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“I Rossi” disse Oriana a Clio “hanno dalla loro un alleato scaltro e potente... Guidox è la mente... è un uomo astuto, colto, malvagio, animato da un odio senza fine verso il Clero e la nobiltà... ma il braccio armato della loro fazione è quell'alleato che la rende inattaccabile, invincibile... Giacomo il Nero... non esiste a Chanty uno spadaccino più abile e nessuno potrebbe affrontarlo senza rimetterci la vita... sapete quanti nobili lo hanno sfidato? Tanti... e tutti sono morti trafitti dalla sua lama...” alzò di nuovo gli occhi verso il Palazzo Reale “... ti indicavo il palazzo perchè lì, forse, c'era l'unica persona in grado di credere a noi e a quel biglietto... lady Beatrice, la madre del principe Ardena...”
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Così Altea fu accompagnata dal servitore in una sala, dove ad attenderla vi era un uomo: Yrko di Bumin.
L'uomo congedò il servo con un cenno del capo e restò solo con la ragazza. Riempì allora due bicchieri di vino e ne offrì uno alla sua ospite. “Vedo che vi siete cambiata d'abito...” disse guardandola tutta “... era un vestito eccentrico, ma mi piaceva... particolare... sicuramente metteva in risalto il vostro corpo da dea...” sorseggiò del vino ed invitò la ragazza a fare lo stesso “... mi interessava sapere di più di quel vestito... e dunque del luogo da cui provenite... si vestono tutte così le donne da voi? O solo quelle belle come voi?” |
Sgranai gli occhi.
Non so perché, ma avevo dato per scontato che Lady Beatrice fosse stata imprigionata insieme al figlio. "Lady Beatrice è ancora nel palazzo reale?" Dissi, sinceramente stupita. Per un lungo istante, poi, fissai la sagoma del castello. "..dite che ci riceverebbe? Insomma.. Chi meglio di lei potrebbe riconoscere la scrittura del figlio o la sua spilla?". Abbassai lo sguardo "si, ho visto Giacomo il Nero all'opera.. Anche se era solo una scaramuccia con un ragazzetto.. Sono lieta che Masan non si sia scontrato con lui, allora.. O lo avrei sulla coscienza..". |
Presi il bicchiere di vino...io ero astemia infatti ma finsi di bere e poi quella domanda...il mio vestito..e certo, come biasimarlo. Nel 1513 quale donna girava con un vestito leggero e corto??
"Oh no...milord..da noi ci si veste proprio cosi. E' usanza, infatti vedendo che qui a Chanty non è consuetudine vestirsi in tale modo me lo sono cambiato per rispetto delle vostre usanze.Si, il posto dove provengo è alquanto insolito..io sono di Oxford in Inghilterra ma provenivo da Capomazda dove appunto studio" dissi con un sorriso...sapevo che questo gli avrebbe destato o interesse o confusione "Piuttosto, prima parlavate di una rivoluzione in corso, posso saperne di più?" e finsi di non ascoltare i suoi complimenti. |
Mi sentii accolta tra le sue braccia....mentre tutto divenne buio........divenni con lui un unica cosa.....respirai il suo odore...come primordiale esigenza......sembrava che la nostra esigenza...fosse fame....fosse sete......poi divenne un ritmo piu' lento ..piu' armonico dove la mia pelle si univa alla sua lasciandomi il tempo di guardare il suo volto.....i suoi occhi che brillavano lucidi...di quella passione che poche volte si ha dentro l'anima.......al suo fianco presi sonno e fu la luce del sole che sboccia che mi desto'......ero ancora stretta alle sue braccia....coperta dal lenzuolo........che ora profumava di noi....non provai vergogna.....ero serena.....lo guardai svegliarsi.....aveva la barba incolta.......ma era sexy....." Sei fantastico ad inizio mattina......caffe' e giornali ?......magari un bagno caldo....non avremo nulla di tutto questo....ma non mi importa.....la città e' già sveglia........e credo che qualcuno si farà vivo tra un pò....vado a vestirmi ".....lo baciai sulle labbra...e mi alzai..raccolsi i miei indumenti e prima di passare nell'altra stanza..."Volevo solo che sapessi...che stanotte ..non sei stato un ripiego e che non mi sono pentita neanche un pò di quello che e' successo......forse per la prima volta mi sono sentita veramente libera...".....entrai nella mia stanza.......ed incominciai a vestirmi.......guardai le scarpe col tacco mozzato....e risi sommessamente nel ricordare il volto di Gem mentre mi tagliava il tacco.......se mai fossimo ritornati ..le avrei conservate........mi rimisi in ordine e pettinai i capelli con le dita......non c'era altro mezzo........presi la giacca e guardai lo spillino che avevo all'occhiello.....Che diavolo succede Liam.....dove ci hai mandato........immersa nei miei pensieri sentii bussare alla porta.....
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“Allora deve essere un posto in cui vivono solo bellissime donne...” disse Yrko ad Altea “... perchè immagino che poche donne possano così figurare con quell'abito corto...” sorrise e riempì il suo bicchiere con altro vino “... si, qui a Chanty vi è stata una sorta di rivolta... ci governava un re imbelle, che detestava la nostra terra... forse perchè egli stesso era straniero... infatti si dice che sia figlio di una relazione tra sua madre ed un forestiero... ora comunque non regna più... il potere lo abbiamo preso noi Rossi... ed io, modestamente, sono uno dei capi della fazione...” la guardò con occhi ambigui “... dunque potete ritenervi fortunata, milady... infatti, come mia ospite, godete anche della mia protezione... e in questo paese è importante essere sotto la protezione di qualcuno...” e la fissò con lussuria.
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Qualcuno bussò e poi entrò, proprio mentre Elisabeth si stava pettinando.
