funerale di quella vittima innocente...era inconcepibile non si trovasse ancora una soluzione a tutto questo. |
“Oh, questo specchio” disse il vecchietto ad Eilonwy “è straordinario. Lo è a tal punto che nessun altro, al di fuori della regina, sa come usarlo.”
“Come sarebbe a dire?” Incuriosito Riccardo. “E' vero.” Annuì il vecchietto. “Si narra che lei lo interrogasse circa il suo amato e che lo specchio rispondesse puntualmente.” “La regina di Gioia Antiqua ha un innamorato dunque?” Chiese Riccardo. “Certamente.” Rispose il vecchietto. “E questo specchio, oggi, è l'unico a conoscere i segreti di quell'antico amore.” “In pratica” fece Riccardo “neanche voi sapete cosa in effetti abbia di particolare questo specchio, giusto?” “Non è esatto...” precisò il vecchietto “... che sia straordinario è un fatto. Ma io, come chiunque altro, non saprei come usarlo.” |
“Io non posso sapere quanto davvero quell'uomo vi ami, cara zia...” disse Flees ad Elisabeth accennando un vago sorriso “... ma so che non vi merita... voi siete bellissima ed essendo sorella di mia madre avete avuto in dono qualcosa di immenso, troppo per un semplice uomo come quello là...” con la sua mano prese ad accarezzare lievemente il palmo di quella di lei “... siete davvero bellissima... la più bella donna che io abbia mai visto...” sussurrò piano il giovane cavaliere.
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