Gem allora cominciò ad accarezzarle i capelli, per poi lasciare che si intrecciassero attorno alle sue dita. Poi lasciò scivolare le mani sul suo collo e infine sulle sue spalle. E cominciò a massaggiarla piano. “Sono arrivato tardi...” disse piano, fissando la donna attraverso lo specchio “... speravo di arrivare prima che ti fossi rivestita...” sorrise “... e invece...” si chinò sui suoi capelli e li baciò “... allora, se non potrò essere di nuovo amante, stamani sarò cavaliere... vista anche l'atmosfera...” le fece l'occhiolino “... faremo un giro in città e cercheremo di capire un po' cosa ci circonda... se questo paese possiede dei confini e cosa c'è oltre questi confini... una volta vidi un film... uno di quelli giapponesi girato tra gli anni'60 e gli anni'70... e nel film alcuni superstiti di un naufragio, sbarcavano su un'isola sperduta in mezzo all'oceano... un'isola in cui il Tempo si era fermato... chissà, magari siamo giunti in un posto simile... una sorta di regno in cui davvero il Tempo è fermo a secoli fa...” |
“Lady Beatrice” disse Oriana a Clio “non si trova più al palazzo in questo momento... dopo la scomparsa misteriosa di Sua Maestà e il successivo arrivo dei Rossi, lei ha deciso di non restare nel palazzo... Guidox avrebbe di certo messo in pericolo la sua vita... così ha scelto di rifugiarsi in un luogo segreto, al sicuro dai Rossi... nessuno conosce l'ubicazione di quel nascondiglio... nessuno tranne lady Pia, una dama di compagnia di lady Beatrice... e lady Pia si trova proprio nel Palazzo Reale... anche se avvicinarla sarà molto difficile... forse Guidox la tiene segregata...” apparve pensierosa.
Si sedette allora su una sedia a fissare il cielo ormai illuminato dal Sole. Fisyem acquistò i suoi colori naturali, con il rosso delle sue pietre a dominare ogni screziatura e riflesso. “E sa solo il Cielo se esiste un modo per parlarle...” mormorò la donna. |
Mi sedetti accanto alla donna.
"Capisco.." Mormorai "..Beh, ma se mostrassimo a Lady Pia il biglietto dite che capirebbe le nostre intenzioni, e ci aiuterebbe a parlare con Lady Beatrice?" Scossi la testa "..anche se bisognerebbe essere certi di non essere ascoltati.. Ci vorrebbe un'occasione.. Non lo so.. Un momento in cui non sia sorvegliata.. Oppure parlarle con un pretesto banale, solo per avvicinarla.." Chiusi gli occhi "infondo, noi dovevamo andare alla biblioteca, e voi ci avete detto che è nel palazzo.. Potrebbe essere un modo per dare un'occhiata in giro, e vedere se davvero è sorvegliata.. Anche se non credo che il mio collega sia in grado di camminare, probabilmente è meglio che riposi... E anche voi, madama.. Non avete chiuso occhio tutta la notte per colpa mia...". Sorrisi "ci verrà in mente qualcosa, ne sono sicura...". |
Rimasi leggermente sbigottita all'inizio .. come un uomo del 1513 fosse uguale a un uomo del 2013 e farsi rincretinire da un vestito corto, mi scappava quasi da ridere al solo pensiero.
Diventai più seria ascoltando la storia del re...quello era o fu un regno allora..e Yrko, da quel che avevo capito, guidava una rivoluzione contro quel re. Non mi posi ulteriori domande..."Sir Yrko, mi avete fatto venire qui per soddisfare le curiosità sul mio vestito o per altro? Altrimenti se permettete tornerei nella mia stanza perchè sono un pò stanca" sperando non prolungasse di più quell'incontro che non comprendevo, anzi..capivo benissimo che il signore in questione cercava di fare il galante ma sicuramente non avrebbe avuto successo. |
Gem..lo sentii alle spalle........e lo lasciai giocare con le dita tra i miei capelli...chiusi gli occhi al suo lieve massaggio....e rabbrividii al suo bacio tra i capelli......" Gem...se io non fossi andata via dal tuo letto...saremmo rimasti lì chissà quanto.....rimpiango di essermi rivestita"........mi voltai e nonostante fossi più bassina di lui i mezzi tacchi mi davano un piccolo aiuto.....misi le miei braccia attorno al suo collo...." Nell'altra parte di vita ho sempre ammirato i Cavalieri...vediamo cosa sia fare tu.......penso che questa storia abbia un senso solo se riuscissimo a pensare che da qualche parte ci siano dei passaggi temporali.....e' vero che noi siamo precipitati..ma il nostro aereo in un primo impatto ...hai detto che si e' diviso due...la parte che ci aveva all'interno si e' trovata....in questo passaggio temporale, penso ancora ad Ingrid..........venendo qui non so se hai visto la statua di una donna ed un uomo......lui somigliava in maniera impressionante a Robert....tu sai di chi parlo ...era stato assassinato qualche giorno prima che ci incontrassimo, nel nostro secolo..... io lo conoscevo ecco perché sono sicura che sia lui , a Liam lo conosceva benissimo .....lei e' Beatrice....non so chi sia....ma si dovevano amare tanto quei due....c'e' un'energia in quella scultura che mi vengono i brividi ancora ora se ci penso.........allora mi chiedo..ci sarà un nesso in tutta questa storia?......e poi......non dimenticare che Milord e Pioppo ...verranno a riprendersi i loro Cavalli.....".....gli diedi un bacio sul naso......" Portatemi fuori mio prode...."....
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Aprii gli occhi, svegliata da quel raggio di sole che penetrava dalla finestra e giungeva a sfiorarmi il viso...
aprii gli occhi e la prima cosa che udii fu la voce di Guisgard che canticchiava... sorrisi... e mi rammentai all’improvviso che mi ero addormentata, la sera precedente, cullata dalla melodia dolce della sua armonica. “Buongiorno...” mormorai allora, allungando un poco le braccia sopra la testa, stiracchiandomi, come a voler uscire dal torpore, e guardando la sua sagoma oltre il velo... |
Oriana annuì a quelle parole di Clio.
“Si, occorre inventarsi qualcosa...” disse “... lady Pia forse non sarà in grado di riconoscere la calligrafia di Sua Maestà... ma è l'unica che potrebbe dirci dove si trova ora lady Beatrice... l'unica... ma come possiamo trovare l'occasione per parlarle?” “Parlare a chi?” Entrando Solder. “Buongiorno a voi, mie signore.” Salutandole poi. “Vedo che siete già in piedi per la colazione. Si vede che l'aria di questa bella città mette appetito, vero?” Rivolgendosi a Clio. “E vi vedo già ben interessata alle faccende del posto.” Sorrise beffarda. “E il nostro Masan? Ancora a letto? Avrà fatto le ore piccole, immagino...” e tornò a fissare la ragazza. |
“Quanta fretta...” disse Yrko ad Altea “... ma vedo che non avete gradito il vino... come mai? Eppure è fatto apposta per inibire ogni freno, ogni pudore... del resto la vita va vissuta così, no?” Rise. “Ma non vi tratterrò ancora, per ora...” sorseggiò altro vino “... volevo solo farvi sapere, milady... che si terrà una festa al castello... ed io gradirei che voi, mia ospite, indossiate ancora quel vostro abito così... particolare... naturalmente per questo poi potrete chiedermi ciò che più desiderate, milady... pensateci...” il suo sguardo era carico di lussuria.
Ma in quel momento la porta della sala si aprì di colpo ed entrarono alcuni uomini. E fra loro vi era Giacomo il Nero. |
A quella voce, Guisgard smise di canticchiare e spostando un po' il telo che li divideva, salutò con un sorriso Talia.
“Buongiorno.” Disse. “Dormito bene? Beh, a giudicare dal tuo aspetto radioso e solare direi di si. Io, devo dire, di essere andato più che bene. Questo vecchio baule, fortunatamente, sa essere più comodo di come appare. Cosa ne dici di scendere giù a fare colazione? Sono curioso di sapere, dopo brocche e tinozze, quale altra sorpresa saprà mostrarci questo posto.” Attese così che Talia si preparasse, per poi scendere insieme al pian terreno della locanda. Qui vi erano un paio di clienti, intenti a bere qualcosa. Altri due individui erano invece nello spiazzo che precedeva l'edificio, occupati a sellare i loro cavalli. Tutto questo colpì e turbò Guisgard. C'era qualcosa di strano attorno a loro. I cavalli, gli abiti che indossavano quelle persone, la vegetazione incolta e selvaggia che circondava quel luogo. Ehi, piccola...” disse all'improvviso uno dei due uomini al bancone nel vedere Talia “... come sei arrivata qui? Sei forse una novizia?” L'altro rise. “O magari sotto il faccino angelico nascondi il fuoco!” Aggiunse il primo. A quelle parole, senza pensarci su, Guisgard afferrò la giubba di quell'uomo e lo colpì con un pugno, facendolo cadere a terra. “Ora te ne pentirai, pivellino...” alzandosi l'uomo ed estraendo un coltello. “No, fermo!” Lo bloccò l'altro. “Non vedi?” Indicando Guisgard. L'uomo allora lo guardò con attenzione e sbiancò. I due così si alzarono in fretta e senza dire nulla scapparono via, lasciando il Taddeide a fissarli meravigliato. http://purcine.free.fr/films/k/kingd...Orlando%29.jpg |
A quel bacio sul suo naso datogli da Elisabeth, Gem, sorridendo, ricambiò con uno invece, dolce e delicato, sulle labbra della donna.
Poi si prepararono ed uscirono. Attraversarono il cortile del palazzo e videro la statua di cui parlava Elisabeth, quella con la dedica voluta da lady Beatrice. Poco dopo erano per le strade di Fisyem. Com'è questa città, si chiederanno i lettori. Fisyem è molte città. E' calda ed affollata d'Estate, almeno per un giorno di Luglio ed uno di Agosto. E sa essere diversa se sia giorno o sera. E' una città che può apparire, ai viaggiatori più distratti e meno portati a sognare, piccola, raccolta all'interno delle sue antiche mura, con un'infinità di casupole fatte con quella caratteristica pietra rossa, che si addossano e si rincorrono tra le stradine che zigzagano, si arrampicano e poi riscendono nel cuore del borgo antico, colmo di profumi, odori, colori, sensazioni e situazioni d'altri tempi. Ma quei tempi, cari lettori, ammesso che non siate qualcuno di quei viaggiatori distratti e poco inclini ai sogni, non sono poi così lontani, né perduti nell'inarrivabile passato. Non rincorrete dunque il folle ed ingiusto diritto di vivere nel passato. Non fatelo mai, poiché la Gioia, quella vera, non alberga mai in ciò che è perduto, ma solo e sempre in ciò che deve essere ancora guadagnato e conquistato. Elisabeth e Gem, così, raggiunsero un caratteristico forno e si sedettero sotto il porticato che ben sapeva riparare dal Sole. E qui ordinarono focacce per colazione. “Prima” disse Gem alla donna “hai detto che Robert de' Taddei è stato assassinato... perchè? Io ho letto che la causa del decesso, rivelata in una dichiarazione ufficiale della Taddei Corporation, parlava di morte per cause naturali...” |
Scendemmo al piano terreno...
avevamo estratto dalla cassapanca dei vestiti un po’ meno malconci dei nostri e li avevamo indossati, anche se ci erano sembrati un po’ insoliti... osservai il mio, poi quello di Guisgard scendendo le scale... li osservai e scossi lievemente la testa, divertita: era veramente bizzarro quel luogo... persino nei vestiti a disposizione. Citazione:
ma quello, poi, aveva inaspettatamente estratto quel coltello... d’istinto avevo fatto mezzo passo avanti, afferrando il braccio di Guisgard e stringendolo a me... e tuttavia ciò che successe dopo mi stupì ancora di più... Mi guardai intorno per un istante, quasi in cerca di un barlume di razionalità in tutta quella faccenda... anzi, in tutto quel luogo... ma non ne trovai... nessuno sembrava aver fatto poi tutto questo caso a quel coltello, né alla zuffa, né a ciò che quegli uomini mi avevano detto... “Ma cos’hanno tutti qui... sono tutti pazzi... sono...” mormorai... poi però tacqui e portai gli occhi su Guisgard, lanciandogli uno sguardo fulminante... “Tu sei pazzo!” lo rimproverai “Ma che ti ha detto il cervello? Azzuffarti... qui... e quelli avevano un coltello, anche... me lo dici cosa avrei fatto, se ti fossi preso una coltellata? Cosa? Come ti ci avrei portato in ospedale? Facendo l’autostop?” Tacqui e lo fissai torva per un altro momento... poi sospirai... “Dai, andiamo ora...” soggiunsi, ma più dolcemente “Sto morendo di fame... sediamoci...” |
Ascoltai Oriana attentamente e scossi la testa.
Non avevo idea di come avremmo potuto parlare con la donna. Stavo per chiedere come mai lei invece avesse riconosciuto subito la calligrafia, quando entrò Solder. "Oh, buongiorno anche a voi.." Dissi con un sorriso "avete riposato bene? È ora di colazione, giusto... Non ditemi che questo posto non vi attira, dottoressa.. È così affascinante..". Sorrisi "Masan? Si, spero stia riposando.. Non ha avuto esattamente una bella serata.. È incappato in una scazzottata.. Credo che non si alzerà per tutto il giorno.. Almeno, gli farebbe bene..". Mi voltai verso Oriana e sorrisi. "Ci stavamo giusto interrogando sui programmi della giornata.." |
Rimasi perplessa..una festa e io dovevo indossare il vestito con cui ero arrivata? Ma perchè tutto questo interesse per il mio vestito..."Scusate l'ardire...milord..ma perchè mai vi siete cosi impuntato con il mio vestito? D'accordo è diverso dal solito, ma pure il mio compagno Daiz è vestito diverso da voi..perchè solo il mio vestito? Mi spiace ma non sono un oggetto da mostrare o magari deridere" dissi quasi infuriata, quando la porta si aprì e vidi entrare un uomo dal volto misterioso ed enigmatico.
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Yrko restò contrariato da quelle parole di Altea e fu sul punto di replicare, anche duramente, quando la porta di aprì all'improvviso ed apparvero alcuni uomini.
E a guidarli c'era Giacomo il Nero. “Che razza di modi...” disse Yrko vedendoli entrare “... così si entra nelle sale?” Giacomo non rispose nulla, limitandosi a lanciargli un'occhiata di rimprovero. “E' stata una mossa molto stupida” mormorò poi “concedere il permesso a quei parassiti di dare una festa qui al castello.” “Parassiti?” Ripetè Yrko. “Si, quei nulla facenti.” Annuì Giacomo. “Quei parassiti che ingrassano e si insozzano per le strade.” “E' la gioventù di Chanty!” Esclamò Yrko. “Allora il paese è messo davvero male” replicò il Nero “se il suo futuro è rappresentato da simili esemplari, buoni solo ad ingozzarsi, ubriacarsi e accoppiarsi nelle taverne o negli angoli di strada come tanti ratti in calore.” “La libertà” fece Yrko “è stata loro negata per troppo tempo dai chierici e dai nobili e ora...” “Per favore.” Lo interruppe Giacomo. “Forse nei vostri comizi pubblici possono fare effetto queste assurdità, o nei raduni in cui sfamare il popolo ignorante di pane, olio e menzogne. Ma risparmiatemeli, vi prego. Abbiate rispetto per la mia intelligenza, come io rispetto la vostra.” “Ma state parlando degli ideali della nostra fazione e...” “Gli unici ideali” lo zittì il Nero “a cui la fazione mira sono quelli che possono portarla a scacciare il re e la Chiesa dalla tavola imbandita e sedersi al loro posto.” Yrko lo fissò senza rispondere nulla. “Comunque” fissandolo Giacomo “sono qui solo per dirvi che nessun altro deve avvicinarsi a questo castello. Nessuno che non siate voi, messer Guidox ed io. Chiunque altro troverò fra queste mura, lo giustizierò prima e lo farò processare poi.” Yrko annuì. Giacomo allora si voltò a guardare Altea. “E liberatevi di questa donna.” Con disprezzo il Nero. “Limitatevi a frequentare le vostre compagnie nei bordelli, senza portarvele al castello.” “Ma lei non è una...” mormorò Yrko. “Non mi interessa cosa sia.” Disse Giacomo. “Non voglio nessuno qui al castello.” http://a1.ec-images.myspacecdn.com/i...3a086b43/l.jpg |
Solder fu sorpresa da quelle parole di Clio.
“Una...” disse “... una scazzottata?” E senza aggiungere o chiedere altro si recò nella stanza di Masan per sincerarsi delle sue condizioni. “Forse” fece Oriana una volta rimasta sola con Clio “c'è qualcuno che può aiutarci a parlare con lady Pia... faremo colazione e poi ci recheremo subito da quel qualcuno...” Una servitrice allora portò la colazione in tavola. Ma, mentre stava per uscire, le cadde da mano uno dei vassoi. “Oh, perdonatemi, madama...” dispiaciuta lei “... non so come sia accaduto...” “Non preoccuparti, Pinna...” disse Oriana. E mentre le due facevano colazione, la servitrice raccoglieva il contenuto del vassoio. “So che ti stai chiedendo chi sia quel qualcuno, vero?” Sorridendo Oriana a Clio. “Beh, lo scoprirai presto. Finita la colazione andremo subito a trovarlo.” Guardò poi la servitrice. “Pinna, ancora alle prese con quel vassoio?” “Si, ho finito, madama...” alzandosi da terra lei “... porto il tutto nelle cucine...” ed uscì. Poco dopo, Clio e Oriana lasciarono la casa. Raggiunsero poi di nuovo la chiesa di Sant'Andrea. “Si...” annuendo Oriana “... siamo di nuovo qui... da Padre Roberto... lui è il confessore di lady Pia e incontra la donna molto spesso... forse potrà aiutarci...” |
Guisgard fissò quei due uomini correre per lo spiazzo della locanda, per poi sparire oltre il porticato coperto da rampicanti.
Poi si guardò intorno. Vi era indifferenza. Lui aveva colpito un uomo per aver importunato Talia e quello aveva estratto, per tutta risposta, un coltello, senza che nessuno si fosse scomposto più di tanto. C'erano solo altri due clienti, fuori, dunque neanche confusione per coprire l'accaduto. Ma nonostante questo, nessuno sembrava averci fatto caso. O forse nessuno aveva voluto dare importanza a quella scena. Locandiere compreso. “Beh, vorrà dire che la prossima volta mi farò gli affari miei.” Disse Guisgard voltandosi verso Talia. Scelsero allora un tavolo e si sedettero per la colazione. “Scusami...” mormorò poi lui “... scusami, Talia... non volevo essere scortese prima...” e quasi con un gesto istintivo raggiunse la mano di lei e la strinse appena “... scusami...” poi accennò un sorriso “... però dovrai abituarti a questo genere di cose... con quell'abito sei molto... si... sembri una modella pronta per un quadro del Botticelli... ci sta allora che fermerai il traffico più di una volta ed io finirò col picchiare tutti perchè sarò geloso perso...” le fece l'occhiolino. Il locandiere servì loro la colazione. Focacce, miele, qualche confettura e frutta fresca. “Volevo sapere... per Chanty?” Chiese Guisgard. “Siete già a Chanty.” Rispose il locandiere. “Davvero?” Sorpreso Guisgard. “Allora esiste davvero...” sottovoce a Talia “... e la città più vicina?” Rivolgendosi di nuovo al locandiere. “Fisyem, la capitale.” Disse questi. “E' anche l'unica città del regno.” “L'unica città?” Sorpreso Guisgard. “Regno? E' una monarchia Chanty?” “Lo era.” Annuì il locandiere. “Ora però è solo confusione.” “Perchè?” “Perchè il re è sparito” spiegò il locandiere “e i Rossi hanno preso il potere.” “In pratica un bel colpo di stato.” Guardandolo Guisgard. “E siamo capitati in un brutto momento, mi pare di capire...” voltandosi poi verso Talia. “Noi stiamo cercando un certo Carlo di Monsperon...” rammentando la lettera trovata nel Codex Nolhiano. “Il barone Carlo di Monsperon?” Ripetè il locandiere. “Egli però non vive più a Fisyem. Dopo la scomparsa del re, come tutti i nobili, anche lui è diventato sgradito ai Rossi.” “Questi Rossi” fece Guisgard “sembrano voler dettare legge a tutti i costi... qui non arrivano?” “Siamo troppo fuori mano qui.” Disse il locandiere. “E questi fatti neanche ci interessano più di tanto. Il re ed i suoi guai sono lontani... io, in verità, neanche l'ho mai visto... non mi muovo mai da qui e lui, a sentire molti, non è certo il tipo che ama curarsi più di tanto del suo popolo... anzi, pare odiasse abbastanza queste terre... come se non si sentisse di Chanty...” “E questo barone di Monsperon?” “Si trova su un colle non lontano da qui...” indicando la direzione il locandiere “... nel suo castello... ma non dite in giro di conoscerlo... i Rossi hanno occhi ed orecchie ovunque...” |
Guardai Solder allontanarsi e sorrisi.
Si, in effetti potevo trovare un termine più raffinato, ma tra la fame e la stanchezza, non avevo trovato di meglio. Mi chiesi cosa avrebbe raccontato l'archeologo alla donna, ma mi interessava poco, poichè non gli avevo svelato il motivo della mia curiosità. Fui lieta di fare colazione, ed anuii a madama Oriana quando mi domandò se mi stessi chiedendo chi avrebbe potuto farci parlare con Lady Pia. Poi, d'un tratto, sobbalzai. Sorrisi nel vedere che lo strano rumore non era altro che un vassoio scivolato dalle mani della domestica. Anche se non apprezzai il fatto che ci mettesse così tanto a raccoglierlo. Ero un'esperta in merito, essendo terribilmente maldestra. La guardai per un momento, pensando che forse voleva ascoltare la nostra conversazione, ma non dissi niente, maledicendo la mia mente malfidente. Dopo colazione, seguii docilmente la donna in città, e sgranai gli occhi davanti all'entrata della chiesa. "Beh, speriamo che questa volta ci dia ascolto.." dissi piano. Così mi apprestai a seguire la donna all'interno della chiesa, sapevo che la cosa migliore era lasciar parlare lei che conosceva il chierico e la dama. |
Rimasi in silenzio per tutto il dibattito tra Yrko e il nuovo arrivato...certo il gruppo non era molto unito...ma non capivo ciò che dicessero, perchè non conoscevo la storia ma alle ultime parole trasalii.
Poggiai il bicchiere di vino sul tavolo e mi avvicinai a quel tipo tenebroso.."Piacere...sono Altea Trevor, milady Altea Trevor" dissi sorridendo "e non sono una donnina di facili costumi ma direi una studentessa che ha pure studiato nelle migliori scuole e di ottima educazione" feci una leggero inchino e con tono di sfida chiesi..." E io, con chi ho l'onore di parlare?" |
Il bacio fu inaspettato ...ma da lui ormai, mi sarei aspettata ogni cosa..... e come se fossimo in un villaggio vacanze uscimmo fuori trovando una città che pulsava...di ragazzini che si rincorrevano o alcuni che avevano ceste di frutta da portare al mercato..........le case si addossavano l'una all'altra....con i colori caldi della pietra......c'erano gradoni di pietra liscia che attraversavano il paese....." Fa davvero caldo.....e' incredibile, ma questo posto sembra l'unione di Petra con Gerusalemme.......sono i colori...si...l'unione dei colori...Petra.....il rosso delle pietre con cui sono state costruite le case........e i lastroni che attraversano tutta la città.......i profumi.....senti l'odore delle erbe ?..."...mi fermai al paniere di una donna che era ferma davanti alla sua casa...presi la polvere giallastra....e la posi sotto il naso di Gem...." Assomiglia al camun....ma non credo che sia quella polvere.........." la gente era diversa, vestita diversamente, ma faceva quello che avevo visto fare nel mio secolo.....tenevo per mano Gem...e quasi lo strattonavo....sino a quando non arrivammo alla piazza principale.....ai miei occhi apparve un mondo che non mi fece più pensare a Guidox e a tutte le cose brutte che potevano capitarci.......gli studiosi avrebbero pagato un occhio della testa per poter vivere quello che stavamo vivendo noi il....1513 e come si poteva spiegare uan cosa simile......oltre la piazza vi erano dei portici....c'era un fornaio..il profumo arrivava sino a noi...avevo una fame.....davanti c'era un carrettino ..pieno di focacce, forse andavano a distribuirlo nelle varie locande..... ma io e Gem......ci sedemmo accanto alla bottega e ne mangiammo alcune calde........." Scottano le dita.....guarda come fumano......"....mentre mangiavo ascoltai le domande che mi porgeva Gem........."...I giornali riportarono la sua scomparsa.....e' vero.......il fatto e' che da quando questa storia e' iniziata e parlo nella nostra era......a me e' capitato di tutto......compreso il fatto che qualcuno, che ancora non conosco avrebbe voluto togliermi di mezzo.......alle volte dire di no...non e' molto salutare, però ho visto una cosa meravigliosa....non chiedermi chi fosse il proprietario, ma ho visto una corazza del medioevo che si sarebbe potuta collegare alle terminazioni nervose umane.......mi chiesero di studiarla e di velocizzare il processo di di unione ....ovviamente era pazzesco solo pensare di essere lì veramente e che qualcuno come uno scienziato stesse proponendoti una cosa del genere...figuriamoci di poter riuscire nell'impresa....e da lì.......una catastrofe di avvenimenti..........tutti senza senso, Ingrid era con me solo perché chiesi il suo aiuto....se non l'avessi fatto...sarebbe ancora viva........mi sento molto confusa...mi guardo intorno e la mia mente vorrebbe comprendere.....ma non riesco.....tu sei la sola mia certezza....Gem...."......non stavo mangiando piu'......stavo modellando le focacce tra le mani.......erano fredde, anche se l'aria era caldissima e tolsi la giacca......la legai ai fianchi e arrotolai le maniche della camicia.....se c'era una cosa che non sopportavo era il caldo......
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Complimenti
ah che belle storie :smile: complimenti siete tutti fantastici :smile_clap:
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Oriana, seguita da Clio, entrò nella chiesa.
Era un edificio a tre navate, con un grande Crocifisso a dominare l'abside, mentre il Cuore di Gesù e la Vergine Maria occupavano rispettivamente l'estremità della navata di sinistra e di quella di destra. La chiesa era vuota e illuminata da pochi ceri, lasciando le navate laterali in una silenziosa penombra. Oriana raggiunse l'altare e vi si inginocchiò. Poi entrò nella sacristia. Dopo qualche minuto uscì e con lei vi era Padre Roberto. Il chierico accese altri tre ceri e poi si chiuse nel confessionale. Oriana allora si avvicinò a Clio. “Padre Roberto” disse “ha acconsentito di lasciarci incontrare lady Pia... ella verrà qui verso le tre del pomeriggio per confessarsi... quando avrà terminato le potremo parlare...” La donna allora si sedette su una delle panche e cominciò a recitare il Santo Rosario con una suora inginocchiata davanti all'altare. Passò così il tempo, fino a quando la campana della chiesa suonò più volte. Erano le tre. Dopo un po', una figura uscì dal confessionale. Era una donna col capo coperto da un lungo velo. |
Giacomo fissò con uno sguardo rapido e sprezzante Altea.
“Allora mi chiedo” disse “cosa ci fa qui una studentessa, soprattutto quando tiene così tanto a precisare di essere una lady...” i suoi occhi neri sembravano incapaci di mostrare la minima emozione “... forse era attratta dalle feste che il nostro castello offriva?” “Lady Trevor” intervenne Yrko “è qui con suo marito, in qualità di miei ospiti. Milady...” rivolgendosi poi ad Altea “... questi è messer Giacomo il Nero...” “Davvero?” Fissandolo il Nero. “E dove si trova ora suo marito? Deve essere un personaggio davvero originale e interessante, visto che lascia sua moglie a discutere qui da sola con un altro uomo.” E tornò a guardare Altea. |
Intanto Eilonwy guardava fisso Sir Guisgard.
Non aveva mai visto un cavaliere tanto affascinante come quello che fissava. Il cuore le andava a mille e avrebbe voluto potergli parlare, ma aveva una certa e stranissima paura. Ella non sapeva come cominciare. |
Gem allora prese le mani di Elisabeth e le portò di nuovo su quella focaccia.
“Ricordo” disse “una pizzeria ai tempi della scuola... impastavano pizze di tutti i tipi e per tutta la mattinata, in modo che all'uscita di noi studenti il suo banco fosse imbandito di quelle leccornie... e noi poi facevamo la fila per poter averne una...” sorrise “... e mentre spezzavo quel lievito fra le mani, non so, ma mi sentivo sereno, spensierato... la scuola era finita e fino al giorno dopo eravamo liberi di fare tutto... è buffo, ma ad un ragazzino basta davvero poco per sentirsi il re del mondo... una pizzetta, un pomeriggio libero dai compiti... e chissà, forse anche la possibilità, così, di raggiungere la tipa della classe accanto che tanto sapeva far girare la testa...” guardò Elisabeth e le diede un pezzetto di quella focaccia “... non pensare più a ciò che è stato... ora siamo qui... e dobbiamo cercare di capire come poter ritornare nel nostro tempo... e forse la soluzione è proprio legata a quella statua di cui parlavi... magari quella somiglianza che tu hai notato con Robert de' Taddei non è casuale... non so... ma una strana idea mi sta balenando in testa... assurda, si... eppure non riesco a scacciarla...” |
Alla fine si decise e disse " Buona sera ".
Il cavaliere si voltò e ricabiò il saluto con un inchino. " Siete per caso annoiato, Sir Guisgard? Non vi piace la festa? ",Eilonwy lo aveva visto molto malinconico quella sera. |
Osservai per un istante la sua mano che stringeva la mia, poi guardai i suoi occhi...
aveva un modo particolare di dire le cose... un modo che sapeva farmi arrossire come non mi era mai accaduto prima... per questo, probabilmente, abbassai per un momento lo sguardo... poi tornai a sollevarli nei suoi... e sorrisi. "In effetti..." sussurrai "In effetti, è stato molto galante quel gesto... nessuno si è mai azzuffato per me, prima di oggi..." E di nuovo sorrisi, lievemente imbarazzata. Citazione:
"Non capisco..." mormorai, protendendomi verso di lui "Regni, colpi di stato... son cose di cui si parla ai telegiornali... perché non ne abbiamo mai sentito parlare? Perché non conoscevamo neanche il nome di Chanty?" Lo fissai per un momento ancora... "Credi che dovremmo andare da questo Monsperon?" |
Il cuore di Eilonwy incominciò a morire.
Lei stava morendo. Sapeva che Guisgard stava pensando a un' altra dama. Questo la fece quasi piangere. |
“Si...” disse Guisgard a Talia “... credo che bisognerà incontrare quel Carlo di Monsperon... anche per rispondere alla tua domanda sul perchè questo paese sia sconosciuto ai più... e poi in quella lettera nel Codex Nolhiano il nostro Carlo sembrava conoscere un bel po' di cose... si...” annuì “... penso che incontrarlo sia una tappa obbligata per noi...” pagò allora il conto al locandiere e poi uscirono dalla locanda.
Il paesaggio che si presentò loro li lasciò, ciascuno per motivi diversi, meravigliati. Soprattutto Guisgard. Una distesa di colline che, come un mare fatto di variegate screziature, si apriva intorno a loro, immersa in una natura lussureggiante e incontaminata. La strada era in realtà un sentiero, infestato di sterpi e rovi. “Pare siamo finiti un po' fuori mano...” mormorò Guisgard. Poi lui e Talia si misero in cammino, nella direzione indicata loro dal locandiere. E verso il pomeriggio intravidero un casale tra alcuni cipressi. “Finalmente si vede qualcosa...” fece Guisgard “... anche se non credo che quella sia la dimora di Carlo di Monsperon... anche perchè dovrebbe trattarsi di un castello...” I due allora si avvicinarono al portone d'ingresso del casale. Lui bussò più volte, ma tutto quel luogo appariva deserto. “Chi è là?” all'improvviso una voce. “Siamo dei viaggiatori...” rispose Guisgard “... ma chi parla?” Infatti si udiva solo quella misteriosa voce. “Chi parla?” Ancora quella voce. “Voi chi siete, piuttosto!” Esclamò Guisgard. Ad un tratto si udirono dei rumori e un attimo dopo qualcuno si affacciò da una delle finestre. Era un uomo anziano. Guisgard e Talia lo fissarono. “Oh...” mormorò quello “... ma... non può essere...” Guisgard fissò Talia stupito, per poi tornare a guardare il vecchio. “Voi...” incredulo quello “... voi...” e rientrò di corsa. Pochi istanti dopo apparve sul portone d'ingresso. Fissava Guisgard con gli occhi lucidi. Corse allora verso di lui e in lacrime gli si gettò ai piedi. |
Aspettai Oriana seduta su una panca, e sorrisi intensamente quando mi comunicò che il chierico ci avrebbe aiutato.
Mi sedetti su una panca poco distante, in rispettoso silenzio, e attesi. Quando finalmente vedemmo la donna uscire dal confessionale, mi avvicinai a Madama Oriana. Presi il biglietto e la spilla e glielo misi tra le mani con un sorriso. Ormai, avevo imparato a fidarmi di lei, e nel mio sguardo c'era tutta la mia fiducia. "Tenete.." Dissi volgendo lo sguardo verso Lady Pia "..immagino che si fiderà più di voi, che di una ragazza straniera che non ha mai visto..". Sorrisi, accesa di speranza. |
Oriana sorrise ed annuì a Clio.
Porse poi il biglietto e la spilla a lady Pia. La donna guardò a lungo la spilla e lesse poi il biglietto con attenzione. “Milady...” disse Oriana “... allora?” L'altra la fissò. “Cosa mi dite?” “Cosa volete sapere?” Chiese Pia. “Questa spilla... voi...” “E' la spilla della Casa Reale.” Fissandola Pia. “E il biglietto?” Tradendo eccitazione Oriana. “Voi credete... si, pensate che possa...” “Cosa volete sapere, madama?” “Insomma, se questa scrittura è...” “Se è la calligrafia di Sua Maestà?” “Si...” fece Oriana. “Si, madama.” Sentenziò Pia. “E' la calligrafia del principe Ardena.” “Oh...” portandosi le mani sul volto Oriana “... dite sul serio?” “Si, madama.” Annuì Pia. “La riconosco. E' proprio la calligrafia di Sua Maestà.” Oriana allora si voltò emozionata verso Clio. |
Ascoltai le donne con trepidazione, e un brivido mi attraversò la schiena nel sentire la risposta della dama.
Era davvero la sua calligrafia? Allora non stavamo tentando invano. Non ci eravamo sbagliate. I miei occhi si accesero di una luce nuova ed intensa. Ricambiai lo sguardo di Oriana, e poi mi rivolsi timidamente alla donna. "Milady.. Questo biglietto è stato lanciato attaccato alla spilla da una delle finestre del castello di Yrco di Bumin.." Esitai "..un paio di giorni fa.. Io ero diretta in città su un carretto e l'ho visto cadere ai miei piedi..." Sorrisi piano "..non ne ho fatta parola con nessuno.. Se non con madama Oriana..". Scrutai l'espressione della donna, mentre sentivo il cuore che accellerava sempre più, chiedendomi se davvero Oriana sarebbe riuscita a convincerla a farci parlare con Lady Beatrice. |
Ero leggermente sbigottita...Giacomo il Nero..che nome strano e soprattutto che uomo freddo..."Sir..Giacomo il Nero..mi chiedete dove si trovi mio marito, ebbene dovete sapere che da dove veniamo i mariti sono soliti uscire e sbrigare le proprie pratiche senza chiedere alla moglie e la moglie di parlare tranquillamente con un uomo o due in questo caso..d'altronde non sto facendo nulla di male, sto solo conversando vero?" feci un leggero sorrisino pensando a quanto tutto questo dovesse sembrare strano nel 1513 e se avesse visto pure il mio vestito come sir Yrko e nel contempo maledicendo Daiz perchè si attardava e non capivo il motivo.."E sappiate non sono una donnina da feste" risposi con sorriso ironico.
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Ero profondamente assorta in quel racconto...Gem...mi stava dedicando una piccola parte della sua vita.......la scuola, già le pizze.....le scappatelle......e i libri legati da un elastico colorato..diciamo era una cinta...." Dici la verità..il tempo della scuola e' quello che ti rimane più nell'anima.....ci pensi poco.....ma quando lo fai...ti accorgi che e'uno dei momenti più belli della tua vita........voglio che tu sappia che quello che c'e' stato tra noi..per te non deve essere nessun obbligo........comprendo il momento....comprendo il fatto che ci si aggrappa l'uno all'altro......ma io amo la sincerità sopra ogni cosa...anche se fosse la peggiore.........la statua ...sì te ne parlai ....Robert de Taddei...per me e' lui.....io credo che in questo posto......ci sia arrivato qualqun' altro....e se hai un'idea...sono tutta orecchi ti ascolto.........grazie Gem.......mi hai dato più di quanto tu possa pensare..."...presi dalle sue mani la focaccia e incominciai a mangiarla........gli sorrisi...volevo......ricordare quel momento......come se fosse il più bello in assoluto
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Lasciammo la locanda.
Guisgard aveva ragione, pensavo... dopotutto l’uomo che rispondeva al nome di Carlo di Monsperon era l’unica pista che avevamo, al momento, ed io ero abbastanza certa che se Robert de’ Taddei aveva deciso di lasciare quella lettera nel Codex, non era certo stato per caso... Robert aveva tracciato quella strada per Guisgard, ne ero certa... e lo aveva fatto molti anni prima, lo aveva fatto con cura e precisione... dove portava quella strada ancora non riuscivo a vederlo, ma ero certa che ci fosse e che fosse ben visibile davanti ai nostri passi... esitai... poi mi corressi: era ben visibile, sì, la strada tracciata da Robert, ma lo era davanti ai passi di Guisgard. E poi c’ero io. Io, che ero piovuta lì apparentemente senza un vero motivo... e senza un vero motivo ero rimasta. Di certo il vecchio Robert non poteva aver previsto la mia presenza, pensai... eppure Guisgard sembrava quasi darla per scontata, ormai... si fidava: mi aveva rivelato i suoi piani, i suoi propositi, mi aveva svelato quegli enigma, avevamo discusso della via da prendere e adesso, come se non bastasse, mi stava lasciando portare il Codex... d’istinto, ruotai appena la testa e gli lanciai un’occhiata morbida. Citazione:
Spalancai gli occhi a quel gesto del vecchio, profondamente stupita. E, a giudicare dallo sguardo che Guisgard mi ricambiò, egli non era certo meno sorpreso di me. Osservai per un istante il vecchio, prostrato a terra... gli occhi lucidi... le mani tremanti che sfioravano gli stivali dell’uomo che gli stava di fronte, quasi con venerazione, con devozione... Infine, ridestandomi e scattando in avanti, mi avvicinai al vecchio... “Mi scusi... signore...” dissi gentilmente, avvicinandomi e tendendo con gentilezza una mano verso di lui, come a volerlo aiutare ad alzarsi “La prego... la prego, non credo sia il caso...” Contemporaneamente, sollevai lo sguardo e lanciai un’occhiata a Guisgard, come a sollecitarlo a fare altrettanto. |
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